Tag Archives: Catalogna

Barcellona: Attacco in solidarietà con la compagna arrestata il 13 aprile

13A-544x548Nelle prime ore del 22 giugno 2016 abbiamo deciso di spezzare la routine della città di Barcellona e mostrare la nostra solidarietà alla compagna arrestata il 13 aprile, che sarà presto estradata in Germania*, spaccando a martellate le vetrine degli uffici della FEDA (Business school tedesca).

La FEDA, scuola di formazione duale in business situata in via Provença nel quartiere di Clot, è consacrata alla formazione di managers, coloro che aspirano a diventare i/le nostr* futur* cap* ed sfruttatori/trici, cioè la feccia capitalista. Questa scuola è direttamente legata allo Stato tedesco, ma non dimentichiamo che sono stati lo Stato spagnolo e i Mossos d’Escuadra (la polizia catalana) a effettuare l’arresto.

Con l’attacco di quegli uffici mandiamo un grande abbraccio alla compagna; cogliamo anche l’opportunità di incoraggiare tutt* a diffondere la solidarietà in maniera multiforme attraverso l’azione diretta. Non dimenticate, le notti ci accompagnano, e gli attacchi alle strutture del Potere devono moltiplicarsi.

Anarchic*

* la compañera è stata estradata in Germania l’ultimo giorno di giugno

in inglese

Lleida, Catalogna: La Camera del Commercio attaccata

Lunedì 27 giugno 2016, la Camera del Commercio di Lleida si è risvegliata con la facciata riverniciata e i vetri della porta principale spaccati, un piccolo gesto di solidarietà con i/le compagn* di Girona* e in continuità con la lotta quotidiana che non si ferma di fronte alla repressione o i procedimenti penali.

CONTRO LA REPRESSIONE, SOLIDARIETÀ E LOTTA.

lleida-544x211* Basandoci sul titolo del post originale in catalano, si tratta di un gesto di solidarietà con gli/le ‘scioperanti del 14N’, otto persone che passavano in processo quello stesso giorno (27 giugno) per aver tentato di leggere una dichiarazione alla Camera di Commercio di Girona durante lo sciopero generale del 14 novembre 2012

in inglese

[Europa] Dodici morti

Dodici morti. Da esseri umani a corpi senza vita in soli pochi minuti. Sappiamo che nelle guerre muoiono moltissime più persone in molto meno tempo, a causa di una bomba lanciata da un aereo, a causa di gas letali, a causa di una mina antiuomo. Però non siamo in una guerra. Siamo in una democrazia. Il mondo libero sognato. L’immagine a cui il mondo intero anela: la grande Europa, la civilizzazione esemplare.
Dodici morti assassinati a spari da alcuni personaggi che sì sono in guerra, che sì sono addestrati per uccidere.

Non confondetevi. Non si tratta dell’immagine, sfruttata in tutti i modi, della morte di alcuni vignettisti e altri membri di una rivista satirica parigina, avvenuta pochi giorni fa, quella che ci viene in mente, ma il ricordo dei dodici corpi di quei migranti del sud del Sahara crivellati e affogati in pochi minuti dalla Guardia Civil a Ceuta quasi un anno fa, il 6 febbraio del 2014, quando questa polizia militare li obbligava a retrocedere verso il mare. Furono di più i morti assassinati ma furono ritrovati solo dodici corpi. Gli altri li inghiottì il mare.

Non ci furono grandi marce né proteste, e nessuno pensò allo slogan “Tutte e tutti siamo migranti che muoiono alle porte dell’Europa”. Certo, non erano bianchi né provenivano da paesi ricchi, però furono assassinati in modo crudele e terribile. Non in difesa di qualche religione o fondamentalismo, apparentemente, ma in difesa della sacra frontiera e dello Stato. Per marcare a sangue e fuoco, una volta di più, la propria frontiera. Non volevamo uccidere i migranti che osavano entrare in territorio spagnolo, assicurano il Ministro degli Interni Jorge Fernández e la sua Guardia Civil, ma “volevamo tracciare una sorta di frontiera acquatica per mezzo dell’impatto delle pallottole sull’acqua”. Non c’è spazio per gli scherzi. Lo dicono seriamente.

Solamente nel mar Mediterraneo, la frontiera marittima d’Europa, il 2014 ha battuto tutti i suoi record, (come dicono i media) con più di 3.200 migranti che in meno di 12 mesi sono affogati nel tentativo di entrare nel continente, senza contare tutti i morti nelle diverse frontiere, nei deserti dove sono abbandonati senza cibo né acqua dalle differenti polizie frontaliere o per mano di sicari fascisti e forze dell’ordine, e neppure quelli che sono morti, una volta arrivati nel paradiso europeo, nei Centri di Internamento per Stranieri o nelle strade per mano della polizia, visto che una volta giunti nel territorio europeo il benvenuto non è molto diverso dal trattamento che ricevono nelle sue porte d’ingresso. La persecuzione della polizia contro popolazioni intere (principalmente quelle che hanno marcata sulla pelle la propria provenienza), la crescente xenofobia, il razzismo fomentato dai mezzi di comunicazione e dai politici, le campagne contro tutto ciò che non sia identificabile come “europeo”.

Charlie è europeo e per questo non tutti siamo Charlie. Ci sono valori, tradizioni, perfino battute (alcune un po’ pesanti) che si identificano molto con questo ente astratto che si vuole far chiamare “europeo”. Però è sicuro che esiste moltissima gente, principalmente coloro che non si possono identificare con i valori dominanti, quelli che definiscono ciò che “è” e ciò che “non è” europeo, che non si possono identificare con Charlie né con i suoi valori, e ancor meno con il suo senso dell’umorismo.

Questo “Je suis Charlie” che tenta di stabilire una linea molto precisa: chi non è con noi è contro di noi. All’insegna di questo motto a Parigi hanno marciato migliaia di persone. All’appuntamento non è mancato Rajoy, che è anche lui uno di quelli che terrorizzano i migranti nelle frontiere e nelle prigioni spagnole, fra le molte altre prodezze, neppure è mancato Netanyahu, che mitraglia con il suo esercito centinaia di palestinesi nella sua Terra Sancta e ingabbia ogni anno quegli israeliani che si rifiutano di partecipare al suo personale metodo di terrorizzare e, com’era da aspettarsi, non è mancato neppure il presidente turco Erdogan, che semina il terrore contro il popolo kurdo. Non sono mancati neppure i capi delle principali potenze capitaliste. Tutti i capi di Stato, guardiani dell’impero e della civilizzazione hanno marciato contro la barbarie. Insieme a loro, migliaia di fascisti sparsi per il continente hanno approfittato dell’impulso di Charlie per uscire a seminare in terreno più che fertile la loro merda che a breve comincerà a dare i più acidi frutti.

E le strade di Parigi e Barcellona, fra le moltissime altre città, si militarizzano ancor più in difesa di questi valori. Si possono vedere i mercenari dello Stato con fucili e mitragliatrici pronti per marcare a spari, come fecero nelle acque di Ceuta, una frontiera: con l’impatto delle pallottole si tracceranno i limiti che separeranno il dentro e il fuori, ciò che è e ciò che non è Charlie.

Cosa dice Charlie di questo terrorismo? Anche di questo fa graziose e divertenti vignette? Perché a noi poco piace il mondo di merda nel quale viviamo. Questo significa appoggiare il fondamentalismo? Per niente. Non vogliamo che alcun fondamentalismo ci spaventi e ci schiacci. Non ci importa che nella sua epigrafe si legga “Stato islamico”, “Stato laico”, “Stato Charlie” o semplicemente “Stato”.

Ci parleranno di libertà di espressione. Come sempre. Però noi che conosciamo la “libertà di espressione” dello Stato sappiamo la relazione che questo intrattiene con il terrore: la sua esistenza si basa sulla paura. La “libertà”della quale parla lo Stato è l’espressione del monopolio della violenza.

Per questo, una volta di più, questi fatti ci dimostrano che tutti ogni Stato è terrorista.

Alcune anarchiche
Barcelona, 14 gennaio 2015

Stato spagnolo: Parole di alcune compagne arrestate nell’Operazione Pandora

LA TEMPESTA SCATENATA DI PANDORA

Alla nostra gente, a tutti i compagni conosciuti e sconosciuti che abbracciano le idee anarchiche e a tutti i solidali e interessati.

La mattina del 16 dicembre, un grande dispiegamento di polizia ha fatto irruzione nei quartieri Sant Andreu, Poble Sec e Gracia di Barcellona, Manresa, Sabadell e Carabanchel di Madrid, entrando nelle nostre case al grido di “Polizia!” e dopo meticolose perquisizioni ci hanno arrestati in 11. Allo stesso tempo sono stati perquisiti l’Ateneu Llibertari di Sant Andreu, l’Ateneu anarchico di Poble Sec, Kasa de la Muntanya e le abitazioni di alcuni amici, senza che ci fossero altri arresti.

Quando i poliziotti si sono stancati di frugare, registrare e raccogliere supposti indizi, noi arrestati in Catalunya siamo stati portati separatamente in diverse stazioni di polizia fuori Barcellona, con l’obiettivo di ostacolare qualsiasi gesto di solidarietà, e 48 ore più tardi siamo stati trasferiti di 600 km fino alla Audiencia Nacional a Madrid. Dopo lunghe ore di attesa nelle quali la reciproca ostilità si tagliava col coltello, 4 compagni sono stati rilasciati con altre misure cautelari e a noi 7 ci hanno messo in carcere preventivo senza cauzione con l’accusa di creazione, promozione, gestione e appartenenza a un’organizzazione terroristica, devastazione e possesso di esplosivi e ordigni incendiari.

All’inizio ci hanno portato tutti al carcere Soto del Real (Madrid) e ci hanno applicato il regime FIES 3, riservato ai reati di banda armata. A tutta la nostra corrispondenza viene applicata la censura e anche se non abbiamo alcun limite per il numero di lettere che riceviamo, ne possiamo inviare solo 2 a settimana. Il nostro arresto e la nostra detenzione si inquadrano nell’ “Operazione Pandora” orchestrata dalla Audiencia Nacional e dai Mossos d’Esquadra, contro un’organizzazione terroristica fittizia a cui attribuiscono la responsabilità di azioni che a noi sono ancora sconosciute.

Quest’ultimo colpo repressivo lo percepiamo come un attacco alle idee e alle pratiche anarchiche, in un momento in cui lo Stato ha bisogno di nemici interni per giustificare una serie di misure sempre più oppressive e coercitive per rafforzare le attuali forme di totalitarismo. Con il discorso della crisi e dell’insicurezza come sfondo, abbiamo assistito all’intensificazione del controllo delle frontiere, delle retate razziste, degli sfratti, della violenza etero-patriarcale e dello sfruttamento del lavoro e di un lungo eccetera che si traduce in condizioni sempre più infelici per la maggior parte della gente.

Queste pareti fredde dove oggi siamo rinchiusi hanno nascosto i sorrisi che si disegnano sui nostri volti quando veniamo a sapere che familiari, amici e compagni hanno trascorso ore e ore di fronte alle questure e alla Audiencia Nacional, prendendosi cura di noi nonostante il freddo e la distanza. Allo stesso modo, ci riempie di gioia sapere che c’è stata una grande manifestazione solidale e combattiva a Barcellona e anche altrove, gesti che ci colmano di forza e di coraggio per affrontare nel modo più dignitoso questa situazione.

Mandiamo un saluto sempre combattivo, sempre fraterno a Francisco Solar, Monica Caballero, Gabriel Pombo Da Silva e a tutti gli e le indomabili che oltre i confini imposti e nonostante la prigionia, l’oppressione e le difficoltà, non abbassano la testa e continuano a scommettere sulla lotta.

Il nostro cuore è con voi.

Ora e sempre morte allo Stato e viva l’Anarchia.

Alcuni anarchici sotto rappresaglia dall’Operazione Pandora.
Madrid, fine 2014.

Il vaso di Pandora e il minestrone dell’antiterrorismo spagnolo

La mattina di martedì 16 dicembre siamo stati sorpresi da un’ondata di perquisizioni e di arresti… Sorpresi? Inutile mentire. Riprendiamo dall’inizio. La mattina del 16 dicembre non siamo rimasti sorpresi. La polizia autonoma catalana, i Mossos d’Esquadra, la Guardia Civil e gli agenti giudiziari della Audencia Nacional* sono partiti all’assalto di oltre una decina fra abitazioni e spazi anarchici a Barcellona, Sabadell, Manresa e Madrid, col loro armamentario di perquisizioni, arresti, sequestro di materiale di propaganda ed informatico, approfittando dell’occasione per rivoltare tutto e saccheggiare, utilizzando tutti i corpi antisommossa della Brigata Mobile dei Mossos d’Esquadra nella vecchia Kasa de la Muntanya, uno spazio occupato che ha appena festeggiato i suoi 25 anni.

Secondo la stampa, che ha come di consueto mostrato il suo ruolo di portavoce delle veline poliziesche, l’obiettivo di questi arresti è disarticolare «un’organizzazione criminale con finalità terroristiche e dal carattere anarchico violento». Benché sia facile ripetere la solita frase fatta, lo faremo ancora una volta: la sola organizzazione criminale che cerca di terrorizzare le persone col suo carattere violento è lo Stato con i suoi tentacoli: la stampa, l’apparato giudiziario, i suoi corpi repressivi e i suoi politici, da qualsiasi parte provengano.

Perché questa repressione non ci sorprende? Perché ce l’aspettavamo.

Non si tratta di atteggiarsi a fare gli oracoli, niente di tutto ciò, solo di saper leggere tra le righe, e a volte letteralmente, gli avvenimenti. Com’è già avvenuto con la detenzione di altri compagni l’anno scorso, da tempo vengono orchestrate retate come quella di martedì contro gli ambienti libertari ed antiautoritari. E anche se le varie retate non sono mai state così vaste, hanno comunque messo in evidenza un orizzonte disseminato di situazioni del genere.

Operazione «all’italiana»

Da circa due decenni l’ambiente anarchico della vicina Italia deve far fronte di tanto in tanto, e sempre più regolarmente negli ultimi anni, a macro-operazioni simili a quelle di martedì. Non solo perché si tratta di retate simultanee con perquisizioni di diverse abitazioni, ma anche a causa dell’utilizzo di nomi facili da ricordare e dotati di un certo humour nero, come nel caso di questa operazione, chiamata Pandora poiché nello specifico, secondo ciò che la stampa ha ripreso dalle sue fonti giudiziarie, «era un contenitore che, per i numerosi timori che avevamo, era impossibile aprire». Con «numerosi timori», si riferiscono a diverse azioni avvenute negli ultimi anni in tutto il territorio dello Stato spagnolo. Per tornare alle operazioni italiane, basterebbe ricordarne qualcuna degli ultimi anni, come l’Operazione Thor, il cui nome riguardava l’accusa di una serie di attacchi a colpi di martello contro bancomat e altri uffici; l’Operazione Ixodidae, che si riferisce al nome tecnico della famiglia delle zecche, il modo con cui i fascisti si rivolgono a comunisti e ad anarchici; o altre come Ardire, Cervantes, Nottetempo, ecc.

Oltre alla procedura e alla nomenclatura, un altro fattore che ci ricorda molto il vicino paese è il ruolo della stampa, grazie alla quale abbiamo capito ciò che stava per accadere. Da circa tre anni, o poco più, la stampa spagnola ha avviato una campagna per preparare il terreno in modo che operazioni del genere siano non solo possibili, ma anche prevedibili. Puntando il dito su ambienti, e talvolta anche su precisi spazi e persone con nome e cognome, o collettivi, ecc. essa cerca di costruire un’immagine caricaturale e uno strano nulla di un nemico interno che, benché ciò sia abituale da diverso tempo, ha assunto negli ultimi anni i caratteri più specifici dell’«anarchico violento», dell’«insurrezionalista», dell’«antisistema che si infiltra nei movimenti sociali», eccetera.

Il fiasco cileno

Il 2010 è stato un anno glorioso per lo Stato cileno. Sebastian Piñera, di destra, imprenditore e quarto uomo più ricco del paese, oltre ad essere eletto presidente, ha orchestrato un’operazione poliziesca, mediatica e giudiziaria contro l’ambiente antiautoritario con oltre una decina di perquisizioni ed arresti – conosciuta come Operazione Salamandra, ancor più nota come «Caso Bombas», in quanto partiva dall’inchiesta su una serie di attentati esplosivi degli anni precedenti – e la creazione attraverso l’immaginario poliziesco di una macro-struttura gerarchica di una presunta rete incaricata di tutti quegli attentati: un circo che non solo ha indebolito l’immagine dello Stato, oltre a farlo cadere nel ridicolo, ma che ha soprattutto messo in evidenza la grossolanità delle procedure investigative, che comprendono la falsificazione di prove, il ricatto e le pressioni per ottenere informazioni o “pentiti”, possibilità, ecc. Il processo è cominciato col rilascio di tutte le persone coinvolte e una sete di vendetta da parte dello Stato cileno contro il movimento e le persone mescolate nell’inchiesta.

Un anno dopo la finalizzazione di quella farsa che era il «Caso Bombas», e attraverso un’altra operazione da questa parte dell’oceano, i ministeri, i giudici e gli sbirri spagnoli e cileni hanno lavorato di concerto su un nuovo caso. Mónica Caballero e Francisco Solar, entrambi perseguiti prima nel «Caso Bombas», vengono arrestati a Barcellona, dove vivevano allora, con altre tre persone che più tardi sono state dichiarate estranee, con l’accusa di aver posizionato un congegno esplosivo nella basilica del Pilar a Saragoza, cospirazione in vista di realizzare un analogo atto e appartenenza ad una presunta organizzazione terrorista. Questi compagni sono attualmente in carcere preventivo, in attesa di un processo di cui si ignora la data, e inoltre non sappiamo in cosa il loro processo sarà alterato da questa nuova ondata repressiva.

La situazione è più o meno conosciuta da tutti e tutte, e se siamo certi di qualcosa, è che i recenti arresti servono a dare corpo ad una operazione che non sta in piedi da sola.

Un caso?

Alcune ore prima degli arresti di martedì, il governo spagnolo amplificava nei media il fatto che «i ministeri dell’Interno spagnolo e cileno aprono una nuova fase di collaborazione rafforzata nella lotta contro il terrorismo anarchico». Lo scorso lunedì 15 dicembre, il ministro dell’Interno spagnolo, Jorge Fernández Diaz, ha incontrato in Cile il vicepresidente e ministro dell’Interno cileno Rodrigo Peñailillo, nel palazzo della Moneda, sede del governo a Santiago del Cile. «Nella lotta contro il terrorismo il Cile troverà nella Spagna una solida alleata», si gargarizzava lo spagnolo, mentre riceveva la Gran Croce dell’Ordine del Merito cilena, «la più grande onorificenza di merito civile del paese», secondo la stampa, un trofeo che lo Stato cileno concede nello specifico per il lavoro poliziesco e come prezzo per l’arresto dei compagni Mónica e Francisco lo scorso anno.

Oltre a questi prezzi e a questi elogi, Fernandez il bottegaio ha venduto un po’ della sua mercanzia: perfezionamento poliziesco e giudiziario, materiale repressivo di vario tipo, eccetera.

E ciò che accadrà…

Quale sarà il prossimo episodio repressivo? Lo ignoriamo. Finora non si sa quasi nulla della situazione dei nostri compagni e compagne, di cosa siano accusati esattamente, a quali misure repressive saranno sottoposti, se li attende il carcere preventivo, ecc.

Ciò che è certo, è che questa operazione non è un fatto isolato, ma piuttosto un ulteriore anello di una catena. Una catena repressiva a volte brutale e a volte sottile, in cui potrebbero rientrare le nuove leggi (basti pensare alla recente Ley Mordaza**), l’attacco condotto contro i senza-documenti con retate razziste sempre più imponenti, la brutalità poliziesca, o ancora l’aspirazione a gestire la miseria e ad amministrare la repressione (che dopo tutto è ciò che fa lo Stato) da una parte della pseudo-sinistra (con Podemos*** in testa) ridotta in modo sempre più evidente ad una parodia di se stessa. Espulsioni abitative, pestaggi fascisti, recrudescenze legali e punitive di ogni sorta, giochi di specchio nazionalisti e socialdemocratici, è ciò che ci delinea il presente. Non c’è nulla di peggiore da aspettarsi: il peggio non è mai iniziato. La gamma di possibilità dell’antiterrorismo spagnolo è un minestrone. È là, bene in vista, a ricordarci che per lo Stato la lotta è sinonimo di terrorismo. Funziona come uno spauracchio. Dovremmo farci spaventare?

Lo Stato e i suoi agenti affermano di aver aperto il vaso di Pandora. Nella mitologia greca, Pandora è l’equivalente della biblica Eva. Con la misoginia caratteristica delle due mitologie, Pandora apre il suo vaso come Eva mangia la sua mela, liberandone tutti i mali contenuti.

Noi siamo in grado di creare la nostra narrazione e di sbattercene della loro mitologia di merda se vogliamo. La nostra storia è differente. Il «vaso» che questa operazione repressiva ha aperto ci esorta ad agire, a non abbassare la guardia, a prestare attenzione ai loro prossimi movimenti. Ci fa pensare e ripensare al mondo che vogliamo e alla distanza tra questo mondo e il loro. Ci porta a vedere l’urgenza di agire, di andare avanti.

Le compagne e i compagni arrestati fanno parte di diversi progetti, spazi, collettivi, ecc. ed è molto importante che questi non ne risentano, che la rovina (in ogni senso del termine) che queste situazioni solitamente generano non induca all’impotenza e alla paralisi. Affermiamo sempre che «la migliore solidarietà è continuare la lotta». D’accordo. Ma cosa significa nella pratica? Ribadiamo anche che «chi tocca uno di noi, tocca tutti e tutte». Ciò è stato dimostrato dalle risposte e dalle manifestazioni che hanno avuto luogo in differenti luoghi, così come il calore incondizionato di chi è rimasto fuori.

Se siamo sicuri di qualcosa, è che le compagne ed i compagni detenuti possono sentire questo calore che passa oltre le sbarre e l’isolamento, perché è il medesimo calore che loro stessi hanno saputo dare in altre occasioni.

Barcellona, 18 dicembre 2014

Note:
* L’Audencia Nacional è un tribunale supremo che si occupa, tra le altre cose, di tutte le inchieste dell’antiterrorismo in Spagna.
** La Ley Mordaza è la nuova legge sulla sicurezza pubblica in Spagna, che limita i “diritti fondamentali”, fissa le quote dell’immigrazione, criminalizza le occupazioni di immobili e nelle strade, ecc. Diverse iniziative sono previste in questi giorni contro l’attuazione di questa legge.
*** Podemos è un’organizzazione di sinistra nata dall’incontro dei politicanti dei resti del movimento 15M [indignados] e della sinistra trotskista, che si presenta alle elezioni e pretende di rappresentare l’alternativa ai politici liberali.

da finimondo.org

Lleida, Catalogna: Camminata contro il carcere di Ponent

SECONDA FIACCOLATA CONTRO IL CARCERE DI PONENT
ed appogio ai prigionieri ed ai famigliari delle vittime di torture.

Saluti a tutt*!

Quest’anno la fiaccolata contro il carcere di Ponent, di Lleida, si terrà Sabato 6 Dicembre. Incontro alle 19:00h su Piazza Europa (Lleida), nel passaggio sopra le vie di treno.

Nel pomeriggio, all’ora del caffè (16:30h) si farà un aggiornamento informativo della situazione dei compagni anarchici prigionieri Francisco Solar e Mónica Caballero nel Ateneo Libertario “L’Arrel” di Lleida (via Comptes d’Urgell, 31), seguito di un dibattito sulle “azioni di solidarietà contro le prigioni”.

Perché esistono tante ragioni di dire NO alle prigioni! Ne a Ponent, ne altrove!

PARTECIPA ALLA GIORNATA DI LOTTA!

in catalano, castigliano & francese

Barcellona: Aggiornamento sullo giudizio contro i torturatori di Quatre-Camins

È successo nel processo il Mercoledì, 8 maggio

Dopo aver fatto le dichiarazioni, il Mercoledì, 8 maggio, diverse persone che erano prigionieri al momento della rivolta e che ora sono in un’altra condizione, tra cui il compagno José Solis (partecipante nell’amutinamiento de Quatre Camins, ex-priogionero FIES e prigionero in lutta), e poi qualcun’altro dell’osservatorio, nonché Mossos e carcerieri come chi era stato a capo di Quatre Camins nel 2004, la ripresa del processo è stata rinviata fino al Lunedì, 13 maggio.

Tra le situazioni curiose che si sono verificate nella mattinata di Mercoledì (c’era un’altra parte del processo che ha avuto luogo nel pomeriggio), era che dopo una pausa e tornare in sala, gli avvocati della difesa (anche se non posso dire se erano tutti), hanno cercato di ricusare la corte che presiede la sala (due giudicesse e un giudice). Continue reading Barcellona: Aggiornamento sullo giudizio contro i torturatori di Quatre-Camins

Barcellona: “Reclamiamo il diritto di torturare liberamente”

Unione Generale dei Torturatori. La tortura è il nostro diritto inalienabile

Domenica 28 aprile, ci fu una marcia al carcere di Quatre Camins, come preludio al processo da eseguire su un gruppo di 9 carcerieri accusati di aver torturato alcuni prigionieri dopo la rivolta in Quatre Camins del 2004.
Dopo la marcia, una delle organizzazioni sindacali che difendono le guardie accusate di torture, piuttosto che esprimersi contro la tortura, chiede al Dipartimento Generale maggiore repressione e forza contro coloro che denunciano le torture.

In una lettera pubblicata sul loro sito web, UGTPrigioni (Unione Generale dei Lavoratori, reparto di Prigione)  si allarmano per le proteste e non per il maltrattamento e la tortura. Detto sindacato, incapace di vedere le torture che avvengono sotto il loro naso nelle carceri, e ostentando impressionanti capacità divinatorie, non hanno nessun dubbio nel dire che le intenzioni di coloro che hanno convocato la protesta davanti al centro di detenzione,  era quella di “causare gravi incidenti.” Continue reading Barcellona: “Reclamiamo il diritto di torturare liberamente”

Catalogna: Cronaca del corteo al carcere di Quatre Camins

until-all-are-free

La solidarietà con le lotte dei prigionieri continua a crescere ogni giorno di più, non tollereremo né la tortura né i maltrattamenti, denunciamo i torturatori, dinamite sulle mura della prigione.

Cronaca della concentrazione in Quatre Camins il 28 Aprile.

La scorsa Domenica 28 Aprile Suport Maresme aveva convocato una marcia di quattro chilometri al carcere di Quatre Camins. Anche quando la pioggia ha impedito la marcia, la concentrazione si è spostata alle porte della prigione.

Facendo leva nella sessione di visite di Domenica mattina, i manifestanti hanno aprofitato per distribuire  volantini ed informare le famiglie dei prigionieri durante la lettura di un manifesto. Sotto la pioggia, la concentrazione ha circondato il carcere fino a poter stabilire un contatto visivo con alcuni dei detenuti privati della libertà, dove é stato letto ancora il manifesto di José Solis, principale testimone al processo, tutti han condiviso con noi alcune parole di denuncia al sistema carcerario . Prima di disdire la marcia, le compagne di Boca di Baba, che ci hanno accompagnato per tutta l’iniziativa, hanno cantato un paio di canzoni antirrepresive per tutte quelle che eravamo lì, e chi ci ascoltava da dentro.

Una volta disdetta la marcia, i Mossos d’Esquadra, che erano in attesa sulla strada, hanno fermano uno dei compagni con il loro veicolo, hanno identificato un certo numero di persone, perquisendo la macchina e hanno detto che scriveranno un informe della manifestazione e delle “osservazioni che avevano fatto”. Infine, dopo che gli altri partecipanti si sono avicinati, li hanno lasciati andare.

Vi ricordiamo che la mobilitazione per il processo della sommossa di Quatre Camins continua dentro e fuori le prigioni.

fonte

Catalogna: Processo a carico dei torturatori di Quatre Camins

cropped-cabecerablog

VENERDÌ 19 APRILE
19:00: Discussione: Processo ai 13 secondini per le torture dopo l’ammutinamento di Quatre Camins. Mostra sul Regime FIES, lettere, poemi, disegni, denunce dal di dentro. Distribuzione di libri a sostegno dei prigionierx.
CASAL OKUPAT ATZUR, C/Arquimedes nº89 (TERRASSA)

GIOVEDÌ 25 APRILE
Immagini della prigione, ammutinamenti e prigionieri in lotta.
21:30: Proiezione del documentario “Radiografia de Carabanchel”. Di Dario Malventi e Álvaro Garreaud (2007).
Presentazione delle campagne “Carcere=Tortura” e “Torture Quatre Camins 2004”.
discussione: processo ai torturatori, per José Solís.
LA REINA DE ÁFRICA, C/ Bolivar 10. Metro L3 Lessseps o Vallcarca

VENERDÌ 26 APRILE
“Prigioniera é la libertà”
20:00: Discussione: “Processo ai torturatori di Quatre Camins”, per José Solís.
22:00: Cena.
22:30: Serata Flamenco-poetica.
CSOA LA REVOLTOSA, C/ Rogent 82. Metro L5 Camp de l’Arpa, L1 Clot

SABATO 27 APRILE
Barcellona: Discussione Torture Quatre Camins
19:00: Fella, Joaquim Costa 34

Iniziative: camminate, cortei, presidi…

DOMINGO 28 APRILE
10:00: Corteo al carcere di Quatre Camins (Barcellona), () Strada BV5002 KM11 (Vilanova del Vallès). L’uscita del corteo () sarà nel spiazzo di sabbia del Mercato Municipale, situato nell’incroccio di Quatre Camins, di fianco al benzinaio.

SABATO 4 MAGGIO
17:30: Corteo nella Rambla del Raval di fronte à UGT-Prigioni.

LUNEDÌ 6 MAGGIO
09:00: Presidio alle porte dell’Udienza Provinciale di Barcellona. Giorno in cui dichiareranno i torturati

SETTIMANA DEL 13 MAGGIO
Azioni decentralizzate dentro e fuori delle prigioni.

Processo ai torturatori

– La democrazia ha bisogno della tortura per perpetuarsi

Questo prossimo 6 di Maggio inizia il macro-processo nella Udienza Provinciale di Barcellona (Pg. Lluís Companys, Sección 5ª) a 9 secondini accusati di torture sistematiche durante quello che sia chiamato ammutinamento di Quatre Camins del 2004. Inoltre attesteranno pure i tecnocrati responsabili in quel momento della direzione generale del carcere, per chiarire le torture e la brutale repressione che fino al giorno d’oggi continuano a sofrire i compagni prigionieri, che sono dispersati per le diverse carceri dello stato, alcuni di loro in Regime FIES 1CD, in isolamento e con un’infinità di ulteriori torture.

L’ammutinamento del 2004 sorse di forma spontanea quando i secondini aggredirono ai prigionieri, ed i prigionieri dovettero esercitare la legittima difesa per proteggere la loro vita. Inoltre, nel carcere di Quatre Camins, i secondini torturavano quotidianamente ai prigionieri in totale impunità. Le torture erano state denunciate alle istituzioni della democrazia assassina che sinistramente proteggeva e protegge i/le torturatori/trici.

Tutta l’impunità dei secondini gli arriva dai poteri dello stato, il potere esecutivo, il potere legislativo e quello giudiziale.

In un primo processo celebrato nel dicembre del 2008, i compagni, innocenti delle accusazioni del montaggio giudiziale, furono duramente condannati a molti anni di carcere, con un totale di più di 200 anni. Vari di loro sommarono alle sue condanne 19 anni in più, convertendo la loro situazione penitenziaria in un ergastolo occulto, semplicemente per il fatto di non lasciarsi isolare e torturare in celle d’isolamento. I prigionieri stanchi di essere torturati per mano dei secondini, stanchi di denunciare le torture e stufi di vedere come queste venivano archiviate, si trovavano in un vicolo cieco da dove dovettero esercitare l’autodifesa. É per i loro atti di resistenza che oggi ci troviamo in un contesto politico con 13 secondini accusati per torture.

I sindacati UGT-Presons, CC.OO y CATAC, esercitano la difesa legale dei torturatori, essendo parte del braccio armato dello stato che tortura e assassina dalle sue corporative sindacali. Xavier Martínez, vicedirettore medico di Quatre Camins nel 2004, é accusato con una richiesta del p.m ad anni di carcere per avere partecipato e organizzato le torture ai prigionieri. Un caso evidente della collaborazione e dell’occultamento delle torture da parte dei servizi medici carcerari all’interno del sistema penitenziario.

Il Sindic de Greuges, difensore pubblico di Catalogna, di fronte ad un episodio tanto grave di torture ha deciso guardare di un’altra parte e non presentarsi come accusazione pubblica nel processo. In questi ultimi anni hanno governato nel Sindic de Greuges due notti secondini tecnocrati, Ignasi García Calvel e Ángel Gómez Muñoz, essendo il primo l’ex direttore generale dei servizi penitenziari di Catalogna ed il secondo l’ex vicedirettore nel dipartimento dei trasferimenti e della dispersione dei/lle prigionieri/e.

Le carceri sono l’attrezzo dei privilegiati per farla finita con ogni forma di dissenso che metta in pericolo i loro privilegi. É per questo motivo che nelle carceri si rinchiudono i poveri, i diseredati che non si sottomettono e si ribellano davanti al potere, l’ordine e le leggi.

Per loro, per noi e per la distruzione di tutto quello che ci opprime.

Né carceri, né CIES, né carceri minorili, né psichiatrici. Facciamo un’appello alla solidarietà con chi soffre le rappresaglie per questo caso e con tutte le persone in gabbia che sono sommesse a torture in tutte le prigioni dello stato e del mondo.

DINAMITTIAMO I MURI DI TUTTE LE PRIGIONI!
FACCIAMOLA FINITA CON TUTTE LE FORME DI DOMINIO!
AUTODIFESA!

Sostegno finanziario per la campagna “Tortures Quatre Camins 2004”:
BBVA 0182 1473 16 020 1510363

fonte/maggiori informazioni: torturesquatrecamins2004

Catalogna: Per l’estensione della campagna per il Febbraio Nero a Barcellona

FN-1024x523

Per tutti quelli che vogliono essere solidali in modo coordinato o spontaneo quando le occupazioni combattive e i loro metodi auto-organizzati sono in pericolo; per tutti coloro che vedono chiaramente i paralleli della logica repressiva tra ciò che sta accadendo in Grecia e ciò che sta accadendo qui nello stesso momento storico; per tutti coloro che vedono il chiaro rafforzamento e il coordinamento dell’offensiva attuale da parte degli Stati euro-fascisti contro tutti gli atteggiamenti sovversivi che non sono conformi alle loro linee democratiche -attraverso l’immediato intervento violento contro i nostri spazi, la nostra gente, le nostre quotidiane attività, e la sopravvivenza della nostra stessa auto-organizzazione e lotta.

È diventato ormai evidente che, anche se questa offensiva da parte di diversi Stati è perpetua e in corso, è chiaramente coordinata e diretta in questo preciso momento, al fine di circondare, dividere e distruggere tutte le prassi fisiche di occupazioni, da Barcellona fino alla Grecia. Queste prassi sono necessarie per le nostre attività e la nostra sopravvivenza, e per le azioni di molti di noi.

Gli Stati, in questo preciso momento, attraverso i loro meccanismi fascisti, stanno iniziando e creano un ambiente repressivo e concertato, con le loro strutture gerarchiche, la loro auto-legittimazione attraverso la legge e dei media, e la loro burocrazia capitalista-pragmatica.

Si stanno coordinando verso un obiettivo internazionale repressivo all’interno del colosso militare-industriale-capitalista dell’unione euro-fascista: l’annientamento dell’unica pratica per sovvertire la loro riforma strutturale (la loro crisi), quella pratica che sta cambiando la coscienza della sopravvivenza nelle masse oppresse. Il turismo di massa è uno delle industrie principali di Atene e Barcellona, un settore che ottiene la capacità di distruggere il tessuto sociale, di creare facilmente delle divisioni settarie in base alle condizioni economiche tra coloro che costituiscono la popolazione, e in ultima analisi, di esiliare chiunque che non abbia i mezzi finanziari ai quartieri dormitori o per le strade. L’occupazione, come massima prassi di negazione del concetto di proprietà, è il nemico naturale della classe proprietaria, che comprende lo Stato e le sue società immobiliari – nel centro del loro impero di cemento, rappresenta un’immediata delegittimazione di tutto il progetto, un pericolo per le più grandi industrie, ed una base per la creazione di legami di affinità e di organizzazioni per unire coloro che cercano di dividere.

Da questa prospettiva di un conflitto automatico di interessi, idee, e sopravvivenza, quali azioni possiamo scatenare per affrontare questa brutale offensiva da parte di tutti gli organismi repressivi che si alzano intorno a noi per soffocare le nostre vite?

Qui, proponiamo una diretta, spontanea, coerente azione contro ogni atto repressivo – il che non vuol dire disorganizzato o non premeditato, ma piuttosto sconnesso e decentrato, in modo che, la confidenza, la comunicazione e l’azione stessa, così come la responsabilità delle nostre prassi rimangono all’interno di un gruppo di affinità, in modo che la solidarietà possa essere generalizzata e non concentrata esclusivamente nelle nostre zone e nei nostri nemici personali. Se tutti noi, in tutto il generalizzato movimento di auto-organizzazione da Porto ad Atene – non solo nelle nostre case, non solo nei nostri quartieri, non solo nelle nostre città – ci impegniamo in una solidarietà attiva in questo Febbraio Nero, dal 2 al 12, e in questo modo otteniamo un colpo feroce collettivo con successo, invieremo il messaggio ai compagni imprigionati che non sono dimenticati, e agli Stati che le loro iniziative repressive possono diventare la propria fossa, alla minima scintilla.

Questo è il momento di presentare una rappresaglia massiccia, coordinata e decentrata per difendere i nostri spazi ed i nostri compagni imprigionati, in tutte le città e in tutto il mondo.

Con tutto quello che abbiamo, agiremo per resistere alla loro offensiva con le nostre proprie vittorie, e senza concessioni.

Che possano fuggire i turisti; che possano bruciare le ruspe; che possano le case abbandonate prendere vita e schiacciare il concetto di proprietà. Che possiamo tutti guardarle bruciare, pezzo per pezzo, sotto il loro naso.

fonti: 1, 2, 3

Catalogna: Liberazione di 22 anatre da un allevamento per la produzione di foie gras

Il 27 dicembre 2012 un gruppo di attivisti per la liberazione animale hanno salvato 22 anatre che erano destinate alla produzione di foie gras in Cataluña.

Questa erano immobilizzate in gabbie nelle quali erano forzate a mangiare mais fino a produrre loro una dolorosa malattia al fegato. Entro pochi giorni sarebbero state mandate al macello.

L’obiettivo di questa azione, oltre a procurare la libertà a questi animali, voleva essere far ragionare le persone sull’utilizzo degli animali per il beneficio umano. Non solo per produrre foie gras, ma per qualunque altro prodotto di origine animale.

Utilizzare animali per i nostri vestiti, il nostro intrattenimento
o alimentazione non è etico né necessario.

fonte

Spagna: Appello urgente per un’azione di solidarietà con i manifestanti di Valencia

Gli assassini in uniforme hanno picchiato e fermato dei giovani per aver chiesto di veder rispettati i loro diritti, e come le proteste in corso di numerosi studenti e dei loro sostenitori affrontano un’epidemica brutalità della polizia

Mercoledì, 15 Febbraio 2012, numerose forze di polizia hanno attaccato una protesta degli studenti fuori l’IES Lluìs Vives (Istituto di Istruzione Secondaria, con studenti fra i 13 e i 18 anni) a Valencia, la terza più grande città di Spagna dopo Madrid e Barcellona. I poliziotti hanno brutalmente picchiato molti studenti che si erano radunati per esprimere la loro opposizione agli ulteriori tagli nel settore dell’istruzione pubblica e , in particolare per protestare contro le deplorevoli condizioni delle loro scuole. Durante il raid della polizia nel luogo del concentramento e nelle vie vicine, è stato arrestato un giovane.

^ Gli studenti cantano”ASSASSINI” dopo l’assalto dei poliziotti

Il 16 Febbraio, e mentre una massiccia protesta era stata indetta come risposta alla feroce aggressione della polizia del giorno precedente, i poliziotti hanno attaccato ancora una volta i manifestanti, che stavano bloccando il traffico nella via centrale Xàtiva. A nostra conoscenza, sei persone sono state arrestate. Poco dopo, quasi 300 sostenitori si sono riuniti davanti la sede della polizia per chiedere la liberazione di tutti i fermati. La feccia che applica la legge non ha esitato a lanciare un’altro attacco contro la folla, e questa volta sono state rapite e prese in custodia altre tre persone. Dopo molte ore, i fermati sono stati finalmente rilasciati, molti dei quali accusati di reati minori.

Ecco un’estratto da una dichiarazione dei compagni su quanto riguarda la loro presenza nelle strade della città il 17 Febbraio: “Venerd’ scorso, per il terzo giorno consecutivo, siamo scesi ancora nelle strade , incontrandoci all’entrata di una scuola, mostrando solidarietà con i fermati e coloro che lottano contro le misure sia del governo centrale che del governo della Catalogna che continuano a soffocarci e a provocare tensione a Valencia. Venerdì scorso siamo tornati a vedere le facce della gente, nella strada dove ci piace creare il nostro spazio ed a resistere ai colpi della polizia. Si dice che non tutti fossero studenti provenienti dall’ IES Lluis Vives, ed infatti è vero, alcuni di noi erano studenti provenienti da altre strutture, ed altri erano lavoratori part-time sfruttati, ma ognuno di noi è rimasto sbalordito dalla lezione di dignità degli studenti di questo istituto secondario , i quali erano auto organizzati e lottavano con i propri mezzi. E il fatto è che la lotta non dev’essere solo per il riscaldamento nelle aule, o per riparare una crepa. La lotta dev’essere per la nostra dignità, per riconquistare la nostra vita e costruire il nostro futuro”.

I maiali in uniforme ovviamente non erano contenti della repressione della settimana precedente sugli alunni, nonchè sui giovani manifestanti di diverse provenienze. Così, l’operazione di repressione è continuata il 20 Febbraio, durante le nuove proteste per l’istruzione per le strade di Valencia.

http://www.youtube.com/watch?v=WYmpBE6gxIQ

^ 20 Febbraio: Le squadre anti sommossa attaccano i giovani nel centro di Valencia Continue reading Spagna: Appello urgente per un’azione di solidarietà con i manifestanti di Valencia

[Barcellona] “Non sono lavoratori, sono scagnozzi in uniforme!”

Volantino diffuso nelle strade di Barcellona contro la polizia catalana, una forza repressive responsabile dell’omicidio di molte persone:

ASSASSINI

1/1/2012 – Un giovane arrestato a Manresa dalla polizia catalana, muore in ospedale dopo esser stato picchiato mentre era ammanettato.

7/1/2012 – Muore un giovane prigioniero in un Centro di Detenzione per Immigrati nella Free Zone, dopo che gli agenti della polizia nazionale gli hanno negato le cure mediche che aveva chiesto…

E questi sono solo gli ultimi due casi.

Quelli che difendono un ordine di miseria con la tortura e l’omicidio non sono lavoratori, sono scagnozzi in uniforme. Alziamo la testa dinnanzi agli assassini del sistema che proteggono!

Vogliono picchiare i manifestanti, torturare e uccidere la gente nelle caserme, quelli che abusano e umiliano gli altri, e difendono un ordine di miseria attraverso l’intimidazione e la violenza… NON SONO LAVORATORI, SONO SCAGNOZZI IN UNIFORME!

Barcellona libertaria
trad. ParoleArmate

Barcellona, 17-20 Novembre 2011: Comunicato della Insurrezione Antiautoritaria d’Azione/Federazione Anarchica Informale (Catalogna, Spagna)

Ci siamo sempre chiesti perché nello stato spagnolo la strategia di una federazione internazionale unificata non sia stata proposta. Piuttosto che aspettare e continuare a far domande, abbiamo fatto un piccolo passo.

Dopo circa un anno di piccole azioni anonime di sabotaggio, fallimenti, e piccole vittorie, abbiamo deciso di approcciarci all’Anarchia da un’altra prospettiva, infatti abbiamo deciso di far parte della Federazione Anarchica Informale e del Fronte Rivoluzionario Internazionale. Vogliamo sperimentare quel sentimento che viene con il partecipare a questo processo, studiare nuove forme di comprensione dell’Acracia e partecipare in tutti i campi di lotta. L’anarchismo è un movimento di liberazione, un’arma di lotta, una forma di vita e/o azione, o almeno molti la intendono cosi. Vogliamo avere l’opportunità di avere un ruolo cruciale nella guerra sociale e nell’iniziare nuove pratiche quotidiane, e saremo risoluti. Come anche, intendiamo “aprire la scatola” o far emergere dall’autocritica nuove forme di azione diretta e dar vita ad un’organizzazione informale, orizzontale e combattente. Crediamo nell’antiautoritarismo, nell’acracia e in una forte prassi anarchica, come anche nella riproduzione costante dei sabotaggi, boicotaggi e attacchi che mettono in pericolo e possono svalutare i progetti del capitale ed esso stesso. Anche in questa forma di lotta scegliamo e accettiamo l’attacco diretto contro il nazi-fascismo; nella lotta contro l’autorità e il sistema, il potente attacco contro il nazi-fascismo è un altro fronte, e la lotta diretta e dal basso per distruggere chi si crede razialmente o politicamente superiore rispetto al resto rimane fondamentale. Cerchiamo la creazione di una situazione continua di tensione e di conflittualità contro il potere.

“Dinnanzi ad un sistema di controllo e dominio, solo la lotta combattente può prevalere” Continue reading Barcellona, 17-20 Novembre 2011: Comunicato della Insurrezione Antiautoritaria d’Azione/Federazione Anarchica Informale (Catalogna, Spagna)