Questa dichiarazione è stata letta nella Corte dal membro della Cospirazione delle Cellule di Fuoco Gerasimos Tsakalos:
Perché il silenzio non è d’oro e spesso porta con se la confusione, vogliamo chiarire qualcosa come guerriglieri anarchici coinvolti nella Cospirazione delle Cellule di Fuoco. Non abbiamo intenzione di discutere o di giustificare le nostre azioni nei pupazzi del sistema che nascondono la loro vigliaccheria dietro le loro funzioni giurisdizionali.
Voi giudicate nel nome del diritto e noi lo facciamo nel nome della nostra coscienza anarchica. Voi avete scelto per vostra verità, una società che abbia come monumenti le carceri, le banche, le stazioni di polizia, i ministeri e i tribunali, e noi un mondo di dignità, di libertà di coscienza, della rivolta anarchica e di autentici significati e desideri.
Non c’è spazio per il confronto, né per il dialogo. C’è solo il confronto armato tra gli inquisitori e gli cortigiani della società esistente e i suoi negatori. Come Prometeo, rubiamo il fuoco del vostro impero e con insolenza ed impudenza lo scateniamo contro di voi per infiammare tutti gli idoli del potere che rappresentate.
Noi facciamo parte del vostro spettacolo e non rientriamo nei vostri quadri giuridici. Le pagine della vostra accusa sembrano così piccole per poter comprendere e descrivere la dimensione dell’attacco che vogliamo scatenare contro il regime della democrazia e dei suoi subordinati.
Tenete ancora molte pagine bianche nelle vostre istruzioni accusatorie perché la lotta non è finita, né noi come Cospirazione consegneremo mai le armi. Esistono ancora desideri non imprigionati, occhi che non abbiano avuto paura del nemico, bocche non abbiano parlano la lingua del compromesso, teste che non siano state abbassate all’impero del potere…
Nessuna condanna e nessun carcere non cambierà la nostra scelta. La scelta dell’attacco continuo rimane fino alla fine…
Per quanto riguarda la nostra presenza in tribunale, rifiutiamo di presentarsi come imputati disciplinati e sottomessi che stanno in agonia per la decisione dei giudici.
Ce ne freghiamo di voi e non vi guardiamo nemmeno… Ma perché in questo processo, ci sono imputati che non hanno, e non avrebbero mai potuto avere niente a che fare con la Cospirazione delle Cellule di Fuoco, in ogni sessione parteciperanno alcuni compagni tra di noi per fermare la minima possibilità di confusione che possa essere creata…Perciò, a questo punto segnaliamo a tutti, amici e nemici, avvocati e pubblici ministeri, di limitarsi al campo giuridico che gli spetta e di non fare alcun riferimento alla Cospirazione delle Cellule di Fuoco. Gli unici che possono parlare per la Cospirazione delle Cellule di Fuoco siamo noi stessi e gli anarchici della prassi che abbiano sentito il respiro del fuoco ribelle riscaldare i loro volti incappucciati, mentre camminano contro la loro epoca, contro il cammino della massa…
Viva la Cospirazione delle Cellule di Fuoco
Lunga vita alla Federazione Anarchica Informale / Fronte Rivoluzionario Internazionale
“Tutte le decisioni, quando si tratta di libertà, racchiudono la morte. Noi attraverso questa morte dobbiamo vincere la vita. Un respiro profondo per il viaggio senza fine.”
A Pefki [18 Maggio 2011] è avvenuto uno scontro armato tra due anarchici e le forze della polizia.
I due cani della polizia, Leontopoulos e Drosos hanno cercato di arrestare me e il mio compagno. La nostra risposta è stata il rifiuto della nostra consegna attraverso la resistenza armata al fine di preservare la nostra libertà, la quale apprezziamo così tanto come anarchici.
Il risultato è noto, il compagno è fuggito rubando la macchina di pattuglia mentre io sono stato arrestato ferito. Insieme si sono feriti i due agenti di polizia, contro i quali ho sparato per primo riuscendo a sorprenderli. Indubbiamente se i poliziotti morivano, io e il mio compagno saremmo andati via illesi.
Indipendentemente dal fatto che la mia priorità operativa era quella di disimpegnarsi e fuggire, sarebbe un onore per me se parallelamente avessi il sangue dei poliziotti nelle mie mani, non solo perché hanno cercato di arrestarmi, ma semplicemente perché erano dei poliziotti.
Ogni poliziotto come diretto portatore di potere, per qualsiasi motivo fosse diventato uno sbirro, è un bersaglio vivente per un ribelle anarchico armato. Politici, grandi giornalisti e uomini d’affari, spie, fascisti, rappresentanti del clero, guardie carcerarie e naturalmente voi i giudici, come ogni altro puntello o lacchè del sistema, siete sempre nel mirino dei ribelli.
L’attacco generalizzato contro l’esistente, certamente, diventa più completo quando tutti i mezzi vengono impiegati. Pietre e bombe molotov, manifesti e volantini, slogan, opuscoli, manifestazioni e raduni, bombe e proiettili.
Nel contesto dell’azione anarchica multiforme, allora, e in particolare nella lotta armata, ho avuto anch’io l’onore di conoscere i ribelli nichilisti della Organizzazione Rivoluzionaria Anarchica Cospirazione delle Cellule di Fuoco. Negli appartamenti di Volos e di Kallithea, non ero presente in maniera vaga come compagno. Ero in modo concreto ed attivo un pezzo intrigante contro il mondo marcio del potere. Avevo coscientemente compiuto il passaggio nell’illegalità rivoluzionaria insieme ad altri compagni sconosciuti a voi, come abbiano fatto anche i fratelli latitanti Giannis Michailidis e Dimitris Politis.
L’obiettivo di ognuno di noi è la diffusione dell’anarchia nell’attuale contro la società autoritaria. Questo obiettivo rimane una scommessa aperta anche per quelli di noi che siamo in prigione, dal momento che non siamo pentiti per le nostre scelte e le battaglie che abbiamo dato e continuiamo a dare come anarchici della prassi.
Perché siamo stancati della routine, delle sospensioni e dello stile di vita a buon mercato che ci vogliono servire. Perché siamo disgustati con le percezioni della servitù, del leccare, dell’infamare e della caccia per l’ascesa sociale ed economica. Perché abbiamo odiato ogni verme autoritario che vuole rubare la nostra vita e, infine, perché abbiamo voluto prendere le nostre vite nelle nostre mani nel presente ed abbiamo dichiarato la guerra anarchica. Attraverso questa guerra scopriamo tutti i giorni se stessi, con i pensieri anarchici che alleghiamo ed apriamo nuove prospettive di attacco. Combattiamo contro l’esistente perché questo è l’unico modo per esistere.
Lo scontro di Pefki è iniziato come un casuale controllo d’identità e si è concluso con una, per niente casuale, battaglia di individui liberi contro le forze dell’ordine, l’anarchia contro l’autorità, e con un’ulteriore prova che il “nemico onnipotente” abbia carne ed ossa, ed è mortale. È stata una battaglia, una scelta consapevole di cui sono orgoglioso e fiducioso che se potessi tornare indietro col tempo l’avrei fatta di nuovo. Oltretutto l’arma più potente per un atto anarchico ribelle non è altra che la sua coscienza.
Per le battaglie che sono state date e le battaglie che avranno luogo. Viva l’anarchia.
Lunga vita alla Federazione Anarchica Informale / Fronte Rivoluzionario Internazionale
Viva la Cospirazione delle Cellule di Fuoco
Fino la distruzione totale dell’esistente e la costruzione dell’anarchia la guerra continua…
Molto tempo è passato tra ieri e oggi ma ancora di più su questa terra nobile ma sfortunata, fertilizzata da un assortimento di cadaveri gonfi e sangue; nuda, nessun fiore vergine perfetto creato dalla spiritualità e dalla purezza vi germina oggi.
Il moderno regno capitalista, con i suoi molti aspetti negativi, dà un vantaggio reale: ogni giorno dà vita a decine di nuove ragioni per agire contro di esso, per destabilizzare le sue infrastrutture e colpire le sue fondamenta puntando al suo crollo finale. Noia, alienazione, depressione, povertà, miseria…: tutti aspetti della stessa realtà. La stessa noiosa ripetizione quotidiana che erode l’individualità e trasforma le relazioni umane in qualcosa di secondario, qualcosa di molto meno importante che le “opportunità” fornite per scalare ai più alti livelli della gerarchia economica e sociale.
Parlando di quelli che non stanno riuscendo molto a risalire questa menzionata gerarchia, dovremmo prima di tutto gettare uno sguardo allo schiavo moderno. Le sue caratteristiche sono il sorriso falso, gli ideali logori, e la sottomissione volontaria. È la persona media nell’era del dominio capitalista. Le masse moderne sono composte di personalità vuote che cercano di dissimulare l’instabilità della loro esistenza con bisogni materiali artificiali. La maggioranza confusa non fa altro che impegnarsi nella “caccia alla carota”. Sono tutti disposti a passare sui cadaveri al solo scopo di acquisire privilegio sociale. Equipaggiati solo di auto-interesse e di salvaguardare la propria pelle, scelgono di dedicarsi alla costruzione di una carriera di successo, ad attendere – e in molti casi perfino a chiedere – allo Stato che mantenga la pace, l’ordine e la sicurezza. Ci sono anche le folle, gli oppressi, i dannati e i marginalizzati. Senza che la classe sociale bassa sia necessariamente una caratteristica comune, la povertà costringe queste persone o all’apatia e al fissarsi l’ombelico, o alla delinquenza.
Infine, abbiamo “persone che lottano” che prendono parte in vari apparati politici e si impegnano, quasi esclusivamente, ad accrescere il numero dei propri seguaci. Consumandosi in eventi politici, diventicano di provare ad essere un minimo pericolosi per il modello politico ed economico esistente. Finiscono per essere in tutto uguali ai politici del sistema in parlamento. Tenete a mente che la combattività non è un prodotto determinista delle circostanze sociali ed economiche, come alcuni padri dell’anarchia si affrettano a sottolineare ripetutamente. Si tratta invece principalmente di una scelta personale. Noi, i delinquenti, non percepiamo il significato di classe come un corpo sociale unitario e indivisibile che deve la sua consistenza a qualche interesse finanziario interno. Ciò che connette i lottatori, gli insubordinati, i non integrati – la nostra unità di classe – è la dignità di ognuno di noi e la complicità tra di noi. Noi siamo i senza legge che camminano costantemente tra gli addormentati.
Dopo decenni del progresso del capitalismo, che ha dato forma al modello sociale che abbiamo descritto, un ambiente esplosivo consistente di un terreno fertile dalla sottostante instabilità dell’ “ordine delle cose” si è ora stabilizzato. Abbiamo innumerevoli pensieri su questo. Ma come anarchici d’azione preferiamo esprimerci attraverso le nostre azioni. Siamo noi che abbiamo attaccato la catena di supermercati AB Vassilopoulos all’incrocio tra Via Loadikias e Via Nymphaeus con congegni incendiari, Mercoledì 10/10 e la filiale della banca postale all’incrocio tra Via Panormou e Via Achaia Venerdì 12/10. Siamo noi che giorno e notte camminiamo per le strade cercando la vita che vibra. Con le nostre azioni cerchiamo la disintegrazione della vita pubblica, il rovesciamento di tutte le relazioni sociali. Il nostro appetito rivoluzionario è la nostra vita. Siamo guerriglieri anarchici perchè il fuoco ci seduce. Non esitiamo a vivere al di là del limite delle leggi dello stato e della società. Sfrenatamente aggressivi, siamo la dinamica di una realtà differente.
Il nostro obiettivo è tutto ciò che è diventato un ostacolo nel nostro desiderio di vivere liberi. Vogliamo picchiare i poliziotti che pattugliano la città e bruciare (di nuovo) le loro auto (le loro auto di polizia e le loro auto private). Derubare e far saltare la casa del politico, del giornalista, del manager di banca e del suo staff che lo supporta. Vogliamo rompere le ossa del fascista dei battaglioni d’assalto. Bruciare i centri commerciali e i supermercati. Attaccare ogni azienda associata con la costruzione, il mantenimento e la gestione dei “centri di accoglienza per immigrati”, delle celle bianche (a Korydallos e altrove) e delle prigioni in generale. Far saltare in aria ogni servizio pubblico. Alla prossima manifestazione vogliamo indossare passamontagna e fare rivolta, scrivere slogan sui muri. Più di tutto, comunque, vogliamo non riposare finchè non tireremo fuori le budella di ogni guardia umana con le nostre stesse mani, e finchè non tireremo giù l’ultimo muro che imprigiona i nostri fratelli e sorelle ovunque nel mondo.
La guerra che abbiamo scelto non comincia e non finisce sul “campo di battaglia”, al momento dell’impatto. Il nostro obiettivo è l’erosione, nostro alleato il caos. Nostro nemico il dispositivo di controllo, la definizione etero e l’accondiscendenza. La sola ragione per ritirarsi è la scelta di un diverso tempo e luogo per attaccare. Questo significa centinaia di modi multipli fino all’eliminazione della servitù volontaria. Le cose che facciamo ci rendono quello che siamo. Armiamo il fuoco e l’ascia con parole e, di fronte ad un mondo di piacere rivoluzionario, la sola cosa perduta è la noia.
LUNGA VITA ALLA FEDERAZIONE ANARCHICA INFORMALE LUNGA VITA ALL’INTERNAZIONALE NERA AVANTI PER AFFILARE IL CONFLITTO
Salutiamo con tutto il cuore i compagni della Cellula Insurrezionale Mariano Sanchez Anon (CI-MSA), i Wolfpack in Russia, e la Cellula della Collera così come la Cellula dei Cospiratori per l’Estensione del Caos di Buenos Aires. Speriamo di sentirvi presto!
Alziamo il pugno per ogni incarcerato nelle cellule della democrazia che sia presente, fedele alle proprie parole e all’auto-determinazione rivoluzionaria. Non passa un solo giorno senza che pensiamo a voi.
Sempre determinati a muoverci contro tutti quelli che vogliono vederci incatenati e al guinzaglio. Siamo pericolosi perchè siamo imprevedibili.
Fronte Rivoluzionario Internazionale Cospirazione delle Cellule di Fuoco Gruppi Rivoluzionari per la Diffusione del Terrore
Non vogliamo avere niente a che fare con quelli che dalle loro poltrone rinunciano al contrattacco violento contro i capitalisti che sono protetti dalle armi assassine della polizia mentre i minatori in sciopero muoiono di fame. (…) Non sono loro gli stessi che ci privano di cibo, ci minacciano con la fame e lo sfruttamento? E qualcuno grida: “é necessario produrre!” La sola cosa che produciamo sono le nostre catene. I soli criminali sono i padroni! Bruno Filippi*
L’attacco continua… e la repressione… è salita di grado senza che ci sia stato bisogno di pubblicizzarlo. E da quando Dendias (ministro dell’ordine pubblico) ha scoperto che “l’uso limitato di agenti chimici” è costoso e pericoloso per l’opinione pubblica mondiale, o comunque non efficace come avrebbe voluto, ha richiesto idranti d’acqua per le manifestazioni e lo ha gridato ad alta voce. Naturalmente i viscidi subumani dei media si sono affrettati a pubblicizzarlo in ogni modo, nascondendo meticolosamente l’incendio avvenuto a danno di un’azienda che importa e vende sistemi di controllo e sicurezza, all’alba di lunedì in Via Solomou 7, a Halandri.
Ma la repressione non è solo la violenza degli sbirri, sono anche i migliaia di sbirri che ormai da anni sono stati seminati dal potere nelle menti e negli animi di tantissime persone attraverso il tessuto sociale – e questa è la sua grande vittoria. Dai tipi che fanno gli eroi rischiando la loro vita per salvare i soldi di una banca a tutti quelli che si astengono, rinunciano o si oppongono alla violenza insurrezionale. Un fatto evidente è avvenuto nello sciopero del 26 Settembre quando la vasta maggioranza del mondo si è evidentemente astenuta dallo scontro, per la convinzione che mostrando i propri cadaveri danzanti e pacifici lo Stato avrebbe avuto pena di loro e gli avrebbe restituito le loro proprietà perdute. A tutti loro abbiamo una cosa da dire: che la lotta contro il regime è violenta, e così dovrebbe essere condotta a partire dalla base per poter essere vittoriosa.
Il controllo sociale e la cultura della sicurezza
Nella misura in cui gli occhi e le orecchie indiscrete dello Stato hanno invaso quasi ogni aspetto del complesso sociale per monitorare e organizzare tutte le attività sociali, la cultura della sicurezza ha imbevuto i neuroni della società trasformando i suoi soggetti – oppressi e non, “progressisti”, “radicali”, pacifisti e conservatori – in disgustose sanguisughe attaccate ai valori del mondo di oggi. E a questo punto legittima e sviluppa l’ideologia della sicurezza e dell’intero complesso tecno-industriale di controllo e repressione che ha padroni, soci e sostenitori… per noi tutti loro sono nemici. Il suo attacco attraverso il capitale non si limita al completo soggiogamento degli umani e alla totale distruzione della natura, ai cibi mutati, allo sviluppo industriale, all’uccisione e alla tortura di animali, queste sono le rappresentazioni minimali della sua violenta estensione. Sia i managers della repressione da dentro i propri uffici, gli entusiasti esecutori dei doveri repressivi – che siano poliziotti, guardie di sicurezza, guardie umane o chiunque sia impiegato nel campo della repressione – che tutti quelli che con o senza ricompensa, migliorano attraverso le conoscenze tecniche, i sistemi tecnologici e le attrezzature, e in generale contribuiscono materialmente o moralmente alla complessità della repressione e del controllo, sono obiettivi. In altre parole, odiamo questa ideologia di necrofilia, la sua cultura e le persone che la sostengono e vogliamo prendere di mira tutti i livelli gerarchici. Vogliamo veder accoltellati i trafficanti (piccoli e grandi) del controllo, vogliamo vedere i loro negozi ridotti in cenere, le loro aziende saltare in aria, gli amici degli sbirri e i fascisti con i denti rotti dopo ogni tentativo di imporre l’ordine e la sospettosa calma mortale della quale sognano. Vogliamo vedere il mondo dell’ordine bruciare sotto gli attacchi devastanti di tutti quelli che hanno il caos che gli brilla negli occhi.
Ma poiché volere e desiderio vanno insieme al tentativo della loro realizzazione, ci siamo mossi dalle parole all’azione. Abbiamo distrutto con gioia l’azienda Transam Trading Co Ltd, ad Halandri, un’azienda che commercia ogni tipo di sistema di sicurezza e controllo ad alta tecnologia, specializzata in vari tipi di telecamere high-tech e sistemi a raggi X per scannerizzare pacchi, ecc.
La repressione non ci spaventa, ci rende armati
I mezzi migliori per rompere la repressione e il controllo sono l’intensificazione, la persistenza e l’innalzamento della lotta politica per la destabilizzazione e la distruzione del potere e del capitalismo. È imperativo sviluppare comunità di lotta che attraverso i loro processi si uniscano e attacchino la brutalità dello Stato nel modo che decidono di volta in volta. Da incontri dinamici con gli sbirri, distruzione e saccheggio di infrastrutture capitaliste all’autodifesa finalizzata ad evitare l’arresto e il pestaggio dei compagni che combattono nelle strade, lo sviluppo e la diffusione di parole affilate e sovversive per fronteggiare gli attacchi di tutti i tipi dei nostri nemici, e azioni dirette cospirative con sabotaggio, incendio, esplosivi e ogni altro mezzo offerto dalla storia rivoluzionaria e l’immaginazione. È ugualmente importante sviluppare strutture di solidarietà e mutuo supporto così come strategie utili per evitare attacchi dai nemici e diventare più efficaci contro di loro.
Gruppi di guerriglia ovunque!
Siamo dalla parte dei combattenti prigionieri – Soddisfazione immediata per le loro richieste
Inviamo il nostro amore inarrestabile e la nostra solidarietà agli anarchici Babis Tsilianidis, Dimitris Dimtsiadis, Sokratis Tzifkas. Ai fieri membri della C.C.F. e all’anarchico Theofilos Mavropoulos.
Facciamo in modo che gli imminenti processi diventino un altro motivo per attacchi dinamici contro le strutture del dominio.
Siamo dal lato del compagno Tasos Theofilou e degli altri anarchici accusati di coinvolgimento nelle CCF che negano la partecipazione.
Siamo dal lato dei guerriglieri urbani Nikos Maziotis e Pola Roupa (in fuga) e di Kostas Gournas (Lotta Rivoluzionaria).
Siamo dal lato del ribelle mai pentito della 17 Novembre Dimitris Koufontinas.
Salutiamo con gioia l’esecuzione di tre poliziotti della municipale in Messico da parte della Cellula Insurrezionale Mariano Sanchez Anon-FAI.
Solidarietà a tutti gli anarchici e prigionieri insubordinati in Grecia, Italia, Germania, Spagna, Messico, Cile, Stati Uniti e ovunque si sviluppi la resistenza alla barbarie capitalista.
Fuochi all’Orizzonte – FAI
PS: Ci dispiace che allo sciopero non abbiamo incontrato i duri “battaglioni d’assalto” dell’Alba Dorata, nonostante il fatto che avessero annunciato di partecipare, la festa sarebbe stata fantastica. Saluti fraterni alle pattuglie antifasciste. Solidarietà a tutti quelli arrestati durante lo sciopero del 26 Settembre.
Il 1° Giugno 2011, l’insurrezionalista compagno Luciano (Tortuga) Pitronello ha subito gravi lesioni in caso di una bomba artigianale esplosa tra le sue mani nel corso di una azione diretta. È stato ricoverato in ospedale e poi incarcerato nelle prigioni di Santiago, fin che non fu processato.
Il 15 Agosto 2012, Tortuga è stato condannato a sei anni di libertà vigilata per danni, violazione delle leggi per possesso di armi, e di uso di targa falsa. Tuttavia, a seguito del primo grado processo, l’accusa ha chiesto l’annullamento del verdetto, cercando di rafforzare le accuse ed applicare la legge anti-terrorismo contro Luciano.
Il 19 Novembre, la Corte d’Appello di Santiago deciderà sulla mozione della procura. Oggi, le autorità inquirenti sostengono un “erronea valutazione giuridica dei fatti”, perseguendo per imprigionare il compagno di nuovo.
Così, Lunedí 19/11 alle 10.30, dei solidali richiamano ad un raduno presso la Corte di Appello di Santiago per una solidarietà attiva con Luciano Pitronello.
Russia, Tver. ALF incendia una stazione elettrica e sabota un’area di caccia. Alcune parole di solidarietà con le compagne eco-anarchiche in carcere
Mandiamo i nostri fieri saluti alle compagne anarchiche in prigione: Yana Terenina e Aleksandra Dukhanina. Cogliamo questa opportunità per ricordare Yana Terenina e il suo destino. È stata incarcerata dopo un incidente vicino al centro commerciale “Atrium” a Mosca. È scoppiato un litigio tra Yana e una donna patita di cappotti di pelliccia. Durante lo scontro, il marito della donna ha deciso di unirsi all’azione, mentre la donna usava delle forbici come arma. Dopo il processo il giudice ha deciso che a Yana e il suo amico Maksim stava bene l’accusa di “rapina a mano armata”. La donna impellicciata ha rifiutato ogni proposta di risoluzione pacifica del conflitto.
Aleksandra Dukhanina è in attesa di processo per “disobbedienza pubblica” durante le proteste di massa del 06/05/2012, quando le forze di polizia hanno provocato la violenza.
Nella notte del 28-29 Ottobre abbiamo distrutto una succursale che forniva energia a una riserva di caccia vicino a Tver. Abbiamo usato delle trance per tagliare i lucchetti e guadagnare l’accesso all’interno della stazione. Lì abbiamo posizionato due congegni incendiari composti ognuno da 5 litri di benzina e dato fuoco alla miccia, ritirandoci nei boschi.
Mentre ci muovevamo attraverso la foresta continuavamo ad incontrare gruppi di caccia con cani. Abbiamo fatto del nostro meglio per evitarli. Poi ci siamo imbattuti in una stazione di caccia (un deposito di cibo per orsi e alci). Prima l’abbiamo vandalizzata, ma dopo una breve discussione abbiamo deciso di raderla al suolo. In breve tempo il posto è stato dato alle fiamme.
Il progresso avanza a passi da gigante, un chiaro esempio di questo è la distruzione della Terra che la società sta realizzando, costruendo strade, edifici, automobili e più macchine di morte.
L’ambiente grigio e maleodorante in cui abitiamo è la conseguenza logica di questo sistema disgustoso di dominio che ci mantiene nella moderna schiavitù volontaria della maggioranza delle persone.
Se un’automobile bruciata è un danno molto piccolo alla civilizzazione è perchè nessuna persona in più si prepara ad essere partecipa della guerra sociale.
Progetti di vita che allentano le tensioni tra la libertà e la realtà oppressiva dell’esistente, sono obiettivi da combattere. Non possiamo permettere che continuino ad agire come stanno facendo. Deve accadere qualcosa, dobbiamo fare qualcosa. Rimanercene a contemplare l’attacco progressivo finale del sistema di dominio attuale ci rende suoi complici.
Per non lasciare che le idee anarchiche di libertà siano solo parole, dobbiamo passare all’azione diretta e multiforme contro quello che giorno per giorni ci imprigiona e condanna a vivere miserabilmente per gli interessi dell’autorità.
Automobili, banche, commissariati di polizia, ambasciate, dovrebbero ardere nelle fiamme di fronte alla presenza di qualunque essere umano che abbia una dignità e una coscienza libera, ma purtroppo siamo circondatx di esseri civilizzati che sempre più assomigliano agli animali che si mangiano tutti i giorni. Conoscono già in anticipo il loro destino e preferiscono attraversarlo servendo qualcosa che li faccia salvare la loro sporca e stupida pellaccia.
Di fronte a tutti, domenica 28/10/2012 a mezzanotte a mezza abbiamo sabotato con due dei nostri congegni incendiari composti da benzina alcune macchine di distruzione della Terra che si trovavano sulla strada Bartolome Mitre e via Castro Barros, Almagro, a Buenos Aires.
Nel quartiere Nuñez già sono cominciate a bruciare auto di lusso, e lì siamo, portando la guerra dove si rifugiano i borghesi.
Un saluto complice ax prigionierx anarchicx della guerra sociale e a quellx che nelle strade di tutto il mondo continuano ad attaccare e cospirare.
¡FUOCO AL SISTEMA! ¡FINO ALLA DISTRUZIONE DELL’ULTIMO BASTIONE DELLA SOCIETÀ CARCERARIA!
Amigxs de la Tierra / Federación Anarquista Informal
Seduto sul letto che è diventato uno dei luoghi dove posso leggere e scrivere, ho deciso di mettere le preoccupazioni della mia testa in parole. Il trambusto dei circa 50 prigionieri con i quali condivido questo spazio assume i dintorni, una luce debole è sparsa su questo pezzo di carta su cui scrivo per dare modo a queste parole, che hanno deciso di rompere il silenzio alludendo agli informatori.
È necessario tener presente -nella riflessione permanente- che lo Stato intende esaurire l’individuo, con le sue strategie note, che non sono un’innovazione, ma la materializzazione della punizione che sia diventata una routine tramite la detenzione, la prosecuzione e “l’esemplificazione”. Lo Stato cerca di ridurre l’individuo in una carta d’identità, un numero o un codice, per sterminarci moralmente, ed annientare qualsiasi pratica rivoluzionaria. Ma c’è un dettaglio rilevante su questo: tutte le persone che si riconoscono nella condivisione dello spazio libertario condividono il concetto di posizionarsi sul lato opposto della barricata dal Potere-autoritario. Tuttavia, ci sono alcuni altri che si proclamano libertari o anarchici che giustificano oppure sostengono la repressione; con questa dicitura-giustificazione, questa loro proclamazione muta in un discorso auto-ipocrita, e queste persone finiscono sul lato opposto della barricata che vediamo di fronte a noi, e non dalla nostra parte.
Se ci sono ostaggi, non è perché i “responsabili” degli attacchi dovrebbero essere ritenuti colpevoli per il fatto che lo Stato incarcera diversi individui che supportano queste tendenze politiche o pratiche;* lo Stato-Potere si avvale di tali azioni per applicare e giustificare la sua efficienza o “sicurezza civile”. È molto chiaro che l’entità politica e repressiva insieme ai suoi alleati sono gli unici responsabili per il fatto che alcuni di noi devono essere intrappolati nella bocca del Potere. È quindi patetico chiedere alle persone che hanno compiuto gli attacchi di consegnarsi o scambiare la loro libertà al posto di altri. Quelle persone, che parlano di anarchici veri o falsi, hanno solo bisogno di una dotazione di uniformi della polizia in cambio della delazione e la collaborazione; non hanno ancora digerito che una lotta dignitosa tiene alti valori rivoluzionari, e che una persona senza un vuoto morale non consegni un altra.
Dichiararsi “colpevole o innocente” non è nemmeno una priorità in questo dibattito; la priorità è che nessun altro compagno viene catturato, e il dolore inflitto ai parenti e le persone care non vienne riprodotto.
In tutta la storia della lotta in queste terre, è inevitabile di menzionare delle donne guerriere del Sindacato delle Donne delle Varie Unioni (SFOV) e la Federazione delle Donne Operaie (FOF). Nel corso degli anni ’20 agli anni ’50, la lotta contro l’oppressione dello Stato-borghese è stata organizzata in sindacati in cui – non solo in Bolivia, ma anche in diversi altri paesi in Europa e in America – iniziative con forti legami di solidarietà ai prigionieri politici di altri paesi sono stati derivanti. Queste valorose anarchiche cholas** erano ben consapevoli del fatto che non vi era alcun bisogno di avere anarchici imprigionati ovunque. Alla fine del 1927, hanno deciso di aderire alla campagna internazionale per la liberazione degli anarchici nati in Italia Sacco e Vanzetti – è noto che si trattasse di due immigrati, lavoratori ed anarchici che sono stati portati in tribunale, condannati e giustiziati sulla sedia elettrica per la presunta rapina a mano armata e l’assassinio di due persone (negli Stati Uniti). Un fatto molto importante in questa storia è che la totalità della campagna di solidarietà non ha chiesto la testa degli autori degli attacchi; le anarchiche cholas hanno chiesto la liberazione di Sacco e Vanzetti, ed hanno mantenuto un elevato concetto morale e pratico; sapevano tutte troppo bene che le lotte libertarie non potevano essere fatte ricattando e chiedendo agli autori di consegnarsi in modo che la quantità dei prigionieri politici sarebbe continuata a crescere. Anche se è passato molto tempo da quei giorni, le posizioni della dignità e della etica rimangono intatte; ogni volta che ci sono stati informatori, sono stati trattati come una piaga che, a causa delle loro azioni, sia molto lontano da ogni tipo di lotta contro il potere. Le anarchiche cholas del SFOV e della FOF sono un buon punto di riferimento della lotta anti-patriarcale, ed hanno saputo in modo molto coerente come liberarsi da un altro tipo di catene: l’accusa e la delazione. Al giorno d’oggi, i sindacati – almeno qui – sono stati sequestrati dai Trotskisti. La lotta sindacale è stata trasformata in un organismo verticale ed autoritario, quindi non ha nulla a che fare con un atteggiamento anarchico, ma è stata istituzionalizzata e si distingue solo per un agglutinazione delle masse che si limita a seguire gli accordi tra i loro leader e lo Stato.
Non mi aspettavo che, all’interno di questo “capitolo” del carcere, i delatori sarebbero diventati gli attori principali. Anche se hanno testimoniato contro di me, non mi aspettavo che coloro che si definiscono compagni sarebbero arrivati al punto di chiedere che la fila dei prigionieri anarchici diventasse più densa. Pertanto, respingo ogni azione di solidarietà in cui potrebbe essere legata a persone che sostengono la repressione.
Sto ancora aspettando di uscire da questa gabbia, e anche se il meccanismo giudiziario gira così lentamente, mi sento forte e fermo. Ammiro tutti coloro che combattono ancora dentro e fuori le carceri; la fine definitiva del Caso Bombe (in Cile) ha portato un grande sorriso sul mio viso; questa è una grande vittoria della nostra storia. Prima o poi, tutte le fabbricazioni dello stato cadranno. Ribadisco i miei saluti a tutti i prigionieri del potere che non si arrendono, alla mia famiglia e i compagni. Non dobbiamo lasciarli rubare i nostri sogni. La solidarietà è ciò che incoraggia un prigioniero a non sentirsi solo.
* Il 28 Agosto la collettività di solidarietà Libertad abbia annunciato quanto segue: “Deploriamo il fatto che Nina [Mansilla], nella sua disperazione per uscire da quel centro di sterminio, abbia danneggiato i compagni Krudo [Mayron Gutiérrez Monroy] e Henry [Zegarrundo] con la sua dichiarazione amplificata che lei stessa abbia rilasciato; in questo modo, ha fato i nomi di coloro che, come lei vorrebbe far credere, sono membri della FAI-FRI”.
Il 29 Settembre l’auto-proclamata “attivista anarchico-femminista” Nina Mansilla ha menzionato, tra l’altro, che gli autori dei 17 attacchi devono essere ritenuti a rispondere delle loro azioni e non lasciare che qualcun altro “pagasse per il movimento”. Inoltre, per quanto riguarda un video incriminante (che, secondo le autorità della persecuzione penale, mostra Nina durante un’azione), ha fatto riferimento a dettagli diversi, per coinvolgere un’altra persona, la quale – nelle sue stesse parole – “usavo chiamare compagna e sorella fino ad un certo punto, ma non posso dire la stessa cosa ora, dal momento che lei sa la mia situazione giuridica ed emotiva, sa che sono qui per lei, per avere una presunta “somiglianza” a lei.” Infine, N.Mansilla abbia avuto il coraggio di scrivere: “Perché dovrei stare zitta? Per proteggere chi? È stato detto di me che sono una spia, e che le persone ritireranno la loro solidarietà nei miei confronti perché “ho accusato gli altri per salvare me stessa, da quello che vedo, è molto facile per chiunque di riempire la bocca con discorsi molto radicali, di parlare di lealtà e resistenza dietro una tastiera, di scrivere dichiarazioni contro lo Stato, la società e tutti coloro che non la pensano come loro, solo per fare un grande affare da questo. Ma chi arriva al mio posto? Chi vive con me ogni giorno qui dentro? Chi subisce le umiliazioni e le intimidazioni che subisco negli ultimi quattro mesi?”
** Il termine femminile chola (maschile: cholo) ha una lunga storia ed una ricca connotazione culturale in America Latina. In generale, la parola è l’acronimo della donne rurali andine che indossano il Pollera (gonna tradizionale), parlano Quechua o Aymara e vendono i propri prodotti nei mercati (un archetipo di donne andine). Ma cholas può anche essere caratterizzata da un certo modo di atteggiamento che riflette nel loro modo di parlare e di vivere, caratteristiche che completano l’abbigliamento per identificare una persona in quanto tale. Il termine è stato usato in modo dispregiativo dalla borghesia per definire una donna bellicosa, seducente e lasciva, quindi un oggetto di desiderio sessuale, e per di più sinonimo di sacrificio attraverso la maternità e il lavoro. È arrivato a simboleggiare la triplice oppressione di cui le donne erano e sono sottoposte: discriminazione in base all’origine indigena, alla classe sociale e al genere. Come descritto nel testo di Henry, il termine designa le qhateras (piccole commercianti) e le altre donne operaie che si sono ribellate dal 1920 e abbiano partecipato alle lotte anarco-sindacaliste in Bolivia, e in particolare a La Paz, facendo diventare chola una parola propria.
Durante l’occupazione nazista della Grecia 1941-1944, i strozzini del mercato nero (mavragorites), -le spie e gli fantocci degli fascisti- stavano approfittando della gente che stava in mezzo alla scarsità di cibo, vendendo olio da cucina, riso, ecc in piccole quantità agli miserabili dalla fame, portando via tutto ciò che quest’ultimi avevano, una casa o un terreno, anche i loro figli per usarli come schiavi. Non appena l’occupazione e la guerra civile sia finita, questi strozzini sono diventati cittadini eminenti ed immensamente ricchi, mentre quelli che si sono trovati nel bisogno sono morti di fame oppure hanno vissuto nella miseria e la povertà.
Nello stesso modo, oggi, questi “mavragorites” appaiono ancora con i loro negozi soprannominati “Acquisto Oro”, avendo come loro capo principale “Bobolas”, ben noto tra gli “maiali” del Potere. Questi delinquenti possono sentire l’odore delle persone in mancanza di un anticipo in contanti, a causa della presunta crisi economica, e quindi possano acquistare le loro necessità e le loro dignità.
Quattro negozi del genere sono sorti ad Igoumenitsa, controllati dagli infami, i profittatori contemporanei provenienti da Igoumenitsa e Corfù.
Il 3 Ottobre 2012, alle 3 del mattino, abbiamo attaccato uno di questi negozi, che si trova sulla Via Kyprou di fronte alla Piazza centrale di Igoumenitsa, ed abbiamo rotto le finestre anteriori.
Quei proprietari, che minacciano di prendere in mano la situazione con i loro scagnozzi, dovrebbero sapere che non ci intimidiscano.
Non c’è ne frega un cazzo per i loro dipendenti in quei negozi, che lamentano di fare semplicemente il loro lavoro per 600 euro, perché hanno scelto di essere nel campo avversario. Inoltre, il lavoro è una vergogna.
“Strizziamo l’occhio” ai compagni che per primi l’abbiano “strizzato a noi”.
Libertà per i compagni combattenti, membri dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco, e tutti quelli perseguiti dallo Stato
LO STATO È L’UNICO TERRORISTA SOLIDARIETÀ CON i GUERRIERI ARMATI
Un giorno, tutto dovrà essere giocato testa o croce, in stile Western, sarà deciso con un duello nella strada principale : loro o noi. Di fronte a questa solitudine, la “città privata” di ognuno crea le sue simpatie…
(Paco Ignacio Taibo II, “Stessa città stessa pioggia”)
I nostri cuori e le nostre menti sono con quelli che hanno preso la Decisione tra due respiri (come vengono prese tutte le grandi decisioni in ogni caso), con quelli che stavano sulla ‘Strada Principale”, in un duello in cui solo i perdenti non sono coinvolti, esattamente dove teniamo il nostro posto e creiamo solidarietà.
Solidarietà con i nove membri dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco
e gli co-imputati nello stesso caso
Solidarietà con i fuggitivi Yannis Michailidis e Dimitris Politis
Quindi, vorremmo dedicare le seguenti azioni incendiarie a loro:
∙ In due bancomat della filiale della Banca Nazionale della Grecia di Maroussi,
∙ Un bancomat della filiale di Eurobank in Via Trion Ierarchon nella zona di Ano Petralona,
∙ Un bancomat di una filiale della Post Bank in Vyronas,
∙ un veicolo della società di sicurezza privata “G4” in Via Aghiou Antoniou nella zona di Ano Patissia,
∙ uno veicolo statale in Via Lamias a Glyfada.
Venerdì sera, 12 Ottobre, si è tenuta una manifestazione nel centro di Atene in solidarietà con i membri detenuti dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco e con gli altri dieci compagni anarchici accusati nello stesso caso, con il nuovo processo che ha avuto inizio l’8 Ottobre. La manifestazione era stata chiamata per il 6 Ottobre, ma è stata trovata nel mezzo delle rappresaglie dello stato della scorsa settimana contro gli antifascisti di una moto-pattuglia e i loro solidali (30/9 e 1/10), quindi il gruppo di solidarietà per il caso CCF ha deciso di riprogrammare l’evento per questo Venerdì.
Le gente si è radunata alle 19.30 a Propylea, dove sono stati distribuiti testi e volantini ai passanti, sono stati dipinti slogan sui muri e dichiarazioni sono state lette attraverso un sistema audio. Verso le 20.30, circa 300 compagni hanno attraversatola Via Panepistimiou in direzione di Piazza Omonia. All’incrocio con Via Patission, la polizia motorizzata (DIAS) unità delle squadre anti-sommossa (MAT) hanno tentato di tagliare il corteo. Il clima è stato riscaldato un po per la presenza della polizia, ma senza scontri scoppiati. I manifestanti hanno camminato sulla Via Patission causando confusione al traffico, poi hanno proseguito per Via Solomou ed hanno concluso la manifestazione nel quartiere di Exarchia.
Coloro che hanno espresso il loro appoggio incondizionato per gli anarchici perseguiti per il caso CCF erano in pochi, considerando la gravità della situazione con la quale la mafia giudiziaria sta attaccando i nostri compagni. Tuttavia, sono scesi per le strade come lupi.
Alcuni degli slogan cantati ad alta voce sono stati:
“Libertà per le Cellule di Fuoco”
“La passione per la libertà è più forte di tutte le prigioni”
“Theofilos Mavropoulos è nostro fratello, ribelle in carcere, nostro compagno di strada”
“Colpi di fuoco di Kalashnikov dovrebbero andar bene contro i poliziotti”
“Fascisti, bastardi, presto sarete impiccati sulle forche”
“Dal Messico all’Indonesia, viva la FAI-FRI e la nuova anarchia”
“Gli Stati sono i soli terroristi, solidarietà con i guerriglieri armati”
“Lotta insurrezionale Internazionale lotta contro gli Stati e il Capitale”
“Ascoltate bene guardie umane: giù le mani dai combattenti”
“Dendias (ministro dell’ordine pubblico), bastardo, bruceremo la città”
“Rabbia e coscienza, rifiuto e violenza, seminaremo il caos e l’anarchia”
“La solidarietà è l’arma dei popoli, guerra ai padroni della guerra”
“Sbirri, vi ricordate di Gyzi? Uno – tre, Christos Tsoutsouvis “(In memoria dell’anarchico guerrigliero urbano Christos Tsoutsouvis, che ha ucciso tre poliziotti il 15 Maggio 1985 ad Atene, nel corso di una sparatoria nel quartiere di Gyzi, prima di cadere dai proiettili della polizia.)
“E ora di gridare uno slogan che unisce tutti: SBIRRI-MAIALI-ASSASSINI”
“Da Atene a Londra, e da Santiago a Torino, fuoco per le leggi, pallottole per la polizia, e fuoco con benzina per ogni nazista”
“Avanti anarchici, avanti nichilisti, per seppellire nel fango tutti gli statisti”
“Solidarietà con i compagni in Italia – Anarchia, destabilizzazione, azione diretta, insurrezione”
“Libertà per tutti coloro che si trovano nelle celle delle prigioni”
Il caso-processo per la CCF è stato rinviato per Lunedì, 22 Ottobre, nel tribunale speciale del carcere femminile di Koridallos.
8 Ottobre 2012: I compagni Konstantinos Papadopoulos, Stella Antoniou, Giorgos Karagiannidis, Alexandros Mitroussias e Kostas Sakkas hanno partecipato alla prima udienza del nuovo processo per la CCF. All’inizio del processo, i nove membri dell’O.R. CCF e l’anarchico Theofilos Mavropoulos hanno lasciato l’aula e sono ritornati nella celle, dopo il membro della CCF Olga Ekonomidou ha insistito per leggere ad alta voce la seguente dichiarazione nell’aula delle carceri femminili di Koridallos.
Il processo è stato aggiornato per Mercoledì, 10 Ottobre.
“Prima che la vostra corte militare inizia, farò una dichiarazione a nome dei membri della Cospirazione delle Cellule di Fuoco.
Siamo prigionieri dello Stato Greco e mettiamo in chiaro che non riconosciamo alcuna autorità, per non parlare del sistema giudiziario, e naturalmente nessuna delle vostre leggi. Il fatto che noi siamo prigionieri di guerra non vuol dire che ci siamo arresi, né pentiti di nulla.
Rimaniamo orgogliosi della nostra organizzazione. Ogni azione della Cospirazione, ogni parola che abbiamo scritto nei nostri comunicati è e sarà per sempre un pezzo impenitente di ciascuno di noi.
La CCF è il percorso della nuova guerriglia urbana, fa parte di un’espansa cospirazione globale contro le istituzioni e il morale della società che schiavizza l’uomo per secoli.
La nostra prigionia non ferma la nostra causa o la nuova guerriglia urbana, che si trasforma ogni giorno in pratica, ed infine non potrà mai fermare la nostra lotta incessante per la libertà, che voi, burattini del sistema, non siete in grado di fermare.
La CCF è l’insieme di noi nove, che hanno preso la responsabilità, e nessun altro imputato abbia alcuna relazione con l’organizzazione e nessuno avrebbe mai potuto avere.
Andiamo ancora avanti con il nostro compagno Theofilos Mavropoulos nel corso incessante verso una insurrezione anarchica eterna, senza guardare indietro.
Abbandoniamo inibizioni e scuse, e ci buttiamo nel fuoco dell’azione, per ora e per sempre. Dal punto in cui ci troviamo, inviamo i nostri saluti più caldi a Yannis Michailidis e Dimitris Politis, ricercati per la CCF. Che il fuoco della nuova anarchia possa coprire le tue tracce per sempre. Fino a quando non ci incontrano nel punto di non ritorno. Inviamo anche la forza e la solidarietà per i compagni insurrezionali che sono perseguiti dalle autorità italiane, così come per i nostri compagni della FAI in generale.
Infine, con i nostri pensieri ed i cuori, ci troviamo vicino al compagno anarchico Mario López, arrestato in Messico dopo essere stato ferito dall’esplosione di un ordigno artigianale incendiario che aveva con sé, e l’anarchica Felicity Ryder, che ha scelto i percorsi clandestini e viene perseguita per lo stesso caso.
Viva la Federazione Anarchica Informale (FAI) Viva il Fronte Rivoluzionario Internazionale (FRI) Viva la Cospirazione delle Cellule di Fuoco (CCF) ”
Il 2 Ottobre 2012, durante l’ultima sessione del processi per il secondo “caso Halandri” (con tutti e quattro gli imputati assenti dall’aula), Damiano Bolano, Michalis Nikolopoulos e Giorgos Nikolopoulos sono stati condannati a 7 anni di reclusione per la loro partecipazione all’O.R. CCF e 10 anni di carcere per ciascuno dei quattro atti di fabbricazione, fornitura e possesso di esplosivi. Sono stati anche condannati per semplice complicità ed istigazione, e quindi ognuno condannato a 7 anni di reclusione per ciascuna delle tre esplosioni da ignoti che emanavano pericolo per cose e persone. In sintesi, ognuno abbia ricevuto 68 anni di carcere. Ogni sentenza è stata fusa in 34 anni, ma la pena detentiva massima è di 25 anni, che in genere viene servita sia come una detenzione completa (o con giorni salariati dal lavoro nelle carceri), o dopo il completamento dei 3/5 della pena detentiva, quando un ad prigioniero può essere concessa la libertà condizionale a determinate condizioni.
Christos Tsakalos è stato condannato a 7 anni di reclusione per la sua partecipazione all’O.R. CCF. Il 3/10 ha rilasciato una dichiarazione (in inglese qui), spiegando che si rifiuta di accettare qualsiasi discriminazione giudiziaria tra lui ed i suoi compagni della CCF, ed abbia lanciato così la sua condana più “leggera” indietro alla faccia dei giudici.
La Corte ha anche stabilito che Damiano Bolano (compagno di origine albanese) deve essere espulso dalla Grecia dopo aver scontato la sua pena detentiva.
Per tutti i quattro compagni, la decisione dei giudici ha provveduto anche di cinque anni di privazione dei diritti politici e di mantenere la sospensione dall’effetto di appello.
Riassunti in inglese di tutte le sessioni del processo qui
Un altro caso di processo per la CCF inizia il Lunedì, 8 Ottobre 2012, per coprire quattro assunti accusatori distinti: l’invio dei pacchi incendiari de 1° Novembre 2010 (sostenuto dall’O.R. CCF), gli arresti effettuati durante il 4 Dicembre 2010 durante l’operazione antiterrorismo, gli arresti fatti a Volos il 14 Marzo 2011 e il 18 Maggio 2011, e la sparatoria con la polizia a Pefki (Atene). Diciannove persone si trovano ad affrontare accuse, tra di loro i nove membri detenuti dell’O.R. CCF, l’anarchico imprigionato Theofilos Mavropoulos, quattro anarchici arrestati il 4 Dicembre 2010 (Stella Antoniou, rilasciata con misure precauzionali dal Giugno 2012, così come i compagni imprigionati Giorgos Karagiannidis, Alexandros Mitroussias e Kostas Sakkas), l’anarchico Konstantinos Papadopoulos (rilasciato sotto termini restrittivi dal Marzo 2011, dopo essere stato catturato ad Atene lo stesso giorno con i cinque membri della CCF a Volos), e i due compagni fuggitivi Yannis Michailidis e Dimitris Politis. Inoltre, gli anarchici Christos Politis e Dimitris Michail sono perseguiti con l’accusa di reati minori.
Nel Regno Unito, Cile e Grecia, l’Edizioni dell’Internazionale Nera hanno rilasciato la brochure Mappatura del Fuoco – Parole Internazionali di Solidarietà con la Cospirazione delle Cellule di Fuoco, come un atto di solidarietà e di confronto a questo processo della Corte (in greco, inglese e spagnolo).
Come avevamo già annunciato, la polizia diventerà bersaglio di attacco, sia con dei proiettili o con incendi o esplosivi. Le cose che facciamo le diciamo con il proprio nome, e così vogliamo che facciano i compagni. Non vogliamo dire che stiamo realizzando una campagna velenosa perché abbiamo bruciato una macchina della polizia, e anche se non hanno escluso questa possibilità, ogni cosa ha il suo tempo.
Diamo il benvenuto a tutte le azioni volte alla rottura con l’ordine, l’indifferenza e la normalità, al di fuori la loro efficacia. Consideriamo però necessaria una migliore analisi della realtà, nel momento che mettiamo in atto un’azione di solidarietà con i prigionieri della guerra sociale, ed una scelta più adatta per il tipo del conflitto che vogliamo attuare per diffondere il caos e la distruzione che vengono proposte dalla Federazione Anarchica Informale in questi luoghi.
Siamo consapevoli della necessità di moltiplicare le azioni contro i simboli di potere e del sfruttamento, e crediamo che il modo migliore per aumentare il grido della distruzione è attraverso la propaganda dei fatti. Aderiamo quindi al progetto della Federazione Anarchica Informale, contribuendo con attacchi diretti contro il Capitale e lo Stato, incitando l’azione diretta, e lo scambio di opinioni con altri compagni che hanno deciso di passare all’offensiva.
In questo modo, come ci hanno già consigliato i compagni dell’O.R Cospirazione delle Cellule di Fuoco, dobbiamo dire che sia meglio di non limitarci ad un ragionamento radicale ed insurrezionale attraverso il quale possiamo sentire un’identificazione con la Federazione Anarchica Informale, ma portare anche questa intolleranza nella pratica della nostra vita quotidiana, ed ancora di più dal momento che ci facciamo avanti verso la ricerca dell’anarchia.
Per essere più chiari ed efficaci, dobbiamo spiegare a coloro che sono interessati alla nostra azione in qualsiasi modo, che ogni tanto facciamo quello che facciamo, in modo da essere più sincere le nostre intenzioni ed avere un maggiore rispetto ed impegno a questa guerra fino alla fine.
Il 1° Ottobre 2012, alle ore 1.30 della notte, abbiamo incendiato una machina del 47° commissariato della Polizia Federale dell’Argentina (4250 Nazca Avenue, nel quartiere di Villa Pueyrredón), all’angolo della stessa tana dei sbirri e sotto il naso e le loro camere.
Rivendichiamo anche la responsabilità per l’incendio di un jeep di lusso, parcheggiato accanto società privata di sicurezza e sorveglianza SPS, nel quartiere di Villa Devoto.
Noi dell’Iniziativa Anarco-Insurrezionalista di Offensiva e Solidarietà – Julio Chavez Lopez rivendichiamo la collocazione di un congegno esplosivo artigianale in una banca Bancomer situata nella zona industriale di Tejerìa, Veracruz il giorno lunedì 17 Settembre 2012, come gesto di solidarietà con il compagno anarchico Mario López “El Tripa” nello svolgimento delle udienze contro di lui per collocazione di un congegno esplosivo, per il quale rimase ferito e per cui si trova attualmente nelle grinfie del nemico. Allo stesso modo vogliamo esprimere la nostra solidarietà con la compagna Felicity Ryder nella sua dignitosa fuga. Forza, in qualunque luogo ti trovi.
Dobbiamo menzionare il fatto che il congegno pare sia stato neutralizzato dalla marina, in questi momenti deve trovarsi nei quartieri della repressione per essere analizzato. Bisogna dire che questo non sarebbe potuto succedere senza la complicità “cittadina” di chi continua a difendere l’attuale ordine di dominio e la “pace” e “normalità”, risultato della sua passività e sottomissione. È la cittadinanza, la gente passiva che ha accettato e interiorizzato il ruolo della polizia che la Stato ha così ben cercato di estendere attraverso la civiltà, il patriottismo, la cultura della denuncia, l’attaccamento e il fervore per la legge e la sua paradossale e stupida lotta contro la delinquenza e la corruzione.
Da qui vogliamo fare una chiamata a non ingrossare le file della repressione e della difesa del capitale, a non unirsi alla marina, all’esercito, alla polizia nè al narcotraffico e capire che questi sono solo parte e conseguenza della logica capitalista del sistema che cerca l’accumulazione e la difesa della proprietà privata. Così come ribellarsi alle istituzioni di controllo, ribellarsi contro sè stessx perchè è principalmente la convinzione individuale quello che rende possibile e percorribile la lotta per la liberazione.
Liquidiamo la polizia che portiamo dentro di noi e che dalla nostra nascita il sistema ha fatto crescere nelle nostre menti.
Rimaniamo con la soddisfazione di sapere che il nemico sa di avere sempre un sasso nella scarpa che cercherà il combattimento al suo ordine e alla sua normalità dominante.
Un saluto a tuttx x sovversivx, individualità e gruppi insorti che giorno per giorno con valorosità e convinzione danno la faccia contro tutta l’autorità con gesti ribelli e antiautoritari in tutti gli aspetti della vita.
Solidarietà con Mario López “El tripa”, Felicity Ryder e Braulio Duran!! Solidarietà con i fratelli di Culmine e tuttx i repressx in Italia, Grecia, Stati Uniti e Cile per la repressione anti-anarchica!! Forza Eat e Billy in Indonesia!! Siamo con voi Marco Camenisch e Gabriel Pombo da Silva!! Sempre faccia a faccia con il nemico!!
In Guerra contro lo Stato, il Capitale e Tutta l’Autorità. Per l’estensione dell’Anarchia,
Iniziativa Anarco-Insurrezionalista di Offensiva e Solidarietà – Julio Chavez Lopez
Federazione Anarchica Informale
(IAOS-JCL/FAI).
“La libertà non si conquista mettendosi in ginocchio, ma stando in piedi, restituendo colpo su colpo, ferita su ferita, morte per morte, umiliazione per umiliazione, punizione per punizione. Che il sangue scorra a torrenti, poichè quello è il prezzo della libertà”
R.F.M
Per chi vuole capire:
Potremmo decidere di tacere e con questo finire di seppellire nell’oblio i pochi gridi di guerra che hanno il coraggio di alzarsi contro il misero silenzio di questa realtà imposta.
Potremmo tornare indietro e lasciar soli sul cammino i pochx valorosx che hanno il coraggio di camminare sul sentiero dell’utopia e a modo loro far saltare la pace inesistente e il suo benessere. Potremmo prendere altri cammini, e tornare alla pace, alla conciliazione o potremmo cercare di conciliarci e fare pace con i nostri morti e desaparecidos. Potremmo smettere di spegnere il fuoco della rivolta e unirci agli spegni-fuoco che attualmente si rivendicano incendiari.
Ma no! Abbiamo deciso di mettere sulla tavola la prassi della negazione di questo mondo, abbiamo deciso di confrontare nelle strade la “pace” violenta e oppressiva dell’ordine che ogni volta avanza sempre di più e che ci domina mediante le sue istituzioni, abbiamo deciso che il terrorismo che hanno usato contro i nostrx e che porta con sè feriti, detenuti, morti e scomparsi, deve convertirsi in fiamme ribelli e rabbie sovversive che si materializzano in attacchi e conflitti diretti che danneggino le loro proprietà e le strutture che li sostentano. Abbiamo deciso di tornare a parlare di rivoluzione, di anarchia e di azione, non come un sogno che rimandiamo sempre e abbandoniamo per il prossimo “piano di azione” o le prossime congiunture, ma come una realtà che si vive giorno per giorno individualmente e che punta al collettivo, al qui e ora, come una rottura con il quotidiano, con una proiezione di rivolta e insurrezione violenta che schiacci qualunque forma di autorità e dominazione esercitata dagli individui agli individui.
Basta parole. Nel concreto rivendichiamo la collocazione di un congegno incendiario sulla ruota anteriore di un autobus della compagnia Tucdosa, appena sul retro della comapagna PEPSI-CO, il giorno 23 settembre alle ore 00:14 della notte (due obiettivi con un colpo solo)…
Il motivo specifico!
Rivendicazione e solidarietà con tuttx ix compagnx sequestratx dagli Stati in tutto il pianeta, ma di forma diretta questa azione si somma agli attacchi coordinati che sono stati realizzati in tutta la geografia planetaria e nel concreto a quelli che si sono portati a termine nel nostro paese. Continuiamo a incoraggiare l’estendersi delle azioni ribelli, con queste continuiamo ad alzare la voce e impugnare la solidarietà come nostra migliore arma, in questo caso per il nostro compagno Mario López “Tripa” che attualmente si trova in cattività dietro gli artigli dei carcerieri.
Per dimostrare agli illusi parassiti partecipanti al II° Convegno contro la Tassazione che non c’è bisogno di giorni per discutere un qualunque “piano di azione”, la nostra stessa azione è stata portata a termine a poco meno di un chilometro da dove stavano “discutendo” i modi in cui volevano continuare ad essere dominatx, essere partecipx della stessa oppressione; su questa rotta si trovano due cammini, il primo è la passività che si converte in complicità, e il secondo è la pazzia che spazza via la realtà. La guerra contro l’esistente non è nuova, questa guerra che nasce dai nostri istinti di sopravvivenza e che parte dal rifiuto di ciò che ci opprime e danneggia si estende nel corso della storia, in tutti i lati del pianeta, riprendendo l’azione ribelle, sovversiva e violenta come uno strumento.
Dichiariamo quindi che questo non è la prima azione ribelle di stampo anarchico insurrezionalista portata a termine in questo stato (Oaxaca), ma sono state le forme di sabotare il loro sistema e affrontarlo in una maniera concreta, danneggiando le strutture del capitale, che abbiamo impugnato dalla notte del 21 dicembre 2011 (con la collocazione di un altro congegno incendiario in un bancomat situato fuori dagli edifici della finanza) fino ad oggi, ma comunque la rivendicazione dalla nostra prospettiva non era necessaria, adesso le cose cambiano, un fratello è stato catturato e bisogna dargli quella scintilla che lo accenda dentro. Non specificheremo il quantitativo di azioni perchè non è il caso, espliciteremo solo questa azione più recente poichè con questa inizieremo una serie di rivendicazioni che seguiranno, e da qua dichiariamo la guerra alla Stato e al capitale dalla nostra trincea.
Solidarietà con il compagno Mario Antonio Lopez e con la compagna Felicity, forza compagni siamo con voi!!!
Solidarietà con i prigionieri delle operazioni anti-anarchiche in Italia, forza compagni siamo con voi!!!
Solidarietà con i compagni sequestrati nello Stato cileno, il teatro è caduto, muoviamoci!!!
Forza e solidarietà ai compagni della CCF in Grecia, forza da Oaxaca Messico fino all’Indonesia, Eat e Billy!!!
E solidarietà diretta con i compagnx sequestratx in tutto il globo, queste azioni sono anche per voi!!!
Contro la loro inesistente pace e benessere…
In guerra contro tutta l’autorità…
Fuoco allo Stato-Capitale!!! Viva la lotta insurrezionale!!! Viva l’anarchia!!!
In guerra contro lo Stato-capitale
Nucleo Antagonista Anarchico Insurrezionalista di Esecuzione – 25 Novembre – affine alla FAI/FRI
“Pensiamo alla solidarietà come a un modo di essere complici, di prendere piacere reciproco, non la consideriamo un sacrificio per la “buona e sacra” causa perchè la nostra propria causa è dire noi stesse e noi stessi” Pierleone Porcu
Rivendichiamo la collocazione di un congegno esplosivo nella banca BBVA situata nel quartiere Obrera, in via Isabel la Catolica nel centro del Distretto Federale, lo scorso 18 Settembre.
Con questa azione usciamo di nuovo a fare nostre le strade, a mostrare la rabbia che sentiamo contro questo sistema di annichilimento, che ora con quanto successo al compagno Mario Lopez e alla compagna Felicity Rider, che non si trovano con noi, alimenta la nostra voglia di rompere con tutto.
Siamo qui!
Assassini! Giudici e difensori disgustosi della “pace sociale”. Siamo qui, a tutti i nostri nemici e alziamo il pugno a loro e a tutti quelli che si chiedevano dove eravamo. Non siamo mai fuggiti, siamo qui per darci appuntamento, per rompere con il loro ordine.
Non sono parole al vento, nè minacce che non porteremo termine, come si dice qui “tutto a tempo debito”, e il loro è già finito. Già si è atteso molto e ora non potranno fermarci!
Il fatto che un compagno sia prigioniero e una compagna in fuga non ci indebolisce, nè succederà che se toccano uno piangeremo tutti. Al contrario, facciamo sì che tutto si risponda con il fuoco.
Compagni dobbiamo solidarizzare. Dobbiamo dare il benvenuto ai nuovi tiranni e il loro addio a quelli che se ne vanno.
Compagno Mario, siamo con te!
Compagna Felicity, ti accompagnamo nella tua fuga!
Mai vinti, mai pentiti!
Senza sigle nè dirigenti, guerra sociale su tutti i fronti!
Ne approfittiamo per mandare un saluto ai compagni che hanno partecipato alla coordinazione Cospirazione delle Cellule di Fuoco/Federazione Anarchica Informale (CCF-FAI)-Messico, Iniziativa Anarco-Insurrezionalista di Offensiva e Solidarietà Julio Chavez Lopez/Federazione Anarchica Informale (IAOS-JLC/FAI).
Células Autónomas de Revolución Inmediata – Praxedis G. Guerrero/Frazione della FAI Informal-Messico
Il 20 Aprile, nella corte marziale speciale della prigione femminile di Koridallos dove ha avuto luogo un’altra sessione del processo del secondo “caso Halandri”, Michalis Nikolopoulos ha letto la sua richiesta per il rinvio del processo e successivamente un’altra dichiarazione di Christos Tsakalos and Damiano Bolano (entrambi I compagni erano assenti dalla corte a causa del loro sciopero della fame). Dopo, l’avvocato della difesa di Gerasimos Tsakalos ha posto al giudice una lettera scritta da Athena Tsakalou, madre di Christos e Gerasimos Tsakalos. La stessa era presente nell’aula della corte, ma ha rifiutato di testimoniare. La lettera non è stata letta in corte, e il giudice che presiedeva ha semplicemente aggiunto che “la lettera verrà aggiunta al transcritto”.
La lettera completa è la seguente:
ALLA CORTE
18/04/2012
“Ogni atto di ribellione esprime nostalgia per l’innocente e un appello all’essenza dell’essere”
[Albert Camus]
Sto chiedendo a me stessa: perchè I genitori degli anarchici-rivoluzionari della Cospirazione delle Cellule di Fuoco sono stati chiamati a comparire al processo? Perchè ho ricevuo un mandato di comparizione? Lo stanno facendo in modo da chiedermi se sò qualcosa rigurdante l’organizzazione? Per rivolgermi domande sulla vita personale dei miei figli, per abbozzare il loro ‘profilo psicologico’ o per farsi un’opinione sulla loro ‘vita familiare’? O per chiedermi se sono d’accordo con le azioni dei miei bambini e, in generale, quelle dell’organizzazione? Per farmi stare in piedi in fronte alla corte, supportata da questo piccolo libro, e farmi giurare su questo dio che voi avete messo al servizio del potere? Per far sentire gli anarchici rivoluzionari in imbarazzo mentre ai loro genitori vengono chieste una grande quantità di fastidiose domande? O è cosi che voi stessi potete gioire nuovamente al pensiero che ci avete fatto credere che siamo noi coloro che devono dare le risposte e fare le scuse?
Io dichiaro, ancora una volta, che in nessun caso andrò a rispondere positivamente al vostro invito. E dal momento che, come dimostrato da tutto quello che stà succedendo, una serie di simili processi sono disposti ad inziare, io vi dico che non ne vale la pena tentare di mandarmi altri mandati di comparizione, dato che la mia posizione continuerà ad essere la stessa. Sotto nessuna circostanza attenderò a questo processo. Non risponderò a nessuna delle vostre domande. L’azione dei miei bambini e dei loro compagni era ed è chiaramente politica, anarco-rivoluzionaria, ed è pertanto non necessario investigare I parametri delle loro vite personali. L’organizzazione, appartenenza alla quale essi hanno ammesso rivendicando la responsabilità politica, ha formulato la sua stessa posizione con totale chiarezza, precisione e audacia. Nessuna cosa che io possa dire vuole essere leggera e insignificante. E dal momento che vorrei lasciare certe cose chiare e potenti come lo sono già e dato che non voglio dare a nessuno la soddisfazione di rovinare tutto con stupide ed eccessive questioni, io scelgo la positione di assenza.
In riferimento a me stessa in questo processo, io non voglio autorizzare certe frasi- una che è continuamente ripetuta con ottimo zelo ed enfasi- a stare appese in aria come un potenziale schermo di temerarietà ed onestà. Mi sto riferendo alla frase: “Noi stiamo provando il caso esaminandolo in profondità” ; che significa che voi passerete al giudizio basato sull’evidenza, e non sulla conclusiva circostanziale o in accordo con la logica della responsabilità collettiva.
E se ho menzionato questa frase non è perchè io improvvisamente mi aspetto il miracolo, ma perchè ad un certo momento- specialmente nei casi che hanno a che fare con individui dell’azione rivoluzionaria- le parole devono essere prese con importanza e responsabilità; a discapito del fatto che, fino ad ora, questo processo giudiziario ha indicato niente del genere. Ogni obbiezione basata sulla logica comune, come quella che riconosce I Prigionieri come prigionieri politici- esattamente come è definita dalla vostra costituzione e nello stesso modo come è anche menzionata nelle accuse è stata rigettata incontrollatamente, senza nessuna logica. Il concetto di assunzione politica della responsabilità è stata scambiata come responsabilità criminale, e questo è ovviamente dovuto non ad ignoranza o all’occasione. Per tanto, io evidenzio questa frase e alla fine del processo noi saremo capaci di vedere infatti quanto voi siete seri rispetto a quello che dite.
È vero che, fin dall’inizio della persecuzione degli anarchici rivoluzionari contemporanei, io ho scoperto ed ho prestato un’attenzione particolare ad un dipindo: il dipinto di Bruegel intitolato “La caduta di Icaro”. Il volo di Icaro ha a che vedere con i desideri degli esseri umani di scappare dalla terra della presa, di volare; di prevalere anche l’aria e camminarci anche su…
È orgoglio, arroganza, disobbedinza e desiderio di mostrare che anche gli esseri umani sono capaci di qualsiasi cosa. E ora il pittore piazza nel prevalente primo piano il contadino- dedicato all’aratura , alla terra, nient’altro ha importanza per lui- e nel fondo il pastore- che è un pò più curioso, ma anche lui sta guardando nella direzione sbagliata. Ancora più lontano sul fondo c’è la nave imponente continuante il suo stesso viaggio, e là, nell’angolo c’è il disegno del povero, piccolo piede di Icaro. Non ho mai visto prima una tale deposizione del progetto di Icaro. E probabilmente questo non è una coincidenza- non conosco la filosofia del pittore-, ma forse il significato è che la gente che sono contemporari con un esperiemento audace, sono troppo bloccati nelle loro stesse abitudini, troppo spaventati del cambiamento, non temerari nel riconoscere o provare qualcosa di nuovo.
Guardando al dipinto, Io non accetto questa deposizione. Ora che, in questo paese, la gente è soggetta al processo per osare ancora credere che se c’è qualcosa in questa vita che vale la pena fare è il progetto di Icaro- non importa quanta pena loro potrebbero sopportare, non importa quanta incarcerazione o quante condanne possono essergli imposte- Io voglio mantenere la speranza e la convinzione che ad un certo punto, coloro che sono contemporanei con questi ribelli, possono essere posti in primopiano e riconoscere la necessiatà del volo.
PS. Se sto mandando questa nota è perchè l’insistenza della corte in merito alla mia apparizione è peculiare e al di sopra di tutto perchè io non mi autorizzo al silenzio. Il silenzio corrisponde solo ai deceduti, e nei nostri tempi è stato applicato durante questi processi da coloro che sono completamente soggiogati dal comando del Potere.
E se voi in verità volete capire chi state provando, andate avanti, leggete I loro discorsi, guardate alle loro posizioni. Christos Tsakalos, Gerasimos Tsakalos e Panagiotis Argirou sono al dodicesimo giorno di sciopero della fame, e loro hanno dichiarato : “Le tigri di collera sono più selvaggie dei cavalli di istruzione” [William Blake]…”Quando uno non muore per l’altro, allora noi siamo già morti” [Tasos Livaditis]… Nel 17 Aprile Giorgos Polidoros, Damiano Bolano, Haris Hadjimihelakis hanno iniziato lo sciopero della fame in supporto ai loro compagni, mentre il resto dei menbri imprigionati della Cospirazione delle Cellule di Fuoco seguiranno a date determinate.
“La solidarietà tra gli anarchici della prassi non è solo parole. Nelle nostre decisioni non-negoziabili di rovesciare la nostra vita quoidiana in revoluzione attraverso l’azione diretta e l’assistenza della guerriglia urbana anarchica, noi abbiamoincominciato un corso che ha un punto di inizio ma che non ha un punto di fine.”
I difensori dell’ordine e i sostenitori del sistema hanno dato un nuovo colpo contro i/le compagn* anarchici/che in Italia, l’ennesima operazione repressiva, con una serie di raid che mirano a porre fine alle pratiche ribelli degli/delle insort* che continuano a estendersi in tutto il mondo per un’idea di libertà che sono benvenute per gli/le altr* compagn*, con la particolarità della lotta che si svolge in ogni area.
Essa è riuscita a coordinare una linea d’azione che sta dando buoni frutti per noi che pensiamo che niente è meglio che passare all’azione e attaccare in molteplici modi l’autorità che si impone in ogni angolo del pianeta.
E’ valida la critica che si può fare sull’efficacia dei nostri colpi contro lo Stato e il Capitale mondiale, però sempre tenendo presente come obiettivo l’estensione dell’insurrezione non solo nell’aumento della forza di cui disponiamo, ma anche dell’agilità e della costanza con cui alimentiamo insperati fuochi di resistenza prima dell’avanzare della dominazione in tutte le sue forme .
Ci assumiamo la responsabilità per aver generato il caos e la distruzione nella città di Buenos Aires, per aver bruciato le auto in Recoleta il 25 e 26 di Agosto.
Il 2 settembre alle 2, abbiamo bruciato una camionetta dell’ambasciata italiana davanti alla sua fortezza.
Amic* della Terra / Federazione Anarchica Informale
Trattandosi di un’azione della frazione anticivilizzazione del Fronte di Liberazione della Terra, risulta necessario esprimere la coscienza di rivendicare la “liberazione”, che si attua senza animo utopista, nè a partire da alcuna condizione di falsa “rivoluzione”. Perfino credendo che solo la lotta ci renderà liberi, risulta frustrante attenersi alla quotidianità tecnologica che fa parte della cultura umano centrica e simbolica che dà vita alla civilizzazione. Inutile dire che in un pianeta civilizzato la libertà (come qualsiasi altra cosa) non trascende, è noto che non bastano esplosioni e incendi per aggiudicarsi la “liberazione” per poter godere del piacere della liberazione totale!
Non basta pretendere di puntare a degli obiettivi, quando l'”obiettivo” deve essere la nostra stessa vita, pertanto nessuna azione o intento liberatore devono essere fatti per costruire una nuova civilizzazione, se la si pensa così, si limita la libertà e tutti i piani per l’emancipazione.
Così, l’FLT/ELF rivendica come parte della lotta contro l’attuale rete di istituzioni sistematizzate di dominazione-civilizzazione, il congegno esploso il 20 agosto del 2012 alla proprietà del Consiglio Messicano di Scienza e Tecnologia – COMECyT- che si trova a Toluca, provocando danni materiali al portone dell’entrata dell’edificio.
Un attacco diretto a questo pilone del tecno-sistema che propaga il linguaggio della tecnica e promuove il “progresso” tecnologico nella società alienata. Polvere insurrezionale per questi amplificatori della domesticazione, vincolati ai settori produttivi (industria), i centri di investigazione scientifica e le istituzioni di educazione superiore. Fuoco e polvere per tutti coloro che parlano di “sostenibilità e soluzioni verdi”.
Solidarietà totale con Mario- “Tripa” e Felicity. Solidarietà totale con i/le compagn* italian* di Culmine.
Frazione Anti civilizzazione
del Fronte di Liberazione della Terra
Affini con la Federazione Anarchica Informale
(FA/FLT/FAI)
La email per il contatto con i membri incarcerati della CCF si è spostata al server di riseup.net. D’ora in poi, è possibile comunicare a sinomosiapf@riseup.net
C’è sempre un motivo per dire che la mancanza dei numeri è la ragione principale. Ma per noi l’unico ostacolo è la paura. Teorie, ragionamenti e situazioni sono i muri del labirinto che sempre diventa una ragione per l’ostruzione e la restrizione. Così come le accuse che il rapimento di due membri, dei nostri compagni Billy e Eat, siano una barriera per ulteriori azioni di distruzione.
Il 23 agosto, ad un impianto di energia a Kotamobagu, nord Sulawesi, abbiamo posizionato un congegno incendiario che non si è innescato. Siamo rimasti delusi da noi stessi e dalla capacità di ogni individuo coinvolto nell’attacco. Ma dall’altro lato, abbiamo imparato che nessuno dovrebbe dispiacersi. Questa notte, 31 agosto, abbiamo commesso di nuovo gli stessi “crimini”, lasciando un congegno per bruciare una stazione
elettrica a Ruminting, Manado.
L’obiettivo è chiaro. Siamo arrabbiati! Molto arrabbiati!
Questa azione è anche una risposta alla solidarietà illimitata ricevuta da molti compagni e compagne di ribellione.
Agli incontrollabili e coraggiosi compagni nell’oscurità in Bolivia, Cile, Messico, Grecia, Argentina e Inghilterra così come in altri posti mai menzionati. Ad Olga e ai compagni della Cospirazione delle Cellule di Fuoco e a Tasos Theofilou che è stato recentemente arrestato per essere anarchico. Non dimentichiamo nemmeno di menzionare Theofilos Mavropoulos, Gabriel Pombo Da Silva, Rami Syrianos, e Marco Camenisch in sciopero della fame. Tutti voi siete ribelli che ci hanno ispirato, anche se siete imprigionati dietro le sbarre.
A Luciano Tortuga e Mario López, non dimentichiamo nemmeno di menzionare Ivan Silva e Carla Verdugo in Cile. Henry Zegarrundo, Juan Aliste Vega, Freddy Fuentevilla Saa, Marcelo Villarroel Sepúlveda sono anche di ispirazione. Non dimentichiamoci di dissidenti come Felicity Ryder, Nikos Maziotis e Pola Roupa also fino K. il membro latitante della Long Live Luciano Tortuga Cell–FAI/FRI.
Con la faccia piena di vergogna menzioniamo i nostri due compagni di lotta, membri della Long Live Luciano Tortuga Cell–FAI/FRI, Billy Augustan e Reyhard Rumbayan (Eat). Non dimentichiamo il coraggioso di Kulon Progo, Tukijo. A questi mandiamo i nostri saluti con la luce dei fuochi dalle strade. A loro mandiamo il nostro amore.
Queste azioni sono anche una manifestazione di rabbia e delusione. Impazienza per quei ribelli che dopo gli attacchi sono tornati a correre e nascondersi e hanno passato molto tempo in attesa, inclusi noi stessi.
Compagni, è tempo di contrattaccare. Non aspettate. E’ tempo di fare luce! Lunga vita all’anarchia!
“Lunga Vita al Luciano Tortuga” Cellula
Cospirazione Internazionale per la Vendetta
Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale
(FAI/FRI)
Abbiamo deciso di partecipare alla chiamata dei gruppi anarchici e gli individui che non si limitano alle parole e alle maledizioni contro la pace sociale, e prendono in mano la decisione per far saltare il sistema del dominio, trasformando la solidarietà diretta con i nostri fratelli e sorelle in pratica.
Per questa ragione, rivendichiamo la responsabilità di un nuovo attacco contro le merde in divisa: abbiamo aperto il fuoco contro l’auto della pattuglia 282 della polizia municipale della Valle de Chalco in EdoMex, uccidendo tutti i membri dell’equipaggio.
Non abbiamo attaccato un’unità di trasporto pubblico, abbiamo sparato contro una macchina della polizia, cioè rispetto ad un obiettivo ben identificato nella nostra lotta fino alla morte contro il sistema del dominio e dei suoi servi.
Se avessimo ucciso solo un poliziotto in uniforme, e il resto dell’equipaggio erano personale civili e membri della famiglia di quel poliziotto municipale, come ai mezzi di comunicazione di massa con stupore piace di “lamentarsi”, non avremmo nessun rimpianto. Li avremmo attaccati di nuovo senza rimorsi. Non ci sono colpevoli o innocenti nella lotta per la distruzione dell’esistente. Chi nutre questo sistema di morte è il nostro nemico.
Vogliamo anche chiarire che non sappiamo nulla per quanto riguarda il poliziotto che è dato per disperso. Noi non rapiniamo, e non imprigioniamo nessuno. Noi non crediamo nelle carceri, né nelle cosiddette “prigioni del popolo”. Lottiamo per la liberazione totale, non per imporre un altro sistema che sia altrettanto repressivo.
Salutiamo i gruppi informali e gli anarchici-individualisti che hanno aderito a questa nuova azione coordinata! Il caos è tornato per tutti coloro che pensano che sia morto.
Solidarietà diretta con tutti gli anarchici imprigionati in Messico, Cile, Grecia, Italia, Indonesia, Stati Uniti, Svizzera e in tutto il mondo!
Contro ogni dominazione! Fuoco al Potere! Che la lotta sia diffusa! Viva l’anarchia!
Cellula Insurrezionale Mariano Sanchez Añon (CI-MSA),
frazione della Federazione Anarchica Informale del Messico (FAI-M)
Note dei traduttori
Lo Stato del Messico, spesso abbreviato in ‘EdoMex’ (da Estado de México in spagnolo), è una delle entità federali (31 stati e 1 distretto federale), che costituiscono l”Unità degli Stati del Messico “(aka Messico).
Secondo ad altri rapporti provenienti dalla stampa regime, gli occupanti del veicolo di pattuglia, due uomini ed una donna che sono stati uccisi nell’imboscata del Martedì, 18 Settembre, erano tutti poliziotti: uno in divisa e due in borghese.
“Prigioni del popolo” (Carceles del pueblo) si riferisce a quanto pare per le celle segrete, gabbie, ecc utilizzate per il rapimento e l’incarcerazione di funzionari statali dai combattenti per la liberazione nazionale, come la guerriglia MLN-Tupamaros.
Dopo una lunga estate, durante la quale sono state avviate le operazioni “Ardire”, “Mangiafuoco”, “Ixodidae (Zecca)” e “Thor”, gli anarchici hanno preso il primo posto tra il nemico interno che deve essere sterilizzato per evitare il contagio pericoloso e virulento delle ostilità e della lotta…
Una nuova operazione repressiva, organizzata dal pm di Genova dopo l’azione contro Roberto Adinolfi (il 7 Maggio), l’amministratore delegato della ditta nucleare italiana Ansaldo Nucleare, ha portato le unità del Ros e la DIGOS all’interno dei appartamenti di numerosi compagni, mentre due anarchici torinesi, Alfredo Cospito e Nicola Gai, sono stati arrestati il 14 Settembre. Una terza compagna, Anna Beniamino, è sotto inchiesta, ma non in prigione.
I media del regime parlano di indagini e di incursioni a Torino, Cuneo, Pistoia e Bordighera. Inoltre, secondo i giornalisti, tra gli elementi in possesso degli investigatori ci sono filmati sia con Alfredo e Nicola visti alla stazione ferroviaria di Genova, così come dati dalle telecamere di sorveglianza (attribuzione alle autorità il beneficio del riconoscimento biometrico facciale), ecc.
Alfredo, Anna e Nicola hanno rilasciato pubblicamente delle prove sulla sorveglianza permanente su di loro per mesi, compresi le microspie e le telecamere nelle loro case, il monitoraggio costante della polizia e in seguito il pedinamento (vedi i, ii, iii, iv).
I due compagni stano nel carcere Torino, in attesa della convalida dei loro arresti/detenzioni pre-processuali. Nei prossimi giorni, è possibile che essi saranno trasferiti in un altro inferno. Nel frattempo, è possibile scrivere e inviare telegrammi a loro:
Nicola Gai
Alfredo Cospito
C.C. via Pianezza 300, IT-10151 Torino
Solidarietà con gli arrestati e quelli sotto inchiesta. Libertà adesso per Nicola e Alfredo!
Aggiornamento: Il GIP ha convalidato l’arresto di Alfredo, mentre ha respinto quello di Nicola, che comunque resta in carcere in seguito ad una nuova ordinanza di custodia cautelare.
Siamo testimoni delle più estreme contraddizioni che sono nate e morte in questo mondo di merda. Mentre i calcolatori degli apprendisti stregoni di statistiche economiche stanno contando 23.000 morti in Siria, miliardi di persone guardano infatuate i Giochi Olimpici di Londra; la distanza tra le Olimpiadi e gli spari “reali” nel campo delle operazioni di guerra si situa solo nel semplice premere un bottone su un controllo remoto. Se solo potesse succedere… se tutti questi fiumi di sangue potessero diventare un torrente impetuoso che annega atleti e spettatori. Se solo potesse succedere. Possiamo pensare allo stesso modo a tutte le migliaia di persone senza tetto che “rovinano” l’immagine della città spaventosa, mentre i ricchi si godono i loro comforts di lusso nei giardini di Ekali e Kifissia (due dei quartieri più ricchi di Atene). Società che, nonostante le loro contraddizioni, riescono a riprodurre la puzza disgustosa che emettono, sezionando tutti e tutto, fabbricando centinaia di microcosmi.
Il potere non è una struttura compatta ma un edificio diffuso, situato sulle strutture sistemiche – economiche, istituzionali, ecc. – e sulle relazioni umane. A cominciare dalla divisione sociale in sotto-unità antagoniste le une con le altre, la costante frammentazione continua nella vita quotidiana dell’individuo all’interno del mondo capitalista; in ogni aspetto della vita dell’individuo, in ogni campo di espressione.
A questo punto il sistema completa la sua “onnipotenza”, al punto in cui innalza muri di isolamento perfino nel più triviale dei processi di tutti i giorni. Al punto in cui i paraventi della rassegnazione e dell’indifferenza cadono, lì sale la febbre del più squallido tipo di egoismo, dell’ego più meschino, un senso esaltato di passivo midenismo.
Il risultato pratico della precedente affermazione può essere riscontrato sia nel possesso materiale di illusioni nell’era della prosperità capitalista – casa, auto, crescita rapida della “piccola proprietà” – sia nell’emigrazione per lavorare all’estero in condizioni di crisi economica. E’ la stessa ideologia dello stile di vita moderno con alcune varianti. Dalle illusioni dell’assalto furibondo alla proprietà alla fuga disperata.
“Quando, alla fine della loro vita, la maggior parte delle persone si guardano indietro, troveranno che hanno vissuto per tutta la loro vita ad interim. Saranno sorprese di scoprire che la cosa principale che si sono lasciate sfuggire non apprezzandola e non godendosela è la loro stessa vita. E così un uomo, essendo stato ingannato dalla speranza, danza nelle braccia della morte” (Arthur Schopenhauer).
Come risultato dell’intensità osservata nella macchina sociale vi è il momento della crescita dei fascisti; un fatto che in nessun modo passa inosservato. Stiamo parlando di un cambiamento generale della società e dello Stato verso direttive razziste/fasciste/nazionaliste. Questo può sia riguardare i corpi di donne sieropositive che vengono umiliate dalla collaborazione degli sbirri con il KEELPNO (“Centro Ellenico per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie”) e i mass-media, sia i crescenti pogrom contro gli immigrati e le dozzine di attacchi omicidi contro di loro. Operazioni “legittime” e “illegali” diventano la stessa cosa, sotto il nome ironicamente allegorico di “Xenios Zeus”. Il culmine dell’operazione democratica è stato l’assassinio di un migrante iracheno (su Anaxagora street, ad Omonia) da squartatori identici ai alba d’orati [partito greco nazionalista-fascista].
Quindi, la conclusione è che il meccanismo dello Stato si muove contro i migranti riflettendo una DOMANDA SOCIALE; l’odio razzista di ogni ellenico macho con un’anima di merda si somma alla richiesta di sicurezza. Il coltello dell’insulso pseudo-egoismo del masturbatore dall’animo greco va cercato vicino agli autobus e ai furgoni della polizia e ai campi di concentramento per immigrati, e le costole di qualche immigrato a caso verranno accoltellate alla prima opportunità con quel coltello, seguendo la logica della responsabilità collettiva.
In nessuna circostanza mettiamo in luce questi incidenti da una prospettiva vittimista, e nemmeno ci consideriamo o auto-nominiamo protettori di nessuno; lontani da una retorica che santifica tutti i migranti e li trasforma in un tutto unificato, crediamo negli umani, nelle prese di posizione e nelle scelte, e in base a queste valutiamo gli altri e ci facciamo valutare.
Siamo in guerra con il sistema, e i fascisti non ne sono che una parte, sempre evidenti in specifici periodi storici con obiettivi molto specifici e ruoli distinti. Ecco perchè l’attacco ai fascisti non dovrebbe essere percepito come un colpo contro l’aberrazione “non democratica” – con l’uso di espressioni come “gang” o facendo appelli a rendere Chrissi Avgi/Golden Dawn illegale – ma come un attacco contro la democrazia nel suo insieme e, ovviamente, contro i ciarlatani della sinistra di tutti i tipi e di tutte le tendenze, che acconsentono come stupide vergini e poi si incontrano con il macellaio di palestinesi Peres.
Quindi, la nostra progettualità non può essere che quella del conflitto totale con i fascisti così come con ogni fronte del complesso autoritario. Con i coltelli che ornano i nostri corpi, le nostri armi puntate alle loro teste, le nostre bombole del gas ed esplosivi posizionati nei loro uffici e nelle loro case.
Viaggiando mentalmente ai bordelli delle prigioni in cui i nostri fratelli e le nostre sorelle sono tenuti prigionieri: durante l’ultimo periodo, una lotta molto importante è stata lanciata dagli anarchici ostaggi dentro le prigioni greche; una lotta che è orientata verso il rifiuto della perquisizione delle cavità corporali, il tentativo di offendere la dignità di un prigioniero. I prigionieri anarchici che rifiutano di sottostare a questo processo offensivo vengono trascinati alla tortura fisica e mentale dell’isolamento, che ha raggiunto il suo picco con la rissa nelle prigioni di Domokos tra le guardie e i compagni membri della Cospirazione delle Cellule di Fuoco Panagiotis Argirou e Gerasimos “Makis” Tsakalos, e più recentemente con il caso dell’anarchico Rami Syrianos – che è riuscito a uscire dall’isolamento dopo aver vinto con il suo sciopero della fame – così come il caso dell’anarchica e membro della CCF Olga Ekonomidou. Entrambi hanno pagato, con decine di giorni di isolamento, il prezzo delle loro scelte, per aver rotto con questa misura “penitenziaria”. L’ultimo è stato il caso del compagno anarchico Sokratis Tzifkas: dopo il suo ritorno dall’ospedale (a Thessaloniki), dove era stato ricoverato per motivi di salute, ha rifiutato di spogliarsi per la perquisizione ed è stato torturato dagli sbirri nella prigione di Diavata, dove lo hanno tenuto in isolamento per 10 giorni in condizioni orribili. E’ importante citare il fatto che la nostra compagna Olga Ekonomidou è anch’essa stata torturata con l’isolamento per 54 giorni nello stesso carcere.
Come segnale minimo di solidarietà con l’anarchico Sokratis Tzifkas, così come con tutti gli ostaggi anarchici nelle prigioni che sono stati recentemente torturati con l’isolamento, nella sera di lunedì 13 agosto abbiamo piazzato un congegno incendiario contro Trastor REIC – precedentemente conosciuto come Piraeus REIC, una sussidiaria di Piraeus Bank – al 5° piano dell’edificio di Davaki Street 1 e Kifissias Avenue 116 ad Atene, una compagnia di investimenti immobiliari che partecipa anche in altri affari economici come compravendite, investimenti, ecc.; insomma, una compagnia che può essere un obiettivo come tanti altri.
Solidarietà con i rivoluzionari ostaggi nelle carceri.
Forza ai compagni ricercati in tutto il mondo.
Un pugno alzato per Luciano “Tortuga”; la tua ultima lettera ci ha toccato il cuore.
Con rabbia, andiamo incontro a nuove battaglie contro il nemico e contro gli aspetti deboli di noi stessi.
Guerra contro la civilizzazione! Lunga vita all’Anarchia!
Federazione Anarchica Informale Fronte Rivoluzionario Internazionale Unità “Fuoco alle Aziende Sfruttatrici”
PS. Forse uno dei pochi avvenimenti piacevoli di questa estate è stato la vista di un idiota morto (il civile che ha cercato di fermare i rapinatori durante la loro fuga, ed è morto subito dopo essere stato colpito) sull’isola Paros. La sua stupidità ha raggiunto livelli tali che ha sacrificato la sua stessa vita per qualche migliaia di dollari che erano appena stati rubati da una BANCA! Questo è il futuro che attende i cittadini-infami che vestono le uniformi dei poliziotti e pensano di essere eroi.