A causa di un disguido tecnico la firma “Individualità anarchiche di Firenze e dintorni” non è stata stampata sul manifesto Furor manet. Ce ne scusiamo vivamente con i compagni e le compagne.
Cassa antirep alpi
“La polizia cerca di schiacciare una folla di un migliaio di persone con un solo gruppo di cento cosacchi. È più facile battere un centinaio di uomini che uno solo, specialmente se questi colpisce di sorpresa e scompare misteriosamente […] Le nostre fortezze saranno i cortili interni a ogni luogo da cui è agevole colpire e facile partire. Se dovessero prendere questi luoghi, non vi troverebbero nessuno e avrebbero perso numerosi uomini. È impossibile per loro prenderli tutti poiché dovrebbero, per questo, riempire ogni casa di cosacchi“.
Avviso agli insorti Mosca 1905
Il copione dello spettacolo prestabilito è saltato.
Accade ad Amburgo, cuore economico del paese egemone in Europa, in occasione di uno dei soliti vertici dei potenti, un G20 in questo caso.
Le foto e le dichiarazioni dei capi di stato, gli esperimenti di blindatura di una città, le prevedibili contestazione più o meno radicali scendono in secondo piano e quel che resta è una rivolta che si estende a macchia di leopardo per tutta la città.
Accade che il tentativo riuscito della polizia di caricare, tranciare e disperdere fin dal concetramento quello che per i giornali sarebbe diventato il “blocco nero più grande del mondo” altro non fa che spargere rivoltosi per tutta la città: ovunque colonne di fumo nero, barricate, vetrine infrante, negozi saccheggiati.
Accade che colonne di blindati con i lampeggianti inseguano fantasmi neri ovunque.
Nei quartieri di Sternschanze e Sankt Pauli vengono accolti dal coro:
“Ganz Hamburg hasst die polizei”, “Tutta Amburgo odia la polizia”, scandito non solo dai manifestanti ma anche dagli abitanti.
Non di rado bottiglie, e addirittura razzi, piovono sui cordoni dalle finestre delle case: la polizia è accolta per quello che è, una truppo d’occupazione nemica.
Accade che ogni corteo è circondato e disperso con idranti. La polizia sa di essere militarmente imbattibile lo sanno anche i facinorosi, che, invece di concentrarsi in corteo, s’incontrano a margine, nelle strade dello Schanzenviertel, per i riot.
Gli insorti preferiscono il mordi e fuggi allo scontro frontale, scomparire e riapparire dove la polizia non se l’aspetta.
Amburgo brucia e insegna: la megamacchina dei corpi di polizia più efficenti d’europa, imbattibile in uno scontro frontale, non può nulla di fronte al dilagare di azioni sparse.
L’insurrezione è una guerra asimmetrica in cui anche l’esercito meglio addestrato non è in grado di far fronte
all’imprevedibile e ad un territorio ostile. La notte del 7 luglio la polizia ammette di non avere più il controllo di alcune zone della città. All’alba parte la rappresaglia e alcune case vengono invase e perquisite dalle forze speciali con le armi spianate: tantissime finestre espongono striscioni contro G20 e polizia.
Per tre giorni le fiamme hanno illuminato Amburgo, scaldato i cuori ed infranto la rassegnazione aprendo squarci sul possibile.
Agli arrestati per quelle giornate va tutta la nostra solidarietà non lasciamo solo chi è caduto nelle mani del nemico.
Anarchiche e Anarchici
in portoghese
“Grazie di cuore a tuttx per l’aiuto che ho ricevuto come per tutto il calore e l’amore che ho sentito. Sono stati essenziali per rendere più forte la mia resilienza contro la pressione alla quale ero sottoposto.
Non ci siamo tuttx, mancano le persone detenute!
Prigionierx liberx!
Forza a tuttx quellx che affrontano la repressione!
Prigione, demolizione e rimboschimento!
Il rapito dal 21/06/2016 al 07/06/2017 nel caso Aachen”
Poster pdf per stampare
da macerie
I dodici divieti di dimora arrivati il 25 maggio pesano non solo sulla testa dei compagni direttamente colpiti. Oramai è chiaro che quando la repressione riesce a togliere di mezzo così facilmente chi lotta, a essere minata alla base è la possibilità stessa di portar avanti alcune pratiche – ahinoi a volte persin piccole – indispensabili in qualsiasi percorso che voglia combattere i programmi di governanti e padroni.
Di fronte a questo scenario l’unica alternativa è quella tra stare zitti e subire, o puntare i piedi.
La nostra scelta è chiara: da qui non ce ne andiamo!
Vogliamo che i nostri compagni e amici rimangano qui a vivere e a LOTTARE!
Mercoledì 8 giugno alle ore 21 ci vediamo alla sede di Radio Blackout in via Cecchi 21/A per un’assemblea per lanciare le iniziative in solidarietà ai compagni banditi.
Sabato 18 giugno alle ore 16 in Piazza Castello ci troviamo per partire in corteo contro questi ennesimi dettami tribunalizi.
Qui un contributo andato in onda durante la trasmissione Bello come una prigione che brucia su Radio Blackout.
traduzioni del testo Puntare i piedi in francese & inglese
Ricevuto il 27 febbraio:
Oggi, 27 febbraio, abbiamo attaccato dei manifestini nel centro di Philadelphia in risposta all’appello per una mobilitazione generale contro il progetto d’aeroporto a Notre-Dame-Des-Landes. I manifesti spiegano cos’è la ZAD e la lotta contro l’aeroporto. Li abbiamo incollati principalmente nei parcheggi e le strutture LAZ. LAZ è di proprietà di Vinci, la stessa compagnia responsabile della costruzione dell’aeroporto a Notre-Dame-Des -Landes.
Contro l’aeroporto e il suo mondo!
in inglese
La Solidaria è un centro sociale autonomo aperto dal 2012, momento in cui è stato occupato per costruire uno spazio che servisse come strumento per praticare la nostra propria autonomia e lo sviluppo della lotta sociale.
A fine ottobre dell’anno scorso è arrivata la minaccia di sfratto, invitandoci a lasciare il posto, ma come quando ci hanno provato nel 2013, non sarà così facile…
Abbiamo difeso e difenderemo il posto, non per l’importanza dello spazio edilizio, ma perché da lì promoviamo codici e valori opposti a quelli che impongono lo Stato ed il Capitale. Promuoviamo invece rapporti basati sulla solidarietà, l’autogestione, l’orizzontalità e l’azione diretta. Ci consideriamo parte dal conflitto sociale, parte degli sforzi più ampi di trasformare la realtà, finirla col mondo basato sul denaro, e creare un mondo basato sulla solidarietà e la libertà.
La stampa s’è già messa al servizio dello stato e degli speculatori, che hanno acquistato la casa, per propiziare lo sgombero. Siamo in momenti decisivi, l’ultima settimana di febbraio si prenderà una decisione sullo sgombero.
Ecco perché chiediamo una settimana di azione in solidarietà con lo spazio, una settimana di agitazione contro lo sgombero del centro sociale autonomo La Solidaria.
Ogni colpo ci rassicura nel nostro cammino e ci rende più forti. Di fronte alle minacce di sgombero: più resistenza e più azione!
La solidarietà non conosce frontiere, giù le mani dai nostri centri sociali!
Assemblea del centro sociale autonomo La Solidaria.
lasolidaria@mail.com
ATTENZIONE! Cambiamento di data
Mobilitazione generale degli oppositori al progetto d’aeroporto il 09 gennaio, dopo l’annuncio dell’udienza per l’espulsione degli abitanti e contadini storici fissata per il 13 gennaio 2016.
In seguito ai processi ‘rinviati’ del 10 dicembre che miravano a espeller gli/le abitant* storici, e in un clima di annunci di eapulsioni e di ripresa dei lavori all’inizio del 2016, mostriamo allo Stato e a Vinci che non lo permetteremo.
Il movimento contro l’aeroporto chiama a una grande giornata di mobilitazione sabato 9 gennaio.
Per quanto riguarda la regione di Nantes, sono in preparazione una marcia tratto-bici e una a piedi.
Lanciamo un appello ai comitati di sostegno e a tutti coloro che si oppongono a immaginare già da ora come partecipare a questa giornata con azioni simili (o altre) nella loro regione o a unirsi a noi.
Dato che l’aeroporto non si farà, chiediamo l’abbandono immediato delle procedure di espulsione: sabato 9 gennaio tenetevi liberi!
Fate girare l’info attorno a voi. Presto altre notizie.
Non vediamo l’ora di incontrarvi in cammino e nelle strade.
I membri di vari elementi della lotta di NDL (fra cui l’ACIPA, l’ADECA, COPAIN, degli/lle occupant* della ZAD) riuniti in assemblea il 14 dicembre.
in inglese, tedesco, portoghese
Poster incollato nei Paesi Bassi:
In una realtà di schiavitù salariale, iperproduzione e iperconsumo…
In una realtà di frontiere, militarismo, autorità e religione…
In una realtà in cui carità, apatia e disperazione sembrano l’unica risposta…
In una realtà in cui destra e sinistra ci hanno intrappolato…
Facciamo in modo che da Dicembre in poi inizi l’attacco contro tutti gli oppressori e le loro istituzioni.
Vediamo la polizia assassina.
Vediamo la violenza razzista.
Vediamo il sistema economico [venirci imposto].
Vediamo la società prigione.
Ma non resteremo qui a guardare.
Salutiamo tutt* quell* che lottano in tutto il mondo.
Solidarietà tramite la lotta.
Per un mondo di libertà illimitata.
Per un Dicembre Nero.
Per l’anarchia.
in greco, inglese, tedesco, portoghese
DICEMBRE NERO
Per conoscerci fra noi, distruggere le vetrine dei grandi magazzini, occupare scuole, università e municipi, diffondere il messaggio di ribellione, piazzare ordigni esplosivi contro fascisti e padroni, far saltare le case dei politici, lanciare molotov contro la polizia, taggare i muri con slogan, sabotare il flusso tranquillo di merci in pieno periodo natalizio…
Per dipingere con le ceneri sugli orridi edifici di banche, commissariati, multinazionali, basi militari, studi televisivi, tribunali, chiese, associazioni benefiche.
anarchic* dentro–fuori le mura
per un Dicembre Nero
CON LA MEMORIA NERA DEI/LLE NOSTR* MORT*
CHE ACCOMPAGNA I NOSTRI PASSI RIBELLI
COMPLICITÀ E SOLIDARIETÀ CON
I/LE COMPAGN* IMPRIGIONAT* E IN FUGA
GUERRA CON OGNI MEZZO
CONTRO LA DOMINAZIONE
in inglese
Solidarietà con gli/le anarchic* arrestat*
Libertà per Quique, Mónica e Francisco
All’alba del 28 ottobre, un nuovo attacco repressivo ha scosso l’ambiente anarchico. Un prolungamento dell’Operazione Pandora effettuata a Barcelona e Manresa si è conclusa con un compagno sequestrato dallo Stato e altr* in libertà in attesa di giudizio. Questo nuovo attacco cerca di indebolirci, ma non capiscono che la nostra solidarietà non conosce limiti e che, in quanto anarchic*, riteniamo la repressione inseparabile dalla nostra opposizione a ogni autorità. Che i/le nostr* compagn* sentano il calore della solidarietà. Né innocenti né colpevoli, semplicemente anarchic*!
Se ci cercano porta a porta, resisteremo gomito a gomito!
SE CI CERCANO PORTA A PORTA, RESISTIREMO GOMITO A GOMITO!
Solidarietà con gli/le anarchic* arrestat*!
Quique, Mónica e Francisco liber*!
in spagnolo, greco, portoghese
Due giorni dopo il 15º compleanno del C.O.S.A. (Casa Okupada Setúbal Autogestionada) abbiamo ricevuto l’avviso che è stato avviato un procedimento giudiziario da parte dei proprietari per ottenere la nostra espulsione.
Molti anni fa il proprietario, avendo fallito, ha lasciato in eredità diversi immobili a cinque persone, suoi parenti, che oggi si sono messi in testa di rivendicare la nostra casa, benché posseggano altri edifici abbandonati. Ci han dato 30 giorni (a partire dal recapito della lettera) per rispondere, cosa che faremo.
Dal 2000 (data dell’occupazione) il C.O.S.A. e le persone ad esso legate, direttamente o indirettamente, hanno subito la repressione delle forze municipali e statali. In Portogallo e in tutta Europa il movimento okupa viene attaccato e neutralizzato. In questo momento e contesto, 15 anni dopo, continuare ad agire e resistere ha ancora senso.
Contro il Capitale che favorisce la speculazione immobiliare, lotteremo in maniera non solo da conservare la nostra casa, ma anche da essere segno e ispirazione di rivolta per altr* compagn*.
Delle voci ribelli
Setúbal 16/10/2015
Cinque giorni di incontri e discussioni
dal 29 settembre al 3 ottobre 2015 a Bruxelles
Il programma lo trovate qui.
Se lo Stato contava costruire in tutta tranquillità il più grande complesso carcerario della storia belga a Bruxelles si è sbagliato di grosso. Contro questo progetto di maxi-prigione è nata e si è rafforzata una lotta. Una lotta senza concessioni che ha saputo prendere l’iniziativa, che si fa strada senza partiti politici né organizzazioni officiali e che si lancia nell’auto-organizzazione e l’azione diretta contro quello che renderà possibile la maxi-prigione.
Il progetto di costruire una maxi-prigione rientra in un contesto economico e politico ben più vasto. In questo periodo di nuova instabilità poitica ed economica, lo Stato belga, come gli altri Stati, scommette sul rafforzamento della repressione. Da un lato tutto ciò si traduce in leggi più severe, controlli rafforzati a tutti i livelli, telecamere ovunque, militarizzazione delle frontiere, soldati nelle strade, ristrutturazione urbana per « ripristinare l’ordine », ma esistono anche enormi programmi di costruzione di prigioni di ogni tipo. Perché la prigione sarà sempre una delle minacce utilizzate per cercare di farci rientrare nei ranghi e uno strumento potente dello Stato per tenere in piedi il suo mondo diviso in ricchi e poveri, in potenti ed esclusi, in oppressori e oppressi.
Se l’idea e l’azione devono andare di pari passo, se il pensiero e l’esperienza possono intensificare le lotte che conduciamo, se la costruzione della maxi-prigione non è solo una questione di quattro mura ma forse soprattutto una questione sociale che tocca l’insieme di questa società, allora cinque giorni di incontri sulla lotta contro la maxi-prigione potrebbero essere una preziosa occasione.
Durante questi incontri, dei/lle compagn* di vari angoli del mondo verranno a parlare delle loro esperienze di lotta, portare le loro riflessioni sulla lotta insurrezionalista ed esplorare delle piste per approfondire al lotta contro la maxi-prigione, ma non solo.
La necessità di intensificare le lotte per chiudere definitivamente gli zoo del mondo intero ci porta a fare questa chiamata: una giornata internazionale di lotta nella quale ogni collettivo/gruppo/coordinamento/individui portino avanti una mobilitazione in base alle proprie possibilità e alla necessità di ogni regione.
Allo stesso tempo, consideriamo estremamente necessario stringere i legami tra le lotte a livello internazionale per rinforzare l’appoggio e la solidarietà.
Da ogni regione ci focalizziamo sull’obiettivo specifico dello zoo della rispettiva zona mediante le azioni che formano parte delle lotte che portiamo avanti costantemente, se fosse per un solo giorno non avrebbe senso. Scegliamo il 24, il 25 e il 26 luglio per collegare le lotte che da ogni luogo cercano di porre fine a questi monumenti al dominio e la mercificazione della vita.
Se nella tua regione si porta avanti una lotta per frenare la reclusione in alcuni zoo e volete partecipare a questa giornata internazionale, non aspettare a scriverci: jornada_internacional@mail.com
Collettivo Animalista “Alza Tu Voz” (Santiago, regione cilena).
Coordinamento per la Liberazione Animale (San José, regione costaricana).
Autoconvocatx per la chiusura dello Zoo (Buenos Aires, regione argentina).
Coordinamento per la chiusura definitiva dello zoo “Villa Dolores” (Montevideo, regione uruguayana).
Tutti in riga. Così ci vogliono, dal primo all’ultimo respiro. In riga nelle aule scolastiche, alle casse dei supermercati, sul posto di lavoro, incolonnati nel traffico, negli uffici della burocrazia, nei seggi elettorali… fino ad arrivare all’ultima riga, quella dei loculi nei cimiteri. Una intera esistenza trascinata così — muscoli scattanti solo negli inchini, cuori desideranti solo merci — nella sicurezza di una galera.
Perché è ad una galera che ormai assomigliano le nostre città, dove ogni spazio viene riprogrammato per essere sorvegliato, controllato, pattugliato. Gli abitanti sono come detenuti scortati dallo sfruttamento capitalista ed ammanettati dagli obblighi sociali, sempre sotto l’occhio di una telecamera, ad ogni passo; tutti con la stessa voglia di evadere da consumare davanti agli onnipresenti schermi.
La nostra è una società carceraria che promette benessere ma mantiene solo massacri, come dimostrano i sogni naufragati di chi tenta di entrarvi e i corpi bombardati di chi si ribella alle sue porte. A neutralizzare chi si prende la libertà di non elemosinare e di aprirsi da sé la propria strada ci pensano i vari legislatori, magistrati, gendarmi, giornalisti.
Se a Bruxelles è in costruzione una nuova maxi-prigione, ad Atene viene imposto un regime di reclusione speciale ai prigionieri più riottosi; se a Parigi viene posta la prima pietra al nuovo Palazzo di Giustizia, a Zurigo e a Monaco sono in programma altri mostruosi Centri di Giustizia e Polizia. Se i poteri si accordano al di là delle frontiere per applicare strategie controinsurrezionali, i laboratori di ricerca e l’industria della sicurezza accelerano per fabbricare la pace sociale. E dappertutto, dalla Spagna alla Grecia passando per l’Italia, la repressione si abbatte su chi si è macchiato del crimine più intollerabile: farla finita con l’obbedienza e spronare gli altri a fare altrettanto.
Ma le grandi opere della repressione non incontrano solo il plauso, il silenzio o la lamentela. Talvolta si scontrano anche con una ostilità risoluta e ardita, come sta capitando al più grande carcere belga in via di costruzione. Il suo cantiere deve ancora essere aperto che già la sua storia è costellata di azioni dirette contro tutti coloro che ne sono coinvolti, istituzioni pubbliche o aziende private. Dalla vernice ai sassi, dai martelli alle fiamme, dai danneggiamenti ai sabotaggi, è un universo d’attacco che straccia ogni codice penale, ogni calcolo politico, ogni accomodamento con lo Stato. E questa sete di libertà può diventare contagiosa. Ovunque.
L’essere umano non è nato per stare in riga, a capo chino, in attesa del permesso di vivere. Sollevare la testa, armare il braccio e sfidare il potere: è qui che inizia la vita, nel far saltare tutte le righe.
Il manifesto costa 0,20 a copia e si può richiedere a: finimondo@riseup.net;
disponibile anche in francese, greco, inglese e tedesco su Break the ranks.
L’11 giugno ricorre la giornata internazionale di solidarietà a Marius Mason ed a tutti i prigionieri anarchici di lunga data, una giornata in più per dedicare loro il nostro tempo, pensieri, per continuare la lotta insieme a loro.
La giornata di quest’anno è intitolata “Transizione: la lotta non è finita” (è possibile leggere qui in italiano l’appello completo), tra le altre ragioni, anche per sostenere Eric McDavid liberato a gennaio dopo 9 anni di prigionia e la transizione di genere di Marius.
A Torino, nella stessa giornata, si svolgerà l’udienza preliminare per Silvia, Costa e Billy, di nuovo sotto processo per gli stessi fatti per cui in Svizzera hanno già scontato anni di carcere: l’accusa di tentativo di sabotaggio del centro di ricerca IBM sulle nanotecnologie a Zurigo.
Quello della repressione da parte del nemico è un aspetto inevitabile e da affrontare nella lotta per la liberazione della terra, umana ed animale, perché combattiamo contro quello stesso mondo che devasta e sfrutta il vivente e che segrega ed ingabbia chi si rivolta contro chi intende imporre questa dominante come unica possibilità esistente. E vogliamo colpire il sistema tecno-industriale dove più puo’ nuocere.
Per discutere di questi e di altri aspetti delle lotte anarchiche ecologiste radicali, giovedì 11 dalle h 20,30 presso la sede di Radio Blackout sarà proiettato il documentario, sottotitolato in italiano, “If a tree falls”, la storia di una cellula dell’ELF negli Stati Uniti, paese che, dopo aver indicato nei massimi nemici della propria sicurezza l’Islam, ha promulgato leggi speciali anche per chi ha lottato per la liberazione animale e della terra, declinando in ecoterrorismo e garantendo così sicurezza alle lobbies della devastazione del pianeta.
A seguire dibattito con Billy, Costa e Silvia.
http://www.resistenzealnanomondo.org
http://silviabillycostaliberi.noblogs.org
http://june11.org
until all are free
Mercoledì 27 maggio 2015 verrà emessa la sentenza per Francesco, Lucio e Graziano, accusati di “danneggiamento a mezzo di incendio, violenza contro pubblico ufficiale, detenzione e trasporto di armi da guerra”.
Quale che sia il verdetto della corte abbiamo deciso di tornare nel quartiere Prealpi Mercoledì alle 19, dove due di loro vivono, per ribadire ancora una volta che la loro repressione non ci fermerà.
Esprimere solidarietà a coloro che sono colpiti dalla repressione è un modo per far sì che non siano e non si sentano isolati, soprattutto quando detenuti. Continuare le lotte è un modo ulteriore per evitare che la repressione non diventi freno, ostacolo per proseguire e mettere in atto ciò che ci preme: l’attacco verso questo mondo disopraffazione. Il 23 aprile inizieranno due processi nei confronti di alcuni compagni. Graziano, Lucio, Francesco accusati di sabotaggio ad un compressore in Val di Susa.
Silvia, Costantino, Billy accusati di un tentato attacco ad un centro di ricerca sulle nanotecnologie di proprietà di IBM e Università di Zurigo. Per questo atto sono già stati processati, detenuti e condannati in Svizzera, ora il tribunale di Torino vorrebbe processarli nuovamente. Il motivo per cui ne parliamo contemporaneamente non è la data del processo ma le ragioni per cui si trovano a dover affrontare la repressione: la lotta contro le nocività. Non vogliamo che tutto si riduca solo ad una questione ambientale ma, come alcuni di questi compagni hanno ribadito, le nocività non sono tali solo per la devastazione che esse portano all’ambiente e all’uomo ma per la loro ragione sociale. Esse sono ciò che Stato ed Economia impongono sulle nostre teste, cambiando irreversibilmente il nostro modo di vivere e di rapportarci alla natura e alle persone. Sono il tentativo di meccanizzare tutto quanto e rendere le nostre vite dei meri numeri da contabilizzare sulla strada del profitto.
Questo rappresenta, per noi, un treno ad alta velocità, un mezzo funzionale a percorrere distanze in tempi sempre più ridotti per non correre il rischio di perdere tempo che, per i padroni, è denaro. Questo rappresentano per noi le bio e le nanotecnologie: il tentativo di manipolare e controllare il vivente, attraverso tecnologie e apparati sempre più piccoli che permettano applicazioni insperate ad un dominio sempre in cerca di nuova linfa. Questo rappresenta per noi un gasdotto o un impianto per produrre energia, quella stessa che permetterà a questo sistema di riprodursi e riprodurre altre nocività. La lotta al gasdotto Tap può essere un modo per praticare la solidarietà verso i compagni colpiti dalla repressione e per mettere in discussione il sistema in cui siamo immersi, di cui dovremmo cercare di sbarazzarci il prima possibile. Vogliamo affrontare queste ed altre questioni inerenti alla lotta al Tap e ai prossimi possibili passi da fare.
VENERDI’ 17 APRILE ORE 19:30
A SEGUIRE BUFFET BENEFIT DETENUTI
CIRCOLO ANARCHICO
VIA MASSAGLIA 62/B
LECCE
FINO ALLA DISTRUZIONE DELL’ULTIMA PRIGIONE.
FERMIAMO LE CONDIZIONI DI DETENZIONE SPECIALE.
Dopo l’ esplosione della crisi del sistema nel 2008 e il crollo della prosperità fittizia, lo stato e il capitale si riprendono tutto quello che con sangue e lotte era stato conquistato. Senza la maschera della previdenza sociale, impoverimento (“immiserabilimento”) e repressione sono le uniche cose che lo stato ha da offrire agli oppressi e alle oppresse. Mentre parte della società sceglie di resistere con differenti mezzi (scioperi, cortei, sabotaggi, lotta armata), lo stato intensifica la repressione e rafforza (arrichisce) il suo arsenale legale avendo da affrontare un maggior numero di potenziali nemici interni. In questo contesto è passata la terza modifica della legge antiterrorismo, in base alla quale si leggittima l’annientamento di coloro che scelgono la lotta armata, spianando allo stesso tempo la strada per la criminalizzazione di ogni forma di lotta.
Sulla stessa lunghezza d’onda è stata impostata la ristrutturazione del sistema penitenziario, allo scopo di terrorizzare ulteriormente i combattenti all’interno e all’esterno delle mura carcerarie e di annientarli ulteriormente a livello fisico e psicologico.
In base a questa nuova legge iniziano a funzionare le carceri di tipo “Gamma”, nelle quali è prevista la detenzione dei carcerati indisciplinati che non si adeguano alla miserabile realtà delle carceri (ammutinamento, rivolta, tentata evasione) o di quelli che l’istituzione penitenziaria ritiene pericolosi per il suo normale funzionamento. Inoltre tutti quelli che sono accusati di associazione a delinquere o di partecipazione ad attività rivoluzionarie armate sulla base della legge atiterrorismo.
In piena campagna elettorale, il partito Nea Dimokratìa prima dello scioglimento del governo e volendo conquistare l’elettorato della destra più conservatrice promuovendo il dogma Legge e Ordine, inaugura le prigioni di tipo Gamma trasferendoci i primi prigionieri politici, che sono stati condannati per lotta rivoluzionaria armata e alcuni prigionieri che hanno lunghe pene da scontare. I trasferimenti-sequestro sono avvenuti in un clima di terrore con l’impiego di violenze e minacce e da come si deduce non saranno gli ultimi.
In un regime sociale in cui vengono precettati gli scioperanti, vengono attaccati i cortei, la repressione si espande in ogni frangente delle nostre vite, in contemporanea alla povertà, il razzismo e la paura abbiamo il dovere di organizzarci dal basso in una lotta per distruggere il crescente totalitarismo statale. Un fronte di lotta che annullerà pragmaticamente le sadiche condizioni di detenzione speciale, le quali si compiono come incoronamento dell’onnipotenza statale. Antistituzionalmente, antigerarchicamente, non solo senza collaborazioni con i partiti, i media, gli enti… bensì contro. Dobbiamo lottare per la distruzione delle prigioni e del sistema che le crea.
LOTTA CONTRO STATO E CAPITALE.
Assemblea Anarchica Contro le Condizioni Speciali di Detenzione e l’Istituzione Carceraria (Salonicco).
fonte: athens.indymedia.org
Sette degli undici arrestati nel corso dell’operazione anti-anarchica denominata “Pandora” sono stati trasferiti in carcere.
Cassa di solidarietà per sostenere compagn* arrestat* a Madrid e Barcellona:
ES68 3025 0001 19 1433523907 (Caixa d’Enginyers)
Tag in spagnolo | Per maggiori informazioni, contattare: solidaridadylucha@riseup.net