Category Archives: Carcere-Reclusione

Vyronas, Atene: Barricate di fuocco ed attacco contro il palazzo comunale in solidarietà con Villa Amalias

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I cani dello Stato hanno invaso le occupazioni di nuovo;
metteremo in fiamme tutta Atene, questo è quello che faremo.

Nelle prime ore del mattino del 10 Gennaio, abbiamo interrotto il flusso del traffico all’incrocio delle strade Karaoli e Dimitriou, nel quartiere di Vyronas, abbiamo messo bidoni della spazzatura in mezzo alla strada e li abbiamo dato fuoco. Abbiamo dipinto slogan in solidarietà con le occupazioni ed abbiamo gettato pitture sulla facciata del municipio locale. È stato un minimo segno di solidarietà con l’occupazione di Villa Amalias e dei nostri compagni arrestati.*

Se solo le nostre case fossero come le occupazioni…

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*Dagli arrestati del 09/01, dopo la rioccupazione di Villa Amalias Villa, 93 persone sono ancora detenute e minacciate con accuse penali. Sono state portate al tribunale di Atene, ma sono state riportate alla questura la sera del 10 Gennaio. Nel frattempo, è stato confermato che diversi oggetti dall’interno di Villa Amalias sono stati caricati su camion a mezzogiorno e poi rimossi dall’edificio.

UK: Contro le prigioni, contro gli zoo – Azione contro lo zoo di Bristol, 31/12/2012

“Abbiamo cominciato il 2013 nel modo in cui intendiamo continuarlo, con un attacco all’entrata principale dell’edificio dello Zoo di Bristol. Tutte le vetrate davanti e le finestre sono state distrutte. L’edificio e l’insegna “Bristol Zoo” sono state attaccate con bombe di vernice e un’altra bomba di vernice è stata lanciata dentro l’edificio. “Liberate” è stato scritto sulla parete di fronte.

Gli zoo si pongono come campioni di conservazione ma la realtà è molto diversa. La loro “conservazione” è parte della stessa mentalità arrogante e ipocrita che pone gli umani come separati e al di sopra di tutti gli esseri viventi, e che punta al dominio e alla sottomissione della natura. Le creature selvagge vengono cacciate, alcune fino all’estinzione, e i loro habitats distrutti. Quelle che sono fortunate abbastanza da essere “salvate” vengono messe in gabbie e questa viene presentata come una protezione e un aiuto per loro.

Gli zoo sono sostenuti come caposaldo dell’educazione. Possiamo sapere tutto quello che abbiamo bisogno di sapere su questa o quella creatura tranne come mostrarle il rispetto di base. Lo scopo reale è invece insegnare alle persone che gli animali non umani sono lì per il nostro divertimento, e che l’intero mondo non umano esiste solo per il nostro utilizzo. Il bisogno delle persone di vedere e provare qualcosa di selvaggio è molto commerciabile e sfruttabile. Dietro tutta la retorica e la reinvenzione degli zoo si situa la crudele realtà, fatta come sempre di soldi e profitto con ogni mezzo necessario. Una volta che vediamo attraverso questa immagine attentamente costruita, non c’è difesa possibile che queste istituzioni di schiavitù possano impiegare contro le nostre ragioni per attaccarli.

Negli zoo, le persone vengono abituate alla necessità e desiderabilità delle gabbie. Animali una volta liberi, che vanno avanti e indietro nelle loro gabbie fissando vuotamente le sbarre, sono un triste riflesso della nostra stessa reclusione.

Con questa piccola ma riuscita azione tracciamo una linea nella sabbia tra noi e il dominatore di ogni creatura, inclusi noi stessi.

A Capodanno c’è una tradizione in tutto il mondo di prendere azione contro il sistema carcerario e mostrare solidarietà ai prigionieri. Noi continuiamo ed estendiamo questa tradizione nello spirito della liberazione totale sia per animali umani che non-umani. Allo stesso modo non abbiamo dimenticato né perdonato la violenza usata dalla polizia contro i manifestanti fuori dalla prigione di Horfield lo scorso ultimo dell’anno.

Continueremo a colpirli dove e quando non se l’aspettano – Non potranno mai essere ovunque, e noi non accetteremo la reclusione e l’imprigionamento di nessuna forma. Dedichiamo questa azione ai prigionieri anarchici Marco Camenisch, Cristobal Franke “Mono”* e Osman Evcan.”

fonte

* Compagno “Mono” è stato rilasciato dal carcere.

Atene: Aggiornamento relativo alla mozione di Savvas Xiros

"Libertà a Savvas Xiros"- Striscione appeso a Salonicco da compagni che hanno organizzato una iniziativa a sostegno di Savvas Xiros ed hanno chiamato ad un incontro di solidarietà il 17 Dicembre
“Libertà a Savvas Xiros”- Striscione appeso a Salonicco da compagni che hanno organizzato una iniziativa a sostegno di Savvas Xiros ed hanno chiamato ad un incontro di solidarietà il 17 Dicembre

Il 18 Dicembre 2012 la corte d’appello del Pireo ha respinto l’ennesima mozione di Savvas Xiros per il suo rilascio dal carcere di Koridallos per motivi di salute e per una ospedalizzazione domiciliare. Questa volta, la corte ha stabilito che la mozione non può essere accettata ed esaminata formalmente, perché non è stata presentata durante il trattamento del detenuto in ospedale.

In segno di solidarietà con Savvas Xiros, 65 uomini che sono detenuti in varie prigioni greche si sono astenuti dalla mensa del carcere il 17 e il 18 Dicembre.

Helsinki: Una visita al centro di detenzione di Metsälä a Capodanno

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Quando l’anno stava arrivando alla sua fine un gruppo di circa 20 persone è andato a visitare il centro di detenzione di Metsälä. Abbiamo mostrato il nostro sostegno alle persone all’interno – imprigionate a causa delle loro origini – facendo rumore al di fuori delle recinzioni.

Abbiamo comunicato il nostro messaggio con tamburi, vuvuzele, fuochi d’artificio e le nostre voci. Siamo riusciti a scambiare informazioni di contatto con alcuni imprigionati. Uno di loro ci ha detto che è stato mantenuto in detenzione già per sei mesi senza alcun contatto con l’esterno.

Quando l’anno stava cambiando, la polizia è venuta ad interrompere la comunicazione tra le persone dentro e fuori dalle mura del centro di detenzione. I poliziotti hanno verificato l’identità di tutti i manifestanti e arrestato un compagno che si è rifiutato di collaborare. È stato rilasciato dopo un paio di ore.

Abbiamo lasciato il centro augurando un Anno Nuovo Felice ai carcerati. I nostri auguri si sono ricambiati da dietro le recinzioni dei fili spinati, le finestre e il balcone del centro di detenzione.

Proteste contro le carceri e i centri di detenzione vengono effettuate durante la notte di Capodanno in tutto il mondo.

Solidarietà con i migranti! Senza confini! Senza nazioni!

in finlandese

[Italia] Edizioni Sole Nero: “Mai più disarmato” – Dichiarazione politica di Haris Hadjimihelakis

CLICCA SULLA FOTO PER LEGGERE L’OPUSCOLO.

L’opuscolo “Mai più disarmato” contiene la dichiarazione politica del compagno Haris Hadjimihelakis, membro incarcerato della Cospirazione delle Cellule di Fuoco. Inoltre, include il testo “Anch’io sono nichilista” di Renzo Novatore, che il compagno Haris ha incluso nella sua dichiarazione.

Testo originale in greco, versioni in spagnolo e inglese

Cile: Solidarietà con Hans Niemeyer per la sua fuga dalla condizione di sequestrato dal Potere

Hans Niemeyer era stato arrestato il 30 novembre 2011 nelle vicinanze di una banca BCI di Santiago, dopo la detonazione di un congegno esplosivo.

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Solidarietà con Hans Niemeyer per la sua fuga
dalla condizione di sequestrato dal Potere!

Diversi mezzi della stampa e televisione hanno informato con una settimana di ritardo riguardo il fatto che Hans Niemeyer non si è presentato nel momento di tornare in carcere preventivo, così come decretato per la terza volta dalla Corte di Appello di Santiago. Hans si trova quindi ora in situazione di “latitante dalla giustizia” e sono stati rilasciati ordini di cattura internazionale nei suoi confronti.

Quello di cui non si informa con la stessa enfasi è quanto segue:

1. Hans Niemeyer era in carcere da circa un anno, e due volte il Tribunale di Garanzia aveva ritenuto che, non trattandosi di un crimine terrorista secondo la legislazione vigente, era meglio sostituire il carcere preventivo con una misura cautelare meno pesante. In entrambe le occasioni la Corte d’Appello di Santiago aveva revocato la decisione, obbligandolo a restare in carcere preventivo in attesa di giudizio, e in entrambe le occasioni Niemeyer si presentò immediatamente al tribunale, che lo mise a disposizione della Gendarmeria per trasferirlo al Carcere di Alta Sicurezza.

2. Questa terza volta in cui è stato decretato l’arresto domiciliare il Tribunale di Garanzia ha preso in considerazione come fondamento la sentenza della Corte d’Appello che rifiutò l’annullamento del processo contro Luciano Pitronello, sviluppando in dettaglio l’idea che nell’ordinamento giuridico cileno la collocazione di esplosivi può essere un crimine comune (danneggiamento), un crimine speciale (infrazione alla legge di Controllo delle Armi ed Esplosivi), e solamente se viene provato che il fatto è stato causato con la finalità diretta di causare nella popolazione il timore giustificato di essere vittima di crimini della stessa specie, si tratterebbe di crimini terroristi.

3. Questa interpretazione, lontana dall’essere insensata, va a braccetto con le modifiche effettuate nell’anno 2010 all’art.1 della Legge sulle Condotte Terroriste su proposta dell’Esecutivo, e permette di razionalizzare quello che in altro modo sarebbe un’aperta banalizzazione del concetto di terrorismo, per poterlo applicare ad altri tipi di violenza politica e sociale che non hanno niente a che vedere con l’intimidazione della popolazione tramite attacchi massicci e indiscriminati, che sarebbero precisamente la caratteristica che definisce il terrorismo propriamente detto.

4. Nonostante sia palese la sentenza che ha posto termine per la terza volta al carcere preventivo di Hans Niemeyer, la Terza Sala della Corte di Appello di Santiago ha accolto i ricorsi intrapresi dal pubblico ministero, il ministro degli interni e la fondazione Jaime Guzman, adducendo semplicemente che “non sono cambiate le circostanze”, “fatta salva la qualificazione giuridica che in definitiva viene data a questi fatti”. Inoltre, è stato segnalato che il fatto che la polizia non sia andata a supervisionare il compimento degli arresti domiciliari nei 9 giorni in cui la misura cautelare era in vigore, era “contraddittorio con i fini di privazione o restrizione della libertà perseguiti dal Ministero Pubblico”.

Quest’ultima cosa risulta sorprendente, poiché sebbene questa contraddizione è evidente e dimostrativa del fatto che il processo ad Hans può andare avanti senza necessità della sua permanenza in carcere, i ministri della Corte hanno risolto, in definitiva, lasciando cadere su Hans il peso di errori imputabili agli organi dello Stato, non ad un imputato!

5. Il processo contro Niemeyer, che dovrebbe essere già cominciato in queste date, si trova fermo da due mesi su richiesta del Ministro dell’Interno e della Sicurezza Pubblica, in virtù di una richiesta presentata da Rodrigo Hinzpeter di fronte al Tribunale Costituzionale, in cui si deciderà se lo Stato in quanto querelante ha o meno le stesse facoltà dello Stato in quanto persecutore, concretamente in relazione alla possibilità di fare appello contro il decreto di apertura del giudizio orale, che le leggi vigenti concedono solo al Ministero Pubblico. ( . . . )

6. Per tutte queste ragioni la non presentazione di Hans Niemeyer a compiere per la terza volta la misura di prigione imposta in queste condizioni deve essere vista come un atto di dignità e ribellione, che allo stesso tempo mette in evidenza la qualità ed efficacia precaria della polizia, chiama l’attenzione su un sistema penale e legale che per quanto dichiari di basarsi su delle garanzie, su un processo giusto e sui diritti fondamentali delle persone, nella pratica è progettato come uno spettacolo repressivo che deve demoralizzare gli imputati e fargli chinare la testa.

La sua azione dev’essere vista come una protesta contro meccanismi come quello che si intende applicare, che il Potere repressivo usa per non portare una persona a processo in una scadenza ragionevole ma facendo in modo che si perde in un ginepraio di azioni ritardanti con l’unico obiettivo di applicare una pena maggiore, anche se risulta apertamente illegale perfino per le stesse leggi che si è dato lo Stato e che loro sono i primi a violare.

Un avvocato illegalista

Nota di Liberación Total: Solidarizziamo con il compagno Hans per aver preso la difficile decisione di passare alla clandestinità, poiché il vivere in questa situazione non deve essere inteso come se i/le compagnx profughx siano in “vacanza”. Loro non hanno scelto questo cammino, lo hanno deciso perchè è stato posto un prezzo sulle loro teste (carta di Gabriel dove in un paragrafo si riferisce al decidere o scegliere). La clandestinità è anche una delle conseguenze del conflitto, dove stanno anche il carcere e la morte. Ad Hans inviamo la nostra forza e complicità in questo nuovo cammino da affrontare. Saluti compagno, che mai ti trovino quei bastardi difensori del Potere! E’ a causa della fuga di Hans che abbiamo anche cancellato tutte le foto inserite su LT dove era identificabile la sua faccia, sappiamo che il nemico fa affidamento anche sulle immagini per cercarlo, e non vogliamo collaborare con il riconoscimento fisico. Invitiamo anche gli altri siti a non diffondere immagini del compagno così come quella di nessunx compagnx latitante.

Bolivia: Aggiornamenti sulla situazione di Henry Zegarrundo, compagno anarchico prigioniero

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Il 29 maggio 2012 sono state arrestate 13 persone nella cornice dell’investigazione che stava portando avanti la FELCC (“Forza Speciale di Lotta Contro il Crimine”) riguardo ad alcuni attacchi contro simboli del Potere. La maggior parte degli arrestati viene rilasciata dopo qualche ora o nei giorni seguenti per aver collaborato con le investigazioni. Di queste 13 persone ne restano 3 detenute, tra queste Henry Zegarrundo.

Henry è stato arrestato il 29 maggio all’uscita dal lavoro, quello stesso giorno perquisiscono la casa dei suoi genitori e il giorno seguente il suo domicilio (dopo aver chiesto a lui stesso l’indirizzo). Il 30, il ministro di governo presenta gli/le arrestatx e le prove ottenute nelle perquisizioni di fronte alle telecamere della stampa. Le prove mostrate in questo spettacolo sono ridicole e vanno da toppe, fanzines, bandiere, striscioni, cartelli fino ad un revolver calibro 22 (proprietà di un’altra persona che è stata rilasciata nei primi giorni). Le immagini di quel linciaggio pubblico vengono riprodotte dal canale statale della televisione.

Henry si trova recluso da quel 29 maggio nel carcere penale di San Pedro nella città di La Paz, Bolivia. Le accuse che pesano contro di lui sono “terrorismo” e “tentato omicidio”, con il rischio di una pena di 20 anni di carcere. Lo accusano di “terrorismo” facendolo responsabile di una serie di attacchi esplosivi/incendiari contro bancomat, accaduti nella città di La Paz dal 2011 e rivendicati dalla FAI/FRI. Il “tentato omicidio” si basa su un attacco con fumogeni subito dal Viceministero dell’Ambiente nel 2011.

Le cellule della FAI/FRI che hanno eseguito questi attacchi hanno messo in chiaro che lo Stato stava colpendo la gente sbagliata, nonostante questo Henry viene mantenuto in “prigione preventiva”. Lo stesso ha espresso di conoscere solo la FAI/FRI tramite i comunicati che hanno pubblicato sulle diverse pagine internet.

Attualmente l’avvocato di Henry sta cercando di cambiare il “carcere preventivo” con gli “arresti domiciliari”, ma si trova ostacolato dalle ripetute sospensioni delle udienze (a causa del fatto che la maggioranza delle volte non è presente alcun pubblico ministero, la mancanza del plico delle investigazioni, o di una delle parti). La 4° udienza è stata sospesa a causa del cambio di tribunale richiesta da unx dei/le detenutx, mentre la 5° è stata sospesa dalla stessa difesa per la mancanza di un atto.

Sono state 7 le udienze sospese finchè nell’ottava, che ha avuto luogo il 29 novembre, sono stati negati ad Henry gli arresti domiciliari. Attualmente la difesa di Henry cerca di ottenere una nuova udienza per tornare a chiedere il cambio di misura cautelare.

Ulteriori aggiornamenti giuridici su Henry

Il caso giuridico del compagno Henry è stato nuovamente ricusato, questo vuole dire che cambia dal primo tribunale al secondo, nel quale sarà un nuovo giudice a farsi carico del caso.

Questa ricusazione ha una procedura che dura almeno due settimane, per cui la prossima udienza di Henry, per insistere sugli arresti domiciliari, probabilmente si realizzerà il 15 gennaio 2013.

Continueremo con gli aggiornamenti non appena ci saranno novità…

Solidaridad Negra

Messico: Lettera del compagno Mario López “Tripa” dopo l’uscita dal carcere

Thylacine

Saluti a tuttx!

Compagnx, già dopo 6 mesi sono potuto uscire dal carcere, il che non sarebbe stato possibile senza la solidarietà e l’appoggio di tuttx voi. Alla fine, come già è stato diffuso, è stata fatta una modifica alla legge dei potenti che rende il crimine di “Attacchi alla pace pubblica” come non grave, per cui i/le compagnx avvocati del GASPA si sono mossi rapidamente per sollecitare la libertà su cauzione o condizionale. All’inizio pensavamo che questo non sarebbe stato possibile per l’aggravante rispetto all’esplosivo e la premeditazione del fatto, ma già il giorno venerdì alle 3:30 del pomeriggio il segretario ci ha notificato la libertà condizionale. Dopo una pesante giornata di attesa finalmente all’1.00 di mattina ho attraversato la porta del carcere verso l’uscita del centro di sterminio, dopo già mi aspettavano compagnx e amicx così come mia madre. Alla fine abbiamo pagato 70.000 pesos [circa 4.000 euro –ndT] all’assicurazione che siamo in procinto di recuperare.

Al momento questo è tutto, senz’altro voglio ringraziare nella maniera più sincera tuttx i/le cumpas che mi hanno appoggiato e hanno solidarizzato in tutte le forme possibile, dalle loro posizioni, convinzioni e possibilità. E anche inviare un saluto di forza alla compagna Felicity, dovunque si trovi la lotta continua, perchè non è un’occasione specifica, un momento isolato delle nostre vite, ma la nostra vita stessa! Salute e forza per i/le prigionierx in Italia, per il compagno Gabriel e Marco.

Solidarietà con i/le prigionierx anarchicx!
L’anarchia è inevitabile!

Con amore e rabbia
Mario López Hdz.
Messico d.f., 31 dicembre 2012.

Catalogna: Liberazione di 22 anatre da un allevamento per la produzione di foie gras

Il 27 dicembre 2012 un gruppo di attivisti per la liberazione animale hanno salvato 22 anatre che erano destinate alla produzione di foie gras in Cataluña.

Questa erano immobilizzate in gabbie nelle quali erano forzate a mangiare mais fino a produrre loro una dolorosa malattia al fegato. Entro pochi giorni sarebbero state mandate al macello.

L’obiettivo di questa azione, oltre a procurare la libertà a questi animali, voleva essere far ragionare le persone sull’utilizzo degli animali per il beneficio umano. Non solo per produrre foie gras, ma per qualunque altro prodotto di origine animale.

Utilizzare animali per i nostri vestiti, il nostro intrattenimento
o alimentazione non è etico né necessario.

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Germania – Italia – Grecia: Solidarietà con l’anarchico Marco Camenisch

Marco-Camenisch

Processo per la Cospirazione delle Cellule di Fuoco, 16º sessione, carcere di Koridallos 28/12/2012

Una volta finita dalla presidente del tribunale la lettura dei nomi degli imputati (nella quale i membri della CCF, volendo screditare il processo rifiutano di rispondere all’appello) i compagni della Cospirazione hanno interrotto il processo, ed uno dei membri ha presentato verbalmente la seguente dichiarazione:

“Tutti in questi giorni abbiamo sentito avvocati e procuratori di citare argomenti di diritto sulla questione del “processo politico”. Abbiamo sentito una lingua per noi estranea, perché non siamo avvocati, siamo guerriglieri anarchici urbani. Quindi parleremmo nella nostra lingua.

La CCF è un armato, insurrezionale, gruppo di guerriglia urbana. La nostra azione è stata, e sarà sovversiva. Questo è evidente, e si vede anche nella lingua utilizzata dal nemico contro di noi. Avete stabilito per noi leggi speciali, procedure speciali, condizioni di detenzione speciali, tribunali speciali, come questo. La stessa prova accusatoria che avete costruita scrive che abbiamo minacciato le strutture politiche, sociali ed economiche del governo. Ma sul verdetto che pubblicherete, o meglio sul verdetto che i vostri supervisori vi hanno dato per trasportare -direte che la Cospirazione non è un gruppo di guerriglia anarchica.

Questo viene fatto per due motivi. In primo luogo, perché il regime segue il principio nazista, in base al quale “il modo migliore per colpire l’avversario è quello di negargli l’identità politica, di svalutarlo e retrocederlo…” La seconda ragione è che l’assunzione da parte del potere che noi, i membri della CCF, siamo guerriglieri anarchici urbani riconoscerà nello stesso tempo che siamo prigionieri di guerra. In questo modo, il potere sarà costretto ad ammettere l’esistenza del nemico interno, l’esistenza della rivolta anarchica, l’esistenza della guerriglia anarchica urbana. Ciò significa che lo stato dovrebbe confessare che all’interno della democrazia esiste una guerra civile tra il regime e le forze minoritarie anarchiche. Ma guardate come il potere sostituisce “bene” le parole e traveste i significati. La guerriglia urbana viene chiamata “terrorismo”, la repressione “protezione civile” e le leggi “libertà”.

Ma badate bene qui: Non siamo venuti qui per reclamare per qualche “diritto” e nemmeno per ottenere una sorta di “riconoscimento politico”. L’unico che ci può giudicare siamo noi stessi e i nostri compagni. Inoltre, non intendiamo di atteggiare come “bravi ragazzi” e inginocchiarsi di fronte al potere per chiedere l’elemosina di una “indulgenza”. Ma perché diversi autoproclamati difensori del “movimento” parlano di tanto in tanto sulla sensibilità degli anarchici, vogliamo dire qualcosa. La vera sensibilità davanti la bruttezza di questo mondo è la sensibilità che ci ha fatto riempire i nostri caricatori con proiettili e minare il territorio nemico con decine di bombe. E per finire con le scuse riformistiche, la vera libertà si trova nella canna di una pistola, nello stoppino della dinamite, nelle parole chiare e nelle decisioni difficili, e non alle mezze parole per ottenere l’indulgenza giudiziaria e nelle legittime manifestazioni-funerali.

Questa sensibilità è quella che ci ha fatto assumere la responsabilità politica per la Cospirazione e rinnegare le vostre attenuanti legali. Sappiamo che scegliamo la strada difficile e solitaria. Come sappiamo che nei successi e le vittorie di un gruppo anarchico ci sono molti “padri”, ma nelle difficoltà della soppressione e nella paura del carcere il gruppo rimane orfano. Noi non abbandoneremo la Cospirazione delle Cellule di Fuoco. Poiché la sensibilità reale non sta piangendo, si arma.

Sappiamo che la vostra democrazia è una dittatura di velluto che viene imposta con le sue leggi. Leggi che sono state fatte per proteggere coloro che l’hanno costruite e per punire coloro che sfidano la tirannia del potere. Leggi che vendicano coloro che si sono alzati in piedi ed hanno marciato contro le scelte e il silenzio di una folla irragionevole.

Pochi giorni fa, il 18 Dicembre 2012, alla Corte del Pireo esaminava la richiesta di rilascio del prigioniero politico Savvas Xiros per il caso della 17N. È noto il caso di Savvas, che è stato ferito pesantemente quando, dieci anni fa, la bomba che trasportava è stata esplosa. Dieci anni si trova in condizioni di detenzione speciali, che non siano abbastanza sufficienti per soddisfare la furia vendicativa del potere. La richiesta di Savvas è stata respinta. La vera ragione del rifiuto è che Savvas non ha mai ripudiato la lotta.

Parallelamente, il potere, al di fuori dei chilometri che possano intervenire, rimane lo stesso vendicativo. In Svizzera è tenuto prigioniero il nostro compagno e fratello Marco Camenisch. Marco è un anarchico della prassi che è stato accusato di sabotaggio contro impianti industriali di energia, per partecipazione ad una fuga con la ferita di secondini e per collutazione armata con dei soldati ad un posto di blocco dei Carabinieri in Italia. Marco aveva trascorso dieci anni nella clandestinità militante e quando è stato arrestato nel 1991 è stato imprigionato inizialmente in Italia e poi nel 2002 si è trasferito alle prigioni svizzere. Oggi, si trova più di venti anni nelle prigione dello Stato. In tutti questi anni, non ha mai riconosciuto il potere delle autorità giudiziarie e, al contrario, è rimasto un nemico giurato dello Stato. Per rappresaglia, lo Stato ha recentemente respinto la sua richiesta di sospensione della sua detenzione, prolungando la sua carcerazione.

Naturalmente, non aspettiamo nemmeno un millimetro di indulgenza dal nemico, né invochiamo ad una libertà “regalata”. Dopo tutto, la libertà non si regala, si conquista. Diciamo quello che diciamo per trasmettere un messaggio ai compagni al di fuori delle mura delle prigioni. La libertà di Marco Camenisch non si realizzerà né con parole né con preghiere. C’è bisogno di azioni. Lo Stato indica che non dimentica i suoi nemici; la questione è se gli anarchici ricordano i loro compagni. Perché ci sono in molti oggi che parlano di anarchia, ma pochi sono quelli che vivono come anarchici…”

In seguito è intervenuto un’altro compagno della CCF ed ha letto la seguente dichiarazione della Cospirazione:

Dal 15 Dicembre 2012 dei compagni anarchici effettuano simbolicamente uno sciopero della fame in solidarietà con Marco Camenisch. Inizialmente l’anarchico Gabriel Pombo Da Silva dalle prigioni della Germania e in seguito l’anarchica Elisa Di Bernardo dalle prigioni italiane dimostrano con questa loro azione che gli anarchici della prassi non dimenticano… Provano che la memoria non è spazzatura. Noi, dalla Grecia, stiamo in piedi con tutto il cuore accanto a loro e come un minimo segno di solidarietà con il nostro fratello Marco Camenisch interrompiamo il processo e ci allontaniamo dall’aula. Questo è il nostro modo per partecipare alla campagna di solidarietà internazionale avviata dalla Germania e proseguita in Italia. Perché la solidarietà tra gli anarchici non è solo parole.”

Di conseguenza i compagni della CCF insieme con l’anarchico Theofilos Mavropoulos si sono allontanati dalla corte, ammanettati e con la scorta dei sbirri. Gli altri “imputati” sono rimasti nell’aula. Alla fine, la corte è stata costretta a interrompere la sessione, visibilmente turbata dall’atteggiamento dei compagni della CCF e di Th. Mavropoulos, ed ha annunciato una nuova sessione per il 4 Gennaio 2013.

Amsterdam: Presidio anti-prigione di Capodanno al campo di deportazione di Schiphol

Foto dal presidio dell'anno scorso
Foto dal presidio dell’anno scorso

Ieri sera un gruppo di persone è andato a fare rumore sulla nuova località della prigione di deportazione di Schiphol (Amsterdam). Si tratta di una tradizione internazionale di Capodanno di andare alle carceri per rompere il silenzio e l’isolamento.

Nella nuova prigione di Schiphol “De Poort” oltre 1.000 persone saranno rinchiuse. Ancora di più celle per un sistema omicida. La scorsa notte, dei messaggi registrati dalla RefugeeChurch -una chiesa occupata abitata da clandestini (senza documenti) ad Amsterdam- sono stati trasmessi per la gente all’interno.

Nei Paesi Bassi ci sono migliaia di persone rinchiuse perché non hanno (i giusti) documenti, in condizioni ancora peggiori rispetto alle prigioni normali. Le persone vengono mantenute per mesi e poi o deportate o cacciate in strada per essere “praticamente non deportabili”, e un paio di mesi dopo, il circo ricomincia. Quelli che decidono su queste “misure” sono quelli pochi che inventano delle leggi in cui tutti dovrebbero piegarsi: sono loro che guadagnano soldi dalla repressione.

L’intero sistema carcerario è basato sulla loro necessità di regolare e controllare la “società”. Le persone vengono rinchiuse solo perché non rientrano in quella società, non contribuiscono a sufficienza in termini economici, o semplicemente per spaventare la gente. Per lo Stato si tratta di proteggere i ricchi e l’ordine, per mantenere lo sfruttamento e repressione.

È per questo che continueremo a tornare per far si che la nostra solidarietà con i prigionieri sia sentita.

Fino a quando ognuno sarà libero, fino a quando i confini e le mura delle prigioni non esisterano più.

Per un Anno Ribelle Nuovo!

Cardiff, Galles: Presidio Anti-prigione di Capodanno

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Ieri sera, nell’ambito del richiamo internazionale per le manifestazioni di rumore al di fuori delle prigioni e dei centri di detenzione, un gruppo di anarchici e antiautoritari si è riunito nella prigione di Cardiff, dove alcune persone hanno acceso fuochi d’artificio e buttato centinaia di volantini dalla cima del multi parcheggio coperto di fronte al carcere (che è visibile da molte delle celle della prigione), mentre altri suonavano con una sirena, sbattendo tamburi, gettando fuochi d’artificio oltre il muro del carcere ed hanno partecipato in canti contro la prigione e contro la polizia insieme con i prigionieri, che hanno fatto tutto il possibile per comunicare con la folla radunata fuori.

Sui volantini si legge: “La solidarietà è la nostra arma – Libertà ora” su un lato e “Fuoco alle prigioni, fuoco ai confini, e fuoco a coloro che proteggono il sistema che ci sta uccidendo tutti. A.C.A.B.” dall’altro.

Il gruppo iniziale ha fatto un ritiro rapido e tattico dopo aver notato l’avvicinamento della “sporcizia” accompagnata da un camion dei pompieri in direzione del carcere. Circa un’ora dopo, un piccolo gruppo è tornato per accendere l’ultimo fuoco d’artificio e gridare ancora un po’ a sostegno di coloro che sono dentro.

-Alcuni anarchici.

Lettera di Felicity Ryder dalla clandestinità sul recente rilascio condizionale di Mario López dalle prigioni messicane

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Al mio fratello Mario,

Sono passati sei mesi da quando sei stato rapito quella notte per sfortuna, dal momento che sei stato torturato e minacciato, da quando la tua famiglia e gli amici sono stati molestati. Per sei mesi hanno provato di tutto per rompere il tuo spirito acratista – hanno rinchiuso il tuo corpo all’interno di quattro mura e innumerevoli barre, lontano dalle foreste selvagge in cui appartieni, ma non sono riusciti a penetrare la tua mente in ogni momento che sei stato vicino ai tuoi compagni di affinità in tutto il mondo. Ti hanno fatto subire il dolore, ma la tua volontà di combattere ha sempre vinto.

Hanno cercato di ostacolare i tuoi sostenitori in affinità, al fine di impedirli di esprimere la loro solidarietà con te, senza rendersi conto che un paio di uomini stranieri in agguato nell’ombra dell’alba ed alcune vuote minacce di morte non sarebbero in grado di fermare coloro che sono disposti per combattere al tuo fianco. Hanno mandato i loro prigionieri-infammi di farti del male, ma la solidarietà che è stata seminata si è sempre dimostrata più forte. In questi mesi hai deriso il nemico, sopportando il dolore, l’incertezza e la tortura del confinamento di un individuo selvaggio, ed ogni secondo del tempo ti sei aggrappato stretto alle proprie convinzioni. Hai usato tutta la tua energia esplosiva per propagare la libertà in ogni passo, riuscendo anche in un luogo così sterile di continuare l’analisi della tua lotta insurrezionale, senza mai smettere di lottare, nemmeno per un secondo, per la libertà e l’anarchia.

Oggi, quando uscirai sulla strada di nuovo, devi sapere che non sei mai stato effettivamente privato della libertà – per tutto questo tempo eri libero, perché, nonostante tutto quello che hanno tentato, non sono mai stati e non saranno mai in grado di togliere la libertà che scorre nelle tue vene, nelle nostre vene. So molto bene che questo è tutt’altro che finito – siamo tutti consapevoli degli inganni e delle vendette che consistono l’essenza stessa dello Stato – ma mi rendo conto che i tuoi compagni stanno accanto a te, e il tuo spirito indomito per l’anarchia può solo crescere ancora più forte.

Proprio come te, vorrei che tutti i nostri compagni che sono o prigionieri o fuggiaschi in Messico, Italia, Cile, Grecia, Bolivia, Germania, Spagna, Svizzera e in tutto il mondo possano anche loro camminare per le strade oggi, entrare nelle proprie case ed abbracciare i loro cari. E anche se con orgoglio sopportano la detenzione e l’incertezza, sono anche con noi in ogni momento.

Avanti, compagno; c’è ancora tanto da fare…

Tua sorella di affinità,
Felicity
29/12/2012

fonte : [Tradotto dall’inglese]

Grecia, Trikala: Un’altra lettera dall’imprigionato Vaggelis K.

Sabato, 29 Dicembre 2012 dei solidali hanno diffuso un testo del compagno Vaggelis Koutsibelas in occasione del suo imminente processo. Si trova in custodia cautelare dal 5 Aprile 2012, accusato di aver commesso una serie di attacchi incendiari con bombole di gas nella città di Trikala. Qui di seguito la sua breve lettera dal braccio D2 del carcere di Trikala

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La data del processo è stata fissata per il 6 Marzo 2013, un processo con giuria mista che si terrà a Larissa.

Poliziotti e magistrati in tutto il loro splendore: chiameranno otto testimoni alla corte, tra cui due poliziotti in borghese ed uno della squadra della polizia motorizzata (DIAS). Tra i testimoni dell’accusa fila anche l’infame Giorgos Zafiris (una marionetta dei sbirri, che ha fatto la spia sulla metà della popolazione di Trikala solo per avere la sua dose di eroina, può vendere la propria madre per la droga). Non si è vergognato di chiamarmi “SUO AMICO”! Lo attenderò nell’aula anche lui, solo per vedere quando esattamente sia il suo coraggio.

Altri due testimoni dell’accusa che affermano di essere stati testimoni oculari e sono venuti faccia a faccia con l’autore, non sono mai stati chiamati a testimoniare prima di questo momento. Soprattutto la seconda testimone che ha detto ai poliziotti che era venuta faccia a faccia con il sospetto, ed ha descritto l’uomo come segue: “Aveva un’altezza media, e aveva una moto”. Per cominciare, la mia moto è stata confiscata dalla polizia pochi giorni prima dell’indagine su tali incidenti, perché non avevo i documenti di licenza necessari su di me durante un posto di blocco della polizia. Quando sono riuscito a riprendere la mia moto dalla questura, aveva vari danni ed era impossibile di guidarla per un po’. Fino ad ora, questa testimone particolare non è mai stata chiamata a testimoniare in mia presenza, durante il controinterrogatorio.

Sono stato riconosciuto colpevole da entrambi i poliziotti e giudici, che hanno ordinato la mia detenzione preventiva mediante una procedura rapida. Durante i primi giorni della mia cattività, non hanno mi hanno nemmeno lasciato andare in ospedale o mandarmi ad un medico legale per esaminare le mie ferite sanguinanti, causate dalle percosse ripetute che ho ricevuto mentre ero sotto custodia. I miei aguzzini in borghese avevano la completa assistenza dei giudici preliminari. Mi viene ancora da ridere con le parole che la procuratrice mi ha detto in faccia allora: “Ha 42 anni, e ora vi siete ricordati di portarmelo davanti? Rinchiudetelo, rinchiuderlo!”

Da parte mia, ho negato tutte le accuse e gli incendi dolosi che sono attribuiti a me, l’unica cosa che ho accettato sono stato i testi che sono stati pubblicati su internet. Ho presumibilmente incitato (attraverso i miei testi) il popolo di Trikala a sollevarsi e dare fuoco alla prefettura e al comune, come se stiamo costringendo chiunque di leggere e assimilare tali comunicati!

Non importa; tutto sarà chiarito in tribunale. Ho anche chiamato sei testimoni di difesa, e, naturalmente, i giovani del mio villaggio a sostenermi. Purtroppo non ho un reddito, e se il “misericordioso” Stato ellenico non prevederà per un avvocato d’ufficio, allora sarò costretto a difendermi per conto mio. Questo è tutto quello che avevo da dire sul processo imminente.

LA LOTTA CONTINUA…

Vaggelis Koutsibelas
Braccio D2, Carcere di Trikala

Messico: L’anarchico Mario López rilasciato dalla detenzione preventiva

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In data 29 Dicembre, verso le 01:00, il nostro compagno Mario López “Tripa” è uscito per le strade di nuovo. Con l’aiuto di solidali, Mario ha pagato la cauzione che è stata fissata per il suo rilascio, così ora è in attesa di processo in “libertà”.

Grazie mille a tutti coloro che, in un modo o nell’altro, hanno sostenuto questa lotta. Abbiamo ancora bisogno di prendere molti compagni fuori delle carceri. Libertà per Braulio Duran, che sia detenuto in León!

Abbasso le mura delle prigioni!
Forza a tutti i compagni che sono in carcere o in fuga!

VIVA L’ANARCHIA!
ABC Messico & Solidaridad Mario

Atene: Capodanno alle prigioni di Koridallos

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“Il prigioniero nel carcere smette di vivere, sopravvive solamente. Ognuno costruisce il proprio stampo ricorrendo a comportamenti e reazioni standardizzati. (…) diventa solo un altro numero, un altro caso accusatorio sparso su un letto di ferro, una cella stretta. Un numero di meno e chi se ne frega. Oltretutto i prigionieri per il sistema disciplinare non sono nati, sono solamente germogliati così, e così come sono germogliati saranno sradicati.. [Estratto dalla lettera di un compagno dal carcere]

Lunedì, 31 Dicembre 2012 dalle 23.30
Presidio di solidarietà fuori dalle prigioni femminili di Koridallos

Da Santiago a Montreal, e da Salonicco a Chania: 10, 100, 1000 presidi di solidarietà fuori dalle carceri, centri di detenzione per minorili, campi di concentramento di immigrati

Quando tutti gli altri festeggiano, ricordiamo quelli che gli altri vogliono dimenticare
anarchici

Madrid: Presidio davanti al carcere di Navalcarnero in solidarietà con i prigionieri in lotta

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Lunedì, 31 Dicembre: Capodanno Anti-prigione
Presidio di solidarietà con le persone detenute,
Raduno entro le ore 12.00 nel parcheggio del carcere Navalcarnero
(Madrid-IV centro penitenziario, Ctra. N-V, km. 27,7)

Ancora un altro anno di inganni, frodi, impoverimento politico ed economico; di crisi; un altro anno in cui abbiamo espresso il nostro odio e l’indifferenza nei confronti di questo sistema, che ci manipola e ci opprime in tutti i campi della nostra vita. Un altro anno con la tensione per le strade, mobilitazioni, proteste e la solidarietà tra gli sfruttati che sono disgustati da così tante frodi.

Mentre i potenti agiscono secondo la loro volontà con piena impunità, le carceri (strumento sottile dei governi, al fine di tenerci soggiogati sotto la loro imposta legislazione redditizia) sono riempiti sempre con più ostaggi dallo stesso sistema politico che ci opprime per le strade , sul posto di lavoro, le scuole, nei centri medici… Persone che hanno dovuto arrampicarsi per sopravvivere in una società selvaggia, violenta e malata di fronte a un codice penale sempre più duro ed abusivo, gente che ha osato alzare la voce durante le numerose mobilitazioni di protesta ed ora serve come capro espiatorio per il resto delle migliaia dei compagni, che continuano a ribellarsi e passare al di fuori dei loro interessi economici e politici.

Come negli anni precedenti, saremo sempre insieme a questo presidio, al fine di dare il nostro sostegno incondizionato a chi è stato rapito e privato della libertà nelle prigioni di uno Stato, esposto ad ogni genere di abusi, torture, negligenze e violazione dei diritti. La solidarietà deve raggiungere l’ultimo dente di questo sistema, che sta per l’ingiustizia sociale e ci manipola al giorno d’oggi, in modo che i compagni sanno che non sono soli e che noi continueremo a gridare il più forte possibile e con tutte le nostre forze, al fine di penetrare attraverso ogni muro, cancello e barriera che ostacola la nostra strada.

Niente più torture e omicidi nelle carceri
Solidarietà con i prigionieri in lotta

fonte

Seattle, Stati Uniti d’America: Un altro oppositore alla Grande Giuria preso in custodia

maddyposter

Il 26 Dicembre, Matthew (Maddy) Pfeiffer è stato preso in custodia presso la FDC SeaTac a Seattle.

Maddy è stato riconosciuto colpevole di disprezzo civile, ed è la quarta persona ad essere incarcerata per resistere al Gran Jury federale, che sta indagando anarchici dal nord-ovest del Pacifico apparentemente in relazione al vandalismo del tribunale federale di Seattle Nakamura durante il Primo Maggio.

Matt Duran e KteeO Olejnik sono stati imprigionati da Settembre, mentre Leah-Lynn Plante è stata arrestata e poi rilasciata nel mese di Ottobre (ancora, le ragioni non sono chiare, ma si sospetta che Leah potrebbe aver collaborato con l’FBI).

Continuiamo a sostenere e scrivere lettere a questi imprigionati silenziosi:

Matthew Pfeiffer # 42421-086
Katherine Olejnik # 42592-086
Matthew Kyle Duran # 42565-086

FDC SeaTac, P.O. Box 13900
Seattle, WA 98198 (USA)

RadioAzione: “In ogni caso nessun rimorso”

solidarity is our weaponIn questi ultimi mesi, nonostante le innumerevoli inchieste e processi a danno di tantissimi compagni anarchici in tutto il mondo, la solidarietà verso i compagni detenuti ha fatto un bel salto di qualità. Settimane di azioni e solidarietà si susseguono oramai da mesi e la “solidarietà” inizia a non essere unicamente un termine scritto. Non solo la F.A.Informale, ma tante altre sigle a volte anche momentanee all’azione hanno fatto sentire la loro solidarietà; la loro voce attraverso il frastuono della polvere esplosiva…attraverso il calore delle fiamme che ha visto ardere numerosi cardini, simboli e pilastri degli stati-capitale in tutto il mondo.

Ma, almeno per quanto riguarda l’Italia, tutto questo rumore viene un po’ nascosto, evitato, messo a dovuta distanza da parte di chi redatta giornali, siti e blog. Sarà la paura di essere coinvolti in chissà quale inchiesta futura, sarà per altri motivi, sarà…sarà…sarà che molto spesso è meglio parlare di lotte “lontane” o più “presentabili” che mettere bocca o prestarsi alla divulgazione di scritti, rivendicazioni ed azioni avvenute sul proprio territorio. Alcuni compagni detenuti sembrano essere fondamentali da supportare…altri sembrano tenuti a distanza perchè hanno la “peste”. Almeno per quanto riguarda RadioAzione si preferisce dare la solidarietà a tutti, anche con i meno affini, la complicità con pochi senza aver paura di farsi “appestare”. Se si pensa che si rischia di meno parlare di lotte meno radicali, allora si pensa male(guardare agli anni di carcere appioppati per il G8,ai mesi di arresti cautelari per le manifestazioni contro la T.A.V.).

A Giugno l’inchiesta “Ardire” della Procura di Perugia ha portato all’arresto di molti compagni. Gli intenti erano due:

-Evitare la scarcerazione di Marco Camenisch ed ostacolare il trasferimento di Gabriel Pombo da Silva.
-Mettere a tacere con la galera chi aveva dato eco ad azioni e scritti attraverso un blog.

Che poi vari sostituti procuratori della repubblica se la vogliono raccontare, con tanto di fantasiosi contorni, per far si che vengano firmate decine e decine di custodie cautelari…beh quella è una storia nota, ed onestamente non è lavoro di chi scrive queste due righe di andarlo smontare; in più non interessa entrare nelle teste dei nostri aguzzini. Interessa, invece, non retrocedere di un millimetro ma fare sempre un centimetro in più in avanti!

Il blog di RadioAzione fino a qualche mese fa veniva aggiornato si ma non nella quotidianità che lo si fa da qualche mese a questa parte. Le “Dirette d’Azione”non avevano una frequenza fissa, ma attraverso il blog si faceva sapere agli interessati il giorno e l’ora in cui fossero andate in onda.

L’operazione ”Ardire”,in particolare, ha reso la necessità di cambiare qualsiasi piano e progetto sia per il blog che per le dirette radio. Con mille tripli salti mortali si cerca di tenere aggiornato il blog nella quotidianità costruendo e mantenendo rapporti con tantissimi altri compagni in tutto il mondo; le dirette radio(Dirette d’Azione) da una a settimana sono diventate due, fisse negli stessi giorni e stesse ore. Ma la cosa molto più importante, almeno per chi porta avanti tale progetto, è quella di aver dato voce, fino ad ora e fino alla fine, ai compagni detenuti(ovviamente con scritti più affini), eco alle azioni dirette ed alle sue rivendicazioni alla faccia di qualche “Comodi-no” che vorrebbe diventare un “Comò” ma che alla fine si trasformerà in una scarpiera piena di scarpe da cui prenderà solo calci nel culo.

Quindi RadioAzione continuerà a dar voce e a far eco alle lotte radicali contro l’esistente, senza alcun problema, nessun tarlo, nessuna preoccupazione. Galera, domiciliari e molte inchieste non sono riuscite nell’intento di piegare le mie idee…figuriamoci se ci riesce la”minaccia” che potrebbero ritornare.

E nel caso…? Da quando ho capito cosa voglio ho sempre tenuto in mente una frase:

“In ogni caso, nessun rimorso”.

Solidarietà con tutti i compagni detenuti nel mondo!
Complicità con pochi!
Fuoco Alle Galere, Liberiamoli tutti!
Per l’insurrezione, per l’anarchia!

December 2012 A.M.(After Maya)
RadioAzione

Genova, Italia: Dopo lo sgombero di Giustiniani 19

giustiniani 19Liberarci tutti!

Mercoledì 12 dicembre 11 compagni hanno ricevuto la notifica di una serie di misure cautelari (4 arresti domiciliari, 7 obblighi di firma giornalieri), nominalmente per atti compiuti durante lo sgombero di Giustiniani 19 avvenuto il 7 agosto. Le misure vengono date non in quanto “sanzione” dei reati commessi, ma come “prevenzione” di reati ancora da compiere: si tratta infatti di misure cautelari preventive, disposte per impedire la reiterazione del reato e per “sorvegliare e punire” coloro che dimostrano di avere un comportamento che non può essere “corretto” altrimenti.

Diciamo “nominalmente” perchè, da una parte, gli atti di cui si parla, gli atti per cui si sottrae la libertà alle persone e si sottraggono le persone ai propri compagni sono… cosa? Si parla di sputi, cori, insulti… addirittura il lancio di pericolose bottigliette d’acqua! Atti criminosi della peggior specie, che rivelano quello che sembra essere il delitto più efferato di tutti: resistere. Resistere allo sgombero, resistere alla polizia, alla violenza dello Stato. Un altro reato ignominioso si profila: ribellarsi, esprimere la propria rabbia e la propria determinazione.

Ma nell’Italia del 2012, in questo terreno che vorrebbero pacificare e sedare, quando prendon vita i semi del dissenso bisogna diserbare: sradicare le persone dalla loro vita e dalle loro pratiche. Dalle loro passioni e dai loro affetti.

Diciamo “nominalmente” anche perchè queste accuse non sono che un chiaro pretesto che maschera, e neanche tanto bene, la realtà che si nasconde dietro questa mossa repressiva. Una realtà espressa senza mezzi termini dalla notifica stessa, che elenca nei minimi particolari i “curricula” delle persone incriminate, tracciando un minuzioso profilo psicologico di quei soggetti che rappresenterebbero una minaccia per il quieto vivere della società.

Digos, questura e magistratura si sono unite di buon grado per questa manovra epuratrice, per questa eugenetica del conflitto: eliminare i devianti, storpiare le lotte, cercare di riuscire finalmente a far tacere le voci dissonanti. Poco importa che l’intera manovra sia stata costruita ad arte, sproporzionata rispetto alle misure cautelari imposte. Quel che conta è colpire e disgregare le realtà che si stanno muovendo nelle varie situazioni di conflitto: occupazioni, Terzo Valico, NoTav, contro tutte le situazioni di oppressione che quotidianamente ci troviamo davanti.

Viviamo in un mondo dove regna il capitale, dove chi non ha non è, dove la scelta è fra morire di fame e morire di lavoro: e chi dice di no, chi si ribella, chi cerca di costruire momenti liberi dalle relazioni quotidiane di sopraffazione che subiamo tutti giorni viene allora colpito drasticamente. Il messaggio è chiaro: accettare la dose di merda giornaliera o subire la punizione. Punizione che viene con grazioso eufemismo chiamata “misura afflittiva”, l'”afflizione” costituendo nella limitazione, più o meno “blanda” (come dicono loro) della libertà. Ma questa libertà non ci viene tutti i giorni negata, limitata… afflitta? Non è questa misura la conferma palese ed esplicita della realtà in cui viviamo, della società carceraria che ci circonda, dove ognuno è rinchiuso nel suo piccolo recinto fatto di lavoro alienante (chi ce l’ha), di affitti da pagare, di lotta per la sopravvivenza…? Noi non vogliamo lottare per sopravvivere, vogliamo lottare per vivere.

Quello che qui si vorrebbe far passare è una spoliazione del valore ideale e materiale del nostro agire: come se la nostra, presunta o meno, commissione di reati si avvicini alla patologia, visto che si giustifica la misura sostenendo che “gli indagati non sono in grado di trattenersi dal delinquere”.

Il problema è che se delinquere è resistere ad uno sgombero (peraltro davvero poco efficacemente), resistere o reagire alla violenza poliziesca, dire “assassini” e “servi” a degli assassini e dei servi, cacciare razzisti e fascisti di varia sorta dai luoghi in cui abitiamo, occupare case per vivere e sottrarsi alla rapina dell’affitto e spazi per incontrarsi e autorganizzarsi, se delinquere é solidarizzare con altri compagni detenuti o con gli immigrati reclusi, bloccare il traffico o le stazioni quando lo Stato occupa militarmente un’intera valle col proposito di violentarla, bloccare fisicamente l’arroganza di chi vuole espropriare case e terreni per opere devastanti….se tutto questo significa delinquere, se resistere significa essere criminali, diciamo chiaramente che i “moniti” punitivi e pseudoeducativi della Procura non serviranno a nulla.

Diciamo chiaramente che continueremo a resistere ma anche che di fronte alla situazione sociale che viviamo, resistere non basta più. Occorre imparare a difendersi e praticare la solidarietà. Occorre immaginare come costruire momenti di rottura e percorsi di liberazione, condividerli, estenderli, generalizzarli. Percorsi dove tutti ed ognuno, in autonomia e libertà, possano trovare il proprio spazio e dare il proprio contributo. Occorre combattere.
Che nessuno si trattenga.

Solidarietà a tutti gli inquisiti.
Libertà per Francesco.
Libertà per Sofia, Enrico, Mattia, Christian.

compagne e compagni solidali

È stato celebrato un presidio solidale lo scorso mercoledì (19 dicembre) in piazza San Lorenzo, Genova

Atene: I 8 arrestati dell’occupazione di Villa Amalias sono stati rilasciati, 24/12/2012

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Striscione di solidarietà a Mytilini (Isola di Lesvos): “Villa Amalias è ognuno di noi. indietro, ruffiani! Avanti compagni!”

I otto compagni, che sono stati arrestati il 20 Dicembre durante il raid della polizia nell’occupazione di Villa Amalias, sono stati rilasciati. Cinque di loro sono stati ordinati di presentarsi in una stazione della polizia locale una volta al mese. Nel raduno di solidarietà presso i tribunali di Evelpidon hanno partecipato quasi 300 solidali. L’occupazione è ancora sotto la guardia della polizia.

Prenderemo Villa Amalias indietro.
Nulla è finito… è solo l’inizio.

fonti: i, ii

Atene: Brevi aggiornamenti riguardanti la Villa Amalias e gli otto occupanti arrestati

Volantino ritrovato nella città di Livadia: "Solidarietà con Villa Amalias"
Volantino ritrovato nella città di Livadia: “Solidarietà con Villa Amalias”

• Secondo comunicato dei compagni dell’occupazione Villa Amalias, qui

• Breve aggiornamento (in inglese) da una spontanea manifestazione di solidarietà effettuata Giovedì notte (20-21/12) nel centro di Atene, subito dopo l’assemblea anarchica presso l’Università di Economia e Commercio di Atene (ASOEE), qui

• “Nelle prime ore del mattino (21/12) i sbirri hanno rotto la porta di Villa Amalias in Via Heyden senza la presenza di alcuno dei suoi occupanti. Di solito questo significa che i poliziotti hanno fatto irruzione nel palazzo senza un mandato e stanno ancora violando il locale. Avvertiamo le autorità che qualsiasi danno o compromesso dello spazio occupato sarà risposto immediatamente. Dobbiamo anche ricordare che nessuno ha il diritto di essere all’interno dell’edificio in nostra assenza.”-Villa Amalias

Gli arrestati (sei di origine greca e due di origine tedesca) sono ancora tenuti prigionieri. Oggi, 21/12, sono stati sottoposti a un procedimento preliminare. Gli otto compagni sono arrivati ​​al tribunale di Atene sotto la massiccia presenza della polizia verso le 13.45. Decine di solidali sono stati raccolti presso il tribunale di Evelpidon gli hanno salutati con forti canti e slogan di solidarietà. Per circa due ore, gli otto arrestati sono stati esaminati dal pubblico ministero, che ha proposto che devono essere accusati con il reato della fabbricazione di materiali esplosivi oltre ad alcuni altri delitti. In questo modo, gli imputati sono obbligati di comparire davanti a un giudice istruttore che dovrà decidere il loro rinvio a giudizio. Alle 16.00 è stato riferito che gli otto compagni hanno chiesto più tempo per prepararsi per la loro difesa. La prossima udienza è stata fissata per Lunedì, 24/12/2012 (vigilia di Natale). Fino ad allora, rimarrano rinchiusi nel quartier generale della polizia del Viale Alexandras (GADA).

SONO IN RICERCA DI LEGALITÀ?
UN NATALE NERO È QUELLO CHE AVRANNO!

RILASCIO IMMEDIATO DEGLI OCCUPANTI DI VILLA AMALIAS!

Atene: Comunicato di Villa Amalias 20/12/2012

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IL FUOCO NON CI BRUCIA
IL FUOCO BRUCIA DENTRO DI NOI
SOLIDARIETÀ ALL’OCCUPAZIONE VILLA AMALIAS

 

Oggi, 20/12/2012, la polizia ha invaso la Villa Amalias. Con il pretesto di una denuncia per traffico di droga, con la presenza del procuratore, è stata effettuata una perquisizione. I risultati fanno ridere. Tuttavia il ministro dell’Ordine Pubblico, Dendias, afferma che dagli oggetti ritrovati è dimostrato che la Villa Amalias era un centro di illegalità per 22 anni e, infine, la legge, con la “coraggiosa volontà politica” del Primo Ministro, Samaras, è stata ristabilita.

Con quale acrobazia logica possono essere definite bottiglie di birra vuote “materiali per la fabbricazione di molotov”? In un luogo che contiene sala per concerti di musica e caffè-bar è assurdo che ci sia un gran numero di bottiglie di birra vuote? Cosa vuol dire “materiale infiammabile”? Parlano forse per i liquidi della pulizia della macchina tipografica che funziona nell’occupazione? Possiamo parlare delle maschere antigas, che ogni manifestante che rispetta la sua salute deve avere. Possiamo parlare per i mezzi elementari di autodifesa (petardi, fionde, ecc) in un luogo che è stato più volte attaccato dalle bande paramilitari (incendi dolosi, accoltellamenti, pestaggi), col culmine nel 2008, quando l’allora ministro dell’ordine pubblico Markogiannakis ha visitato i “residenti” di Piazza Pantaleimonas e pochi minuti dopo la sua partenza siamo stati attaccati…

Con il pretesto della perquisizione, tentano di soddisfare un loro costante sogno: l’invasione in uno spazio che per loro è uno dei simboli spaziali di tutti quelli che stanno in piedi con ostilità, verso di tutto quello che rappresenta la sovranità, la dominazione, la sterilizzazione, l’indifferenza, la rassegnazione, la subordinazione. In questo hanno ragione. Questi siamo. Noi e le migliaia dei manifestanti, attivisti, occupanti, scioperanti, i combattenti di strada. Siamo i senza tetto e senza sede, i punk e la gente di strada, i vegetariani e le femministe, quelli che stanno fuori la notte e gli operai, i mendicanti e i sfruttati, le vittime del razzismo e i vendicatori dell’ingiustizia. Il ministro ci ha descritto come uno spazio di illegalità…

E adesso parliamo seriamente. Villa Amalias è una proposta organizzativa che nel periodo del cannibalismo del memorandum ha dovuto essere affrontata. L’attacco del capitale al mondo del lavoro richiede la distruzione di tutte le sue strutture. La svalutazione dei diritti del lavoro ottenuti e dei sindacati, tutte le strutture di solidarietà e di obbedienza, i progetti dell’auto-organizzazione sono nel mirino. L’agenda politica dell’estrema destra che ha prevalso fin dall’inizio della crisi, è iniziata con le dichiarazioni della “bomba sanitaria” del ministro della salute, Loverdos, contro gli scioperanti della fame al palazzo di Ypatias. È continuata con la persecuzione degli immigrati (muro sulla frontiera di Ebros, campi di concentramento, operazione “Xenios Zeus“), il castigo dei tossicodipendenti sieropositivi, assistita dalla violenza dell’estrema destra contro gli immigrati, gli omosessuali, i venditori ambulanti. Le torture contro gli antifascisti del moto-corteo al quartier generale della polizia (GADA) e gli attacchi sulle occupazioni e la repressione brutale di qualsiasi richiesta di lavoro o sociale, non lasciano dubbi sul fatto che l’avversario ha costruito un blocco solido contro il quale dobbiamo resistere.

Siamo per 22 anni in un edificio che era stato abbandonato da decenni. Lo conserviamo e gli diamo vita. Siamo un’occupazione che ha sempre le porte aperte a gruppi, persone e progetti che promuovono la cultura anti-commerciale, la dignità umana, le lotte sociali, antifasciste e di classe. Villa Amalias dà un duro scontro non per proteggere quattro muri, ma i desideri, i sogni e le speranze per una vita più libera per tutti.

Invitiamo tutti coloro che trovano una parte di se stessi nel lungo funzionamento dell’occupazione di dare con noi questa battaglia cruciale.

In questo mulino i boia-Don Chisciotte attaccano, mentre in realtà sono in caccia di idee. Queste sono i spazi dell’illegalità per loro. Sono in caccia di chimere e raccoglieranno incubi.

 RILASCIO IMMEDIATO DEGLI OCCUPANTI DI VILLA AMALIAS

 

fonte

[Nuovo processo per il caso CCF] Comunicato dai fuggiaschi Dimitris Politis e Giannis Michailidis

Di seguito è riportato il testo integrale della lettera dei compagni (13/12/2012)

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Parliamo in occasione del processo contro l’organizzazione rivoluzionaria Cospirazione delle Cellule di Fuoco, perché ci capita di essere ricercati per questo caso.

No, non stiamo facendo alcun appello ai rappresentanti giudiziari del Potere. Non ha senso di indirizzarci ai nostri nemici. Facciamo appello ai nostri compagni, nel senso stretto e più ampio del termine. Cerchiamo di incontrarci con ogni scintilla ribelle nelle anime delle persone che si sentono, proprio come ci sentiamo noi, annegati nei contratti imposti dal sistema.

Vogliamo chiarire in primo luogo che non siamo membri dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco, non per rinunciare a nessuna delle nostre responsabilità legali, ma per evitare l’identificazione del nostro discorso politico con il discorso dell’organizzazione, dato che manteniamo i nostri disaccordi. Naturalmente, restiamo impenitenti sulla la nostra scelta di sostenere e di fatto essere sostenuti dai compagni della CCF, e la nostra scelta di partecipare attivamente alla lotta anarchica.

In ogni caso, siamo nemici della loro giustizia, ed è solo ragionevole che dobbiamo essere trattati come tali.

Come anarchici, siamo ostili al sistema giudiziario e allo Stato nella sua interezza. Quindi, ogni accusa contro di noi è anche un titolo d’onore. Naturalmente, eravamo clandestini ancora prima che lo Stato ci ha dichiarati come tali, siccome avevamo messo in dubbio ed avevamo respinto la validità delle sue leggi molto tempo fa, rompendo con esso apertamente e segretamente. Abbiamo scelto di non rispondere al dilemma della “legalità o clandestinità”. Dopo tutto, l’azione rivoluzionaria non può essere definita come un atto autorizzato dalla legge. Se la legge riuscirebbe ad assimilarlo, perderebbe il suo vero significato. Continue reading [Nuovo processo per il caso CCF] Comunicato dai fuggiaschi Dimitris Politis e Giannis Michailidis