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Atene, Grecia: Ricovero forzato di Nikos Maziotis e Pola Roupa

I membri di Lotta Rivoluzionaria Nikos Maziotis e Pola Roupa sono in sciopero della fame dall’11 novembre 2017.

Il compagno e la compagna incarcerat* si battono contro le misure d’isolamento; contro misure specifiche del nuovo codice carcerario che mirano alla repressione dei/lle prigionier* di alta sicurezza; contro la proposta di detenere i/le prigionier* di alta sicurezza nei commissariati; contro il ripristino previsto del regime carcerario di tipo C. Richiedono anche la fine immediata dell’isolamento imposto a Nikos Maziotis (da luglio, per una decisione del ministero della giustizia, il compagno viene tenuto isolato dagli altri prigionieri); un’estensione dell’orario di visita basata sulla frequenza di visite del/la prigionier*; sale appropriate per i genitori incarcerati per poter incontrare i propri figli.

Hanno chiarito fin dall’inizio che avrebbero preso soltanto acqua. Hanno chiesto ripetutamente che venisse loro garantita una comunicazione telefonica libera col figlio di 6 anni prima di essere trasferiti dalla prigione di Koridallos in un qualsiasi ospedale.

Il 2 dicembre Nikos Maziotis e Pola Roupa sono stati trasferiti in un ospedale esterno alla prigione a causa del peggioramento del loro stato di salute. Ma il giorno successivo hanno entrambi chiesto di essere rimandati in prigione perché alla fine la libera comunicazione col figlio era stata loro negata.

Il 4 dicembre Nikos Maziotis ha bruciato e distrutto la sezione d’isolamento B nel sotterraneo della prigione femminile di Koridallos, dove era tenuto in isolamento da 5 mesi. Da lì è stato spostato nell’infermeria della prigione a causa delle esalazioni, ed è stato minacciato di venire messo di nuovo in isolamento – stavolta nell’unità disciplinare della prigione di Koridallos.

Nelle prime ore del 5 dicembre Nikos Maziotis e Pola Roupa, in sciopero della fame, sono stati costretti al trasferimento fuori dalla prigione. Il procuratore ha ordinato il ricovero forzato. Attualmente sono all’Ospedale Generale di stato di Nikaia, minacciati entrambi di venire nutriti con la forza. Per il momento i medici dell’ospedale non hanno ancora ottemperato agli ordini del procuratore.

Nikos Maziotis e Pola Roupa continuano lo sciopero della fame. Hanno dichiarato che non accetterano il siero fisiologico e reagiranno contro ogni tentativo di terapia non volontaria e nutrizione forzata (tortura) in ogni modo possibile.

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Grecia: Solidarietà col compagno Panagiotis Aspiotis

L’anarchico Panagiotis Aspiotis – attualmente incarcerato nella prigione di Korydallos – ha iniziato uno sciopero della fame mercoledì 22 marzo, per protestare contro il rifiuto della sua iscrizione all’Istituto professionale (IVT) pubblico della prigione benché ne avesse i requisiti. Qualche giorno fa, altri quattro prigionieri si sono uniti allo sciopero della fame per la stessa ragione.

Nella precedente richiesta di trasferimento, P. Aspiotis aveva invocato ragioni di studio – dato che era stato ammesso all’IVT della prigione di Korydallos – così come ragioni personali legate alla possibilità di comunicare con la sua compagna e con il figlio appena nato. Il rifiuto della sua domanda non ci coglie assolutamente di sorpresa, dato che il Ministero della Giustizia – che collabora fedelmente col pubblico ministero del Comitato carcerale, Stamatina Perimeni – ha da tempo gettato la maschera che nascondeva la loro mentalità fascista. Stavolta la ragione legalmente infondata che invocano per privare P. Aspiotis e gli altri compagni in sciopero della fame del diritto a studiare all’IVT è che i prigionieri sono registrati in prigioni diverse da quella di Korydallos. Questo gesto pregiudica l’esistenza stessa dell’IVT, visto che dei 21 richiedenti ammessi con successo ai corsi soltanto a 9 è stato dato il permesso di frequentare. Non è una coincidenza neppure il fatto che lo stesso pubblico ministero – che mostra di essere un nostalgico dei campi d’esilio di Makronissos – sia lo stesso che ha ripetutamente respinto le domande di permesseo di K. Gournas e D. Koufontinas, chiedendo loro un atto di pentimento.

Il rifiuto di queste richieste da parte dei fedeli collaboratori della coalizione di governo SYRIZA-ANEL costituisce una violazione flagrante dei diritti dei prigionieri e un tentativo di accentuare la loro marginalizzazione sociale. I loro annunci, ben pubblicizzati ma vuoti, sul miglioramento delle condizioni di vita dei prigionieri, come anche, più specificatamente, le disposizioni per la creazione delle “scuole della seconda-opportunità” e gli IVT (Istituti professionali), comunicate dal Ministro della giustizia (E. Fytrakis) un paio di mesi prima, si è presto rivelato una vuota promessa e l’ennesima campagna rivolta ai media per calmare i prigionieri e far tacere ogni asserzione di diritti umani.

Questo governo non è nient’altro che l’ennesimo governo che delude il pubblico, promuove e protegge gli interessi delle elite economiche, impoverisce il popolo tagliando stipendi e pensioni, dona proprietà e installazioni a uso alloggio a banche e grandi compagnie e mette in vendita i beni pubblici per soddisfare l’appetito rapace delle multinazionali. Portano avanti i piani dei loro predecessori con zelo eccessivo smantellando ogni sensibilità sociale che possono aver predicato e intensificando i progetti di oppressione.

Il caso di P. Aspiotis è una lampante manifestazione del desiderio di rivalsa, l’ipocrisia e l’autoritarismo del meccanismo di applicazione delle leggi dello stato. Nel febbraio 2016 il compagno è stato gravemente ferito dagli uomini dell’Unità dell’Antiterrorismo dopo il suo rifiuto di fornire un campione di DNA e, come conseguenza “naturale”, l’Unità dell’Antiterrorismo l’ha portato in processo il 6 aprile al tribunale di via Evelpidon [ad Atene]. Che fornire campioni di DNA raccolti forzatamente dal pubblico ministero sia stato ufficalmente, anche se solo in teoria, vietato dopo la dura e accesa lotta dei prigionieri politici che avevano cominciato uno sciopero della fame nel marzo 2015 non conta niente.

Il nostro compagno P. Aspiotis e tutti gli altri prigionieri che prendono parte a questo lungo sciopero della fame difendono il diritto umano fondamentale dell’accesso all”educazione e la loro unica arma  sono i loro corpi e la loro stessa vita. Il Ministero delle Giustizia, insieme al pubblico ministero, prendono deliberatamente tempo così che lo sciopero della fame prenda fine e le richieste dei prigionieri rimangano insoddisfatte. S. Perimeni, E. Fytrakis e il Ministro della giustizia, S. Kontonis, utililzzano la salute e la vita dei prigionieri per le loro manipolazioni sistematiche. Devono essere tenuti a rispondere per le loro vite. Il compagno P. Aspiotis non è solo! Conviene che si preparino a una reazione proportionale al risultato delle loro azioni outcome of their actions!

Solidarietà col compagno P. Aspiotis e gli altri compagni in sciopero della fame.

Esigiamo l’immediata soddisfazione della loro richiesta di studiare all’IVT della prigione di Korydallos.

Iniziativa di solidarietà a P. Aspiotis e i compagni in sciopero della fame

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[Prigioni statunitensi] Sean Swain in sciopero della fame dal 26 dicembre

via SeanSwain.org (12 gennaio 2017)

Recentemente abbiamo ricevuto da parte di un suo amico la notizia che attualmente Sean è in sciopero della fame ed è stato messo in una cella speciale.

Nonostante i dettagli siano ancora vaghi, sappiamo che Sean rifiuta il cibo dal 26 dicembre 2016. Era accusato di estorsione nei confronti di un vice-direttore di prigione e un processo disciplinare era in corso quando ha cominciato lo sciopero della fame ed è stato trasferito in una cella speciale.

Sappiamo che la prigione riconosce il suo sciopero della fame e segue le procedure connesse, che includono che ogni giorno venga condotto al reparto medico dove viene pesato e vengono controllati i suoi segni vitali. Non è chiaro se cercano di negoziare con lui in qualsiasi modo.

Prendete il tempo di scrivere una lettera d’incoraggiamento a Sean:
Sean Swain #243-205
Warren CI, P.O. Box 120, 5787 State Route 63
Lebanon, Ohio 45036 [USA]

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Grecia: Lambros-Viktoras Maziotis Roupas affidato ai familiari

Striscione esposto dallo squat anarchico Utopia A.D. a Komotini, nel nord della Grecia: “Prigioniero a sei anni; l’odio cresce; feccia sbirri–giudici–media, assassini”

Oggi domenica 8 gennaio 2017, dopo un nuovo ordine del pubblico ministero, la nonna materna ha ottenuto la custodia temporanea di Lambros-Viktoras Maziotis Roupas, e la prigionia nel reparto psichiatrico (!) dell’ospedale pediatrico di Atene è infine terminata. Il bambino di 6 anni ha lasciato l’ospedale accompagnato dai parenti di primo grado.

Nel frattempo ci sono state proteste dei e delle detenut* nella prigione maschile e in quella femminile di Koridallos, nella prigione femminile di Elaionas a Tebe, e nella prigione di Trikala.

I membri di Lotta Rivoluzionaria Nikos Maziotis, Pola Roupa e Kostantina Athanasopoulou hanno interrotto lo sciopero della fame e della sete.

La corte prenderà una decisione sulla custodia definitiva del bambino entro sei mesi.

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Atene, Grecia: Tre prigionier* di Lotta Rivoluzionaria in sciopero della fame e della sete – Lambros-Viktoras Maziotis Roupas rapito

Nelle prime ore del 5 gennaio 2017, due membri di Lotta Rivoluzionaria, la compagna Pola Roupa, latitante, e l’anarchica Konstantina Athanasopoulou sono state arrestate in uno dei quartieri della zona sud di Atene. La polizia anti-terrorismo ha assaltato il nascondiglio in cui si trovavano Pola e suo figlio di 6 anni, mentre Konstantina è stata arrestata in una casa vicina.

Separato da sua madre con la forza, Lambros-Viktoras Maziotis Roupas — figlio dei membri di Lotta Rivoluzionaria Nikos Maziotis e Pola Roupa — viene tenuto prigioniero in un ospedale pediatrico e sorvegliato dalla polizia (!), senza aver diritto di vedere i parenti più stretti e nemmeno il rappresentante legale dei genitori.

Le autorità greche, e in particolare il pubblico ministero minorile, la s.ra Nikolou, continuano a rifiutare di affidare il bambino ai parenti di primo grado di Pola Roupa.

In risposta a questo, tre membri di Lotta Rivoluzionaria — il prigioniero anarchico Nikos Maziotis, la compagna Pola Roupa, ricatturata, e la nuova arrestata Konstantina Athanasopoulou — hanno intrapreso uno sciopero della fame e della sete a partire dal 5 gennaio stesso, richiedendo che il bambino di sei anni venga immediatamente affidato alla zia e alla nonna (da parte di madre).

In una lettera aperta, Nikos Maziotis dichiara, tra le altre cose: “Nostro figlio è il figlio di due rivoluzionari, ed è fiero dei suoi genitori. Non cederemo ad alcun ricatto. Difenderemo le nostre scelte con la nostra stessa vita”.

Il 6 gennaio, durante il trasferimento delle due donne alla corte di Evelpidon, Pola ha gridato: “I vermi tengono prigioniero mio figlio a Paidon (ospedale pediatrico di Atene), sorvegliato da poliziotti armati; a sei anni è un prigioniero di guerra” e: “Lunga vita alla Rivoluzione!”. Inoltre Pola ha dichiarato: “Sono una rivoluzionaria, e non ho niente di cui scusarmi.”

Qui sotto la dichiarazione di Konstantina:
“Sono anarchica, membro dell’organizzazione rivoluzionaria armata Lotta Rivoluzionaria (Epanastatikos Agonas). Gli unici terroristi sono lo Stato e il Capitale. Rifiuto di mangiare e bere qualsiasi cosa finché il figlio dei miei compagni Pola Roupa e Nikos Maziotis non verrà consegnato ai parenti.
Konstantina Athanasopoulou”

Dentro, prigionier* anarchic* e altr* detenut* in ali diverse, maschili e femminili, della prigione di Koridallos hanno organizzato una protesta unitaria rifiutando di rientrare in cella, per esigere la fine della prigionia di Lambros-Viktoras in solidarietà con i/le prigionier* di Lotta Rivoluzionaria attualmente in sciopero della fame e della sete.

All’esterno, compagn* di diverse città in tutta la Grecia hanno effettuato varie azioni in sostegno ai/lle rivoluzionar* anarchic*, chiedendo che ai parenti di primo grado di Pola Roupa vengano immediatamente garantiti il diritto di visita e la custodia del minorenne.

Forza a Konstantina Athanasopoulou, Pola Roupa e Nikos Maziotis, membri orgogliosi di Lotta Rivoluzionaria.

Lotta Rivoluzionaria non deporrà le armi e non si arrenderà ai/lle nemic* della libertà.

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Messico: Giornata di lotta in prigione; Luis Fernando Sotelo, Fernando Bárcenas e Abraham Cortés in sciopero della fame. Miguel Peralta Betanzos digiuna

Dal 28 settembre i compagni Fernando Bárcenas e Abraham Cortes, detenuti nel carcere preventivo Nord, Luis Fernando Sotelo, detenuto nel carcere preventivo Sud di Città del Messico e Miguel Peralta Betanzos, nel carcere di Cuicatlán nello stato di Oaxaca, hanno iniziato una giornata di lotta anti-carceraria all’interno della prigione.

I tre compagni a Città del Messico hanno dichiarato lo sciopero della fame, mentre Miguel ha iniziato un digiuno.

Qui sotto vi proponiamo il comunicato firmato dal compagno anarchico Fernando Bárcenas e da Abraham Cortés.

28 settembre 2016

Ai/lle compagn* ribelli

Ai popoli e le comunità sul piede di guerra

Agli/lle schiav* emancipat*

A chiunque sia interessato a queste posizioni e queste parole…

Oggi, per una liberazione totale, dichiariamo uno sciopero della fame a durata indeterminata come atto di autodeterminazione e d’incitazione a una rivolta generalizzata. Semplicemente perché non possiamo continuare ad assistere, giorno dopo giorno, al genocidio delle nostre comunità e dei nostri popoli.

In questa società esiste una realtà occulta; la democrazia è un colpo di stato che non nasconde i carri armati nelle crepe ma le sostituisce con le telecamere e i microfoni dei giornalisti. La democrazia governa col potere della sua propaganda ed è per questo che sosteniamo che la democrazia è la tecnica e la scienza che il potere utilizzano per non essere percepita come oppressione, il capitalismo ne è il capo e la democrazia il suo ufficio stampa.

È per questa ragione che non ci rivolgiamo né ai media né alle classi dominanti, noi parliamo e ci rivolgiamo ai/lle compagn* dell’immensa galera chiamata Terra, a chi come noi è figli* della guerra per il semplice fatto di essere nat* priv* di tutto.

Ma queste parole non hanno alcuna intenzione di strumentalizzare le forze ribelli e ancor meno di unirle sotto una bandiera qualsiasi, ma piuttosto di aprire un legame di comunicazione, uno spazio di sintonia di lotta e di tutto quello che può emergere da ogni parte come contestazione e atto di auto-determinazione.

Ci sembra, dal nostro punto di vista, che là dove c’è autorità esiste la prigione, ed è per questa ragione che la prigione è ben più che una semplice struttura fisica che ci si impone mediante l’immagine di mura e filo spinato. La prigione, secondo noi, è costituita dalla società intera mentre le prigioni fisiche non sono che l’espressione concreta dell’isolamento sociale che nutre e legittima il potere.

L’urbanismo (per esempio) è la rappresentazione stessa della carcerazione massiccia o, che è lo stesso, della fortificazione dello spazio urbano che si accompagna allo sterminio delle classi popolari più marginalizzate, e che si presenta oggi come parte integrante della fase storico-geografica finale del capitalismo tecno-industriale. (Sforzo finale di ristrutturazione in questa tappa di crisi in cui il solo modo di consolidare la propria dominazione è la guerra).

Ormai non possiamo più credere alle loro bugie perché il loro «fantastico mondo» non esiste attorno a noi; ci trattano come delinquenti, allo stesso modo in cui hanno chiamato selvaggi i primi abitanti delle Americhe, giustificando così il loro genocidio; quello che accade ogni giorno nei nostri quartieri è una guerra coloniale che cerca di tranquillizzare l’effervescenza rivoluzionaria dei nostri simili con tattiche vili come l’inondazione massiccio di droga e armi che implicano immancabilmente l’arrivo nei nostri quartieri e nelle nostre comunità di truppe di occupazione sempre più numerose. Tutto ciò è in relazione diretta con l’aumento della povertà e della carenza educativa e sanitaria nelle comunità e nei quartieri popolari. E che genera come risultato un aumento dell’indice di criminalità, che a sua volta giustifica la repressione da parte dell’apparato politico-militare dello Stato, con la prigione che diventa un monumento al massacro, immensa discarica sociale dove si elimina tutto quello che non piace o che disturba il sistema capitalista…

Attualmente nel paese ci sono 226mila prigionier* e benché le prigioni siano sovrappopolate, il tasso di criminalità non cala, al contrario aumenta o resta stabile. Di conseguenza il problema non sono le 226mila persone detenute ma la società tecno-industriale che ha bisogno di giustificare questo massacro.

La prigione è un’azienda che legittima la guerra contro i poveri e protegge dallo sterminio la società basata sull’accumulazione capitalista.

E qual è il pretesto per condurre in maniera nascosta questo intervento? Basta che i quartieri siano devastati dal crimine, le rapine, i furti, gli omicidi e gli scontri, «le strade non sono sicure», e allora i sindaci e i consigli municipali si trovano d’accordo con i residenti che chiedono «più protezione», senza prendersi la briga di analizzare il contesto di questa sporca guerra.

È evidente che le vittime della piaga della droga sono responsabili dei crimini che avvengono nei quartiere, non lo si può negare. Ma prima di reclamare disperat* «una maggiore protezione della polizia» ricordiamoci piuttosto chi ha imposto questa piaga nei nostri quartieri e comunità. Sarebbe meglio ricordarsi a chi, alla fin fine, giova la dipendenza delle persone alla droga; sarebbe meglio ricordarsi che la polizia è una truppa di occupazione inviata nelle nostre comunità dalla classe dominante, non per proteggere la vita dei poveri ma piuttosto per proteggere gli interessi e la proprietà privata dei capitalisti.

La polizia, i politici e i dirigenti delle grandi aziende sono contenti di vedere i/le giovani proletar* cadere vittime di questa piaga, e per due ragioni, la prima perché il traffico di droga è un’impresa che economicamente rende moltissimo, la seconda è che si rendono conto che finché possono tenere i/le nostr* giovani agli angoli delle strade a «smazzare» per una dose, non dovrenno preoccuparsi di vederci condurre un’efficace battaglia di liberazione.

La polizia non può risolvere il problema, perché fa parte del problema stesso, allo stesso modo le istituzioni del sistema non possono risolvere i problemi sociali, economici e politici del popolo, perché sono loro stessi che li creano e se ne nutrono. La «guerra contro le droghe» non è nient’altro che una dottrina controrivoluzionaria incaricata di conservare e rafforzare la dominazione, lo sfruttamento, l’imprigionamento delle classi sociali più oppresse del proletariato.

Siamo i/le sol* a poter sradicare questa calamità dalle nostre comunictà ed è per questo che invece di collaborare con questa società malata e decadente abbiamo deciso di viverne ai margini per costruire un mondo con le nostre mani, ed è una cosa che passa necessariamente dall’organizzazione rivoluzionaria del popolo.

Libera uno spazio, oKkupa, armati e prenditi cura delle persone che ti sono vicine.

Se ci saranno più azioni di questo tipo, frammentarie e disordinate, senza alcun centro, ma che si riferiscono a mille centri, ognuno auto-determinato, allora ridurle a una formalità e la recuperazione da parte del sistema tecnologico saranno molto più difficili.

Viviamo un’epoca tecnologica in cui il capitalismo si ristruttura attraverso le applicazioni tecnologiche del sistema di controllo sociale e tutto questo ha cambiato il mondo in maniera determinante.

La realtà virtuale di falsi bisogni si è già imposta, gli interessi del proletariato sono stati frantumati in mille pezzi e si perdono nei meandri della realtà virtuale. La democrazia stessa è una di queste realtà virtuali, come tutte le altre.

È evidente che un sistema di questo tipo non può essere tutelato che attraverso la trasformazione degli abitanti del territorio in agenti del sistema, nessun’altra struttura repressiva saprebbe garantirne meglio la difesa.

È per questo che lo stato/capitale tecnologico/moderno non può essere distrutto sul territorio che dall’ascesa generalizzata dell’insurrezione.

Quindi la risposta non si trova nelle teorie, ma concretamente nell’esigenza e la necessità degli/lle esclus* del sistema, i/le ribelli, e per finire nel linciaggio sociale che sono il frutto naturale di una società divisa tra privilegiati da una parte e schiavi dall’altra.

Anche la rivolta è un evento naturale che non è stato appena scoperto dagli/lle anarchic* né gli/le altr* rivoluzionar*.

Ma questa rivolta non è direttamente riconducibile ai vecchi programmi e manuali «rivoluzionari»,  la rivolta dei nostri giorni è atomizzata, disordinata, un fine in sé.

Per noi ribelli sociali, la rivolta è un rifiuto totale delle ideologie tanto che fanno parte del sistema che ci opprime.

Col metodo basato sulla pratica dell’azione diretta, nel conflitto permanente e l’auto-organizzazione delle lotte, senza l’accettazione di alcun moderatore, allora sì che enormi possibilità di sbocchi insurrezionali restano aperte.

Da questo punto di vista, è chiaro che l’anarchia non è un’ideologia ma una forma concreta di opposizione a quello che esiste, per ottenere la sua distruzione totale e definitiva.

Quindi siamo per la ribellione permanente, per l’insurrezione generalizzata, unico modo di rendere impossibile la manifestazione di un potere centralizzato.

Lanciamo questo grido di guerra come forma di difesa della lotta dei/lle prigionier* statunitensi e allo stesso modo di solidarietà con i/le compagn* afro-american* che come noi vivono il genocidio della droga.

Solidarietà con i popoli e le comunità ribelli.

Solidarietà totale col compagno Luis Fernando Sotelo Zambrano.

Per la liberazione totale! Per la distruzione della società carceraria!

Tre anni dopo l’incarcerazione di Abraham Cortés Ávila, il 2 ottobre 2013.

Fernando Bárcenas.
Abraham Cortés Ávila.

Fonte in spagnolo: Croce Nera Anarchica del Messico

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Atene: Comunicato dell’assemblea di Solidarietà a Evi Statiri

Dopo la decisione del consiglio giudiziario competente che ha approvato la scarcerazione di Evi Statiri, abbiamo deciso di annullare la manifestazione prevista martedì 6 ottobre, e chiamiamo a un’assemblea per quello stesso giorno alle 19 al Politecnico (palazzo Gini) per organizzare una mobilizzazione domenica 11 ottobre sulle forti misure cautelari imposte a Evi.

Le misure cautelari che accompagnano la decisione di scarcerazione di Evi Statiri, dopo 19 giorni di sciopero della fame, consistono in un regime di cattività speciale cui ci opponiamo. Malgrado la prospettiva della scarcerazione, non abbassiamo la guardia e non lasciamo nessuno solo davanti a questa condizione, ma ci confrontiamo a essa in maniera collettiva. Non dimentichiamo che le persecuzioni dei familiari e di chi è vicino ai/lle prigionier* continuano, e continuiamo a lottare perché finiscano.

CONTRO L’IMPOSIZIONE DI MISURE CAUTELARI

FINE IMMEDIATA DELLE PERSECUZIONI CONTRO I FAMILIARI E GLI/LE AMIC* DEI/LLE PRIGIONIER*

CHE NESSUN* SIA SOL* NELLE MANI DELLO STATO

Assemblea di Solidarietà con Evi Statiri

Azioni internazionali coordinate in solidarietà con Evi Statiri

Dal 12 al 17 settembre 2015, alcun* participant* alla rete di Contra Info hanno effettuato una serie di azioni in solidarietà con Evi Statiri, prigioniera in lotta in Grecia, che il 14 settembre ha cominciato uno sciopero della fame esigendo la sospensione della misura di custodia cautelare impostale 6 mesi fa.

Evi Statiri si trova in galera a causa della mania vendicativa scatenata dagli apparati repressivi della democrazia greca dopo il fallito piano di evasione dei/lle compagn* prigionier* della Cospirazione delle Cellule del Fuoco all’inizio del 2015, che ha messo nel mirino i/le familiar* e amic* dei membri dell’organizzazione. Quando il Potere non riesce a piegare i/le prigionier* sovversiv*, mette le mani su amic* e parenti, cercando di seminare il panico e punire quello che non rientra nelle grosse bibbie della legislatura, quello che supera i muri del carcere, quello che è più lontano dalla dicotomia innocenza-colpevolezza: la solidarietà.

Dopo la decisione di Evi Statiri di scegliere come strumento di lotta lo sciopero della fame, facciamo appello ai/lle compagn* di tutto il mondo per rinforzare questo grido di libertà attraverso l’azione anarchica multiforme. Che nelle strade risuoni: EVI STATIRI LIBERA!

Qui sotto vi proponiamo alcune delle foto delle azioni realizzate nei territori controllati dagli Stati di Bolivia, Francia, Grecia, Portogallo, Cile, Spagna… e aspettiamo i vostri contributi a: contrainfo(chiocciola)espiv.net

Uno striscione è stato esposto a La Paz (Bolivia): “Compagna Evi Statiri, sequestrata dallo Stato greco, ti salutiamo dalla Bolivia”; sono anche stati distribuiti dei volantini: “Dalla Bolivia alla Grecia, libertà per Evi Statiri – La tua lotta dall’interno della prigione è un segno d’indomabile ferocia di fronte al Potere e la repressione”.

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Volantini a Tolosa, Francia: “Solidarietà con Evi Statiri, prigioniera politica in Grecia. Evi Statiri si trova in custodia cautelare nella prigione di Koridallos, in Grecia, dal 2 marzo 2015, arrestata perché compagna di Gerasimos Tsakalos, membro incarcerato della Cospirazione delle Cellule di Fuoco (organizzazione anarchica rivoluzionaria internazionale). Dopo essersi vista rifiutare ancora una volta la scarcerazione, il 14 settembre comincia uno sciopero della fame. Fuoco alle frontiere. Fuoco alle prigioni”

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toulouse3-768x1024Due striscioni sulla cancellata del Politecnico, a Exarchia, Atene: “Né innocenti, né colpevoli – Solidarietà con Evi Statiri” // “Evi Statiri tieni duro // Siamo tutti parenti delle Cellule del Fuoco // Morte ai giudici!”

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Uno striscione è stato esposto in una delle località più centrali e turistiche di Lisbona, Portogallo: “Libertà per Evi Statiri”; sono anche stati distribuiti dei volantini firmati da alcun* anarchic* con un aggiornamento sulla situazione di Evi: “Solidarietà internazionalista e anarchica con Evi Statiri – Dopo 6 mesi di custodia cautelare, un atto arbitrario di pura vendetta del Potere, Evi Statiri ha cominciato uno sciopero della fame il 14 settembre 2015, nelle prigioni della democrazia greca, fino al suo rilascio incondizionato. (…) Libertà per chi si trova nelle celle della prigione – Rilascio immediato per Evi Statiri – Revoca delle misure restrittive contro Athena Tsakalou!”

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Striscione a Santiago, Cile: “La paura può governare, ma non regnerà nei cuori e le menti degli esseri umani liberi” – Evi Statiri libera!”

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Degli slogan sono stati scritti nelle vie di  Iruña/Pamplona, Navarra (Spagna) — Evi askatu! (“Liberate Evi!” in Basco) e altri…

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Fino alla distruzione totale di tutte le prigioni. Evi libera
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Libertà per Evi Statiri
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Libertà per Evi Statiri, compagna greca

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Grecia: Testo di Evi Statiri per l’ inizio dello sciopero della fame del 14 settembre

Sono passati sei mesi dal giorno in cui mi hanno costretta a guardare il cielo da dietro il filo spinato e a misurare il tempo tra una chiusura e l’altra della porta della mia cella. Il nuovo rifiuto espresso dal consiglio giudiziario riguardo la mia liberazione ha confermato quello che già sapevo fin dai primi giorni in cui mi sono trovata nelle celle della forza antiterroristica. La mia detenzione non è stata semplicemente una questione personale: è il riflesso di una strategia oppressiva totale che ha come scopo la creazione di uno stato di terrore e la soddisfazione di una mania vendicativa dell’apparato persecutivo contro i detenuti politici e i refrattari ai valori della cultura del potere.

Continuo a trovarmi in carcere con come unica prova di “colpevolezza” l’essere la moglie del detenuto politico, membro della Cospirazione delle Cellule di Fuoco, Gerasimos Tsakalos.

Continuo a trovarmi in carcere perché non ho “firmato” un certificato di coscienza sociale (*) e non ho rinnegato il mio compagno e il nostro rapporto.

So che il rifiuto fascista del consiglio giudiziario di ridarmi la libertà di cui mi hanno privato è il risultato degli ordini dell’autorità e di procedure poliziesco-giudiziarie che hanno lo scopo di trasmettere un chiaro messaggio intimidatorio.

Chiunque stia vicino ai detenuti politici rischia di trovarsi nella cella a fianco… Chiunque non chini il capo, non abbassi lo sguardo, non zittisca la propria voce di fronte agli idoli autoritari, viene trascinato in manette in guardina, nelle stanze degli interrogatori, nei tribunali…

Però le iniziative di solidarietà dell’ultima settimana mi hanno provato che la paura governa, ma non regna nel cuore e nella mente degli uomini liberi.

Un grande grazie a tutt* quell* che con le loro azioni esorcizzano la dittatura della bugia e dell’ipocrisia della giustizia che si ostina a mantenermi rinchiusa nelle sue celle. Adesso inizia una nuova battaglia…

All’ulteriore sentenza negativa dei giudici non mi resta che rispondere con l’arma ultima della persona prigioniera, lo sciopero della fame per la mia liberazione.

La mia intenzione era di iniziare da domani (8 settembre), visto che vi avevo già fatto riferimento in una lettera precedente nel caso di un nuovo rifiuto alla mia richiesta. Nei giorni successivi all’annuncio della mia decisione tanti compagni, principalmente dalla provincia, mi hanno chiesto di posticiparlo per permettere anche ad altri compagni di ritornare per poter meglio organizzare la lotta solidale. Capendo le difficoltà che ci sono in un periodo pre-elezioni e poiché concepisco la solidarietà come una condivisione di tensioni, desideri e lotte comuni e non come uno strumento da sfruttare, rispettando e in accordo con il pensiero dei compagni per far sì che si possano moltiplicare le possibilità di solidarietà, ho deciso di posporre l’inizio del mio sciopero di una settimana.

LUNEDÌ 14 SETTEMBRE INIZIO LO SCIOPERO DELLA FAME contro la paura e l’ingiustizia.

È una decisione il cui peso può schiacciarmi, però non esistono altre opzioni… Mi rifiuto di accettare il golpe della bugia e dell’ipocrisia di una giustizia che realizza contratti di sterminio della libertà in nome dell’autorità.

Lo sciopero della fame oltre a una lotta per la mia liberazione è un omaggio a tutt* coloro che hanno lottato prima di me contro la bruttezza dell’autorità e una barricata di resistenza per chiunque il sistema tenterà di incarcerare dopo di me perché vicini ai detenuti politici, perché urleranno per la giustizia e oseranno vivere liberi e non come schiavi.

LOTTA FINO ALLA LIBERAZIONE
LA SOLIDARIETÀ È LA NOSTRA ARMA

Evi Statiri
Carcere di Koridallos 07/09/2015

(*) Certificato di coscienza sociale : dichiarazione in uso nella polizia e nell’esercito greco tra gli anni 1938-1981, istituita dal dittatore Metaxas, che veniva fatta sottoscrivere ai cittadini, in cui garantivano di non avere a che fare con gruppi comunisti e che non ne condividevano le idee. Fu usata ampiamente durante la guerra civile greca, bollando ed escludendo dalla vita pubblica chi non la firmava, impedendo ad esempio l’accesso ad impieghi pubblici come l’insegnamento.

in greco, spagnolo, portoghese

Messico: Solidarietà esplosiva con lo sciopero della fame della Coordinazione Informale di Prigionieri in Resistenza

Comunicato ricevuto il 27 luglio.

A 30 giorni dall’inizio dello sciopero della fame della Coordinazione Informale di Prigionieri in Resistenza

Salutiamo col fuoco l’iniziativa di lotta dei compagni della Coordinazione Informale di Prigionieri in Resistenza, a 30 giorni dall’inizio del loro sciopero della fame, che ci dimostrano che la lotta frontale contro lo Stato-Capitale continua anche all’interno della prigione, e che non fa che assumere un’altra forma.

Domenica 26 luglio un pacco esplosivo è scoppiato nella succursale della Banamex sull’avenida Revolucion, tra le vie Mixcoac e Barranco del muerto, e con quest’azione rivendichiamo la lotta dei nostri compagni. La critica-pratica del capitale nel suo insieme riveste forme diverse, dalla lotta all’interno della prigione, al sabotaggio diffuso, alle barricate che dei/lle compagn* innalzano in diverse regione del territorio controllato dallo Stato messicano per difendere la Terra, la vita stessa e le molteplici forme che conosce l’associazionismo proletario nella lotta di strada, la solidarietà e la lotta in tutte le sue forme.

Mandiamo un forte abbraccio di combattimento ai compagni Julian Barron Lopez, Jose Santiago Hernandez e Fernando Barcenas. Ci ricordiamo anche del compagno Luis Fernando Sotelo, le azioni di solidarietà dovranno continuare su tutti i fronti.

Fino alla distruzione totale delle prigioni!
Per l’appropriazione della vita umana!
Guerra allo Stato-Capitale!

Prole
27/07/15

in francese, spagnolo

Cile: Prigionieri sovversivi cominciano uno sciopero della fame in solidarietà con gli anarchici Juan, Nataly e Guillermo

Compagn*, vi informiamo:

Che in quanto sovversivi residenti nella Prigione di alta sicurezza (CAS a Santiago), dalle 00:00 di oggi, 18 maggio 2015, ci uniamo allo sciopero della fame che Juan Flores, Guillermo Duran e Nataly Casanova hanno intrapreso come forma di lotta.

Lo facciamo con un profondo senso di solidarietà contro la prigione, e avanziamo le stesse richieste dei nostr* compagn*, che sono in sciopero della fame già da 34 giorni:

– Il rilascio immediato di Enrique Alfonso Guzmán Amadeo, viste le accuse ridicole e le prove deliranti presentate dal pubblico ministero.

– Chiediamo una soluzione immediata per il caso della nostra compagna Nataly Antonieta Casanova Muñoz, perché dal suo arrivo nel penitenziario di San Miguel si ritrova in un regime rigido di punizione e isolamento.

– Chiediamo che cessino le molestie e le persecuzioni che le forze repressive hanno scatenato contro i nostri cari.

– Che venga determinata la validità scientifica della prova del DNA.

CHIAMAMO ALLA PROPAGANDA CON OGNI MEZZO

Contro ogni autorità: Guerra sociale.

Gioventù combattente, insurrezione permanente.

Finché esisterà la miseria, ci sarà rivolta.

Marcelo Villarroel
Freddy Fuentevilla
Carlos Gutiérrez
Juan Aliste
Alejandro Astorga
Hans Niemeyer
Alfredo Canales

Prigione di Alta Sicurezza
Santiago, Cile

spagnolo | inglese | greco

Santiago : La sede dei Giovani Comunisti attaccata in solidarietà con Juan, Nataly, Guillermo ed Enrique

Il mattino del 3 maggio abbiamo deliziato i Giovani Comunisti rinfrescando la facciata della loro sede di via San Pablo, 9059, Pudahuel, con della vernice e qualche vetro fatto sparire a sassate.

Questi stronzi, che hanno ampiamente cercato la riconciliazione democratica frequentando il potere e il suo apparato poliziesco, si sono messi a minacciare gli anarchici attraverso la stampa con delle richieste legaliste quando hanno avuto luogo gli scontri di un anno fa. Sembra che alcun* abbiano scordato quello che è successo, ma per quanto ci riguarda il tempo che è passato non ha cambiato niente, questo attacco ne è il riflesso fedele, e andremo oltre…

Abbiamo rivendicato questa azione con dei volantini in solidarietà con i/la compagn* Juan Flores, Nataly Casanova e Guillermo Durán (in sciopero della fame da 20 giorni) e con Enrique Guzmán, che si sono sempre dichiarat* contro ogni forma di potere e di autorità.
Sappiate che portiamo attenzione alla vostra situazione e che non avremo pace finché il potere non la finirà con i suoi soprusi.

Non c’è tempo né per le scuse, né per le pause.

Solidarietà in offensiva con i/le prigionier* in sciopero della fame.

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(foto degli scontri del 1 di maggio del 2014)

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Grecia: Fine dello sciopero della fame della Rete Dei Prigionieri Combattenti

Attraverso un comunicato emesso la notte del 18 aprile 2015, i compagni Antonis Stamboulos, Giorgos Karagiannidis, Fivos Harisis, Argyris Ntalios, Grigoris Sarafoudis, Andreas-Dimitris Bourzoukos, Dimitris Politis e Yannis Michailidis, membri della Rete dei Prigionieri Combattenti (DAK), hanno annunciato la fine del loro sciopero della fame, considerando che buona parte delle loro rivendicazioni erano state in parte soddisfatte dopo il voto del nuovo progetto di legge in parlemento:

– Il quadro legislativo che stabilisce il funzionamento delle prigioni di tipo C è stato ritirato. (Nonostante questo l’articolo 187 sulle organizzazioni criminali e l’articolo 187A sulle organizzazioni terroristiche rimangono).

– Abolizione dell’aggravante di azione realizzata a viso coperto («legge del passamontagna») per i casi di arresto durante le manifestazioni, ma viene mantenuta in caso di rapina (anche se la pena minima che si aggiunge a quella per rapina, se a viso coperto, passa da 10 a 5 anni).

– Presenza di un esperto indipendente fin dalla prima fase di raccolta del materiale genetico (ma il prelievo forzato del DNA conserva comunque il suo carattere obbligatorio).

– I/Le prigionier* che hanno passato in prigione 10 anni e il cui grado di invalidità supera l’80% potranno uscire di prigione per scontare il resto della condanna ai domiciliari con un bracciale elettronico, cosa che apre la strada alla liberazione di Savvas Xiros (il cui grado di invalidità raggiunge il 98%).

AUGURIAMO FORZA E RIPRESA RAPIDE AI COMPAGNI DELLA RETE DEI PRIGIONIERI COMBATTENTI

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Grecia: Fine dello sciopero della fame della CCF

Tramite un comunicato del 04.04.15, i membri incarcerat* della Cospirazione delle Cellule di Fuoco hanno annunciato che cessano lo sciopero della fame, considerando che la domanda di liberazione dei loro familiari è stata soddisfata :

Quello di oggi è un giorno che apre una breccia nei muri del mondo carcerario che ci circonda. Dopo 32 giorni di sciopero della fame, la madre di Christos e Gerasimos Tsakalos, come anche la compagna di Gerasimos, varcheranno fra poco la porta della prigione, nuovamente liber*. […]

Questa vittoria non è solamente il risultato dello sciopero della fame della Cospirazione delle Cellule di Fuoco. È la vittoria di tutta la gente solidale che ha spezzato la tranquillità sociale con attacchi incendiari, occupazioni, sabotaggi, cortei, riunioni, interventi improvvisati, e ha trasformato le città in terreni di momenti insorti e i palazzi occupati in laboratori vivi di situazioni sovversive. […]

Oggi smettiamo il nostro sciopero della fame, dopo aver vinto gli spaventapasseri del Potere che volevano che i nostri familiari fossero messi in carcere, PERÒ nello stesso momento lo sciopero della fame degli altri prigionieri politici continua per ottenere le rivendicazioni più ampie che hanno messo sul tavolo. I prossimi giorni sono critici, quanto per la loro salute come per la scommessa della lotta anarchica totale. […]

FORZA E SOLIDARIETÀ con il compagno anarchico Nikos Maziotis, membro di Lotta Rivoluzionaria, e con la Rete dei Combattenti Imprigionati.

VITTORIA DELLA LOTTA DELLO SCIOPERO DELLA FAME


TUTTO CONTINUA

Cospirazione delle Cellule di Fuoco – FAI/FRI
Nucleo in carcere
04.04.2015

1 Aprile 2015: Chiamata alla solidarietà rivoluzionaria con i prigionieri in sciopero della fame in Grecia

A tutt’oggi i compagni anarchici imprigionati e membri del DAK (Rete dei Combattenti Imprigionati) Antonis Stamboulos, Tasos Theofilou, Giorgos Karagianidis, Dimitris Politis, Fivos Harisis, Argyris Ntalios, Andreas-Dimitris Bourzoukos, Grigoris Sarafoudis e Yannis Michailidis, i membri di Lotta Rivoluzionaria Nikos Maziotis e Kostas Gournas, il membro della 17 Novembre (17N) Dimitris Koufontinas, alcuni prigionieri politici turchi nonché i prigionieri Giorgos Sofianidis e Mohamed-Said Elchibah ci troviamo in sciopero della fame, combattendo contro lo stato d’eccezione repressivo e legislativo che è stato implementato da parte dello Stato greco a partire dall’anno 2000.

A partire dal 2 Marzo 2015, ed insieme ai compagni ed alle compagne che si trovano fuori le mura del carcere, abbiamo iniziato una lotta per l’abolizione delle carceri di massima sicurezza di tipo C, per l’abolizione della legge antiterrorista, della legge sul cappuccio, per un cambiamento fondamentale del processo di presa ed analisi delle tracce di DNA e per il rilascio del membro della 17N Savvas Xiros, che è gravemente malato.

La nostra lotta per la soddisfazione di queste richieste è una lotta contro il nucleo centrale dello stato d’emergenza. E’ una lotta contro il nucleo centrale del nuovo totalitarismo, che è stato applicato da 15 anni sia da parte dello Stato greco, che da tutti gli altri Stati a livello globale.

Dal momento che riconosciamo come il punto focale dei disegni del dominio trascenda gli stretti confini geografici degli Stati, chiamiamo tutti i compagni e le compagne a dare supporto alla nostra lotta.

Chiamiamo tutti i compagni e le compagne ad agire in solidarietà il 1 Aprile, mandando un segnale di unità rivoluzionaria.

Vittoria per la lotta di coloro che stanno portando avanti lo sciopero della fame

Immediata accetazione di tutte le richieste

Per la distruzione dello Stato e del Capitale

DAK: Rete dei Combattenti Imprigionati

Grecia: Vittoria per la lotta condotta dai prigionieri in sciopero della fame

Dal 2 marzo in poi, dozzine di prigionieri politici stanno facendo lo sciopero della fame per protestare contro la “crociata antiterrorismo”, espressasi nella forma dei fondamenti repressivi/legali speciali consolidati negli ultimi anni e il regime ora permanente dello “stato costante d’emergenza”, come pure la detenzione dei loro famigliari.

Noi, come “Assemblea di solidarietà con i prigionieri in sciopero della fame” appoggiamo con tutte le nostre energie la lotta dei prigionieri politici e ci battiamo con loro per:

– il ritiro della legislazione speciale antiterrorismo e, in particolare, delle leggi sulle organizzazioni criminali e terroriste (art. 187 e 187 A).
– il ritiro delle leggi repressive speciali (legge sul cappuccio).
– l’abolizione delle carceri di tipo C che costituiscono l’ultimazione della separazione e dello stato d’esclusione dei prigionieri politici.
– la definizione dell’uso e dell’esame del DNA come prova legale.
– l’immediata liberazione di Savvas Xiros, lentamente annientato in questi 13 anni dalla vendetta di Stato, malgrado la sua disabilità al 98%.
– l’immediato rilascio dei famigliari dei membri appartenenti alla Cospirazione delle Cellule di Fuoco (CCF).

Lo sciopero della fame condotto dai prigionieri politici è inscindibilmente connesso con la lotta di ieri e di domani. I prigionieri politici sono prigionieri di guerra in lotta contro lo Stato e il Capitalismo, in prima linea in questa lotta.

Lottare fine alla demolizione di ogni prigione rimasta
Libertà per i prigionieri politici

Assemblea di solidarietà con i prigionieri in sciopero della fame (Atene)

aggiornamenti sugli scioperi della fame

[Grecia] Nikos Romanos: Sullo sciopero della fame dei prigionieri politici

Il 2 marzo 2015, anarchici/prigionieri politici hanno iniziato uno sciopero della fame con richieste riguardanti il contesto repressivo prodotto dalla crociata antiterrorismo che procede regolarmente, malgrado il governo di sinistra dei mercanti di speranza. I compagni anarchici riuniti nella Rete dei Prigionieri Combattenti (DAK) e i compagni Maziotis, Koufontinas e Gournas hanno ricostruito un quadro generale che descrive lo sviluppo della repressione negli ultimi anni. Ecco perché ogni loro richiesta separatamente smantella il regime emergenziale e la sua espressione basilare: nient’altro che repressione. Con l’elezione di SYRIZA molti compagni, me compreso, hanno ritenuto fosse necessario provocare da un punto di vista anarchico, per costringere SYRIZA a rivelare il suo vero volto. Quello del capitalismo, della direzione dei poteri moderni, dei servi del capitale.

Inoltre, a questa mascherata con ospiti di tutti periodi storici, gli spettatori sono costretti a scoprire che dietro le maschere si nasconde il volto del potere che non può essere migliorato né riformato, solamente distrutto attraverso una lotta continua con ogni mezzo. E facciamolo sapere a tutti gli anarchici che si sono fatti attrarre dalle urne per dare il voto a SYRIZA.

Ma, come tutti noi ben sappiamo, era evidente che SYRIZA si tramutasse rapidamente dall’essere braccio istituzionale delle lotte sociali e retorica tollerabile per il realismo di governo del periodo pre-elettorale.

Questo perché l’ondata repressiva a livello internazionale che spazza tutto al suo passaggio, è implicitamente legata alla crisi strutturale del capitalismo e alla sua ricostruzione a tutti i livelli della vita sociale. La questione centrale del dominio sui suoi subordinati continua. Dopo essersi comprata la loro coscienza offrendo loro tessere per accedere al paradiso capitalista tramite prestiti bancari, ora si sta cercando di garantire la loro fiducia nel fatto che la democrazia è senza vicoli ciechi. Naturalmente, il cammino per l’inferno è sempre ricco di buone intenzioni. E non è né la prima né l’ultima volta che la Sinistra da un contributo essenziale all’indirizzo strategico nel dominio del mondo. Così, l’ultimo atto compreso nel puzzle repressivo si è avuto con l’arresto della compagna Aggeliki e con i pogrom  dell’Agenzia antiterrorismo diretti contro i parenti e gli amici dei prigionieri della Cospirazione delle Cellule di Fuoco.

Quelli che hanno trascorso parte della propria vita dietro le mura, possono facilmente cogliere la grandezza del ricatto emotivo prodotto dal vedersi accanto i propri cari nella ripetizione monotona quotidiana della prigionia dietro le sbarre. Un vero incubo istigato dall’Agenzia antiterrorismo e dai giudici. E se devono essere sollevati dal costo personale, il prezzo politico va fatto ricadere sui loro responsabili politici. E per far finta che abbiano l’onore, lasciamoli pure alzare i pugni quando sarà il momento. Così, lo sciopero della fame dei prigionieri membri delle CCF e il suo esito vincente comporteranno il blocco  della vendetta persecutoria contro i parenti dei detenuti che si ribellano. Allo stesso modo, la vittoria dei compagni di DAK e di Maziotis, Koufontinas e Gournas porrà maggiore ostacolo di fronte all’attacco del dominio contro i suoi oppositori politici. Quindi, in questo contesto, è grande l’importanza della lotta dei prigionieri che si ribellano e del movimento di solidarietà.

La possibilità di aprire crepe non solo nelle mura delle prigioni, ma nell’autorità medesima (e nella sua immagine) progredisce. Capiamo le circostanze, coordiniamo le nostre azioni, uniamo gli sguardi e la passione contro ogni autorità, di qualunque origine e retorica. Perché chi ama la libertà e odia l’ingiustizia cercherà sempre dei modi per distruggere le prigioni.

NESSUNA TREGUA CON LA CIVILTA’ DELLO SFRUTTAMENTO
VITTORIA PER LA LOTTA DEI PRIGIONIERI CHE SCIOPERANO
IMMEDIATA SODDISFAZIONE DELLE LORO RICHIESTE

Nikos Romanos
sezione E del carcere di Koridallos
15 marzo 2015

Grecia: Sciopero della fame dei detenuti nella prigione di Domokos Kostas Gournas e Dimitris Koufontinas

carcereNoi, Kostas Gournas [membro di Lotta Rivoluzionaria] e Dimitris Koufontinas [membro dell’organizzazione 17 Novembre], prigionieri politici detenuti nella prigione di tipo C a Domokos, iniziamo uno sciopero della fame da lunedì 2 marzo 2015.

Lottiamo per l’abolizione degli art. 187 e 187A del codice penale, per la revoca della legge d’emergenza che prevede misure speciali con cui le autorità cercano di criminalizzare e distruggere i loro oppositori politici.

Lottiamo per l’abolizione dei tribunali speciali e dei tribunali militari eccezionali, questa struttura per lo sterminio di coloro che lottano, fatta di accordi speciali, leggi speciali incostituzionali, uso empirico e fraudolento della prova (ad esempio, riguardo il DNA) e l’apporto di prova speciale.

Lottiamo per l’abolizione di tutte le leggi repressive speciali fatte contro gli oppositori e le mobilitazioni popolari.

Chiediamo l’immediata abolizione delle prigioni di tipo C, simbolo dello stato d’esenzione dei prigionieri politici e d’intimidazione verso la società che resiste.

Chiediamo l’immediato rilascio di Savvas Xiros. Ormai da 13 anni, le autorità metodicamente e in modo vendicativo lo annientano, provocandogli danni irreparabili fino al 98% di disabilità.

La repressione è l’altra faccia dell’austerità, la lotta del movimento popolare contro l’austerità è inscindibile dalla lotta contro la repressione e, in particolare, contro questo regime permanente dello stato d’emergenza. Chiediamo il sostegno da tutta la società in lotta.

Questa lotta dei prigionieri politici, le proteste e gli scioperi della fame hanno lo scopo di mandare un messaggio di resistenza al popolo greco. Siamo quelli che ci assumiamo la responsabilità delle nostre scelte, ci occorre essere uniti e determinati, perché il nostro destino è nelle nostre mani. Questa è la nostra missione per la nostra dignità, per le future generazioni.

La speranza sta solo nella lotta.

Prigione di tipo C a Domokos
2 marzo 2015

Kostas Gournas
Dimitris Koufontinas

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Prigione di Domokos, Grecia: Sciopero della fame di Nikos Maziotis, membro di Lotta Rivoluzionaria

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Negli ultimi 15 anni e, specialmente dopo lo scoppio della guerra contro il “terrorismo”, in campo internazionale il sistema capitalistico ha assunto caratteristiche totalitarie, al fine d’imporre la dittatura dei mercati, gli interessi dell’élite finanziaria sovranazionale emersi dalla procedura della globalizzazione del sistema con la fine del bipolarismo. In tale contesto, la repressione, strumento dell’arsenale legale e penale di cui gli Stati si servono nella nuova situazione globalizzata per contrastare i nemici politici del nuovo ordine delle cose e, in particolare, la minaccia dell’azione rivoluzionaria armata, assume grande importanza e applicazione per la riproduzione del sistema, specialmente negli anni recenti con l’esplodere della crisi finanziaria globale.

Lo Stato greco, costruito sul capitale sovranazionale, da un lato ha adottato le riforme neoliberali imposte dalla UE, dall’altro ha aggiornato l’arsenale legale e penale secondo le esigenze della “guerra contro il terrorismo” lanciata a livello internazionale. Per questa ragione, nel 2001 il governo ha votato, con la legge A contro il terrorismo, l’art. 187 del codice penale (organizzazione criminale). Nel 2009, subito dopo la rivolta del dicembre 2008, il governo ha votato la legge contro il cappuccio, nel 2010 ha inasprito l’art. 187 A. In seguito a un’ordinanza legale generale, nel 2012 il governo ha imposto il prelievo forzato del DNA e, infine, nel corso dell’estate 2014 ha approvato, quale logica conseguenza della sua politica repressiva, la legge sulle prigioni di tipo C per i prigionieri politici.

In tutti questi anni l’attacco repressivo dello Stato si è sempre più intensificato parallelamente alle riforme neoliberali adottate dai governi greci. Inoltre, tale attacco è stato rafforzato dopo l’esplosione della crisi finanziaria globale, la rivolta del dicembre 2008 e in seguito alla subalternità del Paese al FMI, alla UE e alla BCE, attraverso l’accettazione del primo Memorandum nel 2010.

Per la maggioranza della società si tratta di un regime delegittimato a causa della rapina sociale perpetrata contro la società greca, il che per un’elevata percentuale di popolazione produce fame, povertà e miseria, migliaia di morti suicidi, malattie, mancanza di beni di prima necessità, migliaia di senzatetto e migliaia di persone che pescano il cibo dalla spazzatura o mangiano alla mensa dei poveri. Quanto sopra sta creando le condizioni opportune per la prospettiva di una rivoluzione e un rovesciamento del regime, che è responsabile della crisi e di tutte le sofferenze.

Lo svolgimento del controllo e della gestione della crisi capitalistica da Syriza, dopo le elezioni del 25 gennaio 2015, non rappresenta una modifica sostanziale della situazione. Malgrado le promesse fatte prima delle elezioni inerenti l’abolizione delle convenzioni contenute nel memorandum e la riduzione del debito, la politica del governo di Syriza non si differenzia da quella dei suoi predecessori. Ciò può essere dimostrato dall’ampliamento dell’attuale programma di salvataggio. Anche se si usano trucchi nella comunicazione quali non chiamare ciò “memorandum” o non dire “Troika” (FMI, UE e BCE), le considerano istituzioni. La verità è che Syriza ha accettato il memorandum e il debito e firmerà un nuovo memorandum di salvataggio dopo che sarà prorogato l’attuale.

Come membro di Lotta Rivoluzionaria e come prigioniero politico detenuto nelle carceri di tipo C credo che l’unica via d’uscita sia la scelta della rivoluzione armata popolare e sociale e il rovesciamento del regime può dare una spinta per superare la crisi e può ribaltare il memorandum, le convenzioni di finanziamento e cancellare il debito. Come membro di Lotta Rivoluzionaria e come prigioniero politico detenuto nelle carceri di tipo C, durante la lotta dei prigionieri politici contro le legislazioni speciali “contro il terrorismo”, i tribunali e le prigioni speciali, dal 2 marzo 2015 partecipo a un sciopero della fame. Chiediamo:

1) abolizione della legge A “contro il terrorismo” emanata nel 2011, dell’art. 187 (organizzazione criminale)
2) abolizione della legge B “contro il terrorismo” emanata nel 2004, dell’art. 187A (organizzazione terroristica)
3) abolizione della “legge sul cappuccio”
4) abolizione della legge sulle prigioni di tipo C
5) rilascio del prigioniero Savvas Xiros (condannato nel caso dell’organizzazione 17 Novembre) per motivi di salute.

Nikos Maziotis, membro di Lotta Rivoluzionaria
Prigione di tipo C a Domokos

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Radiocane: A proposito dello sciopero della fame di Nikos Romanos

Lo sciopero della fame di Nikos Romanos, incominciato nelle galere greche lo scorso 10 novembre, sta scatenando la rabbia di molti compagni e solidali in Grecia e altrove. A riguardo una breve corrispondenza con un compagno di Atene.

Ascolta: Radiocane.info

Atene: Comunicato dell’occupazione del Centro Culturale Melina, nel quartiere Thissio

Lo striscione recita: “Lo stato di diritto uccide. Solidarietà con Nikos Romanos e gli altri compagni in sciopero della fame”

Il 6 dicembre 2014 occupiamo il Centro Culturale Melina, all’incrocio tra la strada Irakleidon 66 e Thesalonikis, nel quartiere Thissio, ad Atene.

L’occupazione è in solidarietà con la lotta in corso di Nikos Romanos, sei anni dopo la morte di Alexandros Grigoropoulos.

Il nostro obiettivo è una continuazione e escalazione dell’azione anarchica multiforme. Sosteniamo tutte le iniziative che contribuiscono all’inasprimento della guerra sociale.

Vittoria per la lotta degli scioperanti della fame Nikos Romanos, Yannis Michailidis, Andreas-Dimitris Bourzoukos e Dimitris Politis.

Forza al compagno G.S., da Mesolongi, che è in sciopero della fame dal 3 dicembre 2014.

Sosteniamo la lotta dei rifugiati e delle rifugiate provenienti dalla Siria.

Un pugno alzato per i detenuti nelle carceri greche che si rifiutano di entrare nelle loro celle, o si astengono dal cibo della prigione, o attuano simbolici scioperi della fame in solidarietà con l’anarchico Nikos Romanos.

FUOCO ALLE FRONTIEREFUOCO ALLE CARCERI

NON DIMENTICHIAMONON PERDONIAMO

PS: Ci vediamo sulle strade, barricate e occupazioni

Atene : Lo scioperante della fame Nikos Romanos trasferito all’ospedale

Striscione sulla scuola Politecnica di Exarchia : Solidarietà con l’anarchico Nikos Romanos, in sciopero della fame dal 10/11

Il 24 novembre del 2014, il prigioniero anarchico Nikos Romanos, in sciopero della fame dal 10 novembre, è stato trasferito dalle prigioni di Koridallos verso l’ospedale Gennimatas, sul corso Mesogeion, 154. E’ stato chiamato un presidio solidale per il giorno di oggi, 25 novembre, alle 17.00 di fronte all’ospedale.

Atene: Attaccata la sede del partito di governo Nea Dimokratia

La mattina di mercoledì 19 novembre abbiamo visitato la locale sede di ‘Nuova Democrazia’, nel distretto di Ampelokipi (situato tra la questura di polizia e il commissariato di Ampelokipi), affinché si “senta chiaro” in tutta la zona la nostra solidarietà con gli scioperanti della fame Nikos Romanos e Iraklis Kostaris e con la loro esigenza di far valere il diritto all’istruzione e alle uscite dal carcere a cui hanno diritto, ma che non gli viene concesso dal consiglio di carcere di Koridallos e da un burocrate giudiziario chiamato Eftichis Nikopoulos.

La nostra solidarietà va anche con Yannis Michailidis (in sciopero della fame solidale) e con tutti gli anarchici nemici politici del regime di cui sono prigionieri.

… e come ben si dice… Forza!