8 Ottobre 2012: I compagni Konstantinos Papadopoulos, Stella Antoniou, Giorgos Karagiannidis, Alexandros Mitroussias e Kostas Sakkas hanno partecipato alla prima udienza del nuovo processo per la CCF. All’inizio del processo, i nove membri dell’O.R. CCF e l’anarchico Theofilos Mavropoulos hanno lasciato l’aula e sono ritornati nella celle, dopo il membro della CCF Olga Ekonomidou ha insistito per leggere ad alta voce la seguente dichiarazione nell’aula delle carceri femminili di Koridallos.
Il processo è stato aggiornato per Mercoledì, 10 Ottobre.
“Prima che la vostra corte militare inizia, farò una dichiarazione a nome dei membri della Cospirazione delle Cellule di Fuoco.
Siamo prigionieri dello Stato Greco e mettiamo in chiaro che non riconosciamo alcuna autorità, per non parlare del sistema giudiziario, e naturalmente nessuna delle vostre leggi. Il fatto che noi siamo prigionieri di guerra non vuol dire che ci siamo arresi, né pentiti di nulla.
Rimaniamo orgogliosi della nostra organizzazione. Ogni azione della Cospirazione, ogni parola che abbiamo scritto nei nostri comunicati è e sarà per sempre un pezzo impenitente di ciascuno di noi.
La CCF è il percorso della nuova guerriglia urbana, fa parte di un’espansa cospirazione globale contro le istituzioni e il morale della società che schiavizza l’uomo per secoli.
La nostra prigionia non ferma la nostra causa o la nuova guerriglia urbana, che si trasforma ogni giorno in pratica, ed infine non potrà mai fermare la nostra lotta incessante per la libertà, che voi, burattini del sistema, non siete in grado di fermare.
La CCF è l’insieme di noi nove, che hanno preso la responsabilità, e nessun altro imputato abbia alcuna relazione con l’organizzazione e nessuno avrebbe mai potuto avere.
Andiamo ancora avanti con il nostro compagno Theofilos Mavropoulos nel corso incessante verso una insurrezione anarchica eterna, senza guardare indietro.
Abbandoniamo inibizioni e scuse, e ci buttiamo nel fuoco dell’azione, per ora e per sempre. Dal punto in cui ci troviamo, inviamo i nostri saluti più caldi a Yannis Michailidis e Dimitris Politis, ricercati per la CCF. Che il fuoco della nuova anarchia possa coprire le tue tracce per sempre. Fino a quando non ci incontrano nel punto di non ritorno. Inviamo anche la forza e la solidarietà per i compagni insurrezionali che sono perseguiti dalle autorità italiane, così come per i nostri compagni della FAI in generale.
Infine, con i nostri pensieri ed i cuori, ci troviamo vicino al compagno anarchico Mario López, arrestato in Messico dopo essere stato ferito dall’esplosione di un ordigno artigianale incendiario che aveva con sé, e l’anarchica Felicity Ryder, che ha scelto i percorsi clandestini e viene perseguita per lo stesso caso.
Viva la Federazione Anarchica Informale (FAI) Viva il Fronte Rivoluzionario Internazionale (FRI) Viva la Cospirazione delle Cellule di Fuoco (CCF) ”
Solidarietà con i membri dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco e quelli perseguiti per lo stesso caso
Il 2 Ottobre 2012, durante l’ultima sessione del processi per il secondo “caso Halandri” (con tutti e quattro gli imputati assenti dall’aula), Damiano Bolano, Michalis Nikolopoulos e Giorgos Nikolopoulos sono stati condannati a 7 anni di reclusione per la loro partecipazione all’O.R. CCF e 10 anni di carcere per ciascuno dei quattro atti di fabbricazione, fornitura e possesso di esplosivi. Sono stati anche condannati per semplice complicità ed istigazione, e quindi ognuno condannato a 7 anni di reclusione per ciascuna delle tre esplosioni da ignoti che emanavano pericolo per cose e persone. In sintesi, ognuno abbia ricevuto 68 anni di carcere. Ogni sentenza è stata fusa in 34 anni, ma la pena detentiva massima è di 25 anni, che in genere viene servita sia come una detenzione completa (o con giorni salariati dal lavoro nelle carceri), o dopo il completamento dei 3/5 della pena detentiva, quando un ad prigioniero può essere concessa la libertà condizionale a determinate condizioni.
Christos Tsakalos è stato condannato a 7 anni di reclusione per la sua partecipazione all’O.R. CCF. Il 3/10 ha rilasciato una dichiarazione (in inglese qui), spiegando che si rifiuta di accettare qualsiasi discriminazione giudiziaria tra lui ed i suoi compagni della CCF, ed abbia lanciato così la sua condana più “leggera” indietro alla faccia dei giudici.
La Corte ha anche stabilito che Damiano Bolano (compagno di origine albanese) deve essere espulso dalla Grecia dopo aver scontato la sua pena detentiva.
Per tutti i quattro compagni, la decisione dei giudici ha provveduto anche di cinque anni di privazione dei diritti politici e di mantenere la sospensione dall’effetto di appello.
Riassunti in inglese di tutte le sessioni del processo qui
Un altro caso di processo per la CCF inizia il Lunedì, 8 Ottobre 2012, per coprire quattro assunti accusatori distinti: l’invio dei pacchi incendiari de 1° Novembre 2010 (sostenuto dall’O.R. CCF), gli arresti effettuati durante il 4 Dicembre 2010 durante l’operazione antiterrorismo, gli arresti fatti a Volos il 14 Marzo 2011 e il 18 Maggio 2011, e la sparatoria con la polizia a Pefki (Atene). Diciannove persone si trovano ad affrontare accuse, tra di loro i nove membri detenuti dell’O.R. CCF, l’anarchico imprigionato Theofilos Mavropoulos, quattro anarchici arrestati il 4 Dicembre 2010 (Stella Antoniou, rilasciata con misure precauzionali dal Giugno 2012, così come i compagni imprigionati Giorgos Karagiannidis, Alexandros Mitroussias e Kostas Sakkas), l’anarchico Konstantinos Papadopoulos (rilasciato sotto termini restrittivi dal Marzo 2011, dopo essere stato catturato ad Atene lo stesso giorno con i cinque membri della CCF a Volos), e i due compagni fuggitivi Yannis Michailidis e Dimitris Politis. Inoltre, gli anarchici Christos Politis e Dimitris Michail sono perseguiti con l’accusa di reati minori.
Nel Regno Unito, Cile e Grecia, l’Edizioni dell’Internazionale Nera hanno rilasciato la brochure Mappatura del Fuoco – Parole Internazionali di Solidarietà con la Cospirazione delle Cellule di Fuoco, come un atto di solidarietà e di confronto a questo processo della Corte (in greco, inglese e spagnolo).
Dal 25 settembre al 2 ottobre 2012 si è svolto il processo contro i compagni accusati di aver aggredito un poliziotto a cavallo lo scorso 11 settembre 2011.
Il tribunale li ha considerati colpevoli lo scorso 2 ottobre e ha emesso le sentenze il 5 ottobre.
Le condanne sono state: Gonzalo Zapata: 541 giorni di carcere minorile come coautore del crimine di lesioni a carabiniere con conseguenza di ferite meno gravi Victor Conejero:541 giorni di carcere minorile come coautore del crimine Cristobal Franke, “Mono”: 2 anni di carcere minorile come coautore del crimine
Visto il tempo già scontato in carcere dai tre, la pena si trasformerà in libertà vigilata, con restrizioni come firme e controlli da parte di assistenti sociali e altri funzionari della gendarmeria.
Il pomeriggio della Domenica 30 Settembre 2012, quasi 60 compagni si sono riuniti di fronte al centri locale di detenzione per minori nel distretto di Chiliadous. Tenendo uno striscione con su scritto “Solidarietà con la lotta dei prigionieri” e con le loro grida che risuonavano per circa quaranta minuti, hanno espresso la loro solidarietà con coloro che sono dietro le sbarre.
Hanno mostrato ai prigionieri, ma anche alle guardie umane nessuno è solo contro lo Stato, che la nostra lotta deve continuare fino alla demolizione dell’ultima prigione, finchè non siamo liberi tutti.
La solidarietà è la nostra arma! Fuoco alle galere! LIBERTÀ A TUTTI E TUTTE
I eventi arrivano spesso e veloce in questi giorni in Grecia. Mentre gli attacchi contro gli immigrati, le loro case e negozi sono ancora in corso, negli ultimi mesi abbiamo visto sempre più attività antifasciste, come manifestazioni, volantinaggi e risposte dirette. La scorsa settimana, il potere statale ha mostrato ancora una volta da che parte si trova.
Nella città di Volos (29/9), nel corso di un raduno dell’Alba Dorata (Chrisi Avgi), un parlamentare del partito fascista ha tirato fuori la pistola contro antifascisti che protestano davanti al naso della polizia, la quale comunque, non è stata disposta a registrare una formale denuncia dai testimoni oculari a causa della “mancanza di tempo”.
Nello stesso fine settimana, ci fu una manifestazione antifascista (moto-corteo) ad Atene (30/9), per informare il pubblico sulle condizioni insopportabili degli immigrati a causa dell’operazione dello Stato chiamata “Xenios Zeus” e per mostrare la presenza sulle strade di Atene. Dopo che i manifestanti si sono scontrati con un gruppo di neo-nazisti, le forze della polizia hanno iniziato ad agire brutalmente contro gli antifascisti, con la conseguenza del ferimento grave di alcuni di loro. 15 manifestanti sono stati arrestati. Un raduno di solidarietà il giorno dopo al tribunale dove si tenevano i prigionieri è stato anche attaccato. 25 antifascisti sono stati arrestati, 4 di loro sono stati rilasciati Venerdì pomeriggio. Le 19 persone detenute hanno riportato condizioni le disumane e la brutalità della polizia in custodia. Hanno incontrato altri che sono stati “dimenticati” lì per 3 mesi. Il costi di ogni arresto del genere è elevato: solo per la contestazione devono essere pagati 15.000€. Venerdì 5/10 le ultime 15 persone arrestate sono state rilasciate su cauzione (3.000 euro ciascuno).
Oltre l’aggravarsi della situazione attraverso i nazisti e la polizia, il governo dimostra ancora una volta da che parte si trova. Così l’ufficio stampa del ministero dell’ordine pubblico ha fatto sapere (dopo una questione parlamentare del partito della “sinistra” Syriza), che il governo chiederà misure più incisive per far rispettare la legge e l’ordine. Inoltre, esso getta la sinistra nella stessa pentola con i fascisti ed abbia annunciato che contennerà tali tendenze antidemocratiche. In realtà si fa causa comune con i nazisti: mentre loro si vantano di crimini evidenti nei media e la fanno franca, gli antifascisti sono trattati con la repressione.
Allo stesso tempo, l’azione razzista dello Stato “Xenios Zeus” è ancora in corso, con 27.500 custodie di persone non greche e circa 2600 arresti di persone che non hanno i documenti necessari finora. Tutto punta ad un aggravamento della situazione per gli immigrati, gli antifascisti e tutti coloro che non si adattano all’ideologia razzista e fascista. L’interazione tra i neo-Νazisti e la polizia, con l’appoggio del governo e l’applicazione delle leggi razziste di deportazione sono allarmanti e devono essere interpretate come tendenze prefasciste.
È una situazione intollerabile per tutte le forze che si oppongono. Dall’altro lato, gli altri governi europei di certo non si preoccupano di chi governa la Grecia – fino a quando l’ordine pubblico è gestito da decine di migliaia di poliziotti, che garantiscono una procedura senza problemi per gli affari monetari. La resistenza costante e le attività di anti-repressione legano le capacità ancora ed ancora. Tuttavia, le somme di denaro per i processi nella situazione finanziaria reale sono difficili da procurare.
Solidarietà con la lotta antifascista in Grecia! L’unione fa la forza!
Antifascisti, anarchici e anti-autoritari nell’Ottobre 2012
Donazioni per il movimento ed i prigionieri attraverso ABC Berlino:
Kontoinhaber: SSB e.V. Berliner Sparkasse BLZ: 10050000 Konto: 6603098570
Giovedì 4 Ottobre, alle ore 11, un gruppo di 30 compagni ha occupato la sede dell’Unione dei Giornalisti della Macedonia e dei quotidiani di Tracia (ESIEMTH), al fine di inviare e-mail di massa e di fax per divulgare il caso del compagno colombiano Gustavo, che è ancora tenuto in una cella di prigione della democrazia borghese, dopo lo sgombero dell’occupazione Delta. Il gruppo di solidarietà per l’occupazione Delta, e in particolare per il caso di Gustavo, ha pubblicato e diffuso una dichiarazione che si può leggere qui in inglese.
Le autorità greche hanno sequestrato il passaporto valido di Gustavo, ritenendolo come falso. Hanno anche suggerito che potrebbero convalidare le “copie ufficiali” dei suoi documenti solamente se Gustavo potrebbe essere deportato in Spagna, dato che ottiene la cittadinanza spagnola. Tuttavia, le autorità spagnole dovrebbero ovviamente accoglierlo con documenti autentici (e non semplici copie). Così, ora il compagno si trova di fronte alla possibilità di espulsione al suo luogo di nascita in Colombia, un posto che abbia lasciato più di un decennio fa. In altre parole, Gustavo viene minacciato di espulsione immediata dalla Grecia ed è tenuto prigioniero vendicativamente.
Ora è il momento di diffondere la notizia e realizzare azioni di solidarietà.
Di seguito è riportato un testo dei 15 arrestati dal tribunale di Evelpidon:
“Oggi, lo Stato ha dichiarato guerra civile. Coloro che non sono uccisi dai coltelli fascisti vengono mandati in prigione attraverso decisioni giudiziarie della giunta.
Chiamiamo gli combattenti e tutti coloro che sentono che la DIGNITÀ, LA SOLIDARIETÀ, L’UGUAGLIANZA e LA LIBERTÀ non sono parole vuote, ma un atteggiamento di vita, di rendersi conto del momento storico in cui viviamo e di agire di conseguenza.
Le idee non possano essere represse, né imprigionate.
I 15 arrestati, uomini e donne “antifascisti/e”
Il 4 Ottobre, i 15 arrestati del moto-corteo antifascista sono comparsi davanti a un giudice istruttore. Mentre due pubblici ministeri hanno chiesto che tutti i 15 dovrebbero essere rilasciati in custodia cautelare prima del processo – indipendentemente dal fatto che siano accusato di crimini o delitti minori – il giudice istruttore non sia stato d’accordo con questa sentenza.
Gli ostaggi dello Stato ed i loro difensori legali hanno letteralmente passato tutto il giorno nel tribunale (dal mattino fino a tarda notte). A mezzogiorno, solidali e parenti sono stati aggrediti dagli squadroni anti-sommossa semplicemente per aver partecipato ai procedimenti giudiziari; detenzioni non sono state segnalate, ma diverse persone sono rimaste ferite.
A causa della controversia tra i pubblici ministeri e il giudice istruttore e, dopo un lungo colloquio, la causa è stata, infine, portata al Consiglio giudiziario, che deciderà il 5 Ottobre se i 15 compagni rimarranno in detenzione preventiva o meno.
Pertanto, un totale di 19 compagni arrestati rimane nella sede della polizia di Atene (del Viale Alexandras) e dovrà apparire ancora una volta nel tribunale di Evelpidon, Venerdì 5/10.
I 4 compagni del raduno di solidarietà nella Corte di Atene (arrestati il 1/10) saranno trasferiti nel tribunale alle ore 9.00.
I 15 antifascisti (arrestati il 30/9) avranno di un procedimento separato alle 12.00.
Tutti i 19 compagni rilasciati (5/10):
I 4 compagni (arrestati il 1/10) sono stati finalmente rilasciati. Il procedimento è stato rinviato per Venerdì 12 ottobre, alle ore 9 presso il tribunale di Evelpidon.
Dopo una lunga sessione del Consiglio giudiziario, i 15 antifascisti (arrestati il 30/9) sono stati liberati a condizioni restrittive (e cauzione monetaria, in attesa dell’appello).
Striscione anarchico a Kamara, Salonicco: “Solidarietà con gli arrestati del moto-corteo antifascista – Atene – Corte di Evelpidon, 4/10”.
La notte del 15 Settembre ha avuto luogo la prima pattuglia con motociclette attraverso il centro di Atene, con slogan e manifesti di protesta contro gli attacchi neonazisti. Il 22 Settembre un’altra moto-manifestazione antifascista è stata realizzata con successo.
La sera della Domenica 30 Settembre, un terzo intervento di moto-pattuglia antifascista è passato attraverso le zone del centro, ma fu presto “ostacolato” dalle fece fasciste. Di conseguenza, i compagni hanno “cestinato” tre neonazisti vicino a via Phylis nel quartiere di Aghios Panteleimonas, nel centro di Atene. Intorno alle 9 di sera, mentre uno dei fascisti era ancora disteso a terra ferito, le ultime moto del corteo sono state attaccate in ritorsione da parte di diversi teppisti dell’unità della polizia-moto DELTA.
Quasi tutti gli antifascisti in moto sono stati inseguiti ed attaccati, in primo luogo nelle vicinanze della piazza Amerikis (non lontano dal centro della comunità della Tanzania, che era stata saccheggiata dai fascisti solo pochi giorni fa), poi sul Viale Alexandras, ma anche durante il loro ritorno ad Exarchia. Lí, inoltre, una coppia di giovani è stata perseguitata ed arrestata dalla polizia. Diverse moto sono state lasciate indietro e, infine, sequestrate dalla polizia. Poco dopo, molti compagni sono riuniti nell’occupazioni più centrali di Atene in difesa dei posti.
Tra un numero imprecisato di compagni feriti dalla polizia, un antifascista è rimasto gravemente ferito. Quasi 23 persone che hanno preso parte all’azione sono state inizialmente date per disperse. Tra questi, 15 sono state arrestate in luoghi diversi e tenute nel quartier generale della polizia nel Viale Alexandras, senza accesso ad un avvocato.
Un raduno è stato chiamato per Lunedì a mezzogiorno, 1 Ottobre, presso la Corte di Evelpidon in solidarietà con gli arrestati. Il procedimento è stato ritardato ed infine rinviato per Giovedì, mentre al raduno hanno partecipato più di 300 compagni. In serata, diverse unità della polizia hanno attaccato furiosamente i solidali all’interno del cortile e gli hanno perseguiti nelle strade vicine, con la conseguenza di numerose detenzioni -4 sono state successivamente trasformate in arresti.
I 15 antifascisti che sono stati arrestati il 30/9 sono ancora detenuti nel quartier generale della polizia – visto che devono comparire al tribunale di Evelpidon la mattina del Giovedì 4/10. I 4 compagni arrestati il 1/10 rimarranno nella sede della polizia fino il Venerdì 5/10, in cui saranno probabilmente sottoposti al processo nel tribunale di Evelpidon.
I antifascisti che hanno preso parte all’azione non hanno ancora rilasciato la propria versione dei fatti, ma hanno notificato che ci sia la necessità di raccogliere più di 10.000 euro per le spese legali. Inoltre, nella tarda serata del Mercoledì, 3/10, hanno chiamato per un’assemblea aperta presso la Scuola Politecnica per discutere gli ultimi aggiornamenti sui 15 arrestati del intervento-pattuglia antifascista (30/9), per i 4 arrestati del raduno di solidarietà alla Corte di Evelpidon (1/10) e le azioni future. L’assemblea ha avuto la partecipazione di più di 300 sostenitori.
Mercoledì 3 Ottobre 2012 Poche parole dalle celle di detenzione del 7° piano del quartier generale della polizia di Atene
Anche se sono già passati tre giorni dal nostro arresto durante il moto-corteo antifascista della (Domenica 30/9), pensiamo che sia bene chiarire un paio di cose anche adesso.
Dopo un richiamo di manifestazione per Domenica 30/9, un moto-corteo antifascista con l’affissione di manifesti ha avuto luogo nel centro di Atene, il quale è partito da Exarchia. Questa dimostrazione è stata una risposta ai pogrom fascisti ed agli attacchi contro gli immigrati che si svolgono in diverse aree del centro di Atene da parte di bande fasciste, che sono travestite da “comitati di residenti e commercianti” e agiscono con l’aiuto di bande ufficiali statali.
In questo momento, non siamo interessati ad analizzare o spiegare qui la relazione data e banale dell’Alba Dorata (Chrissi Avgi) con la polizia greca.
Subito dopo la che la pattuglia sia stata attaccata dai (cittadini) albadorati, vi è stato un assalto dai poliziotti della unità di polizia moto DELTA, che ha seguito la parte posteriore del corteo, guidando anche dai vicoli paralleli.
Alla fine 15 combattenti antifascisti sono stati catturati, sia uomini che donne. Essi sono stati feriti in varie parti del loro corpo, come la testa, le braccia e le gambe, mentre i poliziotti hanno utilizzato anche pistole taser (armi elettroshock).
Siamo stati portati al 6° piano della questura di Atene, di fronte al Dipartimento di protezione della costituzione dello stato, dove la notte è stata accompagnata da percosse, minacce, tirate di capelli, e bruciature delle squadre DELTA che hanno preso delle foto per i loro album privati mentre ci stavano vigilando.
Minacce come “Ora che sappiamo chi siete, vi seppelliremo proprio come i vostri nonni durante la guerra civile” sono indicativi del terrorismo che i cretini pretori della squadra DELTA hanno cercato di infliggere su di noi. Nello stesso tempo, non ci era permesso di comunicare con avvocati o medici per 19 ore consecutive. Il giorno successivo, dopo aver fatto un trasferimento-show, al fine di prendere i nostri profili sospetti, in ultima analisi, ci hanno portato ai tribunali della ex scuola militare di Evelpidon.
Mentre eravamo ancora alla corte, le forze della polizia anti-sommossa hanno attaccato i solidali raccolti, picchiando ferocemente molti di loro. Un totale di 25 persone sono state arrestate, ed infine, quattro arrestati sono stati incriminati. Dal momento del loro arresto, sono stati trasferiti su al 6° piano della questura, dove i poliziotti hanno attuato una tattica simile di intimidazioni, tra cui perquisizioni umilianti. Dopo una decisione vendicativa senza precedenti, la detenzione temporanea dei 4 arrestati è stata prorogata per altri tre giorni (fino il Venerdì), mentre la detenzione temporanea dei 15 arrestati iniziali è stata prorogata fino il Giovedì.
Ci hanno portato nelle celle di detenzione al 7° piano della questura, in un reparto sovraffollato (destinato a 30 persone, mentre al momento 80 persone “vivono” lì in condizioni incredibilmente squallide), nel tentativo di rompere “i nostri nervi”. Tuttavia, abbiamo incontrato una sensazione davvero eccezionale di solidarietà da parte di persone che sono stati “dimenticati” fino a tre mesi in questo posto.
Nel mezzo della “crisi economica” sempre più persone sono spinti alla povertà e alla miseria, il cannibalismo sociale viene premiato come virtù, il fascismo sta sollevando la testa nelle nostre località e nei quartieri, l’offensiva dello Stato è stata intensificata a tutti i livelli, in mezzo a questo periodo, opzioni che promuovono l’auto-organizzazione, la solidarietà, l’aiuto reciproco e l’azione diretta sono quelli che possono non solo ostacolare la paura, che cercano di imporre sulla nostra vita, ma porsi come la prospettiva di una diversa organizzazione sociale.
Hai bisogno di capire in profondità ciò che il fascismo è veramente. Il fascismo non morirà da solo, distrugirlo.
Arrestati del 30/9 e del 1/10
(Alcuni di noi, progenie orgogliose dei briganti/symmorites anarco-comunisti.)
Dopo l’udienza d’appello del 11 Giugno 2012, la detenzione di Andrzej è stata ridotta a 8,5 anni. Dal momento che aveva già completato due quinti della pena, egli aveva il diritto di essere rilasciato. Tuttavia, ai primi di Luglio 2012 – grazie al compagni della Redakcja Portalu Baader-Meinhof (raf.espiv.net, Polonia) ed il Fondo di Solidarietà e di Sostegno Finanziario ai Combattenti Imprigionati (tameio.espiv.net, Grecia) – è stato confermato che Andrzej Mazurek era ancora nelle carceri di Larissa.
Ecco l’ultimo aggiornamento in greco (28 Settembre):
L’unico prigioniero del Dicembre 2008 si affaccia alla rappresaglia giudiziaria
Andrzej Mazurek, prigioniero di origine polacca, è stato arrestato durante la rivolta del Dicembre ’08. Circa un mese fa, ha chiesto per la seconda volta (dopo il processo d’appello) che la sua richiesta di libertà condizionale dalle carceri Larissa sia concessa. Ha fatto i 2/5 della sua pena di 8 anni in carcere (condannato per possesso ed uso di esplosivi, ecc) ed abbia esposto la buona condotta in carcere (contestato soltanto di un reato disciplinare minore, del cui il termine di prescrizione è scaduto). Anche se la liberazione anticipata è concessa senza ostacoli particolari in altri casi simili, il trattamento discriminatorio ed illecito delle autorità prevale nel caso di Andrzej.
Nessun compagno lasciato solo, né in prigione, né da nessuna parte.
Il 25 Settembre 2012 è cominciato il processo contro Victor Conejero, Gonzalo Zapata e Cristobal Franke, questi ultimi due sono rimasti circa 4 mesi in carcere preventivo nella sezione di massima sicurezza del C.A.S.
Il pestaggio si è svolto l’11 Settembre 2011 nel cimitero generale, quando un poliziotto cade dal suo cavallo, le immagini furono costantemente ripetute dalla stampa e nei giorni seguenti detenuti i 3 compagni, 2 dei quali rimasero in prigione preventiva.
Sia Victor che Gonzalo resero dichiarazioni di fronte al tribunale, mentre il compagno Cristobal preferì rimanere in silenzio.
Ricordiamo che la stampa non solo fornì le fotografie alla polizia, ma anche iniziò una campagna con palesi menzogne assicurando che il poliziotto aveva perso un occhio dopo il pestaggio per dirigere così l’opinione pubblica contro i compagni che stavano cominciando a essere arrestati per diversi scontri.
Il poliziotto aggredito, José Inostroza Crisosto, dichiarò di fronte al tribunale di avere gli occhi intatti.
Il procuratore Patricio Cooper chiede una condanna di 3 anni e un giorno di carcere contro i compagni, per il crimine di danneggiamenti a carabinieri in servizio, presentando 10 testimoni e 8 periti oltre a varie fotografie e video.
Aspettiamo che venerdì o lunedì della prossima settimana termini il processo e poi i giudici daranno il verdetto e la sentenza.
Chiediamo ai compagni solidali che vanno al processo, di fare un riassunto di quanto accade nel tribunale.
SOLIDARIETÀ CON I COMPAGNI PROCESSATI PER LA LOTTA DI STRADA! Di fronte alla violenza e al terrorismo della polizia: Solidarietà con quelli che rispondono!
Noi dell’Iniziativa Anarco-Insurrezionalista di Offensiva e Solidarietà – Julio Chavez Lopez rivendichiamo la collocazione di un congegno esplosivo artigianale in una banca Bancomer situata nella zona industriale di Tejerìa, Veracruz il giorno lunedì 17 Settembre 2012, come gesto di solidarietà con il compagno anarchico Mario López “El Tripa” nello svolgimento delle udienze contro di lui per collocazione di un congegno esplosivo, per il quale rimase ferito e per cui si trova attualmente nelle grinfie del nemico. Allo stesso modo vogliamo esprimere la nostra solidarietà con la compagna Felicity Ryder nella sua dignitosa fuga. Forza, in qualunque luogo ti trovi.
Dobbiamo menzionare il fatto che il congegno pare sia stato neutralizzato dalla marina, in questi momenti deve trovarsi nei quartieri della repressione per essere analizzato. Bisogna dire che questo non sarebbe potuto succedere senza la complicità “cittadina” di chi continua a difendere l’attuale ordine di dominio e la “pace” e “normalità”, risultato della sua passività e sottomissione. È la cittadinanza, la gente passiva che ha accettato e interiorizzato il ruolo della polizia che la Stato ha così ben cercato di estendere attraverso la civiltà, il patriottismo, la cultura della denuncia, l’attaccamento e il fervore per la legge e la sua paradossale e stupida lotta contro la delinquenza e la corruzione.
Da qui vogliamo fare una chiamata a non ingrossare le file della repressione e della difesa del capitale, a non unirsi alla marina, all’esercito, alla polizia nè al narcotraffico e capire che questi sono solo parte e conseguenza della logica capitalista del sistema che cerca l’accumulazione e la difesa della proprietà privata. Così come ribellarsi alle istituzioni di controllo, ribellarsi contro sè stessx perchè è principalmente la convinzione individuale quello che rende possibile e percorribile la lotta per la liberazione.
Liquidiamo la polizia che portiamo dentro di noi e che dalla nostra nascita il sistema ha fatto crescere nelle nostre menti.
Rimaniamo con la soddisfazione di sapere che il nemico sa di avere sempre un sasso nella scarpa che cercherà il combattimento al suo ordine e alla sua normalità dominante.
Un saluto a tuttx x sovversivx, individualità e gruppi insorti che giorno per giorno con valorosità e convinzione danno la faccia contro tutta l’autorità con gesti ribelli e antiautoritari in tutti gli aspetti della vita.
Solidarietà con Mario López “El tripa”, Felicity Ryder e Braulio Duran!! Solidarietà con i fratelli di Culmine e tuttx i repressx in Italia, Grecia, Stati Uniti e Cile per la repressione anti-anarchica!! Forza Eat e Billy in Indonesia!! Siamo con voi Marco Camenisch e Gabriel Pombo da Silva!! Sempre faccia a faccia con il nemico!!
In Guerra contro lo Stato, il Capitale e Tutta l’Autorità. Per l’estensione dell’Anarchia,
Iniziativa Anarco-Insurrezionalista di Offensiva e Solidarietà – Julio Chavez Lopez
Federazione Anarchica Informale
(IAOS-JCL/FAI).
Nove degli arrestati nello sgombero dell’occupazione Delta sono poi stati rilasciati su cauzione dopo il processo, durante il quale hanno fatto uscire una dichiarazione politica collettiva. Tutti gli imputati sono stati riconosciuti colpevoli di diverse accuse minori, hanno ricevuto condanne sospese (da 3 mesi a 16 mesi) e hanno 3 anni di libertà vigilata. L’ammontare delle loro cauzioni è stato di 7.950 euro. Fino ad oggi, il decimo imputato è ancora prigioniero, e rischia di essere deportato a causa di una falsa testimonianza della polizia: un poliziotto ha testimoniato in tribunale che il compagno aveva un passaporto falso (che non è vero).
Uno dei dieci arrestati ha scritto e ci ha mandato un testo il 22 Settembre, esprimendo opinioni su quello che è accaduto nell’intera farsa:
ora siamo tutti persona non grata
Mai vidi un uomo guardare
con un occhio così intenso
quell’esigua striscia d’azzurro
che i prigionieri chiamano il cielo
– Oscar Wilde, La ballata del carcere di Reading
Compagni, cosa posso dire riguardo agli ultimi giorni, oltre al teatro dell’assurdo, ho bisogno di dire altro? Dal primo giorno in un processo kafkiano, con la società dello spettacolo fuori dalla porta di ingresso. Nessuno può iniziare a capire che la giunta non se n’è mai andata finchè non si trova con una pistola puntata in faccia nelle prime ore della mattina, con la faccia sbattuta contro il muro, gettati sul pavimento sotto una scarica di scarponi che ti calpestano, in un evento-pantomima di Hollywood, che porta a far cadere la facciata della democrazia greca e svelare la sua vera faccia fascista. Chi pensavano di avere trovato, quando sono entrati nell’edificio pieni di coca? Terroristi? No, i veri terroristi sono quelli in parlamento che hanno dato l’ordine!
Quello che è accaduto al Delta non è stato un atto di terrorismo; è stato un tentativo di creare un mondo diverso da quello gestito dallo Stato e dal Capitale, di prendere controllo delle nostre stesse vite, contro la lenta uccisione di ognuno nel loro sistema, uno spazio liberato in cui esistere liberamente, veramente. Non abbiamo fatto questo solo per noi stessi, ma eravamo aperti alla comunità intorno a noi, più di quanto lo sarà mai qualunque politico.
Dentro i saloni della legge e della moralità, eravamo soggetti alla tortura della società-prigione dello Stato nella sua forma concentrata, designata a spezzarci finchè non avremmo urlato pietà, ma abbiamo rifiutato! Perfino quando ci hanno costretto a dare le nostre impronte, non abbiamo ceduto, con 20 poliziotti dei MAT nella stanza, una pistola puntata alla testa, hanno piegato i nostri corpi in modo da non lasciare danni permanenti che avrebbero reso nulle e vuote le loro testimonianze di fronte alla corte.
Dentro alle celle, segregati, alle donne era permesso di uscire dalle loro celle, come se il sessismo non fosse una sorpresa anche nel sistema carcerario, loro non erano considerate una minaccia rispetto a quelli dell’altro sesso. Nascosti per ore dai prigionieri sociali, come se fossimo un contagio pronto a diffondersi.*
Ci siamo fatti nuovi compagni nelle celle della stazione di polizia, naturalmente, poichè tutti noi siamo il virus di un sistema malato. Ci sono giunte alle orecchie storie della brutalità dalla polizia verso tutti i prigionieri, di confessioni forzate a suon di pestaggi. Tuttavia, attraverso tutto questo, non puoi dire di aver sentito la gioia della solidarietà finchè non hai sentito i compagni fuori che urlano, mentre tu urli i tuoi polmoni si prosciugano, l’energia delle cellule prende vita con ogni slogan.
Come nota ulteriore, gli sbirri hanno deciso di gettare nelle nostre celle, come misura extra, due delatori tossici. Queste facce le abbiamo viste dopo essere usciti a Piazza Rotonda, il campo di battaglia vittorioso che gli sbirri hanno riempito di tossici e poliziotti in borghese ad ogni angolo. Superfluo dire che ci siamo tolti dalla loro presenza immediatamente, senza permesso dei nostri carcerieri, per evitare di trovarci con del sangue sulle mani, o peggio, che le nostre parole incontrassero le loro orecchie. Diciamo una cosa chiaramente: lo Stato può rivendicare ogni piazza o area che vuole, ma questi sono solo simboli, posti fisici; il nostro rifiuto è molto più di questo. Per cui lasciamo che il capo della polizia si pavoneggi come un galletto per Piazza Rotonda circondato da decine di sbirri dei MAT; lasciamo che la riempia dei suoi informatori; siamo molto più di questo.
Il processo giuridico non è stato altro che una corte militare, ma perfino una corte militare sarebbe stata più corretta nel suo prendere in considerazione le prove. I giudici borghesi avevano già preso la loro decisione, gli ordini gli arrivavano dall’alto, nessuna pietà come chiesto dal ministro dell’ordine pubblico e della giustizia, ma non ci aspettavamo niente di meno, e non abbiamo mai chiesto loro pietà. Questa è la democrazia, che non ha preso nota del fatto che il passaporto di un compagno colombiano è stato considerato falso dai poliziotti, che non ne avevano nessun diritto. Le prove hanno mostrato che questo in passato era stato considerato vero. Volevano solo un ostaggio, ce l’hanno portato via alla fine senza che nemmeno lo sapessimo. Così è come lavora la sanguinaria democrazia, non che ci aspettassimo altro.
La peggior possibile conseguenza di questo spettacolo è per esso di dividerci.
L’incarcerazione ha unito insieme i compagni, incluso me stesso, perfino a dispetto delle differenze di opinioni. Quando lo stivale pieno della repressione ci arriva dritto in faccia, tutte le tendenze, le rivalità, i conflitti interni – e con questo mi rivolgo a tutti – sono senza senso, sono più distruttivi che costruttivi. Il peggio deve ancora venire, non ci sono dubbi su questo, poichè lo Stato cerca di infliggerci altra miseria, di schiavizzarci ancora di più a sua immagine.
Loro sono quelli che traggono beneficio della nostra non-unità, e lo sanno. Nel passato mi sarei pres* a cuore di più una tendenza, ma ora guardando dall’esterno posso criticare me stess*. Quello che adesso importa è unirsi, resistere e organizzarci nel modo che scegliamo, non solo assemblea dopo assemblea o testo dopo testo, ma con onesta prassi, prassi, prassi contro quello che verrà.
Per il mio amico colombiano ancora in ostaggio dello Stato, giù le mani dal nostro compagno.
Per gli altri prigionieri dello Stato che abbiamo incontrato nelle celle, fuoco a tutte le prigioni, a tutte le celle!
Delta è ovunque, è ancora viva dentro di noi!
Da una persona non grata
—
* C’è una lettera recente, molto forte, da parte di alcuni prigionieri sociali che sono rinchiusi nelle celle della stazione di polizia di Thessaloniki (GADTH), un testo scritto durante i giorni in cui i compagni arrestati al Delta squat erano anch’essi incarcerati dentro quelle orribili stanze di detenzione (dove non c’è cortile, nessun accesso non autorizzato ai bagni, ecc.). Altri detenuti ovviamente hanno passato la loro lettera ai compagni, e così gli anarchici sono stati in grado di diffonderla (in greco: firmata da “prigionieri del buco dell’inferno del GADTH). Un estratto: “Prima di tutto dobbiamo sottolineare che, anche se le celle della stazione di polizia sono destinate alla custodia temporanea, molti di noi sono qui da più di 8 mesi, con la scusa che nelle altre carceri non c’è posto. Attualmente, ci sono un totale di 85 detenuti qui”.
Nella notte di Sabato 29/9/12, abbiamo attaccato la stazione della polizia “Acropoleos” con barili di benzina e bombe molotov e dato alle fiamme l’ingresso così come auto e moto, auto di servizio, auto private di poliziotti ed auto confiscate, che sono parcheggiate sulla strada di fronte alla stazione della polizia.
È stata una mossa riflessiva dinamica come una risposta all’orgia dell’oppressione della polizia di uno stile di giunta della quale abbiamo tutti sperimentato il giorno dello sciopero generale il 26/9, con le centinaia di detenuti, gli arresti, l’umiliazione pubblica degli arrestati, i prodotti chimici e le percosse agli pre-incontri nei quartieri di Atene e durante la dimostrazione principale. I pezzi di merda della polizia greca, dalla dirigenza fino all’ultimo poliziotto a guardia di una piccola stazione di polizia, dovrebbero sapere che nulla rimane senza risposta.
I loro metodi oppressivi e vendicativi nei confronti di coloro che stano a testa alta contro la barbarie dei nostri giorni, non solo non ci spaventano, ma armano le nostre menti e le nostre mani. La guerra infuria e la migliore difesa è sempre l’attacco e l’attacco a sorpresa. Così i tutori dell’ordine ed i loro superiori dovrebbero essere pronti a pagare il prezzo, in attrezzature e prestigio.
P.S.: Lo stesso vale per i marmocchi delle squadre Delta e Dias che, oltre a tutto il resto, ieri sera hanno anche attaccato le moto della manifestazione antifascista picchiando ed arrestando dei compagni. Abbiamo un sacco di progetti da fare e stiamo salvando il meglio per loro…Solidarietà per gli arrestati.
P.S.2. Saluti incendiari e pugni sollevati a tutti i compagni che sono stati processati per i casi dell’O.R. CCF l’8 Ottobre. Onore per sempre al compagno Lambros Foundas che era, è e sarà per sempre al nostro fianco in ogni momento dell’attacco.
Sabato, 29 Settembre, a mezzanotte, abbiamo attaccato la squadra anti-sommossa della polizia (MAT) in via Harilaou Trikoupi con molotov. Questa azione si pone come una risposta riflessiva contro la gogna imposta ai compagni ed i combattenti attraverso il rilascio ufficiale delle loro fotografie, subito dopo il loro arresto il giorno della mobilitazione dello sciopero. Se pensano che con i metodi violenti di repressione e l’ondata della lussuria terroristica ci intimidiranno, sono terribilmente ingannati.
Resistenza con ogni mezzo ed/in ogni momento con rabbia e coscienza
SOLIDARIETÀ A TUTTI GLI OSTAGGI DIGNITOSI DELLA DOMINAZIONE NULLA È FINITO. TUTTO CONTINUA…
I poliziotti hanno rilasciato foto e dettagli di nove su un totale di 23 manifestanti arrestati il 26 Settembre ad Atene, sollecitando ancora una volta altri cittadini a diventare spie. Dopo l’arresto sono stati sottoposti al procedimento (sia adulti che minori, molti gravemente feriti), e sono stati segnalati come rilasciati, alcuni dei quali con condizioni restrittive, alcuni in attesa di un futuro processo. (Ci saranno aggiornamenti non appena avremo ricevuto informazioni confermate.)
Angol, comunicato dei prigionieri politici mapuche a più di un mese di sciopero della fame
I prigionieri politici della comunità Wente Winkul Mapu del Lof Chekenco, Paulino Levipan Coyan, Daniel Levinao Montoya, Rodrigo Montoya Melinao e il suo portavoce Eric Montoya Montoya, desideriamo comunicare all’opinione pubblica nazionale e internazionale quanto segue:
Oggi 23 Settembre vogliamo rendere noto che ci siamo sollevati con una voce piena di forza. Che abbiamo lottato per recuperare la terra che ci hanno tolto, per essere figli degni di questo popolo che con orgoglio e sangue la ha difesa attraverso la storia.
Nonostante la discriminazione e il trattarci come “indios ignoranti”, dobbiamo dire che prima che loro arrivassero, noi eravamo. Era la nostra cultura, era la nostra lingua, era la nostra religione, la nostra forma di sopravvivenza, non non aveva niente a che vedere con la sottomissione e lo sfruttamento degli altri.
Ci chiamano ignoranti perchè la loro avarizia ed egoismo gli ha impedito di conoscere, sapere e rispettare un popolo diverso dal loro.
Vogliamo dire che sebbene ci abbiamo privati della libertà, continua a scorrere nelle nostre vene il sangue guerriero che non sconfiggeranno mai. Che le catene che portiamo non ci intimidiscono.
Vogliamo ripetere che nonostante i disagi di questo sciopero, e il fatto che due di noi abbiano la tachicardia, continueremo a difendere il nostro diritto con la vita e riteniamo responsabile lo Stato cileno, con a capo il presidente Piñera, di negarci il diritto a un giusto processo, alla presunzione di innocenza e al rispetto degli accordi internazionali che hanno firmato per la protezione del nostro popolo.
Continueremo con la resistenza per difendere il nostro diritto, perchè non è solo il diritto nostro, ma quello dei figli e delle generazioni di mapuche a venire, per continuare a lottare per la terra di cui ci hanno spogliato.
Perchè nè il carcere, nè la morte fermeranno la nostra lotta per la libertà e il territorio del nostro popolo-nazione mapuche.
Prigionieri politici mapuche Wente Winkul Mapu
Angol. Prigioniero mapuche in sciopero della fame trasferito in ospedale
Il 26 Settembre 2012 Daniel Levinao Montoya, da più di 30 giorni in sciopero della fame, è stato trasferito dal carcere di Angol all’ospedale della stessa città. Dopo aver presentato pulsazioni deboli, gli è stato fatto un elettrocardiogramma che ha riportato come risultato una drastica diminuzione del suo ritmo cardiaco.
Il resto dei prigionieri politici mapuche in sciopero ancora non hanno presentato problemi di salute pur essendo la loro condizione delicata.
Solidarietà con i mapuche in sciopero della fame!
STATO DI SALUTE DI TUTTI I PRIGIONIERI IN SCIOPERO DELLA FAME (23 settembre)
Peso iniziale ——> Peso attuale
Paulino Levipan: 67.800 -59.000
Rodrigo Montoya: 64.100 -56.300
Erick Montoya: 65 .400 -58.400
Daniel Levinao: 63. 700-53. 800
Collipulli. Arrestato mapuche accusato di tentato omicidio a un poliziotto e incendio.
Il 27 Settembre è stato arrestato il mapuche Cristián Pablo Levinao Melinao (30 anni) accusato di diversi crimini legati al recupero delle terre e al controllo territoriale. Tra questi, l’incendio a dei fondi e lo scontro con le forze speciali dei sottocommissari di Chiguayhue appostati come guardie private dei latifondisti.
Di nuovo il procuratore Luis Chamorro porta la causa, sollecitando e ottenendo la carcerazione preventiva contro Cristián sequestrandolo nel carcere di Temuco.
Non siamo tutt* present*, mancano i/le prigioner* trans
URGENTE: Supportiamo Amazon, del collettivo Gender Anarky e la prigioniera Catarina all’8° giorno di sciopero della fame per chiedere la fine della situazione di cella singola per le donne trans, nel carcere RJ Donovan.
Amazon, una ribelle trans anti-civilizzazione, legata al collettivo Gender Anarky nel sistema carcerario CA, e la sua compagna Catarina LaPre sono all’ottavo giorno di sciopero della fame contro l’ingiusto trattamento verso le donne trans all’interno del carcere di R.J. Donovan della contea di San Diego. I funzionari della prigione rifiutano di togliere Amazon e Cat dall’isolamento della cella singola a causa della loro identità di genere. In una lettera di Amazon leggiamo:
“questa è una lettera di emergenza riguardo alla situazione delle ragazze trans qui… sto cercando di rompere il regime di isolamento e farmi mettere in cella con Cat. L’avvocato d’ufficio doveva cominciare il procedimento due mesi fa ma è una femminista e ci odia, e non vuole farlo. Per questo siamo entrate in sciopero della fame per forzare la questione. Siamo in sciopero della fame dal 21 settembre, quel giorno non abbiamo mangiato la cena e da allora non abbiamo più mangiato. Questo è l’ottavo giorno… hanno cercato di farci mangiare ma non cederemo. Oggi Cat ha cominciato a sentirsi male e a vomitare acqua….
Per cui abbiamo bisogno di qualche azione diretta di supporto, perchè la prigione ci metta in celle da due, e di chiamare il direttore qui… riguardo alla discriminazione che fanno verso le donne trans… Gender Anarky e militia affrontano direttamente l’oppressore e lasciano un segno forte. Per cui mostriamo a questi stronzi cosa sanno fare le puttane!”.
Supportiamo Amazon and Cat!
Chiamiamo Warden Paramo the Richard J. Donovan Correctional Facility: (619) 661-6500
Eva Contreraz (C-45857)e Catarine LaPre (K-67313) perchè mettano fine alla politica discriminatoria verso le persone trans nel carcere Donovan.
Atacco!:
Gender Anarky ha sempre attaccato, senza compromessi, la violenza transfobica all’interno del sistema carcerario, e ha costantemente fatto appello all’attacco diretto contro i sistemi di dominio che rendono le condizioni di vita delle donne trans, sia dentro che fuori le prigioni, un inferno vivente. Attaccare le istituzioni che mantengono il triste sistema di genere, in solidarietà con Gender Anarky e lo sciopero della fame.
E’ possibile scrivere ad Amazon e Cat.
Fate loro sapere che supportate la loro lotta contro l’amministrazione carceraria. I loro indirizzi sono:
Eva Contreraz C-45857
PO Box 799003 (C15-223)
San Diego, CA 92179-9003
USA
Catarina LePre K-76313
PO Box 799003
San Diego, CA 92179-9003
USA
Venerdì, 28 Settembre, abbiamo appeso un striscione di propaganda e di solidarietà con i nostri fratelli prigionieri di guerra, all’ingresso del tunnel da Conceição nel centro della città di Porto Alegre. Lo striscione dice: “Con tutti i mezzi contro il potere: Libertà per Henry e Krudo, imprigionati in Bolivia”
Con questo semplice gesto di propaganda rispondiamo alla chiamata per i giorni in agitazione con i detenuti combattenti [21-30 Settembre].
Contro tutte le mura! Contro ogni carcere! Viva l’anarchia!
Per la sera del Giovedì 27 Settembre è stata chiamata una manifestazione nel contesto della chiamata per giorni in agitazione e solidarietà con i fratelli ed i compagni in cattività di tutto il mondo [21-30 Settembre].
L’incontro era nella Plaza Brasil, alle ore 19.00, ma a causa della forte presenza della polizia nella piazza e nelle vie circostanti, i compagni si sono riuniti presso l’incrocio del Viale Alameda e Cumming, sulla fermata del Metro Republica.
Alle 10 di sera, una cinquantina di solidali sono arrivati verso il Viale Alameda, dove con gran voce hanno attirato l’attenzione sulla situazione dei compagni imprigionati e la necessità di essere immediatamente liberati.
Insieme con gli slogan di solidarietà con i prigionieri, si sono dispiegati striscioni, distribuiti e lanciati volantini, rendendo chiaro il motivo per cui la strada sia stata bloccata. Il compagno hanno bloccato il traffico sulla parte lastricata al nord del Viale Alameda con i striscioni aperti, ed hanno camminano contro il flusso stradale causando del traffico.
Mentre stavano camminando contro il traffico, mettevano fuoco e barricate con qualsiasi materiale era a portata di mano, una pratica che sia stata ripetuta più volte tra la Metro Republica e quella di Moneda.
Dopo la fine del corteo, due compagni sono stati detenuti e portati alla stazione della polizia, ma sono stati rilasciati dopo qualche ora.
Per continuare l’agitazione per il rilascio di qualsiasi compagno incarcerato!
“Contro lo Stato (A) I Grandi Giuristi sono Cacciatori di Streghe”
Katherine “KteeO” Olejnik è stata presa in custodia federale oggi per aver rifiutato di cooperare con la giuria. Lei è la seconda persona ad essere imprigionata per aver rifiutato di testimoniare.
Si prega di scrivere a KteeO! È specificamente interessata a notizie ed informazioni sulla regione Basca, e sulla lettura di materiale relativo alla linguistica ed all’antropologia sociale.
Questa è la dichiarazione che ha scritto spiegando perché si è rifiuta di collaborare:
Per me la scelta di resistere alla Grande Giuria è umanità – non posso e non voglio dire qualcosa che potrebbe pregiudicare seriamente la vita di una persona, e fornire informazioni che potrebbero portare a carcerazioni di lungo termine.
Per me la scelta di resistere alla Grande Giuria è la libertà della parola e dell’associazione – non posso e non faro parte di una politica maccartista che chiede di condannare gli individui tra di loro sulla base delle convinzioni politiche.
Per i motivi menzionati sopra ho scelto di non conformarsi. Chiedo scusa a coloro che fanno parte nella mia vita e su cui la mia incarcerazione sta per essere un peso, e vi ringrazio per la comprensione della mia decisione.
Per chi non lo sapesse la gente di essere citata in giudizio è stata incarcerata per aver rifiutato di rispondere a domande sulle idee politiche di altre persone.
In Solidarietà Con Tutti Coloro Che Resistono Alla Grande Giuria,
Kteeo Olejnik
Il 24 Settembre 2012, la compagna Carla Verdugo è stata trasferita dalla sezione speciale di alta sicurezza del Centro Penitenziario Femminile (CPF) alla prigione di San Miguel.
Carla è in carcere, accusata di trasportare un ordigno esplosivo con Ivan Silva (rapito alla pigione Santiago Uno). Entrambi sono stati arrestati nelle prime ore del 16 Aprile 2012, da una pattuglia della polizia. Sono accusati di trasportare esplosivi con l’accusa di “attacco terroristico sventato” secondo la legge anti-terrorismo.
La motivazione della gendarmeria cilena (l’amministrazione penitenziaria) sembra essere una riorganizzazione delle donne detenute, con l’obiettivo di lasciare le imputate che attendono il processo nella prigione di San Miguel e le detenute condannate al CPF. Non sappiamo ancora le condizioni della salute di Carla e il suo morale, nel suo status carcerario attuale e la situazione particolare; speriamo di avere presto aggiornamenti (ogni informazione confermata in spagnolo può essere inviata al publicacionrefractario [at] gmail.com).
Ricordiamo che la prigione di San Miguel è stata principalmente un luogo di sottrazione utilizzato per gli uomini, ma dopo l’incendio e lo sterminio di 81 prigionieri da parte delle forze della gendarmeria l’8 Dicembre 2010, si è deciso di “riutilizzare” lo stesso edificio di cinque piani come una prigione femminile.
Si ricorda inoltre che nei primi anni ’90 il personale del carcere ha deciso di adattare una forma mista, nel carcere di San Miguel, al fine di limitare e separare le compagne detenute che appartenevano a diversi gruppi politico-militari.
18/8/2012
Esco dalla stazione di Keramikos (Atene). Cerco un internet-cafè, che si trova lì vicino. La mia disintossicazione dal mio avatar durerà ancora un po’. Mi avvio verso Thissio.
Due motociclette si fermano di fronte a me. Un branco di persone mi piombano addosso e mi immobilizzano. Non so cosa sta succedendo. Urlo. Mi ammanettano e mi mettono un cappuccio nero sulla testa. Non si identificano a me. Mi mettono in un’auto, una Toyota Yaris o qualcosa del genere.
Non importa. Mi dicono “Hai rovinato la nostra estate, segaiolo! Dobbiamo pensarci noi adesso, eh?”. Ecco, penso. Questa è la battuta delle forze anti-terrorismo. “Hey, l’abbiamo preso”, fa sapere l’autista al cellulare. “Sei sicuro che sia lui?”, chiede quello che mi tiene dietro.
“Come ti chiami?”, mi domandano. Glielo dico, sono sollevati. Ho sentito storie con un inizio come questo circa una dozzina di volte, non potevo immaginare un seguito di questo tipo. Nemmeno nei miei racconti. Sono in un garage sotterraneo. All’ingresso.
Ho ancora addosso il cappuccio e le mie mani sono ammanettate dietro la schiena. Aspettiamo l’ascensore. “Al 13°”, ordina qualcuno appena entriamo. Penso alla mia dannata fortuna e alla loro semiologia. Quello che riesco a vedere attraverso il cappuccio sono le scarpe di una linea infinita di poliziotti in abiti civili, e il pavimento.
Mi portano in una stanza. La riconosco. E’ la famosa stanza in cui ogni tanto vari anarchici hanno posato per i bisogni dei filmati dell’ormai famosa squadra antiterrorista. Siedo su una sedia con le mani sempre legate dietro la schiena.
“Hai fatto qualcosa di illegale?”, mi chiede uno. “Mi avete arrestato voi, vi aspettate che ve lo dica io?”, penso. Non rispondo. “Hai fatto qualcosa che ti fa sentire colpevole?”, continua. Ancora una volta non rispondo. Non capisco cosa sta cuocendo in pentola. Qualcuno mi afferra la testa da dietro. Mi apre la bocca e vi mette dentro un cotton-fioc.
Protesto. Non che porti a qualcosa. So molto bene che l’antiterrorismo è al di sopra delle leggi. So che vanta prestigio e incontrollabile autorità, non grazie alle autorità della giustizia penale ma alle regole della barbarie giornalistica.
Dopo un po’ di tempo e dopo avermi preso le impronte, senza rispondere alla mia fondamentale domanda se sono o meno in arresto, una nuova coppia di sbirri entrano nell’ufficio. “Lo hai ucciso?”, mi chiedono. Penso: questo trucco devono averlo imparato da CSI. Ti minacciano di volerti accusare di omicidio così che tu, nel panico, ammetta qualcos’altro.
Non rispondo. Sì o No. Non solo non so cos’hanno in pasto per me ma, principalmente, non so nemmeno come ce l’hanno. Mi tolgono il cappuccio e mi fotografano. Lo rimettono e mi mettono in piedi con le mani ammanettate dietro la schiena, di fronte a un muro. Dietro di me alcuni fanno rumori stupidi. Fingono che sia l’aria o un aeroplano.
Mi sussurrano: “Ti fotteremo, pelato!”. Le ore passano. Conto i secondi nella mia testa per non perdere il senso del tempo. Uno, due, tre fino a sessanta e poi ancora dall’inizio. Appena arrivo a dieci minuti mi confondo ma almeno in questo modo posso grosso modo calcolare quanto dura un’ora. Quando penso sia passata un’ora, mi fermo e ricomincio. Una, due, tre… Ho l’ansia. Non riguardo a cosa mi faranno, ma a cosa stanno architettando questa volta.
So di essere il piatto principale questa volta ma non so in quale ricetta. Qualcuno arriva dietro di me. Mi dice: “Qualunque cosa tu dirai, dilla ora, perchè fra due ore cambieremo la melodia. Tra due ore prenderemo il tuo DNA e ti fotteremo”. Mi domando di che DNA stiano parlando e perchè mostrino tutta questa sicurezza. Non rispondo. “Cosa è successo sull’isola? Il lavoro è andato male? Anche noi presto ci metteremo a rapinare le banche visto come vanno le cose, ma uccidere qualcuno è diverso!”.
Prima di tutto, penso, non ho ucciso nessuno e non ho rapinato nessuna banca, nonostante il fatto che ci faccia delle fantasie ogni volta che ne vedo una. Inoltre, rapina qualche povero venditore di biglietti della lotteria come fai di solito e lascia perdere le banche. Non mordere la mano che ti nutre… Le ore passano… Sono sempre in piedi faccia al muro, che posso a malapena vedere attraverso il cappuccio. “Il DNA è venuto fuori”, sento acclamare qualcuno.
Questa esplosione di gioia è accompagnata da pugni, schiaffi, calci. Cado a terra. Loro mi saltano più volte sulla schiena. Penso alle parole di Chronis Missios: “Qualunque cosa mi possano fare, dovranno rimettermi insieme”. Penso che i tempi sono cambiati. Qualunque cosa mi facciano, devono consegnarmi alle telecamere come l’esecutore, non come la vittima.
Si fermano dopo un paio di minuti. Mi rimettono in piedi e mi dicono: “Starai qui per tre giorni! Ti faremo sputare l’anima”. Mi dicono: “Ti seguivamo dal 2009, cosa facevi con Karagiannidis ad Agrinio? Pensavi che non ti potessimo vedere?”. Penso. Non sono mai stato ad Agrinio e conosco Karagiannidis solo dalle vostre foto.
Il loro delirio continua. Tra promesse e minacce sento la parola “Setta” e il nome “Nektarios Savvas”. Anche la frase “Siamo su due lati opposti”. Ok, penso, ma dove arrivo io in questa storia? Mi dicono “Gli altri due danno tutta la colpa a te, dì qualcosa per alleggerire la tua posizione!”. Mi chiedo chi possano essere questi altri due? All’apicentro dell’interrogatorio ci sono ora le mie narrazioni. Cercano di arrivare a una qualche conclusione.
L’interrogatorio continua per alcune ore e la coppia che interroga cambia tutto il tempo. Mi chiedono tutto quello che gli viene in mente. Se ho mai provato paura nella mia vita e cose del genere. A un certo punto mi lasciano. Se ne vanno dall’ufficio mentre sono ammanettato a una sedia dietro la mia schiena. Non so per quanto durerà. Sicuramente molto. Sicuramente sarà senza fine. Guardo il muro.
Abbiamo dato fuoco alla nuova Volkswagen rossa di proprietà del 7° Distretto della squadra di investigazione criminale all’angolo di calle Irigoyen e calle Jujuy.
Sappiamo che attaccheremo voi e i vostri complici dello Stato e la compagnia ferroviaria TBA per quelli uccisi sulla linea di Sarmiento, sappiate che vi attaccheremo per l’aumento dei prezzi dei biglietti che costringe le persone ad essere aggiunte a un lista di controllo sociale attraverso la loro carta SUBE, sappiate che attaccheremo i vostri porci uomini d’affari che vendono cibo avvelenato di merda. E soprattutto, sappiate bene che voi porci poliziotti – che siete gli schiavi dei ricchi e non fate altro che uccidere, torturare e imprigionare – sarete i primi a cadere.
Forza e solidarietà a tutti i compagni prigionieri in Italia, Bolivia, Cile, Messico, Grecia, Svizzera, Indonesia, Germania, Russia.
GUERRA ALLA POLIZIA, SEMPRE!
NUCLEO DELLA COLLERA (FEDERAZIONE ANARCHICA INFORMALE)
“Pensiamo alla solidarietà come a un modo di essere complici, di prendere piacere reciproco, non la consideriamo un sacrificio per la “buona e sacra” causa perchè la nostra propria causa è dire noi stesse e noi stessi” Pierleone Porcu
Rivendichiamo la collocazione di un congegno esplosivo nella banca BBVA situata nel quartiere Obrera, in via Isabel la Catolica nel centro del Distretto Federale, lo scorso 18 Settembre.
Con questa azione usciamo di nuovo a fare nostre le strade, a mostrare la rabbia che sentiamo contro questo sistema di annichilimento, che ora con quanto successo al compagno Mario Lopez e alla compagna Felicity Rider, che non si trovano con noi, alimenta la nostra voglia di rompere con tutto.
Siamo qui!
Assassini! Giudici e difensori disgustosi della “pace sociale”. Siamo qui, a tutti i nostri nemici e alziamo il pugno a loro e a tutti quelli che si chiedevano dove eravamo. Non siamo mai fuggiti, siamo qui per darci appuntamento, per rompere con il loro ordine.
Non sono parole al vento, nè minacce che non porteremo termine, come si dice qui “tutto a tempo debito”, e il loro è già finito. Già si è atteso molto e ora non potranno fermarci!
Il fatto che un compagno sia prigioniero e una compagna in fuga non ci indebolisce, nè succederà che se toccano uno piangeremo tutti. Al contrario, facciamo sì che tutto si risponda con il fuoco.
Compagni dobbiamo solidarizzare. Dobbiamo dare il benvenuto ai nuovi tiranni e il loro addio a quelli che se ne vanno.
Compagno Mario, siamo con te!
Compagna Felicity, ti accompagnamo nella tua fuga!
Mai vinti, mai pentiti!
Senza sigle nè dirigenti, guerra sociale su tutti i fronti!
Ne approfittiamo per mandare un saluto ai compagni che hanno partecipato alla coordinazione Cospirazione delle Cellule di Fuoco/Federazione Anarchica Informale (CCF-FAI)-Messico, Iniziativa Anarco-Insurrezionalista di Offensiva e Solidarietà Julio Chavez Lopez/Federazione Anarchica Informale (IAOS-JLC/FAI).
Células Autónomas de Revolución Inmediata – Praxedis G. Guerrero/Frazione della FAI Informal-Messico
“E se considero me stesso un anarchico individualista, icoloclasta e nichilista, è proprio perchè credo che esista una più nobile e più integra espressione della mia piena volontà e abbondante individualità che, come un fiume che sta trasbordando, desidera espandersi, trascinando con impetuosità arbusti e dighe, fino a infrangersi contro le rocce di granito, rompersi a pezzi e disperdersi a sua volta. Non ripugno la vita. La elogio e la canto. (…)
Chi rinuncia alla vita perchè sente che questa non è più che dolore e sofferenza e nemmeno trova l’eroico coraggio di suicidarsi… (…)
La vita, per me, non è nè buona nè cattiva, non è teoria nè un’idea. La vita è una realtà e la realtà della vita è la guerra.”
Renzo Novatore “Anche io sono un nichilista”
C’è una frase di una poesia fatta canzone che dice che “la vita è come un foglio di carta, che si può rompere in qualunque momento”… Perfino con la nostalgia che questo evoca, una persona finisce per rendersi conto che è così, semplicemente e freddamente. Esiste una linea fragile e leggera tra il vivere e il morire e, anche se in alcuni momenti può dipendere da una decisione che prendiamo – cosciente o incosciente -, nel concreto è qualcosa di inaspettato che finisce per coglierci di sorpresa, così come si dice: “Quando qualcosa ti tocca, anche tu ti ritiri, e quando non ti tocca, anche tu la cerchi (“Cuando te toca, aunque te quites y cuando no te toca, aunque te pongas”).
Gli anarchici di azione, quelli che lottano contro il Potere, i ribelli sociali, in definitiva, quelli che decidono di indirizzare la propria vita in una lotta senza tregua contro lo Stato, si trovano sempre su questa linea, leggera e fragile, che non è una decisione suicida – come moltx affermano -, è semplicemente una conseguenza, spesso inaspettata. Dall’altro lato, in molti casi, essendo coscienti di queste conseguenze – morte, carcere, tortura – diventa più grande la necessità di libertà rispetto a qualunque sentimento di paura e timore, ci si lancia nella battaglia, con assoluta fiducia, con paura, è vero, ma anche con una determinazione implacabile che emana solo da quelli che a tutti i costi cercano l’anarchia, o meglio “la libertà assoluta, la più grande di tutte”.
Ci assumemmo la guerra all’autorità e al potere che la esercita quando il compagno Mauricio Morales perse la vita in un tentativo di attacco contro gli sbirri. A partire da allora non abbiamo cessato la nostra attività rivoluzionaria, che oggi continua consolidandosi nel territorio di Río de la Plata.
Giorno dopo giorno ci posizioniamo come anarchici con le nostre inevitabili contraddizioni nella convivenza con questa società putrefatta, perchè il giorno di domani ci trovi più liberi, o morti.
Se non si estendono le azioni contro lo Stato e il capitale serve a poco per la causa della rivolta generalizzata che una manciata di arditi stiano sabotando gli strumenti del dominio con i quali il sistema si nutre, e noi puntiamo a questo, a estendere la lotta sovversiva che stiamo realizzando, a continuare con gli attacchi, a continuare a imparare e progettare…
Non permetteremo che la regola della monotonia ci impedisca di essere, crescere, cospirare e sovvertire. A punta di rasoio distruggiamo l’apatia e la passività che lo Stato e il capitale ci impongono in ogni momento, per questo attacchiamo le loro proprietà, le loro auto, case, centri di gestione della merce, le banche e i carnefici. E’ l’unica maniera in cui possiamo canalizzare l’ansia e la tristezza delle nostre sofferenze. In questo modo traduciamo le ore di sovraffollamento mentale che ci producono il lavoro e il consumo.
Per questo ci riconosciamo come individualisti, perchè non aspettiamo che la società capisca il nostro modo di sentire, perchè non aspettiamo che la piattaforma libertaria cominci ad assumersi la responsabilità che viene dal dirsi anarchici. Per questo estendiamo i circoli di cospiratori come un virus nel flusso sanguigno della società. Perchè riteniamo che la propaganda con il fatto sia l’unica pratica veramente sincera capace di imporre un posizionamento rivoluzionario e antagonista alla società del capitalismo post-industriale.
Per questo attacchiamo, perchè questi attacchi siamo noi stessi e siamo la vita che si antepone alla morte, perchè siamo la terra e gli astri che si impongono come un temporale alla tecnologia.
In questo modo siamo sempre disposti ad assumerci i nostri errori e ad abbandonare ogni superbia, così affiliamo i nostri coltelli e progressivamente la mira.
L’attacco alla succursale della banca Francés lo abbiamo realizzato come dimostrazione di odio e repulsione che ci provoca il quartiere di Caballito, quartiere borghese e fascista per eccellenza. Abbiamo deciso di attaccare a pochi metri dal commissariato 11 come dimostrazione di disprezzo per quelli che proteggono i fascisti e i ricchi.
Ricordiamo Maria Laura Acosta e Cecilia Hidalgo recentemente assassinate nel carcere del capitalismo rioplatense, a Ezeiza.
Ci prendiamo la responsabilità per aver realizzato una decina di attacchi incendiari contro automobili di lusso a Villa Devoto, Villa del Parque, Nuñez, Palermo e Recoleta.
A pochi metri dall’ambasciata tedesca abbiamo incendiato un’auto e una camionetta di lusso parcheggiate su calle Gorostiaga angolo Villanueva nel quartiere di Las Cañitas, in solidarietà con il compagno Gabriel Pombo da Silva e con Sonja Suder e Christian Gauger prigionieri in Germania per azioni delle Cellule Rivoluzionarie.
Domenica 23 settembre dopo le 2.00am un individuo è entrato nel settore dei bancomat automatici della banca Francés situata nell’Av. Diaz Velez y Acoyte, armato con il fuoco, ha versato della benzina e ha fatto sì che cinque minuti dopo iniziasse un incendio che ha distrutto i quattro bancomat e varie vetrate della banca.
Questa azione la situiamo all’interno della Settimana di Agitazione e Propaganda per i Prigionieri della Guerra Sociale in tutto il mondo dal 21 al 30 settembre. In special modo solidarizziamo con i compagni repressi nelle operazioni anti-anarchiche in Italia, Grecia, Germania e Svizzera, come anche in Bolivia e Indonesia.
Solidarietà con Luciano Pitronello, prigioniero dello stato del Cile.
Solidarietà con Mario López Hernandez, prigioniero dello stato del Messico.
Un saluto complice e insurrezionale alla Frazione Anticivilizzazione del Fronte di Liberazione della Terra affine alla Federazione Anarchica Informale, agli anarchici e nichilisti che intorno al mondo lottano fino alla fine e si mantengono incrollabili sul piede di guerra.
Amigxs de la Tierra Nucleo di Cospiratori per l’Estensione del Caos
Federazione Anarchica Informale