Tag Archives: Madrid

[Madrid] Antonio Morillo resterà nella memoria anarchica per sempre

Antonio Morillo, un anarcosindacalista connesso alla sezione pulizia del Metrò di Madrid, è morto a casa propria, non aveva nemmeno 40 anni e lascia una compagna e una figlia di 4 anni.

Vorremmo ricordare il compagno, sempre risoluto e combattivo nella lotta contro i padroni. “Non ci potrà essere pace sociale finché i lavoratori e le lavoratrici non otterranno l’emancipazione”.

Resterà per sempre nella nostra memoria anarchica.

Salute e rabbia.

Fonte: il numero nº8 di “Amotinadxs”, aprile, (paruzione mensile del Local Anarquista Motín, in spagnolo), ricevuto il 9 aprile 2018.

in inglese, portoghese, tedesco

Stato spagnolo: Attacco incendiario contro la polizia nazionale a Madrid

La notte dal 24 al 25 marzo, dopo mesi di preparazione, siamo entratx nell’unità di cavalleria della Polizia Nazionale di Madrid, saltando la recinzione, e ci siamo andatx lasciando un ordigno incendiario in uno dei loro veicoli.

Svolgiamo questo attacco contro il vertice del G20 e lo dedichiamo a tutte le anarchiche prigioniere.

in spagnolo

Madrid: Foto della manifestazione in solidarietà con le anarchiche accusate di rapina ad Aachen

Che delitto è rapinare una banca in confronto al crearla? Né colpevol* né innocent*! (A)
Solidarietà ribelle. Prigionier* anarchic* a casa!

La manifestazione di sabato [21 gennaio 2017] a Madrid in solidarietà con le prigioniere accusate di rapina in una banca in Germania si è conclusa con decine di identificazioni, non ci sono stati arresti.

in spagnolo, portoghese, tedesco

Madrid: Presidio in solidarietà con i/le prigionier* di Hambach

mitin-madrid-544x408madrid-mitin-544x408Mercoledì 14 dicembre, un gruppo di persone si sono riunite davanti all’ambasciata tedesca a Madrid per urlare con rabbia contro i rappresentanti dello Stato che tiene prigionier* dei/lle compagn* per aver partecipato al progetto di resistenza organizzato alla foresta di Hambach contro la multinazionale RWE.

Vogliamo condividere con voi queste foto perché si moltiplichino i gesti solidarietà nei confronti di chi lotta per la liberazione. Esortiamo a diffondere le informazioni del progetto o dei casi di repressione e a mostrare la vostra solidarietà ai/lle compagn* e il vostro odio verso questo sistema distruttore e dominatore della natura e di tutt* quelli che la abitano.

Finché non saremo tutt* liber*!

Siao, Hodei e Maya liber*!!
Abbasso i muri di tutte le prigioni!!

in greco, spagnolo

[Spagna – 19 novembre/19 dicembre]: 10, 100, 1000 centri sociali occupati!

okuPer noi l’occupazione è uno strumento di lotta il cui obiettivo
principale non è la creazione di spazi per sviluppare attività
ludico-culturali, ma una strategia, in cui teoria e pratica prendono
forma per colpire uno dei princìpi di base della democrazia
capitalista: la proprietà.

L’importanza dell’occupazione è puramente logistica. Aiuta ad avvicinare
i/le compagn*, crea reti di affinità, diffusione e solidarietà, punti di
incontro per dibattito, autocritica e condivisione delle esperienze.
L’occupazione non è il fine, ma il mezzo che ci permette di organizzarci
e cospirare. È un’espressione tangibile dell’idea del “fai da te”.

Il Potere si è impegnato per eliminare alla radice qualunque progetto di
autogestione, perché attraverso questi processi si evidenzia la capacità
delle persone di auto-organizzarsi ai margini del sistema.

Le strategie impiegate a questo scopo sono state tante. A partire dalla
repressione più cruda, azioni di polizia, etc, per arrivare ad altre più
“gentili”, basate sulla negoziazione. Differenze estetiche a parte, il
fine ultimo di queste strategie non è altro che il controllo e la
domesticizzazione delle nostre idee e pratiche antiautoritarie.

Da qualche tempo il Comune di Madrid, uno degli auto-nominati “del
cambiamento”, ha messo in opera una campagna di molestie, intimidazioni
e di sfinimento verso i centri occupati della città.

Mascherando le reali intenzioni con una parvenza di dialogo, utilizza il
ricatto per raggiungere l’assimilazione di questi collettivi.

Ciò che hanno venduto a noi come un atto di tolleranza e comprensione,
cioè come uno sforzo per creare un tessuto sociale, è in ogni caso un
tentativo di smobilitazione e indebolimento di tutte le persone che non
sottostanno alle loro condizioni. Utilizzando meccanismi burocratici
come le revisioni dello stato degli edifici, o la necessità di ispezione
delle attività sviluppate, il comune di Madrid offre solo due opzioni: o
la regolarizzazione o lo sfratto.

Viene data la possibilitá di continuare le attività dei centri sociali
soltanto nel caso in cui queste siano supervisionate
dall’autorità competente; nel luogo in cui si trovano a patto di
costituirsi in associazioni legamente riconosciute, oppure richiedendo
la cessione di un altro spazio pubblico.

Per far pressione ricorrono a sanzioni amministrative, sigilli,
identificazioni e visite reiterate da parte della polizia municipale.

Il quadro legislativo per il quale si stabiliscono le direttrici della
cessione degli spazi pubblici e collettivi della città, approvato dal
municipio nel febbraio del 2016, ha messo le basi per influenzare il
movimento dell’occupazione, ancora una volta, tra progetti legali e
illegali.

In quanto anarchici, crediamo che l’occupazione non si possa
legalizzare, dato che il suo obiettivo è principalmente trasgredire
tutte le regole che la struttura política, sociale e economica ci ha
imposto.

Accettare le sue norme presuppone legittimare la sua tutela.  Noi ci
opponiamo alla creazione di spazi occupati sotto la protezione di
qualunque istituzione dello stato, e rifiutiamo qualunque negoziazione,
patto o dialogo che implichi la rinuncia totale o parziale dei nostri
piani di azione e scontro diretto.

Crediamo nel conflitto. Crediamo che chi vuole sconfiggere lo stato non
lo possa combattere da dentro. Per questo, chiediamo la solidarietà dei
centri sociali occupati minacciati di sfratto a Madrid e, di
conseguenza, a tutte le occupazioni che lottano contro il potere non
cedendo alle minacce.

Il modo di esprimere l’appoggio dipende dai mezzi e dalle possibilità
che ognuno ha, però impegnamoci in modo che, durante questo mese e per
tutto il tempo in cui se ne abbia bisogno, si realizzino azioni di tutti
i generi e attività che diano visibilità alla nostra posizione e alla
nostra determinazione che è quella di non cedere né allo Stato né ai
suoi ricatti.

Abbiamo creato il sito: okupamadrid.espivblogs.net per raccoglieremo tutte le azioni, i comunicati etc.

Moltiplichiamo le idee e le pratiche antiautoritarie di solidarietà e
lotta!

 10, 100, 1000 centri sociali occupati!

in spagnolo

[Stato spagnolo] L* vogliamo liber*! Solidarietà con le vittime della repressione dell’Operazione Ice!

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Presidio : 4 novembre 19h – piazza Tirso de Molina, Madrid. // L* vogliamo liber* // Solidarietà con chi è stato perseguit* nell’Operazione Ice // Nahuel libero

Il 4 novembre di quest’anno sarà passato un anno dall’arresto di 6 dei/lle nostr* compagn* del collettivo Straight Edge Madrid nel contesto dell’Operazione Ice, con un* di loro nel carcere di Aranjuez (Madrid) e tutt* gli/le altr* in attesa di giudizio. Un giudizio senza alcuna legittimità ai nostri occhi, non crediamo né alle vostre leggi né nelle vostre strutture di potere e oppressione.

Crediamo nei/lle nostr* compagn*. Al di là del binomio innocente/colpevole, l* vogliamo liber*.

Facciamo un appello alla solidarietà con i/le nostr* compagn* per tutto il mese di novembre. Un mese di lotta e azione, non ci fermeranno, la lotta continua.

Compagn* nelle mani dello Stato ma mai nell’oblio!

Se ci reprimono per le nostre lotte, risponderemo lottando.
Viva l’anarchia!

in spagnolo

Madrid: Presidio solidale con gli/le arrestat* durante l’ultima operazione antianarchica

[29/10/2015]

Domani 30 ottobre i/le compagn* arrestat* a Barcelona con l’accusa di appartenenza a organizzazione terrorista, facendo nuovamente riferimento ai “Gruppi Anarchici Coordinati”, compariranno davanti al giudice.

Un prolungamento di quella che è stata l’“Operazione Pandora” effettuata nel dicembre 2014, preceduta dall’“Operazione Columna” svoltasi nel novembre 2013 e continuata dall’“Operazione Piñata” nel Marzo 2015.

Una successione di colpi alle idee anarchiche che si conclude con più di 40 arresti nello Stato Spagnolo nel tempo record di due anni.

I compagni arrestati durante l’“Operazione Columna”, Mónica e Francisco, furono condotti in custodia cautelare senza giudizio fin dal primo momento, situazione che è stata prolungata fino a sfruttare completamente il primo strumento di cui dispongono per continuare a privarli della libertà senza aver celebrato alcun processo.

Ieri abbiamo informato del fatto che la Audiencia Nacional ha prolungato di altri due anni la custodia cautelare di Mónica e Francisco, per cui, se non ci saranno novità prima, potranno restare sequestrati per 4 anni in tutto fino allo svolgimento del processo.

E di nuovo i meccanismi dello Stato si mettono in marcia per cercare di far scomparire le idee, le pratiche e gli obiettivi che più gli sono avversi, volendo colpire quell* che, dopo questa ondata repressiva, restano in maniera solidale accanto a tutt* quell* che sono stat* arrestat* e quell* che potrebbero esserlo in qualsiasi momento.

Senza paura e con determinazione, resisteremo di nuovo a questa offensiva e risponderemo agli attacchi dello Stato con l’unica forma che capisce: Con l’azione diretta, uno dei pilastri fondamentali delle idee che cercano di far scomparire.

LANCIAMO UN APPELLO PER MANIFESTARE IL NOSTRO APOGGIO AI/LLE COMPAGN* ARRESTAT* VENERDÌ A PARTIRE DELLE 9H IN VIA GÉNOVA ESQUINA ANGOLO VIA GARCÍA GUTIERREZ, dove si trova il nuovo edificio dell’Audiencia Nacional. Ci metteremo sul marciapiede di fronte per rendere visibile il conflitto esistente (con striscioni, cartelli, testi, megafoni o quello che ognuno preferisce portare) per manifestar loro la nostra solidarietà, perché sappiano che non sono sol*.

Allo stesso modo, sappiamo che ieri si son svolti presidi e manifestazioni spontanei a Madrid, Barcelona, Manresa, Zaragoza… e che nei prossimi giorni ce ne saranno altri in altre località. In questi giorni sono gesti necessari e algo e mostrano che il conflitto contro lo Stato non riguarda soltanto chi è stato colpito. Facciamo in modo che la solidarietà, nella forma che ciascuno ritiene più appropriato, sia efficace.

VOGLIAMO I/LE NOSTR* COMPAGN* LIBER*

LIBERTÀ PER TUTT*

MORTE ALLO STATO E VIVA L’ANARCHIA

in spagnolo

Stato spagnolo: Prolungata la custodia cautelare di Mónica e Francisco

Martedì 27 ha avuto luogo l’udienza in cui si decideva se la custodia cautelare di Mónica y Francisco sarebbe stata prolungata o sarebbero stati rimessi in libertà in attesa di giudizio. La decisione è arrivata, è stata prolungata.

Malgrado la legislazione spagnola preveda due anni come tempo massimo che una persona può passare in custodia cautelare, lo Stato ha la possibilità di prolungarla (adducendo una ragione eccezionale a proposito del caso) per altri due anni, ed è quello che ha fatto.

Due anni fa, il 13 novembre 2013, vennero arrestat* con altre tre persone, per le quali il caso è stato archiviato. Mónica e Francisco sono in attesa di giudizio accusati di appartenenza a un’organizzazione terrorista, strage e cospirazione.

Nello stesso giorno in cui è stata resa nota la decisione, 9 persone sono state arrestate in un nuovo colpo inferto all’anarchismo a Barcellona e Manresa con dieci perquisizioni nelle case e nei locali. E di fronte a questo, l’unica cosa da fare è resistere ai colpi e andare avanti, dimostrando che non sono sol* e che non riusciranno a frenare la nostra solidarietà.

POTRANNO ARRESTARCI MA NON FERMARCI.

LIBERTÀ PER I/LE PRIGIONIER* ANARCHIC*!

SOLIDARIETÀ CON GLI/LE ARRESTAT*!

I/LE NOSTR* COMPAGN* LIBER*!

in spagnolo | greco

Stato spagnolo: Parole di alcune compagne arrestate nell’Operazione Pandora

LA TEMPESTA SCATENATA DI PANDORA

Alla nostra gente, a tutti i compagni conosciuti e sconosciuti che abbracciano le idee anarchiche e a tutti i solidali e interessati.

La mattina del 16 dicembre, un grande dispiegamento di polizia ha fatto irruzione nei quartieri Sant Andreu, Poble Sec e Gracia di Barcellona, Manresa, Sabadell e Carabanchel di Madrid, entrando nelle nostre case al grido di “Polizia!” e dopo meticolose perquisizioni ci hanno arrestati in 11. Allo stesso tempo sono stati perquisiti l’Ateneu Llibertari di Sant Andreu, l’Ateneu anarchico di Poble Sec, Kasa de la Muntanya e le abitazioni di alcuni amici, senza che ci fossero altri arresti.

Quando i poliziotti si sono stancati di frugare, registrare e raccogliere supposti indizi, noi arrestati in Catalunya siamo stati portati separatamente in diverse stazioni di polizia fuori Barcellona, con l’obiettivo di ostacolare qualsiasi gesto di solidarietà, e 48 ore più tardi siamo stati trasferiti di 600 km fino alla Audiencia Nacional a Madrid. Dopo lunghe ore di attesa nelle quali la reciproca ostilità si tagliava col coltello, 4 compagni sono stati rilasciati con altre misure cautelari e a noi 7 ci hanno messo in carcere preventivo senza cauzione con l’accusa di creazione, promozione, gestione e appartenenza a un’organizzazione terroristica, devastazione e possesso di esplosivi e ordigni incendiari.

All’inizio ci hanno portato tutti al carcere Soto del Real (Madrid) e ci hanno applicato il regime FIES 3, riservato ai reati di banda armata. A tutta la nostra corrispondenza viene applicata la censura e anche se non abbiamo alcun limite per il numero di lettere che riceviamo, ne possiamo inviare solo 2 a settimana. Il nostro arresto e la nostra detenzione si inquadrano nell’ “Operazione Pandora” orchestrata dalla Audiencia Nacional e dai Mossos d’Esquadra, contro un’organizzazione terroristica fittizia a cui attribuiscono la responsabilità di azioni che a noi sono ancora sconosciute.

Quest’ultimo colpo repressivo lo percepiamo come un attacco alle idee e alle pratiche anarchiche, in un momento in cui lo Stato ha bisogno di nemici interni per giustificare una serie di misure sempre più oppressive e coercitive per rafforzare le attuali forme di totalitarismo. Con il discorso della crisi e dell’insicurezza come sfondo, abbiamo assistito all’intensificazione del controllo delle frontiere, delle retate razziste, degli sfratti, della violenza etero-patriarcale e dello sfruttamento del lavoro e di un lungo eccetera che si traduce in condizioni sempre più infelici per la maggior parte della gente.

Queste pareti fredde dove oggi siamo rinchiusi hanno nascosto i sorrisi che si disegnano sui nostri volti quando veniamo a sapere che familiari, amici e compagni hanno trascorso ore e ore di fronte alle questure e alla Audiencia Nacional, prendendosi cura di noi nonostante il freddo e la distanza. Allo stesso modo, ci riempie di gioia sapere che c’è stata una grande manifestazione solidale e combattiva a Barcellona e anche altrove, gesti che ci colmano di forza e di coraggio per affrontare nel modo più dignitoso questa situazione.

Mandiamo un saluto sempre combattivo, sempre fraterno a Francisco Solar, Monica Caballero, Gabriel Pombo Da Silva e a tutti gli e le indomabili che oltre i confini imposti e nonostante la prigionia, l’oppressione e le difficoltà, non abbassano la testa e continuano a scommettere sulla lotta.

Il nostro cuore è con voi.

Ora e sempre morte allo Stato e viva l’Anarchia.

Alcuni anarchici sotto rappresaglia dall’Operazione Pandora.
Madrid, fine 2014.

[Stato spagnolo] Manifesto in solidarietà con le compagne e i compagni arrestati per l’Operazione Pandora

Sette degli undici arrestati nel corso dell’operazione anti-anarchica denominata “Pandora” sono stati trasferiti in carcere.

Cassa di solidarietà per sostenere compagn* arrestat* a Madrid e Barcellona:

ES68 3025 0001 19 1433523907 (Caixa d’Enginyers)

Tag in spagnolo | Per maggiori informazioni, contattare: solidaridadylucha@riseup.net

Il vaso di Pandora e il minestrone dell’antiterrorismo spagnolo

La mattina di martedì 16 dicembre siamo stati sorpresi da un’ondata di perquisizioni e di arresti… Sorpresi? Inutile mentire. Riprendiamo dall’inizio. La mattina del 16 dicembre non siamo rimasti sorpresi. La polizia autonoma catalana, i Mossos d’Esquadra, la Guardia Civil e gli agenti giudiziari della Audencia Nacional* sono partiti all’assalto di oltre una decina fra abitazioni e spazi anarchici a Barcellona, Sabadell, Manresa e Madrid, col loro armamentario di perquisizioni, arresti, sequestro di materiale di propaganda ed informatico, approfittando dell’occasione per rivoltare tutto e saccheggiare, utilizzando tutti i corpi antisommossa della Brigata Mobile dei Mossos d’Esquadra nella vecchia Kasa de la Muntanya, uno spazio occupato che ha appena festeggiato i suoi 25 anni.

Secondo la stampa, che ha come di consueto mostrato il suo ruolo di portavoce delle veline poliziesche, l’obiettivo di questi arresti è disarticolare «un’organizzazione criminale con finalità terroristiche e dal carattere anarchico violento». Benché sia facile ripetere la solita frase fatta, lo faremo ancora una volta: la sola organizzazione criminale che cerca di terrorizzare le persone col suo carattere violento è lo Stato con i suoi tentacoli: la stampa, l’apparato giudiziario, i suoi corpi repressivi e i suoi politici, da qualsiasi parte provengano.

Perché questa repressione non ci sorprende? Perché ce l’aspettavamo.

Non si tratta di atteggiarsi a fare gli oracoli, niente di tutto ciò, solo di saper leggere tra le righe, e a volte letteralmente, gli avvenimenti. Com’è già avvenuto con la detenzione di altri compagni l’anno scorso, da tempo vengono orchestrate retate come quella di martedì contro gli ambienti libertari ed antiautoritari. E anche se le varie retate non sono mai state così vaste, hanno comunque messo in evidenza un orizzonte disseminato di situazioni del genere.

Operazione «all’italiana»

Da circa due decenni l’ambiente anarchico della vicina Italia deve far fronte di tanto in tanto, e sempre più regolarmente negli ultimi anni, a macro-operazioni simili a quelle di martedì. Non solo perché si tratta di retate simultanee con perquisizioni di diverse abitazioni, ma anche a causa dell’utilizzo di nomi facili da ricordare e dotati di un certo humour nero, come nel caso di questa operazione, chiamata Pandora poiché nello specifico, secondo ciò che la stampa ha ripreso dalle sue fonti giudiziarie, «era un contenitore che, per i numerosi timori che avevamo, era impossibile aprire». Con «numerosi timori», si riferiscono a diverse azioni avvenute negli ultimi anni in tutto il territorio dello Stato spagnolo. Per tornare alle operazioni italiane, basterebbe ricordarne qualcuna degli ultimi anni, come l’Operazione Thor, il cui nome riguardava l’accusa di una serie di attacchi a colpi di martello contro bancomat e altri uffici; l’Operazione Ixodidae, che si riferisce al nome tecnico della famiglia delle zecche, il modo con cui i fascisti si rivolgono a comunisti e ad anarchici; o altre come Ardire, Cervantes, Nottetempo, ecc.

Oltre alla procedura e alla nomenclatura, un altro fattore che ci ricorda molto il vicino paese è il ruolo della stampa, grazie alla quale abbiamo capito ciò che stava per accadere. Da circa tre anni, o poco più, la stampa spagnola ha avviato una campagna per preparare il terreno in modo che operazioni del genere siano non solo possibili, ma anche prevedibili. Puntando il dito su ambienti, e talvolta anche su precisi spazi e persone con nome e cognome, o collettivi, ecc. essa cerca di costruire un’immagine caricaturale e uno strano nulla di un nemico interno che, benché ciò sia abituale da diverso tempo, ha assunto negli ultimi anni i caratteri più specifici dell’«anarchico violento», dell’«insurrezionalista», dell’«antisistema che si infiltra nei movimenti sociali», eccetera.

Il fiasco cileno

Il 2010 è stato un anno glorioso per lo Stato cileno. Sebastian Piñera, di destra, imprenditore e quarto uomo più ricco del paese, oltre ad essere eletto presidente, ha orchestrato un’operazione poliziesca, mediatica e giudiziaria contro l’ambiente antiautoritario con oltre una decina di perquisizioni ed arresti – conosciuta come Operazione Salamandra, ancor più nota come «Caso Bombas», in quanto partiva dall’inchiesta su una serie di attentati esplosivi degli anni precedenti – e la creazione attraverso l’immaginario poliziesco di una macro-struttura gerarchica di una presunta rete incaricata di tutti quegli attentati: un circo che non solo ha indebolito l’immagine dello Stato, oltre a farlo cadere nel ridicolo, ma che ha soprattutto messo in evidenza la grossolanità delle procedure investigative, che comprendono la falsificazione di prove, il ricatto e le pressioni per ottenere informazioni o “pentiti”, possibilità, ecc. Il processo è cominciato col rilascio di tutte le persone coinvolte e una sete di vendetta da parte dello Stato cileno contro il movimento e le persone mescolate nell’inchiesta.

Un anno dopo la finalizzazione di quella farsa che era il «Caso Bombas», e attraverso un’altra operazione da questa parte dell’oceano, i ministeri, i giudici e gli sbirri spagnoli e cileni hanno lavorato di concerto su un nuovo caso. Mónica Caballero e Francisco Solar, entrambi perseguiti prima nel «Caso Bombas», vengono arrestati a Barcellona, dove vivevano allora, con altre tre persone che più tardi sono state dichiarate estranee, con l’accusa di aver posizionato un congegno esplosivo nella basilica del Pilar a Saragoza, cospirazione in vista di realizzare un analogo atto e appartenenza ad una presunta organizzazione terrorista. Questi compagni sono attualmente in carcere preventivo, in attesa di un processo di cui si ignora la data, e inoltre non sappiamo in cosa il loro processo sarà alterato da questa nuova ondata repressiva.

La situazione è più o meno conosciuta da tutti e tutte, e se siamo certi di qualcosa, è che i recenti arresti servono a dare corpo ad una operazione che non sta in piedi da sola.

Un caso?

Alcune ore prima degli arresti di martedì, il governo spagnolo amplificava nei media il fatto che «i ministeri dell’Interno spagnolo e cileno aprono una nuova fase di collaborazione rafforzata nella lotta contro il terrorismo anarchico». Lo scorso lunedì 15 dicembre, il ministro dell’Interno spagnolo, Jorge Fernández Diaz, ha incontrato in Cile il vicepresidente e ministro dell’Interno cileno Rodrigo Peñailillo, nel palazzo della Moneda, sede del governo a Santiago del Cile. «Nella lotta contro il terrorismo il Cile troverà nella Spagna una solida alleata», si gargarizzava lo spagnolo, mentre riceveva la Gran Croce dell’Ordine del Merito cilena, «la più grande onorificenza di merito civile del paese», secondo la stampa, un trofeo che lo Stato cileno concede nello specifico per il lavoro poliziesco e come prezzo per l’arresto dei compagni Mónica e Francisco lo scorso anno.

Oltre a questi prezzi e a questi elogi, Fernandez il bottegaio ha venduto un po’ della sua mercanzia: perfezionamento poliziesco e giudiziario, materiale repressivo di vario tipo, eccetera.

E ciò che accadrà…

Quale sarà il prossimo episodio repressivo? Lo ignoriamo. Finora non si sa quasi nulla della situazione dei nostri compagni e compagne, di cosa siano accusati esattamente, a quali misure repressive saranno sottoposti, se li attende il carcere preventivo, ecc.

Ciò che è certo, è che questa operazione non è un fatto isolato, ma piuttosto un ulteriore anello di una catena. Una catena repressiva a volte brutale e a volte sottile, in cui potrebbero rientrare le nuove leggi (basti pensare alla recente Ley Mordaza**), l’attacco condotto contro i senza-documenti con retate razziste sempre più imponenti, la brutalità poliziesca, o ancora l’aspirazione a gestire la miseria e ad amministrare la repressione (che dopo tutto è ciò che fa lo Stato) da una parte della pseudo-sinistra (con Podemos*** in testa) ridotta in modo sempre più evidente ad una parodia di se stessa. Espulsioni abitative, pestaggi fascisti, recrudescenze legali e punitive di ogni sorta, giochi di specchio nazionalisti e socialdemocratici, è ciò che ci delinea il presente. Non c’è nulla di peggiore da aspettarsi: il peggio non è mai iniziato. La gamma di possibilità dell’antiterrorismo spagnolo è un minestrone. È là, bene in vista, a ricordarci che per lo Stato la lotta è sinonimo di terrorismo. Funziona come uno spauracchio. Dovremmo farci spaventare?

Lo Stato e i suoi agenti affermano di aver aperto il vaso di Pandora. Nella mitologia greca, Pandora è l’equivalente della biblica Eva. Con la misoginia caratteristica delle due mitologie, Pandora apre il suo vaso come Eva mangia la sua mela, liberandone tutti i mali contenuti.

Noi siamo in grado di creare la nostra narrazione e di sbattercene della loro mitologia di merda se vogliamo. La nostra storia è differente. Il «vaso» che questa operazione repressiva ha aperto ci esorta ad agire, a non abbassare la guardia, a prestare attenzione ai loro prossimi movimenti. Ci fa pensare e ripensare al mondo che vogliamo e alla distanza tra questo mondo e il loro. Ci porta a vedere l’urgenza di agire, di andare avanti.

Le compagne e i compagni arrestati fanno parte di diversi progetti, spazi, collettivi, ecc. ed è molto importante che questi non ne risentano, che la rovina (in ogni senso del termine) che queste situazioni solitamente generano non induca all’impotenza e alla paralisi. Affermiamo sempre che «la migliore solidarietà è continuare la lotta». D’accordo. Ma cosa significa nella pratica? Ribadiamo anche che «chi tocca uno di noi, tocca tutti e tutte». Ciò è stato dimostrato dalle risposte e dalle manifestazioni che hanno avuto luogo in differenti luoghi, così come il calore incondizionato di chi è rimasto fuori.

Se siamo sicuri di qualcosa, è che le compagne ed i compagni detenuti possono sentire questo calore che passa oltre le sbarre e l’isolamento, perché è il medesimo calore che loro stessi hanno saputo dare in altre occasioni.

Barcellona, 18 dicembre 2014

Note:
* L’Audencia Nacional è un tribunale supremo che si occupa, tra le altre cose, di tutte le inchieste dell’antiterrorismo in Spagna.
** La Ley Mordaza è la nuova legge sulla sicurezza pubblica in Spagna, che limita i “diritti fondamentali”, fissa le quote dell’immigrazione, criminalizza le occupazioni di immobili e nelle strade, ecc. Diverse iniziative sono previste in questi giorni contro l’attuazione di questa legge.
*** Podemos è un’organizzazione di sinistra nata dall’incontro dei politicanti dei resti del movimento 15M [indignados] e della sinistra trotskista, che si presenta alle elezioni e pretende di rappresentare l’alternativa ai politici liberali.

da finimondo.org

Madrid: 31 dicembre 2013 – Corteo al carcere di Navalcarnero

Corteo al carcere di Navalcarnero 
Martedì 31 dicembre alle 12:00

Ancora un altro anno ci concentriamo alle porte del carcere per dimostrare che non dimentichiamo le persone che sono rinchiuse e dimostrare la nostra nausea verso lo stato, i suoi meccanismi di repressione e le persone che vivono rinchiudendo ad altre.

Centro Penitenziario di Navalcarnero stada di extremadura, uscita 29-b. Bus dal Intercambiador di Principe Pio (528) e Mostoles (529-531)311

Spagna: Lettera di Mónica Caballero e Francisco Solar

animal-libSiamo di nuovo qui, tra queste pareti di cemento e sbarre, tra videocamere e carcerieri. Siamo di nuovo qui, senza abbassare il capo e restando orgogliosi di ciò che siamo. Orgogliosi di essere parte della tempesta imprevedibile che cerca di eliminare ogni traccia del Potere che ancora una volta getta la maschera e si mostra per ciò che è, nella sua brutalità e anche, perché no, nella sua debolezza. In questo particolare caso, la collaborazione tra stato cileno e spagnolo, al fine di organizzare il nostro arresto dimostra lo sforzo congiunto per neutralizzare chi viene considerato una minaccia, ma l’importanza che ci danno questi signori del Potere non riflette altro che la loro fragilità. I loro discorsi inconsistenti di sicurezza sono il velo che nasconde il timore di sapere che un evento può affrontare il timore generalizzato. I loro colpi e le loro minacce non fanno altro che rafforzarci nell’affilare le nostre idee e le nostre vite per prendere parte allo scontro permanente.

Salutiamo con un forte abbraccio tutte le dimostrazioni di appoggio, sono un’arma che indebolisce le sbarre. Intendiamo la solidarietà come la continua prova pratica delle nostre idee anarchiche, in ogni forma, che fanno capire al nemico che nulla finisce, che tutto continua in carcere o fuori. Dovunque ci si trovi: non un minuto di silenzio e una vita di lotta. Soprattutto all’immenso gesto solidale dei compagni che hanno utilizzato il loro corpo come armo entrando in sciopero della fame.

Salutiamo chi continua ad essere complice, a chi si avventura verso l’ignoto, a chi viene motivato dall’incertezza, a chi insiste per l’anarchia. A questi tutto il nostro rispetto e affetto. Abbiamo saputo con grande tristezza della morte di Sebastian, ma ci rallegra la sua vita coerente con i suoi ideali: un guerriero a tutto tondo.

Ci piacerebbe stare con i nostri compagni che ora piangono il nostro caduto, ma da qui inviamo loro molta forza e un “ci vediamo presto”.

Mónica Caballero
Francisco Solar

in spagnolo

Spagna: Trasferita Mónica Caballero

Il 21 Dicembre 2013 la compagna Mónica Caballero è stata nuovamente trasferita, stavolta, dal carcere di Estremera a quello di Brieva (Ávila).

Ricordiamo che la compagna anarchica Mónica, insieme a Francisco Solar, è stata arrestata il 13 Novembre 2013 con l’accusa di partecipazione al Comando Insurrecional Mateo Morral e di aver collocato l’artefatto esplosivo nella cattedrale si Saragoza.

Entrambi sono stati in precedenza assolti nel Caso Bombas. Monica e Francisco sono in regime di FIES.

Solidarietà e affetto sempre in rivolta per Monica e Francisco!

fonte

Spagna: Lettera del compagno Francisco Solar

lionsPER NON LASCIAR SPAZIO A DUBBI…

Come anarchici siamo in conflitto permanente contro lo Stato/Capitale in ogni sua forma, questo è ovvio. Senza dubbio nelle occasioni dove specialmente il Potere attacca con tutta la sua brutalità, gli obiettivi si confondono dando luogo a posizioni ambigue e confuse. Credo necessario mantenere la coerenza e non dar spazio a discorsi e pratiche vittimiste o disfattiste. Forse ora ti toccherà fare un passo indietro, ma sempre per farne cinque in avanti nell’avvincente cammino di incertezza per la liberazione totale.

Un forte abbraccio a tutti i prigionieri anarchici detenuti nelle carceri del pianeta, soprattutto a Juan Aliste, Marcelo Villaroel e Jose Miguel Sanchez con i quali ho avuto modo di condividere esperienze in carcere.

Senza la certezza di cosa acccadrà ma senza dubbi contro il Potere.

Per l’Anarchia…

Francisco Solar

in spagnolo

Montevideo, Uruguay: Protesta presso l’ambasciata di Spagna

escrache all’ambasciata spagnola
giovedì 5 dicembre 2013, alle 18h (concentrazione in rivera y soca)

libertà per mónica e francisco
in prigione preventiva dal 17 novembre

Atene: Striscione solidale con i/le 5 compagnx arrestatx a Barna il 13 novembre

Lunedì, 18 Novembre, alcunx membri di Contra Info hanno appeso uno striscione nella piazza Exarchia (Atene), in solidarietà con i/le cinque compagnx arrestatx il 13 Novembre a Barcellona, accusati con la legge antiterrorista per le azioni dirette rivendicate dal Comando Insurrezionale Mateo Morral.

I/le compagnx, dopo che sono statx spostatx da Barcellona a Madrid, hanno trascorso quattro giorni in isolamento, finché finalmente sono passatx a disposizione giudiziale il 17 Novembre. Dopodiché Rocío Yune, X.X. e Gerardo Formoso sono uscitx in libertà con carichi giudiziali e il ritiro dei passaporti, mentre si è dichiarata la custodia cautelare senza cauzione a Mónica Caballero e Francisco Solar.

Lo striscione recita: “Libertà per x 5 compagnx arrestatx il 13/11 a Barcellona. Solidarietà e azione oltre ogni frontiera”.

Dalla nostra trincea controinformativa, inviamo tutta la nostra forza ai/le 5 compagnx perseguitatx e facciamo un appello perché si moltiplichino i gesti di solidarietà di fatto. Davanti alla repressione poliziesca, interstatale e dei media, non siamo dispostx a fare nessun passo indietro.

Fuoco alle carceri ! Fuoco alle frontiere !

Stato Spagnolo: Aggiornamento sui compagni arrestati il 13 novembre 2013

In 17 Novembre, a seguito della decisione dell’Udienza Nazionale a Madrid, è stata disposta la custodia cautelare (molto probabilmente FIES) per Mónica Caballero e Francisco Solar. Mentre i compagni Gerardo Formoso, X.X e Rocío Yune sono stati scarcerati dopo 5 giorni di detenzione in isolamento, il passaporto gli è stato ritirato e rimangono con l’obbligo di firma periodica nei tribunali.

I reati per i quali sono stati accusati sono :
– appartenenza ad un’organizzazione terroristica,
– attentati terroristi (collocazione dell’artefatto a Saragozza),
– cospirazione per la commissione di attentati terroristi (presunti progetti per un attentato al monastero di Montserrat a Barcellona).

Ricordiamo che la compagna Mónica è vegana (rimanendo tale anche durante la sua carcerazione in Cile nel 2010) ed è un punto da tenere presente nella sua quotidianità, dovunque si trovi.

Compagn* non dimenticate e non lasciamoli soli!
Libertà per Monica e Francisco!

Aspettiamo maggiori informazioni.

Madrid: Attacco esplosivo in ufficio della banca BBVA

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La mattinata del 10 Aprile, abbiamo messo un’ordigno esplosivo nella BBVA del Paseo de Húsares di Madrid. Il nostro scopo era quello di fare il più male possibile a questi templi del denaro per distruggere tutto ciò che ci allontana e ci reprime.

Il nostro odio é piú forte dal loro. Bisogna lottare per fare che il sistema del capitale cada, bisogna lottare per fare che i nostri prigionieri politici rimangano liberi e al sicuro lontani dai loro torturatori.

Bisogna passare all’azione diretta. Nemmeno un passo indietro contro lo Stato.

Gruppo Autonomo di Madrid. FAI/FRI.

Madrid: Cronaca dalla concentrazione anti-repressione e solidale con i/le 5 di Barna

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Lentamente, a partire dalle 12:00 del mattino, la gente si stava avvicinando alla concentrazione anti-repressiva in solidarietà con i/le 5 anarchici/che prigionierx di Sabadell e per denunciare la diffusa repressione nella cuale ci vediamo coinvolti.

La piazza di Madrid, Tirso de Molina, indossava il suo aspetto tipico delle domeniche con le bancarelle di libri politici, propaganda, abbigliamento o musica. Ciò che in un primo momento sembrava che sarebbe stata una concentrazione di 20-30 persone, con un paio di striscioni nella piazza antistante la metropolitana, a poco a poco è cresciuta nei numeri e nel rumore. I vicini del quartiere, i/le compagnx di tutta Madrid, stavamo insieme per rivendicare la libertà e la solidarietà. Visto l’aumento della concentrazione si è deciso di trasformarla in una manifestazione per il quartiere di Lavapiés, circa 300 persone sono uscitx in atteggiamento allegro e combattivo. Cantando slogan anti-autoritari, contro lo Stato, il capitale e le prigioni per tutto il percorso.

Non vi è stato nessun incidente, la presenza della polizia era pari a zero (o almeno non visibile) e la complicità dei vicini quando si sono scandito slogan contro la polizia si è vista, non è sorprendente che il quartiere è stanco della polizia con i suoi molteplici episodi di violenza eccessiva e i raid razzisti che avvengono ogni mese.

Di ritorno a Tirso de Molina è stato letto un comunicato ed è finita la manifestazione.

La sensazione generale dei/le compagnx rispetto a questa chiamata è abbastanza positiva, giacche con poco tempo e poche risorse siamo riusciti a mettere insieme un buon numero di solidali, oltre ad essere una chiamata che viene dall’intorno anti-autoritario gli slogan e le parole d’ordine andavano oltre il comune delle grandi mobilitazioni, ciò ci ha fatto sentire più comodi e con più forza per tirare avanti.

Ci auguriamo che questo gesto raggiungerà i/le compagni/e sotto la repressine e imprigionati/e, soprattutto a i/le 5 di Barcellona: Yolanda, Juan, Silvia, Jose e Xavier.

Che la solidarietà non si stenda e che la repressione non ci ferme .
Le carceri sono centri di sterminio.
Continuammo a volere tutto. Viva l’anarchia.

fonte

Barcellona: Sui 5 detenuti a Sabadell

5 compas anarchici sono stati detenuti per la fascista Audiencia Nacionale accusati/e di appartenenza a banda criminale e altre accuse senza senso. Il suo delito? Organizzarsi e lottare. Vi tireremo fuori. – Libertà anarchici detenuti/e.

Da ieri mattina presto (15 maggio 2013) alcunx anarchici/che siamo attenti a capire chi siano i/le detenuti/e  giacche non conosciamo chi sono né di cosa sono accusati esattamente. Secondo la stampa sono “membri” del gruppo anarchico Bandiera Nera, del quale né anche abbiamo conoscenza della sua esistenza e di cui solo abbiamo trovato una pagina di Facebook.

Lo certo è che gli arresti non fanno altro che materializzare una situazione che già alcune di noi vedevamo arrivare. Nelle ultime settimane sono apparsi sporadicamente in articoli di stampa virtuali (Cadena Ser, Europa Press, etc.) sugli anarchici, facendo un’insalata su questioni che non riguardano una relazione reale, ma servono a creare una situazione favorevole a un colpo come questo. E non sono pochi i/le compagni/e che hanno parlato attraverso articoli su di esso in blogs, pagine e pubblicazioni. Continue reading Barcellona: Sui 5 detenuti a Sabadell

Madrid: Cronaca della concentrazione anti-carceraria in memoria di Xosé Tarrío

xose tarrio
Nella tua memoria, Xosé Tarrío, perché la dignità non conosce muri.
Prigioneri alla strada

Xosé Tarrío era una delle tante persone che, nascendo in una famiglia povera e umile di un quartiere di La Coruña, è stato vittima della esclusione di classe di una società ipocrita che costruisce la sua moralità sulla base della disuguaglianza e l’ingiustizia, la violenza e la miseria che derivano dall’arricchimento di coloro che legiferano ogni aspetto della vita sociale reprimendo qualsiasi differenza o dissenso e riempiendosi poi la bocca parlando di democrazia, libertà e rispetto.

Spinto alla delinquenza, passa più volte tanto per centri minorili come per le prigioni, dove insieme al suo rifiuto della figura autoritaria sviluppa, nel corso del tempo, una coscienza anarchica. Queste posizioni, insieme ad un senso di dignità di fronte agli abuso e maltrattamento dei carcerieri, istituzioni etc. le fanno stare sotto il punto di mira dei potenti.

Per maggiori informazioni sulla vita e la lotta di questo compagno che ha trovato la sua fine atroce tra i freddi muri del carcere di Teixeiro (A Coruña, Galizia) potete guardare la notizia precedente di questo blog (qui) dove ho postato una breve biografia del compagno. Suggerisco anche di leggere il libro “Huye, hombre, huye: Diario di un prigioniero FIES”, scritto da lui stesso.

Ieri, Sabato 18 maggio 2013, ancora un altro anno, alcune individualità solidali ci concentriamo nella piazza di Xosé Tarrío, che si trova all’incrocio della strade Ministrales e Calvario nel quartiere Lavapiés di Madrid, e alla quale il comune si sforza di far precipitare nell’oblio. L’obiettivo era quello di onorare e ricordare a Xosé Tarrío e agli altri detenuti e detenute morti in prigione.

Durante la concentrazione, breve ma commovente, si hanno scandito slogan come “i ricchi non entrano mai, i poveri non escono mai!”, “signor giudice, signor giudice alla cella va lei”, o la solita “giù le mura delle prigioni “. Inoltre, si ha letto un comunicato e Pastora, madre di Xosé Tarrío, insieme ad altri/e solidali e compagni/e arrivati dalla Galizia, cantavano una poesia sulla libertà, originale del coro “Fuxan os ventos”.

Dopo aver completato l’atto, nel Centro Sociale Okkupato La Gatonera si è realizzato un pranzo vegano solidario, e alla sera si realizzò un discorso di mano di Pastora, alla quale personalemente non ho potuto partecipare, visto che non ho il dono dell’ubiquità e perché avevo già pensato di andare all’iniziativa tenutasi alla Magdalena sull’esperienza della comunità di Oakland e il suo significato per le lotte di allora e di oggi, svolte da una compagna proveniente da lì.

Segnalo anche che la piazza è apparsa questo anno piena di graffiti con slogan anti-prigioni come ” chiamate reintegrazione alle più crudeli delle vendette” o “non ci ruberete la nostra libertà”, per la gioia dei presenti e hanno creato un ambiente che ha riempito la concentrazione insieme ad uno striscione fatto da alcuni partecipanti con la scritta “Xosé Tarrío nella tua memoria, perché la dignità non capisce di muri – detenuti alla stada e liberi”

Che le nostre ali nere prendano il volo sopra le mura, e che il suo battere rompa le sbarre e i ferri che ci isolano, per lasciare libera la solidarietà ei legami che ci uniscono, un sentimento di comunità e di desideri condivisi che si traducano in azioni e iniziative contro ogni carcere e autorità.

fonte

Madrid: Serata di Contra Info al CSO La Gatonera

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Lunedì, 22 Aprile, dalle ore 19.00 presso La Gatonera

Evento in solidarietà con i prigionieri anarchici in Grecia
con la partecipazione di compagni da contrainfo.espiv.net
e l’intervento in diretta di compagni imprigionati
della Cospirazione delle Cellule di Fuoco

compresi caffè e tapas bar-donazioni libere

All’interno del nostro tour di informazioni di solidarietà ci siamo incontrati presso lo spazio anarchico Magdalena il Venerdì 19! Ci vediamo al centro sociale occupato La Gatonera il Lunedì il 22 Aprile…

La passione per la libertà è più forte di tutte le prigioni

Madrid: Incontro e discussione di Contra Info in solidarietà con i prigionieri anarchici in Grecia

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Prossima tappa del Tour Europeo di Contra Info è la città di Madrid, nel territorio controllato dallo Stato Spagnolo.

Venerdì, 19 Aprile 2013, dalle ore 19.00, lo spazio anarchico Magdalena ospita una serata di sostegno ai nostri compagni imprigionati in Grecia.

Unisciti all’evento e porta a nuove idee per azioni di solidarietà con tutti gli anarchici imprigionati o in fuga in tutto il mondo.

ulteriori informazioni: local anarquista magdalena

Stato Spagnolo, Madrid: Trasferito il compagno Gabriel Pombo da Silva a Valdemoro-Campagna di invio di fax per fare pressione

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Gabriel ha già “visitato” Soto, Villena e ora Valdemoro dal suo ritorno, lo scorso gennaio, nello stato spagnolo. Non sappiamo per quanto tempo rimarrà lì, nè se lo avvicineranno di più alla sua terra Galega, come sarebbe di norma applicando le sue proprie leggi. Intanto stiamo ancora pagando il sostentamento di tante infamie con le tasse che lo stato ci sottrae del lavoro , dell’IVA, etc …

Utilizzano i trasferimenti continuamente come una forma di generare sradicamento dei contatti umani del/la sequestrato/a, mettendo in difficoltà la vita emotiva del detenuto, sia all’interno che con i contatti esterni del 4 ° grado. Lo Stato tortura in molti modi diversi, il loro unico strumento di “trattamento” è l’arroganza e la provocazione proprie di questi degenerati stipendiati del sistema.

Il nuovo indirizzo di Gabriele:

CP Madrid III
Carretera de Pinto a San Martin de la Vega km 5
Apartado de correos 110
28340 MADRID

Ogni affronto non si dimentica e il suo ricordo stapperà radicalmente la sua miseria dalle nostre vite.

Morte allo stato e viva l’anarchia!

Gabriel dovrebbe essere in un carcere vicino alla sua famiglia e lui ha chiesto il trasferimento al carcere di A Lama in Pontevedra. Si lancia una campagna di invio di fax per fare pressione e, infine, le sia concesso il trasferimento vicino alla sua famiglia, come lui ha richiesto dal suo trasferimento dalla Germania….

Continuamo ricordando all’istituzione che Gabriel non è solo e che lui ha il nostro sostegno in ciascuna delle situazioni di lotta che deve affrontare.

Númeri di FAX del Centro Penitenciario MADRID III
fax: 91 894 81 00
fax: 91 692 40 60

Modello FAX proposto:

Gabriel Pombo da Silva, dal suo trasferimento lo scorso gennaio alle prigioni dello stato spagnolo, ha già passato attraverso tre diverse prigioni, essendo la posizione di tutte quelle lontane  dalla Galizia, dove si trova il suo ambiente familiare e affettivo. Gabriel ha chiesto formalmente il suo trasferimento alla prigione di A Lama en Pontevedra essendo, invece, trasferito a Madrid III da Alicante II.

Secondo l’articolo 12. della LOGP (legge Organica) riguardante l’ubicazione degli stabilimenti, che stabilisce l’intenzione di avere un numero sufficiente di stabilimenti in ogni area territiriale per soddisfare le esigenze penitenziarie e di evitare la dislocazione sociale dei detenuti e il 25.2 della Costituzione spagnola stabilisce che le pene privative della libertà e le misure di sicurezza saranno finalizzate alla riabilitazione e reinserimento sociale, in quello che influisce sostanzialmente l’individualizzazione del trattamento, essendo essenziale per il suo successo l’avere conto dell’ambiente in cui il prigioniero tornerà, lo storia di familiare e sociale come stabilito dall’articolo 63 della LOGP. Se si allontana a lui tutto il possibile da quel ambiente, dalla sua famiglia e dal suo gruppo sociale con misure amministrative di dispersione, se incorre in un tratto che non rispetta “la personalità umana del prigioniero ed i diritti e gli interessi legali dello stesso non interessati dalla sentenza, senza stabilirsi differenza alcuna per raggioni di razza, opinioni politiche, convinzioni religiose, stato sociale o qualsiasi altra circostanza di natura simile “come previsto dall’art 3 della LOGP.

Pertanto, rivendichiamo ed esigiamo l’immediato trasferimento di Gabriel Pombo da Silva a Galizia come è assegnato nella Giurisprudenza. Altrimenti si starebbe violentando gli imperativi costituzionali e la LOGP oltre ai suoi diritti fondamentali come prigioniero.

fonti: i, ii