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Atene, Grecia: Tre prigionier* di Lotta Rivoluzionaria in sciopero della fame e della sete – Lambros-Viktoras Maziotis Roupas rapito

Nelle prime ore del 5 gennaio 2017, due membri di Lotta Rivoluzionaria, la compagna Pola Roupa, latitante, e l’anarchica Konstantina Athanasopoulou sono state arrestate in uno dei quartieri della zona sud di Atene. La polizia anti-terrorismo ha assaltato il nascondiglio in cui si trovavano Pola e suo figlio di 6 anni, mentre Konstantina è stata arrestata in una casa vicina.

Separato da sua madre con la forza, Lambros-Viktoras Maziotis Roupas — figlio dei membri di Lotta Rivoluzionaria Nikos Maziotis e Pola Roupa — viene tenuto prigioniero in un ospedale pediatrico e sorvegliato dalla polizia (!), senza aver diritto di vedere i parenti più stretti e nemmeno il rappresentante legale dei genitori.

Le autorità greche, e in particolare il pubblico ministero minorile, la s.ra Nikolou, continuano a rifiutare di affidare il bambino ai parenti di primo grado di Pola Roupa.

In risposta a questo, tre membri di Lotta Rivoluzionaria — il prigioniero anarchico Nikos Maziotis, la compagna Pola Roupa, ricatturata, e la nuova arrestata Konstantina Athanasopoulou — hanno intrapreso uno sciopero della fame e della sete a partire dal 5 gennaio stesso, richiedendo che il bambino di sei anni venga immediatamente affidato alla zia e alla nonna (da parte di madre).

In una lettera aperta, Nikos Maziotis dichiara, tra le altre cose: “Nostro figlio è il figlio di due rivoluzionari, ed è fiero dei suoi genitori. Non cederemo ad alcun ricatto. Difenderemo le nostre scelte con la nostra stessa vita”.

Il 6 gennaio, durante il trasferimento delle due donne alla corte di Evelpidon, Pola ha gridato: “I vermi tengono prigioniero mio figlio a Paidon (ospedale pediatrico di Atene), sorvegliato da poliziotti armati; a sei anni è un prigioniero di guerra” e: “Lunga vita alla Rivoluzione!”. Inoltre Pola ha dichiarato: “Sono una rivoluzionaria, e non ho niente di cui scusarmi.”

Qui sotto la dichiarazione di Konstantina:
“Sono anarchica, membro dell’organizzazione rivoluzionaria armata Lotta Rivoluzionaria (Epanastatikos Agonas). Gli unici terroristi sono lo Stato e il Capitale. Rifiuto di mangiare e bere qualsiasi cosa finché il figlio dei miei compagni Pola Roupa e Nikos Maziotis non verrà consegnato ai parenti.
Konstantina Athanasopoulou”

Dentro, prigionier* anarchic* e altr* detenut* in ali diverse, maschili e femminili, della prigione di Koridallos hanno organizzato una protesta unitaria rifiutando di rientrare in cella, per esigere la fine della prigionia di Lambros-Viktoras in solidarietà con i/le prigionier* di Lotta Rivoluzionaria attualmente in sciopero della fame e della sete.

All’esterno, compagn* di diverse città in tutta la Grecia hanno effettuato varie azioni in sostegno ai/lle rivoluzionar* anarchic*, chiedendo che ai parenti di primo grado di Pola Roupa vengano immediatamente garantiti il diritto di visita e la custodia del minorenne.

Forza a Konstantina Athanasopoulou, Pola Roupa e Nikos Maziotis, membri orgogliosi di Lotta Rivoluzionaria.

Lotta Rivoluzionaria non deporrà le armi e non si arrenderà ai/lle nemic* della libertà.

in inglese, tedesco, portoghese

Atene: Blitz della polizia allo squat Kleous 96 a Exarchia – 3 arresti – casa rioccupata

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“Giù le mani dallo squat Kleous 96 – Rilascio immediato dei/lle 3 arrestat*”; striscione in viale Alexandras durante il presidio fuori dal GADA (sede centrale della polizia di Atene) in solidarietà con i/le 3 occupant*

Un edificio privato situato al 96 di via Themistokleous nel quartiere di Exarchia è stato occupato qualche giorno fa.

Il 14 giugno 2016 la polizia ha effettuato un’incursione nel nuovo squat Kleous 96. Tre occupanti sono stat* arrestat* e portat* nella sede centrale della polizia di Atene.

Più tardi nella giornata lo squat è stato rioccupato.

Kleous96-544x543Dichiarazione dello squat KLEOUS 96

via Themistokleous 96, Exarchia | Email: Kleous96@riseup.net

Siamo un gruppo di persone di tutto il mondo con origini e percorsi diversi. Alcuni di noi hanno i documenti, altri no. Ma siamo uniti dalle convinzioni e il desiderio comune di costruire un collettivo basato sul principio di assemblee auto-organizzate e l’autogestione, con lo scopo a lungo termine di ampliare questo sistema di vita e fare parte di un movimento globale che rovescerà questo sistema barbaro e distruttivo. Un sistema che crea confini razzisti per difendere risorse e ricchezze accumulate tramite sciacallaggio e propaganda di guerra.

Abbiamo scelto di occupare un edificio vuoto nel quartiere di Exarchia ad Atene, inoccupato da alcuni anni e che ha bisogno di ristrutturazioni. Insieme abbiamo l’intenzione di riportare questo vecchio edificio alla vita e non solo di viverci ma di aprirlo alla comunità e farne uno spazio sicuro in cui stati nazionali, frontiere e documenti non vengano riconosciuti, e il self-empowerment e l’autosviluppo possano essere raggiunti attraverso l’educazione e la creatività.

Crediamo che la proprietà privata in generale e in particolare il possesso di terreni ed edifici siano un concetto assurdo, specialmente in un momento in cui l’estrema povertà, le misure di austerità, le guerre e le frontiere chiuse colpiscono così tante vite in tutto il mondo e gli esseri umani vengono fatti vivere in condizioni inaccettabili. Scegliamo semplicemente di ignorare le regole e le norme di cui non beneficia la maggior parte della popolazione del pianeta.

Inoltre crediamo che serva uno spazio per il dialogo politico, la pianificazione dell’azione politca e la cooperazione fra i diversi gruppi. Attivisti di tutto il mondo vengono a Exarchia e sono ispirati dalla struttura auto-organizzata e i forti legami di solidarietà, soprattutto quando si tratta di difendere il quartiere contro le aggressioni della polizia. Vogliamo far parte di questa comunità, imparare e acquisire capacità per tornare nei nostri rispettivi paesi di origine e diffondere questo sistema di vita e di organizzazione comunitaria. E vogliamo anche unirci e rafforzare questa comunità ed essere determinanti per spingere ed espandere i limiti di Exarchia.

Anche se ci siamo riuniti grazie agli sforzi reciproci durante l’attuale crisi dei/lle rifugiat* crediamo fortemente che la vera crisi sia il sistema stesso. Quindi non collaboreremo né ci associeremo con nessun partito politico, agenzie governative, OIG od ONG. Siamo qui in Grecia perché crediamo che la maggiore necessità e il momento della mobilitazione di tutti i popoli oppressi siano qui e adesso.

In generale vogliamo lavorare per raggiungere i seguenti obiettivi:
Niente frontiere razziste
Niente nazioni
Liberazione delle donne
Abolizione della proprietà privata ossia possesso dei mezzi di produzione, del capitale, della terra e ridistribuzione delle risorse disponibili.
Giustizia piuttosto che uguaglianza.

Mentre sul posto ci aspettiamo che tutt*, che facciano parte del gruppo o che siano semplicemente dei sostenitori, rispettino le seguenti regole:
Niente droghe
Niente alcool
Niente linguaggio o gesti razzisti, sessisti, omofobi, transfobici o validisti.
La violenza fisica o parole offensive non saranno tollerate.
Niente media né fotografi.

in inglese

Marsiglia: L’espulsione del terzo Manba è finita con 3 compagn* in custodia cautelare, e un arresto a domicilio

manba

Nel pomeriggio del 12 aprile il nuovo Manba è stato espulso dalle forze di polizia arrivate in gran numero, si contano due arresti e delle violenze poliziesche. La nuova apertura seguiva l’espulsione del manba 2 (la settimana scorsa).
Articolo aggiornato (ancora) da MIA il 15 aprile.

Il Manba era stato aperto qualche giorno fa nella via Bel Air, in un edificio vuoto da diversi anni. L’apertura doveva permettere di continuare le attività del Manba: accoglienza de* migranti, atelier collettivi, riunioni politiche, punto di gratuità… Era un luogo che voleva anche essere un punto d’incontro delle lotte in questo momento di movimento sociale.

La polizia è arrivata il 12 aprile, ed è rimasta parecchie ore davanti all’edificio, occupato in quel momento da cinque compagn* (un* de* quali arrestat* la sera stessa). Un “architetto perito” è arrivato pretendendo che l’edificio fosse pericolante, mentre non era stato qualificato come tale. Lo sgombero avvenuto dopo più di 48 ore d’occupazione era dunque uno sgombero illegale. Le persone venute in sostegno contro l’espulsione, una ventina, sono stati allontanati violentemente dai poliziotti, il cui numero non ha cessato di aumentare per tutto il tempo del confronto.

Dopo aver respinto le persone arrivate in sostegno, i poliziotti hanno allora bloccato completamente la strada e l’accesso all’edificio in cui sono entrati, facendone uscire gli/le occupanti e procedendo all’arresto di un* di loro.
I/Le solidali hanno cercato di evitare l’arresto bloccando il furgone di polizia da un lato della strada, cosa a cui i poliziotti hanno risposto con dei colpi di tonfa e dei lacrimogeni sul corso Lieutaud. I/Le solidali hanno continuato a resistere, cercando inoltre di proteggersi rovesciando bidoni della spazzatura tra loro e i poliziotti, che hanno aumentato allora il livello di violenza non esitando a gassare a bruciapelo e picchiare delle persone a terra. Approfittando della loro superiorità numerica, hanno arrestato un’altra persona, buttandola a terra e picchiandola a più persone brutalmente a colpi di manganello telescopico.
La polizia municipale e nazionale si è mostrata violenta, e molto arrogante, come la settimana scorsa.

In seguito la quarantina di persone venuta in sostegno è risalita in manifestazione selvaggia fino alla Plaine, rovesciando in maniera sistematica i bidoni di spazzatura sul percorso ed è stata di nuovo gassata dalla BAC prima della dispersione.

Perché il manba viva ancora! Aria, aria, aprite le frontiere!
Solidarietà e sostegno con gli/le arrestat*! Libertà per loro!
ACAB

Nota di Contra Info: voci di strada dicono che durante il conflitto un certo numero di biciclette della polizia sono state espropriate in corso Lieutaud, i pulotti sono stati anche attaccati, compreso un agente della BAC (brigada anticriminalità) che si è preso un pugno nello stomaco.

Ultime informazioni sugli arresti:

13 aprile: i poliziotti sono andati a prendere a casa sua una persona presente durante lo sgombero del nuovo Manba del 12 aprile per una ‘udienza libera’. In seguito è stata posta in custodia cautelare e dovrà comparire per ‘deterioramento di luogo di culto’.

14 aprile: due delle tre persone arrestate nell’ambito dello sgombero del Manba 3 (una il giorno stesso e una il giorno dopo) sono state rilasciate in serata sotto controllo giudiziario e con una convocazione per un futuro processo, come minimo per ‘deterioramento di luogo di culto’. Le tre persone arrestate sono uscite dal tribunale alla sera dopo essere passate davanti al pubblico ministero.

Tutta la nostra solidarietà!

Leggere anche: Messaggio dei/lle compagn* che erano in custodia cautelare

in inglese

Grecia: Lettera di Andrea ed Errol, compagni arrestati nella penisola Calcidica il 23 agosto

AGGIORNAMENTI DA SKOURIES, CALCIDICA : QUANDO PER LO STATO NON VA TUTTO LISCIO…

In questo momento in cui i territori vengono dissanguati sempre più, in nome del profitto di chi si trova ai piani alti della società capitalistica, diverse lotte autoorganizzate e dal basso sono nate e cresciute in contrasto a questi progetti devastatori.

La lotta contro la miniera d’oro a Skouries è stata da anni caratterizzata dalla sperimentazione di nuove tecniche di controllo e repressione, come il prelievo del DNA, a volte con l’uso della violenza, le restrizioni come quella di stare ad almeno a 4 km di distanza dal cantiere o come il rastrellamento dei MAT nel villaggio di Ierissos nella primavera 2013.

Il 23 Agosto si è avuta una manifestazione nelle montagne di Skouries con una presenza massiccia e numerosa che ha portato a lunghi tentativi di avvicinarsi al cantiere difeso da centinaia di divise. Al termine del corteo, un pullman che era appena partito per tornare al campeggio di Ierissos è stato bloccato dalle forze dell’ordine, che ancora una volta hanno confermato il loro ruolo sbattendo per tera una manifestante e rompendole una gamba a manganellate. Dopodichè ci hanno sottoposto a tutt* e 78 present* allo stato di fermo, portandoci tutt* in questura e rilasciando un* ad un* i 74 dopo aver scattato foto segnaletiche, dopo aver preso le impronte digitali e dopo aver notificato la denuncia per aver partecipato a un corteo violento.

Avendo rifiutato di dare le impronte digitali in 4 tra i fermati e in 2 anche le generalità, siamo stat* tratt* definitivamente in arresto, in attesa della direttissima del giorno seguente.

La giornata di resistenza del 23 Agosto sulle montagne di Skouries sono momenti di lotta che mettono in discussione i piani capitalistici di multinazionali e padroni che arricchiscono le loro tasche distruggendo i territori; questo tipo di progetti hanno un’importanza così vitale per il capitalismo che chiunque oppone resistenza dal basso viene punito in maniera forte e decisa.

Allo stesso modo lo stato ha pugno duro contro chi si ribella alla società di controllo, come quando per esempio ci si rifuta a dare le impronte digitali e il DNA.

È in questo contesto che rientra la sentenza di oggi, 24 Agosto, per direttissima dove il giudice ci ha dato 17 mesi di reclusione con pena sospesa e le due detenute 18 mesi di reclusione, al quale poi si è aggiunta la richiesta della polizia di applicarci la deportazione e interdizione di territorio per tutti e 4.

Abbiamo deciso di non dare le nostre impronte digitali perché rifiutiamo la schedatura che il sistema vorrebbe applicarci e non vogliamo sottometterci ai loro procedimenti di controllo.

Combattiamo contro questo sistema che espelle tanto coloro che non sono utili per il raggiungimento dei suoi scopi, quanto chi non sottomette la sua vita al capitale e alle sue regole.

Solidarietà a tutti quelli lottano, che sono rinchiusi al confine o in qualsiasi luogo in attesa di espulsione.

Che i momenti di ribellione e di resistenza possano moltiplicarsi ovunque.

Due compagni anarchici, stazione di polizia di Polygyros, 24 agosto 2015

 

Aggiornamento:
I compagni Andrea ed Errol sono stati scarcerati il 2 settembre sera. Tuttavia il tribunale di prima istanza di Salonicco ha ordinato l’espulsione dal paese in un lasso di tempo di 30 giorni. La lotta continua fino all’annullamento di questo ordine di espulsione.

in greco

Tolosa, Francia: A proposito delle persone arrestate, condannate e rinchiuse a Tolosa tra novembre e febbraio. Appello alla solidarietà.

A Tolosa come altrove lo Stato imprigiona

Mentre è in corso una campagna internazionale di solidarietà contro la condanna di un manifestante di novembre ci sembra importante fare un punto generale sulle condanne e fornire il nostro modesto punto di vista sulla situazione. E fare ampiamente appello alla solidarietà di tutt*.

Ricordiamo che le manifestazioni di novembre sono iniziate con la morte di un ragazzo. Nella zona del Testet erano in molti a dire che un giorno o l’altro l’azione selvaggia, determinata e legale delle forze dell’ordine sarebbe finita male. Per molti l’emozione è stata forte, perché tutti noi avremmo potuto essere quel ragazzo. L’identificazione non è stata la stessa quando, qualche giorno prima, in pieno centro di Tolosa, un membro della BAC abbatteva un altro ragazzo durante una rapina.

Le manifestazioni sono cominciate domenica 25 ottobre e non è che dal 1° novembre che a Tolosa la repressione si fa sistematica.

A nostra conoscenza contiamo:

il 1° novembre, 16 arresti;
l’8 novembre verranno fermate 21 persone;
il 22 novembre ci saranno 17 arresti, 18 se contiamo la persona che si è fatta arrestare davanti al tribunale il martedì successivo durante un presidio di sostegno.
il 21 febbraio, 13 accusati.

Per un totale di almeno:
6 persone incarcerate, di cui 4 ancora dietro le sbarre a Seysses
47 mesi di prigione
34 mesi di condizionale
860 ore di lavori socialmente utili
5 000€ di multa
10 450€ di risarcimento danni per i poliziotti
2 400€ per gli avvocati dei poliziotti (solo per febbraio)
45 500€ di risarcimento per danni materiali

In tutto, nell’insieme delle manifestazioni tolosane sono state arrestate 68 persone. Un buon numero verrà rilasciato senza procedimenti giudiziari o con un richiamo alla legge.
Senza contare la repressione contro la ZAD e contro le manifestazioni che si sono svolte nel Tarn (41 accusati).

(le cifre qui riportate sono suscettibili di cambiare in seguito ai vari appelli in corso e a condanne che possono esserci sfuggite)

Non vogliamo cedere alla tentazione di vedere in questi atti semplicemente qualcosa di nuovo ed eccezionale. Abbiamo constatato la militarizzazione crescente della polizia, l’utilizzo sistematico nei quartieri popolari, l’uso di forza d’assalto e di aggressioni, che provocano fatalmente morti, feriti, mutilazioni. Non si tratta di eccessi o incidenti, ma della conseguenza logica della missione del mantenimento dell’ordine. Pensiamo che dobbiamo organizzare la solidarietà e armare la nostra difesa, di fronte ai problemi di ordine pratico che ci pongono la giustizia, la polizia e le sue armi nelle nostre lotte. Bisogna fare il collegamento tra la repressione quotidiana degli illegalismi popolari e quelle delle lotte. Farla finita con l’idea che la polizia fa un buon lavoro tranne quando ci reprime. La polizia, la giustizia, la prigione sono gli strumenti che rendono possibile la distruzione sociale.

Abbiamo mandato, e ancora lo facciamo, dei vaglia mensili alle persone in prigione; in maniera più generale aiutiamo sul piano finanziario le persone accusate in questi casi. Per noi è una spesa non indifferente e facciamo appello a un’ampia solidarietà.

Potete aiutarci inviando dei doni all’ordine della “C.A.J” (è sufficiente) a: CAJ c/o Canal sud 40 rue Alfred Duméril 31200 Tolosa.

La Cassa di Autodifesa Giuridica di Tolosa (CAJ)

inglese

Italia: Sugli ultimi sgomberi e arresti a Milano

un breve scritto sui fatti di venerdì 15 maggio a Milano:

A Quarto Oggiaro story

Il commissariato di Quarto Oggiaro ha dichiarato guerra agli anarchici!

Quale novità, degli sbirri che cercano di farcela pagare!

Ma partiamo dal principio.

Poco prima del 1° maggio sono iniziate le perquisizioni. Fatte con il solito stile arrogante della sbirraglia: cariche nel mercato, decine e decine di celerini che si divertono coi loro bei manganelli, digos che filma per fare il suo bottino di denunce. Una compagna arrestata per resistenza e lesioni. Nulla di nuovo insomma.

Il 12 maggio, le cose iniziano a farsi più “strane”: una pattuglia di 8 loschi individui in borghese rientra in una delle case già perquisite, in un momento in cui in casa non c’è nessuno, per effettuare una nuova perquisizione. Alcuni compagni intervengono prontamente per capire cosa stia succedendo. Come risposta,  vari insulti e affermazioni molto raffinate del tipo: “siamo polizia, facciamo quel cazzo che ci pare”, ma a quanto pare è bastata la semplice minaccia di chiamare l’avvocato per farli fuggire con fare spaesato. Chi erano costoro? La digos spesso non brilla per intelligenza, ma di sicuro non è così maldestra.

Il dubbio svanisce la mattina del 15 maggio: altro sgombero, di certo non inaspettato, di due appartamenti di una compagna e di un compagno in gestione ad MM. È il secondo sgombero di questo tipo in poco più di un mese, il copione è quindi già noto. Presenza massiccia di celere, in quantità tale da rendere impossibile un qualsiasi intervento diretto dei e delle solidali volto a impedire lo sgombero. Si decide di rimanere per tutelare il compagno e la compagna sotto sgombero e per cercare di difendere almeno le loro cose. Qualcosa non quadra, tante facce nuove, tanti sbirri in borghese, anzi tantissimi, quasi quanto i celerini. Poche le facce tristemente note, qualche digos qua e là, qualche altro funzionario e una manciata di stronzi che purtroppo ci siamo abituati a vedere spesso cercare di intralciare le nostre strade. Un attimo di tensione: si cercano di riprendere alcuni scatoloni di un compagno appena sgomberato, che nel frattempo erano stati caricati su di un furgone di MM. Una piccola carica di alleggerimento ci respinge definitivamente, il furgone se ne va. La calma torna. La tensione si allenta. Il presidio mano a mano si scioglie mentre aspettiamo che vengano caricate le ultime cose sui furgoni e che ci raggiunga chi è ormai senza casa. Lontano dai nostri sguardi due solidali vengono arrestati, un terzo sfugge. Al presidio c’è agitazione, non si capisce subito cosa stia succedendo. Cerchiamo di svincolarci dalla sbirraglia. Ci circondano, atterranno un compagno e lo arrestano.

Il giorno dopo processo per direttissima, le accuse le solite: resistenza e lesioni.

I compagni escono, dopo un’estenuante giornata passata in tribunale ad attendere una decisione sulle misure cautelari, che sembra non arrivare mai.
Sono tutti liberi, due con obbligo di firma, uno senza restrizioni.

Il processo proseguirà un altro giorno.

Dopo gli abbracci, iniziano i racconti degli arrestati e tutto si fa più chiaro.

Sono stati arrestati in modo particolarmente violento e zarro da agenti in borghese del commissariato di Quarto Oggiaro. Sono stati portati lì e tenuti per ore tra insulti e dispetti. Tra i quali non mancano “vi piace menare gli sbirri? Adesso ci divertiamo noi!”,  “vi abbiamo dichiarato guerra!”  e altre arguzie del genere. Hanno poi passato la notte a San Vittore, dove hanno potuto sentire un caloroso saluto.

A quanto pare la sbirraglia non ha preso bene il fatto che il loro capoccia: il vice-questore di Quarto Oggiaro, sia stato riempito di botte il 1° maggio davanti a telecamere e fotografi.

Quale smacco per il loro machismo deve essere stato vedere in mondovisione il loro maschio alfa massacrato da un branco di zecche.

…Si vede che la tua insorgenza è troppo in crescenza…

Ora cercano vendetta e vorrebbero spargere terrore.

Temiamo che rimarranno delusi.

Un’ultima nota a margine la merita MM. In molti sembrano spaesati di fronte a questo aumento di sgomberi, ma come possiamo stupirci? È il classico esempio di una amministrazione di “sinistra” in difficoltà che cerca di recuperare terreno copiando le politiche delle “destre” e si dà una spolverata di immaginario securitario a spese dei pezzenti. Tra i quali ovviamente rientra la variegata categoria degli occupanti. Che poi cerchino di eliminare per primo il “cancro” dei sovversivi dai palazzi che vogliono ripulire è ancora più scontato. Come potrebbero permettersi, sotto expo, il riaccendersi di quei piccoli focolai di rivolta che sono state le barricate di Giambellino e Corvetto di novembre?

Forse pensate di averci spaventato, di averci terrorizzato a tal punto da farci nascondere in attesa di tempi migliori. Probabilmente state gongolando all’idea di essere riusciti ad imporre la vostra pace sociale a suon di sgomberi, arresti e manganelli.

Non sarà la repressione a fermare le nostre lotte.

Così come non saranno delle marionette in divisa a spaventarci.

Alcune individualità anarchiche

Grecia: Forza all’anarchico Nikos Maziotis, arrestato ad Atene il 16 luglio!

Lo Stato e il Capitale sono gli unici terroristi.
Solidarietà con N. Maziotis

Il 16 luglio 2014, verso sera, alcuni compagni hanno appeso uno striscione di solidarietà all’ingresso della Scuola Politecnica, in via Patission, in risposta all’arresto di Nikos Maziotis, membro di Lotta Rivoluzionaria catturato dalla polizia nel centro di Atene poche ore prima.

L’anarchico Nikos Maziotis, che viveva in clandestinità da due anni, è stato ferito gravemente quella giornata durante una sparatoria con la polizia nella zona di Monastiraki, nel centro di Atene. Il compagno fu trasferito all’ospedale Evangelismos, dove è stato ricoverato in ospedale sotto stretta custodia della polizia. Secondo il suo avvocato, la sua vita non è in pericolo.

Intorno alle 22:30 decine di compagni e compagne si sono ritrovati di fronte all’ospedale Evangelismos, mostrando il loro sostegno al guerrigliero anarchico Nikos Maziotis. Verso le 23:30 è terminato il presidio di solidarietà, e è stata convocata un assemblea per 17/7 presso la Scuola Politecnica di Exarchia.

Finlandia, 6.12.2013: Rivolta a Tampere

Ci sono grandi notizie dalla Finlandia in questo momento. Circa 500 persone hanno contestato, il 6 dicembre, i festeggiamenti presidenziali a Tampere con una manifestazione di hockey sul ghiaccio contro il nazionalismo e il capitalismo. Le vetrine di banche e negozi di abbigliamento sono state sfasciate, e gli sbirri sono stati attaccati.

Il 6 dicembre è la Giornata dell’Indipendenza. E’ anche il giorno dell’annuale festa d’elite organizzata dal Presidente della Finlandia. Normalmente i loro festeggiamenti si tengono nel Palazzo Presidenziale di Helsinki, ma quest’anno il palazzo era sotto restauro, quindi hanno spostato la loro festa nazionalista ed elitista al municipio di Tampere.

Nel 1918 Tampere era la roccaforte dei Rossi durante la Guerra Civile. Non lo abbiamo dimenticato. Nella piazza centrale e nelle vie circostanti migliaia di rivoluzionari sono stati uccisi. Volevamo mostrare che qui ci sono ancora rivoluzionari, che non abbiamo dimenticato il nostro passato. E’ stata organizzata una manifestazione a tema “hockey sul ghiaccio”, che qui è così popolare. Il nome ovviamente era “Festa Hockey sul Ghiaccio dell’Intruso” (Kiakkovierasjuhlat).

“La cittadinanza è un’illusione – Abbasso lo Stato!”

Alcune bandiere nazionali sono stati rubati…

Hanno partecipato circa 500 manifestanti; alcuni fedeli al tema hockey sul ghiaccio, altri al tema pirotecnico. Non siamo riusciti ad imbucarci al gala presidenziale, ma la realtà della società di classe è stata resa nota nella notte e nei giorni seguenti su tutti i principali quotidiani, che apparivano scioccati delle vetrine rotte e dei poliziotti feriti.

La manifestazione è andata avanti per strade laterali dopo che la polizia ci ha bloccato e impedito di continuare sulla strada principale. Quando la maggior parte delle persone pensavano la protesta fosse finita e avevano già abbandonato la scena, alcuni partecipanti volevano tornare al posto della festa presidenziale. A questo punto, una persona è stata arrestata. Dopo essere tornati alle reti del Municipio di Tampere ed essere riusciti a provocare e attaccare gli sbirri ancora una volta, la maggior parte delle persone se ne sono gradualmente andate, e la polizia ha arrestato un po’ di gente a caso.

In totale sono state arrestate 28 persone. Sono state rilasciate nei due giorni successivi con accuse minori e multe da 60 a 200 euro.

in inglese

Grecia: Lettera dei compagni prigionieri per il caso di Nea Filadelfia

windowPensiamo sia necessario divulgare alcune informazioni riguardo alla nostra sorveglianza e al conseguente arresto fatto dagli agenti dell’antiterrorismo il 30/4/13 a Nea Filadelfia. La maggioranza delle notizie sono “ufficiali” e prese dalle accuse a nostro carico. Tramite ciò siamo giunti ad alcune conclusioni in merito alla conoscenza degli agenti dei nostri “movimenti” e sui metodi di sorveglianza diretta. Aggiungiamo anche alcune parole sulle conoscenze degli agenti che abbiamo “scoperto”, ma anche sulle loro tattiche. Il ritardo è dovuto all’esitazione e alla valutazione sul pubblicare queste informazioni col rischio di aiutare il futuro lavoro della polizia. L’abbiamo valutato e abbiamo deciso che è più importante, anche se con ritardo di qualche mese, condividere queste informazioni perché è più coscienziosamente “corretto” per noi che i compagni interessati sappiano un minimo come si muove la polizia, piuttosto che restarne ignoranti.

Per molti queste cose suoneranno ovvie, ma siamo convinti che non sarà cosi per tutti. Ovviamente non possiamo fare controproposte qui, solo avvertimenti. In nessun modo vogliamo spaventare qualcuno con l’ampiezza di informazioni e la dinamica del nemico, ma dire a chi sta “cercando” ciò di cui bisogna essere a conoscenza in strada per soddisfare i propri desideri d’attacco. L’”ombra” che molte volte copre i metodi e i movimenti dell’antiterrorismo porta la gente a sopravvalutarlo, quando è vero che oltre certe cose che vengono divulgate, molte altre restano nell’oscurità. Gli agenti stessi quasi mai rivelano i loro metodi. Dall’altro lato, sebbene abbiamo preso delle contromisure, un rischio a livello individuale o collettivo rimarrà sempre in un campo soggettivo. Non importa quanti errori si fanno e continueranno ad essere fatti nella battaglia contro i forti meccanismi d’oppressione. Gli errori che sempre “costeranno” di più vanno comparati agli errori degli agenti che sono “assorbiti”. Le situazioni devono essere valutare di nuovo e gli errori già successi, semplicemente, non dovrebbero ripresentarsi. L’esperienza accumulata in tanti anni va studiata e capita e visto che c’è la tendenza a prepararsi per le battaglie già avvenute e non per quelle che verranno, bisogna essere preparati e molto fortunati…

Per iniziare, diciamo che la nostra sorveglianza è iniziata alle 11:20 con la localizzazione di Grigoris (Sarafoudis) e finita alle ore 16:00 con il nostro arresto a Nea Filadelfia. Abbiamo motivo di credere che la nostra sorveglianza è iniziata in un momento specifico. Poco prima che il nostro compagno entrasse nell’internet cafe Palladium al 48 di Solomou street al confine del quartiere di Exarchia col centro di Atene. Crediamo che tale bar fosse/è sotto sorveglianza, dato che abbiamo saputo che altri compagni in passato sono stati pedinati da agenti in borghese all’uscita dal posto. Un altro motivo che più o meno definisce l’inizio è il fatto che nella prima mattinata il compagno ha fatto un “controllo” per assicurarsi di non essere seguito. Un controllo usuale che facevamo molto spesso e sempre prima di incontrare compagni ricercati o sconosciuti alla polizia, al fine di essere “puliti”. In altre parole, pensiamo che il “brutto momento” sia arrivato quando una persona “pulita” è entrata in un posto “sporco” e dato che era conosciuta dall’antiterrorismo a causa di passate sorveglianze, è stata riconosciuta e sottoposta a sorveglianza discreta. L’incontro di qualche ora dopo con i due compagni ricercati Argiris (Dalios) e Fivos (Harisis) è suonato come un allarme all’antiterrorismo e ha causato un immediato ordine d’arresto. Gli agenti come sempre, al fine di giustificare la sorveglianza, hanno detto nell’accusa che una “chiamata anonima” a loro fatta aveva rivelato che Grigoris ed un altro compagno avevano preso parte alla rapina a Velvedo e spesso transitavano nel quartiere di Exarchia. Cosi, hanno anche cercato di sviare sulla cooperazione dell’internet cafe al fine di non renderlo un obiettivo, infatti hanno scritto di aver trovato Grigoris per caso all’incrocio tra Patision e Solomou, 30 metri più in giù della strada! Sebbene sappiamo che questa storia ridicola della chiamata anonima non è vera, non escludiamo che Grigoris, per qualche motivo, poteva essere già stato tra i sospettati e poi diventato obiettivo dell’antiterrorismo. La storia, più o meno, dopo la visita di Grigoris all’internet cafe “sporco”, continua quando poco dopo in un’altra parte della città incontra il compagno Giannis (Naxakis), che aveva già fatto un “controllo”. I due compagni hanno poi frequentato zone diverse, per rivedersi dopo a Nea Fildelfia al punto di incontro con altri compagni, li la storia finisce poco dopo con l’arrivo dell’antiterrorismo. Durante quelle poche ore, i compagni sotto sorveglianza hanno fatto alcune mosse che da un punto di vista legale potrebbero essere indifferenti, ma comunque, sono riusciti a “nascondere” alcune caratteristiche cospirative di come ci muoviamo.

Dunque:

1)   Dopo circa quattro ore di sorveglianza ci hanno visti andare in quattro diversi internet cafe. Il primo è stato il “Paladium” dove è andato Grigoris. Poi il Patision 382 vicino la stazione ferroviaria di Ano Patissia, vicino al negozio “Everest” dove Grigoris e Giannis si sono incontrati. I due poi sono andati al “Gnet” a Marousi (Tsaldari e Aristidou street), mentre l’ultimo è stato il “Bits&Bites” a Nea Filadelfia (Dekelias 138) dove hanno incontrato Argiris e Fivos. Con questi fatti gli agenti hanno creduto che usavamo internet per comunicare tra di noi. Hanno saputo che “scaricavamo” e usavamo Tor (un testo esaustivo verrà diffuso riguardo al funzionamento e alla sicurezza di Tor) un programma per far perdere le tracce dell’indirizzo IP, in modo da navigare più “sicuri”, visto che l’indirizzo IP (che svela la provenienza geografica dell’utente) appare come se fosse localizzato in un’altra parte del mondo. Anche con ciò, gli hacker della polizia greca non hanno l’abilità di “decriptare” la nostra navigazione su Tor perché non è una questione di decifrare ma di vagliare un grande insieme di indirizzi IP. E trovarlo è veramente dispendioso a livello di tempo ed è una procedura complessa che nel nostro caso va fatta a ritroso. Generalmente, con Tor ci siamo sentiti sicuri fino a quando recentemente (il 6 Agosto) gli hacker del FBI hanno “craccato” per la prima volta molte pagine Tor, riuscendo a tracciare ed arrestare una vasta rete di pedofili, fatto che ha creato timori riguardo alla sicurezza. Un errore che abbiamo sicuramente fatto è aver “scaricato” Tor sul pc dell’internet cafe dove eravamo, piuttosto che averlo in una chiavette usb, cosa che può essere vista dal pc centrale del negozio, che teoricamente può avvisare subito i poliziotti, tramite un programma, se c’è un accordo apposito. Riguardo agli internet cafe, ci sono arrivate brutte notizie dato che della gente è stata pedinata da agenti in borghese dopo aver lasciato diversi internet cafe ad Atene (Exarchia, Monastiraki, Neos Kosmos, Kallithea) cosa che ci fa pensare che molti negozi ad Atene sono sotto sorveglianza. Non dimentichiamo che le abilità degli agenti sono sufficienti se consideriamo che solo il DAEEB (antiterrorismo) ha 600 impiegati, come è stato detto da loro stessi durante un processo.

2)   Ci hanno visto al parco Sygrou a Kifissia. Due di noi (Grigoris-Giannis) prima di andare verso Nea Filadelfia hanno fatto sosta al parco, andando verso il campo da calcio, per poi sedersi su una panchina vicino al campo e parlare a lungo.

Da notare che in tutte queste ore siamo stati seguiti, sebbene effettuavamo controlli e teoricamente credevamo di essere puliti, guardandoci le spalle, per abitudine, non abbiamo notato nulla di preoccupante mentre ci muovevamo con diversi mezzi (treno,bus,taxi).

Altre cose che abbiamo imparato e capito dal giorno dell’arresto in merito all’agire della polizia.

Ci hanno veramente sorpreso quando a 80 metri dalla strada del bar a Nea Filadelfia mentre due di noi (Grigoris-Giannis) camminavano, gli agenti del DIAS ci hanno fatto segno per un controllo. Se qualcosa era da aspettarsela di certo non era la presenza del DIAS in un incrocio centrale del quartiere, ma un altro tipo di “assalto”. Dopo il segnale, e dopo essersi avvicinati a piedi, abbiamo visto, qualche secondo dopo, l’arrivo di molti altri agenti che ci circondavano fino a metterci in trappola, qualcosa che ci ha fatto capire che se anche fossimo stati armati avremmo avuto veramente poche possibilità di fuggire. Dall’altro lato, come si sa già, nel bar dove è avvenuta l’operazione qualche minuto dopo, la loro tattica di usare la DIAS come esca non ha dato risultati visto che una persona è fuggita.

Inoltre, qualcosa di cui non eravamo certi, che ora sappiamo, è l’abilità degli agenti di qualsiasi caserma nel paese di confrontare subito i dati di una carta di identità falsa con quelli del vero possessore tramite la fotografia. Giannis, che inizialmente è stato portato alla caserma di Nea Filadelfia, è riuscito a vedere gli agenti digitare i dati del documento falso nel computer e vedere la foto del vero possessore apparire sullo schermo.

E’ importante sottolineare le differenze di base delle tattiche dell’antiterrorismo nel caso dei nostri arresti, a confronto di passate operazioni a danno dei gruppi armati (CCF, LR, gli arresti a Pireo, Nea Smirni, Vironas-Tavros). In tutti questi casi passati la tattica è stata: analizzare prima il profilo e le interazioni dei compagni ricercati con quelli “legali”, poi mettere questi sotto sorveglianza per scovare gli illegali. Ovviamente, l’antiterrorismo non svolge indagini “in un solo senso”, né restano fermi ad uno schema, tramite l’esperienza degli ultimi tre anni abbiamo visto che nonostante differenze occasionali, il nucleo dell’indagine e del suo successo stanno in un modello “semplice”.

Nei precedenti casi, quando il DAEEB “ha scoperto” i compagni ricercati non ha cercato di arrestarli subito, al contrario li ha sorvegliati molti giorni mirando alla ricerca dei “covi” e delle armi dei compagni e in secondo luogo i loro contatti. Gli esempi sono evidenti: nel caso dei compagni arrestati a N. Smirni-Pireo, la sorveglianza, secondo i documenti ufficiali, è durata 17 giorni. Secondo le fonti, l’antiterrorismo ha osservato le abitazioni dei compagni a Salonicco e a Vironas – Tavros cosi come quelle a Volos dove vivano i membri della O.R. CCF… al contrario nel nostro caso l’antiterrorismo ha scelto di arrestarci subito e non di seguirci, per due motivi. Il primo e più importante è che nel passato diversi compagni (tra i quali alcuni di noi) sono sfuggiti ad operazioni dell’antiterrorismo grazie ai metodi di contro sorveglianza applicati. Gli agenti o li hanno persi, o al fine di non far scoprire l’intera operazione, li hanno lasciati andare. Il secondo motivo è che a causa dei moderni strumenti di oppressione (vedi DNA) gli agenti sono più sicuri che in passato e noi saremo imprigionati e condannati anche senza “covi”, “armi” ecc.

Alla fine la conclusione che traiamo è che il nemico si conforma velocemente alle condizioni ed evolve di continuo, ma molte volte il nemico stesso crea le condizioni nelle quali ha l’iniziativa delle azioni. Dal nostro lato non è sufficiente restare nei modi testati e vincenti del passato ma bisogna guardare sempre avanti, essere come dicono loro un passo avanti. Aspettandoci il peggio non possiamo che migliorare sempre. Attraverso questo testo, cerchiamo l’evoluzione dell’azione tramite la condivisione di questa esperienza. Crediamo che tali comunicazioni siano necessarie, anche se in questo modo (il contatto immediato tra interessati è impossibile e pericoloso) e generalmente è essenziale che gli accusati e i prigionieri diffondano tali notizie. Le cose che il nemico sa non dovrebbero essere un segreto nei nostri giri, visto che possono tornare utili. C’è ovviamente il caso in cui alcune informazioni restano segrete per via di una strategia, un piano, o un nuovo attacco a sorpresa ai danni del nemico.

I prigionieri per il caso di Nea Filadelfia:
Argyris Ntalios
Fivos Harisis
Giannis Naxakis
Grigoris Sarafoudis

dal inglese, originale in greco

Messico: Sulla situazione di Mario González, prigioniero del 2 di ottobre in sciopero della fame‏

Il compagno anarchico Mario González García, è stato arrestato il passato 2 ottobre, mentre andava alla marcia per commemorare il 45º anniversario del massacro del 1968. Anche se il giudice aveva ordinato una cauzione, questa non è stata accettata e attualmente il compagno si trova detenuto nel carcere Oriente, circondato dalle già conosciute e ricorrenti irregolarità del suo caso.

Dal 7 ottobre, Mario ha deciso di fare lo “sciopero della fame”, decisione che sarà supportata ugualmente per vari dei suoi compagni e profesorx, a partire da questo lunedì 14 ottobre fuori dal tribunale di Sullivan 133, nella città del Messico.

facciamo un appello a tuttx i/le nostrx compagnx anarchici/che e afini a manifestare mostre di solidarietà con il compagno questo mercoledì 16 ottobre, a manifestarci e combattere il sistema carcerario e a disprezzare tutti i muri visibili e invisibili di questo sistema di putrefazione che si basa nella morte.

Inoltre vi invitiamo a partecipare e diffondere la camminata di questo mercoledì 16 ottobre alle 16:00 dalla Estela de Luz al Palazzo del Governo di Città del Messico, per esigere la libertà immediata e incondizionata di tuttx i/le compagnx detenutx il 2 ottobre.

Giù le mura delle prigioni!

2octubre_marcha_disturbios8Primo comunicato di Mario González, dove dichiara lo sciopero della fame

Al popolo in generale,

Sono Jorge Mario González García e mi trovo rapito, nel Carcere Preventivo maschile Oriente, dal governo. Mi accusano di attacchi alla la pace pubblica, il quale è un crimine fabbricato contro di me, come parte della repressione contro il movimento studentesco e di lotta sociale, già che le ragioni della mia detenzione non sono del tutto legali, ma politiche.

Ora, dall’interno del carcere invio un abbraccio ai/le compagnx che sono liberi. Questa è una sperienza irripetibile che dovrebbe servirci per renderci più forti e non permettere che riempiano i nostri cuori di paura.

Dopo il nuovo mandato di detenzione emesso contro di me, ho iniziato uno sciopero della fame come misura per esigere la mia preziosa libertà di forma immediata. Questo maledetto governo cerca di punire esemplaremente a tutti coloro che non credono in esso. E inoltre criminalizza l’anarchismo etichettandolo di ” porrismo ” in modo che così l’idea più pura e sincera dell’umanità sia male vista per l’ignoranza.

Voglio esprimere il mio ringraziamento a tuttx quellx che da ogni dove hanno mostrato la loro solidarietà nei miei confronti. Ritorna la repressione diretta, gli ” apañones ” , la sorveglianza, la polizia militare, lo spionaggio, la prigionia, esiste una persecuzione a livello nazionale e internazionale contro gli/le anarchici/che. Dalle trincee di questa prigione alzo la voce per gridare la mia rabbia e mostrare il mio disprezzo per i poliziotti maiali, che sono sottomessi al sistema capitalistico autoritario e brutale. Quando sarò libero, il mio disprezzo si farà sentire per le strade e dove mi porti il movimento studentesco.

Un saluto sincero a coloro che resistono e non dimenticano ai/le detenutx.

Il nostro bene più prezioso è la libertà, per questo bisogna lottare  con fede e valore. Saluti a tuttx i/le detenutx per lottare in tutto Messico e nel mondo. Che la solidarietà non si fermi mai !
Distruggeremo le loro gabbie !

Combattivamente,
Jorge Mario González García.
10 de octubre del 2013

2deoctubre021013_g_0comunicato 2:

Per il popolo solidale,

Il 2 ottobre del 1968, lo Stato ha ucciso moltissime persone che si manifestavano contro la repressione del governo e in difesa della loro libertà, in questo 2 ottobre del 2013, lo Stato mostra che ci sta uccidendo lentamente, riempiendo le nostre vite di reclusione.

E’ il mio quinto giorno di sciopero della fame, spero che la gente lì fuori lo conosca, esigo giustizia, perché ogni giorno in carcere è un giorno in più di lento annientamento. Il più grande crimine che ho visto è il fatto che, come prigionierx, le nostre vite sono depositate nelle mani di coloro che si sentono con la capacità di giudicarci e che finiranno dettando ” con il tempo ” se siamo innocenti o non. Maledetti assassini complici di un progetto infame in cui ci viene insegnato sempre a perdere e a rasegnarci. L’obiettivo dell’apparato di “giustizia” è prenderci la vita, perché hanno paura che questa vita divente giusta per tuttx.

Questo sistema non ha ragione di essere, finiamo con esso fino a quando non vi è un minimo di memoria di ciò che è stato, faccio ciò che serve per vivere in quel mondo nuovo che tanto sogniamo e abbiamo bisogno, dove non ci siano prigioni, dove non ci sìa la morte quotidiana, e dove finalmente il sole sorge per tutti, perchè è meglio la morte per essere liberi che vivere come uno schiavo.

Morte allo Stato e Viva l’anarchia,
Mario González García

No MAT, Spagna: Comunicato di una compagna detenuta il 16 settembre

IMG_1928Repressione quotidiana nel contesto della lotta contro la M.A.T.

Sono stata fermata dalla polizia sul sentiero che porta al benzinaio. Tutto e cominciato come quello che penso dovesse essere un controllo di documenti aleatorio, che mi ha portado ad essere detenuta con false accuse da parte della polizia, a passare una notte in custodia e a dover affrontare un processo. Il fatto che io non fossi di queste parti ha giocato un ruolo decisivo nello svolgimento del conflitto, che e degenerato fino a comportamenti fascisti e a violenze da parte della polizia.

Posso solo presumere che la ragione che si cela dietro questa repressione e quella di dividerci e di fare in modo che la protesta resti una questione “locale”. Ma non e locale, e una lotta globale che riguarda tutte e tutti, e che non dovrebbe essere combattuta solo da un piccolo gruppo di persone che si sentono responsabili, ma da tuttx quellx che hanno una coscienza sociale e ambientale.

La risposta a questa massiccia intimidazione da parte della polizia non dovrebbe essere una retrocessioneun’organizzazione e un supporto ancora più forti ad ogni livello possibile.

Grazie per tutto il supporto e la solidarietà che mi avete dato, io sono ancora presa bene.

I fatti:

Il 16.09.2013 verso le 7 del pomeriggio stavo camminando lungo il sentiero che dalla Masia Occupata porta al benzinaio, per comprare qualcosa da bere. Sul sentiero c’era un posto di blocco dei Mossos (polizia catalana) che mi hanno chiesto i documenti. Gli ho dato il mio passaporto e loro mi hanno detto di mettere tutte le mie cose di fronte alla macchina, dopodichè l’unica poliziotta ha voluto perquisirmi. Io ho chiesto il perche e loro mi hanno risposto: “Perche siamo la polizia!”. Io ho ribattuto che questa non era una buona ragione. Loro mi hanno perquisita e mi hanno chiesto cosa ci facessi li, cosa ho risposto: “Vi ho dato il mio passaporto ma non rispondere alle vostre domande.” Da questo momento hanno cominciato a diventare molto agressivi. A un certo punto uno sbirro ha detto: “Prendi le tue cose e vai via!”

Ho sentito che non volevano lasciarmi andare ma che erano costretti a farlo. Cosa ho detto ironicamente:”Oh grazie, siete cosa gentili!” A quel punto uno di loro mi ha sputato in faccia e io gli ho risputato. Immediatamente mi ha colpita alla testa, sono caduta e tre sbirri si sono seduti sulla mia schiena, mi hanno ammanettata, colpita e lo sbirro che mi aveva sputato  mi ha detto:”Adesso si che capisci catalano!” e mi hanno postata in questura. Ho detto ad un’agente che si occupava della buracrazia, che il suo collega mi aveva colpito e che volevo il suo numero di identificazione, ma mi ha ignorata. Dopo mi hanno chiusa in cella senza dirmi cosa stesse succedendo. Il giorno successivo hanno preso le mie impronte digitali, le impronte delle mani, mi hanno fatto delle foto, mi hanno fatto delle domande a cui ho rifiutato di rispondere. Verso mezzogiorno mi hanno portata in tribunale dove, seguendo le istruzioni dell’avvocato d’ufficio, ho risposto alle domande del giudice. Sono stata liberata dopo il processo, apparentemente gli sbirri hanno dichiarato che ero stata io a provocarli e colpirli, ecc.. Subito dopo mi sono messa in contatto con l’avvocato No Mat, che si occuperà del mio caso in futuro.

Info ed aggiornamenti: Torres más altas han caído

Belgio: Seconda ondata dell’operazione “Ceneri”

Sabato 28 Settembre 2013

Come ricorderete, nella mattinata del 22 Maggio 2013, la sezione antiterrorista della polizia federale belga ha condotto una prima ondata di perquisizioni di domicili dove vivevano anarchici e compagni antiautoritari insieme ad altre persone; venne perquisita anche la libreria anarchica Acrata. Undici persone vennero arrestate e condotte negli uffici della polizia federale. Vennero rilasciati senza presentarsi davanti a un giudice.

Come parte di questa indagine, condotta dal giudice Isabelle Panou e denominata “Opération Cendres” (Operazione Ceneri), le accuse sono: appartenenza ad una organizzazione terrorista, cospirazione e atti incendiari.

Durante le udienze, è emerso che l’indagine si focalizza sulle lotte, rivolte e attività dal 2008 ad oggi, sui temi del carcere, della costruzione del nuovo centro detentivo per migranti a Steenokkerzeel, i trasporti pubblici (STIB/MTVB), le istituzioni europee e gli eurocrati, lo sviluppo della ferrovia regionale, la NATO, i meccanismi di deportazioni, gli ufficiali giudiziari e infine la costruzione della nuova maxi prigione a Bruxelles. Pubblicazioni come Hors-Service (“Fuori Servizio”) vengono prese di mira, e più in generale scritti, manifesti e quant’altro, distribuiti da anarchici e antiautoritari.

Questo mercoledi, 25 Settembre 2013, il giudice ha ordinato altre 5 perquisizoni tra Bruxelles, Lovanio e Gand. Intorno alle 6, l’unità antiterrorista ha sequestrato computer, hard disk, chiavette usb, portatili, volantini, locandine e documenti personali. In tre dei cinque domicili gli interessati della perquisizione erano assenti, e altre tre persone sono state arrestate per essere interrogate. Poi rilasciate qualche ora dopo l’essersi rifiutate di collaborare.

Messico: Sugli arresti del 1 settembre. Aggiornamento e conto di supporto finanziario

[vimeo]https://vimeo.com/73590266[/vimeo]

[vimeo]https://vimeo.com/73590423[/vimeo]

Ieri, 1 settembre, durante le movilizzazioni contro il rapporto del governo di Enrique Peña Nieto a Città del Messico, sono state arrestate diverse persone, alcuni membri di collettivi libertari e di comunicazione alternativa.

La strategia del GDF per neutralizzare la solidarietà e le mobilitazioni per rivendicare la liberazione dei detenuti, è stata quella di mandarli a diversi ministeri, situati in zone lontane dal centro città, luogo dove sono hanno avuto luogo gli arresti, il che ha reso più difficile anche che alcuni compagni abbiano la consulenza legale.

Fino ad oggi, 2 di settembre al mattino, le informazioni che abbiamo è:

I reati di cui sono accusati sono diversi, attacchi contro la pace pubblica, resistenza all’arresto, possesso di oggetti atti ad attaccare, contro il legittimo esercizio dell’autorità e ultragio all’autorità. Tutti questi deliti non sono gravi e raggiungono la cauzione. In nessuno dei posti dove si trovano i detenuti sono passati per dare la sua dichiarazione, così è ancora sconosciuta essa stessa.

Nel MP di Milpa Alta 1 si trovano
Julián Humberto Luna Guzmán
Gustavo Ruiz Lizarraga
Pavel Alejandro Primo Noriega
Juan Daniel Velázquez

Per questi compagni si sta utilizzando il conto bancario di Banamex 78857723398 a nome di Diego Amozurrutia Nava per la raccolta fondi.

MP Magdalena Contreras 1
Ana Berenice de la Cruz Cortez

MP Xochimilco 2
José Eduardo Alonso
Marco Miztli García

MP Tlahuac 1
Alejandro Rafael Montaño
Omar Beristaín
Ángel Francisco Hernández

MP Magdalena Contreras 2
Estela Morales Castillo
Silvia Leticia Colmeneros Morales
Alejandro Amador Frausto

Per questi compagni si sta usando il conto di BANAMEX 70053487481 a nome di Montserrat Rojas Ruiz CLAVE INTERBANCARIA 002180700534874810

Cuajimalpa 2
Jesús Uriel López Ramírez (menore di età)

Stiamo mettendo il conto di Cruz Negra Anarquista per che sia dipositato soldi per aiutare a tittx i/le detenitx. Il conto è: Banamex sucursal Número di conto 28770771 clave 002180700628770710 a nome di Jose de Jesús Maldonado Alva

Per oggi pomeriggio, alle 3 pm, è in programma una manifestazione davanti all’Agenzia 50, che si trova tra la strada Dr. Lavista e la Dr. Vertiz.

Chiediamo la più ampia diffusione della situazione cosi come che la solidarietà si manifesti nei più svariati modi.

Libertà per tutti i compagni!
Giù le mura delle prigioni!

Messico Croce Nera Anarchica

in spagnolo

Trento, Italia: Arrestati tre compagni con l’accusa di aver danneggiato alcune agenzie interinali

WEB_sfruttatori

CHE LO SFRUTTAMENTO VADA IN FRANTUMI

Nella notte tra il 14 e il 15 Luglio, a Trento, sono stati arrestati (e poi sottoposti agli arresti domiciliari) tre compagni con l’accusa di aver danneggiato alcune agenzie interinali.

Non ci interessa sapere se sono stati loro.

Ciò che sappiamo è che le agenzie interinali sono strutture di caporalato che garantiscono lo sfruttamento di milioni di lavoratori.
Ciò che sappiamo è che sono sempre più odiate.
Ciò che sappiamo è che danneggiarle è il minimo.
Ciò che sappiamo è che Kamila, Josè e Leo sono compagni nostri, combattivi e generosi.

Kamila, Josè e Leo liberi! liberi tutti!

anarchiche e anarchici
di Trento e Rovereto

Salonicco: Comunicato dello squat Nadir

trixypixie

“Verso la fine di questa notte, lo sconforto non è ammesso. Non rischi più nulla ormai.” Paul Eluard

Ogni minuto, ogni ora che passa, il mostro storico rappresentato dallo Stato attacca una società che gemita e muore lentamente e passivamente sotto il suo stivale.

Comunque, i fuochi della rabbia e della resistenza non smettono di distruggere l’oscurità generalizzata e le voci selvagge di rabbia e consapevolezza non smettono di provocare incubi alla gente compiacente e sempre più povera e invocano un largo fronte di resistenza e liberazione, per la necessità della rivoluzione.

Un avamposto di resistenza e infaticabile impegno per il Negativo esiste da anni, il NADIR con la sua lotta inconciliabile su due fronti contro lo stato e l’autorità da un lato e dall’altro il riformismo e tutti i tipi di capitolazione del “movimento anarchico” che “danza” al ritmo dell’agenda e dei tempi statali, funzionando come il lungo braccio della “Democrazia”.

Ecco perché gli attacchi da entrambi questi poli sono violenti e costanti e ovviamente, invece di intimidirci, ci danno spinta visto che abbiamo vissuto e dimostrato con le nostre vite e azioni che “ciò che è speciale è perire sul campo di battaglia”. Ieri, le forze speciali di questo stato-operetta, l’EKAM e i bastardi dell’antiterrorismo hanno invaso ancora una volta questo spazio di cultura rivoluzionaria e di esemplare azione anarchica, sequestrando uno dei nostri compagni, mentre un altro è stato preso mentre tornava a casa. Ovviamente la loro furia vendicativa non ha lasciato nulla integro, rompendo e distruggendo tutto, anche i sanitari!!!

Non vogliamo dire altro su questo caso che è ancora in evoluzione. Abbiamo dimostrato che non siamo come quelli che “parlano e speculano nelle assemblee sporcando fogli”…

Continueremo ostinati tra le rovine, macchiando il grigiore delle coscienze compiacenti e del disfattismo con il fumo della battaglia sociale e delle nostre anime, considerandoci in nessun altro posto se non in questa lotta.

Nessun passo indietro,
Tenendo sempre alte le nostre bandiere nere…

SOLIDARIETÀ ALL’IDEA ANARCHICA DEL NADIR, ALLO SQUAT E ALLA SUA GENTE.
SOLIDARIETÀ E LIBERTÀ PER I DUE COMBATTENTI ARRESTATI.
LUNGA VITA ALLA “FAI” E ALLA “COSPIRAZIONE DELLE CELLULE DI FUOCO” E TUTTI I COMBATTENTI SOCIALI CHE OLTREPASSANO LA SOTTILE LINEA ROSSA E PRENDONO PARTE ALLA NUOVA GUERRIGLIA E ALLE SUE DIVERSE AZIONI.
VERSO LA FINE E OLTRE…

Squat Anarchico Nadir
E compagni e solidali insubordinati

fonte

Cile: Scontri di piazza durante proteste studentesche, due arresti

Il 13 Giugno 2013 durante un corteo studentesco una giovane incappucciata ha attaccato una squadra antisommossa con una molotov.

Le immagini sono state filmate da un edificio a cura della polizia segreta del DIPOLCAR, le riprese hanno seguito l’incappucciata fino a quando si è cambiata i vestiti sotto alcuni alberi lontani dagli scontri.

Ore dopo la giovane è stata arrestata in seguito all’irruzione della polizia all’interno della sede centrale dell’università del cile occupata, accusandola solamente per i disordini essendo in una università occupata. Giorni dopo, e dopo le critiche per la violenta irruzione poliziesca nell’università, la polizia ha “declassificato” queste immagini per giustificare i pestaggi.

La stampa ha mostrato in continuazione le immagini, il riconoscimento della compagna, sovraesponendole alla massa, nominandola “l’incappucciata bionda” e raccontandone la vita.

Il 7 Luglio 2013 il comune di Santiago ha spinto per accusare la compagna di trasporto di dispositivo incendiario e pubblici disordini presso la settima corte.

Solidarietà alla compagna Giuria Muñoz!

Basta campagne mediatiche contro i/le compagni/e che partecipano agli scontri in strada!

* * *
Durante la protesta studentesca del 26 Giugno, agenti della polizia politica del DIPOLCAR si sono infiltrati nel corteo e negli scontri, alla ricerca di un giovane incappucciato con una molotov in mano.

Il giovane prende la molotov in una barricata e la getta contro la polizia. Dopo essere stato pedinato durante gli scontri, si cambia i vestiti all’interno della USACH e indossa dei pattini che sono stati rubati durante gli scontri nel centro di Santiago.

La repressione ha colpito Nicolas Sandoval Toro (19 anni) e suo fratello di 17. Sono stati arrestati e accusati di porto illegale di artefatto incendiario, attentato all’autorità e ricettazione. Vengono dati 120 giorni per le indagini alla procura, rilasciando il compagno con obbligo di firmo.

A seguito della copertura mediatica del suo caso, la “diffusione” delle immagini nei notiziari in prima serata, la corte d’appello ha deciso di arrestare Nicolas Toro il 4 Luglio.

Non sappiamo dove è stato portato Nicolas, ma crediamo sia a Santiago 1. Chiediamo ai suoi compagni e amici di inviare notizie a publicacionrefractario@gmail.com per aggiornare sulla sua situazione e creare solidarietà.

A difesa dei compagni accusati di scontri di piazza!

fonti: i, ii

Atene: Rivendicato attacco al Ministero della Cultura in solidarietà con Kostas Sakkas

“Non riesco più a sentire l’odore delle medicine, né il tanfo dell’infermeria, – i garofani fioriranno, – sia benedetto il tempo – E se finisci in prigione? – Non piegarti! Questo è tutto. Non ci sono altre raccomandazioni.” Nâzım Hikmet

Ieri 2 Luglio abbiamo attaccato il ministero della Cultura dalla parte da via Zaimi (Exarchia). I compagni hanno scavalcato il cancello, e dato alle fiamme tutti i veicoli del ministero nel parcheggio per poi andar via insieme al resto del gruppo.

Un’azione di solidarietà e supporto alla lotta dell’anarchico Kostas Sakkas, che sta mettendo il proprio corpo in prima linea, avendo già fatto 1 mese di sciopero della fame per la propria liberazione immediata.

Kostas Sakkas è in prigione da ormai 30 mesi senza essere stato condannato. La battaglia che fa al suo sterminio fisico e politico è una parte della più ampia resistenza contro la ristrutturazione capitalista e il regime di emergenza imposto dal dominio nazionale e internazionale in Grecia e nel mondo. Le risposto all’attacco del nuovo totalitarismo sono date in molti modi e ovunque: dagli attacchi da Atene a Skouries (Halkidiki) alle città in fiamme della Turchia, Brasile, Egitto, Cile.

Se il compagno non verrà rilasciato subito, gli attacchi saranno aumentati al massimo livello.

Tutto continua.

PS1. In merito agli arresti che abbiamo saputo dai media, seguiti al nostro attacco dopo un’operazione di polizia ad Exarchia, chiariamo che noi siamo andati e tornati con successo e secondo i piani, pertanto gli arresti non hanno nulla a che fare con noi e l’azione.

PS2. Solidarietà agli arrestati antifascisti degli scontri a Patrasso.

fonte

Modena: Testo sugli arresti di domenica 16 giugno

Nel tardo pomeriggio di ieri (domenica 16 giugno) a Modena è stata fermata una macchina con quattro compagni a bordo e tre di loro sono stati arrestati.

Gli sbirri li accusano di danneggiamento, incendio doloso e lancio di materiale esplodente, in relazione a delle fiamme che si sarebbero sviluppate lungo la siepe della recinzione esterna del Cie, e che avrebbero danneggiato uno dei gabbiotti dei militari di guardia.

Le merde in divisa sostengono di essere state avvertite da un passante che ha segnalato una ventina di persone nei pressi del Cie. Una pattuglia della guardia di finanza accorsa ha fermato una delle macchine che a suo dire si stavano allontanando, e raggiunta da una volante della polizia, ha controllato i documenti e perquisito la vettura. Pur non avendo trovato nulla di rilevante, l’auto è stata sequestrata e i compagni portati in questura e chiusi in quattro celle separate, lasciati senz’acqua nonostante le ripetute richieste.

Dopo oltre un’ora (!) gli sbirri si sono accorti che uno dei compagni era minorenne e che quindi non avrebbe potuto essere trattenuto in cella. Quest’ultimo è stato rilasciato a piede libero. Per gli altri inizialmente si è fissato il processo per direttissima questa mattina (lunedì 17), in seguito questo è stato annullato e si attende entro 72 ore dal fermo la convalida o meno degli arresti.

Gli indirizzi per scrivere telegrammi sono:

Andreana Gabriele, Soru Salvatore, Vaccari Andrea
Casa Circondariale via S.Anna 370
41122 Modena

Libertà per Andrea, Gabriele e Sabbo! Libertà per tutti!
Basta Cie, basta galere, basta gabbie!

Seguiranno aggiornamenti.

Barcellona: Sui 5 detenuti a Sabadell

5 compas anarchici sono stati detenuti per la fascista Audiencia Nacionale accusati/e di appartenenza a banda criminale e altre accuse senza senso. Il suo delito? Organizzarsi e lottare. Vi tireremo fuori. – Libertà anarchici detenuti/e.

Da ieri mattina presto (15 maggio 2013) alcunx anarchici/che siamo attenti a capire chi siano i/le detenuti/e  giacche non conosciamo chi sono né di cosa sono accusati esattamente. Secondo la stampa sono “membri” del gruppo anarchico Bandiera Nera, del quale né anche abbiamo conoscenza della sua esistenza e di cui solo abbiamo trovato una pagina di Facebook.

Lo certo è che gli arresti non fanno altro che materializzare una situazione che già alcune di noi vedevamo arrivare. Nelle ultime settimane sono apparsi sporadicamente in articoli di stampa virtuali (Cadena Ser, Europa Press, etc.) sugli anarchici, facendo un’insalata su questioni che non riguardano una relazione reale, ma servono a creare una situazione favorevole a un colpo come questo. E non sono pochi i/le compagni/e che hanno parlato attraverso articoli su di esso in blogs, pagine e pubblicazioni. Continue reading Barcellona: Sui 5 detenuti a Sabadell

Italia: Federico Buono in solidarietà ai arrestati ed indagati

Il testo qua presente è stato vergato nei giorni convulsi del mio processo per furto aggravato. Non ho mai voluto sapere nulla, e non ho chiesto aiuto a nessuno per sapere l’esito.

Nella mia esperienza il mio modo d’agire e un tentativo di negare il diritto e viverlo nell’incertezza -ha reso queste parole più forti… Parole che dedico al mio affine Maurizio e a tutti quelli che nell’indagine messa in piedi dalla suora Manuela Comodi-sceglieranno un modo antigiuridico.

L’attacco Nichilista

Mi muovo nell’ombra.Sento la percezione di un eventualità come il non percorso. Vaghi ricordi.L’insicuro incedere scalfisce la strada in verticale davanti a me stesso.
Sento i miei passi in una frenetica convulsione nel non sapere.
Ricalco il mio spazio essenziale e pongo un cerchio concentrico tra me e la stanzialità temporale.
Divengo l’uno e io in solitudine.
Inseparabile in un assunto continuo nel divenire che annienta il remissivo redimere stanziale dell’evento.
L’evento e in me o davanti a me?
L’immediabilità muove attorno in me individuo.
La mia ombra arma il suo desiderio misantropico ed espone nel proiettarsi in una luce dai continui riflessi:la luce della passività ama la mia ombra.Io mi armo contro di essa.
Esco da un interstizio.Sento delle voci:percepisco,vogliono il mio desiderio nell’affermarmi.Lontano da tutto sono anche accanto in un angolo nascosto nelle arterie maleodoranti delle necropoli  della società umana.
Ho scelto,tengo lontano i ricordi,la passività espande la sua luce e vuole masticare la mia essenza.
Io sono sospinto  contro di essa.Ho deciso di non cedere al “certo”  che completa l’avvicendarsi delle regole della società umana.
Ogni giorno è un momento diverso e lo spazio che racchiude la mia avidità di affermazione tende in un proteso distruggere il passato di un istante prima.
L’istante negato distrugge la normalità..
Ad ogni angolo nascosto sono la mia ombra ed essenza volitiva.
Mi pongo al centro spezzando la speranza di ricordi insignificanti.
Il Tempio della profezia-catalizzatore di eventi ed esperienze-mi richiama e il Demiurgo aspetta un cenno di disperazione.
Non cedo e non l’ho fatto fin dall’inizio.
Il potere Egoista attacca e frammenta a  brandelli la morale,nè vuole il cadavere ancora caldo-per bruciarlo e farlo cenere..
In questo giorno esco allo scoperto-geloso della mia ombra-e dedico queste poche parole ai miei fratelli di sangue e affini inquisiti dalla suora Manuela Comodi.
L’attacco Nichilista non abdica e si rivendica in un continuo incedere delle proprie pulsioni vitali!

Dal mio Inferno Personale
Federico Buono

Italia, Edizioni Cerbero: “Il trionfo del Genio Distruttore”

Ah! l’odore e la puzza si mescolano.

Per scalare il vertice ci vogliono unghie affilate e mani pronte alle ferite più dolorose.

Mentre si scala il vertice di un’umanità decadente, cadono, cadono le rocce che si sgretolano sotto le dita…

Ardire! Osare! Ecco scatenarsi i timori popolari mescolati al Ressentiment verso la nostra sovranità dell’individuo

I sogni e gli incubi di Filippi mi vengono incotro…

Un diavolo indomito si erge sopra le moltitudine nate dal caso.

Un diavolo che non accetta di essere messo a giudizio dalla vostra autorità prossima alla fine…

Dalle vostre chiese ortodosse avete emesso mandati di arresto contro noi, vagabondi del pensiero e dell’azione, noi diavoli del terrore, coloro che sputano e vomitano sopra le vostre statue sacre… noi diavoli del terrore, gli iconoclasti, i nichilisti illegalisti e i rivoluzionari senza un nome…

Tutto quello che nasce è giusto che rovini! Tuonava dalla sua vetta il Goethe!

La vostra unione dei Deboli che chiamate Stato e Società non è immune a questa legge delle cose…

Il Trionfo del Genio Distruttore è quello che vi aspetta…

Non basteranno le scomuniche e i roghi allestiti dai servi di suor.Manuela Comodi…

“Una risposta dello Stato” è stato detto… un riso sacrilego rimbomba nelle celle, per ogni arrestato ci sarà un nuovo rivoluzionario nichilista pronto ad attaccare.

Il fuoco non ci brucia, veniamo da un posto molto più caldo e ci siamo allenati per l’inferno.

Saluto gli affini, i compagni dell’Internazionale Nera i senza nome e gli arrestati e indagati nell’operazione “Ardire”.

Omertà totale e nessuna delega.
Per l’Anarchia e il trionfo dell’Io.

Il trionfo del Genio Distruttore – Maurizio De mone

contatti: VerticeAbisso(chiocciola)distruzione.org

Italia: Niente di cui stupirsi (sull’inchiesta “Ardire” ed i porci Comodi)

L’ennesima inchiesta, portata avanti dall’ennesima procura, contro i compagni anarchici non ci stupisce minimamente perché era nell’aria.

Tutto era stato annunciato specialmente negli ultimi mesi sulle pagine dei media nazionali che stendevano il tappeto rosso per la passerella del pm di turno. A sfilare sotto i riflettori questa volta , e per l’ennesima volta, è la pm Manuela Comodi, sostituto procuratore della Procura di Perugia, già nota sia da molti compagni anarchici sia dagli assidui telespettatori di alcune trasmissioni “tribunali”televisive per quanto riguarda l’omicidio di Meredith Kercher e per cui aveva mandato dietro le sbarre un ragazzo dello Zaire, Patrick Lumumba, giusto perché era di pelle “nera”.

Erano mesi che l’inquisitore di turno mandava “veline” alla stampa cercando di preparare bene l’evento che l’avesse portata sul piedistallo, o al massimo su una poltrona di “Porta a Porta” o “Matrix”.

Il 13 giugno, alle ore 04:00, sotto richiesta della stessa pm Comodi venivano arrestati 8 compagni; perquisiti circa 40 compagni in tutta Italia, in Svizzera, Germania e Grecia e un totale di 24 indagati tutti per 270bis, tranne i compagni arrestati che vengono accusati anche per reati specifici.

Tutti indagati nell’inchiesta “Ardire” contro la Federazione Anarchica Informale.

L’operazione ha avuto la collaborazione dei R.O.S. (reparto operativo speciale dei carbinieri) guidati dal noto comandante Gianpaolo Ganzer (o semplicemente “Escobar”. Il capo caramba gestiva alcuni spostamenti nel traffico di droga e per questo era stato anche condannato a 14 anni).

Nelle prime ore del pomeriggio, dello stesso giorno, gli inquisitori erano già davanti alle telecamere a decantare la loro impresa per aver messo fine alla storia della Federazione Anarchica Informale.

Parole già sentite dagli inquisitori romani qualche anno fa, per quanto riguardava l’inchiesta “Operazione Cervantes”, e nella consecutiva inchiesta contro i compagni che all’epoca erano redattori di “Croce Nera Anarchica”.

Quindi niente di nuovo… se non che a veder negata la propria libertà fisica oggi sono altri compagni e che dall’operazione Cervantes in poi la F.A.Informale si è sparsa come un tumore nei corpi degli stati mondiali e man mano colpisce qualche organo.

Fortunatamente mai nessuna inchiesta ha spento il fuoco di ribellione che vive dentro qualsiasi anarchico che lotta per la distruzione dell’esistente e per una società libera.

In passato c’erano compagni come Bresci, Severino Di Giovanni e Sante Caserio, oggi c’è la Federazione Anarchica Informale e moltissimi altri individui che, anche se non condividono alcuni contenuti della F.A.I., portano avanti l’azione diretta contro gli stati e le loro istituzioni mondiali con i propri contenuti.

Quindi “ad ognuno il suo”; il necessario è che l’azione diretta diventi sempre di più una pratica quotidiana e che un po’ di libri di teorie sull’insurrezione vadano in soffitta insieme ai loro teorici.

SOLIDARIETÀ E COMPLICITÀ CON I COMPAGNI ARRESTATI!
SOLIDARIETÀ CON TUTTI GLI INDAGATI E PERQUISITI!
PER L’AZIONE DIRETTA “COL FATTO”, PER L’ANARCHIA

RadioAzione

Italia: Lettera di Tomo sull’operazione “ardire”

Il caos è alle porte… (sull’operazione “ardire”)

E’ la stessa storia che si ripete.

Nel contesto di una maxi-operazione (“Operazione Ardire”… ma che nome del cazzo è?) contro anarchici ed incendiari della pace sociale, alle 4.00 della notte tra il 12 ed il 13 giugno, subisco una perquisizione domiciliare da parte dei ROS di Perugia e di Bologna, oltre ad un paio di carabinieri locali (anche se con esito negativo, a differenza dell’ultima). Cercavano le stesse cose dell’altra volta: computer, materiale esplodente, ecc.

Questa volta, però, con una simpatica sorpresa: i signori in divisa, per ordine dell’ormai nota suor M. Comodi, mi informano del fatto che è stata aperta un’indagine nei miei confronti, per il solito articolo 270bis.

Voglio comunque chiarire che, sebbene mi sia stato assegnato al momento un avvocato d’ufficio, revocherò ogni difesa legale, poiché nego il diritto e non riconosco nessuna autorità, giudiziaria o meno.

Voglio anche specificare che, come individuo in guerra con la società, supporto la pratica dell’azione diretta e che, quindi, supporto le azioni della FAI.

In ogni caso, una classica retata in grande stile, per la quale, tra l’altro, sono in custodia cautelare una decina di anarchici e sono sotto indagine più di una ventina di persone, tra cui anche alcuni/e compagni/e della CCF, ma è ancora presto per avere un quadro generale della situazione.

Che dire? Sarebbe ripetitivo sottolineare che, nonostante tutti gli anni di galera sotto i quali possono seppellirci, l’incendio che portiamo dentro è ormai inarrestabile. Esso si espande, fiero, ed incontra le fiamme degli affini di ogni dove, coloro che, in un mondo come questo, accettano un’unica posizione: quella dell’attacco.

Questi straordinari compagni, il cui odio brucia come mille soli che splendono nel cielo, sono gli amici ed i fratelli con cui condividiamo rabbia e dolore, lacrime e sorrisi, dubbi e passioni che pesano come macigni e fischiano come piombo; sono coloro che minacciano la società, le sue leggi ed i suoi difensori con la loro stessa esistenza; sono quei ribelli indomiti che illuminano le notti e dipingono le città coi colori della distruzione e della rivolta.

Anche da dietro le sbarre delle carceri o all’interno dei tribunali, i loro sguardi, le loro parole ed i loro pensieri sono armi pericolose e si fanno lime affilate per l’evasione, benché giudici e PM tentino di soffocare in loro qualsiasi barlume di potenza individuale.

Ma questi scarti umani non possono fermare la furia iconoclasta che si sta diffondendo come un virus.

Noi siamo l’infezione… e non c’è nessuna cura. Né per i “padroni”, né per i “servi”.

Il caos è alle porte…

Un gigantesco, incandescente, complice abbraccio di fuoco a voi, compagni.

SOLIDARIETA’ TOTALE CON I RIBELLI ARRESTATI ED INDAGATI

PER LA DISTRUZIONE DELLA SOCIETA’

CHE IL RUGGITO DELLE POLVERI SQUARCI IL SILENZIO DELLA PACE SOCIALE

VIVA L’ANARCHIA!

Tomo, 13 giugno, dal mio Nulla.

maggiori informazioni/aggiornamenti: i, ii

Cile: Un compagno e una compagna arrestati per trasporto di esplosivo

Ivan Silva e Carla Verdugo sono stati arrestati mentre trasportavano un congegno esplosivo nel quartiere Granja di Santiago del Cile alle 3.30 a.m. del 16 aprile.

Sono stati portati al 13° distretto dove è stato chiamato uno dei procuratori del “caso bombas”, Christian Toledo. Ivan e Carla sono stati fermati durante un controllo, e secondo la stampa trasportavano nel loro zaino un estintore riempito di polvere nera, due bombolette del gas e un detonatore, oltre ad un cambio di vestiti.

Secondo la stampa, Carla sarebbe inoltre la compagna del prigioniero rivoluzionario Juan Aliste Vega, in carcere da qualche anno insieme a Freddy e Marcelo.

Secondo la polizia, Carla e Ivan erano intenzionati a posizionare l’ordigno esplosivo davanti al tribunale, dove il giorno successivo si sarebbe svolta un’udienza di Juan.

Sappiamo che lo Stato e le sue istituzioni cercheranno con tutti i mezzi di elargire una pena esemplare a questi compagni, facciamo quindi un appello a tutti gli individui e i gruppi di affinità alla solidarietà e al supporto che ci uniscono nella lotta contro il sistema di dominazione.

Comunicato dal gruppo di supporto di Juan, Freddy e Marcelo sui recenti arresti in Cile

Lunedì mattina, ci sono arrivate notizie tristi. I compagni Carlo Verdugo e Ivan Silva erano stati arrestati nelle prime ore del mattino dai carabineros del Cile, che hanno trovato materiale esplosivo mentre perquisivano i loro zaini. Questo è successo lo stesso giorno in cui si stavano tenendo nuove udienze contro i nostri compagni Juan Aliste, Freddy Fuentevilla e Marcelo Villarroel.

Alcune ore dopo sono cominciate le perquisizioni, e la nostra compagna Carla è stata trasferita dal 13 distretto al Centro di Orientamento Femminile (COF), mentre Ivan è stato rinchiuso nel carcere di Santiago 1. Entrambi rimarranno in prigione per un periodo minimo di 100 giorni, con l’accusa di “tentato posizionamento di ordigno esplosivo di natura terrorista”, secondo il linguaggio del nemico.

Mentre il Ministro degli Interni cileno Hinzpeter ha gioito degli arresti, il che ci disgusta profondamente, il pubblico ministero e la stampa hanno cercato di costruire legami con altri accusati secondo la legge antiterrorista, così da cercare di aggravare la posizione giuridica dei compagni. Le prove, come al solito, sono assurde (lettere, libri, poster, e perfino i legami di solidarietà).

Ciononostante, non vogliamo fermarci qui. Al contrario, crediamo che dovremmo portare l’attenzione su azioni di solidarietà diretta e concreta. Al di là delle strategie, dei linguaggi e delle realtà di ogni compagno che agisce in questa guerra, ci sentiamo fieri delle nostre pratiche e del nostro coraggio. E’ qualcosa che possediamo e di cui non ci pentiremo mai.

Con questo breve comunicato, in cui tutte le emozioni che proviamo in un momento come questo non possono essere incluse, intendiamo incitare a prenderci un impegno, cioè di passare da un supporto di base e verbale a una solidarietà rivoluzionaria, l’impegno di estendere e acutizzare il conflitto latente, e anche di diffondere questa informazione tra i diversi compagni in carcere, organizzarci e non chinare la testa di fronte alle offensive dell’autorità.

Vi terremo informati di ogni novità, ma i fatti sono concreti, e non serve molto altro da sapere alla coscienza ribelle per sapere cosa fare.

Dalla rete di supporto di Freddy, Marcelo e Juan, salutiamo e mandiamo tutta la nostra forza a Carla e Ivan.

Compagni: Non siete soli!
Solo la lotta ci rende liberi!
Dove c’è miseria ci sarà ribellione!

fonti: a, b, c, d

Immigrato dodicenne senza documenti arrestato perchè frugava trà i rifiuti

Il 5 ottobre, nel quartiere di Dafni ad Atene, il dodicenne Ali Mohammed Rasul è stato arrestato dalla polizia mentre frugava dentro un cestino per i rifiuti. È stato portato alla stazione della polizia locale e poi trasferito nel centro di detenzione minorile Amygdaleza a Thrakomakedones nel nord-ovest dell’Attica perchè senza documenti. Il dodicenne ha altri due fratelli minorenni e sua madre che soggiornano in città e vuole riunirsi a loro.

Quando abbiamo contattato il centro di detenzione in cui è detenuto e ci è stato detto che la madre con i suoi documenti in regola (che non ha) lo avrebbe potuto prendere. Se dovesse, tuttavia, cercare di visitare il centro senza i propri documenti, sarebbe anche lei arrestata per immigrazione clandestina. Inoltre, il giudice per i minori ha risposto che il dodicenne rimarrà in detenzione per un periodo che và da sei mesi fino ad un anno, presumibilmente per il suo stesso interesse e dove,a quanto si dice, gli sarà dato un’aiuto come minore, e dopo un anno riceverà un’ordine di espulsione.

È stato ripetuto che il bambino vuole tornare dalla sua famiglia e non desidera stare in nessun centro di detenzione del cosidetto Sistema Sociale Statale. Chiediamo l’interessamento e il sostegno dei compagni, così come un’aiuto legale, in modo che il ragazzo si riunisca alla sua famiglia.

Compagni, questa è una questione urgente. Recapito telefonico (così come per precedenti casi che riguardano i clandestini): +30 6949541712

Nessuna legge può essere cosi’forte da dividere una madre dal suo bambino.

Sappiamo che la sovvenzione UE per la detenzione degli immigrati è superiore alla moralità nella mente dei torturatori di Stato e degli sfruttatori; ora ciò è confermato per i figli minori.

Persone in solidarietà

fonti: athens.indymedia.org, occupied london