Russia, Tver. ALF incendia una stazione elettrica e sabota un’area di caccia. Alcune parole di solidarietà con le compagne eco-anarchiche in carcere
Mandiamo i nostri fieri saluti alle compagne anarchiche in prigione: Yana Terenina e Aleksandra Dukhanina. Cogliamo questa opportunità per ricordare Yana Terenina e il suo destino. È stata incarcerata dopo un incidente vicino al centro commerciale “Atrium” a Mosca. È scoppiato un litigio tra Yana e una donna patita di cappotti di pelliccia. Durante lo scontro, il marito della donna ha deciso di unirsi all’azione, mentre la donna usava delle forbici come arma. Dopo il processo il giudice ha deciso che a Yana e il suo amico Maksim stava bene l’accusa di “rapina a mano armata”. La donna impellicciata ha rifiutato ogni proposta di risoluzione pacifica del conflitto.
Aleksandra Dukhanina è in attesa di processo per “disobbedienza pubblica” durante le proteste di massa del 06/05/2012, quando le forze di polizia hanno provocato la violenza.
Nella notte del 28-29 Ottobre abbiamo distrutto una succursale che forniva energia a una riserva di caccia vicino a Tver. Abbiamo usato delle trance per tagliare i lucchetti e guadagnare l’accesso all’interno della stazione. Lì abbiamo posizionato due congegni incendiari composti ognuno da 5 litri di benzina e dato fuoco alla miccia, ritirandoci nei boschi.
Mentre ci muovevamo attraverso la foresta continuavamo ad incontrare gruppi di caccia con cani. Abbiamo fatto del nostro meglio per evitarli. Poi ci siamo imbattuti in una stazione di caccia (un deposito di cibo per orsi e alci). Prima l’abbiamo vandalizzata, ma dopo una breve discussione abbiamo deciso di raderla al suolo. In breve tempo il posto è stato dato alle fiamme.
Il progresso avanza a passi da gigante, un chiaro esempio di questo è la distruzione della Terra che la società sta realizzando, costruendo strade, edifici, automobili e più macchine di morte.
L’ambiente grigio e maleodorante in cui abitiamo è la conseguenza logica di questo sistema disgustoso di dominio che ci mantiene nella moderna schiavitù volontaria della maggioranza delle persone.
Se un’automobile bruciata è un danno molto piccolo alla civilizzazione è perchè nessuna persona in più si prepara ad essere partecipa della guerra sociale.
Progetti di vita che allentano le tensioni tra la libertà e la realtà oppressiva dell’esistente, sono obiettivi da combattere. Non possiamo permettere che continuino ad agire come stanno facendo. Deve accadere qualcosa, dobbiamo fare qualcosa. Rimanercene a contemplare l’attacco progressivo finale del sistema di dominio attuale ci rende suoi complici.
Per non lasciare che le idee anarchiche di libertà siano solo parole, dobbiamo passare all’azione diretta e multiforme contro quello che giorno per giorni ci imprigiona e condanna a vivere miserabilmente per gli interessi dell’autorità.
Automobili, banche, commissariati di polizia, ambasciate, dovrebbero ardere nelle fiamme di fronte alla presenza di qualunque essere umano che abbia una dignità e una coscienza libera, ma purtroppo siamo circondatx di esseri civilizzati che sempre più assomigliano agli animali che si mangiano tutti i giorni. Conoscono già in anticipo il loro destino e preferiscono attraversarlo servendo qualcosa che li faccia salvare la loro sporca e stupida pellaccia.
Di fronte a tutti, domenica 28/10/2012 a mezzanotte a mezza abbiamo sabotato con due dei nostri congegni incendiari composti da benzina alcune macchine di distruzione della Terra che si trovavano sulla strada Bartolome Mitre e via Castro Barros, Almagro, a Buenos Aires.
Nel quartiere Nuñez già sono cominciate a bruciare auto di lusso, e lì siamo, portando la guerra dove si rifugiano i borghesi.
Un saluto complice ax prigionierx anarchicx della guerra sociale e a quellx che nelle strade di tutto il mondo continuano ad attaccare e cospirare.
¡FUOCO AL SISTEMA! ¡FINO ALLA DISTRUZIONE DELL’ULTIMO BASTIONE DELLA SOCIETÀ CARCERARIA!
Amigxs de la Tierra / Federación Anarquista Informal
Sull’isola di Gran Canaria, Isole Canarie, diversi sportelli bancari (Bankia, Banco Santander, La Caja de Canarias, ed altri) sono apparsi coperti con slogan e stencil dipinti di denuncia la mattina del 29 Ottobre. I messaggi accusano le banche (responsabili di migliaia di sfratti di abitazioni ed anche per gli ultimi suicidi in Spagna) di essere “ASSASSINI”, ed ha raccomandato ai passanti: “È meglio rapinare una banca che utilizzare una banca per rubare”.
La sera del 6 Ottobre, una manifestazione antifascista ha avuto luogo nella città di Volos (Grecia centrale). Alle 18.00, circa 300 manifestanti si sono riuniti nella Piazza di Aghios Nikolaos, composti da compagni dello spazio anarchico/libertario, ma anche da molti esponenti della sinistra locale. Poco prima dell’inizio del corteo, alcuni compagni hanno preso a calci in culo un neo-nazista. Poco dopo, il numero dei partecipanti ha raggiunto i 900 manifestanti.
Nello stesso tempo, i neo-nazisti dell’Alba Dorata (Chrissi Avgi) avevano fatto un richiamo per una manifestazione “Pan-Thessalica contro le misure di austerità” davanti ai loro informali uffici locali, situati in Via Skenderani. Non più di un centinaio di teppisti hanno partecipato alla miserabile riunione fascista. Apparentemente, sia i nazionalisti e la polizia erano estremamente preoccupati per gli scontri che sarebbero scoppiati, e di conseguenza avevano schierato pesanti forze repressive attraverso le strade della città, come ad esempio quattro autobus della polizia e diverse squadre della polizia anti-sommossa provenienti da città vicine per proteggere i membri dell’Alba Dorata, così come tutte le unità motorizzate della DIAS e decine di poliziotti in borghese della città Volos.
I squadroni della polizia anti-sommossa hanno circondato la Piazza di Aghios Nikolaos, al fine di bloccare la manifestazione antifascista, ma i manifestanti non si sono fatti intimidire. Il corteo è iniziato in modo combattivo ed ha attraversato la Via Dimitriados, dove ci sono stati piccoli scontri, non appena i poliziotti hanno sparato lacrimogeni di gas e granate assordanti contro i manifestanti, nel tentativo di disperdere la folla. Gli antifascisti sono rimasti insieme in un unico blocco ed anche vari passanti hanno scelto di unirsi al corteo. Hanno proseguito per Via Iasonos e la manifestazione si è conclusa presso l’Università (Tholos), dove si è tenuta un’assemblea per determinare le azioni future.
La grande affluenza, così come la passione dei manifestanti antifascisti, oltre a rendere i fascisti molto più diffidenti e spaventati per contro-attacchi, ha dimostrato che le persone possono fare molto di più quanto da quello possano pensare possibile quando si organizzano in modo serio e decisivo . I fascisti e il loro veleno non hanno nessun posto a Volos, o dovunque per quello che ci riguarda. Anche se cercheranno di riorganizzarsi e fare la loro comparsa per le strade, si troveranno ad affrontare con le contro-proteste, e speriamo che la prossima volta non saranno così ben protetti dai loro colleghi poliziotti.
In seguito a questa manifestazione, un’altra azione antifascista si è svolta al centro di Volos il 10 Ottobre. Quasi 50 compagni sono scesi in strada, effettuando affissioni e distribuendo volantini contro-informativi. Hanno cantato slogan sul loro cammino fino a raggiungere Via Skenderani, volendo “fare una visita” al nido fascista. Sono rimasti davanti alla sede ufficiale dell’Alba Dorata per circa quindici minuti, fino a quando il capo della polizia locale è intervenuto insieme alle forze motorizzate della DIAS. Nonostante il “colloquio amichevole” del capo della polizia, i compagni sono rimasti nella loro posizione per cinque minuti. I passanti hanno espresso il loro sostegno spontaneo quando gli antifascisti hanno deciso di andarsene, gridando molto forte la necessità di distruggere i fascisti e far sparire il nazionalismo.
Nemmeno un millimetro di terreno per i nemici della libertà! Abbattiamo il patriottismo-nazionalismo-populismo-fascismo ovunque!
Seduto sul letto che è diventato uno dei luoghi dove posso leggere e scrivere, ho deciso di mettere le preoccupazioni della mia testa in parole. Il trambusto dei circa 50 prigionieri con i quali condivido questo spazio assume i dintorni, una luce debole è sparsa su questo pezzo di carta su cui scrivo per dare modo a queste parole, che hanno deciso di rompere il silenzio alludendo agli informatori.
È necessario tener presente -nella riflessione permanente- che lo Stato intende esaurire l’individuo, con le sue strategie note, che non sono un’innovazione, ma la materializzazione della punizione che sia diventata una routine tramite la detenzione, la prosecuzione e “l’esemplificazione”. Lo Stato cerca di ridurre l’individuo in una carta d’identità, un numero o un codice, per sterminarci moralmente, ed annientare qualsiasi pratica rivoluzionaria. Ma c’è un dettaglio rilevante su questo: tutte le persone che si riconoscono nella condivisione dello spazio libertario condividono il concetto di posizionarsi sul lato opposto della barricata dal Potere-autoritario. Tuttavia, ci sono alcuni altri che si proclamano libertari o anarchici che giustificano oppure sostengono la repressione; con questa dicitura-giustificazione, questa loro proclamazione muta in un discorso auto-ipocrita, e queste persone finiscono sul lato opposto della barricata che vediamo di fronte a noi, e non dalla nostra parte.
Se ci sono ostaggi, non è perché i “responsabili” degli attacchi dovrebbero essere ritenuti colpevoli per il fatto che lo Stato incarcera diversi individui che supportano queste tendenze politiche o pratiche;* lo Stato-Potere si avvale di tali azioni per applicare e giustificare la sua efficienza o “sicurezza civile”. È molto chiaro che l’entità politica e repressiva insieme ai suoi alleati sono gli unici responsabili per il fatto che alcuni di noi devono essere intrappolati nella bocca del Potere. È quindi patetico chiedere alle persone che hanno compiuto gli attacchi di consegnarsi o scambiare la loro libertà al posto di altri. Quelle persone, che parlano di anarchici veri o falsi, hanno solo bisogno di una dotazione di uniformi della polizia in cambio della delazione e la collaborazione; non hanno ancora digerito che una lotta dignitosa tiene alti valori rivoluzionari, e che una persona senza un vuoto morale non consegni un altra.
Dichiararsi “colpevole o innocente” non è nemmeno una priorità in questo dibattito; la priorità è che nessun altro compagno viene catturato, e il dolore inflitto ai parenti e le persone care non vienne riprodotto.
In tutta la storia della lotta in queste terre, è inevitabile di menzionare delle donne guerriere del Sindacato delle Donne delle Varie Unioni (SFOV) e la Federazione delle Donne Operaie (FOF). Nel corso degli anni ’20 agli anni ’50, la lotta contro l’oppressione dello Stato-borghese è stata organizzata in sindacati in cui – non solo in Bolivia, ma anche in diversi altri paesi in Europa e in America – iniziative con forti legami di solidarietà ai prigionieri politici di altri paesi sono stati derivanti. Queste valorose anarchiche cholas** erano ben consapevoli del fatto che non vi era alcun bisogno di avere anarchici imprigionati ovunque. Alla fine del 1927, hanno deciso di aderire alla campagna internazionale per la liberazione degli anarchici nati in Italia Sacco e Vanzetti – è noto che si trattasse di due immigrati, lavoratori ed anarchici che sono stati portati in tribunale, condannati e giustiziati sulla sedia elettrica per la presunta rapina a mano armata e l’assassinio di due persone (negli Stati Uniti). Un fatto molto importante in questa storia è che la totalità della campagna di solidarietà non ha chiesto la testa degli autori degli attacchi; le anarchiche cholas hanno chiesto la liberazione di Sacco e Vanzetti, ed hanno mantenuto un elevato concetto morale e pratico; sapevano tutte troppo bene che le lotte libertarie non potevano essere fatte ricattando e chiedendo agli autori di consegnarsi in modo che la quantità dei prigionieri politici sarebbe continuata a crescere. Anche se è passato molto tempo da quei giorni, le posizioni della dignità e della etica rimangono intatte; ogni volta che ci sono stati informatori, sono stati trattati come una piaga che, a causa delle loro azioni, sia molto lontano da ogni tipo di lotta contro il potere. Le anarchiche cholas del SFOV e della FOF sono un buon punto di riferimento della lotta anti-patriarcale, ed hanno saputo in modo molto coerente come liberarsi da un altro tipo di catene: l’accusa e la delazione. Al giorno d’oggi, i sindacati – almeno qui – sono stati sequestrati dai Trotskisti. La lotta sindacale è stata trasformata in un organismo verticale ed autoritario, quindi non ha nulla a che fare con un atteggiamento anarchico, ma è stata istituzionalizzata e si distingue solo per un agglutinazione delle masse che si limita a seguire gli accordi tra i loro leader e lo Stato.
Non mi aspettavo che, all’interno di questo “capitolo” del carcere, i delatori sarebbero diventati gli attori principali. Anche se hanno testimoniato contro di me, non mi aspettavo che coloro che si definiscono compagni sarebbero arrivati al punto di chiedere che la fila dei prigionieri anarchici diventasse più densa. Pertanto, respingo ogni azione di solidarietà in cui potrebbe essere legata a persone che sostengono la repressione.
Sto ancora aspettando di uscire da questa gabbia, e anche se il meccanismo giudiziario gira così lentamente, mi sento forte e fermo. Ammiro tutti coloro che combattono ancora dentro e fuori le carceri; la fine definitiva del Caso Bombe (in Cile) ha portato un grande sorriso sul mio viso; questa è una grande vittoria della nostra storia. Prima o poi, tutte le fabbricazioni dello stato cadranno. Ribadisco i miei saluti a tutti i prigionieri del potere che non si arrendono, alla mia famiglia e i compagni. Non dobbiamo lasciarli rubare i nostri sogni. La solidarietà è ciò che incoraggia un prigioniero a non sentirsi solo.
* Il 28 Agosto la collettività di solidarietà Libertad abbia annunciato quanto segue: “Deploriamo il fatto che Nina [Mansilla], nella sua disperazione per uscire da quel centro di sterminio, abbia danneggiato i compagni Krudo [Mayron Gutiérrez Monroy] e Henry [Zegarrundo] con la sua dichiarazione amplificata che lei stessa abbia rilasciato; in questo modo, ha fato i nomi di coloro che, come lei vorrebbe far credere, sono membri della FAI-FRI”.
Il 29 Settembre l’auto-proclamata “attivista anarchico-femminista” Nina Mansilla ha menzionato, tra l’altro, che gli autori dei 17 attacchi devono essere ritenuti a rispondere delle loro azioni e non lasciare che qualcun altro “pagasse per il movimento”. Inoltre, per quanto riguarda un video incriminante (che, secondo le autorità della persecuzione penale, mostra Nina durante un’azione), ha fatto riferimento a dettagli diversi, per coinvolgere un’altra persona, la quale – nelle sue stesse parole – “usavo chiamare compagna e sorella fino ad un certo punto, ma non posso dire la stessa cosa ora, dal momento che lei sa la mia situazione giuridica ed emotiva, sa che sono qui per lei, per avere una presunta “somiglianza” a lei.” Infine, N.Mansilla abbia avuto il coraggio di scrivere: “Perché dovrei stare zitta? Per proteggere chi? È stato detto di me che sono una spia, e che le persone ritireranno la loro solidarietà nei miei confronti perché “ho accusato gli altri per salvare me stessa, da quello che vedo, è molto facile per chiunque di riempire la bocca con discorsi molto radicali, di parlare di lealtà e resistenza dietro una tastiera, di scrivere dichiarazioni contro lo Stato, la società e tutti coloro che non la pensano come loro, solo per fare un grande affare da questo. Ma chi arriva al mio posto? Chi vive con me ogni giorno qui dentro? Chi subisce le umiliazioni e le intimidazioni che subisco negli ultimi quattro mesi?”
** Il termine femminile chola (maschile: cholo) ha una lunga storia ed una ricca connotazione culturale in America Latina. In generale, la parola è l’acronimo della donne rurali andine che indossano il Pollera (gonna tradizionale), parlano Quechua o Aymara e vendono i propri prodotti nei mercati (un archetipo di donne andine). Ma cholas può anche essere caratterizzata da un certo modo di atteggiamento che riflette nel loro modo di parlare e di vivere, caratteristiche che completano l’abbigliamento per identificare una persona in quanto tale. Il termine è stato usato in modo dispregiativo dalla borghesia per definire una donna bellicosa, seducente e lasciva, quindi un oggetto di desiderio sessuale, e per di più sinonimo di sacrificio attraverso la maternità e il lavoro. È arrivato a simboleggiare la triplice oppressione di cui le donne erano e sono sottoposte: discriminazione in base all’origine indigena, alla classe sociale e al genere. Come descritto nel testo di Henry, il termine designa le qhateras (piccole commercianti) e le altre donne operaie che si sono ribellate dal 1920 e abbiano partecipato alle lotte anarco-sindacaliste in Bolivia, e in particolare a La Paz, facendo diventare chola una parola propria.
Appello alla solidarietà, decentralizzata e sul posto
18 ottobre 2012
“L’operazione è finita, tutto si è svolto senza incidenti”, diceva il prefetto alle dieci e mezza del primo giorno. Ah si? Eppure, nel momento in cu pronunciava queste parole, gli sbirri stavano attaccando il Far Ouest e il Sabot e l’accesso alla ZAD era vietato a tutti/e, compresi i giornalistacci e gli abitanti “legali”! Gli sbirri avevano previsto, per quel giorno, di prendere possesso di 11 spazi, cioè un terzo delle nostre abitazioni, ripartiti su 2000 ettari. Sono riusciti ad occuparne soltanto 8. Per prendere il primo luogo d’abitazione si sono limitati a sparare una pioggia di lacrimogeni, da lontano, fino ad incendiarlo. Ovvio, non avevano verificato se c’erano delle persone che dormivano nelle capanne oppure no! Ecco cos’è un’operazione “senza incidenti”…
Per la maggior parte degli spazzi successivamente attaccati, sono rimasti sorpresi di non trovarci, tranne che in due case, barricate su diversi piani, che hanno fatto perdere loro del tempo prezioso. In effetti, non eravamo nelle nostre case, quel giorno. Non avevamo l’intenzione di essere là dove loro si aspettavano di trovarci. Siamo mobili, conosciamo il terreno è ciò è la nostra forza. Vogliamo fare della ZAD un pantano, uno scacco cocente per lo Stato ed il capitalismo. Sono 1200, noi siamo 200. Eppure manteniamo le nostre posizioni.
Ci siamo anche offerti il lusso di riprendere tre luoghi, quel giorno. Stiamo bene, non abbiamo nulla da perdere perché non possediamo nulla. Abbiamo tutto da guadagnare, perché la nostra rabbia e la nostra capacità di resistenza sono infinite. Siamo una minoranza e piegheremo la maggioranza!
Per questo, abbiamo bisogno di voi. Abbiamo bisogno di rinforzi qui (potete arrivarci a piedi o attraverso delle stradine, con una carta dettagliata), ma anche di estendere la lotta grazie ad azioni decentralizzate. Se non potete raggiungerci, sappiate che c’è sicuramente un cantiere o un’autostrada appartenenti a Vinci [grande impresa francese di lavori pubblici, che dovrebbe costruire l’aeroporto, NdT], o un ufficio del Partito Socialista, vicino a voi, oppure una sede della Loxam, impresa che affitta i macchinari distruttori (le persone che abitano a Nantes potrebbero prendere di mira il garage Luis XVI, al 114 di rue de l’Etier!). Non devono essere al sicuro in nessun posto!
La ZAD è dovunque! Grazie agli amici di Atenco, Bruxelles, Angers, Poitiers, Montreuil, La Roche Sur Yon, Lione, Vienne e Rennes, che hanno già cominciato e a tutti quelli e quelle che ci mandano dei messaggi di solidarietà. Per quelli e quelle che ci raggiungeranno: pensate a degli stivali, vestiti adatti alla pioggia e lampade frontali. Secondo le informazioni in nostro possesso (che fino ad ora si sono rivelate corrette) l’operazione poliziesca dovrebbe durare 15 giorni (a meno che non si arrendano prima 😉
Ogni giorno, potete seguire in diretta gli avvenimenti sul sito della ZAD (rubrica Flash info) oppure, se siete in zona, sulla frequenza 107,70 (la frequenza di Vinci, piratata).
Informazioni per raggiungerci (appuntamenti, carte, numero del legal team,…) : qui
Nelle prime ore del mattino del 24 Ottobre abbiamo attivato un ordigno esplosivo artigianale attivabile con orologio elettronico vicino alla stazione della polizia della città di Ramenskoye. Non abbiamo usato esplosivi ad alto potenziale, ma ci siamo limitati solo in una bomba a bassa potenza, perché questo dipartimento di polizia si trova in un quartiere residenziale. Questa era la nostra prima azione di questo genere e di conseguenza non tutto è andato secondo i nostri piani, ma promettiamo che continueremo quello che abbiamo cominciato, migliorando le nostre conoscenze tecniche e affiliando le nostre capacità.
Dedichiamo questa azione a tutti gli anarchici imprigionati, perseguitati o ricercati. A tutti coloro che agiscono al di fuori del concetto liberale di “legalità ed ordine”, a tutti coloro che il cuore batte in armonia con il nostro. Non ricorriamo in termini come “compagni” e “complici” per rivolgerci a voi. Ogni persona che abbia consapevolmente scelto la via della ribellione è nostro fratello e nostra sorella.
Non ci ritiriamo, non ci arrendiamo! Appuntamento alle barricate.
Nuclei Autonomi “Pallottole d’argento contro i lupi mannari in uniforme”, CCF-Russia
PS. Purtroppo, abbiamo dovuto deviare dal nostro piano, siccome, mentre stavamo scavando sotto la recinzione di cemento ci siamo resi conto che dall’altro era incatenato un cane che cominciò a piagnucolare. Non abbiamo potuto sacrificare la sua vita per un po di pubblicità nei media. Pertanto, l’ordigno esplosivo artigianale è dovuto essere spostato in un’altra posizione.
fonte: fromrussiawithlove (via 325 -nota: non c’è alcun riferimento alla “CCF-Russia” nel post originale; tuttavia il gruppo di fromrussiawithlove conferma questa firma)
Amici, sapete bene che la scrittura non è possibile il mio punto forte, sono mediocre a queste cose, ma sono a favore di ogni azione diretta contro le regole imposte, e da ora in poi cercherò anch’io di contribuire mettendo una piccola pietra.
A volte il mio essere trabocca di odio per la grandezza dell’ingiustizia sociale nei confronti delle persone povere, e vedo anche con grande ansia che la stragrande maggioranza di queste persone si lasciano sottomettersi, senza una risposta frontale alla violenza perpetrata dai guardiani dei ricchi . Mentre loro uccidono, sopprimono e imprigionano la nostra gente, tutti rimangono semplici spettatori, e per questo quindi penso che sia il momento di attaccare con forza e coraggio contro il potere, e se eravamo solo coerenti con ciò che pensiamo saremo già ucciso gli oppressori di oggi e di ieri che senza alcun rimorso passeggiano con le loro famiglie presso i nostri terreni.
Dobbiamo usare tutti i mezzi a nostra disposizione per rispondere col fuoco alla violenza dello stato, non dovremmo continuare a ricevere altre botte passivamente, per ogni fratello che cadde morto nella lotta due maiali dovrebbero cadere per terra, l’azione diretta deve essere dinamica e coerente, ogni combattente deve essere un’arma consapevole e dobbiamo mantenere alta la bandiera della lotta, anche se dobbiamo lasciarci l’anima, dobbiamo ricambiare ogni colpo con un colpo, ogni morte con la morte, basta con la complice passività e l’insabbiamento della rabbia, dobbiamo agire in tal modo che i porci non possano godersi i loro premi, non dimenticare i caduti, un combattente senza memoria è uno sfruttato senza storia.
Lotta frontale contro gli oppressori!
Che la miseria ingigantisca il nostro odio per i governanti!
Che tremino i ricchi e i loro guardiani!
Abbattiamo tutte le prigioni!
Sabotaggio ai simboli del potere ora!
Beh, cari compagni da qui dentro vi auguro il meglio a tutti voi e di continuare a combattere da ogni trincea, per consentire al nostro popolo di vivere in libertà e dignità.
PS: Jose Miguel Sanchez Jimenez, 52 anni, è un ex prigioniero politico della giunta di Pinochet ed ex membro dell’organizzazione guerrigliera FPMR (Manuel Rodriguez Fronte Patriottico). È stato rilasciato nel 1991 con il cambiamento politica per essere arrestato di nuovo lo stesso anno in possesso di fucili. Condannato dal nuovo regime della democrazia in 20 anni di carcere. Durante il lungo periodo del sequestro, ha effettuato insieme ad altri “comuni” prigionieri diverse lotte all’interno del carcere. In seguito alla cessione della prima licenza, Miguel Sanchez è fuggito per 2 anni rompendo così il “privilegio carcerario”. Attualmente serve i due anni restanti della sua condanna di 20 anni.
Il processo contro i due combattenti radicali di sinistra è in corso a Francoforte. Entrambi sono implicati in azioni delle Cellule Rivoluzionarie (Revolutionäre Zellen, RZ) contro le imprese nucleari, il regime razzista dell’Apartheid e il rinnovamento urbano nel fine degli anni ’70. Le accuse contro di loro si basano da un lato sulle forzate “testimonianze” di un ferito grave, che era sotto l’influenza della droga, al momento, d’altra parte su un testimone chiave, che si era già classificato anni fa come inaffidabile. Quest’ultimo ha “ricordato” dopo 24 anni che Sonja potrebbe essere stata coinvolta nell’azione contro la conferenza presso la sede dell’OPEC il 1975.
Sonja e Christian sono stati accusati di due attacchi anti-nucleari, condotti dalle Cellule Rivoluzionarie nel 1977. Inoltre sono stati incriminati per un attacco incendiario condotto dalle Cellule Rivoluzionarie nel 1978. Per quanto riguarda questi tre casi, l’accusa si basa su una dichiarazione di Hermann Feiling, fabbricata in condizioni che rasentano la tortura. Nell’estate del 1978 un ordigno esplosivo (presumibilmente destinato ad un’altra azione delle Cellule Rivoluzionarie a Monaco di Baviera) si è esploso sulle ginocchia di Hermann, causandogli lesioni estese. Egli è gravemente disabile da allora. Sotto l’influenza di potenti antidolorifici e sedativi, è stato ricoverato in ospedale e poi tenuto in custodia dalla polizia in completo isolamento. I addetti alla sicurezza dello Stato, i pubblici ministeri e i giudici che esaminavano il caso prendendo appunti erano le sue sole “persone di contatto”. Quando Hermann infine è fuggito dall’isolamento, ha respinto quelle “testimonianze” come forgiate e non proprio sue.
Dopo essere stati in latitanza per 22 anni interi, Sonja e Christian sono stati arrestati a Parigi nel 2000. Nel frattempo, un’altra accusa è stata aggiunta: un testimone del governo Hans-Joachim Klein (ex membro delle Cellule Rivoluzionarie) abbia affermato improvvisamente di ricordare che Sonja Suder aveva trasportato armi a Vienna nel 1975 per un attacco contro la conferenza dei ministri del petrolio dell’OPEC. Il tribunale di Francoforte ha respinto la testimonianza di Klein contro Sonja e gli altri come non credibile nel suo studio nel 2000 (e ancora, le sue affermazioni sono state ripetute nel processo del 2012 contro Sonja). Un tribunale francese aveva respinto la richiesta di estradizione a quel tempo, e dopo la pubblicazione di una cauzione di poche centinaia di euro, sia stato permesso a entrambi di rimanere in Francia. Tuttavia, i pubblici ministeri tedeschi hanno presentato un mandato di cattura “europeo” contro i due combattenti nel 2007, e le autorità francesi hanno deciso di approvarlo nel 2010.
Dopo 33 anni di esilio in Francia, nel Settembre del 2011 Sonja Suder (79enne) e Christian Gauger (71enne) sono stati estradati in Germania e consegnati alla giustizia. Sonia è stata imprigionata, mentre Christian è diventato ostaggio fuori delle mura, a condizioni restrittive. Entrambi hanno più volte negato ogni collaborazione con “la sicurezza di Stato” tedesca.
Ora che i primi sei giorni del processo contro Sonja e Christian sono trascorsi, esso risulta essere -come previsto- una condanna politica premeditata di entrambi gli imputati e il passato militante dei gruppi autonomi, che hanno combattuto contro il terrorismo dell’energia nucleare, la gentrificazione e il terrorismo di stato degli anni ’70 in Germania e non solo.
Giorno dopo giorno, l’accusa costruita dimostra di essere una farsa vendicativa. Inoltre, gli avvocati della difesa sono certi che i giudici abbiano preso la loro decisione sulla colpevolezza degli imputati, dato che la Corte ha accolto un tale breve accusatorio, in primo luogo. Quindi, prima ancora che il processo iniziasse, la difesa ha presentato una mozione per il rifiuto dei giudici presenti per motivi di distorsione.
Sonja e Christian meritano una solidarietà internazionale e incondizionata per aver rifiutato qualsiasi forma di cooperazione con le autorità da anni. Anche se questo significa di rimanere a lungo in prigionia e in difficili condizioni di vita, sono fermi al loro costante rifiuto di dare una confessione.
Prima sessione del processo
Venerdì, 21 Settembre 2012, il processo contro Sonja Suder e Christian Gauger è iniziato alle 9 in una piccola sala di massima sicurezza della Corte Federale di Francoforte.
In precedenza, un raduno si è tenuto di fronte al palazzo di giustizia, con quasi 100 partecipanti. Ci sono stati discorsi, musica e “palloncini di solidarietà” che salivano verso il cielo, auspicando la libertà e la felicità di entrambi gli accusati. Dei solidali -tra di loro attivisti provenienti dalla Francia che hanno lottato per molti anni contro l’estradizione dei due compagni- hanno portato dei striscioni e scandito slogan per protestare contro questo metodo di giustizia politica che lo stato tedesco rappresenta.
Quando Sonja e Christian sono entrati in aula, prolungati applausi sono risuonati da parte del pubblico. Tutti i 70 posti a sedere erano occupati, molti hanno dovuto aspettare fuori a causa della mancanza di spazio. Un pannello di vetro separava gli spettatori dai compagni.
Quando il presidente della corte ha convocato i accusati, i loro difensori sono intervenuti con una seconda mozione di ricusazione dei giudici per pregiudizio, sulla base delle dichiarazioni ottenute illegalmente dal gravemente ferito Hermann Feiling e la testimonianza inattendibile di Hans-Joachim Klein.
Durante il giorno successivo del processo, la corte ha respinto le proposte della difesa, dicendo che l’argomentazione giuridica non era ancora iniziata.
Scandali giudiziari accompagnano il processo
Fin dall’inizio, il procedimento giudiziario è stato molto tenace. Le sessioni sono state spesso interrotte dalla corte per discussioni segrete. Le domande sono state pre-esaminate e ogni processo è stato pianificato in anticipo.
Il terzo giorno del processo è stata interrotto perché le persone disabili in sedia a rotelle non hanno avuto accesso e il microfono non era ancora funzionante.
Il quarto giorno del processo Hermann Feiling è stato chiamato a testimoniare. Il suo avvocato ha spiegato che Feiling non apparirà. Ha presentato un certificato medico, che spiega il suo enorme rischio per crisi epilettiche in situazioni di stress. Così, il testimone non poteva essere esaminato di persona a causa del disturbo post traumatico da stress. L’accusa, per la paura di perdere una colonna centrale dell’accusatorio, ha chiesto disperatamente all’avvocato sull’origine della bomba. In quel momento la difesa è finalmente intervenuta, dato che questo interrogatorio era tanto speculativo in quanto le accuse di questo caso politico.
Il quinto giorno del processo S. è stata chiamata a testimoniare ed è entrata in aula. Il suo avvocato ha chiesto di testimoniare legalmente in nome del suo cliente, ed ha dichiarato che lei aveva accettato la sua ex condanna nel 1982, sulla base delle presunte testimonianze di Hermann Feiling, solo perché voleva che Feiling evitasse le ulteriori prosecuzioni della procedura. Lei crede ancora fermamente che egli non era in condizione di sottoporsi a interrogatori e intende fare appello al suo caso.
Il pubblico ministero ha chiesto la sua testimonianza. La difesa ha sollevato una mozione ed ha affermato che S. non deve testimoniare in tribunale, dato che lei cerca una revisione del suo caso per l’interrogatorio inammissibile di Feiling. Non sorprende che il giudice si è schierato con la percezione del pubblico ministero ed ha respinto la richiesta della difesa per il rifiuto di testimoniare. Il testimone ha insistito per la sua decisione. Grazie al suo rifiuto, il giudice che presiede l’ha minacciata con una multa ed una detenzione* coercitiva che può arrivare fino ad un anno e mezzo. Il testimone, però, ha mantenuto una posizione ferma.
L’accusa ha chiesto una multa di 800 euro (o, in alternativa, otto giorni di reclusione), così come la sua detenzione coercitiva, ritenendo S. “colpevole per convinzione”. L’avvocato del testimone ha sostenuto che la dichiarazione di Feiling non avrebbe dovuta essere usata e presa in considerazione anche nel caso del suo cliente. Lui e gli avvocati della difesa, che lavorano in modo indipendente gli uni dagli altri, sono chiaramente d’accordo che le testimonianze forgiate di Feiling non possono essere tenute come valida in qualsiasi tribunale. Tuttavia, il giudice ha rifiutato di consultare un perito ed ha cercato di procedere con l’esame delle cosiddette “testimonianze” di Hermann.
Questa situazione è diventata insopportabile per alcuni spettatori. Parte del pubblico ha lasciato l’aula protestando ad alta voce. Il giudice ha indicato uno spettatore ed ha richiesto un controllo di identificazione. Ha interrotto il processo. Circa dieci minuti dopo, è arrivata la polizia ed ha chiesto ad una spettatrice di seguirla. Dopo che lei abbia rifiutato ed abbia chiesto di sapere il motivo, un poliziotto in borghese la prese con la forza e la spinse fuori dalla stanza. Le persone del pubblico si sono lamentate per le misure oppressive, ma la polizia ha rafforzato i controls dell’identificazione comunque, in mezzo ad un clima aggressivo ed una tensione costante.
Le condizioni di Sonja e Christian
Lo stato di salute di Christian si è deteriorato da qualche giorno. Il sesto giorno della prova è stato annullato a causa della sua malattia (mentre l’audizione del 19 Ottobre è stata riprogrammata pure). Uno dei suoi amici ha commentato che Christian soffre molto dal procedimento giudiziario e dallo stress associato.
Nonostante tutto, Sonja sembra essere in una condizione di buona salute. In particolare, sembrava molto felice quando ha visto gli amici dalla Francia. I solidali le hanno dato una notevole forza per rimanere fedele ai suoi ideali e resistere a questa farsa, che è seguita anche dai media sensazionalistici. Quando Sonja entrò in aula quel giorno, un fotoreporter insisteva a prendere la sua foto. Anche se l’avvocato gli ha chiesto di mantenere le distanze, questo idiota con la macchina fotografica non l’abbia lasciano in pace, in modo che Sonja si è dovuta nascondersi dietro le spalle del suo difensore per alcuni minuti per evitare il giornalista.
Il processo è stato aggiornato per il 30 Ottobre.
Fanculo al processo farsa! Libertà per Christian e Sonja! Forza e solidarietà da ogni cellula rivoluzionaria nei nostri cuori!
Per ulteriori informazioni e aggiornamenti, seguire il blog dei compagni che controllano questo processo (in tedesco) – Kontakt [aet] verdammtlangquer.org
* Beugehaft: detenzione coercitiva o reclusione per oltraggio, applicata al fine di costringere la gente a fare qualcosa contro la loro volontà, ad esempio per pagare una multa o per rispondere a domande di interrogazione in materia di una terza persona.
Nel contesto delle giornate di mobilitazione e di solidarietà internazionale con i compagni rapiti in tutto il mondo, dal 21 al 30 Settembre, una manifestazione anti-repressiva è stato chiamata a mezzogiorno del Venerdì 28 Settembre nella Città del Messico.
La manifestazione anarchica ha fatto visita alle ambasciate di diversi Stati in cui sono detenuti dei compagni, così come al corpo rappresentante del governo di Guanajuato, dato che Braulio Durán è imprigionato in León.
Al di sotto alcuni momenti dall’intervento anti-carcerario.
Sede centrale della rappresentazione del governo di Guanajuato:
“Questo è il modo con qui esprimo la mia solidarietà:
– Con passo sicuro che non va indietro prima di tutto e con un sorriso luminoso
– Con un cuore d’amore che viene messo a nudo davanti a un compagno
– Con una mano tenera e l’altra armata
È così che esprimo la mia solidarietà: vincendo in ogni battaglia una somma di libertà preziosa”
Gabriel Pombo Da Silva
Martedì 9 Ottobre, 2012, si è effettuata nella capitale di Costa Rica, San José, una manifestazione studentesca nel contesto della proteste contro il veto fissato dal Presidente del paese Laura Chinchilla Miranda alla modifica della legge che riguarda l’uso gratuito di materiale pneumatico per scopi educativi, bloccando in tal modo la decisione del Congresso di rimuovere le disposizioni che stabiliscono che la copia d’autore sia punibili in tutte le circostanze. Tuttavia, tutti coloro che si oppongono a questa legge, conosciuta come Ley de fotocopiado / legge della fotocopia non hanno gli stessi incentivi. A parte gli studenti che sostengono il libero accesso all’informazione e alla conoscenza, senza dover fuggire agli editori locali e stranieri, una presenza attiva alle manifestazioni hanno anche i proprietari dei negozi di fotocopie che si interessano solo agli interessi delle loro imprese, le quali sono influenzati dalla legislazione.
In tale contesto, pertanto, nel corso del 9 Ottobre si sono verificato alcune circostanze particolari. Ecco un aggiornamento da parte di compagni che hanno vissuto gli eventi da vicino, e l’abbiamo ricevuto dalla Croce Nera Anarchica Messicana:
“Martedì scorso, 9 Ottobre, durante il corteo degli studenti nel centro di San José, alcuni eventi speciali hanno avuto luogo. Stanchi delle assurde, inutili e noiose manifestazioni “rigidi”, un gruppo di studenti abbia deciso di rompere con la normalità e lasciar posto alla creatività. Hanno accavalcato le mura dell’Assemblea Legislativa, fatto abbastanza grave per gli organizzatori della manifestazione per sorgersi contro di loro. Si noti che questi organizzatori sono uomini d’affari, qualcosa del tutto logico per noi, ed abbiano fatto ciò che è comune con la destra fascista, un appello agli manifestanti di abbandonare i compagni che erano nell’Assemblea legislativa. Sorprendentemente, molti dei manifestanti sono rimasti per sostenere l’azione dei compagni, e poco dopo, è arrivata una squadra di 20 poliziotti dell’antisommossa con scudi e manganelli che ballavano sui nostri corpi. Subito dopo la carica della polizia abbia avuto inizio una contro-carica con pietra volanti, poi migliaia di pietre abbiano deciso di volare, e ci siamo resi conto che possiamo: abbiamo buttato la polizia fuori dalla zona della manifestazione e siamo riusciti a fare quello che molte persone desideravano di fare per lungo tempo.
Data l’agitazione, i media borghesi si sono impazziti cercando di criminalizzare il movimento, nulla di meno ci si può aspettare da loro. Mentre questo avveniva, il compagno Jean Carlo Espinoza è stato catturato, picchiato ed imprigionato dai cani del potere, ai quali abbiamo risposto con una richiesta di habeas corpus ed un appello per motivi di incostituzionalità. Fortunatamente, ci era un avvocato in mezzo a noi ed abbia preso il caso. Dopo quattro lunghi giorni di torture e intimidazioni nei sotterranei della Corte dell’Ingiustizia, il nostro compagno è stato rilasciato con l’obbligo di firmare ogni giorno in tribunale.
Tuttavia, la repressione poliziesca non finisce qui, ma è stata solo iniziata. Alcuni compagni sono stati minacciati di azioni giudiziarie a causa del loro sostegno all’azione dei compagni. Ancora un altro evento molto grave e preoccupante ha avuto luogo il Venerdì, 12 Ottobre: dopo aver lasciato un bar vicino all’Università di Costa Rica, a San Pedro, un compagno è stato bloccato da un furgone nero dal quale sono scese 3 persone assolutamente sconosciute e, senza qualsiasi motivo, l’hanno picchiato, dopo di ché sono saliti sul furgone e se ne sono andati via. Altri compagni ricevono chiamate strane nelle loro case. Quello che temiamo è che una caccia alle streghe abbia avuto inizio, e noi dobbiamo essere pronti per quello che verrà.
Questi procedimenti di prosecuzione e di molestie da parte della polizia non ci fermeranno, e abbiamo deciso di continuare la lotta. Con o senza prosecuzione. Questo non vuol dire che non ci interessa per la nostra integrità fisica e mentale. La nostra breve esperienza ci rende più vulnerabili, e questo è il motivo di questa lettera.”
Saluti solidali da Costa Rica Finchè un solo prigioniero esiste nel mondo, nessuno sarà libero! Libertà ai prigionieri!
Durante l’occupazione nazista della Grecia 1941-1944, i strozzini del mercato nero (mavragorites), -le spie e gli fantocci degli fascisti- stavano approfittando della gente che stava in mezzo alla scarsità di cibo, vendendo olio da cucina, riso, ecc in piccole quantità agli miserabili dalla fame, portando via tutto ciò che quest’ultimi avevano, una casa o un terreno, anche i loro figli per usarli come schiavi. Non appena l’occupazione e la guerra civile sia finita, questi strozzini sono diventati cittadini eminenti ed immensamente ricchi, mentre quelli che si sono trovati nel bisogno sono morti di fame oppure hanno vissuto nella miseria e la povertà.
Nello stesso modo, oggi, questi “mavragorites” appaiono ancora con i loro negozi soprannominati “Acquisto Oro”, avendo come loro capo principale “Bobolas”, ben noto tra gli “maiali” del Potere. Questi delinquenti possono sentire l’odore delle persone in mancanza di un anticipo in contanti, a causa della presunta crisi economica, e quindi possano acquistare le loro necessità e le loro dignità.
Quattro negozi del genere sono sorti ad Igoumenitsa, controllati dagli infami, i profittatori contemporanei provenienti da Igoumenitsa e Corfù.
Il 3 Ottobre 2012, alle 3 del mattino, abbiamo attaccato uno di questi negozi, che si trova sulla Via Kyprou di fronte alla Piazza centrale di Igoumenitsa, ed abbiamo rotto le finestre anteriori.
Quei proprietari, che minacciano di prendere in mano la situazione con i loro scagnozzi, dovrebbero sapere che non ci intimidiscano.
Non c’è ne frega un cazzo per i loro dipendenti in quei negozi, che lamentano di fare semplicemente il loro lavoro per 600 euro, perché hanno scelto di essere nel campo avversario. Inoltre, il lavoro è una vergogna.
“Strizziamo l’occhio” ai compagni che per primi l’abbiano “strizzato a noi”.
Libertà per i compagni combattenti, membri dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco, e tutti quelli perseguiti dallo Stato
LO STATO È L’UNICO TERRORISTA SOLIDARIETÀ CON i GUERRIERI ARMATI
Abbiamo incendiato il veicolo del colonnello Grympiris nel quartiere parlamentare, governativo e diplomatico di Tiergarten a Berlino. Grympiris è Addetto alla Difesa presso l’Ambasciata della Grecia in Germania, ed abbia la responsabilità di:
+ Le apparenti ostilità al confine con la Turchia, dove i profughi vengono ridotti in brandelli e mutilati,
+ Gli affari di armi della Grecia con la Germania, che non presta attenzione ai tagli nel settore della sanità, alle pensioni e gli salari, che guidano la popolazione della Grecia in un disastro sociale,
+ La politica di austerità del governo greco, che funziona come un fantoccio del FMI / BEC / UE Troika per garantire ricchezza solo alle élite,
+ La collaborazione della polizia greca con i fascisti dell’Alba Dorata (Chrissi Avgi),
+ La violenza contro i manifestanti ad Atene e in altre città.
In qualità di rappresentante militare dell’ambasciata greca, il colonnello Grympiris è un obiettivo legittimo di attacchi contro militanti.
Nella nostra azione, abbiamo attaccato l’obiettivo, nella consapevolezza che la vettura sarebbe stata bruciata in un garage al di sotto di una casa residenziale. Abbiamo quindi fatto in modo di escludere la possibilità di una crollo degli appartamenti.
Siamo solidali con i prigionieri della guerra sociale in Grecia, gli uomini e le donne operai/e in sciopero là, i diversi gruppi di guerriglia urbana, gli uomini e le donne immigrate che lottano insieme agli antifascisti contro il terrore della giunta, e le tante persone disperate, che si spera un giorno di celebrano il crollo dello Stato greco e la costruzione di un mondo libero.
Venerdì 5 Ottobre 2012, in una giornata di solidarietà con gli occupanti sfrattati a Bogotá, circa 25 persone si sono riunite dalle 12:00 alle 02:30 di fronte a un edificio residenziale occupato all’angolo tra la 47° e la 7° strada, al fine di denunciare pubblicamente la situazione abitativa spaventosa in Colombia e per sostenere di fatto più di venti persone già sfrattate dalle loro case in altre località.
Lo stesso giorno, i detenuti che sono organizzati nella Croce Nera Anarchica–Dall’Interno (CNA-Desde Adentro, da una prigione di Bogotà) hanno dichiarato la loro solidarietà con gli occupanti sulla 47° strada.
Domenica 30 Settembre un gruppo di cinque famiglie avevano occupato l’edificio di cui sopra, che sia stato abbandonato per un decennio, e sono ora minacciati di sfratto. Tra loro ci sono sei bambini e una donna con più di 80 anni.
Nonostante la presenza di forze della polizia nazionale, che custodivano il locale 24 ore al giorno, impedendo l’ingresso e l’uscita libera ai nuovi veramente legittimi residenti, e nonostante le pressioni da parte del proprietario “legale” speculativo, che di recente aveva sigillato le porte, l’attività si è svolta in un clima di gioia e di fraternità, che abbia riunito le famiglie degli occupanti con studenti, giovani, insegnanti, lavoratori ed altri.
L’intervento è stato chiamato dal gruppo anarchico Bifurcación (precedentemente noto come Croce Nera Anarchica) e il gruppo libertario Vía Libre, ed è stato anche sostenuto dal Collettivo dell’Educazione Alternativa, la rivista Desde Abajo (“dal basso”) e il Gruppo Anarchico degli Studenti.
I manifestanti hanno scandito slogan come “Uno sfratto, un altra occupazione”, hanno distribuito centinaia di volantini e sventolato cartelli contro la speculazione immobiliare, a favore della lotta per un tetto dignitoso, e in difesa delle occupazioni, suscitando la simpatia dei passanti e degli autisti che hanno manifestato la loro spontanea adesione a questa lotta.
I manifestanti sono riusciti a raccogliere diversi chili di prodotti alimentari, coperte, pannolini ed altri oggetti utili per i residenti del palazzo. I partecipanti hanno rinnovato l’appello di solidarietà con gli occupanti, prendendo l’iniziativa per azioni future.
Un giorno, tutto dovrà essere giocato testa o croce, in stile Western, sarà deciso con un duello nella strada principale : loro o noi. Di fronte a questa solitudine, la “città privata” di ognuno crea le sue simpatie…
(Paco Ignacio Taibo II, “Stessa città stessa pioggia”)
I nostri cuori e le nostre menti sono con quelli che hanno preso la Decisione tra due respiri (come vengono prese tutte le grandi decisioni in ogni caso), con quelli che stavano sulla ‘Strada Principale”, in un duello in cui solo i perdenti non sono coinvolti, esattamente dove teniamo il nostro posto e creiamo solidarietà.
Solidarietà con i nove membri dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco
e gli co-imputati nello stesso caso
Solidarietà con i fuggitivi Yannis Michailidis e Dimitris Politis
Quindi, vorremmo dedicare le seguenti azioni incendiarie a loro:
∙ In due bancomat della filiale della Banca Nazionale della Grecia di Maroussi,
∙ Un bancomat della filiale di Eurobank in Via Trion Ierarchon nella zona di Ano Petralona,
∙ Un bancomat di una filiale della Post Bank in Vyronas,
∙ un veicolo della società di sicurezza privata “G4” in Via Aghiou Antoniou nella zona di Ano Patissia,
∙ uno veicolo statale in Via Lamias a Glyfada.
La mattina del Lunedì, 1° Ottobre è stata effettuata un’altra operazione di polizia sotto il nome di “Xenios Zeus” nei confronti degli immigrati e dei rifugiati, questa volta nella zona portuale di Patrasso. C’era massiccia presenza della polizia nella città dal giorno prima, tra cui squadroni anti-sommossa da Atene e da altre città, così come l’ispettore di polizia generale del sud della Grecia.
Anarchici e solidali si sono riuniti all’occupazione Parartima, nel centro della città, cercando di mantenere uno spazio aperto di resistenza e di accoglienza per gli immigrati perseguitati, mentre hanno anche effettuato delle azioni di contro-informazione contro il pogrom razzista in atto. Un’assemblea per il coordinamento delle azioni si è tenuta la sera dello stesso giorno nell’occupazione, fino quel ora, compagni di Patrasso hanno segnalato centinaia di arresti di immigrati privi di documenti o meno.
Anarchici ed altri antifascisti hanno realizzato azioni di solidarietà contro la caccia agli immigrati e i rifugiati, come ad esempio un moto-corteo, raduni di contro-informazione nelle piazze, distribuzione di opuscoli nei mercati all’aperto, insieme con la creazione di uno spazio di accoglienza all’occupazione Parartima per tutti gli perseguitati. Nello stesso tempo, hanno chiamato per una grande manifestazione.
Il 2 Ottobre, circa 350 compagni sono scesi nelle strade di Patrasso, per una manifestazione serale che durò più di due ore, passando attraverso diversi quartieri. Sullo striscione principale si leggeva “Contro l’operazione fascista “Xenios Zeus” – Solidarietà con gli immigrati” e tra gli slogan cantati era incluso anche il seguente: “La povertà, la miseria, il cannibalismo, questo è la crisi e il capitalismo”.
Il 4 Ottobre, il seguente testo è stato rilasciato (in greco) da diversi immigrati in occasione degli eventi in corso a Patrasso (e altrove):
“Siamo un gruppo di immigrati che abbia deciso di scrivere questo testo come un messaggio per i Greci, e quindi come appello alla solidarietà a causa dei problemi che stiamo affrontando. Abbiamo lasciato le nostre terre per molte ragioni diverse, come le guerre, la povertà, l’oppressione, il fascismo. Siamo venuti qui con il desiderio di recarsi in Europa, sognando per il futuro.
In Grecia, con la crisi, stiamo affrontando la disoccupazione e non abbiamo i documenti che ci permettono di lavorare legalmente. Non abbiamo ciò che è necessario per tirare avanti, come il cibo, le cure mediche, un riparo. La legittimità del partito fascista, e il fatto che ogni giorno diventa più numeroso, causa problemi nella nostra vita. Siamo attaccati da alcuni poliziotti che sono nello stesso tempo dei fascisti. Anche gli immigrati che hanno ottenuto il cartellino rosso (permesso temporaneo di soggiorno per i richiedenti d’asilo) non possono esercitare i loro diritti legittimi. I diritti umani non sono rispettati, e molti immigrati perdono la vita nel tentativo di attraversare le frontiere o vivere per le strade. Sappiamo bene che, per quanto il fascismo in Grecia esiste, esistono anche persone buone che sanno cosa significa la vita umana.
Oggi, in questo momento, lo Stato applica l’operazione “Xenios Zeus” qui a Patrasso. Nell’ambito di questa operazione di polizia, che raccoglie gli immigrati in pochissimo tempo con “azioni di pulizia”, 300 immigrati sono stati catturati ieri e portati nei campi di concentramento nei cui sono rinchiusi come in una prigione. Oggi, chiediamo alla popolazione locale, che sa ciò che la vita e la libertà significa, di mostrarci solidarietà al fine di fermare questa operazione disumana. Abbiamo avuto molti problemi nel nostro paese, e ci troviamo di fronte a numerose ingiustizie, leggi fasciste e disumane fino a questo giorno.
Non ne possiamo più. Grazie per il vostro interesse. ”
Seguendo questi sviluppi da vicino, compagni hanno cercato di non lasciare le detenzioni di massa degli immigrati, né la minaccia nazista senza risposta. Anche se gli attivisti hanno mandato un chiaro messaggio di resistenza e prontezza di reagire, le loro proteste istantanei non sono stati in grado di fermare un meccanismo di stato che rapisce con violenza le persone ovunque si trovino. Tuttavia, le bande parastatali in attesa di attaccare le persone indifese-con la partecipazione amichevole della polizia greca- sono state ostacolate in larga misura dalla presenza costante degli antifascisti per le strade.
Nelle prime ore del Giovedì, 11 Ottobre una banda dell’Alba Dorata (Chrissi Avgi) si è riunita in un ristorante chiamato “Psitalonia”, presso la Piazza di Psila Alonia, e si preparò di attaccare i compagni antifascisti nelle vicinanze (vicino l’occupazione Maragopouleio). Solidali si sono trasferiti immediatamente nella zona per difendere i compagni, e tutti insieme hanno schiacciato i neo-nazisti quando questi hanno tentato di attaccarli. I membri dell’Alba Dorata si ritirarono in disordine, e il locale, che serve come il loro rifugio è stato distrutto. In particolare, il ristorante “Psitalonia” è di proprietà di teppisti che hanno un collegamento diretto al nucleo dirigente del partito della sezione locale. Inoltre, è un luogo di incontro noto per le feccie fasciste, ed è collegato agli attacchi contro gli immigrati nel quartiere. Il partito Alba Dorata nega ufficialmente la presenza dei suoi mercenari nell’incidente.
La mania vendicativa dello Stato per i suoi cani abbattuti si è manifestata con il fermo di 9 persone, ciecamente in luoghi e tempi diversi dagli eventi. 4 dei detenuti sono stati infine arrestati ed accusati di reati gravi, come tentato omicidio, dopo essere stati presumibilmente riconosciuti dai membri dell’Alba Dorata. Pertanto, il caso si basa su affermazioni dei fascisti, che hanno fabbricato le accuse con la polizia e la magistratura.
Venerdì scorso, 12 Ottobre, dei solidali hanno chiamato un raduno alle 12:00 davanti all’occupazione Parartima, all’angolo delle Vie Corinthou e Aratou, per una marcia di protesta verso i tribunali di Patrasso in Via Gounari, dove i quattro compagni arrestati sarebbero stati esaminati da un giudice per le indagini. Quasi 400 compagni hanno manifestato davanti al palazzo di giustizia, gridando slogan ad alta voce in solidarietà con i quattro arrestati. Tuttavia, l’udienza è stata rinviata per il Lunedì, 15 Ottobre (alle 8.30 e dopo, alle 17.00). I quattro compagni sono rimasti in custodia temporanea e sono stati trasferiti nel quartier generale della polizia di via Ermou, a Patrasso.
Dobbiamo combattere gli attacchi dello stato e dei parastatali! Giù le mani dai nostri compagni!
CONTRO LO STATO DI POLIZIA E IL NEO-NAZISMO SOLIDARIETÀ CON I 4 ARRESTATI MORTE AL FASCISMO
Notte del 18 settembre, Ponte Alto/Modena (Italia). Abbiamo posizionato un congegno esplosivo sotto il furgone di un’impresa di carne di proprietà di AIA/Veronesi. Come hanno riportato i media, l’esplosione si è sentita a chilometri di distanza e il mezzo è stato totalmente bruciato.
La notte del 21/09/2012 abbiamo incendiato il furgone vendita hot dog in zona Campovolo alla periferia di Reggio Emilia, che si permetteva di vendere e mercificare i corpi dei nostri fratelli. Perseguitare gli aguzzini con ogni mezzo, che le lacrime non siano solo quelle degli animali!
La notte del 07/10/2012 siamo entrati nel macello di Colle Val d’Elsa (SIENA), incendiando l’impianto elettrico e l’impianto di areazione mandando fuori uso tutti i macchinari. In memoria di tutti gli animali massacrati nei macelli.
Un asinello, 8 maiali e diversi conigli sono stati liberati la mattina, alle due, del 26 settembre nel paesino di Villa Rendena. È stato divelto il cancello e condotto l’asinello via per i campi quindi trasportato in un posto sicuro. Abbiamo lasciato aperte le porte della conigliera (non c’erano gabbie) e della stanza dove erano rinchiusi i maialini, poi abbiamo scritto con bomboletta il messaggio “ANIMALI LIBERI” e più volte ALF sulla parete della prigione e sulle porte del cancello divelto.
Nella notte del 3 ottobre abbiamo gettato 3,5 litri di benzina e due congegni incendiari attraverso una vetrata di Jerndhals Skins & Leather a Kumla. Un altro tentativo era stato fatto alcune settimane fa, ma non era riuscito. Ma questa volta deve bruciare fino a essere cenere! Non potrete più trarre profitto dalla morte di individui innocenti!
Nella notte del 7 ottobre, abbiamo fatto visito al proprietario di Jerndahls skins & leather a Kumla. Una delle sue auto è stata data alle fiamme. Questo è solo un avvertimento di quello che verrà se non metti fine al tuo coinvolgimento nel sanguinario traffico di pelle.
A nove pernici è stata data una possibilità di libertà, le abbiamo liberate da un recinto durante una notte di settembre. Alcune moriranno per la predazione, ma adesso hanno tutte la possibilità di vivere le loro vite selvatiche nell’ambiente di cui fanno parte. Finchè tutti non saranno liberi!
Secondo la Fur Commission USA, nelle prime ore del 21 settembre, una rete perimetrale è stata tagliata e 200 visoni liberati dalle gabbie dell’allevamento Oakwood (3708 Baker Road) a Niagara Falls, Ontario.
Nella notte del 02/10/2012 attivisti anonimi hanno attaccato un sito di disboscamento sulla “Bald Mountain”. Un escavatore LIEB HERR è caduto vittima del loro incendio. Le coordinate del disboscamento qui. Cogliamo questa opportunità per riferire di un’azione simile avvenuta nello stesso luogo il 20/03/2012.
Tree spiking/chiodi negli alberi nel parco municipale di Ternopol, Ucraina
Questa azione di ecosabotaggio è in risposta ai piani di sviluppo di una compagnia di costruzione locale, che vuole distruggere un parco pubblico per fare spazio per caseggiati abitativi privati. Abbiamo piantati grossi chiodi negli alberi, così gli sviluppatori dovranno portare attrezzature pesanti per poterli distruggere. Ma i mezzi del cantiere possono ricevere anch’essi la nostra attenzione!
Nelle prime ore del Giovedì, 11 Ottobre un gruppo ha effettuato un’azione diretta di attacco incendiario su un locale del partito politico della sinistra democratica (Dimokratiki Aristera), che si trova in Via Ethnikis Antistaseos nel quartiere di Kaisariani. Il partito di Fotis Kouvelis fa parte del governo di coalizione tripartita, insieme a Nea Dimokratia e PASOK.
Ecco qui di seguito un estratto dell’assunzione di responsabilità, un espressione di solidarietà con tutti quelli perseguiti per la loro azione sovversiva:
“Il minimo adatto a questi lacchè e le spie servili del sistema è il fuoco. E per coloro che hanno già parlato del fascismo per descrivere il nostro atto, diciamo che il fascismo sia le centinaia di detenzioni “preventive” di attivisti e di scioperanti. Il fascismo è l’impoverimento della società nel suo complesso e dei pogrom contro gli “avanzi”. Il fascismo sono le torture contro i manifestanti antifascisti ed i compagni in solidarietà nel quartier generale della polizia di Atene, le incursioni nelle occupazioni, e le orde scatenate degli antropoidi della moto-polizia DELTA e DIAS. E ogni lotta contro questo fascismo da parte dello Stato e dei padroni è RESISTENZA. ”
All’alba del Giovedì, 11 Ottobre una squadra di nazisti dell’Alba Dorata si è riunito al ristorane “Psitalonia”, nel quartiere di Psila Alonia, al fine di attaccare degli antifascisti che si trovavano nella zona. Immediatamente si è riunita della gente per difendere i compagni. I fascisti dell’Alba Dorata sono stati distrutti quando hanno tentato di attaccare. Si sono ritirati dispersamente cattivo e il loro locale-covo è stato schiacciato. Il ristorante “Psitalonia” la cui proprietà è direttamente collegata al nucleo guida dell’Alba Dorata di Patrasso, costituisce un noto luogo di ritrovo di fascisti ed è collegato con attacchi fascisti contro gli immigrati nel quartiere. L’Alba Dorata nega ufficialmente la sua presenza negli eventi.
La mania vendicativa dello Stato per i suoi cani abbattuti si è manifestata con il fermo di 9 persone, ciecamente in luoghi e tempi diversi dagli eventi. 4 dei detenuti sono stati infine arrestati ed accusati di reati gravi, come tentato omicidio, dopo essere stati presumibilmente riconosciuti dai membri dell’Alba Dorata. Le accuse si basano su prove che vengono “cucinate” dagli “albadorati” in collaborazione con i poliziotti ed i giudici, il che dimostra come lo stato e gli para-statali costruiscono il caso.
CONTRO AGLI ATTACCHI STATALI E PARA-STATALI
GIÙ LE MANI DAI NOSTRI COMPAGNI
RADUNO: Venerdì ore 12 al Parartima
Per raduno e corteo di protesta ai tribunali in via Gounari mentre i compagni arrestati passano dal PM
A seguito della campagna estiva contro gli immigrati, col nome sarcastico “Xenios Zeus” che continua ancora ad oggi a livello nazionale con decine di migliaia di arresti e detenzioni, il posto verso la repressione e la conformità ha preso, come previsto, il nemico interno.
Così, dopo il primo “riscaldamento” con l’invasione hollywoodiana all’occupazione Delta a Salonicco dalle squadre della polizia MAT ed EKAM, è arrivato il momento degli scioperanti e degli manifestanti antifascisti. Nel 26 Settembre, il giorno dello sciopero generale, sono state colpite le pre-concentrazioni delle assemblee popolari nelle zone di Zografou e di Aghios Dimitrios, sono stati picchiati ed arrestati dei combattenti, le cui immagini sono state rilasciate pubblicamente. Lo stesso e peggio ancora hanno subito le migliaia dei scioperanti della manifestazione all’interno di un clima di violenza implacabile da parte dei sbirri.
Il 30 Settembre il moto-corteo della pattuglia antifascista è stato attaccato dai contemporanei “Bourandades”*, le impazzite squadre della polizia “Delta” che si precipitarono a difendere i loro amici ideologici che avevano ricevuto il trattamento dovuto poco prima dagli antifascisti. Risultato le lesioni gravi dei compagni e gli arresti di 15 tra di loro. Il giorno successivo, e mentre gli compagni arrestati nel quartier generale della polizia (GADA), sono stati picchiati e torturati, con il sadismo che permea i pretori della polizia greca, il raduno di solidarietà negli “sterili” ed adatti alla circostanza, tribunali di Evelpidon, è stato colpito senza provocazione con la conseguenza di nuove lesioni e 4 arresti supplementari.
La trasformazione del paese in un regime di tipo latino-americano di altre epoche (in “gesso”** per chi non abbia capito), come ha dimostrato il divieto della circolazione e degli pubblici incontri in gran parte dell’area della capitale, attraverso la voce del comandante della polizia di Atene e l’orgia dei fermi preventivi per le strade, nelle case di combattenti e nelle stazioni dei mezzi pubblici durante lo svolgimento, e non, delle proteste contro la visita del Cancelliere Tedesco Merkel non sarà tollerato.
È per questo che da parte nostra abbiamo fatto al fuoco durante il fine settimana , 8 e 9 Ottobre, ad auto e motociclette personali di poliziotti nelle seguenti aree:
– 2 macchine in via Eressou ad Exarchia
– 1 veicolo sulla via Leosthenous a Peristeri
– 2 macchine in via Lyttis ad Egaleo
– 1 veicolo in via Sporadon a Kypseli
Ricordiamoli, con l’occasione, che la nostra azione è solo l’inizio e che sono nel mirino indipendentemente dai loro “eroismi”. Li attaccheremo in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo considerato necessario ogni volta…
* Bourandas era il capo del reparto-moto della polizia greca in collaborazione con i nazisti durante l’occupazione di Atene nella seconda guerra mondiale
** Durante il periodo della dittatura (’67-’74) i colonnelli descrivevano il paese come un “paziente messo in gesso” per curarsi dalla malattia dell’anarchia e del comunismo
8 Ottobre 2012: I compagni Konstantinos Papadopoulos, Stella Antoniou, Giorgos Karagiannidis, Alexandros Mitroussias e Kostas Sakkas hanno partecipato alla prima udienza del nuovo processo per la CCF. All’inizio del processo, i nove membri dell’O.R. CCF e l’anarchico Theofilos Mavropoulos hanno lasciato l’aula e sono ritornati nella celle, dopo il membro della CCF Olga Ekonomidou ha insistito per leggere ad alta voce la seguente dichiarazione nell’aula delle carceri femminili di Koridallos.
Il processo è stato aggiornato per Mercoledì, 10 Ottobre.
“Prima che la vostra corte militare inizia, farò una dichiarazione a nome dei membri della Cospirazione delle Cellule di Fuoco.
Siamo prigionieri dello Stato Greco e mettiamo in chiaro che non riconosciamo alcuna autorità, per non parlare del sistema giudiziario, e naturalmente nessuna delle vostre leggi. Il fatto che noi siamo prigionieri di guerra non vuol dire che ci siamo arresi, né pentiti di nulla.
Rimaniamo orgogliosi della nostra organizzazione. Ogni azione della Cospirazione, ogni parola che abbiamo scritto nei nostri comunicati è e sarà per sempre un pezzo impenitente di ciascuno di noi.
La CCF è il percorso della nuova guerriglia urbana, fa parte di un’espansa cospirazione globale contro le istituzioni e il morale della società che schiavizza l’uomo per secoli.
La nostra prigionia non ferma la nostra causa o la nuova guerriglia urbana, che si trasforma ogni giorno in pratica, ed infine non potrà mai fermare la nostra lotta incessante per la libertà, che voi, burattini del sistema, non siete in grado di fermare.
La CCF è l’insieme di noi nove, che hanno preso la responsabilità, e nessun altro imputato abbia alcuna relazione con l’organizzazione e nessuno avrebbe mai potuto avere.
Andiamo ancora avanti con il nostro compagno Theofilos Mavropoulos nel corso incessante verso una insurrezione anarchica eterna, senza guardare indietro.
Abbandoniamo inibizioni e scuse, e ci buttiamo nel fuoco dell’azione, per ora e per sempre. Dal punto in cui ci troviamo, inviamo i nostri saluti più caldi a Yannis Michailidis e Dimitris Politis, ricercati per la CCF. Che il fuoco della nuova anarchia possa coprire le tue tracce per sempre. Fino a quando non ci incontrano nel punto di non ritorno. Inviamo anche la forza e la solidarietà per i compagni insurrezionali che sono perseguiti dalle autorità italiane, così come per i nostri compagni della FAI in generale.
Infine, con i nostri pensieri ed i cuori, ci troviamo vicino al compagno anarchico Mario López, arrestato in Messico dopo essere stato ferito dall’esplosione di un ordigno artigianale incendiario che aveva con sé, e l’anarchica Felicity Ryder, che ha scelto i percorsi clandestini e viene perseguita per lo stesso caso.
Viva la Federazione Anarchica Informale (FAI) Viva il Fronte Rivoluzionario Internazionale (FRI) Viva la Cospirazione delle Cellule di Fuoco (CCF) ”
Oggi, 9 Ottobre, ad Amburgo sono stati appesi due striscioni nei pressi della stazione ferroviaria centrale, oltre i raggi, in modo da essere visibili da quasi tutti i treni in corsa, che avevano scritto in tedesco ed in inglese: “Solidarietà con i manifestanti in Grecia” ed “Una battaglia – Una Lotta (A)”.
La ragione di questa azione simbolica è stata la “visita” di Angela Merkel ad Atene e il conseguenti “divieto di riunioni pubbliche e di cortei nelle aree pubbliche di Atene” direttamente connesse con la visita del cancelliere tedesco.
I compagni hanno voluto protestare anche per la politica della troika per quanto riguarda la “crisi”, una politica che segue in gran parte le direttive della parte tedesca e provoca l’impoverimento di ampie fasce della società, dissolvendo nello stesso tempo il sistema sanitario e lo stato sociale, mentre le banche e gli altri settori di investimento privato vengono ”salvati” intascando dei miliardi.
Sotto lo slogan “Aborto il vostro paese” si è tenuta nel pomeriggio del Venerdì 28 Settembre a Santiago, il seguente intervento pubblico nel corso della giornata per la depenalizzazione dell’aborto in America Latina e nei Caraibi. L’azione era chiamata dal Collettivo Ivaginario, le Lesbiche e le Femministe per il Diritto all’Informazione, e la squadra Pance in sciopero. Le manifestanti hanno parlato per il divieto dell’aborto sotto ogni circostanza in Cile, El Salvador, Nicaragua, Malta e Città del Vaticano (Santa Sede), mentre alcuni degli slogan che si sentono nel video sono:
Noi partoriamo, noi decidiamo Depenalizzazione dell’aborto ora Terroristi sono i poliziotti fascisti
Il poster del richiamo:
Aborto il tuo paese!
Settembre, mese di sabotaggio alla patria Mese di depenalizzazione dell’aborto
Ci muove il piacere, l’amore, la liberazione del desiderio, la pluralità degli affetti e delle scelte su come vogliamo vivere, tagliati/e dal potere, dal dominio, dalla commercializzazione e dalla paura.
Azione sulla strada per l’autodeterminazione del nostro corpo
Giovedì, 4 Ottobre, organizzazioni studentesche ed universitarie del Comune di Ñuñoa nella grande area metropolitana di Santiago, sono scese per strada nel contesto di una manifestazione locale. Il corteo è partito dalla fermata metropolitana d’Irarrázaval e si è concluso nel punto di intersezione delle autostrade Macul e Grecia, con la soffocante presenza delle forze repressive.
Al termine del corteo, gruppi di giovani incappucciati hanno cominciato dei disordini sollevando barricate al di fuori della Facoltà di Filosofia bloccando il traffico. Gli insorti hanno attaccato con bottiglie di molotov i sbirri e i loro veicoli blindati di lancio d’acqua, mentre dopo 2 ore di combattimento, si sono ritirati all’interno del campus, per fortuna senza arresti.
Come indicato nelle informazioni rilevanti dalla pagina di contro-informazione Hommodolars, questa manifestazione non aveva nulla a che fare con Confech (Confederazione Generale Degli Studenti), inviando così un messaggio sano di organizzazione di manifestazioni senza il “cappello” e la delimitazione dei politici che cercano di limitare l’azione sovversiva e gli eventuali tentativi di sabotaggio della vita quotidiana capitalista e la rottura totale con lo status quo.