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Amburgo: Vernice e pietre a edificio di giustizia penale

26 aprile 2019

In prima serata del 26 aprile ad Amburgo è stato attaccato l’edificio di giustizia penale in piazza Sieveking. Sulla strada è stata eretta una barricata di copertoni in fiamme, la facciata e le finestre danneggiate con vernice e pietre e, per distruggerlo, sotto un traliccio video dato fuoco a dei copertoni.

Attualmente, in tanti posti degli individui combattivi stanno davanti ai tribunali. Solidarietà con lx prigionierx non pentitx e non collaborativx. A coloro delle lotte G20 ad Amburgo, ax anarchicx accusatx che in Belgio stanno davanti ai tribunali per le loro lotte. Ax anarchicx russx che resistono alla tortura, all’aizzamento e alla prigionia. Ax anarchicx in Italia che sputano in faccia alle continue operazioni repressive, all’isolamento, alla sorveglianza e alle pene lunghe.

Se lottare per la libertà è un crimine, allora l’innocenza sarebbe allora il peggiore di tutti. Solidarietà significa continuare a lottare!

Fonte: Indymedia (Tor)

Traduzione dal tedesco mc

[USA] Fire Ant: Solidarietà con i/le prigionier* anarchic* #1

Fire Ant è una nuova pubblicazione il cui scopo è diffondere le parole dei/lle prigionier* anarchic* e creare solidarietà materiale per i/le nostr* amic* incarcerat*. Iniziata come collaborazione tra prigionier* anarchic* e anarchic* del Maine, Fire Ant cerca di raccogliere aiuti materiali per i/le prigionier* anarchic* e incoraggiare la comunicazione tra anarchic* da entrambi i lati dei muri.
Il numero #1 contiene scritti di Michael Kimble, Jennifer Gann, Eric King, e Sean Swain, e anche un testo in solidarietà a Marius Mason.

Se volete sostenere Fire Ant e ampliare gli sforzi di solidarietà con i/le prigionier* anarchic*, stampate e distribuite questa pubblicazione o fate una donazione al Fondo di Guerra dei/lle prigionier* anarchic* della Croce Nera Anarchica di Bloomington.

Potete contattare il collettivo The Fire Ant a questo indirizzo:

Fire Ant
PO Box 164
Harmony, ME 04942

PDF (in inglese) per lettura

in inglese, portoghese, tedesco

[Messico] Fernando Barcenas rilasciato!

Fernando è uscito dal carcere l’ 11giugno 2018 verso le 21h. Una volta fuori ha bruciato l’uniforme beige che ha dovuto portare per quattro anni e mezzo

Lunedì 11 giugno 2018, il compagno anarchico Fernando Barcenas Castillo è uscito di prigione.

Arrestato il 13 dicembre 2013, durante le proteste contro l’aumento del prezzo dei biglietti del metrò, Fer era stato accusato di aver appiccato il fuoco all’albero di Natale della Coca-Cola, e da allora si trovava nella prigione Nord, detta ReNo, a Città del Messico.

Nel dicembre 2014 era stato condannato a 5 anni e 9 mesi di detenzione per i reati di disturbo della quiete pubblica e associazione a delinquere. Poco dopo la sua incarcerazione Fernando ha cominciato a organizzare diversi progetti: atelier di musica, di scrittura, di diffusione e informazione come delle fanzine e il giornale indipendente, anti-carcerario e di lotta: «El Canero», che vuol dire «colui che è in carcere». Si tratta di un media libero prodotto da prigionier* che si trovano dietro le sbarre di diverse prigioni della capitale messicana e di altre località

Per Fernando «Il Canero è un progetto che vuole spiegare la realtà vissuta all’interno delle prigioni e metterla in relazione con un contesto sociale più ampio, di cui siamo tutt* prigionier* a diversi livelli. Questo giornale contribuisce a diffondere la lotta anti-carceraria tessendo legami di comunicazione tra i/le prigionier* e l’esterno». Per lui si tratta «Di dimostrare che la lotta si conduce qualunque sia il luogo e con i mezzi a disposizione, senza aspettare che tutte le condizioni siano riunite».

Il primo Canero è uscito nel giugno 2014, e fino ad oggi sono stati scritti cinque numeri: col passare del tempo, il contenuto evolve. Il giornale è il risultato di numerosi riunioni di prigionier*, di scambi e riflessioni, di azioni congiunte, scioperi della fame… Lungo il suo percorso, il Canero vede nascere organizzazioni informali de prigionier* in resistenza, azioni coordinate, comunicati che denunciano la bestia penitenziaria, l’autorità e l’isolamento dentro e fuori le mura.

A partire dal mese di novembre 2017, Fernando lancia una nuova idea: organizzare una biblioteca autonoma gestita dagli stessi prigionieri, e dopo parecchi mesi di lavoro e di costruzione, la biblioteca viene inaugurata il 28 aprile 2018 col nome di Xosé Tarrío González *, e continua a crescere. Ad oggi conta numerosi documenti, tra libri, riviste e opuscoli… la biblioteca continua per la sua strada.

Per tutti questi anni Fer ha anche incoraggiato e lanciato l’organizzazione de* prigionier* in resistenza, dapprima incoraggiando la formazione del C.C.P.R (Coordinazione Combattiva dei Prigionieri in Resistenza), più tardi parteciperà alla coordinazione degli scioperi della fame, con altri prigionieri anarchici di Città del Messico. In seguito, Fer lancia e incoraggia la formazione della C.I.P.RE (Coordinazione Informale dei Prigionieri in Resistenza) come forma e spazio di organizzazione per tutt* quell* che sono stati oppress* e torturat* dal macchinario penitenziario. La CIPRE era un’organizzazione informale ormai sciolta e oggi sbiadisce non senza lasciare dietro di sé tutta un’esperienza organizzativa. Fer lancia una nuova proposizione che darà vita al collettivo di prigionieri CIMARRON, che fa riferimento al significato di «scappare, fuggire», sottrarsi alla proprietà di un padrone.

Un forte abbraccio Fer, un abrazo compañero!
Finalemente nelle strade.

Fino alla libertà totale!

*NOTA: Xosé Tarrío González è nato nel 1968 a la Coruña. A 11 anni viene rinchiuso il est enfermé dans un internat, poi en maison de redressement per ritrovarsi in prigione a 17 anni dove contrae l’AIDS. In prigione, mette in pratica l’anarchismo e la rivolta, guidando diversi tentativi di evasione, praticando una reale solidarietà tra prigionieri, lottando fermament contro la prigione e i secondini; questi suoi comportamenti gli sono costati umiliazioni, periodi in isolamento e viene torturato parecchie volte. Nel 2004 la sua salute peggiora nuovamente a causa della sua malattia e alla fine muore il 2 gennaio 2005, vittima dell’istituzione carceraria e della società che la sostiene. Xosé era uno dei prigionieri del regime speciale FIES (Ficheros de Internos de Especial Seguimiento / Casellari dei Reclusi di Trattamento Speciale) e autore del libro « Huye, hombre, huye »

[Italia]: Processo Scripta Manent – Presenza solidale in aula il 14 giugno

Chiunque dimentica i prigionieri della guerra sociale, ha dimenticato la guerra stessa!
(Parigi, 2016)

Lo Stato colpisce e continuerà a colpire gli anarchici e i rivoluzionari fintanto che questi saranno degni del loro nome.

Il processo Scripta Manent, cominciato nel giugno del 2017, riguarda 40 anni della storia del movimento anarchico, di cui siamo parte, e sta proseguendo con un ritmo serrato.

Il cardine del teorema accusatorio di questa inchiesta si basa sulla differenziazione fra anarchici “buoni” e “cattivi” e su una interpretazione strumentale, da parte dell’apparato repressivo, del dibattito interno al movimento anarchico.

Tra gli intenti di questo processo vi è anche il tentativo di annichilire la tensione verso pratiche radicali di attacco senza mediazioni contro lo Stato e il Capitale. Pratiche che stanno alla base di ogni percorso rivoluzionario e d’insurrezione.

Non rimarremo in silenzio di fronte a questo ennesimo tentativo di mettere al bando la volontà di sovvertire l’ordine costituito.

Non riconosciamo l’ormai nota strategia repressiva di differenziazione, quindi vogliamo ribadire la nostra complicità ai compagni e alle compagne prigioniere e agli indagati dell’Operazione Scripta Manent ed esprimere il nostro sostegno alle pratiche di cui sono accusati, che sono patrimonio del movimento rivoluzionario.

Presenza solidale in aula

Giovedì 14 giugno dalle ore 9,00

Aula bunker del carcere Le Vallette di Torino

[Appello internazionale] 11 Giugno – Giornata internazionale di solidarietà con Marius Mason e tutt* i/le prigionier* anarchic* di lunga durata

Negli anni, la giornata dell’11 giugno in solidarietà a Marius Mason e tutt* i/le prigionier* anarchic* di lunga durata ha sostenuto e messo in luce decine di prigionier*. Più di recente abbiamo cercato di includere più prigionier* all’esterno degli Stati Uniti per evitare di cadere nella facilità dell’americanocentrismo e per rappresentare più fedelmente la ricchezza delle lotte anarchiche e anti-autoritarie attraverso il globo. (Maggiori informazioni sul sito june11.org)

A partire da questa osservazione chiediamo quindi aiuto per tradurre e diffondere questo breve messaggio. Sappiamo che ci sono molt* prigionier* le cui storie non sono arrivate fino a noi, o con cui è stato difficile stabilire un contatto. Anche se June 11th è focalizzato sui/lle prigionier* anarchic* e di lunga durata, non si tratta di requisiti rigidi. Ci preme sostenere prigionier* anti-autoritar* di tipo e di lotte diverse. June 11th vuole che i nomi dei/lle compagn* rinchius* da diversi anni restino sulle labbra di tutt*, molto tempo dopo che alcuni di questi sono passati nel dimenticatoio a causa delle nuove lotte, le nuove emergenze e e sempre altr* amic* pres* di mira dallo stato.

Di solito usiamo come riferimento i 10 anni di pena, ma attualmente sosteniamo alcun* prigionier* condannati a 6 o 7 anni. Non facciamo questa distinzione per sminuire l’esperienza dei/lle compagn* che vengono portat* via dalle loro comunità e torturat* per un numero inferiore di anni, ma come una sorta di ammissione del fatto che dobbiamo fare di più per sostenere ed essere solidal* con chi viene rinchiuso per diversi cicli di lotta.

Se conosci dei/lle prigionier* che rientrano in questo profilo e che vorresti venissero inclus* nella giornata dell’11 giugno contattaci.
Quando è possibile, aspiriamo ad avere un dialogo con chi è solidale per informarci in modo più approfondito su come possiamo sostenerl* e conservare la loro voce nelle nostre attività.

Aiutaci a tradurre e diffondere questo messaggio il più ampiamente possibile. Aspettiamo tue notizie:  june11th@riseup.net

Vostro Comitato June 11th in lotta

in portoghese

Giornata in solidarietà con la compagna anarchica imprigionata nel carcere di Colonia

Rendiamo pubblico un appello per il 21 dicembre e i giorni a seguire per lasciare briglia sciolta all’immaginazione ed esprimere solidarietà nelle sue multeplici forme, dimostrando una volta ancora che le nostre compagne prigioniere non sono sole!
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Ricevere una condanna non significa solo che la persona detenuta è in balia dell’istituzione carceraria. Il sistema giuridico e di polizia dello Stato contitua indagando, osservando, analizzando, e decidendo il destino della prigioniera.

Sono infinite le maniere con cui la giustizia sa dimostrare che rimangono dei conti in sospeso, soprattutto quando la detenuta non si è piegata chiedendo clemenza durante il processo o non si è auto-umiliata in un gesto che il nemico possa leggere come riconciliazione. Il rifiuto a collaborare con gli organi di polizia viene considerato come prova di colpevolezza e può facilmente servire
per mantenere l’indagine aperta a tempo indeterminato. Il silenzio e la dignità davanti ai boia e le loro accuse vengono considerate come occultamento delle prove e possono generare nuovi procedimenti.

Oltretutto, il fatto di essere socializzata come donna e non comportarsi come la società considera “adeguato” genera un immaginario di donna dura, tosta, e per tanto irrecuperabile nel mito della reinserzione.
Il fatto di continuare anche dal carcere a esprimere le proprie convizioni e idee politiche, senza negare la propria natura, viene considerato come una mancanza di pentimento e una ragione per la quale la pena del carcere non è sufficiente.

Quando l’arsenale giuridico sfocia in una “ragionevole” condanna, quindi abbastanza lunga per compiacere l’accusa, e l’etica della detenuta si mantiene integra, la Giustizia non esita ad attaccare i vincoli familiari, sentimentali e di amicizia con il mondo esterno. Oltre al cemento, le sbarre, le luci artificiali e le videocamere di vigilanza, che asfissiano la vita oltre a romperla, si aggiungono le montagne di scartoffie che servono per raggiungere il semplice contatto umano con la gente cara. Domandine, permessi, autorizzazioni, proroghe, che mettono a dura prova la volontà di non sentirsi annientata.

Lo scorso 7 giugno, Lisa, la nostra compagna, è stata condannata dal tribunale tedesco di Aquisgrana (Aachen) a 7 anni e mezzo di reclusione per una rapina in banca. Attualmente stiamo aspettando di conoscere l’esito del ricorso presentato dagli avvocati che, in caso venisse accettato, supporrebbe la revisione della sentenza e l’inizio di un nuovo processo. Per questo la compagna si trova ancora in carcere preventivo a Colonia.

Agli inizi di novembre, dopo una malattia durata vari mesi, sua madre è venuta a mancare.
Durante questo periodo di tempo, sia la PM che il giudice le hanno sempre negato la possibilità di andarla a trovare all’ospedale, allegando un “rischio di fuga” fino a negarle di poter assistere al funerale.

Aldilà delle motivazioni giuridiche del nemico, il meccanismo è insidioso. Come in molti altri casi, dove la sete di vendetta della Giustizia non si placa con una semplice, per quanto lunga, condanna, il nemico, per poterla annichilare, rimane attento ad ogni possibile debolezza della prigioniera.
È chiaro che si tratta di una misura puramente vendicativa come risposta alla fermezza e all’atteggiamento non collaborazionista della compagna.
Un ulteriore castigo pensato per aggravare la già dura condanna alla reclusione, un tentativo in più di piegarla, questa volta puntando alla sua vita privata e alla sfera personale. Una logica per nulla nuova di ricatto giuridico con l’obbiettivo di minare la sua coerenza e le sue convinzioni politiche.
Cercano di costruire muri ancora più alti, non solo di cemento ed acciaio ma anche di solitudine ed isolamento.

Sono questi muri che vogliamo distruggere.
Con amore, rabbia e solidarietà alla nostra compagna.
Con odio al nemico.
Non dimentichiamo. Non perdoniamo.

Libertà per Lisa. Libertà per tuttx.

Alcune compagne anarchiche

L’Aia, Paesi Bassi: A fuoco tutte le prigioni – Graffiti in solidarietà con lx prigionierx anarchicx Lisa e Peike

Il fine settimana passato (22 ottobre) abbiamo eseguito un graffito di solidarietà lungo 80 metri di fronte al quartier generale della polizia e al centro di addestramento dell’Aia, con il seguente testo: Fuoco a tutte le prigioni.

Il graffito è in solidarietà con Lisa e Peike che si trovano entrambx in prigione in Germania. Lisa è incarcerata per sette anni e mezzo in seguito a una condanna per un sospetto di rapina a una banca. Peike è stato condannato a due anni e sette mesi per le proteste contro il G20 ad Amburgo.

Lx vogliamo liberx! Lisa e Peike e tuttx lx prigionierx anarchicx liberx! Fuoco a tutte le prigioni!

Anarchist Damage Squad

in inglese, tedesco, francese

Torino: Lettera di Beppe dal carcere

Lettera scritta il 4 ottobre ricevuta il 9

Ciao a tutte e tutti.
Sono stato arrestato il 4 agosto con la misura cautelare di custodia nel carcere “Lorusso e Cotugno” di Torino insieme ad altr* 4 compagn* e due compagne con la misura cautelare di divieto di dimora dal comune di Torino e provincia per esserci frapposte all’ennesima retata nel nostro quartiere, ma già molto abbiamo detto al riguardo e non mi dilungherò oltre.

Dopo due settimane in carcere, il Tribunale della Libertà ha modificato la misura cautelare per i/le cinque arrestate alla custodia cautelare presso i domicili da noi presentati. Per quel che mi riguarda ho deciso di andare da una compagna presso il comune di Roma. Lì i controlli si sono susseguiti di giorno in giorno fino al 22 settembre; giornata nella quale, alle sette del mattino circa si sono presentati alla mia porta vari poliziotti in borghese e due volanti per notificarmi un aggravamento di pena, richiesto dai carabinieri preposti al mio controllo della caserma di La Storta per una presunta evasione effettuata in daa 31 agosto. Da quel momento (22/9) sono quindi stato tradotto al carcere di Regina Coeli.

Non cercherò certo qui, tra queste righe, di difendermi da tale accusa, ma quantomeno ne approfitterò per salutare e abbracciare col cuore le mie sorelle e i miei fratelli, compagne e compagni. Ripetendo a me stesso che, nonostante la repressione, le angherie e i soprusi ci saremo sempre l’un per l’altra. Che non smetteremo di lottare. Che ci ritroveremo ancora sulle barricate, sorridenti, determinate e a testa alta. Che per quanto possano temporaneamente o meno togliere di mezzo una/o di noi, altre ed altri saranno li a colmare il vuoto. Che non ci sarà pace né tregua per chi ci opprime e reprime.

Con rabbia e amore, vostro compagno
Beppe

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Beppe è stato trasferito il 13 al carcere delle Vallette a Torino, per scrivergli:

Giuseppe de Salvatore
Casa Circondariale Lorusso e Cutugno,
Via Maria Adelaide Aglietta, 35,
10149 Torino

[NdR: Beppe è stato accusato, con altr* compagni e compagne anarchic*, di resistenza aggravata e danneggiamenti; le accuse si riferiscono al tentativo di opporsi a una retata di polizia in un parco della zona Barriera di Torino dell’aprile 2017, quando ci fu una carica contro compagn* che cercavano di ostacolare con cori e slogan i controlli nei confronti di chi si trovava nell’area, tra cui immigrati e persone senza casa. ]

Amburgo: Aggiornamenti sul processo a Riccardo, anarchico imprigionato (G20)

Ricevuto il 23 settembre

Il processo che vedrà imputato Riccardo si terrà il 5 di ottobre alle h.9.00 presso il tribunale di Altona – Amburgo (Max Bauer Allee 91.)

Sarà a porte aperte ma non ci è ancora dato di sapere se la sentenza sarà emessa nello stesso giorno o se slitterà ad un’altra data. Dipende dall’iter processuale (in molti casi hanno sentenziato in un solo giorno anche perché gli imputati hanno confessato).

Sarà giudicato tramite il secondo grado di una corte che prevede pene dai due anni in su (in Germania le corti sono divise in 3 livelli in base alla pena richiesta, non è una corte speciale).

I capi di accusa formalizzati sono: interruzione della pace pubblica, attacco tramite assalto (che equivale a lesioni – concorso in Italia) e resistenza.

Per quanto riguarda la censura alla posta non ci sono stati blocchi sistematici ma qualche lettera viene bloccata (finora sono 3, diluite nel tempo: una cartolina, una lettera, una busta contenente giornali da Amburgo). Poi sono state bloccate che buste contenenti materiale controinformativo e opuscoli.

Indirizzo:
Riccardo Lupano
Jva Billwerder
Dweerlandweg 100
22113 Hamburg
Germany

Vienna: Striscione contro la prigione esposto alla chiesa votiva

Ricevuto il 21 agosto

La scorsa notte uno striscione è stato appeso nel contesto della settimana di solidarietà internazionale con i/le prigionier* anarchic*, quindi due striscioni con scritto “FUOCO A TUTTE LE PRIGIONI” e “LIBERTÀ PER TUTT* I/LE PRIGIONIER*” sono stati esposti alla chiesa votiva.

Le prigioni devono andarsene, devono lasciare la società, devono lasciare le nostre vite e le nostre teste! Inghiottono chiunque combatta per la libertà, sono strumenti della classe dominante per sbarazzarsi di tutto quello che è rivolta e disobbedienza. Per cui la lotta contro la prigione è anche una lotta contro l’autorità in generale.

La settimana di solidarietà internazionale non è ancora cominciata, ma la solidarietà non è qualcosa che dipende dal calendario!

Libertà per i/le prigionier* della resistenza contro il G20!
Libertà per gli/le accusat* della rapina ad Aachen!
Libertà per tutt* i/le prigionier*!

Saluti in solidarietà da Vienna
https://solidarity.international/

in inglese, tedesco

G20. Aggiornamenti sul processo a Riccardo

È stata fissata la data dell’udienza che vede imputato Riccardo di reati inerenti alle giornate di rivolta contro il G20 d’Amburgo di luglio. Si terrà il 5 ottobre presso il Tribunale di Amburgo.

Invitiamo tutti/e a partecipare alla presenza solidale in aula (Riccardo sarà presente) e presso il Tribunale organizzata per quella data così come alle iniziative che verranno promosse a Genova in quei giorni di cui seguiranno aggiornamenti.

Incontro per discutere iniziative di solidarietà e aggiornamenti
MARTEDÌ 19 SETTEMBRE alle 20h, presso Il maniasso, Piazza Santa Maria in Passione 6 Genova.

in inglese

[J11] Komotini, Grecia: Solidarietà con i/le prigionier* anarchic* di lunga data – “Sean Swain è stato qui”

Lunedì 12 giugno all’ex facoltà di legge di Komotini abbiamo appeso uno striscione come piccolo segno di solidarietà con tutt* i/le prigionier* anarchic* di lunga data. Non dimentichiamo il compagno Sean Swain.

– Squat anarchico Utopia A.D.

in inglese, greco, portoghese

[Messico]: Lettera di Fernando, 20 luglio 2017

Dopo essere stato rinchiuso in una cella dela zona 7 C.O.C (Centro d’osservazione e di Classificazione), ho assistito, mercoledì 19 luglio 2017, all’audienza del Consiglio tecnico interdisciplinare, che ha deciso che non potevo tornare con i detenuti comuni a causa del conflitto scoppiato la settimana scorso, e sono quindi stato condotto nell’Unità di Massima Sicurezza (M.M.S.), e attualmente, per motivi di sicurezza, sono isolato nella zona del Panal*.

Allo stesso tempo le mie cose sono state controllate all’entrata del M.M.S. I secondini, durante la perquisizione, hanno trovato i fogli con i miei scritti e delle lettere personali tra cui si trovava un abbozzo della rivista « El Canero », che mi hanno confiscato, e da quel momento hanno adottato un atteggiamento violento, violando la privacy della mia corrispondenza personale, e finendo con una minaccia: « Puoi farti ammazzare per quello che dici» e «Falla finita col tuo giornale», facendomi sapere che scrivendo ed esprimendo le mie idee attentavo alla sicurezza dell’istituzione, ragion per cui dovevo restare in isolamento.

C’è da sottolineare che a causa del conflitto precedente non posso più dividere una cella, per proteggere la mia integrità e la mia vita. Malgrado ciò, dopo il mio trasferimento al Panal, mi hanno piazzato in una cella con 8 persone a me sconosciute e che non mi ispirano alcuna fiducia.

Per tutte queste ragioni, ritengo il Consiglio Tecnico responsabile di quello che può capitarmi, dato che si tratta ancora una volta di un pretesto ulteriore per continuare a mantenermi in condizione di confino e punizione.

– Fernando Bárcenas –

Note:

« El Canero » vuol dire «colui che è in galera». Si tratta di un media libero prodotto da prigionieri et prigioniere dietro le sbarre di diverse prigioni della capitale messicane.

* «Il Panal» – Quartiere di alta sicurezza.

Il compagno Fernando esige di venire ritrasferito nella zona 3 dov’era prima.
Attualmente Fernando Bárcenas Castillo si trova nell’Unità di Massima Sicurezza (M.M.S.) Reclusorio Preventivo Varonil Norte : Calle Jaime Nuno no. 155, Colonia Guadalupe Chalma, Cuautepec Barrio Bajo, C.P. 07210, Gustavo A. Madero, Ciudad de México.

in francese / Les trois passants, spagnolo

[G20 Amburgo]: Lettera del compagno Riccardo dal carcere di Billwerder

“La guardia Gohlosh personifica la cattiveria più detestabile: la cattiveria messa al servizio dei grandi della Terra. Una cattiveria monetizzabile. Essa non gli apparteneva più. L’aveva venduta ad individui più competenti che ne facevano uso per asservire e mortificare tutto un popolo miserabile. Non era più padrone della propria cattiveria. Doveva guidarla e dirigerla secondo certi regolamenti la cui atrocità non variava granché.”
(Albert Cossery – Gli Uomini dimenticati da Dio – 1994)

In questo momento mi trovo detenuto nel carcere Billwerder di Amburgo. Sono stato arrestato venerdì 7 Luglio alle ore 19.30 nei pressi del Rote Flora.
Sono accusato di oltraggio allo Stato, di aver messo in pericolo la pubblica sicurezza, di aver svolto un ruolo attivo all’interno di un gruppo di quindici persone che ha fronteggiato la polizia, in particolare di aver tentato di ferire un poliziotto della Sezione Speciale di Bloomberg adibita ad effettuare arresti e recuperare reperti.

Non riconosco il dualismo “colpevole – innocente” proposto dagli apparati giuridici dello Stato.
Ciò che voglio dire a riguardo è di essere orgoglioso e felice di essere stato presente durante la sommossa di Amburgo contro il G20. La gioia di vivere in prima persona la determinazione di persone di ogni età e da tutto il mondo che ancora non hanno ceduto alla tentazione di sottomettersi alla logica del denaro e del mondo capitalista non potrà mai essere sopita da nessuna misura cautelare. In un’epoca storica in cui il capitalismo cerca di affondare il colpo definitivo e necessario al suo assestamento, in una continua oscillazione fra guerra interna (leggi speciali, chiusura delle frontiere, deportazioni) e guerra esterna (massacri indiscriminati, distruzione e avvelenamento del Pianeta Terra); la rivolta di Amburgo contro il G20 ha dimostrato ciò che è più importante per chi ha ancora a cuore la libertà: la possibilità della sua realizzazione.

L’efficienza tecnologica, fisica e tattica della polizia tedesca è stata tanto impressionante e spaventosa, quanto, di fatto, inutile a disinnescare prima e reprimere successivamente l’esigenza di svolgere contro la società mondiale, assurda e catastrofica, che i venti patetici Capi di Stato stavano lì a sfoggiare con meschinità, blindati nel cuore della città. I rassegnati e i riformisti potranno dire che, visto i rapporti di forza sviluppatisi negli ultimi decenni tra il potere e i suoi
sudditi, quello di Amburgo sia stato un ennesimo esperimento di massa per verificare la tenuta degli apparati di sicurezza internazionale. Del resto è quello che veniva detto anche dopo il G8 di Genova nel 2001.

I ribelli e i rivoluzionari, però, non fanno i conti con le dietrologie della politica, ma con i propri sentimenti e i propri progetti. In ogni caso, mi pare di poter ribadire che, se anche così fosse, questo esperimento sia fallito del tutto. Nelle strade di Amburgo ho respirato la libertà incontrollata, la solidarietà attiva, la fermezza di rifiutare un ordine mortifero imposto da pochi ricchi e altrettanti potenti sul resto dell’umanità. Non più infinite file di automobili e composte processioni che ogni giorno santificano la liturgia oppressiva ed assassina del sistema capitalista.
Non più masse indistinte costrette a piegarsi e sudare per un’anonima sopravvivenza in favore dell’arricchimento di qualche ingordo padrone. Non più migliaia di sguardi assenti diretti verso qualche asettico display che aliena e deforma le nostre esperienze di vita.

Ho visto individui alzare gli occhi al cielo per cercare di agguantarlo.
Ho visto donne e uomini dare corpo alla loro creatività e alle loro fantasie più represse.
Ho visto le energie di ciascuno impegnate a tendere una mano ad altre che non si ergono al di sopra di nessuno.
Ho visto il sudore gocciolare dalle fronti per soddisfare i propri desideri invece di quelli di qualche aguzzino. Nell’ora della rivolta nessuno resta mai veramente solo.

Un forte abbraccio a tutti i compagni e le compagne, a tutti/e i/le ribelli prigionieri/e dello Stato tedesco. Un saluto appassionato ad Anna, Marco, Valentina, Sandrone, Danilo, Nicola, Alfredo, i compagni e le compagne sotto processo per l’ Operazione “Scripta Manent” in Italia. Ai/alle rivoluzionari/e e ai/alle ribelli prigionieri/e nelle galere di tutto il mondo. Un bacio a Juan. Dove sei … dove sei … sei sempre con noi!

Finché esisto: sempre contro l’autorità! Sempre a testa alta! Viva l’internazionale anticapitalista!
Per Carlo! per Alexis! Per Rémi! Per la libertà!

Riccardo
Prigione di Billwerder, Amburgo – 20 Luglio 2017

Exarchia: Striscioni in solidarietà con il CSO Kike Mur, i/le ribelli del G20 e Lisa

Nella mattinata di martedì 11 luglio 2017, gli/le abitanti dello squat Themistokleous 58, insieme a dei/lle compagn* affini, hanno appeso a Exarchia degli striscioni in solidarietà internazionalista a proposito di tre casi diversi.

Abbiamo le chiavi di tutte le porte… Solidarietà con il CSO Kike Mur a Saragozza, Spagna

Da uno dei balconi del 58 abbiamo esposto uno striscione in sostegno al centro sociale occupato Kike Mur a Saragossa (Spagna), minacciato di sgombero dalle autorità locali. L’edificio (un’ex prigione) è occupato da sette anni, e ha dato vita a una moltitudine di attività ed espressioni di solidarietà anarchica, come per esempio uno striscione nel contesto della campagna internazionale del 2013 Febbraio Nero.

Solidarietà con i rivoltosi del G20

Sulla cancellata dell’ex scuola di Chimica abbiamo esposto uno striscione in sostegno a chi si è scontrato con le forze della repressione nelle strade di Amburgo contro il summit dei leaders dei 20 stati più potenti del pianeta. È il momento di spargere la voce che gli/le ostaggi del G20 hanno bisogno del nostro sostegno.

Attacca/Deruba le banche! Libertà per Lisa, anarchica detenuta in Germania

Un altro striscione è stato messo sull’edificio Gini al Politecnico in solidarietà con Lisa, un’anarchica recentemente condannata a 7 anni e mezzo di prigione per una rapina ad Aachen (Germania) nel 2014.

Nessun prigioniero nelle mani del Potere: Assaltiamo lo Stato/Capitale e la dominazione!

Squat Themistokleous 58
e compagn* affini

in greco, inglese, portoghese, spagnolo, tedesco

[J11] Exarchia, Atene: Striscione esposto in solidarietà con Michael Kimble, prigioniero anarchico negli U$A

Domenica 11 giugno 2017, giornata internazionale in sostegno agli/lle prigionier* anarchic* di lunga data, abbiamo esposto uno striscione allo squat Themistokleous 58 in solidarietà col compagno Michael Kimble, incarcerato nella prigione di Holman, in Alabama.

Michael Kimble è un anarchico gay nero che sconta un ergastolo per aver fatto fuori un razzista omofobo bianco. Benché sia tenuto prigioniero da tre decenni, Michael continua a resistere all’imprigionamento quotidiano con tutti i mezzi necessari, e predica la rottura violenta con tutti i Poteri.

Con questo striscione gli rimandiamo un po’ della forza che ci trasmette ogni volta che leggiamo uno dei suoi testi incendiari. Resisti, compagno: le tue idee e la tua determinazione riecheggiano dall’altro lato dell’oceano.

NESSUNA TREGUA CON LA SOCIETÀ-PRIGIONE!

Chaoten

in greco, inglese, portoghese, tedesco

[J11] Salonicco, Grecia: Rivendicazione della collocazione di un ordigno esplosivo

Concepiamo gli spazi anarchici e antiautoritari come strutture in cui organizzare lotte e vivere collettivamente dei momenti al di fuori delle relazioni autoritarie che lo Stato e il capitalismo vorrebbero imporci quotidianamente.

Ultimamente lo Stato ha condotto diversi attacchi contro squat e ritrovi ad Atene, Salonicco, Agrinio e Larissa.

In risposta a questi attacchi, nella notte dall’11 al 12 giugno 2017, abbiamo piazzato un ordigno incendiario in un furgone che appartiene all’azienda AKTOR in via Makedonikis Amynis a Salonicco.

Sappiamo che quest’azienda costruisce le strutture del nemico, come la mino di Skouries nella penisola calcidica, che distrugge la terra a beneficio dei capitalisti, o del metrò di Salonicco, concepita per sostenere e rafforzare il flusso di capitale.

Abbiamo scelto l’11 giugno, giornata internazionale di solidarietà con i/le prigionier* anarchic* che affrontano delle lunghe pene, per esprimere la nostra solidarietà a tutt* i/le compagn* prigionier* in tutto il mondo.

Fuoco a tutte le prigioni.
Morte allo Stato e al Capitale.

Azione diretta per l’anarchia

in inglese

Grecia: Tasos Theofilou prosciolto dalla corte di Atene

“Libertà per l’anarco-comunista Tasos Theofilou”/ Corteo di solidarietà a Salonicco, 29 giugno 2017

7 luglio 2017

Dopo cinque anni di prigione, Tasos Theofilou è stato giudicato non colpevole rispetto a tutti i capi d’accusa dalla corte d’appello di Atene. La decisione è stata presa con una maggioranza di 3-2.

in inglese

Germania: Messaggio da parte del compagno incarcerato Thomas Meyer-Falk ai/lle manifestanti contro il Summit G20 di Amburgo

Per una società senza prigioni!

Solidarietà e saluti affettuosi dalla prigione! Quando i rappresentanti delle nazioni del G20 si incontrano ad Amburgo, anche l’élite delle compagnie carcerarie rappresentate da Merkel, Trump, Putin ed Erdogan si incontrano.

In questo stesso momento diverse decine di migliaia di prigionier* in Germania, Francia, UK e Turchia si trovano dietro le sbarre, come anche milioni negli USA, in Cina, Russia, Arabia Saudita etc!

E anche ad Amburgo proprio ora ci sono migliaia di persone nelle prigioni dell’apparentemente ‘libera’ città anseatica [il noome completo di Amburgo è Città libera e anseatica di Amburgo]. Per fare spazio ad altre ancora, è stato costruito un centro di detenzione che può contenere fino a 400 prigionieri in più. 100 giudici si sono portati volontari per regolarizzare gli arresti da parte della polizia durante il summit.

Chiunque attacchi il G20 attacca anche il complesso industriale carcerario. Un sistema basato sullo sfruttamento e l’oppressione. Un sistema in cui la polizia, la magistratura e l’economia lavorano mano nella mano. Un sistema che intimidisce ed elimina permanentemente le persone dal processo politico, ma che le ‘ricicla’ them economicamente.

A tutt* voi ad Amburgo, per delle ore e dei giorni attivi e combattivi!

Sinceri saluti dalla prigione di Friburgo

Thomas Meyer-Falk
(Prigioniero a lungo termine dal 1996)

via insurrectionnews

in inglese, portoghese, tedesco

Aachen, Germania: Sulla sentenza del caso Aachen

Il 7 giugno si è concluso il processo contro lx compagnx accusatx di aver rapinato una filiale di Pax Bank ad Aquisgrana, nel novembre 2014.
Dopo cinque minuti dall’ingresso in aula il giudice ha emesso la sentenza, prima di leggerne le motivazioni: assoluzione per il compagno che era incarcerato ad Aquisgrana e condanna di 7 anni e mezzo per la compagna incarcerata a Colonia. Nonostante la tensione creatasi in quel momento in sala, dove eravamo in una quarantina di solidali, il giudice ha proseguito nelle due ore seguenti nella lettura delle motivazioni di questa sentenza.

Per quanto riguarda il compagno si è trattato di un’assoluzione “In dubio pro reo”, poiché la procura non ha potuto dimostrare chiaramente la sua partecipazione ai fatti.
Per la compagna, invece, questo stesso principio non è stato considerato valido, nonostante non sia stata riconosciuta da nessun testimone e il supposto DNA rinvenuto sia stato trovato su una borsa che era fuori dalla banca; inoltre, l’esperto biometrico (chiamato a testimoniare dalla stessa procura) ha affermato che poteva trattarsi della compagna accusata, ma anche no.

Il giudice ha valutato in modo completamente soggettivo che la persona ripresa dalle telecamere della banca indossasse la stessa giacca ritrovata nella borsa con il DNA della compagna e ha negato la possibilità di considerare che la stessa potesse essere arrivata ad Aquisgrana con il suo DNA in un altro modo. Il fatto che non si siano potute trovare tracce del passaggio della compagna in quelle zone è stato considerato dal giudice come prova di una buona pianificazione;
con le stesse motivazioni è stato spiegato il fatto che la borsa sia stata ritrovata fuori dalla banca (e non più lontano) e non al suo interno. Il fatto che secondo gli esperti si siano incontrate 4 tracce di DNA su differenti oggetti contenuti nella borsa è, secondo il giudice, un’altra prova della sua colpevolezza. Non è stata quindi presa in considerazione l’ipotesi del passaggio di DNA per contatto tra gli oggetti presenti nella borsa, tesi sostenuta dalla difesa sin
dall’inizio.

Oltre alle motivazioni tecniche, il giudice (grazie al pressante apporto della procura) ha dato molta importanza alle idee e all’ atteggiamento fermo e non collaborativo della compagna, per giustificare ancora di più la sua condanna.
Il fatto di essere anarchica, di muoversi in un contesto di legami e complicità internazionali, e la solidarietà ricevuta, sono state tutte motivazioni chiave secondo il giudice: da un lato perché l’esproprio è considerato una pratica storicamente accettata e/o praticata – tra gli altri – dagli anarchici di diversi paesi e in diverse epoche storiche;
dall’altro lato perché la compagna non ha preso le distanze da queste pratiche. Nonostante l’archivio dell’operazione Pandora I il giudice ha fatto riferimento al possibile finanziamento di GAC e/o di altri gruppi anarchici. La sensazione che molte di noi hanno provato durante la
sentenza è stata che, molto piú in lá ai tecnicismi, il giudice avesse la necessità, di fronte al Potere e alla stampa, di incarcerare la compagna non solo per condannare le sue idee ma anche quelle del movimento anarchico. Inoltre c’era la necessità che qualcuno fosse condannato per questi processi per rapina (compreso quello della compagna olandese).

Al termine della lettura delle motivazioni del giudice, prima che la compagna fosse nuovamente portata al carcere di Colonia, le solidali presenti hanno provato, anche se solo con le loro urla, a trasmetterle tutto l’appoggio, la forza e la rabbia per la sua condanna. La compagna è stata portata fuori dall’aula a testa alta e con il pugno alzato.

Nonostante la felicità di poter abbracciare il compagno scarcerato, ci resta molta rabbia per non poter essere con lei in strada, a continuare la lotta.

Entro il termine massimo di 3 mesi uscirà la sentenza scritta e da lì si potrà fare ricorso i cui risultati potrebbero aversi circa fra un anno.

Intanto invitiamo alla solidarietà con tutti i mezzi che si ritengano opportuni e a scrivere alla compagna :

Lisa, nº 2893/16/7
Justizvollzuganstanlt (JVA) Köln
Rochusstrasse 350
50827 Köln (Germany)

[Poster] Caso Aachen: Grazie!


“Grazie di cuore a tuttx per l’aiuto che ho ricevuto come per tutto il calore e l’amore che ho sentito. Sono stati essenziali per rendere più forte la mia resilienza contro la pressione alla quale ero sottoposto.

Non ci siamo tuttx, mancano le persone detenute!
Prigionierx liberx!
Forza a tuttx quellx che affrontano la repressione!
Prigione, demolizione e rimboschimento!

Il rapito dal 21/06/2016 al 07/06/2017 nel caso Aachen

Poster pdf per stampare

Barcellona: Azione in solidarietà con le anarchiche del caso Aachen

All’alba del 7 giugno è stato realizzato un blocco stradale accendendo cassonetti e pneumatici per fermare il traffico che entra ed esce dalla città di Barcellona per il tunnel della Rovira.

Questa azione è in solidarietà con le compagne anarchiche per il caso di Aachen nel giorno della sua sentenza.

Vogliamo mandar loro un abbraccio caloroso e combattivo!!

Fino a quando non saremo tuttx liberx cercheremo di abbattere i vostri muri.

Libertà per le anarchiche prigioniere!!!!

Iruñea, Paesi Baschi: Vernice al consolato italiano. Giugno nero/Ekainak beltza

Nella notte fra il 2 e 3 giugno siamo andati al consolato italiano ad Iruñea (Euskal Herria) (via Taconera, 2, di fronte al commissariato generale della poliza nazionale) e abbiamo dipinto la facciata con stati 5 kg di vernice. Questo gesto di solidarietà lo dedichiamo ai compagni e  le compagne anarchiche prigionierx dello stato italiano.

Siamo solidali con l’anarchico sardo Davide Delogu che di recente ha tentato la fuga dal carcere di Brugoli il maggio.

Con i prigionieri anarchici nelle carceri di Ferrara, Alessandria, Uta, Rebibbia, etc.

Solidarietà con i compagni arrestati e perseguitati a Torino.

Solidarietà agli anarchici e anarchiche dell’ operazione Scripta Manent, Shadow.

La prossima visita sara’ con la dinamite.

Giugno nero/ekainak beltza

Atene, Grecia: Attacco molotov contro il Ministero della Cultura

Nella notte di lunedì 22 maggio 2017, un gruppo di compagn* ha attaccato Ministero della Cultura a Exarchia con dei cocktail molotov. Quest”azione simbolica è stata compiuta per due ragioni:

onorare la memoria di Mauricio Morales, che ha perso la vita il 22 maggio 2009 a Santiago del Cile, quando la bomba che trasportava per colpire la scuola dei secondini è esplosa prima del tempo.

E per inviare forza all’anarchico Eric King, che sta scontando una condanna  a 10 anni negli Stati Uniti per avere attaccato un edificio governativo a Kansas City con delle molotov, nel settembre 2014. Sosteniamo l’appello internazionale in solidarietà con Eric il 28 giugno.

Memoria combattiva – solidarietà incendiaria!

in inglese, greco, spagnolo