Tag Archives: Velventòs

Atene: Aggiornamento sul processo per la doppia rapina a Velventòs-Kozani (Udienza 6 e 7)

Udienza 6 — 4/3/2014

Esaminati tre testimoni. Il direttore della filiale Agrotiki bank (oggi filiale Pireus), un dentista che gli autori della rapina trovarono lungo la strada verso Veria e che portarono con loro, e un pensionato della compagnia nazionale elettrica che è stato testimone oculare della seconda rapina alle Poste (ELTA) di Velventòs.

Due dei tre, testimoni oculari delle rapine, hanno detto di non poter identificare nessuno degli autori, perché avevano il volto coperto e indossavano tute da lavoro. Il direttore della banca ha detto che alcune delle caratteristiche di uno degli autori “sarebbero simili” a quelle di uno degli arrestati brutalmente picchiati. Ovviamente, tali “simulazioni” non sono abbastanza per identificare qualcuno. Il presidente del tribunale e soprattutto l’accusa hanno cercato di utilizzare le testimonianze riguardo la simulazione di alcune caratteristiche al fine di ottenere un’identificazione dei compagni come autori della rapina in banca a Velventòs. Il testimone ha detto categoricamente di non poterlo identificare e di non voler accusare un innocente…

Al testimone è stato anche chiesto se ci fu terrore o paura per i cittadini che erano in banca in quel momento. Lui ha descritto il comportamento degli autori come impeccabile, sia verso se stesso che verso gli impiegati e tutti i clienti. Gli autori hanno anche permesso ai presenti di uscire dall’edificio mentre la rapina era ancora in corso.

Il dentista preso in ostaggio dagli autori, sebbene pressato per fornire un’identificazione, non l’ha data e ha detto di non poter identificare nessuno. Uno dei compagni accusati ha comunque dichiarato che il testimone ha raccontato solo metà di quanto successo.

Alla questione di un membro della corte, se i cittadini si siano sentiti spaventati da questa rapina, dato che era stata fatta da “membri della CCF”, i testimoni hanno risposto di non aver avuto paura.

Udienza 7 — 13/3/2014

La richiesta della difesa di rinviare l’udienza, visto che l’avvocato Spyros Fitrakis era in corte d’appello dove il compagno Argyris Ntalios (il caso di questo compagno è stato rinviato al 21 Marzo 2014) doveva presentarsi in aula, è stata accettata.

Il processo riprenderà giorno 1 Aprile.

fonte : act for freedom now

Grecia: Dichiarazione di F. Harisis e A. Ntalios al processo (29/11/13)

Forza ai combattenti anarchici impenitenti: Harisis, Politis, Bourzoukos, Ntalios, Romanos, Michailidis in giudizio per la doppia rapina al Velventòs di Kozani
Forza ai combattenti anarchici impenitenti: Harisis, Politis, Bourzoukos, Ntalios, Romanos, Michailidis in giudizio per la doppia rapina al Velventòs di Kozani

Eccoci in questa aula di tribunale.
Circondati dai maiali della polizia, davanti a chi giudice le nostre vite.
Imprigionati dalle leggi del vostro sistema.
Il mercanteggiare numeri sopra la nostra libertà ferita.
E alcune parole molto adatte per ribadire nel miglior modo possibile IL CONFLITTO CHE ESISTE TRA I NOSTRI MONDI. “Tutte le parole che si scrivono sono complici del contenuto semantico del loro testo. Non esistono parole libere.” (T. Sinopoulos)(1)

Meglio che sia cosi. Le parole sono complici delle bocche che le pronunciano. Portano le nostre opinioni, nascondono significati, dichiarano le nostre intenzioni. Sono queste le parole che abbiamo scelto per riflettere la nostra rabbia e sbloccare le porte delle nostre celle. Da un lato svantaggiati perché da più di sei mesi siamo privati della nostra libertà, dall’altro siamo decisi ad affrontare faccia a faccia i vostri discorsi ostili, affrontare le chiacchiere della prigionia e le grida servili del mondo carcerario.

Iniziamo. Voi siete soliti parlare di “innocenti” e “colpevoli”. E non solo parlare: classificate le persone in “dentro” o “fuori” in base alla loro “innocenza” o “colpa”. Voi invocate termini come “giustizia” e “ingiustizia” o altri come “legalità” e “illegalità”.

Noi non cercheremo di convincervi aprendo un dialogo. Parliamo lingue diverse, facciamo scelte diverse. La vostra ipocrisia straborda, la vostra codardia è lampante. E la vendetta che subirete è stata, è e sarà caricata da tutta la rabbia del mondo, dalla rabbia di tutte quelle persone che voi una volta – in aule come questa – avete esiliato nel “paese che non esiste”, dove voi stessi non potreste vivere nemmeno nei peggiori incubi. Non avete fastidio nel farlo. Nelle righe dei vostri libri costituzionali, leggi e paragrafi che avete davanti non rientrano i nostri sogni, i nostri desideri e i nostri sentimenti armati. Non andiamo a discutere qui delle nostre idee “innocenti” e ideologie “pure”. Le idee e le ideologie riposano li dove appartengono, nelle fiabe. E questa fiaba del vostro mondo gronda sangue, crea muri e recinzioni, si ferma per dar luogo a torture ed è ipocrita. Questa fiaba del vostro mondo dietro l’apparenza ornata di immagini suggestive e belle parole nasconde nient’altro che la MORTE stessa.
Qualsiasi movimento che osa sfidare le tenaglie della vostra legge diventa un bersaglio, va localizzato e punito. Per confermare l’essenza dell’onnipotenza del vostro sistema. Per dissuadere chiunque può pensare di fare altrimenti. Continue reading Grecia: Dichiarazione di F. Harisis e A. Ntalios al processo (29/11/13)

Prigione di Koridallos, Atene: Aggiornamento sulla 4 udienza per il caso della doppia rapina a Velventòs-Kozani (20 Gennaio 2014)

Dopo le procedure di rito per avvocati e accusa, l’avvocato A. Paparousou ha chiesto di intervenire per fare una dichiarazione riguardo al suo cliente A.-D. Bourzoukos. Il suo cliente, oltre al presente processo, è accusato di azioni avvenute nel 2012 verso le quali non ha alcuna implicazione e per le quali un secondo mandato d’arresto è stato spiccato a suo carico. In questo sono menzionate le azioni per le quali è accusato e sono le stesse del processo in corso. Questa è una pratica che viene fatta dall’antiterrorismo negli ultimi anni, ha notato l’avvocato.

I compagni presenti A. Ntalios e A. D. Bourzoukos, ai quali il presidente ha chiesto se volessero rilasciare dichiarazioni, hanno risposto di aver già reso pubblica la loro posizione. Dopo gli interventi degli avvocati Paparousou e Fytrakis, A.-D. Bourzoukos ha fatto una dichiarazione, dicendo di rifiutare tutte le accuse a suo carico, aggiungendo che nel suo codice di valori la rapina in banca è un momento di lotta, mentre per i giudici è un crimine, così come le sue idee anarchiche, e che i giudici sono una parte del meccanismo oppressivo che agisce senza scrupoli, spesso fabbricando accuse o colpendo in modo spropositato, in base agli ordini dell’antiterrorismo. “Fino a quando ci saranno persone come voi, ci saranno anche quelli che combatteranno per la sovversione e la distruzione del sistema che servite”, ha concluso.

Dopo l’esame di uno “strano” testimone da parte di giudici e avvocati, i compagni Harisis, Ntalios e Bourzoukos hanno fatto alcune domande. Il testimone ha dato un misto di risposte contraddittorie, tra le quali due bugie rilevanti: che avrebbe riconosciuto Michailidis in base agli occhi (che erano gonfi e quindi chiusi a causa dell’infame pestaggio) e che non ha ricevuto pressioni da parte degli agenti per riconoscerlo!

Queste risposte sono state l’ultima goccia per la pazienza dei compagni, i quali gli hanno detto che il suo comportamento è da infame. La risposta del testimone sugli occhi del compagno ha causato la reazione della madre di Michailidis che era in aula. Sua madre ha ricordato che, a causa del pestaggio ricevuto da suo figlio in caserma, quando venne portato in manette ad Atene, neanche lei stessa riuscì a riconoscerlo.

Il processo riprenderà martedi 4 Febbraio 2014, con l’esame dei testimoni dell’accusa.

fonti : 1, 2

Atene, Grecia: Dichiarazione letta al processo da Nikos Romanos e Giannis Michailidis (29/11/2013)

Oggi inizia il teatro delle ombre che voi chiamate processo. È più che evidente che si tratta di un processo dove si stanno giudicando gli anarchici rivoluzionari che hanno rigettato il sistema e i suoi benefici per passare all’attacco contro di esso. Perciò hanno operato decine di questi “colpi di stato speciali” per affrontarci. Tribunali speciali, trasferimenti speciali, leggi speciali antiterroriste, “protezione” speciale da parte della polizia. Tutti questi esempi sono delle ammissioni segrete che vengono nascoste dietro la flessibilità e i duplici discorsi che ci offre il sistema ma in realtà sono cosi codardi che coprono tutta questa parodia con argomenti ancora più ridicoli, negando di ammettere l’ovvietà.

Il fatto che siamo in guerra, che siamo nemici e che ci divide una linea divisoria. Rivoluzione e Controrivoluzione.

Ah, non siamo cosi ingenui da credere che voi adorate il vostro ruolo “speciale” per qualche sacro dovere. Le condanne che ci darete sono dettate politicamente dai vostri superiori politici che state fedelmente servendo per salire in questa gerarchia mafiosa e occupare i ranghi importanti che tanto desiderate.

Siete degli “esperti” ordinari nominati nel loro interesse personale in questa epoca malvagia. Oggi sono venuti qui con tutta la loro solennità e maestà richieste per tali circostanze “speciali”. Inoltre non si tratta solo di fare giustizia e salvaguardare la legalità. I vostri superiori politici sicuramente vi ricompenseranno. Continue reading Atene, Grecia: Dichiarazione letta al processo da Nikos Romanos e Giannis Michailidis (29/11/2013)

Grecia: Comunicato dei 6 compagni accusati per la rapina di Velventòs

È certamente bello e allo stesso tempo necessario trovare sempre le parole per interpretare e analizzare il significato più profondo della solidarietà.

Lo sviluppo della teoria, tanto a livello di essenza che di diffusione, è la forza motrice nel percorso che porta alla crescita di una comunità di lotta. La reciprocità di relazione si conferma attraverso una comunicazione continua e una capacità di esprimere a parole questo miscuglio di esperienze, di esperienza personale e percezione di lotta in generale, come anche il tema della solidarietà in particolare.

Ciò che abbiamo vissuto il 29 Novembre in aula è la dimensione materiale delle nostre progettualità e dei nostri “sogni”. Ogni tentativo di parlare e di “catturare” tutti questi sentimenti, emozioni e la loro forza per iscritto, è condannato alla mediocrità. Non potremo mai – almeno noi – descrivere a parole, parole che, fortunatamente o no, portano l’oscurità di un mondo privo di libertà, la sensazione dell’avverarsi dei nostri desideri più forti.

Dopo vari mesi di isolamento fisico, la presenza dei/lle compagni/e e l’intensità con la quale “ci siamo uniti” con i loro abbracci e sguardi, ci ha dato la sensazione/impressione di due fiumi in piena che si uniscono subito dopo aver distrutto una diga.

Questo, compagni, la rottura dell’isolamento, che sia immaginario o reale.

L’abbiamo vinta qui questa scommessa.

Si, la solidarietà è una delle nostre armi. E nessuno sbirro potrà mai scoprire il “posto sicuro” dove nascondiamo questa arma.

PS. Abbiamo scritto questo testo per il primo giorno del nostro processo, senza dubbio ogni slogan, striscione, manifesto fatto, ogni incendio ed ogni iniziativa solidale ci hanno riempiti di forza allo stesso modo.

INSIEME FINO ALLA DISTRUZIONE DI QUESTO MONDO PUTRIDO
INSIEME FINO ALLA LIBERTÀ

Gli anarchici: Nikos Romanos, Fivos Harisis, Argyris Ntalios, Andreas-Dimitris Bourzoukos, Dimitris Politis e Giannis Mihailidis

fonte

Atene, 20/01/2014: Dichiarazione dell’anarchico Andreas Dimitris Bourzoukos riguardo il capo d’accusa attribuitogli per la rapina a Velventòs di Kozani

w copy

Nego il capo d’accusa che mi viene attribuito da un tribunale nei sensi della legalità borghese. Nel mio mondo la rapina in banca è un momento di lotta, un’azione concreta di resistenza di fronte alla dittatura del denaro e del profitto. Per voi questa azione è un crimine come i miei pensieri anarchici e il progetto per una vita libera dall’autorità, traducendolo come terrorismo.

Gli unici terroristi che vedo io qui dentro li tengo difronte a me, siete voi, che con questa calma criminale condannate persone nella continua tortura della carcerazione. Siete parte di un meccanismo repressivo che in base alla politica -eliminare il nemico interno- agisce spietatamente, molte volte ”gonfiando” capi d’accusa o anche costruendo interamente accuse, in accordo sempre con le indicazioni del reparto antiterrorismo. Vi ricordo allora che sono nemico di tutto quello che volete mantenere intatto, sono nemico del mondo della sottomissione e del vassallaggio che voi volete imporre.

Secondo voi terrorista, secondo me e tanti ancora compagni anarchico.

E come anarchico, l’unico significato di giustizia che potrei accettare sarebbe quello di una giustizia che viene fatta dal basso, una giustizia che rigurgiterà l’etica del capitalismo, dove parole e significati come proprietà, autorità, sfruttamento, dio, stato, legge smetteranno di avere senso.

Sono pericoloso per la vostra democrazia per adesso, e questa è l’unica accusa che riconosco in sostanza.

Anche se è una verità che cercate di camuffare dietro i processi legali, il vostro agire repressivo ha come scopo primario quello di eliminare ogni tipo di resistenza e di concreta negazione delle vostre leggi e dei vostri valori.

Fino a quando esisteranno persone come voi, esisteranno anche coloro che con ogni mezzo lotteranno per il vostro rovesciamento e per la distruzione del sistema che asservite.

Andreas Dimitris Bourzoukos

fonte

Prigione di Koridallos, Atene: Dichiarazione di Andreas-Dimitris Bourzoukos nel processo del caso della doppia rapina a Velventòs-Kozani

Il motivo della mia presenza – davanti a voi – non è elemosinare la vostra compassione, chiedere clemenza o un giusto processo. Parole e significati come giusto e sbagliato sono degenerati e resi insignificanti dal sistema che servite. Non accetto che alcuna guardia della legalità borghese, nessuno schiavo dell’autorità mi giudichi e condanni. Sono qui oggi, in questo teatro di simbolismi, per ricordarvi che ci saranno sempre persone decise, persone che lottano che non sono sottomesse alla vostra apparente onnipotenza. Sono qui, come anarchico, e come vostro nemico, per rovesciare i termini del conflitto, per uscire dalla posizione difensiva che voi volete per me e andare all’attacco. Per sottolineare il confine tra due mondi. Uno di sfruttamento, oppressione a autorità da voi rappresentato e uno di lotta, solidarietà, rivoluzione del quale io sono una parte.

Un’altra battaglia nell’eterna guerra dei rivoluzionari contro il dominio. E come in ogni battaglia, non siamo da soli, abbiamo vicino a noi, mentalmente e fisicamente, compagni, combattenti, persone che danno vita ad un mondo di lotta. Io sono qui per me, per tutti i compagni che sono stati nella mia posizione prima di me ma anche per quelli che ci si troveranno in futuro. Aggiungendo cosi un momento di lotta alla memoria collettiva.

Forse, quindi, per adesso sono qui e voi deciderete quanti anni affibbiarmi, anni che per voi non sono niente di più che un altro numero che si aggiunge alle migliaia che dispensate cosi facilmente – vedete, il peso “etico” è più leggero cosi e vi offre un sonno tranquillo. Forse, allora, per adesso i ruoli sono questi, ma state sicuri che arriverà il momento – se non per voi, per chi continuerà il vostro sporco lavoro – quando riempiremo di incubi i vostri sogni. Quando le voci di migliaia di insorti echeggeranno, destabilizzando la vostra apparente calma. E allora i ruoli non significheranno nulla, la vostra autorità e il vostro potere crolleranno e le vostre scelte vi si ritorceranno contro. Forse questo giorno arriverà tardi, molto probabilmente neanche vivrò abbastanza per vederlo. Ma comunque, finché l’aria mi arriverà nei polmoni e il sangue nelle vene, non smetterò di lottare per questo. Per la rivoluzione, per la libertà.

VIVA L’ANARCHIA

Andreas-Dimitris Bourzoukos

fonti : tameio, actforfreedomnow

Salonicco, Grecia: Rivendicazione di responsabilità per l’incendio di una banca

Il 29/11 è cominciato il processo degli anarchici G.Michailidis, D.Politis, N.Romanos, A.D.Mpourzoukos, A.Ntalios e F.Charisis-Poulos per la doppia rapina al Velventòs di Kozani. Poche ore dopo l’inizio del processo, abbiamo posizionato un ordigno incendiario in una filiale della Banca del Pireo sulla Via Andreas Papandreou, alla zona di Neapolis a Salonicco, come un piccolo segno di solidarietà con i nostri compagni.

Le banche, come pilastri del capitalismo, costituivano e continueranno a costituire un bersaglio di espropriazione e di distruzione da parte degli uomini combattenti. Per resistere alla brutalità e al totalitarismo, per costruire una società libera di uguaglianza e di libertà.

Solidarietà ai compagni anarchici processati per la doppia rapina a Velventòs.

Non dimentichiamo i nostri compagni G.Naxakis e G.Sarafoudis che sono stati arrestati a N.Philadelfeia.

Immediato rilascio del compagno Sp.Stratoulis dalle accuse che gli negano il diritto al concesso di licenza temporanea dal carcere e si trova in sciopero della fame dal 11/11. Solidarietà al Rami Syrianos, Ergün Mustafa e Michalis Ramadanoglou che si trovano in sciopero della fame in solidarietà con Sp.Stratoulis.

PER L’ANARCHIA E IL COMUNISMO

fonte

Grecia: Testo di Nikos Romanos

Fond écranPensieri dalla prigionia…
Con la destinazione finale i nostri demoni interiori…

Da quasi un anno abitante della terra ghiacciata, adesso il ghiaccio si è diffuso nel mio corpo. Monotoni e ripetitivi gesti quotidiani, paralisi generale. Qui i confini vengono trasformati in porte e mura.

Camminando nel cortile, quaranta passi di lunghezza e trentacinque di larghezza. Poi il muro. Su e giù, su e giù, destra e sinistra, destra e sinistra. Dopo un po’ inizi a memorizzare i dettagli inquietanti del muro che ti impedisce di proseguire oltre i quaranta passi, noti gli scarabocchi che ha, i dislivelli. Credo che ciò abbia senso visto che me li ritrovo numerose volte davanti a me.

L’orologio che nascondo nel mio corpo si è congelato pure. Anche se so che il mio tempo è un conto alla rovescia, sono agitato, i calcoli matematici della mia prigionia mi disgustano. 3/5 per il rilascio, 1/3 della pena per un permesso, e più lavori in carcere più veloce ci arrivi.

Ho sempre odiato la matematica che definisce la mia vita. Se fossi stato predisposto verso di essa probabilmente non avrei scelto una vita come la mia. Una semplice equazione dei burocrati delle logiche rivoluzionarie mi avrebbe convinto. Anarchia + guerriglia urbana = illegalità = morte o galera, mi avrebbero detto cosi e adesso credo che essi abbiano ragione. Gli direi di lasciarmi subito all’istante. La vita umana non si conforma a frazioni ed equazioni. E la passione per la libertà non è inseguita da nessun fantasma di sconfitta. Semplice come le equazioni matematiche di sconfitta che tanto disprezzo.

Ma torniamo all’orologio interiore. Mentre ero in clandestinità esso è stato dall’orologiaio, che lo ha spedito in una clinica psichiatrica. Quando gli ho chiesto perché, mi ha detto che è dove stanno tutti gli orologi interni ai corpi di chi lotta e il cui fato di schiavitù eterna finisce. La diagnosi ufficiale è stata che esso era stato colpito da mani anormali.

Ma esso ha ignorato i comandi e le invocazioni a ritornare alla normalità della promiscuità smussata e chirurgicamente calcolata. Infatti, in una bellissima notte esso andò verso la libertà e fuggì dalla stanza bianca della clinica psichiatrica. E tornò ad appuntamenti cospirativi, dove ognuno di noi aveva preso misure necessarie di precauzione. Una parola onesta, bellissime promesse e una grande decisione.

Mai più schiavi, capi chinati, mai più soli. Per sempre dall’altro lato, per sempre ribelli e sacrileghi, per sempre sul cammino della gente libera.
Per sempre, hai sentito?

Odio chi ha la perversione di richiedere la sottomissione. Per loro le teste chinate e il silenzio sono come un rituale dove il padrone richiede uno schiavo, meritevole di servirlo.
Odio anche la logica degli schiavi che percepiscono la sottomissione come forma di rimedio per la propria sofferenza. So che sono molto pochi quelli che fuggiranno da questo labirinto. Credo che ci siano pagine di storia dove i rivoluzionari cercano vie di fuga, seguendo il filo di Arianna. Ritengo che ciò sia probabilmente inutile visto che chi evade non segue un percorso prestabilito, ma ascolta semplicemente il battito del proprio cuore.

Prendo un respiro profondo per tornare in prigione. Qui il mio orologio si è congelato per bene. Posso dire che è stato totalmente disorientato e i punti di riferimento sono andati persi insieme alla speranza in qualcosa di significativo.
Comunque, ho trovato il modo, anche se temporaneo, di rompere il ghiaccio e ascoltarlo per qualche minuto. E’ il momento in cui vado in cortile e metto gli auricolari per sentire la musica.

Li giace il segreto che mette in moto i miei piani svelati ai miei occhi, immagini, pensieri ed emozioni danzano al ritmo della musica. Mi limiterò a descriverli in una sola parola. Vendetta. So che non potranno tenermi qui per sempre. So anche che molti hanno avuto lo stesso pensiero e poi si sono limitati ad un costante rinvio. Io non mi preoccupo, ogni passo compiuto è un piccolo insulto alle statistiche dei teorici della vita.

Giuro a me stesso che ogni minaccia diventerà azione, la pagheranno, la pagheranno. Per la paranoia organizzata che ci propinano, per ogni giorno di prigionia, per ogni insulto alla nostra individualità, per ogni anno di prigione che ci daranno, per ogni buongiorno che diciamo tramite un fottuto telefono alle persone che amiamo, per ogni buonanotte detta con voce tremante al tramonto tra le montagne, dietro il filo spinato. E quando arriverà il momento io riderò, quando il terrore arriverà senza invito nelle loro case. Riderò e nessuno potrà fermarmi. L’odio dentro di me cresce ogni giorno, diventa un fuoco e si nasconde nelle mie budella. Per un momento sogno di diventare un drago e sedermi sulla vetta della montagna che si vede dal cortile. Poco prima questo mostro irrazionale decide di agire razionalmente, come gli attentatori anarchici che avvertono riguardo all’esplosione della loro rabbia, poi prende solo i propri amici sulle proprie ali e li porta sulla vetta.

– Non perderti questo spettacolo, gli dice.

Subito apre le ali, sorvola la prigione e la inonda di un fuoco sopito per troppo tempo, le sue strutture, i suoi residenti e gli “onesti” lavoratori. Poi ritorna sulla vetta dove ha lasciato i suoi amici e guarda il fuoco che, come un fedele alleato, termina il lavoro.

Al notiziario delle 8 parlano di un tragico incidente e di cieca violenza.

Tutti si affrettano a dare la condanna più dura.

Ma ci sono eccezioni. Ci sono quelli che hanno sentito il ruggito di una morte lenta sotto la pelle, l’oppressione dei sentimenti umani, l’incubo di una prigionia prolungata che li accompagnerà ogni giorno. E quelli che si svegliano con un gran sorriso. E da ogni angolo della terra migliaia di voci ripetono simultaneamente

FUOCO ALLE PRIGIONI

“Se fossi vento diventerei tempesta, se fossi fuoco brucerei il mondo, e se fossi acqua diventerei un torrente in piena che lo inonda, se fossi dio lo rispedirei all’inferno, se fossi cristo decapiterei tutti i cristiani, se fossi un sentimento riempirei la gente di rabbia, se fossi una pistola andrei contro i miei nemici, se fossi un sogno diventerei un incubo, se fossi una speranza brucerei nelle anime degli insorti come una barricata in fiamme.”

Ora e sempre!
Attacco alla macchina sociale!
Lunga vita all’Anarchia!

Nikos Romanos
Prigione di Avlona, Novembre 2013

dal inglese, originale in greco

Grecia: Lettera dei compagni accusati per la doppia rapina a Velventos-Kozani

Il 29 Novembre 2013 inizierà il processo per la doppia rapina a Velventos-Kozani. Si terrà nella sezione femminile del carcere di Koridallos (e non -come annunciato all’inizio- nel tribunale sulla via Loukareos). L’aula, sacro bordello della giustizia, è sempre stata lo spazio dove la classe dominante – l’autorità – ha dimostrato il suo dominio sugli “illegali” di questo stato.

Ecco perché la questione della solidarietà è un fastidio permanente, nel caso degli anarchici, e i poliziotti di ogni categoria, antisommossa, in borghese, antiterrorismo, si affrettano a riempire le aule nel tentativo di ostacolarne l’espressione. Comunque visto il fallimento di queste pratiche e con l’evidente interesse di rendere “sicuro” il trasferimento (dal carcere al tribunale) di un nutrito gruppo di anarchici, hanno risolto entrambi i problemi grazie alle aule speciali (due per ora) dentro la sezione femminile. E’ ovvio che il cambio di sede è il risultato di entrambi i motivi. Da un lato il minimo rischio a livello logistico e dall’altro la registrazione di tutti i solidali che vorranno entrare.

Per noi la sede non fa differenza, l’aula è un territorio ostile, che sia in prigione o nei giardini pensili di Babilonia. E se la tattica di registrare ostacola la presenza dei compagni in aula, niente e nessuno può fermare la forza che avremo dal sentire le voci e le urla che entreranno oltre le mura della prigione e i furgoni blindati. Un presidio fuori dal tribunale può rompere l’isolamento che vogliono realizzare.

Inoltre, per noi la solidarietà rivoluzionaria non si limita ad eventi di supporto in occasione delle udienze. La corte non è altro che lo spazio dove il nemico convalida la propria vittoria, è il meccanismo di assimilazione della violenza repressiva nell’ideologia democratica. Soprattutto nel nostro caso non ci sarà la solita “pressione” sui giudici per avere sentenze più favorevoli. Le decisioni sono predeterminate. E questo non ci interessa, dato che abbiamo una condotta ostile verso i giudici non perché ci prendono di mira, ma perché il loro lavoro è distruggere le persone sotto lo stabile dell’autorità statale.

La solidarietà è una relazione continua. Le sue forme di espressione sono varie e trovano concretezza nei momenti d’attacco al sistema e ovviamente un presidio può essere uno di questi momenti per chi vuole farlo, ma non è un presupposto o l’unico momento per la solidarietà. E soprattutto, la solidarietà con i rivoluzionari prigionieri non è una statistica dettata dal momento, è un bisogno, un’emozione, è la realizzazione di una comunità di lotta, con ogni mezzo scelto dai compagni per esprimere la propria solidarietà, sia con la presenza fuori dall’aula o con l’attacco alle rappresentazioni del dominio coinvolte nel nostro processo.

In chiusura, vogliamo chiarire che tutte le RELAZIONI TRA COMPAGNI che ci uniscono, la nostra comune visione della libertà, i sogni che condividiamo non saranno mai incrinati da qualsiasi tipo di divisione riguardo alla gestione del processo o dalle diverse accuse a nostro carico. Il fatto che alcuni di noi avranno gli avvocati ad esempio, mentre altri no, che alcuni rivendicheranno la partecipazione alla rapina ed altri no, non sono motivi per dividere la comunità di lotta che ci tiene uniti dietro le sbarre.

In questo processo l’essenza è nel fatto che lo stato e i suoi meccanismi mettono alla prova gli anarchici avversi del sistema, suoi oppositori. E’ meno importate come essi cercheranno di tenerci prigionieri il più a lungo possibile (vedi le accuse).

Il loro interesse principale è la nostra condanna come NEMICI del sistema. Dal nostro lato non riconosciamo la dicotomia innocente-colpevole (in questo e in qualsiasi processo a carico di combattenti anarchici). Siamo colpevoli per il loro mondo, colpevoli per la loro “innocenza”. I nostri pensieri e i nostri cuori sono vicini ad ogni tentativo che cerca di combattere l’autorità.

RABBIA E CONSAPEVOLEZZA

Fivos Harisis, Argyris Ntalios, Giannis Michailidis, Dimitris Bourzoukos, Dimitris Politis, Nikos Romanos

fonti : i, ii

Atene: Rivendicato incendio di un mezzo diplomatico

DSCN0262

Nelle prime ore di Venerdi 11 Ottobre 2013, abbiamo bruciato un furgone del corpo diplomatico, con targa DC 93-3, all’incrocio tra Pyrras e Delacroix nella zona di Neos Kosmos, Atene.

L’azione è dedicata con tutto il cuore ai nostri compagni accusati per la doppia rapina a Valventòs e Kozani, processo che inizierà a fine Novembre* ed anche in memoria dell’antifascista ucciso Pavlos Fyssas.

Non dobbiamo farci condizionare dall’idea della paura e della morte. Dobbiamo resistere con ogni mezzo al totalitarismo contemporaneo.

Creiamo le nostre strutture, rafforziamoci ed estendiamo le relazioni tra compagni, facendo spazio all’anarchia e al comunismo. Rivoluzione sociale, l’unica alternativa…

Incendiari consapevoli

*Il processo per la doppia rapina a Velventos è previsto per il 29 Novembre 2013 presso la corte d’appello in Loukareos street ad Atene. I compagni accusati sono: Andreas-Dimitris Bourzoukos, Dimitris Politis, Nikos Romanos, Yannis Michailidis, Fivos Harisis-Poulos, and Argyris Ntalios.

in inglese

Grecia: Fissato il processo per il caso della doppia rapina a Velventos-Kozani

Young males of the black rock prideIl processo per la doppia rapina a Velventos-Kozani è stato fissato per il 29 Novembre 2013. I compagni accusati sono: Andreas-Dimitris Bourzoukos, Dimitris Politis, Nikos Romanos, Giannis Michailidis, Fivos Harisis e Argyris Ntalios.

Il processo si terrà al tribunale d’appello di Atene (Efeteio), sulla Via Loukareos.

Solidarietà ai compagni. Nessun ostaggio nelle mani dello stato.

fonti: i, ii

Atene: Lettera del compagno anarchico Giannis Mihailidis

Con questa lettera cerco di spiegare le mie posizioni e le mie scelte come parte dell’azione anarchica insurrezionale e spero che essa funzioni come incentivo per la sua diffusione. Non è stata scritta da una prospettiva ideologica precisa o una tendenza ben consolidata. Si tratta del risultato di furti al “supermercato delle ideologie” e mie riflessioni.

Senza dubbio, contiene i giudizi e i valori di uno che, spinto dal folgorante ideale dell’anarchia, partecipa alla guerra contro il Potere. Spinto da un ideale che sta tanto nelle comunità tradizionali del passato quanto in quelle insorte del passato e odierne. Un ideale al quale ci stiamo avvicinando fino ad ora e che forse mai potrà prevalere universalmente. Perché, come ha scritto il compagno Giannis Naxakis, “il Potere non è metafisico, è dentro di noi”. Cosi come lo è la passione per le relazioni libere e senza dominio.

La comprensione del fatto che la realtà capitalista è una guerra di tutti contro tutti e una lotta per la sopravvivenza, questo mi spinge a prender parte alla guerra contro questa realtà e a scegliere la mia posizione. E cosi, considerando i membri del partito dell’Ordine come assassini senza scrupoli, ho scelto l’insurrezione. L’anarchia è il modo in cui mi ribello, cercando allo stesso tempo di non riprodurre ciò che sto combattendo, vale a dire le relazioni autoritarie, e organizzare le comunità di lotta in modo antigerarchico. Continue reading Atene: Lettera del compagno anarchico Giannis Mihailidis

Testo dei 4 anarchici greci arrestati riguardo alla doppia rapina di Kozani.

Viva l'anarchia brutte fecce
Viva l’anarchia brutte fecce

I nostri giorni passano, le nostre notti no

Corriamo verso la nostra uscita, mentre attorno a noi si sta giocando una caccia all’uomo a tutta velocità. Dietro di noi rimane una vita che è predeterminata, scolpita dalle mani della sovranità, con lo scopo di farci interiorizzare la sottomissione come condizione oggettiva, di legittimare moralmente sistemi di leggi e regole, di uniformare l’individuo a una logica statica di numeri. Di fronte a noi, il mondo delle nostre fantasie “utopiche” che può essere conquistato solo con la violenza. Una vita, una possibilità e scelte determinate.

Fissate il vuoto tra le nuvole e saltate, perchè la caduta non è mai stata una scelta più certa.

Venerdì 1 febbraio, insieme a un gruppo di compagn*, abbiamo condotto una doppia rapina, alla Banca Agricola e all’Ufficio Postale a Velventòs, Kozani. Secondo la nostra opinione è di qualche importante analizzare, fino a un certo punto, la parte operativa della rapina. Questo innanzitutto per sottolineare tutti gli elementi del caso, le scelte che abbiamo fatto, gli errori che abbiamo commesso e le ragioni che ci hanno portato a questi.

Quindi, quel venerdì mattina, abbiamo attaccato i due obiettivi divisi in due squadre. Il nostro scopo fin dall’inizio era di prendere i soldi da entrambe le casseforti, ed in effetti è andata così. Durante la nostra fuga, una serie di eventi sfortunati e una malgestione di questi hanno portato ad un’esposizione sia del nostro veicolo sia della nostra direzione alla polizia.

A causa della stretta che si era creata da parte della polizia, il compagno che guidava il furgone, che era stato esternamente trasformato per apparire come un’ambulanza, ha cercato vie d’uscita per la squadra che aveva condotto le rapine. Nel suo tentativo, ha fatto l’errore di passare tre volte di fronte a un veicolo degli sbirri, che si sono quindi insospettiti. È nato un inseguimento che lo ha portato, a causa della sua non familiarità con la zona in cui è finito, a raggiungere quattro vicoli ciechi tra le strade fangose delle cave, che è finito con l’accerchiamento da parte della polizia – e con la chiusura di ogni possibilità reale di fuga. Dopo avere dato fuoco al furgone, è stato arrestato. Seguendo questi sviluppi e mentre il nostro compagno con il veicolo per la fuga era già nelle mani degli sbirri, le nostre opzioni disponibili si erano estremamente ridotte.

Abbiamo quindi deciso di fermare il primo veicolo che passava, poiché questo garantiva una fuga più sicura per noi e i nostri compagni. La questione principale in questa condizione era che gli sbirri non venissero a sapere del nuovo veicolo di fuga dei nostri compagni – abbiamo quindi deciso di mantenere il guidatore nel veicolo con noi, fino a che non avessimo trovato un modo anche per noi di fuggire. È a questo punto circa che il nostro sentiero si è incrociato con quello di una macchina della polizia, che si è gradualmente trasformato in un inseguimento fino alla città di Veria, con la maggioranza delle forze di polizia disponibili nell’area alle nostre calcagna. Ovviamente non abbiamo pensato neanche per un momento di usare l’ostaggio come scudo umano (non avremmo avuto problemi, per esempio, se si fosse trattato del manager di una banca) – dopo tutto, la polizia non sapeva della sua esistenza. Alla fine, lui ha agito da scudo umano per gli sbirri, senza che loro lo sapessero – perchè la sua presenza è stata una delle ragioni per cui non abbiamo usato le nostre armi per fuggire. Poichè la nostra consapevolezza e il nostro codice morale non ci permettono di rischiare la vita di una persona a caso che si è trovata con noi contro il suo volere.

A questo punto vorremmo rendere chiaro che non avevamo delle armi solo allo scopo di spaventare, ma per usarle nella remota possibilità di uno scontro tra noi e gli sbirri. Quindi, la ragione per cui non abbiamo agito nella maniera corrispondente, allo scopo di fuggire, è stata la condizione in cui ci siamo trovati a causa di una serie di errori.

La sola opzione per una fuga a quel punto era la velocità – e il nostro tentativo di guadagnare terreno con il nostro veicolo dagli sbirri che ci stavano inseguendo. Ovviamente, la città di Veroia non si offre per qualcosa di questo tipo, e presto infatti ci siamo trovati intrappolati in una stradina, con il risultato del nostro arresto. Durante il nostro arresto, la sola cosa che abbiamo dichiarato è stata che la persona che avevamo con noi non aveva niente a che fare né con la rapina, né con noi. Nonostante questo, gli sbirri hanno continuato a picchiarlo, almeno finchè abbiamo avuto contatto visuale con lui.

Questa narrazione non è fatta per vantarci o auto-promuoverci, ma allo scopo di invertire il lascito degli arresti senza una lotta che le condizioni non ci hanno permesso.

* * * * * Continue reading Testo dei 4 anarchici greci arrestati riguardo alla doppia rapina di Kozani.