Tag Archives: operazione Pandora

Francia, Tolosa: Operazione Pandora. Striscioni in solidarietà con gli/le accusat*

Nella notte di martedì 3 novembre 2015 degli striscioni sono stati esposti un po’ ovunque a Tolosa necropoli, in solidarietà con gli/le compagn* vittime una volta di più dell’oppressione e della repressione di stato.

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Pietra dopo pietra, muro dopo muro, distruggeremo le prigioni. (A)
2-2
Pandora. Morte allo stato che imprigiona i/le nostr* compagn*
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Se ci cercano porta a porta, resisteremo gomito a gomito! Pandora – (A)
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Crepino la galera e lo stato. (A)
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Pandora. Libertà innocenti e ancora di più se colpevoli! (A)
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Lo stato distrugge delle vite… distruggiamo lo stato!

Che crepino la repressione, la Francia e lo Stato!

 

Stato spagnolo: Manifesti in solidarietà con i/le perseguitat* del 28 ottobre

cartel11Solidarietà con gli/le anarchic* arrestat*
Libertà per Quique, Mónica  e Francisco

All’alba del 28 ottobre, un nuovo attacco repressivo ha scosso l’ambiente anarchico. Un prolungamento dell’Operazione Pandora effettuata a Barcelona e Manresa si è conclusa con un compagno sequestrato dallo Stato e altr* in libertà in attesa di giudizio. Questo nuovo attacco cerca di indebolirci, ma non capiscono che la nostra solidarietà non conosce limiti e che, in quanto anarchic*, riteniamo la repressione inseparabile dalla nostra opposizione a ogni autorità. Che i/le nostr* compagn* sentano il calore della solidarietà. Né innocenti né colpevoli, semplicemente anarchic*!

Se ci cercano porta a porta, resisteremo gomito a gomito!

cartel2SE CI CERCANO PORTA A PORTA, RESISTIREMO GOMITO A GOMITO!

Solidarietà con gli/le anarchic* arrestat*!
Quique, Mónica e Francisco liber*!

in spagnolo, greco, portoghese

Stato spagnolo: Indirizzo del compagno prigioniero in seguito alla nuova operazione repressiva

Il 30 ottobre i/le nove anarchici arrestat* due giorni prima in Catalogna sono compars* a giudizio all’Audiencia nacional per la seconda fase dell’operazione Pandora. Alla fine otto sono stat* rimess* in libertà (6 di loro su cauzione) e uno è stato messo in preventiva.

Questo è il suo indirizzo. Scrivetegli, sostenetelo, che sappia che non è solo.

Enrique Costoya Allegue
CP Madrid V Soto del Real
Ctra M-609, km 3,5 Módulo 15
28791 Soto del Real (Madrid)

Sostieni e diffondi.

in spagnolo

Irunea, Spagna : Presidio anarchico davanti al governo civile contro la repressione

16.01.15

Circa 60 compagn* ci siamo trovat* davanti al governo civile (rappresentante del governo centrale nella provincia) in solidarietà con i/le 7 anarchici/che detenut* a Barna nella chiamata operazione Pandora; per Alfon (recentemente condannato per il porto di un ordigno durante il passato sciopero generale a Madrid ) e per i/le avvocat*  dei detenuti politici baschi recentemente incarcerat*.

Il presidio era indetto dai vari collettivi anarchici della città.

Non stiamo tutt* ! mancano i/le detenut* !
Libertà per i/le 7 compagn* anarchici/che incarcerat*
Morte allo stato e viva l’anarchia
(A)

Stato spagnolo: Parole di alcune compagne arrestate nell’Operazione Pandora

LA TEMPESTA SCATENATA DI PANDORA

Alla nostra gente, a tutti i compagni conosciuti e sconosciuti che abbracciano le idee anarchiche e a tutti i solidali e interessati.

La mattina del 16 dicembre, un grande dispiegamento di polizia ha fatto irruzione nei quartieri Sant Andreu, Poble Sec e Gracia di Barcellona, Manresa, Sabadell e Carabanchel di Madrid, entrando nelle nostre case al grido di “Polizia!” e dopo meticolose perquisizioni ci hanno arrestati in 11. Allo stesso tempo sono stati perquisiti l’Ateneu Llibertari di Sant Andreu, l’Ateneu anarchico di Poble Sec, Kasa de la Muntanya e le abitazioni di alcuni amici, senza che ci fossero altri arresti.

Quando i poliziotti si sono stancati di frugare, registrare e raccogliere supposti indizi, noi arrestati in Catalunya siamo stati portati separatamente in diverse stazioni di polizia fuori Barcellona, con l’obiettivo di ostacolare qualsiasi gesto di solidarietà, e 48 ore più tardi siamo stati trasferiti di 600 km fino alla Audiencia Nacional a Madrid. Dopo lunghe ore di attesa nelle quali la reciproca ostilità si tagliava col coltello, 4 compagni sono stati rilasciati con altre misure cautelari e a noi 7 ci hanno messo in carcere preventivo senza cauzione con l’accusa di creazione, promozione, gestione e appartenenza a un’organizzazione terroristica, devastazione e possesso di esplosivi e ordigni incendiari.

All’inizio ci hanno portato tutti al carcere Soto del Real (Madrid) e ci hanno applicato il regime FIES 3, riservato ai reati di banda armata. A tutta la nostra corrispondenza viene applicata la censura e anche se non abbiamo alcun limite per il numero di lettere che riceviamo, ne possiamo inviare solo 2 a settimana. Il nostro arresto e la nostra detenzione si inquadrano nell’ “Operazione Pandora” orchestrata dalla Audiencia Nacional e dai Mossos d’Esquadra, contro un’organizzazione terroristica fittizia a cui attribuiscono la responsabilità di azioni che a noi sono ancora sconosciute.

Quest’ultimo colpo repressivo lo percepiamo come un attacco alle idee e alle pratiche anarchiche, in un momento in cui lo Stato ha bisogno di nemici interni per giustificare una serie di misure sempre più oppressive e coercitive per rafforzare le attuali forme di totalitarismo. Con il discorso della crisi e dell’insicurezza come sfondo, abbiamo assistito all’intensificazione del controllo delle frontiere, delle retate razziste, degli sfratti, della violenza etero-patriarcale e dello sfruttamento del lavoro e di un lungo eccetera che si traduce in condizioni sempre più infelici per la maggior parte della gente.

Queste pareti fredde dove oggi siamo rinchiusi hanno nascosto i sorrisi che si disegnano sui nostri volti quando veniamo a sapere che familiari, amici e compagni hanno trascorso ore e ore di fronte alle questure e alla Audiencia Nacional, prendendosi cura di noi nonostante il freddo e la distanza. Allo stesso modo, ci riempie di gioia sapere che c’è stata una grande manifestazione solidale e combattiva a Barcellona e anche altrove, gesti che ci colmano di forza e di coraggio per affrontare nel modo più dignitoso questa situazione.

Mandiamo un saluto sempre combattivo, sempre fraterno a Francisco Solar, Monica Caballero, Gabriel Pombo Da Silva e a tutti gli e le indomabili che oltre i confini imposti e nonostante la prigionia, l’oppressione e le difficoltà, non abbassano la testa e continuano a scommettere sulla lotta.

Il nostro cuore è con voi.

Ora e sempre morte allo Stato e viva l’Anarchia.

Alcuni anarchici sotto rappresaglia dall’Operazione Pandora.
Madrid, fine 2014.

[Italia/Spagna] Riflessioni sulla repressione

Il torturatore è un funzionario.
Il dittatore è un funzionario.
Burocrati armati, che perdono il loro impiego se non eseguono con efficienza il loro compito.
Non sono mostri straordinari.
Non gli regaleremo una simile grandezza.
Eduardo Galeano

A Francesco, Graziano e Lucio, già in carcere dall’11 luglio accusati per il sabotaggio nella notte tra il 13 e il 14 di maggio di 2013, nella mattinata del 9 di dicembre è stato consegnato un nuovo mandato di cattura con l’accusa di attentato alla vita umana (art. 280), fabbricazione di armi da guerra (art. 280 bis) e l’aggravante di finalità terroristica (art. 270 sexies), ovvero le stesse accuse già contestate a Claudio, Chiara, Mattia e Niccolò. Nell’occasione hanno subito la perquisizione delle celle con relativo sequestro di vario materiale cartaceo. Ad alcuni di loro sono stati immediatamente bloccati i colloqui e Lucio si trova in isolamento. Dopo la sentenza di primo grado ai quattro, per loro l’accusa di terrorismo è decaduta, in quanto il fatto non sussiste. Ma il terrorismo rimane a Francesco, Graziano e Lucio. Lucio rimane in isolamento nel carcere di Busto Arsizio ed il trasferimento sarà a breve, mentre Francesco e Graziano sono stati trasferiti a Ferrara in AS2,* dove hanno il divieto d’incontro tra loro e con tutti gli altri compagni della sezione, quindi in isolamento. Successivamente i compagni hanno riottenuto l’aria in comune.

Nello stesso momento in Spagna, dopo alcuni giorni dall’approvazione della legge Mordazza, inizia un’operazione repressiva denominata Pandora, contro il “terrorismo anarchico”. Attualmente delle 11 persone arrestate inizialmente, sette rimangono agli arresti.

L’apparato giudiziario è un teatro fatto di carta ma protetto da una forte corazza che prende forma a seconda dei suoi interessi. Le sue leggi, manganellate e sentenze ci colpiscono in diversi livelli e in diverse forme.

Una delle molteplici finalità della repressione è rompere e spersonalizzare l’identità individuale e collettiva. L’identità ci aiuta a sostenere le idee, la sicurezza emozionale e quindi la nostra capacità di azione e reazione, dandoci consapevolezza delle svariate situazioni ed il nostro ruolo in esse. Proprio per questo é necessario condividere le reazioni personali ed elaborarle collettivamente nei gruppi di affinità per trasformarle in forza collettiva. Tutte e tutti abbiamo bisogno di affetti, luce, ombre, calore, valvole di sfogo, cura e conflitto.

Quando una persona viene arrestata la frustrazione e l’impotenza che ci invadono non sono facili da gestire, ci vogliono disorganizzati, passivi, distanti da chi è dentro. É di fondamentale importanza trasformare quei sentimenti in un dialogo attivo con chi sta dentro. Questa costante guerra ci fa male, è un dito nella piaga, ma dobbiamo usarla per creare ponti tra chi è nella gabbia piccola e opprimente del carcere e chi é nella gabbia grande e apparentemente confortevole che è la società.

Che la rabbia sia il carburante delle nostre azioni ma anche occasione per riflettere creando momenti di intimità, fiducia, convivialità, bruciando le paure che ci frenano.

Condividere analisi e sentimenti con chi ha già vissuto situazioni repressive, aiuta a costruire e rafforzare la lotta, la solidarietà, noi stessi.

Accettare il linguaggio del dominio, la sua violenza fisica e psichica, nel personale e nel sociale, altera i nostri valori rischiando di farli sparire ed inglobarci nel sistema.

È allora importante partire dalle esperienze traumatiche che derivano dalla repressione per elaborare modi per affrontarle, per esempio potenziando i processi di mutuo-appoggio, ricostruendo la rete dei gruppi sociali, la memoria, dando priorità al senso comunitario. Tutto ciò è un percorso non facile ma non impossibile.

Per questo è necessario affrontare la repressione e gli effetti che ha sulle nostre vite, in maniera collettiva, per creare consapevolezza e strumenti che possano darci forza.

* il 22 dicembre anche Lucio, come Francesco e Graziano, è stato trasferito nella sezione AS2 del carcere di Ferrara

[Stato spagnolo] Manifesto in solidarietà con le compagne e i compagni arrestati per l’Operazione Pandora

Sette degli undici arrestati nel corso dell’operazione anti-anarchica denominata “Pandora” sono stati trasferiti in carcere.

Cassa di solidarietà per sostenere compagn* arrestat* a Madrid e Barcellona:

ES68 3025 0001 19 1433523907 (Caixa d’Enginyers)

Tag in spagnolo | Per maggiori informazioni, contattare: solidaridadylucha@riseup.net

Il vaso di Pandora e il minestrone dell’antiterrorismo spagnolo

La mattina di martedì 16 dicembre siamo stati sorpresi da un’ondata di perquisizioni e di arresti… Sorpresi? Inutile mentire. Riprendiamo dall’inizio. La mattina del 16 dicembre non siamo rimasti sorpresi. La polizia autonoma catalana, i Mossos d’Esquadra, la Guardia Civil e gli agenti giudiziari della Audencia Nacional* sono partiti all’assalto di oltre una decina fra abitazioni e spazi anarchici a Barcellona, Sabadell, Manresa e Madrid, col loro armamentario di perquisizioni, arresti, sequestro di materiale di propaganda ed informatico, approfittando dell’occasione per rivoltare tutto e saccheggiare, utilizzando tutti i corpi antisommossa della Brigata Mobile dei Mossos d’Esquadra nella vecchia Kasa de la Muntanya, uno spazio occupato che ha appena festeggiato i suoi 25 anni.

Secondo la stampa, che ha come di consueto mostrato il suo ruolo di portavoce delle veline poliziesche, l’obiettivo di questi arresti è disarticolare «un’organizzazione criminale con finalità terroristiche e dal carattere anarchico violento». Benché sia facile ripetere la solita frase fatta, lo faremo ancora una volta: la sola organizzazione criminale che cerca di terrorizzare le persone col suo carattere violento è lo Stato con i suoi tentacoli: la stampa, l’apparato giudiziario, i suoi corpi repressivi e i suoi politici, da qualsiasi parte provengano.

Perché questa repressione non ci sorprende? Perché ce l’aspettavamo.

Non si tratta di atteggiarsi a fare gli oracoli, niente di tutto ciò, solo di saper leggere tra le righe, e a volte letteralmente, gli avvenimenti. Com’è già avvenuto con la detenzione di altri compagni l’anno scorso, da tempo vengono orchestrate retate come quella di martedì contro gli ambienti libertari ed antiautoritari. E anche se le varie retate non sono mai state così vaste, hanno comunque messo in evidenza un orizzonte disseminato di situazioni del genere.

Operazione «all’italiana»

Da circa due decenni l’ambiente anarchico della vicina Italia deve far fronte di tanto in tanto, e sempre più regolarmente negli ultimi anni, a macro-operazioni simili a quelle di martedì. Non solo perché si tratta di retate simultanee con perquisizioni di diverse abitazioni, ma anche a causa dell’utilizzo di nomi facili da ricordare e dotati di un certo humour nero, come nel caso di questa operazione, chiamata Pandora poiché nello specifico, secondo ciò che la stampa ha ripreso dalle sue fonti giudiziarie, «era un contenitore che, per i numerosi timori che avevamo, era impossibile aprire». Con «numerosi timori», si riferiscono a diverse azioni avvenute negli ultimi anni in tutto il territorio dello Stato spagnolo. Per tornare alle operazioni italiane, basterebbe ricordarne qualcuna degli ultimi anni, come l’Operazione Thor, il cui nome riguardava l’accusa di una serie di attacchi a colpi di martello contro bancomat e altri uffici; l’Operazione Ixodidae, che si riferisce al nome tecnico della famiglia delle zecche, il modo con cui i fascisti si rivolgono a comunisti e ad anarchici; o altre come Ardire, Cervantes, Nottetempo, ecc.

Oltre alla procedura e alla nomenclatura, un altro fattore che ci ricorda molto il vicino paese è il ruolo della stampa, grazie alla quale abbiamo capito ciò che stava per accadere. Da circa tre anni, o poco più, la stampa spagnola ha avviato una campagna per preparare il terreno in modo che operazioni del genere siano non solo possibili, ma anche prevedibili. Puntando il dito su ambienti, e talvolta anche su precisi spazi e persone con nome e cognome, o collettivi, ecc. essa cerca di costruire un’immagine caricaturale e uno strano nulla di un nemico interno che, benché ciò sia abituale da diverso tempo, ha assunto negli ultimi anni i caratteri più specifici dell’«anarchico violento», dell’«insurrezionalista», dell’«antisistema che si infiltra nei movimenti sociali», eccetera.

Il fiasco cileno

Il 2010 è stato un anno glorioso per lo Stato cileno. Sebastian Piñera, di destra, imprenditore e quarto uomo più ricco del paese, oltre ad essere eletto presidente, ha orchestrato un’operazione poliziesca, mediatica e giudiziaria contro l’ambiente antiautoritario con oltre una decina di perquisizioni ed arresti – conosciuta come Operazione Salamandra, ancor più nota come «Caso Bombas», in quanto partiva dall’inchiesta su una serie di attentati esplosivi degli anni precedenti – e la creazione attraverso l’immaginario poliziesco di una macro-struttura gerarchica di una presunta rete incaricata di tutti quegli attentati: un circo che non solo ha indebolito l’immagine dello Stato, oltre a farlo cadere nel ridicolo, ma che ha soprattutto messo in evidenza la grossolanità delle procedure investigative, che comprendono la falsificazione di prove, il ricatto e le pressioni per ottenere informazioni o “pentiti”, possibilità, ecc. Il processo è cominciato col rilascio di tutte le persone coinvolte e una sete di vendetta da parte dello Stato cileno contro il movimento e le persone mescolate nell’inchiesta.

Un anno dopo la finalizzazione di quella farsa che era il «Caso Bombas», e attraverso un’altra operazione da questa parte dell’oceano, i ministeri, i giudici e gli sbirri spagnoli e cileni hanno lavorato di concerto su un nuovo caso. Mónica Caballero e Francisco Solar, entrambi perseguiti prima nel «Caso Bombas», vengono arrestati a Barcellona, dove vivevano allora, con altre tre persone che più tardi sono state dichiarate estranee, con l’accusa di aver posizionato un congegno esplosivo nella basilica del Pilar a Saragoza, cospirazione in vista di realizzare un analogo atto e appartenenza ad una presunta organizzazione terrorista. Questi compagni sono attualmente in carcere preventivo, in attesa di un processo di cui si ignora la data, e inoltre non sappiamo in cosa il loro processo sarà alterato da questa nuova ondata repressiva.

La situazione è più o meno conosciuta da tutti e tutte, e se siamo certi di qualcosa, è che i recenti arresti servono a dare corpo ad una operazione che non sta in piedi da sola.

Un caso?

Alcune ore prima degli arresti di martedì, il governo spagnolo amplificava nei media il fatto che «i ministeri dell’Interno spagnolo e cileno aprono una nuova fase di collaborazione rafforzata nella lotta contro il terrorismo anarchico». Lo scorso lunedì 15 dicembre, il ministro dell’Interno spagnolo, Jorge Fernández Diaz, ha incontrato in Cile il vicepresidente e ministro dell’Interno cileno Rodrigo Peñailillo, nel palazzo della Moneda, sede del governo a Santiago del Cile. «Nella lotta contro il terrorismo il Cile troverà nella Spagna una solida alleata», si gargarizzava lo spagnolo, mentre riceveva la Gran Croce dell’Ordine del Merito cilena, «la più grande onorificenza di merito civile del paese», secondo la stampa, un trofeo che lo Stato cileno concede nello specifico per il lavoro poliziesco e come prezzo per l’arresto dei compagni Mónica e Francisco lo scorso anno.

Oltre a questi prezzi e a questi elogi, Fernandez il bottegaio ha venduto un po’ della sua mercanzia: perfezionamento poliziesco e giudiziario, materiale repressivo di vario tipo, eccetera.

E ciò che accadrà…

Quale sarà il prossimo episodio repressivo? Lo ignoriamo. Finora non si sa quasi nulla della situazione dei nostri compagni e compagne, di cosa siano accusati esattamente, a quali misure repressive saranno sottoposti, se li attende il carcere preventivo, ecc.

Ciò che è certo, è che questa operazione non è un fatto isolato, ma piuttosto un ulteriore anello di una catena. Una catena repressiva a volte brutale e a volte sottile, in cui potrebbero rientrare le nuove leggi (basti pensare alla recente Ley Mordaza**), l’attacco condotto contro i senza-documenti con retate razziste sempre più imponenti, la brutalità poliziesca, o ancora l’aspirazione a gestire la miseria e ad amministrare la repressione (che dopo tutto è ciò che fa lo Stato) da una parte della pseudo-sinistra (con Podemos*** in testa) ridotta in modo sempre più evidente ad una parodia di se stessa. Espulsioni abitative, pestaggi fascisti, recrudescenze legali e punitive di ogni sorta, giochi di specchio nazionalisti e socialdemocratici, è ciò che ci delinea il presente. Non c’è nulla di peggiore da aspettarsi: il peggio non è mai iniziato. La gamma di possibilità dell’antiterrorismo spagnolo è un minestrone. È là, bene in vista, a ricordarci che per lo Stato la lotta è sinonimo di terrorismo. Funziona come uno spauracchio. Dovremmo farci spaventare?

Lo Stato e i suoi agenti affermano di aver aperto il vaso di Pandora. Nella mitologia greca, Pandora è l’equivalente della biblica Eva. Con la misoginia caratteristica delle due mitologie, Pandora apre il suo vaso come Eva mangia la sua mela, liberandone tutti i mali contenuti.

Noi siamo in grado di creare la nostra narrazione e di sbattercene della loro mitologia di merda se vogliamo. La nostra storia è differente. Il «vaso» che questa operazione repressiva ha aperto ci esorta ad agire, a non abbassare la guardia, a prestare attenzione ai loro prossimi movimenti. Ci fa pensare e ripensare al mondo che vogliamo e alla distanza tra questo mondo e il loro. Ci porta a vedere l’urgenza di agire, di andare avanti.

Le compagne e i compagni arrestati fanno parte di diversi progetti, spazi, collettivi, ecc. ed è molto importante che questi non ne risentano, che la rovina (in ogni senso del termine) che queste situazioni solitamente generano non induca all’impotenza e alla paralisi. Affermiamo sempre che «la migliore solidarietà è continuare la lotta». D’accordo. Ma cosa significa nella pratica? Ribadiamo anche che «chi tocca uno di noi, tocca tutti e tutte». Ciò è stato dimostrato dalle risposte e dalle manifestazioni che hanno avuto luogo in differenti luoghi, così come il calore incondizionato di chi è rimasto fuori.

Se siamo sicuri di qualcosa, è che le compagne ed i compagni detenuti possono sentire questo calore che passa oltre le sbarre e l’isolamento, perché è il medesimo calore che loro stessi hanno saputo dare in altre occasioni.

Barcellona, 18 dicembre 2014

Note:
* L’Audencia Nacional è un tribunale supremo che si occupa, tra le altre cose, di tutte le inchieste dell’antiterrorismo in Spagna.
** La Ley Mordaza è la nuova legge sulla sicurezza pubblica in Spagna, che limita i “diritti fondamentali”, fissa le quote dell’immigrazione, criminalizza le occupazioni di immobili e nelle strade, ecc. Diverse iniziative sono previste in questi giorni contro l’attuazione di questa legge.
*** Podemos è un’organizzazione di sinistra nata dall’incontro dei politicanti dei resti del movimento 15M [indignados] e della sinistra trotskista, che si presenta alle elezioni e pretende di rappresentare l’alternativa ai politici liberali.

da finimondo.org