Category Archives: Repressione

Bremgarten, Svizzera: Aggiornamento sull’operazione repressiva del 29/5/18

31 maggio 2018

Martedì mattina (29/5/2018) alle ore 6:00 ci fu un’operazione di polizia coordinata in varie paesi d’Europa connessa agli eventi attorno al vertice G20 di giugno passato ad Amburgo. In Svizzera – di quanto ne sappiamo – ci furono tre interventi contemporanei.

Alla ricerca di un reo sospetto a Bremgarten Argovia ci furono razzie nel centro culturale Bremgarten (KuZeB) e in una casa privata; nel contempo perquisivano anche una casa vicino a Winterthur, dove presero la persona ricercata. Nel corso della razzia furono arrestate altre tre persone, una per mancanza di un permesso di soggiorno, le altre due, pare, per essere ricercate dalla polizia per altre accuse. Queste ultime due oggi sono state portate davanti alla procura di Zurigo e fu richiesta la carcerazione preventiva. Il tribunale degli arresti deciderà nei prossimi giorni e fino alla decisione rimarranno nella prigione provvisoria di polizia a Zurigo. Pure oggi, la polizia ha consegnato all’autorità di migrazione la terza persona che poco dopo fu rilasciata con un ordine penale per violazione del diritto di soggiorno. Anche la persona originariamente ricercata si ritrova di nuovo a piede libero. In base a una richiesta di rogatoria di Amburgo fu portata davanti alla procura di Baden Argovia e rilasciata dopo un breve interrogatorio.

L’operazione in grande stile era sicuramente pianificata da lungo tempo: come cooperazione tra la polizia di Amburgo, dell’autorità di giustizia europea Eurojust e della polizia dei rispettivi paesi. In Svizzera parteciparono le polizie cantonali Argovia e Zurigo, dirette e coordinate dalla polizia federale Fedpol. In tutto operarono circa 150 sbirri – incluso un centro operativo mobile per le telecomunicazioni. C’era anche il commando speciale Argus che assaltava la casa privata a Bremgarten ed ha messo le manette e bende agli occhi a tuttx lx abitanti. Nel contempo si sono procurati accesso al KuZeB circa 60 sbirri in gran parte incappucciati, rompendo tutte le porte e potendo agire indisturbati per quasi un’ora prima che arrivasse una persona interlocutrice o unx utente del centro culturale. Finalmente hanno confiscato e portato via due rimorchi pieni di oggetti vari.

Non si tratta di denunciare quest’operazione di polizia come “spropositata”, poiché ogni intervento di polizia è di troppo! Ma pare evidente che fu utilizzato un pretesto per fare un’esercitazione massiccia e mediaticamente gonfiata ad arte per dimostrare apparente forza e per terrorizzarci.
Se le persone coinvolte sono “colpevoli” o meno non ci interessa. La nostra solidarietà non conosce logica statale e vale per tuttx lx accusatx del G20.

Abbasso lo Stato! Sbirri di merda!

Traduzione dal tedesco mc

Winterthur, Svizzera: Stress sbirresco ed arresti nella regione di Winterthur

29 maggio 2018

Oggi martedì 29 maggio 18 attorno alle ore 6:00 la polizia in base a un ordine di comparazione contro una persona fece irruzione in una casa vicino a Winterthur. La persona ricercata è stata arrestata dalla polizia. Durante la perquisizione furono arrestate altre tre persone. Due compas erano sulla lista di ricerca della polizia e un altro compa fu portato via per mancante diritto di soggiorno in Svizzera. I 4 compas di lotta furono portati via dalla polizia e per ora non abbiamo ulteriori informazioni.

Non lasciamo soli gli arrestati!
Per un mondo senza galere!
Sbirri di merda

[Germania] Divieto di Indymedia Linksunten – Misura preventiva del sito Chronik

1° settembre 2017

Indymedia Linksunten è stata vietata. Il 25 agosto 2017 a Freiburg in occasione del divieto della piattaforma linksunten.indymedia.org ci furono varie perquisizioni di case private e del Centro Autonomo KTS, ordinate dal ministero federale degli interni (BMI). Che su due piedi dichiarava Indymedia Linksunten come associazione che poi vietava. Una gestione continuata della piattaforma Internet ora è reato, ma contro chi ne è stato colpito per ora non ci sono dei procedimenti penali. La pagina Internet è attualmente spenta, ma il server evidentemente non è caduto nelle mani delle autorità. Chi ha subito le perquisizioni ha impugnato ricorso e per il 9 settembre è annunciata una manifestazione a Freiburg.

In una carta diffusa alla conferenza stampa del BMI il giorno delle perquisizioni, citano in gran parte delle rivendicazioni d’azioni, documentate anche qui. Il divieto è una risposta agli scontri G20 che appare piuttosto goffa: Giacché non si riesce a prendere chi vandalizza, ecco che tocca a chi ne riporta le notizie. Poco prima delle elezioni parlamentari federali, il divieto ha naturalmente molto a che vedere con la politica simbolo. Ma mostra anche che Linksunten Indymedia con i suoi contenuti radicali a vasto raggio e una costante protezione dell’anonimato di chi scrive è riuscita ad essere una spina nel fianco dello Stato. Perciò il divieto è nel contempola conferma di una linea irriducibile

Misura preventiva
Per prevenire lo spegnimento e simili, abbiamo specchiato il chronik-Blog. Da subito tutti i testi sono richiamabili anche sotto chronik.noblogs.org. Basta sostituire nell’indirizzo il „black“ con „no“. Il trucco funziona con tutti i testi e file.

Esempi:
https://chronik.blackblogs.org  a https://chronik.noblogs.org
https://chronik.blackblogs.org/?p=6587 a https://chronik.noblogs.org/?p=6587
https://chronik.blackblogs.org/files/2017/07/hell.jpg a https://chronik.noblogs.org/files/2017/07/hell.jpg

Chronik.blackblogs.org rimane la pagina principale ed è spesso attualizzata. In aggiunta al nuovo indirizzo di ripiego, parti della pagina sono salvate anche nell’Internet Archive.

Che abbiamo pubblicato dei testi per primx, era finora piuttosto un’eccezione, ma non deve rimanere così:

Potete scriverci via i nostri indirizzi Email oppure il nostro formulario di contatto.

chronikde[at]insiberia.net chronikde[at]riseup.net

Per un futuro combattivo! Creare e difendere i propri media!

Traduzione dal tedesco mc, CH

[G20 Amburgo]: Indirizzi degli/lle italian* arrestat* ad Amburgo

Ecco gli indirizzi dei/lle compagn* ancora in carcere in seguito al G20 di Amburgo:

RICCARDO LUPANO (09/06/1985)
Jva billwerder
Dweerlandweg n° 100
22113 hamburg
Germany

EMILIANO PULEO (02/02/1987)
Jva billwerder
Dweerlandweg n° 100
22113 hamburg
Germany

ORAZIO SCIUTO
Jva billwerder
Dweerlandweg n° 100
22113 hamburg
Germany

ALESSANDRO RAPISARDA
Jva billwerder
Dweerlandweg n° 100
22113 hamburg
Germany

MARIA ROCCO (05/02/1994)
Jva billwerder
Dweerlandweg n° 100
22113 hamburg
Germany

FABIO VETTOREL (02/12/1998)
JVA Hahnöfersand
Hinterbrack 25
21635 Jork –
Germany

[G20 Amburgo]: Lettera del compagno Riccardo dal carcere di Billwerder

“La guardia Gohlosh personifica la cattiveria più detestabile: la cattiveria messa al servizio dei grandi della Terra. Una cattiveria monetizzabile. Essa non gli apparteneva più. L’aveva venduta ad individui più competenti che ne facevano uso per asservire e mortificare tutto un popolo miserabile. Non era più padrone della propria cattiveria. Doveva guidarla e dirigerla secondo certi regolamenti la cui atrocità non variava granché.”
(Albert Cossery – Gli Uomini dimenticati da Dio – 1994)

In questo momento mi trovo detenuto nel carcere Billwerder di Amburgo. Sono stato arrestato venerdì 7 Luglio alle ore 19.30 nei pressi del Rote Flora.
Sono accusato di oltraggio allo Stato, di aver messo in pericolo la pubblica sicurezza, di aver svolto un ruolo attivo all’interno di un gruppo di quindici persone che ha fronteggiato la polizia, in particolare di aver tentato di ferire un poliziotto della Sezione Speciale di Bloomberg adibita ad effettuare arresti e recuperare reperti.

Non riconosco il dualismo “colpevole – innocente” proposto dagli apparati giuridici dello Stato.
Ciò che voglio dire a riguardo è di essere orgoglioso e felice di essere stato presente durante la sommossa di Amburgo contro il G20. La gioia di vivere in prima persona la determinazione di persone di ogni età e da tutto il mondo che ancora non hanno ceduto alla tentazione di sottomettersi alla logica del denaro e del mondo capitalista non potrà mai essere sopita da nessuna misura cautelare. In un’epoca storica in cui il capitalismo cerca di affondare il colpo definitivo e necessario al suo assestamento, in una continua oscillazione fra guerra interna (leggi speciali, chiusura delle frontiere, deportazioni) e guerra esterna (massacri indiscriminati, distruzione e avvelenamento del Pianeta Terra); la rivolta di Amburgo contro il G20 ha dimostrato ciò che è più importante per chi ha ancora a cuore la libertà: la possibilità della sua realizzazione.

L’efficienza tecnologica, fisica e tattica della polizia tedesca è stata tanto impressionante e spaventosa, quanto, di fatto, inutile a disinnescare prima e reprimere successivamente l’esigenza di svolgere contro la società mondiale, assurda e catastrofica, che i venti patetici Capi di Stato stavano lì a sfoggiare con meschinità, blindati nel cuore della città. I rassegnati e i riformisti potranno dire che, visto i rapporti di forza sviluppatisi negli ultimi decenni tra il potere e i suoi
sudditi, quello di Amburgo sia stato un ennesimo esperimento di massa per verificare la tenuta degli apparati di sicurezza internazionale. Del resto è quello che veniva detto anche dopo il G8 di Genova nel 2001.

I ribelli e i rivoluzionari, però, non fanno i conti con le dietrologie della politica, ma con i propri sentimenti e i propri progetti. In ogni caso, mi pare di poter ribadire che, se anche così fosse, questo esperimento sia fallito del tutto. Nelle strade di Amburgo ho respirato la libertà incontrollata, la solidarietà attiva, la fermezza di rifiutare un ordine mortifero imposto da pochi ricchi e altrettanti potenti sul resto dell’umanità. Non più infinite file di automobili e composte processioni che ogni giorno santificano la liturgia oppressiva ed assassina del sistema capitalista.
Non più masse indistinte costrette a piegarsi e sudare per un’anonima sopravvivenza in favore dell’arricchimento di qualche ingordo padrone. Non più migliaia di sguardi assenti diretti verso qualche asettico display che aliena e deforma le nostre esperienze di vita.

Ho visto individui alzare gli occhi al cielo per cercare di agguantarlo.
Ho visto donne e uomini dare corpo alla loro creatività e alle loro fantasie più represse.
Ho visto le energie di ciascuno impegnate a tendere una mano ad altre che non si ergono al di sopra di nessuno.
Ho visto il sudore gocciolare dalle fronti per soddisfare i propri desideri invece di quelli di qualche aguzzino. Nell’ora della rivolta nessuno resta mai veramente solo.

Un forte abbraccio a tutti i compagni e le compagne, a tutti/e i/le ribelli prigionieri/e dello Stato tedesco. Un saluto appassionato ad Anna, Marco, Valentina, Sandrone, Danilo, Nicola, Alfredo, i compagni e le compagne sotto processo per l’ Operazione “Scripta Manent” in Italia. Ai/alle rivoluzionari/e e ai/alle ribelli prigionieri/e nelle galere di tutto il mondo. Un bacio a Juan. Dove sei … dove sei … sei sempre con noi!

Finché esisto: sempre contro l’autorità! Sempre a testa alta! Viva l’internazionale anticapitalista!
Per Carlo! per Alexis! Per Rémi! Per la libertà!

Riccardo
Prigione di Billwerder, Amburgo – 20 Luglio 2017

[20-27 Luglio] Settimana internazionale di solidarietà con gli/le imputat* del caso J20 negli USA

Questa settimana viene organizzata per risvegliare la consapevolezza del caso in cui 215 compagn* circa sono stat* arrestat* negli Stati Uniti durante le manifestazioni contro l’intronazione di Donald Trump. Rischiano condanne gravi e diversi decenni di prigione.

L’appello [in inglese] completo è qui.

in inglese, tedesco, portoghese

[Italia] Comunicato del compagno Juan

Ricevuto il 5 giugno:

Hola compagni!

Alla fine mi è scattato il mandato di cattura di un anno di carcere a seguito di una condanna per false generalità del 2012 (più o meno) in val Clarea, in uno dei tanti controlli dei cacciatori di Sardegna e digos. Ho altri svariati processi che stanno per arrivare (interruzione di un fermo per un TSO a Bologna nel lontano 2007, il processone NO TAV per i fatti del 3 luglio 2011…), che aggiungeranno un po’ di anni al mio curriculum vitae.

All’inizio non volevo scrivere niente di pubblico, volevo lasciare tutto sotto “silenzio”, quel silenzio in cui non si sa cosa dire e cosa fare…

Ma a pensarci bene è meglio che non sia così!

Ho deciso che voglio continuare ad essere “libero” e fino a che potrò sfuggire, buono!

Poi “qualunque cosa emerga portala sul tuo sentiero”, positiva o negativa che sia proverò a viverla nel modo più intenso che potrò.

Non starò fermo, non è nella mia natura adattarmi alla società, ho meditato tanto su ciò: non è nel mio essere e continuerò ad uscire (con i miei limiti) con le mie riflessioni e critiche sgrammaticate, continuerò a contribuire alla lotta con la mia personale concezione dell’anarchismo, continuerò a lottare in ogni situazione che troverò adatta alle mie condizioni.

Io sto bene, nonostante i tanti cambiamenti in tutti gli aspetti della vita, è duro lasciare i tuoi affetti, ma sono determinato, la solitudine quando non sei allenato si nota, ma solitudine non è essere soli e ne sono consapevole; quando mi affiora un pensiero di un amico o amica, quando leggo un libro, quando si affrontano le difficoltà di ogni giorno, quando affiora la tristezza, quando guardo l’Himalaya o il mare della Groenlandia o quando cammino nel deserto di casa…

Una grande amica mi disse “ridi del nuovo che incontrerai per strada” E’ stata profetica perché spesso quando contemplo le piccole grandi cose della vita, mi scopro senza accorgermi col sorriso! Allora respiro, respiro e respiro…

Mando un saluto a Monica con la quale mi scrivevo in carcere, sono contento per la vostra scarcerazione; ai compagni in Spagna che hanno deciso di rifiutare le misure cautelari con la campagna “gomito a gomito”, mi unisco a voi!

Ad Alfredo in sciopero della fame;

agli ultimi arrestati a Torino;

a Scripta Manent, forza!

A tutti gli amici e compagni che non ho potuto salutare.

A cresta alta. Per l’anarchia. Juan

in spagnolo

[Stato Spagnolo]: Operazione repressiva contro Gabriel Pombo da Silva ed Elisa di Bernardo

Attentx a chi chiamx compagnx!

Martedì 24 gennaio scorso, alla periferia di Vigo (Mos), un dispiegamento di circa 60 uomini armati tra Guardia Civil e agenti segreti, hanno perquisito (e quasi distrutto) la casa dove vive da qualche mese Gabriel Pombo da Silva con la sua compagna Elisa Di Bernardo. All’alba x due sono stati violentemente svegliati, ammanettatx e separati… obiettivo: trovare armi da fuoco ed esplosivi! La ricerca è durata circa 8 ore e, nonostante i mezzi impiegati (cani e strumenti radar d’ultima tecnologia), non ha dato alcun esito… tra le cose sequestrate c’è il solito “interessante” materiale anarchico, macchine fotografiche, mappe di varie città, qualche cavo e vecchi cellulari malfunzionanti.

Mentre Elisa, nonostante la reiterata minaccia di essere posta in arresto nel caso in cui non avesse rivelato il nascondiglio tanto cercato, è rimasta a piede libero, Gabriel è stato arrestato con l’accusa di “possesso illegale e traffico di armi ed esplosivi e banda armata”. Durante le 24 ore di fermo (il rilascio del compagno è avvenuto, infatti, il giorno dopo) sono stati ricostruiti amaramente i fatti.

Circa tre mesi fa la coppia conosce una sedicente compagna anarchica che, durante le pochissime occasioni di incontro, “confessa” i propri problemi con la droga e un regime di pena condizionale che sta pagando a causa di un arresto subito nel 2013 con l’accusa di essere l’autrice di un attentato con molotov a un’istituzione di Vigo. Con il cuore in mano, Gabriel ed Elisa rispondono alla richiesta di aiuto della “compagna” accogliendola per una settimana (a inizio anno) nella suddetta casa per accompagnarla nella fase peggiore di un percorso di disintossicazione. Dopo tale breve periodo, la ragazza torna al proprio domicilio… ricomparendo come delatrice (di false informazioni) il giorno precedente alla presente denominata “Operación Buyo”.

Se non avessimo ricevuto notizia certa che anche durante il suo precedente arresto infamò altra gente, ci limiteremmo a considerarla una “vittima del sistema”, ma non è così. Maria, questo il suo nome, è attualmente in carcere con le stessa accuse di Gabriel sperando probabilmente che l’essere figlia di un capo militare la possa aiutare a evitare il peggio visto che nella sua casa è stato rinvenuto un arsenale d’armi da fuoco. Nel 2013, infatti, nonostante l’accusa di terrorismo, si è vista abbassare considerevolmente la condanna (da 11 a 2 anni!!!), poi convertita in libertà condizionale, rimanendo in carcere non più di qualche mese. Con tutto l’odio verso il sistema repressivo, il sistema carcerario e il potere giudiziario, è inevitabile chiedersi da quando chi si rivendica anarchicx riceve tale trattamento. A ognunx le proprie conclusioni.

Gabriel rimane per ora in libertà provvisoria e sotto investigazione, e commenta così questa ennesima operazione repressiva:

“Dentro come fuori” si palpa questa superbia reazionaria contro x nessuno mai-rassegnatx. Si nota che lx sbirrx d’ogni razza e condizione hanno bisogno di “additivi e coloranti” per edulcorare tutta la “realtà” che risulta loro scomoda.

“Giornalisti” più preoccupati di vendere la propria merda stampata che di verificare la veridicità di ciò che pubblicano. “Polizia” più interessata a organizzare speculazioni che a dimostrare le proprie ipotesi.

Ciò che davvero è “sorprendente” (o anche no), è che da quando mi hanno lasciato andare (senza parlare di tutto quello che racchiude questo tremendo affare) abbia avuto più “protezione” nel “Potere Giudiziario” che all’interno del cosiddetto “movimento libertario”.

Dal 2012 ci sono già 3 “Operazioni” (Ardire, Scripta Manent e la “nostrana” Operazione Buyo) contro di me.
In italiano “buio” significa “oscuro… e sì… “oscura” è tutta questa operazione nella quale una “tipa” (dall’oscuro passato) ci si avvicina con la questione di essere “compagnx” per poi volermi lapidare vivo. Chi volesse informazioni su questa “tipa” che legga i seguenti links e si risponderà da solx. Io non sono né un giudice né un Pubblico Ministero.

In relazioni alle cazzate sul “campo di allenamento”, sulla “cellula terrorista”, sul “possesso di armi” e traffico delle stesse… beh… credo che i fatti le smentiscano tutte. Tuttavia capisco che in questa società alienata e questo sistema corrotto si preferisca parlare/mentire sulle ragioni profonde della povertà che guardare il proprio ombelico.

Sono ancora in piedi. Continuo con la mia linea anarchica nonostante tuttx e tantx. L’Ateneo Agustin Rueda, che penso inaugurare nella casa in campagna dei miei genitori lì in Mos, non lo potranno arrestare con questo tipo di manovre.
Nella mia casa sono stati sequestrati: 5 cavoli d’inverno, libri e riviste anarchiche.
È ovvio che se avessero trovato in mio possesso anche un solo tagliaunghie, Gabriel Pombo starebbe scrivendo “comunicati” da una cella e non in libertà.

A chi continua ad appoggiarmi e a mostrarmi il suo amore incondizionato: sono qui!
A chi continua a volermi assassinare: sono qui!

Mai vintx!
Mai pentitx!!
Per l’Anarchia e la fine della dominazione!

Gabriel Pombo da Silva
29 Gennaio 2017

in spagnolo

Atene, Grecia: Tre prigionier* di Lotta Rivoluzionaria in sciopero della fame e della sete – Lambros-Viktoras Maziotis Roupas rapito

Nelle prime ore del 5 gennaio 2017, due membri di Lotta Rivoluzionaria, la compagna Pola Roupa, latitante, e l’anarchica Konstantina Athanasopoulou sono state arrestate in uno dei quartieri della zona sud di Atene. La polizia anti-terrorismo ha assaltato il nascondiglio in cui si trovavano Pola e suo figlio di 6 anni, mentre Konstantina è stata arrestata in una casa vicina.

Separato da sua madre con la forza, Lambros-Viktoras Maziotis Roupas — figlio dei membri di Lotta Rivoluzionaria Nikos Maziotis e Pola Roupa — viene tenuto prigioniero in un ospedale pediatrico e sorvegliato dalla polizia (!), senza aver diritto di vedere i parenti più stretti e nemmeno il rappresentante legale dei genitori.

Le autorità greche, e in particolare il pubblico ministero minorile, la s.ra Nikolou, continuano a rifiutare di affidare il bambino ai parenti di primo grado di Pola Roupa.

In risposta a questo, tre membri di Lotta Rivoluzionaria — il prigioniero anarchico Nikos Maziotis, la compagna Pola Roupa, ricatturata, e la nuova arrestata Konstantina Athanasopoulou — hanno intrapreso uno sciopero della fame e della sete a partire dal 5 gennaio stesso, richiedendo che il bambino di sei anni venga immediatamente affidato alla zia e alla nonna (da parte di madre).

In una lettera aperta, Nikos Maziotis dichiara, tra le altre cose: “Nostro figlio è il figlio di due rivoluzionari, ed è fiero dei suoi genitori. Non cederemo ad alcun ricatto. Difenderemo le nostre scelte con la nostra stessa vita”.

Il 6 gennaio, durante il trasferimento delle due donne alla corte di Evelpidon, Pola ha gridato: “I vermi tengono prigioniero mio figlio a Paidon (ospedale pediatrico di Atene), sorvegliato da poliziotti armati; a sei anni è un prigioniero di guerra” e: “Lunga vita alla Rivoluzione!”. Inoltre Pola ha dichiarato: “Sono una rivoluzionaria, e non ho niente di cui scusarmi.”

Qui sotto la dichiarazione di Konstantina:
“Sono anarchica, membro dell’organizzazione rivoluzionaria armata Lotta Rivoluzionaria (Epanastatikos Agonas). Gli unici terroristi sono lo Stato e il Capitale. Rifiuto di mangiare e bere qualsiasi cosa finché il figlio dei miei compagni Pola Roupa e Nikos Maziotis non verrà consegnato ai parenti.
Konstantina Athanasopoulou”

Dentro, prigionier* anarchic* e altr* detenut* in ali diverse, maschili e femminili, della prigione di Koridallos hanno organizzato una protesta unitaria rifiutando di rientrare in cella, per esigere la fine della prigionia di Lambros-Viktoras in solidarietà con i/le prigionier* di Lotta Rivoluzionaria attualmente in sciopero della fame e della sete.

All’esterno, compagn* di diverse città in tutta la Grecia hanno effettuato varie azioni in sostegno ai/lle rivoluzionar* anarchic*, chiedendo che ai parenti di primo grado di Pola Roupa vengano immediatamente garantiti il diritto di visita e la custodia del minorenne.

Forza a Konstantina Athanasopoulou, Pola Roupa e Nikos Maziotis, membri orgogliosi di Lotta Rivoluzionaria.

Lotta Rivoluzionaria non deporrà le armi e non si arrenderà ai/lle nemic* della libertà.

in inglese, tedesco, portoghese

L’Aia, Paesi Bassi: Lotta alla repressione! Stop alla repressione contro anti-fascist* e anarchic*!

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Sabato 19 novembre, all’Aia, ci sarà una manifestazione contro l’ondata di repressione che gli/le anti-fascist* e gli/le anarchici della città hanno dovuto affrontare nell’ultimo anno. Se toccano un* toccano tutt*. Solidarietà attraverso la lotta!

Nel corso dell’ultimo anno, la repressione contro anti-fascist* e anarchic* è notevolmente aumentata, con la città dell’Aia al centro di tutto. Un divieto di dimora per gli/le anarchic* è stato emanato per il quartiere di Schilderswijk, nel tentativo di spezzare la lotta contro la polizia razzista, violenta, e assassina. In seguito è stato emanato un altro divieto, stavolta contro gli/le anti-fascist* che resistevano alle manifestazioni dell’estrema destra di Pegida. Danni per 50,000 euro sono stati richiesti a divers* anarchic* che si erano oppost* allo sgombero del centro sociale De Vloek, che era occupato da 13 anni. Il sindaco ha anche cercato di chiudere il locale Autonomous Center. Inoltre le manifestazioni seguenti vennero vietate, diverse persone intimidite dalla polizia a casa e per strada, vennero effettuati diversi arresti preventivi e dei tentativi di reclutare degli informatori.

Ma non si tratta solo di attacchi contro individui anarchici e anti-fascisti. Si tratta di un attacco contro chiunque combatta il razzismo, è un attacco contro chiunque si batta per un mondo senza sfruttamento e discriminazione, è un attacco contro tutt* noi. E questo attacco non può restare senza risposta! È un appello alla solidarietà, perché la solidarietà è la nostra arma contro l’isolamento che ci è imposto dalla polizia e dal sindaco. Dobbiamo difendere i nostri spazi e le nostre strutture autonome!

Venite all’Aia il 19 novembre. Perché le catene dello stato, che trasudano razzismo e oppressione, devono essere spezzate! Perché chi non lotta ha già perso.

Combatti la repressione!

Maggiori informazioni sul sito:
fightrepressiondemo.noblogs.org

Londra: Striscione per i 3 di Varsavia e serate a venire

Lo scorso fine settimana, degli individui hanno distribuito delle fanzine ed esposto uno striscione al TRESPASS (DIY Punk show) per sensibilizzare e sollecitare sostegno per i 3 di Varsavia; tre anarchici arrestati e accusati nel contesto delle nuove leggi anti-terrorismo. Sono state raccolte delle donazioni destinate alle spese legali.

banner-drop_censored-544x362Il 28 settembre alle 19h al Decentre si svolgerà una serata di informazione per discutere del caso dei 3 di Varsavia e di come faccia parte di uno schema di repressione crescente dello Stato nei confronti degli/lle anarchic* e tutt* coloro che sono implicat* nei movimenti e nelle lotte sociali. Discuteremo con un compagno del collettivo ROD basato a Varsavia, verrà proiettato un cortometraggio e ci sarà da bere e da mangiare per raccogliere fondi.

w31-page-001-544x769Il 7 ottobre alle 20h, venite al concerto/party di solidarietà con gruppi e musicisti di Londra per raccogliere fondi per i 3 di Varsavia!

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I 3 di Varsavia e tutt* gli/le ostaggi dello Stato liber*!

in inglese

Torino: Da qui non ce ne andiamo!

da macerie

I dodici divieti di dimora arrivati il 25 maggio pesano non solo sulla testa dei compagni direttamente colpiti. Oramai è chiaro che quando la repressione riesce a togliere di mezzo così facilmente chi lotta, a essere minata alla base è la possibilità stessa di portar avanti alcune pratiche – ahinoi a volte persin piccole – indispensabili in qualsiasi percorso che voglia combattere i programmi di governanti e padroni.

Di fronte a questo scenario l’unica alternativa è quella tra stare zitti e subire, o puntare i piedi.

La nostra scelta è chiara: da qui non ce ne andiamo!
Vogliamo che i nostri compagni e amici rimangano qui a vivere e a LOTTARE!

Mercoledì 8 giugno alle ore 21 ci vediamo alla sede di Radio Blackout in via Cecchi 21/A per un’assemblea per lanciare le iniziative in solidarietà ai compagni banditi.

Sabato 18 giugno alle ore 16 in Piazza Castello ci troviamo per partire in corteo contro questi ennesimi dettami tribunalizi.

Qui un contributo andato in onda durante la trasmissione Bello come una prigione che brucia su Radio Blackout.

traduzioni del testo Puntare i piedi in francese & inglese

Nantes, Francia: Manifestazione di resistenza contro gli stati d’emergenza

nantes-2-768x51220 febbraio 2016

Niente feriti né arresti, ma numerose facciate rivisitate.

Quasi 400 persone hanno sfilato a Nantes nell’ambito della settimana di resistenza. Lo striscione di testa, ornato dall’uccello del cartone animato «Il re e l’uccello», faceva appello alla resistenza contro gli stati d’emergenza, citando Kobané in Kurdistan, Ferguson negli Stati Uniti e Notre-Dame-des-Landes in Francia. A colpi di estintori, bottiglie e uova riempite di vernice, dei/lle manifestanti vestit*di nero, con dei caschi e alcun* con delle maschere a gas, hanno potuto dedicarsi alla pittura e ai graffiti politici sui muri della città.

La polizia ha utilizzato diverse granate di gas lacrimogeno in seguito al lancio di oggetti, ma il corteo ha continuato nonostante il gas che ha tagliato momentaneamente in due la manifestazione. Gli scudi tenuti dai manifestanti hanno allora formato un muro destinato a proteggere i manifestanti dai tiri di flashball e LBD-40 della polizia.

I poliziotti hanno tentato di aumentare la pressione attorno al corteo nelle viuzze del centro, ma senza successo. La BAC (Brigata anti-crimine) si è persino spaventata quando si è trovata sul percorso dei/lle manifestanti.

La manifestazione si è dispersa alle Navate, senza feriti né arresti, con birra a 1 euro.

330 poliziotti dovevano impedire l’accesso ad alcune zone ma non hanno potuto impedire il rifacimento delle facciate di alcuni edifici pubblici, banche, agenzie immobiliari e i locali del PS che si trovavano sulla strada della manifestazione.

Foto via Le Chat Noir Emeutier

in tedesco

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[22-28 Febbraio]: Settimana internazionale di agitazione contro lo sgombero del centro sociale La Solidaria

22_28_italianoLa Solidaria è un centro sociale autonomo aperto dal 2012, momento in cui è stato occupato per costruire uno spazio che servisse come strumento per praticare la nostra propria autonomia e lo sviluppo della lotta sociale.

A fine ottobre dell’anno scorso è arrivata la minaccia di sfratto, invitandoci a lasciare il posto, ma come quando ci hanno provato nel 2013, non sarà così facile…

Abbiamo difeso e difenderemo il posto, non per l’importanza dello spazio edilizio, ma perché da lì promoviamo codici e valori opposti a quelli che impongono lo Stato ed il Capitale. Promuoviamo invece rapporti basati sulla solidarietà, l’autogestione, l’orizzontalità e l’azione diretta. Ci consideriamo parte dal conflitto sociale, parte degli sforzi più ampi di trasformare la realtà, finirla col mondo basato sul denaro, e creare un mondo basato sulla solidarietà e la libertà.

La stampa s’è già messa al servizio dello stato e degli speculatori, che hanno acquistato la casa, per propiziare lo sgombero. Siamo in momenti decisivi, l’ultima settimana di febbraio si prenderà una decisione sullo sgombero.

Ecco perché chiediamo una settimana di azione in solidarietà con lo spazio, una settimana di agitazione contro lo sgombero del centro sociale autonomo La Solidaria.

Ogni colpo ci rassicura nel nostro cammino e ci rende più forti. Di fronte alle minacce di sgombero: più resistenza e più azione!

La solidarietà non conosce frontiere, giù le mani dai nostri centri sociali!

Assemblea del centro sociale autonomo La Solidaria.
lasolidaria@mail.com

Atene: Nuovo squat in via Themistokleous 58 a Exarchia

Occupazione internazionale. Morte ai patrioti. Per i/le rifugiat*.

Nella serata di domenica 10 gennaio 2016 abbiamo occupato l’edificio vuoto in via Themistokleous 58, a Exarchia, Atene. L’intenzione è di aprire un luogo dove i/le migrant*, che sono bloccati qui in Grecia a causa delle politiche migratorie europee, possano vivere e auto-organizzarsi liber* dal controllo di stato. Siamo un gruppo di individui di luoghi e contesti diversi, uniti dalla lotta contro Stati, nazioni, confini, lager, prigioni, capitalismo; contro, alla fin fine, ogni parte di questo sistema marcio di dominazione che ci opprime. Siamo apert* a chiunque sia d’accordo con i nostri principi base e voglia partecipare al progetto senza secondi fini politici.

Questo squat non ha l’intenzione di essere un servizio pubblico. Non siamo “volontar*” e non trattiamo i/le migrant* come vittime. Una delle sfide di questo progetto sarà di superare nella pratica la separazione che ci viene imposta dai confini e la cittadinanza. Questa casa cerca di diventare un luogo dove le persone si organizzano e imparano gli uni dagli altri, a prescindere dalle proprie origini.

Si tratta di un gesto contro il sistema e la politica migratoria. Non abbiamo l’intenzione di aiutare l’assistenza umanitaria fornita dallo Stato. L’assistenza umanitaria non-critica, integrata e/o assimilata, aiuta infatti lo Stato a concentrarsi sulle misure repressive per perseguitare e controllare la migrazione. Ci rifiutiamo fermamente di collaborare non solo con lo Stato e i partiti politici, ma anche con le ONG e altre organizzazioni od organismi che (ufficialmente o no) fanno la stessa cosa. Tutti questi farabutti approfittano della situazione dei/lle migrant* per lucro, per proteggere i propri interessi, guadagnare potere politico o costruire un profilo sociale.

Il controllo delle migrazioni è uno strumento nelle mani di chi ha il potere. In questo preciso momento lo Stato greco sta utilizzando la situazione dei/lle migrant* bloccat* qui per esercitare una pressione durante i negoziati per ottenere migliori condizioni che rendano possibile la realizzazione del terzo memorandum. Allo stesso tempo gli Stati europei regolano il flusso di migrant* secondo il loro bisogno di forza lavoro a basso costo, e il resto dei/lle migrant* vengono assassinat* (ai confini terrestri e marittimi e nelle strade delle città europee), incarcerat* o deportat*. L’Unione Europea potenzia le politiche repressive alle frontiere e negozia degli accordi con gli Stati all’interno e all’esterno dei confini europei per continuare e intensificare la guerra contro la migrazione con mezzi più efficaci.

Chi detiene il potere spera di difendere proprietà e privilegi da chi viene sfruttato dal sistema capitalista e subisce le loro guerre. Società private e pubbliche cercano di ottenere il maggior profitto possibile dalla situazione. Le ONG rappresentano gli interessi dei propri datori di lavoro, principalmente lo Stato, e sono ben pagate per quello che fanno.

A causa dei diritti di proprietà, ci sono persone che dormono per strada mentre migliaia di case restano vuote. Ci sono abbastanza beni per tutti. Dobbiamo soltanto prenderci da soli quello di cui abbiamo bisogno.

Dichiariamo la nostra solidarietà e sostegno a tutte le forme di azioni che attaccano i confini, le nazioni, le prigioni, le infrastrutture fondamentali che riproducono l’esistente, e tutt* quell* che direttamente o indirettamente difendono lo status quo!

No razzismo
No sessismo
No omofobia
No discriminazione
No sfruttamento
No oppressione
No gerarchia
No autorità
No patriottismo

NON sono i benvenuti:
Giornalisti/media
Politici
Poliziotti
Tutte le organizzazioni che collaborano con lo Stato

Tutte le persone che voglio autorganizzarsi sono le benvenute, a prescindere dal fatto che abbiano o no i documenti in regola, e che abbiano lo statuto di rifugiat* o meno. La precedenza per l’alloggio viene data a chi non ha la possibilità di stare altrove.

Primo aggiornamento Facciamo appello alla solidarietà per sostenere lo squat fuori dall’edificio. Annunceremo appena possibile la data e l’ora dell’assemblea amministrativa del progetto.

Secondo aggiornamento Verso le 22h di domenica 10 gennaio 2016, poche ore dopo aver occupato lo stabile vuoto in via Themistokleous 58 a Exarchia, un tizio che ha dichiarato di rappresentare ‘ANASKEVI M EPE’ si è presentato fuori dall’edificio e ha detto che lo stabile appartiene a quella compagnia immobiliare. In pratica quello che ci ha detto è che se non sgomberiamo il campo noi stessi entro domattina (lunedì 11 gennaio), chiamerà la polizia.

Che sia chiaro: non riconosciamo la proprietà privata e non abbiamo alcuna intenzione di lasciare lo squat.

Chiediamo la presenza continua di persone in solidarietà, all’interno e all’esterno dell’edificio, per  difendere il progetto con tutti i mezzi a disposizione.

Themistokleous 58 squat

in inglese, tedesco, greco, portoghese

Atene: Forte esplosione allo squat Kouvelou nel quartiere di Maroussi

kouvelou-squatOggi 9 novembre 2015, il cancello esterno dello squat Epavli Kouvelou a Maroussi (quartiere nord di Atene) è stato attaccato con un potente ordigno esplosivo. I danni agli edifici circostanti sono stati importanti. Attualmente la zona è bloccata dalla polizia.

Persone solidali sono riunite all’angolo tra le vie Dionysou e Chatziantoniou per essere nelle vicinanze dello squat per tutto il giorno.

Il fuoco non ci brucia. Il fuoco brucia dentro di noi.

Lunga Vita all’Anarchia

Lo squat Epavli Kouvelou si trova a 5 minuti
a piedi dalla stazione di metrò Maroussi;
linea di bus Α8 (fermata IKA Amaroussiou)

in inglese, portoghese

Atene: Solidarietà con lo squat C.O.S.A in Portogallo, minacciato di espulsione

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Lo squat C.O.S.A, nella città di Setúbal, che questo mese ha compiuto 15 anni, ha ricevuto una minaccia di espulsione. (Vedi l’annuncio di Alcune voci ribelli in portoghese, greco, italiano e spagnolo.)

Nella notte del 20 ottobre 2015, e come prima risposta a questa pessima notizia, abbiamo appeso al Politecnico di Atene, in via Patission, in pieno centro, uno striscione di solidarietà che dice:

Solidarietà con lo squat C.O.S.A a Setúbal, Portogallo, minacciato di espulsione – Coraggio, compagni (A)

Non dimentichiamo che i/le compagn* del C.O.S.A ci hanno sostenuto nel nostro sforzo di far conoscere i casi dei/lle prigionier* anarchic* in Grecia, e non dimentichiamo che uno degli obiettivi comuni che condividiamo nelle nostre lotte senza confini è l’abolizione di quella cosa ridicola chiamata proprietà.

Tutto il nostro affetto ai fratelli e le sorelle che continuano a resistere a Setúbal. Giù le mani dalle strutture anarchiche in Portogallo e ogni altro luogo del mondo!

FUOCO ALLE FRONTIERE
MORTE AL POTERE

Iniziativa della rete di contro-informazione e traduzione Contra Info

in greco, inglese, spagnolo, portoghese, tedesco

Setúbal, Portogallo: Il C.O.S.A a rischio d’espulsione

Due giorni dopo il 15º compleanno del C.O.S.A. (Casa Okupada Setúbal Autogestionada) abbiamo ricevuto l’avviso che è stato avviato un procedimento giudiziario da parte dei proprietari per ottenere la nostra espulsione.

Molti anni fa il proprietario, avendo fallito, ha lasciato in eredità diversi immobili a cinque persone, suoi parenti, che oggi si sono messi in testa di rivendicare la nostra casa, benché posseggano altri edifici abbandonati. Ci han dato 30 giorni (a partire dal recapito della lettera) per rispondere, cosa che faremo.

Dal 2000 (data dell’occupazione) il C.O.S.A. e le persone ad esso legate, direttamente o indirettamente, hanno subito la repressione delle forze municipali e statali. In Portogallo e in tutta Europa il movimento okupa viene attaccato e neutralizzato. In questo momento e contesto, 15 anni dopo, continuare ad agire e resistere ha ancora senso.

Contro il Capitale che favorisce la speculazione immobiliare, lotteremo in maniera non solo da conservare la nostra casa, ma anche da essere segno e ispirazione di rivolta per altr* compagn*.

Delle voci ribelli
Setúbal 16/10/2015

Dispositivo di sorveglianza trovato, documentato e distrutto

Trovate altre foto qui.

panoramaA fine settembre abbiamo messo fine all’incertezza riguardo la presenza di un dispositivo di sorveglianza che aveva come obiettivo la biblioteca anarchica La Discordia nel Nord-Est di Parigi. Un dispositivo che si trovava nella scuola Montessori «Plaisir d’enfance» situata proprio di fronte alla biblioteca, al primo piano, in uno sgabuzziono che dava sulla finestra (il dispositivo aveva la forma di un «dossier di cartone»).

Martedì 6 ottobre abbiamo deciso di entrare nella scuola per contattare la direzione. Insistendo abbiamo finito per ottenere un appuntamento con la direttrice amministrativa e finanziaria della scuola. In un primo tempo questa ha negato, ma, messa alle strette, ha finito per riconoscere (a mezze parole) l’esistenza del dispositivo nella sua scuola (e quindi l’autorizzazione/collaborazione da parte della direzione). Dopo lunghe «negoziazioni» con lei e il suo superiore, e grossi sforzi per temporeggiare (per poter «chiamare il suo contatto»), abbiamo finito, dopo la fine delle lezioni, per ottenere l’accesso allo sgabuzzino. Prendendoci le nostre responsabilità abbiamo rapidamente deciso di appropriarci del dispositivo con la forza. Ci siamo quindi resi conto che tutti erano al corrente della sua presenza nella scuola. Siamo riusciti a uscire rapidamente nonostante qualche «resistenza». Il bullo della scuola è uscito per guardare dove andassimo per facilitare ancor di più (e una volta di più), il lavoro dei pulotti. Abbiamo d’altronde saputo che il dispositivo era lì almeno dalla seconda settimana di luglio 2015.

Considerazioni tecniche

Il dispositivo si presentava sotto forma di una scatola rettangolare, rumorosa (ventole) di circa 40x25x25 cm in plastica dura, collegato alla rete (senza pile). La scatola presentava un buco di circa 4 cm di diametro per la telecamera, ne uscivano tre cavi in fondo ai quali si trovavano due antenne a punta (probabilmente dei sensori sonori) e un terzo sensore piccolo e quadrato. Aprendo la scatola, abbiamo scoperto materiale tecnologico high-tech:
• Un routeur wifi con due carte SIM (Bouygues), un GPS, tre entrate cellulari, un’entrata stereo.
• Un processore.
• Un dispositivo telefonico con una SIM Orange (il che significa che i dati non erano immagazzinati ma trasmessi in diretta).
• Una telecamera con due livelli di zoom, regolabile a distanza.
• E materiale di altro tipo che non siamo riusciti a identificare (ma che potete trovare sulle foto scaricabili qui di seguito).
Mettiamo a disposizione un certo numero di foto invitando chi ha le conoscenze tecniche a condividerle: 1 et 2.

In conclusione

Questi dispositivi che hanno come scopo iniziale quello di sorvegliare, hanno anche come obiettivo secondario quello di farci paura e di insegnarci a darci noi stessi dei limiti. Ma non funziona. Non sono né la paura né la repressione che determinano le nostre pratiche, ma soltanto le nostre idee. Comunque è logico sospettare che questo tipo di «attenzioni» (tutto sommato piuttosto banali) toccherà ancora La Discordia come tutti gli altri luoghi considerati sovversivi dallo Stato.

Sappiamo per esempio che altri dispositivi di sorveglianza sono stati scoperti in questi ultimi anni in diverse località francesi (Montreuil, Cévennes, Lille, etc.). Ma lo sappiamo soltanto attraverso le nostre «conoscenze» mentre ci sembra importante rendere pubbliche queste informazioni perché possano essere utili a tutt*, piuttosto che rinchiudersi in riflessi di panico stupidi e controproduttivi.

Per la DGSI (Direction générale de la sécurité intérieure) e i loro amici: se cercate il vostro materiale lo ritroverete, a pezzi, a qualche metro di profondità nel canale dell’Ourcq, all’altezza della rue de Nantes. Buona pesca! (Da sempre sogniamo di vedere dei maiali galleggiare)

Libri, non poliziotti!

Qualche partecipante della biblioteca La Discordia.
ladiscordia (at) riseup.net

Nota Bene (08/10/2015) : Ci dissociamo totalmente dalla ripresa di questo comunicato da parte di siti o gruppi razzisti/razzialisti, complottisti e/o di estrema destra in generale (come quello, in questo caso, di Alain Soral). A volte i nemici dei nostri nemici sono anche nostri nemici. Per quando riguarda i giornalisti: non abbiamo assolutamente niente da dichiarare, perché come voi, abbiamo scelto il nostro campo nella guerra sociale, e non è lo stesso.

 

[Italia] Sabotaggio antinucleare: dopo 10 anni si ritorna a processo

Aggiornamento: L’udienza d’appello a Firenze del 5 ottobre ha visto un rinvio alla già fissata udienza del 19 ottobre per la mancanza di un perito del pubblico ministero e di un ispettore della digos di Pisa che ha seguito tutta l’indagine.

Comunicati di alcunx imputatx:

Sabotaggio antinucleare: dopo 10 anni si ritorna a processo

Nel 2005 a Molina di Quosa (Pisa) un traliccio Terna dell’alta tensione della linea La Spezia-Acciaiolo viene sabotato con due cariche di dinamite, azione che lo ha danneggiato seriamente ma senza farlo cadere.

Nei giorni successivi una lettera anonima, arrivata ad agenzie di stampa e alla redazione pisana del giornale ecologista radicale Terra Selvaggia, motivava il gesto contro i nuovi progetti di ripresa dell’energia nucleare.

Questi progetti non sono stati mai veramente dismessi con il referendum dopo Chernobyl, ma continuano ad essere portati avanti in numerose ricerche e centri sperimentali, come nella facoltà di ingegneria nucleare di Pisa che rappresenta un’eccellenza a livello nazionale. Sempre sullo stesso territorio nel parco naturale di S. Rossore spicca anche il CISAM: reattore nucleare sperimentale e centro di ricerche militari. Recentemente questo impianto ha fatto parlare di se per lo sversamento di acque radioattive nel canale dei navicelli che porta da Pisa al mare. Acque tossiche definite prive di pericoli dalle solite servitù locali Arpat e Asl. Questi veleni intramontabili ricordano invece che dal nucleare non si esce: quello che è stato prodotto, o che è rimasto come scoria, rappresenta l’eredità di una visione di mondo in cui la produzione energetica e il controllo militare si situano sopra qualsiasi cosa, anche se il prezzo è un lascito di un mondo discarica.

In quegli anni, soprattutto in Italia, non esisteva un vero dibattito sull’energia nucleare neanche nei contesti ambientalisti, dove sicuramente su certe questioni l’attenzione era più alta. Sembrava che con il referendum, ma soprattutto con il disastro di Chernobyl, si fossero creati gli anticorpi per difendersi dagli ingegneri dell’atomo. La realtà invece si è posta subito in maniera diversa: se in Bielorussia gli ecosistemi e tutti gli esseri viventi continuano a subire le terribili conseguenze delle radiazioni, qui si è persa la memoria di quello che è avvenuto e continua ad avvenire. Però per i paladini dell’atomo questo non è stato ancora abbastanza, hanno pensato loro di scrivere una nuova memoria instillando prima la paura per un collasso ecologico e quindi sociale, ormai più che evidente; successivamente ha preso piede la creazione di una cieca fiducia nella tecno-scienza e nelle sue soluzioni. In questo nuovo paradigma il così detto disastro nucleare non è più un qualcosa di eccezionale e soprattutto di imprevedibile, ma fa parte di una dimensione in cui la servitù è spacciata per responsabilità. Quella responsabilità che avrebbe dovuto farci capire che, in tempi di perenni crisi e quindi di rischi, certi irrazionali pensieri contro il tecno mondo non solo, non sono accettabili, ma sono terroristici, anzi eco terroristici. Del resto non esiste forse la Green Economy per pensare a quello che resta della natura? E se ancora ci fosse qualche dubbio basta tenere presente che le tecno scienze troveranno una soluzione, perché si tratta sempre ed esclusivamente di problemi tecnici risolvibili con tecnologie appropriate. A Fukushima del resto è la stata la stessa società responsabile degli impianti che si è adoperata per metterli in sicurezza, essendo l’unica ad avere le tecnologie opportune. È stato trattenuto ufficialmente il mostro radioattivo, ma solo perché la radioattività è invisibile e ha conseguenze non immediate. Questo ha permesso ai tecno scienziati nipponici sostenuti dalle potenti lobby dell’atomo internazionali di mostrare una situazione sotto controllo quando invece il mostro radioattivo già era ben lontano per mare, terra e aria a portare in giro le sue conseguenze mortifere.

Se nel 2005 non vi era attenzione e interesse sul nucleare da parte del pubblico, in sordina si stava già muovendo da diverso tempo la lobby nuclearista capitanata in Italia da Enel che stava investendo fortissimo in tutta una serie di nuovi impianti in Francia e nell’Europa dell’Est, peraltro utilizzando negli impianti le stesse tecnologie di Chernobyl. Il progetto di fondo era quello di riportare l’atomo ancora una volta in Italia con la costruzione di nuove centrali o rimettendo in sesto quelle precedenti.

Per chi vive in queste zone della Toscana, lungo la linea che va dai monti pisani alle alpi Apuane, non è una cosa nuova sentire questi boati di rivolta. La linea La Spezia – Acciaiolo è contestata da più di trent’anni, non solo per il trasporto dell’energia nucleare francese, ma anche per l’inquinamento elettromagnetico. Solo su questa linea si contano negli anni decine di attacchi dinamitardi che hanno scosso il sonno a chi questo sistema di morte alimenta e riproduce. E hanno rallegrato coloro che hanno ben presente qual è il linguaggio che gli sfruttatori di ogni sorta tengono di conto prima e dopo aver intrapreso i loro progetti nocivi.

Anche la repressione negli anni non è mancata: l’arresto negli anni ’90 dell’anarchico ecologista Marco Camenisch accusato anche del sabotaggio dei tralicci di questa linea non ha però fermato gli attacchi e al contrario negli anni successivi sono diventati anche espressione di solidarietà nei suoi confronti e delle sue lotte all’interno delle carceri italiane e svizzere.

La repressione si è accanita particolarmente sul circolo ecologista anarchico di Pisa il Silvestre, riferimento per il giornale Terra Selvaggia e per numerose campagne di lotta, sia locali che sul territorio nazionale, a carattere ecologista e di liberazione animale. Diverse procure hanno cercato di imbavagliare le attività del Silvestre imbastendo svariate inchieste per associazione sovversiva. La procura di Firenze, che sicuramente conta il maggior numero di procedimenti messi in atto, dopo il sabotaggio al traliccio a Molina Di Quosa procederà contro il Silvestre, oltre che per l’imputazione del fatto specifico, anche per l’ennesima associazione sovversiva. L’uso del reato associativo, quasi sempre strumentale per instillare un clima emergenziale e giustificare qualsiasi misura repressiva, ha portato all’arresto di sette persone con misure cautelari preventive in carcere che si sono protratte fino a due anni e anche oltre considerando le varie restrizioni.

Con l’inizio del processo cade l’associazione sovversiva in pochi minuti, anche se era stato il vero motivo che aveva giustificato anni di carcere preventivo in sezioni EIV (Elevato Indice di Vigilanza) sparse per l’Italia.

Per il fatto specifico del sabotaggio al traliccio vengono fuori cose interessanti sulle modalità investigative della digos, le richieste alla procura di decreti si trasformano in pura formalità: qualsiasi luogo e spazio è idoneo per le loro cimici e le loro riprese, di fatto se parlano di abitazioni sono già dentro le auto. Queste modalità hanno fatto inceppare il processo per anni fino ad un appello traballante che ancora una volta e con successo è riuscito a giustificare tutto quell’apparato spionistico in nome dell’emergenza dell’associazione sovversiva che per anni ha aleggiato per Pisa.

Il 5 e il 19 Ottobre 2015 si terranno le prime udienze del processo d’Appello per cinque compagne/i accusate/i del sabotaggio al traliccio.

Come anni fa abbiamo dato voce sulle pagine di Terra Selvaggia a questo atto di rivolta, e a tutti quelli di cui ci arrivava notizia, ribadiamo ancora una volta la necessità di opporsi a questo sistema fondato sullo sfruttamento tra esseri umani, sugli altri animali e sulla natura.

Come scrivevano gli anonimi sabotatori nella lettera alla nostra redazione: “è giunta l’ora di staccare la spina a questo sistema di morte che sta devastando la natura e mettendo a rischio la stessa vita sulla Terra. I progetti di morte di questi criminali dell’atomo non passeranno sotto silenzio”.

Silvia e Costa

*

Dal 5 ottobre al 19 si terranno a Firenze le udienze del processo d’Appello per i reati specifici contestati nell’ambito delle inchieste “gruppi d’affinità” e “anticorpi” del 2006. A distanza di molto tempo, dopo anni di galera, arresti domiciliari, restrizioni varie, la caduta del reato di associazione sovversiva e nuove inchieste, il processo si riapre.

Uno dei reati contestati è il sabotaggio di un traliccio dell’alta tensione. L’altro un attacco contro un’agenzia di lavoro interinale.

Nel 2005 un traliccio Terna della linea La Spezia-Acciaiolo è stato colpito e nei giorni seguenti una lettera arrivata a vari giornali e alla redazione di Terra Selvaggia motivava il gesto contro l’energia nucleare e suoi effetti nefasti.

In occasione del processo mi piacerebbe fare alcune riflessioni. Durante gli ultimi dieci anni sono state attaccate sempre più raramente strutture e circuiti di produzione e distribuzione di energia che rappresentano lo scheletro e la base su cui poggiano il mantenimento del potere, la proliferazione del capitale, la mercificazione nelle società avanzate e lo sfruttamento di quelle colonizzate. Al contrario, un sempre maggiore impulso hanno avuto la produzione e la distribuzione dell’energia grazie a più sofisticati ritrovati tecnologici, al boom delle cosiddette energie rinnovabili che contribuiscono ad abbellire il volto ecologista del capitale e accrescere le quotazioni di aziende come Terna, all’aumento della partecipazione e della dipendenza delle persone da tutto ciò che è utilizzabile attraverso l’energia, aldilà dei costi, non strettamente monetari, che questo comporta.

Nel mondo esistono ancora numerosissime centrali e i progetti di ricerca militare e civile nel settore non si sono mai fermati, ma è evidente che negli anni la percezione del problema delle scorie e dei rischi connessi a guerre atomiche o a disastri dovuti ad incidenti, è cambiato.

Sui rischi del nucleare e sulla necessità di limitarne o evitarne l’uso, sembrano oramai essere tutti d’accordo. Molti scienziati pongono le cosiddette questioni etiche rispetto alla ricerca indiscriminata, la Chiesa già da decenni ha preso posizione contro il nucleare e certe aberrazioni del progresso scientifico in nome di un conservatorismo non meno dannoso della maschera filantropica della scienza. Su queste posizioni sembrano essere la maggior parte dei politici come dimostra, ad esempio, il recente accordo sul nucleare ratificato con l’Iran che oltre a costituire una scelta geopolitica significativa e aprire nuovi mercati per garantire una maggiore circolazione delle merci e delle risorse energetiche, intende far si che solo quei Paesi tradizionalmente più influenti all’interno della comunità internazionale possano disporre di armi nucleari. I rischi connessi all’energia nucleare sembrano far paura a tutti. Anche alla cosiddetta opinione pubblica: fra la gente si è diffuso un forte senso di opposizione e, talvolta, di condanna per paura dei rischi, oramai noti, delle possibili conseguenze catastrofiche di uno scontro nucleare. Ma, aldilà di più o meno strumentali allarmismi su aspetti specifici, sappiamo bene come lo sviluppo energetico, sia esso alimentato dal nucleare o da vecchie e nuove risorse e tecniche, rimanga uno dei perni fondamentali su cui si regge il funzionamento del dominio.

Coloro che hanno sempre sostenuto la produzione e l’utilizzo dell’energia nucleare, per scopi militari e/o civili, e i contesti che hanno reso possibile il loro lavoro, hanno col tempo intrapreso nuove strade. Attraverso vecchi guadagni e nuove retoriche vengono finanziati nuovi e più accettabili progetti, nel terreno reso fertile da decenni di propaganda vengono seminati nuovi inganni.

È necessario osservare bene ciò che accade attorno a noi, cogliere i cambiamenti in atto e i loro effetti sulle società in cui viviamo, le direzioni, molteplici e complesse, verso cui vanno le lobby industriali, i centri di ricerca, le scelte economiche e quelle finanziarie, i meccanismi di potere, di controllo e di recupero. Ogni aspetto della realtà che ci è nemica è strettamente connesso con gli altri. Le questioni relative al nucleare, mai definitivamente tramontate, lo sviluppo delle scienze convergenti, le evoluzioni dell’informatica, la devastazione dell’ambiente, l’economia, le carceri, il lavoro, le disuguaglianze sono tutti aspetti legati attraverso un unico filo conduttore al processo continuo di ristrutturazione capitalistica. Non c’è niente da salvare e quindi tutto va distrutto, senza remore, né speranze, né alternative, né terre promesse, né rivendicazioni parziali.

Il potere non è un’idra mitologica a cui tagliar la testa o una minaccia incorporea che domina incontrastabile. Si realizza piuttosto attraverso elementi concreti. Chi, anni fa, ha individuato un traliccio ha trovato di fronte a sé un obiettivo concreto e attaccabile. E ogni danno fatto contro la sacralità della scienza, il valore della proprietà e la giustizia delle leggi, la bellezza dei media o la soluzione comoda della rassegnazione è un danno benvenuto.

Mariangela

Copenhagen, Danimarca: A proposito della recente repressione

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Alle 5.30 del mattino di giovedì 13 agosto il collettivo anti-autoritario Bumzen è stato attaccato da una banda di poliziotti mascherati dell’unità anticrimine. Erano seguiti da un esercito di poliziotti in tenuta antisommossa che hanno ammanettato tutt* i/le presenti nell’edificio in quel momento. La scusa fornita è che cercavano dei/lle partecipant* a una manifestazione selvaggia di *Riprendiamoci la strada* svoltasi il fine settimana precedente. Eppure per noi è evidente che si è trattata di un’operazione politica contro le infrastrutture del movimento radicale.

Nonostante durante l’irruzione fossero presenti circa 25 persone, a nessuna delle quali è stato permesso di sorvegliare la polizia mentre questa perquisiva a fondo le camere e le loro cose. La polizia ha scelto gli/le individui che hanno ufficialmente residenza a Bumzen, e li ha portati al commissato con accuse che rientrano nel paragrafo 134a, participazione a una sommossa.
Nella stessa mattinata ci sono state delle irruzioni in tre altri posti. Due diciassettenni sono stati arrestati e piazzati in custodia cautelare, accusati di aver sfasciato la vetrina di una banca a Østerbro, nonostate il fatto che siano minorenni e che l’accusa di vandalismo sia piuttosto grave.

Sabato 15 agosto si è svolta una manifestazione da Blågårds Plads fino a Bumzen, dove c’era la cucina. I fondi raccolti vengono donati ai prigionieri.

Contro la repressione e la violenza della polizia
Solidarietà con i prigionieri

in inglese

Amburgo: dal 3 al 9 agosto 2015 – Settimana di mobilizzazione e propaganda

breitestrasseDal 3 al 9 agosto 2015: Settimana di mobilizzazione e propaganda in solidarietà con gli/le imputat* del “Caso Breite Straße”.

Infrangiamo la legge!

Il 27 agosto 2014 una casa venne occupata in Breite Straße ad Amburgo. Quando arrivò la polizia per liberare l’edificio, vennero accolti da una resistenza forte e degna, facendosi attaccare dagli/lle occupant* con fuochi artificiali, vernici, e molti altri oggetti. Nel momento in cui la polizia riuscì a entrare nella casa non c’era più nessuno. Diverse ore dopo sei persone vennero arrestate fuori dalla casa con l’accusa di aver partecipato all’azione, sono state messe in custodia cautelare e sono uscit* un mese dopo.

A fine agosto di quest’anno comincia il processo contro di loro. Sono accusat* di tentato omicidio a causa degli attacchi contro la polizia al momento dell’espulsione. Tutto è orchestrato dal potere, i mezzi di comunicazione e la polizia furiosa che cercano di spaventare, zittire e sradicare qualsiasi seme di ribellione.

Noi non resteremo a guardare mentre il potere dispone sadicamente delle loro vite. Sappiamo che una settimana di solidarietà serve solo perché esista una forte propaganda, agitazione e una forma de comunicazione tra chi si oppone a qualsiasi forma di autorità.

La solidarietà non conosce orari, settimane, calendari né frontiere!

NESSUN RIBELLE NELLE MANI DELLO STATO!

Contro ogni dominazione e ogni autorità!

Per la liberazione totale!

in inglese, spagnolo, tedesco, portoghese

[Italia] Rinviati a giudizio Billy, Costa e Silvia

Il 17 Luglio a Torino si è svolta l’udienza preliminare contro Silvia Guerini, Costantino Ragusa e Billy Bernasconi. Sono stati rinviati a giudizio per: “art.110, 280 c.p. … perchè in concorso tra loro, a nome dell’ELF-Earth Liberation Front, movimento ispirato all’ecologismo radicale, per finalità di terrorismo, compivano atti diretti a danneggiare cose mobili o immobili altrui, mediante l’uso di dispositivi esplosivi o comunque micidiali”, art.110, 81,61 c.p. … perché in concorso tra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso… illegalmente detenevano e portavano in luogo pubblico, trasferendo dalla Valchiusella a Bergamo e quindi in Svizzera il seguente materiale esplosivo atto all’impiego… art.110, 648 c.p. … perché in concorso tra loro… conoscendone la provenienza delittuosa, ricevevano da soggetti rimasti ignoti il materiale per ordigni esplosivi… prevento di sottrazione illecita ai danni di una delle imprese rimasta non identificata che, autorizzata all’utilizzo di esplosivi.” Tutte le accuse contengono l’aggravante della finalità di terrorismo.

Il Gup Silvia Graziella Carosio ha accettato la tesi portata avanti dal sostituto procuratore Enrico Arnaldi Di Balme e ha trovato irrilevante che siano già stati processati e condannati nella Confederazione Elvetica.
Il 15 Aprile 2010 Billy, Costa e Silvia vennero fermati e arrestati dalla polizia elvetica che, perquisendo la loro auto, aveva trovato materiali esplosivi e incendiari e dei volantini che rivendicavano un imminente sabotaggio a firma “Earth Liberation Front Switzerland” (Fronte di liberazione della Terra) contro un centro di ricerche, in fase di realizzazione, sulle nanotecnologie di IBM, a Ruschlikon. Processati con l’accusa di atti preparatori d’incendio, trasporto illegale e occultamento di materiale esplosivo, erano stati condannati il 22 Luglio 2011, Costa a 3 anni e 8 mesi, Billy a 3 anni e 6 mesi e Silvia a 3 anni e 4 mesi.

L’inizio del processo sarà il 13 Gennaio 2016 a Torino.

RILANCIAMO LA LOTTA ALLE NOCIVITA’

In vista del processo ci troviamo a sostenere numerose spese legali, chiediamo a tutte e tutti supporto con iniziative benefit e donazioni al conto corrente postale intestato a Marta Cattaneo codice IBAN: IT11A0760111100001022596116, dall’estero: Codice BIC BPPIITRRXXX
specificare la causale: solidarietà a Silvia Billy Costa

Per contatti: info@resistenzealnanomondo.org
resistenzealnanomondo.org, silviabillycostaliberi.noblogs.org