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Brasile: Cumplicidade, nuovo progetto di contro-informazione contro il Potere e verso la Liberazione Totale

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CONTRO-INFORMAZIONE. COSPIRAZIONE. SOLIDARIETÀ. AZIONE DIRETTA.

Compagni,

Vi invitiamo a visitare e condividere le informazioni tramite il nuovo blog di contro-informazione dalla regione controllata dallo Stato Brasiliano: Cumplicidade (“Complicità”).

Questa iniziativa sta emergendo nel contesto effettivo in cui la guerra sociale si sta intensificando di giorno in giorno, e la rabbia accumulata di coloro che sono oppressi su una base quotidiana è scaturita come uno tsunami sulle strade di numerose città, da nord a sud del Brasile. Riteniamo che, in mezzo a questa tempesta, la presenza di un nodo di contro-informazione è di estrema importanza, cercando di comunicare notizie da una prospettiva anti-autoritaria, rompendo con ogni discorso moderato o di neutralità, al fine di dare voce alla guerra contro il Potere e verso la Liberazione Totale.

Pensiamo anche che è molto importante che i progetti online possano servire come canali di comunicazione e di solidarietà tra gli insorti che sono attivi in diverse latitudini e longitudini di questo territorio, pertanto sottolineiamo la necessità di ricevere le vostre riflessioni, analisi, notizie, foto, video, ecc in modo che possiamo pubblicarle.

Sottolineiamo inoltre che rifiutiamo in modo assoluto l’uso irresponsabile di Internet come strumento di comunicazione, e di conseguenza non siamo interessati a qualsiasi tipo di collegamento in rete per questo blog attraverso i social media come Facebook o Twitter. Apprezziamo l’uso di strumenti virtuali che rispettano l’anonimato e la sicurezza dei loro utenti e non facilitano la sorveglianza della polizia.

Speriamo che si possa diffondere questo messaggio, e che questo piccolo sforzo potrebbe diventare una scintilla in più scintilla che dia vita all’anarchia!

Marco Camenisch: 5º Update non- liberazione

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5° Update non- liberazione

7 Maggio 2013: ricevo ordinanza 30 aprile 2013 della direzione di giustizia ed interiore ZH con il previsto rigetto del ricorso contro la 2. non-liberazione da parte del DAP di detta direzione.

28 Maggio 2013: inoltrato apello al TAR ZH contro detta ordinanza. Ovviamente chiedendo il gratuito patrocinio e processo, finora sempre “concesso”.

29 Maggio 2013: arriva l’atteso rigetto DAP dell’istanza per il traferimento in “regime aperto” .

Come già esposto nei miei precedenti Update, i contenuti di queste ordinanze e di quest’appello sono in pratica le fotocopie delle precedenti tarantelle giuridiche ed anche questi atti li ho diffusi (in tedesco, in copia) a pubblica disposizione. Lo stesso con ordinanza TAR riguardante l’appello 28 maggio 2013, dove il TAR ha ordito la seguente infamia.

6 Giugno 2013, infamia ordita dal TAR

Cito dall’ordinanza firmata dal presidente 3. sezione TAR, Rudolf Bodmer…Nell’appello il ricorrente chiede tra l’altro la concessione del gratuito patrocinio e preocesso. per la mancanza di mezzi adduce che questa sarebbe nota al tribunale. e non la prova. Solo dal fatto che il ricorrente è da molto tempo in esecuzione penale non risulta per forza che è sprovvisto di mezzi. Perciò gli è da fissare un termine (30 giorni) per provare la sua mancanza di mezzi….In caso contrario si supporrebbe rinuncia al trattamento dell’appello…(sic!!!).

Si tratta anzitutto del meschino tentativo di sbarazzarsi del trattamento di un appello politicamente e giuridicamente scottante. E d’ulteriore “spese”. Che sono sempre più massicce grazie a questo tipo di malefatte sempre più costose e frequenti della giustizia di classe.

“Stato di diritto” docet…! Con un altro capitolo esemplare “di lezione civica” dello stato che alla faccia della sua facciata “liberaldemocrata occidentale” si mostra sempre più apertamente fascista e totalitario.

Chi ora con roboante certezza reazionaria, opportunista, contro ogni evidenzia, o per vile ipocrisia vorrebbe liquidare la defenizione fascista e totalitario come voce ” estremista e violenta” aberrante, o peccando d’ingenuità anche solo come esagerazione, rimando (p. es. !!!) all’articolo della NZZ del 17.06.2013 (Mentalità da polizza casco nel diritto penale / Professori, avvocati e psichiatri dell’area linguistica tedesca a Zurigo mettono in guardia da un’isteria sicuritaria) sul congresso d’esperti in diritto penale di tre paesi (CH, Austria, Germania) tenutosi il 14.06.2013. Che termina (sottolineature mie):

….Sicurezza e non libertà sarebbe oggi il primo obiettivo, e nel contempo sarebbe diminuita la tolleranza nei confronti di deviazioni e trasgressioni della norma. (Un perito forense) rimanda come ammonimento ed esortazioni all’esperienza nel Terzo Reich: allora sarebbe stato in primo piano non il diritto penale secondo reato ma il diritto penale preventivo ed i potenti ne avrebbero fatto un massiccio abuso.

Mentre, nell’attuale precipitazione della crisi globale del capitalismo imperialista tecnoscientifico, è abusato, ampliato ed accelerato a livello mondiale dai potenti attuali in modo ancora più massiccio e senza precedenti: per la controinsurrezione e controrivoluzione preventiva e contro ogni dissenso e resistenza!.

Con il marchio antiterrorismo. In realtà autentico diritto penale contro il nemico – Feindstrafrecht

Marco Camenisch, lager Lenzburg, Svizzera, Giugno 2013

Cile: Nuovo rinvio dell’udienza del caso Security

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L’udienza fissata per il 1° Agosto 2013, per il nuovo inizio della preparazione del processo contro Juan Aliste, Freddy Fuentevilla e Marcelo Villaroel per il cosiddetto Caso Security è stata nuovamente rinviata.

La difesa del compagno Marcelo era impegnata in un processo al sud, per questo non ha potuto presenziare. Perciò il tribunale ha spostato l’udienza al 11 Novembre 2013 dove si riproverà a fare l’udienza di preparazione del processo.

Solidarietà e affetto rivoluzionario per Freddy, Juan e Marcelo!

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Santiago, Cile: Trasferito il compagno Hans Niemeyer

Il compagno Hans Niemeyer condannato a 5 anni e 300 giorni per la collocazione di un artefatto esplosivo in una succursale bancaria del BCI era nella sezione di massima sicurezza, a causa della cattura in seguito alla clandestinità.

Dopo la condanna, i/le compas ci hanno detto che Hans è stato trasferito nel modulo H-Norte del carcere di alta sicurezza, con un regime di isolamento minore rispetto alla sezione di massima sicurezza.

Solidarietà al compagno Hans Niemeyer!

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Grecia: Riguardo lo sgombero delle occupazioni nella città di Patrasso, 05/08/2013

Nell’alba di Lunedì, 5 Agosto, alle 06:30, si è effettuata a Patrasso una vasta operazione di polizia con l’obiettivo di evacuare lo spazio autogestito occupato “Spazio TEI – N.Gyzi”, l’occupazione “Maragopouleio” e la storica “Occupazione Parartima“. All’interno di un clima di polizia e di repressione assoluta, con l’arresto da parte dei poliziotti di cinque compagni che si trovavano in quel momento a Maragkopouleio e con la detenzione di molti altri in solidarietà all’esterno dell’edificio, ma anche da altre parti della città, lo Stato ha fatto un’altra prova di forza e di “pugno democratico” come conseguenza della sua mossa di pochi mesi fà contro le occupazioni e i luoghi di lotta in tutto il territorio greco.

Di fronte all’assalto della sovranità a coloro che scelgono di combattere e di definire se stessi la loro vita, quello che abbiamo da contrapporre è la solidarietà e la nostra lotta sociale e di classe quotidiana e multiforme. Le occupazioni, come parte integrante di questa lotta, non costituiscono per noi delle isole di libertà utopiche ma bensì dei focolai di rottura e di resistenza, delle basi di affinità nella nostra guerra contro lo Stato e il Capitale, contro ogni genere di oppressori. Le occupazioni non sono delle mura, per essere prese d’assedio e spegnersi. Come parte della nostra lotta, sono le stesse persone che le costituiscono, le fanno diventare spazi vivi di creazione, di espressione, di solidarietà e di resistenza. Finché queste persone non smetteranno di combattere, gli attacchi contro le occupazioni non riusciranno di far altro che infuriarci e di raggrupparci ulteriormente. Gli edifici possono essere evacuati e sigillati, ma le idee restano salde e forti nel tempo. Se abbiamo qualcosa da dire ai padroni di questa grottesca operazione è che non abbiamo paura, non ci terroriziamo e continueremo ad essere qui.

SOLIDARIETÀ A TUTTI I PERSEGUITATI DELLE OCCUPAZIONI

NON CI SPAVENTANO – CI INFURIANO

Anarchici/e, Solidali/e

Argentina: Assolti 4 compas arrestati 3 anni fa durante iniziativa solidale per G. Dimitrakis

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Oggi, 30 Luglio 2013, nel tribunale “Comodoro Py” sono stati “assolti” 4 compagni/e arrestati fuori dall’ambasciata greca di Buenos Aires 3 anni fa. In quella occasione l’infame giudice Bonadio li aveva accusati di “prepotenza ideologica”.

Nel 2010 la solidarietà espressa dai/lle compagni/e nell’ambasciata greca era per il compagno Giannis Dimitrakis. Per motivi sfavorevoli in quell’occasione i 4 erano stati arrestati e tenuti dieci giorni nel carcere di Ezeiza, con un processo durato fino ad oggi.

Con la volontà di essere più accorti e attenti, e che l’azione solidale continui. Costruendo complicità che ci affratella nella rivolta.

Andiamo avanti e con allegria salutiamo i/le compagni/e “assolti/e”, raddoppiando le forze e continuando insieme in questo cammino di libetà.

Con grande vicinanza continuiamo la lotta dei nostri fratelli greci.

SOLIDARIETÀ E AZIONE DIRETTA!

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Cile: Ai compagni del mondo dall’ex penitenziario. Scritto di Alberto, el nico, Olivares

Fratelli e sorelle, da tanto tempo la realtà dell’impero continua essendo ancora più forte in ogni angolo della nostra vita, tutto trascorre in un corso di bassa intensità nella ribellione, “l’idea” ci reclama, ogni giorno, non ci dimentichiamo dei sogni, dei/le liberatori/e, e della rabbia contenuta x anni di ingiustizia sociale. Vedo dalla mia cella che i giochi politici si fanno realtà, che le carceri sono immuni, che nelle strade seguono a metà le volontà ribelli. fratelli e sorelle, questa non è la soluzione alla sottomissione umana, ma voglio esprimere quello che sento in ogni atto di casino e di poca azione diretta, continuo rapito da un sistema di polizia e ho la urgenza di muovermi, perché senza di voi, noi detenuti rimaniamo solx, in ogni bomba un invito al sistema a non abusare dei/le prigionieri/e, un furto al ricco è una fessura al sistema istituito.

Voi siete l’idea, voi siete la mia libertà e quella di tutti i rapiti del mondo

Distruggere per costruire

Facciamo tutto per tutti e niente per noi

GIÙ LO STATO DI POLIZIA
GIÙ LE PRIGIONI

COLLETTIVO 22 Gennaio

CENTRO DI STERMINO EX PENITENZIARIO MODULO A

ALBERTO OLIVARES FUENZALIDA

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Grecia: Invasione della polizia a tre spazi occupati nella città portuale di Patrasso

Il 5 Agosto 2013, alle 06:30 circa, poliziotti in divisa e in borghese hanno fatto irruzione e sfrattato tre spazi occupati a Patrasso, in particolare l’occupazione PARARTIMA all’angolo di Via Corinthou ed Aratou, l’occupazione Maragopouleio sulla Via Gounari, e lo spazio autogestito all’interno dell’Istituto dell’Educazione Tecnologica (TEI) di Patrasso. Tutti e tre gli spazi occupati sono stati sfrattati e sigillati dalla polizia.

Le forze repressive, aiutate dalle autorità comunali, hanno confiscato vari materiali dai centri sociali, e anche sigillato l’ingresso dell’occupazione PARARTIMA con mattoni.

Un totale di 16 compagni sono stati detenuti: 5 occupanti che hanno resistito all’invasione dal tetto dell’occupazione Maragopouleio, così come 11 solidali che hanno cercato di avvicinarsi alla casa occupata, mentre lo sgombero era in corso. Poco dopo, i 11 solidali sono stati rilasciati, ma i 5 occupanti di Maragopouleio affrontano accuse e sono stati tenuti in custodia presso il quartier generale della polizia sulla Via Ermou, dove i compagni hanno tenuto un raduno di solidarietà prima al mattino. Inoltre, a mezzogiorno, un raduno di contro-informazione abbia avuto luogo presso la Piazza Olgas.

Più tardi i 5 arrestati sono apparsi davanti al pubblico ministero e sono stati tutti rilasciati, con l’obbligo di comparire in tribunale il 6 Agosto. [Aggiornamento: Il processo contro i cinque compagni è stato rinviato al 13 Agosto.]

Ulteriori aggiornamenti appena disponibili.

Cile: Condannati a 5 anni due mapuche per attentato incendiario

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Il 24 Luglio è finito il processo contro Pablo Levinao Melinao e Rodrigo Elicer Melina Lican, accusati di attentato incendiario nel settore di Chiguaihue en Ercilla, territorio mapuche, realizzato il 28 Ottobre 2011.

Durante il processo hanno parlato 19 testimoni, dei quali 2 sotto protezione e 4 presentatisi solo con le iniziali. Una dimostrazione del funzionamento della macchina giuridica a danno di chi contesta l’ordine dominante.

I due comuneros mapuche sono stati condannati:

Cristian Pablo Levinao Melinao: 5 anni e 1 giorno (incendio forestale) + 541 giorni per i danni (due bus e un autocisterna)
Rodrigo Elicer Melina Lican: 5 anni e 1 giorno (incendio forestale) + 541 giorni per i danni (due bus e un autocisterna)

Entrambi i comuneros sconteranno la condanna in prigione e non potranno accedere ai benefici viste le condanne precedenti che hanno, Cristian Levinao ha ancora due processi in corso per incendio.

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Atene: Quarto processo contro la CCF (26/07/2013) – Cospirazione delle Cellule di Fuoco: Dichiarazione letta alla corte da Christos Tsakalos

Questa dichiarazione è stata letta in una udienza del 4° processo alla CCF (quello dei 250 attacchi).

Prima di dire la mia riguardo alle obiezioni legali sollevate dagli avvocati, voglio chiarire alcune cose. In questo processo ci sono quattro posizioni. Quella dei giudici, degli avvocati, degli accusati innocenti e quella nostra, la parte di chi ha rivendicazione le azioni della rete della Cospirazione delle Cellule di Fuoco.

Da parte degli avvocati c’è stata una puntuale risposta in merito alla presentazione delle obiezioni alla corte durante le scorse udienze. Gli avvocati, tra i quali c’è anche il nostro amico personale Franciscos Ragkousis, parlano il linguaggio della legge, non sottolineano solo le contraddizioni del processo ma ne mostrano anche l’ipocrisia.

Stiamo parlando di uno spettacolo che non ha neanche la pretesa di rappresentare uno scenario democratico. Ma questa farsa chiamata processo ci lascia totalmente indifferenti. Spesso i nostri avvocati nominati dalla corte si trovano in un vicolo cieco. Come dicono loro stessi, il modo ostile e deciso con cui affrontiamo questo processo li blocca e azzera delle parti della difesa legale. Cancello la presunzione d’innocenza, le scuse e la linea difensiva cosi come i benefici legali o qualunque attenuante.

Per essere precisi, le vostre leggi per noi sono spazzatura. La nostra visione sulla giustizia sta scritta nella distruzione del tribunale di Salonicco, nell’esplosione della facciata del tribunale di Atene, delle case dei giudici che abbiamo bruciato… Nulla è cambiato solo perché alcuni di noi sono stati catturati. La prigionia non riduce la nostra decisione di lottare contro leggi e istituzioni, neanche di un centimetro.

Allora ci si potrebbe chiedere ragionevolmente perché ci presentiamo alle udienze. La risposta è semplice. Quando eravamo liberi/ricercati i nostri attacchi erano il nostro modo di esprimerci e ora che siamo prigionieri, le nostre parole, anche nelle aule del nemico, rompono il silenzio. Il silenzio non è accettabile per un guerrigliero urbano anarchico. Continue reading Atene: Quarto processo contro la CCF (26/07/2013) – Cospirazione delle Cellule di Fuoco: Dichiarazione letta alla corte da Christos Tsakalos

Messico: Lettera del compagno Mario López “Tripa”

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Compagni/e

Era da tempo che mi dovevo mettere davanti alla macchina da scrivere, soprattutto viste le richieste di vari/e compas da diverse parti del mondo, incluso il Messico, che mi hanno chiesto costantemente che situazione sto attraversando. Vorrei iniziare chiedendo delle scuse generali per l’irresponsabilità di non aver fatto avere notizie da parecchi mesi, più di 6 per l’esattezza, ma va bene, per diversi motivi, molto personali, non mi sono degnato di farlo.

Per ora dico solo alcune cose, cominciando da quelle giudiziarie. Il processo contro di me continua, ma ha avuto delle modifiche, e ancora non c’è una sentenza. Bene, da una settimana il mio caso è stato inviato al tribunale 20 dei delitti non gravi, questo a causa della riforma della legge in base alla quale sono stato accusato e che si configurava cosi nel codice penale messicano: attacchi alla pace pubblica, con una pena da 6 a 30 anni senza possibilità di cauzione o beneficio, è stata modificata in delitto non grave, con una pena da 4 a 7 anni, motivo per il quale gli avvocati anarchici chiesero la mia scarcerazione. Il tribunale 32 penale con sede nel Reclusorio Varolin Preventivo Sur, che ha avuto il mio caso dall’inizio, ha richiesto che venisse cambiato il tribunale, ovviamente l’accusa ha fatto appello, dopo un paio di mesi l’appello è stato rigettato ed è stata confermato il trasferimento. Il tribunale è stato quindi modificato, ma non prima dei soliti ostacoli durati un paio di settimane fino a quando il tribunale mi ha notificato il cambio.

Questo può sembrare una cosa buona, ma non del tutto, perché ora ricomincerà di nuovo il processo, mentre quello precedente era quasi finito, dato che stavamo entrando nella fase delle conclusioni.

Questo cambio significa una nuova opportunità per l’accusa di ampliare le prove a mio carico, di ricostruire il caso, che era pieno di irregolarità. Un esempio di ciò è che in un’udienza a cui ho presenziato mentre ero nel Reclusorio Sur, il pm ha chiamato a testimoniare una dell’antisommossa che nulla aveva a che vedere con la mia detenzione, questa c’entrava con un mio arresto per piccoli incidenti contro la corrida di tori nel 2009, inoltre non lavora più presso le istituzioni. Chiaramente gli avvocati hanno respinto velocemente questa presunta prova, ma è stato evidente l’intenzione del pm di aggiungere qualunque indizio che io ho attentato alla pace pubblica. Da parte nostra abbiamo rinunciato a questa fase di prove e abbiamo chiesto che le prove presentate fossero acquisite tale e quali. Questo cambio presuppone 3-4 mesi di processo, correndo il rischio che l’accusa non venga modificata in tentato, con una pena massima di 7 anni e ritorno in carcere.

Durante questi mesi mi sono trovato e tutti/e voi vi siete trovati/e in attesa della decisione dell’appello dell’accusa dopo la mia scarcerazione – la chiamano la libertà ma non posso definirla tale in merito all’uscita di prigione visto che per me la libertà è qualcosa di assoluto – visto il rigetto dell’appello, la mia libertà in attesa del processo è stata confermata, e al pm e alla difesa è stato dato un nuovo periodo per le prove, che noi riteniamo inutile, e assurdo per il pm, e questo ci ha chiarito l’intenzione del pm di restare per forza in questo tribunale. A questo periodo abbiamo rinunciato. Poi il tribunale 32 penale ha deciso di mandarmi a quello dei delitti non gravi, e il pm ha fatto appello.

Io personalmente voglio dire pubblicamente e apertamente che mantengo la mia posizione. Le riflessioni che uno/a dovrebbe prendere rispetto a situazioni come quella successa a me, io penso, devono essere soprattutto strategiche e tattiche, ma più che altro per quanto riguarda le idee, non unicamente rivolte alle ripercussioni giudiziarie che possono esserci. Si può dire che molte volte questi sono i costi della guerra, di un conflitto individuale o collettivo, conseguenze che non possiamo allontanare codardamente mettendo da parte la condanna o l’incertezza che soffrono – o soffriranno – i/le compagni/e colpiti dalla repressione di stato. Conseguenze che nel momento di entrare in lotta diretta contro lo Stato/Capitale dobbiamo assumere in prima persona e se serve anche collettivamente. Continue reading Messico: Lettera del compagno Mario López “Tripa”

Cile: Settimane di agitazione ed azione mondiale, in solidarietà attiva e combativa con Freddy, Marcelo e Juan.

Con la motivazione dell’appello alla solidarietà ed azione globale con i compagni del “Caso Security” abbiamo deciso di svolgere un’attività politica / controculturale nella popolazione Simon Bolivar nella comuna di Quinta Normal per questo 10 Agosto dalle ore 15:00.

I compagni sono accusati di numerosi assalti e della morte del poliziotto Moyano, e attualmente sono da tre anni e nove mesi in carcere preventiva senza nessuna condanna.

Questa è un’ulteriore prova che lo stato/carcere/capitale usa le prigioni e il confinamento come una forma in più di punizione, controllo e annientamento per coloro che si ribellano contro l’ordine stabilito.

Da qui un invito aperto ad essere presenti, che facciamo della solidarietà la nostra arma più fedele, che i compagni Freddy, Marcelo e Juan e tantx compagnx che sono nelle segrete in tutto il mondo possano sapere che non sono solx, che fuori c’è chi si agita per la loro libertà.

Questo è un appello per prendere tutte le forme di solidarietà e lotta con tutti i prigionieri della guerra sociale.

Perché chi dimentica i/le cautivx della guerra, finisce dimenticando la guerra stessa.

Freddy, Marcelo e Juan alla strada!

fonte manifesto

Amburgo: Attaccata sede ThyssenKrupp in solidarietà con Sonja e Sibylle in Germania, e con la rivolta in Turchia

ESTATE PER SONJA E SIBYLLE!

Nella notte tra 31 Luglio e 1 Agosto, l’edificio della ThyssenKrupp Industrial Solutions AG ad Amburgo è stato attaccato. Le finestre dell’entrate e le porte sono state distrutte e circa due dozzine di bottiglie sono state lanciate contro l’edificio per contrassegnarlo. La strada di fronte l’edificio è stata bloccata da barricate in fiamme.

ThyssenKrupp è una delle più grandi compagnie produttrici di armamenti. Consegna armi in tutto il mondo.

L’attacco è stato fatto in solidarietà alle compagne prigioniere Sonja e Sibylle, che tengono un comportamento incorruttibile contro lo stato e la sua giustizia. Sonja è accusata di attacchi e partecipazione alle “Revolutionäre Zellen”/Cellule Rivoluzionarie (RZ) negli anni ’70. Sibylle è imprigionata per il suo atteggiamento non collaborativo con la giustizia. Il processo è ancora in corso.

L’attacco è stato dedicato anche alla rivolta di Giugno in Turchia. Saluti militanti ad Istanbul, Ankara, Amed, Eskisehir, … e a tutti i ribelli accusati e imprigionati, e in ricordo dei caduti.

in tedesco

Santiago, Cile: Rivendicata barricata in solidarietà ad Hans Niemeyer e in ricordo di Carlo Giuliani

Solidarizziamo tramite delle barricate realizzate la scorsa domenica (28/7) al calar del sole all’incrocio di General Bulnes con Bulmaceda, vicino al Parque Los Reyes. Continuiamo la propaganda in solidarietà con Hans Niemeyer, sequestrato dallo stato cileno, e per un nuovo anniversario della morte del compagno Carlo Giuliani uccido dai cani da guardia dello stato italiano nel 2001. Senza dimenticare i nostri compagni caduti e chi si ritrova prigioniero, senza arrendersi mai. Non scordiamo gli 81 compagni del centro di tortura San Miguel, Freddy, Marcelo, Juan, Carla, Ivan, Diego e tanti altri.

Rompiamo le regole con il fuoco, partecipi e complici della distruzione, non ci fermeremo fino alla distruzione dell’ultima gabbia.

fonte

Cile: Arresti domiciliari per la compagna Io Giuria

Il 27 Luglio 2013 la procura e l’accusa si sono appellate contro la compagna Io Javiera Giuria cercando di incarcerarla e farle fare la custodia preventiva vista l’accusa di aver lanciato una molotov contro una squadra di poliziotti nelle proteste dello scorso 13 Giugno, la compagna rimase clandestina diversi giorni per poi essere detenuta e processata.

Alla fine la corte d’appello ha respinto la custodia preventiva chiesta dalla procura, ma ha decretato gli arresti domiciliari.

Solidarietà con i/le processati/e per gli scontri di strada!

fonte

Cile: Lettera di Jose Miguel Sánchez Jiménez alla comunità dei/lle guerrieri/e ribelli

Oggi scrivo con la rabbia e l’impotenza, la rabbia di sapere che da Gennaio a Vizcacha non è stato fatto altro, a quanto pare la lotta in inverno va in vacanza, e mi sento impotente nel vedere che da qui non posso fare o contribuire nulla per invertire l’interruzione degli attacchi, noto con tristezza che la nostra inattività è in aumento da un po’ di tempo a questa parte, e penso che sia un segno di stanchezza e poca voglia di credere in noi stessi, nelle nostre capacità e in quelle di chi ci sta attorno.

A volte penso che sono un illuso sognatore o qualcosa di simile, che non mi metto nei vostri panni, o penso così perché la realtà che io vivo è limitata, no, ma la verità è che qui ho un sacco di tempo per fare una distaccata analisi di questa guerra, e quello che noto è che il nemico sta continuamente guadagnando sempre più terreno e che la nostra inattività è più latente. Cosa accade davvero?

Io sogno di essere in strada e iniziare una guerra senza tregua, colpire su tutti i lati e non dare il tempo o luogo al nemico di reagire, sogno gli attacchi costanti e continui che possono distruggere ogni simbolo del potere, vedo cadere uno sbirro dopo l’altro nelle nostre azioni! Che i guardiani del potere ci temano! Questo è il sogno di ogni giorno. Perchè non c’è affinità tra di noi? O è cosi difficile sabotare la pace icone? Fratelli la nostra lotta ha la validità necessaria per essere reale! Che cos’altro aspettiamo? Al dominio non si dovrebbe dare tregua, non pecchiamo di innocenza, abbiamo molto da fare e non possiamo essere solo spettatori di una lotta che è anche la nostra, non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere giusto? In ognuno di voi vi è la possibilità di decidere se combattere o starsene a casa, per essere coerente ed essere parte del contingente che nulla ha da temere.

Un abbraccio rivoltoso
con affetto fraterno,
Jose Miguel Sánchez Jiménez

Centro di sterminio carcere di Colina II, Modulo 4.

Giugno 2013

Girona, Spagna: Campeggio di resistenza in difesa del territorio

sabotagedpylonCAMPEGGIO DI RESISTENZA ATTIVA IN DIFESA DEL TERRITORIO
CONTRO LA MAT ED IL MONDO CHE LA NECESSITA

CHE COS’È ?

La linea di altissima tensione (MAT) è un’autostrada elettrica che trasporta un carico di minimo 400.000 volt. Si sta costruendo per congiungere tra essi Stati europei ed il continente europeo con quello africano. Serve per commercializzare e distribuire eccedenti di energia prodotta da centrali nucleari e supposte fonti di energie alternative. Allo stesso tempo, è la rete di cui il capitalismo ha bisogno per alimentare altri progetti ed infrastrutture di morte e distruzione, come per esempio il Treno ad Alta Velocità (TAV). I responsabili sono quelli di sempre e, difatti, le imprese costruttrici sono quelle direttamente implicate in altri progetti di distruzione del territorio, imprese tra le quali spiccano Vinci in Europa e Endesa in America del Sud.

PERCHÉ IL CAMPEGGIO?

Affinché non si costruisca l’ultimo tratto decisivo per collegare la Francia  con la Catalogna.  Affinché non passi l’energia di 6 centrali nucleari francesi per questo territorio né da nessun altro. Per considerare la lotta contro la MAT come un punto di partenza per la messa in discussione del nostro modo di vita, per la maggior parte imposta dal dominio del Progresso. Per creare uno spazio di incontro, informazione, agitazione e azione nelle terre colpite.

PERCHÉ QUI ED ORA?

Dopo più di dieci anni di lotta ci troviamo in un momento decisivo. A settembre cominceranno le espropriazioni ai danni dei proprietari che hanno deciso di non firmare la vendita dei terreni necessari per la costruzione delle ultimi torri della MAT in Girona.

È per tutto questo che vi invitiamo a partecipare attivamente al campeggio, per condividere, lottare e resistere in uno spazio autogestito, libero da leader e rappresentanti. Vogliamo creare momenti di scambio e connessione tra differenti lotte, perché la MAT colpisce tutte e tutti e non crediamo che sia una lotta isolata.

CONTRO IL PROGRESSO, LE SUE INFRASTRUTTURE ED I SUOI DIFENSORI:
RIAPPROPIAMOCI DELLE NOSTRE VITE!

CI VEDIAMO IL 23 DI AGOSTO DEL 2013
NELLE TERRE DELLA GIRONA

Porta con te tutto quello di cui avrai bisogno per accampare.
Info ed aggiornamenti: Torres más altas han caído

Atene: Comunicato dei prigionieri anarchici dal carcere di Koridallos

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SAPPIAMO CHE TUTTI MUOIONO. MA CI SONO MORTI CHE OPPRIMONO PERCHÉ HANNO SCELTO LA PROPRIA STRADA” Katerina Gogou

Con la copertura mediatica continua e diffusa, la caccia agli evasi dalla prigione di Trikala continua da circa quattro mesi, tenendo il pubblico in attesa, come se si trattasse di un film: una fuga “da cinema”, assassini “spietati” e “sanguinari”, poliziotti “duri e decisi”, scontri, morti e una caccia all’uomo in una grande porzione della Grecia.

Il quarto potere (i media) sono il punto nodale del funzionamento della democrazia, perché fanno da tramite tra potere e cittadini e ci ricorda ancora una volta le regole del gioco: lo stato democratico non risparmia tempo, sforzi e risorse quando la dottrina della sicurezza va ristabilita.

In tutto questo tempo, ansiosi giornalisti dai luoghi delle operazioni, servizi con musiche imponenti, coinvolgenti descrizioni dei fuggitivi, scene con poliziotti pesantemente armati puntano solo ad una cosa: creare la sovversione del subconscio sociale per i ricercati e l’accettazione dell’onnipotenza statale. La copertura mediatica degli eventi è utile per il finale vittorioso dello stato cosi come le pistole della polizia.

Anche se uno dei fuggitivi che ancora si gode la libertà alla fine cercherà di scappare in un modo o nell’altro, la convinzione dovrebbe rimanere che questo non succede a causa della debolezza dello stato ma per la rete invisibile di supporto che essi hanno, a causa della FORTUNA o forse per le loro abilità sovrannaturali.

L’OBIETTIVO È SEMPRE LA MENTE

La pena di morte in democrazia è qualcosa di totalmente accettato, anche se sembra strano nei confronti dei sentimenti umanitari di chi tiene gli occhi chiusi. Con una differenza di base, è decisa, disposta, confermata, non da una corte ma dai notiziari, in attesa solo del modo e del momento in cui verrà svolta l’esecuzione.

Il sorriso che accompagna le dichiarazioni di Dendia riguardo alla consegna dei fuggitivi alla giustizia “se ciò sarà possibile” mostra senza dubbio la logica e la moralità del potere. Un potere umiliante che considera come grande vittoria e obiettivo ultimo che centinaia-forse migliaia-di poliziotti con l’aiuto delle squadre speciali di esercito e marina, con migliaia di pistole e mezzi tecnici (elicotteri, cani, telecamere termiche) e avvicendamenti (in modo da riposarsi) quanto accade – dall’inizio fino ad ora mentre scriviamo queste righe – per catturare quattro persone.

La sete infinita per la conquista della libertà e della determinazione della sua salvaguardia è l’unico motivo che non fa arrendere una persona, anche quando ha contro un insieme di forze.

Ma lo spettacolo non finisce con l’esecuzione dei fuggitivi. Lo stato deve vendicarsi per l’umiliazione subita. Dovrebbe rispettivamente ritornare l’umiliazione agli indisciplinati e farne esempio per quelli che non riconoscono l’onnipotenza di stato. Continue reading Atene: Comunicato dei prigionieri anarchici dal carcere di Koridallos

Salonicco: Sabotati 6 bancomat

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All’alba del 26 Luglio, 6 bancomat sono stati sabotati nella zona di Stavroupoli a Salonicco.

Forza ai due anarchici arrestati a Salonicco e accusati della partecipazione al progetto “Fenice”.

Forza agli anarchici dello squat Nadir, assaltati dai miseri vandali della squadra antiterrorista EKAM.

Forza ai combattenti anarchici in ogni luogo, che si astengono dallo stile di vita anarchico di feste e droga.

Individualità ribelli

Atene: Lettera del compagno anarchico Giannis Mihailidis

Con questa lettera cerco di spiegare le mie posizioni e le mie scelte come parte dell’azione anarchica insurrezionale e spero che essa funzioni come incentivo per la sua diffusione. Non è stata scritta da una prospettiva ideologica precisa o una tendenza ben consolidata. Si tratta del risultato di furti al “supermercato delle ideologie” e mie riflessioni.

Senza dubbio, contiene i giudizi e i valori di uno che, spinto dal folgorante ideale dell’anarchia, partecipa alla guerra contro il Potere. Spinto da un ideale che sta tanto nelle comunità tradizionali del passato quanto in quelle insorte del passato e odierne. Un ideale al quale ci stiamo avvicinando fino ad ora e che forse mai potrà prevalere universalmente. Perché, come ha scritto il compagno Giannis Naxakis, “il Potere non è metafisico, è dentro di noi”. Cosi come lo è la passione per le relazioni libere e senza dominio.

La comprensione del fatto che la realtà capitalista è una guerra di tutti contro tutti e una lotta per la sopravvivenza, questo mi spinge a prender parte alla guerra contro questa realtà e a scegliere la mia posizione. E cosi, considerando i membri del partito dell’Ordine come assassini senza scrupoli, ho scelto l’insurrezione. L’anarchia è il modo in cui mi ribello, cercando allo stesso tempo di non riprodurre ciò che sto combattendo, vale a dire le relazioni autoritarie, e organizzare le comunità di lotta in modo antigerarchico. Continue reading Atene: Lettera del compagno anarchico Giannis Mihailidis

Grecia: Comunicato dei prigionieri membri della CCF sulla morte di Marian Kola

MIRUPAFSHIM*

Ma, dopo tutto, come si ottiene davvero la libertà? L’unica cosa certa è che essa sta fuori dalle celle della Democrazia, fuori dal magazzino delle anime umane, fuori dalla terra della “correzione”, obbedienza, apatia e droghe psichiatriche.

Ogni giorno è una realtà ripetitiva. Ogni giorno, pomeriggio, sera ascolti il suono dei portachiavi. La conta. Devono essere sicuri che sei chiuso, dentro quattro mura. E solo un girare nel cortile della prigione, mentre guardi il cielo azzurro, che ti fa bramare l’esterno… e l’indomani si riparte… in una routine quotidiana, dove il tempo sembra congelarsi…

In questo contento, se sei fortunato, puoi anche incontrare gente, la cui mente non è imprigionata dal cemento. Pensano costantemente a come tirare giù le mura, come fuggire… Li, nelle segrete di Trikala, abbiamo incontrato Marian.

Non vogliamo encomiare nessuno. Sappiamo, in un modo o nell’altro, che Marian non era anarchico, né un nostro compagno. Ma sappiamo anche che aveva uno spirito libero e che il suo sguardo volgeva all’orizzonte, cercando sempre la possibilità di lasciare lo spazio e il tempo della prigione.

Ecco perché abbiamo scelto di parlarne. Per le poche parole che abbiamo scambiato con lui. Per quanto ha voluto e ottenuto la sua libertà senza condizioni. Per il modo appassionato con il quale ha realizzato il suo sogno. Per la libertà, per la quale ha sanguinato ed è morto. Per un cammino, che davvero in pochi percorrono fino alla fine. Per tutte quelle cose che abbiamo apprezzato di lui, quando lo abbiamo incontrato.

Un addio per te, amico nostro. Un addio per tutti quelli che “cadono” mentre cercano di fuggire dalle celle della Democrazia.

Alcuni prigionieri membri della CCF che si sono trovati insieme a Marian nella prigione di Trikala

PS. Per le imboscate mortali e i moderni cacciatori di teste, non abbiamo parole. Il nostro piacere è vedervi piangere sopra le bare dei vostri colleghi morti.

 Mirupafshim significa “fino a quando ci rivedremo” in albanese.

Note:

1. Marian Kola era un prigioniero membro di una banda di rapinatori. Egli, insieme ad altri 10 detenuti, era scappato dalla prigione di Trikala alcuni mesi fa per poi darsi alla macchia. Tutta la polizia greca con l’aiuto dell’esercito ha fatto diversi tentativi di riprenderli. Un civile ed un poliziotto (quello che si suppone sia stato ucciso da Kola stesso) sono morti in diverse occasioni in sparatorie tra fuggitivi e poliziotti. Durante questa ricerca, i mass media hanno dipinto la banda come “nemico pubblico numero uno”, preparando l’omicidio dei fuggitivi. In totale, 11 sono fuggiti dalla prigione di Trikala il 22 Marzo 2013. Quattro sono stati localizzati ed arrestati, 2 sono stati localizzati ed uccisi dai poliziotti (tra questi 2, Kola che è stato ucciso il 21 Luglio 2013). Cinque rimangono ancora latitanti.

2. È da notare che la nazionalità albanese del gruppo ha avuto un ruolo cruciale nel demonizzarli, visto che la minoranza albanese è stata l’obiettivo principale del razzismo greco tra gli anni ’80 e ’90. La settimana scorsa, un gruppo di latitanti è stato localizzato in una montagna nel nord ovest della Grecia. Il loro covo è stato invaso dai poliziotti e Kola è stato ucciso.

fonti : a, b

Indonesia: Rivolta, morti ed evasione di massa

Giorno 11 Luglio 2013, la prigione di Tanjung Gusta a Medan è andata in fiamme, la rivolta è iniziata come protesta per i continui malfunzionamenti di corrente e acqua.

Il centro di sterminio con capacità di 1054 contneva 2600 prigionieri. Tra la rivolta e l’incendio, 200 prigioniero sono riusciti ad evadere.

A fuoco le carceri con le guardie dentro!
Evasione per i prigionieri!

fonte