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Prigioni spagnole: Scritto della compagna arrestata a Barcellona il 13 aprile

genova

Pochi giorni fa, quando ormai avevamo dato per scontato l’estradizione della compagna arrestata lo scorso 13 aprile, riceviamo la notizia che la consegna allo stato tedesco verrà posticipata di un mese, proroga decisa dalla Audiencia Nacional, in risposta a una richiesta fatta dal nostro avvocato in quanto prima dell’arresto della compagna era già in corso la preparazione della documentazione per il matrimonio.

Nel momento in cui arrivava la decisione del tribunale, la compagna veniva trasferita nel carcere femminile di Brieva (Avila), da dove crediamo stessero preparando il volo verso la Germania.

Da lì ci ha fatto arrivare questo scritto che pubblichiamo immediatamente.
Attualmente la compagna si trova nuovamente nella prigione di Soto del Real (Madrid), in isolamento e con possibilità di cortile con le altre detenute, almeno fino al 30 giugno, data in cui termina la proroga che consente la celebrazione del matrimonio.
Nel frattempo facciamo appello a continuare a mostrare la solidarietà con la compagna per le strade, a dimostrare il nostro appoggio con tutte le combattenti imprigionate e mostrare il profondo disprezzo per il sistema che le mantiene sequestrate per difendere il suo miserabile ordine.

Scritto della compagna arrestata il 13 aprile:

“Compagne e compagni, scrivo dal carcere di Brieva, Avila, dove mi hanno appena portato dopo un mese e mezzo di detenzione nel carcere di Soto del Real, Madrid, sempre in Fies e in regime di isolamento. Avrei voluto scrivere prima ma le comunicazioni e informazioni sono molto lente e limitate, per questo non l’ho fatto fino adesso.

Apprezzo profondamente tutti i gesti e dimostrazioni di solidarietà e sostegno.
Li ho sentiti così forte che hanno attraversato i muri, le sbarre e tutti i sistemi di sicurezza e controllo. Per quanto ci provino, non riusciranno mai a rompere o frenare la nostra volontà e la nostra determinazione a ribellarci contro questo mondo di miseria totale in cui ci obbligano a vivere.
Sono precisamente le condizioni più difficili quelle che ci danno più forza e determinazione per avanzare ed affilare la varie possibiltà di conflitto che abbiamo, sia qui dentro che fuori. Le lotte per la liberazione da ogni forma di oppressione e autorità sono molteplici, come lo sono le metodologie e le giuste e legittime pratiche di lotta.
Dal semplice rifiuto a riconoscere qualsiasi autorità, all’attacco o l’esproprio di una banca.
La cosa più importante delle azioni è che possano essere comprese di per sé; gli obiettivi,  il fine e il valore.

Quando le differenti lotte si intrecciano tra loro in un contesto più ampio, si complementano e rafforzano, rompendo con la separazione tra il politico e il quotidiano/personale; perché tutte le decisioni personali che prendiamo durante la nostra vita finiscono per essere politiche, così come  le scelte politiche influenzano direttamente la nostra vita  privata.

È evidente che bisogna stare attente ad ogni passo che facciamo per non cadere nelle grinfie dello stato e dei suoi servi.
Ma sappiamo bene che lottare ha il suo prezzo.
Lo stato e i media rispondono ogni volta con maggiore repressione e con persecuzioni mediatiche sempre più pressanti, rivolte a tutte quelle che gli si mettono contro.

Per ora sono qui, ma probabilmente presto verrò estradata in Germania. Mi sento forte per poter affrontare questa situazione e tutto quello che verrà. Soprattutto orgogliosa delle nostre idee, dei nostri valori e delle pratiche anarchiche, della vita che abbiamo scelto e che continuiamo a scegliere ogni giorno.

Forza e solidarietà a tutte e tutti combattenti, perseguitatx e detenutx!
La lotta continua, non ci fermeranno mai!”

01 giugno 2016

Carcere di Brieva (Avila, Spagna)

Prigioni spagnole: Indirizzo del/lla prigionier* anarchic* Mónica Caballero e Francisco Solar

Il 28 ottober 2015, la giustizia spagnola ha deciso di prolungare di altri due anni il periodo di detenzione preventiva degli anarchici Mónica Caballero e Francisco Solar. Sono stati arrestati il 13 novembre 2013, accusati di appartenenza a un’organizzazione terroristica, devastazione e cospirazione. Benché il codice penale spagnolo limiti il carcere senza processo a due anni, in realtà lo Stato può imporre un periodo extra di detenzione preventiva di due anni sulla base di  “ragioni speciali”.

Il/La compagn* sono stat* trasferit* in una prigione delle Asturie:

Mónica Caballero Sepúlveda
Francisco Solar Domínguez
C.P Villabona-Asturias
Finca Tabladiello s/n
33422 Villabona-Llanera
(Asturias) España/Spagna

Forza a Mónica e Francisco!

Ne approfittiamo per diffondere l’indirizzo di altri compagni sequestrati dallo stato spagnolo nel corso dell’Operazione Ice. Attenzione ai possibili trasferimenti.

Borja Marquerie Echave
Centro Penitenciario Madrid II
Carretera Meco, 5
28805 Alcalá de Henares, Madrid, España.

Juan Manuel Bustamante Vergara
Centro Penienciario Madrid IV, Navalcarnero.
Ctra. N-V, km. 27.7,
28600 Navalcarnero, Madrid, España.

in inglese, portoghese, spagnolo, greco

Grecia: Passeggiata anarchica nel centro di Atene

Il 7 novembre 2015 a mezzogiorno, tra la folla del sabato, alcun* di noi hanno effettuato un’azione nel quartiere di Exarchia e le strade vicine nel centro di Atene, a Monastiraki e Thissio, con la volontà di esprimere la nostra solidarietà con i/le compagn* che subiscono la repressione in diversi angoli del mondo, e in particolare i territori di Brasile, Uruguay e lo Stato Spagnolo.

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Solidarietà con lo «La Solidaria», Montevideo – Dall’Uruguay alla Greece, siamo la stessa resistenza
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Forza ai/lle compagn* perseguitat* – Sempre a testa alta
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Non un passo indietro nella lotta femminista – Solidarietà con le compagne di Porto Alegre, Brasile
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Nessun attacco misogino senza reazione – Solidarietà con le compagne di Porto Alegre, Brasile
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Nessun attacco misogino e razzista resterà senza risposta – Morte allo Stato – Lunga vita all’anarchia

Abbiamo esposto striscioni in portoghese, inglese, spagnolo e greco ai cancelli del Politecnico di Atene sulle strade di Patission e Stournari, sulla piazza di Exarchia, e di fronte la stazione del metrò a Thissio.

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Attento patriarca, attento sessista… i femminismi scuotono la terra intera
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Qui viviamo la violenza ogni giorno, con ogni machismo, con ogni razzimo
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Ero giovane e disoccupata… Sono diventata una ruffiana che si è unita alla polizia
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Né sessismo né transfobia, fanculo tutti i criminali in uniforme e il patriarcato
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Lotta libertaria e internazionale, spezziamo la misoginia nelle strade
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La liberazione sarà totale, calci e ceffoni per ogni stupratore
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Siamo numerosi e siamo ovunque, assalteremo le città-prigioni
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Dalla Grecia al Brasile, abbasso gli stati, lunga vita all’anarchia

Lungo il cammino abbiamo anche lanciato dei volantini (1, 2) in solidarietà con le femministe libertarie in Brasile che hanno reagito con dignità e continuità della loro azione di fronte al violento attacco che hanno subìto da parte dei poliziotti durante il Primo salone del libro  autonomo e femminista a Porto Alegre.

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thissio_poa2-1024x768Abbiamo esposto tre striscioni per lo stesso caso; in via Patission: “Nemmeno un passo indietro nella lotta femminista – Solidarietà con le compagne a Porto Alegre, Brasile”; in piazza Exarchia: “Nessun attacco misogino senza risposta – Solidarietà con le compagne a Porto Alegre, Brasile”; e a Thissio: “Nessun attacco misogino e razzista senza reazione – Morte allo Stato – Lunga vita all’anarchia.”

polytechnic_estadoes1L’altro striscione in via Patission è stato messo in solidarietà con chi ha subito un raid, un arresto o è stato inviato in carcere preventivo nelle recenti operazioni processuali nello Stato Spagnolo: “Forza ai/lle compagn* perseguitat* – Sempre a testa alta.”

polytechnic_lasolidaria1-1024x768Al cancello d’entrata in via Stournari abbiamo appeso uno striscione in solidarietà col centro sociale autonomo La Solidaria a Montevideo, Uruguay, attualmente minacciato di espulsione dal nuovo proprietario perché, secondo l’avviso di espulsione, l’edificio è “occupato in maniera precaria da un gruppo anarchico.” Lo spazio, libero da febbraio 2012, è stato ancora una volta obiettivo della repressione, in quanto il progetto – tra gli altri – resiste ai piani di urbanisazzazione e di speculazione immobiliare del quartiere. Lo striscione dice: “Solidarietà con lo squat «La Solidaria», Montevideo – Dall’Uruguay alla Greece, siamo la stessa resistenza.”

in inglese, greco, tedesco, spagnolo, portoghese

Stato spagnolo: Manifesti in solidarietà con i/le perseguitat* del 28 ottobre

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Libertà per Quique, Mónica  e Francisco

All’alba del 28 ottobre, un nuovo attacco repressivo ha scosso l’ambiente anarchico. Un prolungamento dell’Operazione Pandora effettuata a Barcelona e Manresa si è conclusa con un compagno sequestrato dallo Stato e altr* in libertà in attesa di giudizio. Questo nuovo attacco cerca di indebolirci, ma non capiscono che la nostra solidarietà non conosce limiti e che, in quanto anarchic*, riteniamo la repressione inseparabile dalla nostra opposizione a ogni autorità. Che i/le nostr* compagn* sentano il calore della solidarietà. Né innocenti né colpevoli, semplicemente anarchic*!

Se ci cercano porta a porta, resisteremo gomito a gomito!

cartel2SE CI CERCANO PORTA A PORTA, RESISTIREMO GOMITO A GOMITO!

Solidarietà con gli/le anarchic* arrestat*!
Quique, Mónica e Francisco liber*!

in spagnolo, greco, portoghese

Stato spagnolo: Indirizzo del compagno prigioniero in seguito alla nuova operazione repressiva

Il 30 ottobre i/le nove anarchici arrestat* due giorni prima in Catalogna sono compars* a giudizio all’Audiencia nacional per la seconda fase dell’operazione Pandora. Alla fine otto sono stat* rimess* in libertà (6 di loro su cauzione) e uno è stato messo in preventiva.

Questo è il suo indirizzo. Scrivetegli, sostenetelo, che sappia che non è solo.

Enrique Costoya Allegue
CP Madrid V Soto del Real
Ctra M-609, km 3,5 Módulo 15
28791 Soto del Real (Madrid)

Sostieni e diffondi.

in spagnolo

Madrid: Presidio solidale con gli/le arrestat* durante l’ultima operazione antianarchica

[29/10/2015]

Domani 30 ottobre i/le compagn* arrestat* a Barcelona con l’accusa di appartenenza a organizzazione terrorista, facendo nuovamente riferimento ai “Gruppi Anarchici Coordinati”, compariranno davanti al giudice.

Un prolungamento di quella che è stata l’“Operazione Pandora” effettuata nel dicembre 2014, preceduta dall’“Operazione Columna” svoltasi nel novembre 2013 e continuata dall’“Operazione Piñata” nel Marzo 2015.

Una successione di colpi alle idee anarchiche che si conclude con più di 40 arresti nello Stato Spagnolo nel tempo record di due anni.

I compagni arrestati durante l’“Operazione Columna”, Mónica e Francisco, furono condotti in custodia cautelare senza giudizio fin dal primo momento, situazione che è stata prolungata fino a sfruttare completamente il primo strumento di cui dispongono per continuare a privarli della libertà senza aver celebrato alcun processo.

Ieri abbiamo informato del fatto che la Audiencia Nacional ha prolungato di altri due anni la custodia cautelare di Mónica e Francisco, per cui, se non ci saranno novità prima, potranno restare sequestrati per 4 anni in tutto fino allo svolgimento del processo.

E di nuovo i meccanismi dello Stato si mettono in marcia per cercare di far scomparire le idee, le pratiche e gli obiettivi che più gli sono avversi, volendo colpire quell* che, dopo questa ondata repressiva, restano in maniera solidale accanto a tutt* quell* che sono stat* arrestat* e quell* che potrebbero esserlo in qualsiasi momento.

Senza paura e con determinazione, resisteremo di nuovo a questa offensiva e risponderemo agli attacchi dello Stato con l’unica forma che capisce: Con l’azione diretta, uno dei pilastri fondamentali delle idee che cercano di far scomparire.

LANCIAMO UN APPELLO PER MANIFESTARE IL NOSTRO APOGGIO AI/LLE COMPAGN* ARRESTAT* VENERDÌ A PARTIRE DELLE 9H IN VIA GÉNOVA ESQUINA ANGOLO VIA GARCÍA GUTIERREZ, dove si trova il nuovo edificio dell’Audiencia Nacional. Ci metteremo sul marciapiede di fronte per rendere visibile il conflitto esistente (con striscioni, cartelli, testi, megafoni o quello che ognuno preferisce portare) per manifestar loro la nostra solidarietà, perché sappiano che non sono sol*.

Allo stesso modo, sappiamo che ieri si son svolti presidi e manifestazioni spontanei a Madrid, Barcelona, Manresa, Zaragoza… e che nei prossimi giorni ce ne saranno altri in altre località. In questi giorni sono gesti necessari e algo e mostrano che il conflitto contro lo Stato non riguarda soltanto chi è stato colpito. Facciamo in modo che la solidarietà, nella forma che ciascuno ritiene più appropriato, sia efficace.

VOGLIAMO I/LE NOSTR* COMPAGN* LIBER*

LIBERTÀ PER TUTT*

MORTE ALLO STATO E VIVA L’ANARCHIA

in spagnolo

Stato spagnolo: Prolungata la custodia cautelare di Mónica e Francisco

Martedì 27 ha avuto luogo l’udienza in cui si decideva se la custodia cautelare di Mónica y Francisco sarebbe stata prolungata o sarebbero stati rimessi in libertà in attesa di giudizio. La decisione è arrivata, è stata prolungata.

Malgrado la legislazione spagnola preveda due anni come tempo massimo che una persona può passare in custodia cautelare, lo Stato ha la possibilità di prolungarla (adducendo una ragione eccezionale a proposito del caso) per altri due anni, ed è quello che ha fatto.

Due anni fa, il 13 novembre 2013, vennero arrestat* con altre tre persone, per le quali il caso è stato archiviato. Mónica e Francisco sono in attesa di giudizio accusati di appartenenza a un’organizzazione terrorista, strage e cospirazione.

Nello stesso giorno in cui è stata resa nota la decisione, 9 persone sono state arrestate in un nuovo colpo inferto all’anarchismo a Barcellona e Manresa con dieci perquisizioni nelle case e nei locali. E di fronte a questo, l’unica cosa da fare è resistere ai colpi e andare avanti, dimostrando che non sono sol* e che non riusciranno a frenare la nostra solidarietà.

POTRANNO ARRESTARCI MA NON FERMARCI.

LIBERTÀ PER I/LE PRIGIONIER* ANARCHIC*!

SOLIDARIETÀ CON GLI/LE ARRESTAT*!

I/LE NOSTR* COMPAGN* LIBER*!

in spagnolo | greco

Azioni internazionali coordinate in solidarietà con Evi Statiri

Dal 12 al 17 settembre 2015, alcun* participant* alla rete di Contra Info hanno effettuato una serie di azioni in solidarietà con Evi Statiri, prigioniera in lotta in Grecia, che il 14 settembre ha cominciato uno sciopero della fame esigendo la sospensione della misura di custodia cautelare impostale 6 mesi fa.

Evi Statiri si trova in galera a causa della mania vendicativa scatenata dagli apparati repressivi della democrazia greca dopo il fallito piano di evasione dei/lle compagn* prigionier* della Cospirazione delle Cellule del Fuoco all’inizio del 2015, che ha messo nel mirino i/le familiar* e amic* dei membri dell’organizzazione. Quando il Potere non riesce a piegare i/le prigionier* sovversiv*, mette le mani su amic* e parenti, cercando di seminare il panico e punire quello che non rientra nelle grosse bibbie della legislatura, quello che supera i muri del carcere, quello che è più lontano dalla dicotomia innocenza-colpevolezza: la solidarietà.

Dopo la decisione di Evi Statiri di scegliere come strumento di lotta lo sciopero della fame, facciamo appello ai/lle compagn* di tutto il mondo per rinforzare questo grido di libertà attraverso l’azione anarchica multiforme. Che nelle strade risuoni: EVI STATIRI LIBERA!

Qui sotto vi proponiamo alcune delle foto delle azioni realizzate nei territori controllati dagli Stati di Bolivia, Francia, Grecia, Portogallo, Cile, Spagna… e aspettiamo i vostri contributi a: contrainfo(chiocciola)espiv.net

Uno striscione è stato esposto a La Paz (Bolivia): “Compagna Evi Statiri, sequestrata dallo Stato greco, ti salutiamo dalla Bolivia”; sono anche stati distribuiti dei volantini: “Dalla Bolivia alla Grecia, libertà per Evi Statiri – La tua lotta dall’interno della prigione è un segno d’indomabile ferocia di fronte al Potere e la repressione”.

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Volantini a Tolosa, Francia: “Solidarietà con Evi Statiri, prigioniera politica in Grecia. Evi Statiri si trova in custodia cautelare nella prigione di Koridallos, in Grecia, dal 2 marzo 2015, arrestata perché compagna di Gerasimos Tsakalos, membro incarcerato della Cospirazione delle Cellule di Fuoco (organizzazione anarchica rivoluzionaria internazionale). Dopo essersi vista rifiutare ancora una volta la scarcerazione, il 14 settembre comincia uno sciopero della fame. Fuoco alle frontiere. Fuoco alle prigioni”

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toulouse3-768x1024Due striscioni sulla cancellata del Politecnico, a Exarchia, Atene: “Né innocenti, né colpevoli – Solidarietà con Evi Statiri” // “Evi Statiri tieni duro // Siamo tutti parenti delle Cellule del Fuoco // Morte ai giudici!”

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Uno striscione è stato esposto in una delle località più centrali e turistiche di Lisbona, Portogallo: “Libertà per Evi Statiri”; sono anche stati distribuiti dei volantini firmati da alcun* anarchic* con un aggiornamento sulla situazione di Evi: “Solidarietà internazionalista e anarchica con Evi Statiri – Dopo 6 mesi di custodia cautelare, un atto arbitrario di pura vendetta del Potere, Evi Statiri ha cominciato uno sciopero della fame il 14 settembre 2015, nelle prigioni della democrazia greca, fino al suo rilascio incondizionato. (…) Libertà per chi si trova nelle celle della prigione – Rilascio immediato per Evi Statiri – Revoca delle misure restrittive contro Athena Tsakalou!”

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Striscione a Santiago, Cile: “La paura può governare, ma non regnerà nei cuori e le menti degli esseri umani liberi” – Evi Statiri libera!”

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Degli slogan sono stati scritti nelle vie di  Iruña/Pamplona, Navarra (Spagna) — Evi askatu! (“Liberate Evi!” in Basco) e altri…

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Fino alla distruzione totale di tutte le prigioni. Evi libera
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Libertà per Evi Statiri
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Libertà per Evi Statiri, compagna greca

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Stato Spagnolo: Torna in libertà l’ultimo prigioniero dell’Operazione Piñata

Venerdì 19 giugno, a metà pomeriggio, è tornato in libertà Paul, l’ultimo dei/lle compagn* anarchic* imprigionat* nell’operazione Piñata. Come tutt* gli/le altri*, è in libertà con carichi pendenti. Si tratta di una grande notizia, però non dimentichiamo che rimangono ancora un proceso e un giudizio. Inoltre non dimentichiamo il resto dei/lle prigionier* anarchic* nelle carceri in Spagna e fuori.

Solidarietà con Mónica e Francisco!

Solidarietà con tutt* i/le ribell* che sono prigionier* per aver messo in pratica le idee anarchiche!

Abbasso i muri delle prigioni!

Atene: un gesto per i/le compagn* dell’Operazione Piñata

Operazione Piñata 2015 | Né colpevoli né innocenti, semplicemente anarchic*

Il 13 giugno ci siamo avvicinati al cancello del Politecnico di Atene in via Patission e abbiamo appeso questo striscione bilingue nel quadro dell’appello a solidarietà per chi ha subito delle rappresaglie durante l’Operazione Piñata.

Stato spagnolo : Lettera di Pol, anarchico prigioniero dell’Operazione Piñata

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La lotta contro le prigioni è la lotta per la libertà

Ciao compagni, compagne ed affini.

Vorrei trasmettere qualche parola all’esterno in quanto anarchico, e ritenendo valide le numerose posture e visioni che l’anarchismo può adottare, poiché hanno tutte uguale validità nel momento in cui cercano la distruzione del potere, dell’autorità e dello Stato. Credo che in ciò stia la bellezza delle nostre idee e, secondo me, tutte queste vie possono convivere e confluire nella ricerca della tanto desiderata liberazione totale.

Voglio esprimere il mio odio, il mio disgusto ed il mio disprezzo per tutto ciò che include lo Stato, il potere, l’autorità e in particolare lo strumento di annichilimento chiamato carcere, che usa l’isolamento come uno dei suoi rappresentanti principali.

Ho sempre difeso l’idea che gli anarchici debbano prepararsi ed assumere il fatto che ad ogni momento possa arrivare il giorno in cui devi andare in carcere e, secondo me, è una cosa logica, perché se cerchi di distruggere lo Stato, questo proverà a incarcerarti per annularti, paralizzarti e distruggerti. Nonostante tutto, non ci riusciranno. Comunque, se per una ragione o un’altra non ti tocca, meglio per tutti.

Vorrei aggiungere che sto bene fisicamente e mentalmente. Continuo a pensarla come prima di entrare e, se fosse possibile, mi sento ancora più convinto delle mie idee, con la testa ben alta e orgoglioso di quello che siamo. Sono come mi comporto e mi relaziono nella teoria e nella praxis, facendo sempre autocritica per poter continuare a crescere, poiché non si smette mai di imparare e, con quello che ho appena detto, non mi sento né migliore né peggiore di nessun’altro.

Voglio trasmettere forza e coraggio ai compagni, alle compagne ed agli affini, e dirvi con tutta la forza e la rabbia che ho che l’unico cammino è la lotta. Con questi colpi, la repressione vuole spaventare e paralizzare l’area anarchica ed intorni perché si faccia solo il lavoro di assistenza ai perseguitati. Non permettete che accada e rimanere fermi nei vostri progetti, e non esitate a continuare a dire quello che siete e pensate.

Fino ad ottenere la vera liberazione totale! Che la solidarietà non sia solo parole scritte!

MORTE ALLO STATO E VIVA L’ANARCHIA!

Nel Centro Penitenziario Soto del Real, primavera del 2015

Inviato originalmente in spagnolo da Contramadriz | francese

Irunea, Spagna : Presidio anarchico davanti al governo civile contro la repressione

16.01.15

Circa 60 compagn* ci siamo trovat* davanti al governo civile (rappresentante del governo centrale nella provincia) in solidarietà con i/le 7 anarchici/che detenut* a Barna nella chiamata operazione Pandora; per Alfon (recentemente condannato per il porto di un ordigno durante il passato sciopero generale a Madrid ) e per i/le avvocat*  dei detenuti politici baschi recentemente incarcerat*.

Il presidio era indetto dai vari collettivi anarchici della città.

Non stiamo tutt* ! mancano i/le detenut* !
Libertà per i/le 7 compagn* anarchici/che incarcerat*
Morte allo stato e viva l’anarchia
(A)

[Europa] Dodici morti

Dodici morti. Da esseri umani a corpi senza vita in soli pochi minuti. Sappiamo che nelle guerre muoiono moltissime più persone in molto meno tempo, a causa di una bomba lanciata da un aereo, a causa di gas letali, a causa di una mina antiuomo. Però non siamo in una guerra. Siamo in una democrazia. Il mondo libero sognato. L’immagine a cui il mondo intero anela: la grande Europa, la civilizzazione esemplare.
Dodici morti assassinati a spari da alcuni personaggi che sì sono in guerra, che sì sono addestrati per uccidere.

Non confondetevi. Non si tratta dell’immagine, sfruttata in tutti i modi, della morte di alcuni vignettisti e altri membri di una rivista satirica parigina, avvenuta pochi giorni fa, quella che ci viene in mente, ma il ricordo dei dodici corpi di quei migranti del sud del Sahara crivellati e affogati in pochi minuti dalla Guardia Civil a Ceuta quasi un anno fa, il 6 febbraio del 2014, quando questa polizia militare li obbligava a retrocedere verso il mare. Furono di più i morti assassinati ma furono ritrovati solo dodici corpi. Gli altri li inghiottì il mare.

Non ci furono grandi marce né proteste, e nessuno pensò allo slogan “Tutte e tutti siamo migranti che muoiono alle porte dell’Europa”. Certo, non erano bianchi né provenivano da paesi ricchi, però furono assassinati in modo crudele e terribile. Non in difesa di qualche religione o fondamentalismo, apparentemente, ma in difesa della sacra frontiera e dello Stato. Per marcare a sangue e fuoco, una volta di più, la propria frontiera. Non volevamo uccidere i migranti che osavano entrare in territorio spagnolo, assicurano il Ministro degli Interni Jorge Fernández e la sua Guardia Civil, ma “volevamo tracciare una sorta di frontiera acquatica per mezzo dell’impatto delle pallottole sull’acqua”. Non c’è spazio per gli scherzi. Lo dicono seriamente.

Solamente nel mar Mediterraneo, la frontiera marittima d’Europa, il 2014 ha battuto tutti i suoi record, (come dicono i media) con più di 3.200 migranti che in meno di 12 mesi sono affogati nel tentativo di entrare nel continente, senza contare tutti i morti nelle diverse frontiere, nei deserti dove sono abbandonati senza cibo né acqua dalle differenti polizie frontaliere o per mano di sicari fascisti e forze dell’ordine, e neppure quelli che sono morti, una volta arrivati nel paradiso europeo, nei Centri di Internamento per Stranieri o nelle strade per mano della polizia, visto che una volta giunti nel territorio europeo il benvenuto non è molto diverso dal trattamento che ricevono nelle sue porte d’ingresso. La persecuzione della polizia contro popolazioni intere (principalmente quelle che hanno marcata sulla pelle la propria provenienza), la crescente xenofobia, il razzismo fomentato dai mezzi di comunicazione e dai politici, le campagne contro tutto ciò che non sia identificabile come “europeo”.

Charlie è europeo e per questo non tutti siamo Charlie. Ci sono valori, tradizioni, perfino battute (alcune un po’ pesanti) che si identificano molto con questo ente astratto che si vuole far chiamare “europeo”. Però è sicuro che esiste moltissima gente, principalmente coloro che non si possono identificare con i valori dominanti, quelli che definiscono ciò che “è” e ciò che “non è” europeo, che non si possono identificare con Charlie né con i suoi valori, e ancor meno con il suo senso dell’umorismo.

Questo “Je suis Charlie” che tenta di stabilire una linea molto precisa: chi non è con noi è contro di noi. All’insegna di questo motto a Parigi hanno marciato migliaia di persone. All’appuntamento non è mancato Rajoy, che è anche lui uno di quelli che terrorizzano i migranti nelle frontiere e nelle prigioni spagnole, fra le molte altre prodezze, neppure è mancato Netanyahu, che mitraglia con il suo esercito centinaia di palestinesi nella sua Terra Sancta e ingabbia ogni anno quegli israeliani che si rifiutano di partecipare al suo personale metodo di terrorizzare e, com’era da aspettarsi, non è mancato neppure il presidente turco Erdogan, che semina il terrore contro il popolo kurdo. Non sono mancati neppure i capi delle principali potenze capitaliste. Tutti i capi di Stato, guardiani dell’impero e della civilizzazione hanno marciato contro la barbarie. Insieme a loro, migliaia di fascisti sparsi per il continente hanno approfittato dell’impulso di Charlie per uscire a seminare in terreno più che fertile la loro merda che a breve comincerà a dare i più acidi frutti.

E le strade di Parigi e Barcellona, fra le moltissime altre città, si militarizzano ancor più in difesa di questi valori. Si possono vedere i mercenari dello Stato con fucili e mitragliatrici pronti per marcare a spari, come fecero nelle acque di Ceuta, una frontiera: con l’impatto delle pallottole si tracceranno i limiti che separeranno il dentro e il fuori, ciò che è e ciò che non è Charlie.

Cosa dice Charlie di questo terrorismo? Anche di questo fa graziose e divertenti vignette? Perché a noi poco piace il mondo di merda nel quale viviamo. Questo significa appoggiare il fondamentalismo? Per niente. Non vogliamo che alcun fondamentalismo ci spaventi e ci schiacci. Non ci importa che nella sua epigrafe si legga “Stato islamico”, “Stato laico”, “Stato Charlie” o semplicemente “Stato”.

Ci parleranno di libertà di espressione. Come sempre. Però noi che conosciamo la “libertà di espressione” dello Stato sappiamo la relazione che questo intrattiene con il terrore: la sua esistenza si basa sulla paura. La “libertà”della quale parla lo Stato è l’espressione del monopolio della violenza.

Per questo, una volta di più, questi fatti ci dimostrano che tutti ogni Stato è terrorista.

Alcune anarchiche
Barcelona, 14 gennaio 2015

Stato spagnolo: Parole di alcune compagne arrestate nell’Operazione Pandora

LA TEMPESTA SCATENATA DI PANDORA

Alla nostra gente, a tutti i compagni conosciuti e sconosciuti che abbracciano le idee anarchiche e a tutti i solidali e interessati.

La mattina del 16 dicembre, un grande dispiegamento di polizia ha fatto irruzione nei quartieri Sant Andreu, Poble Sec e Gracia di Barcellona, Manresa, Sabadell e Carabanchel di Madrid, entrando nelle nostre case al grido di “Polizia!” e dopo meticolose perquisizioni ci hanno arrestati in 11. Allo stesso tempo sono stati perquisiti l’Ateneu Llibertari di Sant Andreu, l’Ateneu anarchico di Poble Sec, Kasa de la Muntanya e le abitazioni di alcuni amici, senza che ci fossero altri arresti.

Quando i poliziotti si sono stancati di frugare, registrare e raccogliere supposti indizi, noi arrestati in Catalunya siamo stati portati separatamente in diverse stazioni di polizia fuori Barcellona, con l’obiettivo di ostacolare qualsiasi gesto di solidarietà, e 48 ore più tardi siamo stati trasferiti di 600 km fino alla Audiencia Nacional a Madrid. Dopo lunghe ore di attesa nelle quali la reciproca ostilità si tagliava col coltello, 4 compagni sono stati rilasciati con altre misure cautelari e a noi 7 ci hanno messo in carcere preventivo senza cauzione con l’accusa di creazione, promozione, gestione e appartenenza a un’organizzazione terroristica, devastazione e possesso di esplosivi e ordigni incendiari.

All’inizio ci hanno portato tutti al carcere Soto del Real (Madrid) e ci hanno applicato il regime FIES 3, riservato ai reati di banda armata. A tutta la nostra corrispondenza viene applicata la censura e anche se non abbiamo alcun limite per il numero di lettere che riceviamo, ne possiamo inviare solo 2 a settimana. Il nostro arresto e la nostra detenzione si inquadrano nell’ “Operazione Pandora” orchestrata dalla Audiencia Nacional e dai Mossos d’Esquadra, contro un’organizzazione terroristica fittizia a cui attribuiscono la responsabilità di azioni che a noi sono ancora sconosciute.

Quest’ultimo colpo repressivo lo percepiamo come un attacco alle idee e alle pratiche anarchiche, in un momento in cui lo Stato ha bisogno di nemici interni per giustificare una serie di misure sempre più oppressive e coercitive per rafforzare le attuali forme di totalitarismo. Con il discorso della crisi e dell’insicurezza come sfondo, abbiamo assistito all’intensificazione del controllo delle frontiere, delle retate razziste, degli sfratti, della violenza etero-patriarcale e dello sfruttamento del lavoro e di un lungo eccetera che si traduce in condizioni sempre più infelici per la maggior parte della gente.

Queste pareti fredde dove oggi siamo rinchiusi hanno nascosto i sorrisi che si disegnano sui nostri volti quando veniamo a sapere che familiari, amici e compagni hanno trascorso ore e ore di fronte alle questure e alla Audiencia Nacional, prendendosi cura di noi nonostante il freddo e la distanza. Allo stesso modo, ci riempie di gioia sapere che c’è stata una grande manifestazione solidale e combattiva a Barcellona e anche altrove, gesti che ci colmano di forza e di coraggio per affrontare nel modo più dignitoso questa situazione.

Mandiamo un saluto sempre combattivo, sempre fraterno a Francisco Solar, Monica Caballero, Gabriel Pombo Da Silva e a tutti gli e le indomabili che oltre i confini imposti e nonostante la prigionia, l’oppressione e le difficoltà, non abbassano la testa e continuano a scommettere sulla lotta.

Il nostro cuore è con voi.

Ora e sempre morte allo Stato e viva l’Anarchia.

Alcuni anarchici sotto rappresaglia dall’Operazione Pandora.
Madrid, fine 2014.

[Italia/Spagna] Riflessioni sulla repressione

Il torturatore è un funzionario.
Il dittatore è un funzionario.
Burocrati armati, che perdono il loro impiego se non eseguono con efficienza il loro compito.
Non sono mostri straordinari.
Non gli regaleremo una simile grandezza.
Eduardo Galeano

A Francesco, Graziano e Lucio, già in carcere dall’11 luglio accusati per il sabotaggio nella notte tra il 13 e il 14 di maggio di 2013, nella mattinata del 9 di dicembre è stato consegnato un nuovo mandato di cattura con l’accusa di attentato alla vita umana (art. 280), fabbricazione di armi da guerra (art. 280 bis) e l’aggravante di finalità terroristica (art. 270 sexies), ovvero le stesse accuse già contestate a Claudio, Chiara, Mattia e Niccolò. Nell’occasione hanno subito la perquisizione delle celle con relativo sequestro di vario materiale cartaceo. Ad alcuni di loro sono stati immediatamente bloccati i colloqui e Lucio si trova in isolamento. Dopo la sentenza di primo grado ai quattro, per loro l’accusa di terrorismo è decaduta, in quanto il fatto non sussiste. Ma il terrorismo rimane a Francesco, Graziano e Lucio. Lucio rimane in isolamento nel carcere di Busto Arsizio ed il trasferimento sarà a breve, mentre Francesco e Graziano sono stati trasferiti a Ferrara in AS2,* dove hanno il divieto d’incontro tra loro e con tutti gli altri compagni della sezione, quindi in isolamento. Successivamente i compagni hanno riottenuto l’aria in comune.

Nello stesso momento in Spagna, dopo alcuni giorni dall’approvazione della legge Mordazza, inizia un’operazione repressiva denominata Pandora, contro il “terrorismo anarchico”. Attualmente delle 11 persone arrestate inizialmente, sette rimangono agli arresti.

L’apparato giudiziario è un teatro fatto di carta ma protetto da una forte corazza che prende forma a seconda dei suoi interessi. Le sue leggi, manganellate e sentenze ci colpiscono in diversi livelli e in diverse forme.

Una delle molteplici finalità della repressione è rompere e spersonalizzare l’identità individuale e collettiva. L’identità ci aiuta a sostenere le idee, la sicurezza emozionale e quindi la nostra capacità di azione e reazione, dandoci consapevolezza delle svariate situazioni ed il nostro ruolo in esse. Proprio per questo é necessario condividere le reazioni personali ed elaborarle collettivamente nei gruppi di affinità per trasformarle in forza collettiva. Tutte e tutti abbiamo bisogno di affetti, luce, ombre, calore, valvole di sfogo, cura e conflitto.

Quando una persona viene arrestata la frustrazione e l’impotenza che ci invadono non sono facili da gestire, ci vogliono disorganizzati, passivi, distanti da chi è dentro. É di fondamentale importanza trasformare quei sentimenti in un dialogo attivo con chi sta dentro. Questa costante guerra ci fa male, è un dito nella piaga, ma dobbiamo usarla per creare ponti tra chi è nella gabbia piccola e opprimente del carcere e chi é nella gabbia grande e apparentemente confortevole che è la società.

Che la rabbia sia il carburante delle nostre azioni ma anche occasione per riflettere creando momenti di intimità, fiducia, convivialità, bruciando le paure che ci frenano.

Condividere analisi e sentimenti con chi ha già vissuto situazioni repressive, aiuta a costruire e rafforzare la lotta, la solidarietà, noi stessi.

Accettare il linguaggio del dominio, la sua violenza fisica e psichica, nel personale e nel sociale, altera i nostri valori rischiando di farli sparire ed inglobarci nel sistema.

È allora importante partire dalle esperienze traumatiche che derivano dalla repressione per elaborare modi per affrontarle, per esempio potenziando i processi di mutuo-appoggio, ricostruendo la rete dei gruppi sociali, la memoria, dando priorità al senso comunitario. Tutto ciò è un percorso non facile ma non impossibile.

Per questo è necessario affrontare la repressione e gli effetti che ha sulle nostre vite, in maniera collettiva, per creare consapevolezza e strumenti che possano darci forza.

* il 22 dicembre anche Lucio, come Francesco e Graziano, è stato trasferito nella sezione AS2 del carcere di Ferrara

[Stato spagnolo] Manifesto in solidarietà con le compagne e i compagni arrestati per l’Operazione Pandora

Sette degli undici arrestati nel corso dell’operazione anti-anarchica denominata “Pandora” sono stati trasferiti in carcere.

Cassa di solidarietà per sostenere compagn* arrestat* a Madrid e Barcellona:

ES68 3025 0001 19 1433523907 (Caixa d’Enginyers)

Tag in spagnolo | Per maggiori informazioni, contattare: solidaridadylucha@riseup.net

Il vaso di Pandora e il minestrone dell’antiterrorismo spagnolo

La mattina di martedì 16 dicembre siamo stati sorpresi da un’ondata di perquisizioni e di arresti… Sorpresi? Inutile mentire. Riprendiamo dall’inizio. La mattina del 16 dicembre non siamo rimasti sorpresi. La polizia autonoma catalana, i Mossos d’Esquadra, la Guardia Civil e gli agenti giudiziari della Audencia Nacional* sono partiti all’assalto di oltre una decina fra abitazioni e spazi anarchici a Barcellona, Sabadell, Manresa e Madrid, col loro armamentario di perquisizioni, arresti, sequestro di materiale di propaganda ed informatico, approfittando dell’occasione per rivoltare tutto e saccheggiare, utilizzando tutti i corpi antisommossa della Brigata Mobile dei Mossos d’Esquadra nella vecchia Kasa de la Muntanya, uno spazio occupato che ha appena festeggiato i suoi 25 anni.

Secondo la stampa, che ha come di consueto mostrato il suo ruolo di portavoce delle veline poliziesche, l’obiettivo di questi arresti è disarticolare «un’organizzazione criminale con finalità terroristiche e dal carattere anarchico violento». Benché sia facile ripetere la solita frase fatta, lo faremo ancora una volta: la sola organizzazione criminale che cerca di terrorizzare le persone col suo carattere violento è lo Stato con i suoi tentacoli: la stampa, l’apparato giudiziario, i suoi corpi repressivi e i suoi politici, da qualsiasi parte provengano.

Perché questa repressione non ci sorprende? Perché ce l’aspettavamo.

Non si tratta di atteggiarsi a fare gli oracoli, niente di tutto ciò, solo di saper leggere tra le righe, e a volte letteralmente, gli avvenimenti. Com’è già avvenuto con la detenzione di altri compagni l’anno scorso, da tempo vengono orchestrate retate come quella di martedì contro gli ambienti libertari ed antiautoritari. E anche se le varie retate non sono mai state così vaste, hanno comunque messo in evidenza un orizzonte disseminato di situazioni del genere.

Operazione «all’italiana»

Da circa due decenni l’ambiente anarchico della vicina Italia deve far fronte di tanto in tanto, e sempre più regolarmente negli ultimi anni, a macro-operazioni simili a quelle di martedì. Non solo perché si tratta di retate simultanee con perquisizioni di diverse abitazioni, ma anche a causa dell’utilizzo di nomi facili da ricordare e dotati di un certo humour nero, come nel caso di questa operazione, chiamata Pandora poiché nello specifico, secondo ciò che la stampa ha ripreso dalle sue fonti giudiziarie, «era un contenitore che, per i numerosi timori che avevamo, era impossibile aprire». Con «numerosi timori», si riferiscono a diverse azioni avvenute negli ultimi anni in tutto il territorio dello Stato spagnolo. Per tornare alle operazioni italiane, basterebbe ricordarne qualcuna degli ultimi anni, come l’Operazione Thor, il cui nome riguardava l’accusa di una serie di attacchi a colpi di martello contro bancomat e altri uffici; l’Operazione Ixodidae, che si riferisce al nome tecnico della famiglia delle zecche, il modo con cui i fascisti si rivolgono a comunisti e ad anarchici; o altre come Ardire, Cervantes, Nottetempo, ecc.

Oltre alla procedura e alla nomenclatura, un altro fattore che ci ricorda molto il vicino paese è il ruolo della stampa, grazie alla quale abbiamo capito ciò che stava per accadere. Da circa tre anni, o poco più, la stampa spagnola ha avviato una campagna per preparare il terreno in modo che operazioni del genere siano non solo possibili, ma anche prevedibili. Puntando il dito su ambienti, e talvolta anche su precisi spazi e persone con nome e cognome, o collettivi, ecc. essa cerca di costruire un’immagine caricaturale e uno strano nulla di un nemico interno che, benché ciò sia abituale da diverso tempo, ha assunto negli ultimi anni i caratteri più specifici dell’«anarchico violento», dell’«insurrezionalista», dell’«antisistema che si infiltra nei movimenti sociali», eccetera.

Il fiasco cileno

Il 2010 è stato un anno glorioso per lo Stato cileno. Sebastian Piñera, di destra, imprenditore e quarto uomo più ricco del paese, oltre ad essere eletto presidente, ha orchestrato un’operazione poliziesca, mediatica e giudiziaria contro l’ambiente antiautoritario con oltre una decina di perquisizioni ed arresti – conosciuta come Operazione Salamandra, ancor più nota come «Caso Bombas», in quanto partiva dall’inchiesta su una serie di attentati esplosivi degli anni precedenti – e la creazione attraverso l’immaginario poliziesco di una macro-struttura gerarchica di una presunta rete incaricata di tutti quegli attentati: un circo che non solo ha indebolito l’immagine dello Stato, oltre a farlo cadere nel ridicolo, ma che ha soprattutto messo in evidenza la grossolanità delle procedure investigative, che comprendono la falsificazione di prove, il ricatto e le pressioni per ottenere informazioni o “pentiti”, possibilità, ecc. Il processo è cominciato col rilascio di tutte le persone coinvolte e una sete di vendetta da parte dello Stato cileno contro il movimento e le persone mescolate nell’inchiesta.

Un anno dopo la finalizzazione di quella farsa che era il «Caso Bombas», e attraverso un’altra operazione da questa parte dell’oceano, i ministeri, i giudici e gli sbirri spagnoli e cileni hanno lavorato di concerto su un nuovo caso. Mónica Caballero e Francisco Solar, entrambi perseguiti prima nel «Caso Bombas», vengono arrestati a Barcellona, dove vivevano allora, con altre tre persone che più tardi sono state dichiarate estranee, con l’accusa di aver posizionato un congegno esplosivo nella basilica del Pilar a Saragoza, cospirazione in vista di realizzare un analogo atto e appartenenza ad una presunta organizzazione terrorista. Questi compagni sono attualmente in carcere preventivo, in attesa di un processo di cui si ignora la data, e inoltre non sappiamo in cosa il loro processo sarà alterato da questa nuova ondata repressiva.

La situazione è più o meno conosciuta da tutti e tutte, e se siamo certi di qualcosa, è che i recenti arresti servono a dare corpo ad una operazione che non sta in piedi da sola.

Un caso?

Alcune ore prima degli arresti di martedì, il governo spagnolo amplificava nei media il fatto che «i ministeri dell’Interno spagnolo e cileno aprono una nuova fase di collaborazione rafforzata nella lotta contro il terrorismo anarchico». Lo scorso lunedì 15 dicembre, il ministro dell’Interno spagnolo, Jorge Fernández Diaz, ha incontrato in Cile il vicepresidente e ministro dell’Interno cileno Rodrigo Peñailillo, nel palazzo della Moneda, sede del governo a Santiago del Cile. «Nella lotta contro il terrorismo il Cile troverà nella Spagna una solida alleata», si gargarizzava lo spagnolo, mentre riceveva la Gran Croce dell’Ordine del Merito cilena, «la più grande onorificenza di merito civile del paese», secondo la stampa, un trofeo che lo Stato cileno concede nello specifico per il lavoro poliziesco e come prezzo per l’arresto dei compagni Mónica e Francisco lo scorso anno.

Oltre a questi prezzi e a questi elogi, Fernandez il bottegaio ha venduto un po’ della sua mercanzia: perfezionamento poliziesco e giudiziario, materiale repressivo di vario tipo, eccetera.

E ciò che accadrà…

Quale sarà il prossimo episodio repressivo? Lo ignoriamo. Finora non si sa quasi nulla della situazione dei nostri compagni e compagne, di cosa siano accusati esattamente, a quali misure repressive saranno sottoposti, se li attende il carcere preventivo, ecc.

Ciò che è certo, è che questa operazione non è un fatto isolato, ma piuttosto un ulteriore anello di una catena. Una catena repressiva a volte brutale e a volte sottile, in cui potrebbero rientrare le nuove leggi (basti pensare alla recente Ley Mordaza**), l’attacco condotto contro i senza-documenti con retate razziste sempre più imponenti, la brutalità poliziesca, o ancora l’aspirazione a gestire la miseria e ad amministrare la repressione (che dopo tutto è ciò che fa lo Stato) da una parte della pseudo-sinistra (con Podemos*** in testa) ridotta in modo sempre più evidente ad una parodia di se stessa. Espulsioni abitative, pestaggi fascisti, recrudescenze legali e punitive di ogni sorta, giochi di specchio nazionalisti e socialdemocratici, è ciò che ci delinea il presente. Non c’è nulla di peggiore da aspettarsi: il peggio non è mai iniziato. La gamma di possibilità dell’antiterrorismo spagnolo è un minestrone. È là, bene in vista, a ricordarci che per lo Stato la lotta è sinonimo di terrorismo. Funziona come uno spauracchio. Dovremmo farci spaventare?

Lo Stato e i suoi agenti affermano di aver aperto il vaso di Pandora. Nella mitologia greca, Pandora è l’equivalente della biblica Eva. Con la misoginia caratteristica delle due mitologie, Pandora apre il suo vaso come Eva mangia la sua mela, liberandone tutti i mali contenuti.

Noi siamo in grado di creare la nostra narrazione e di sbattercene della loro mitologia di merda se vogliamo. La nostra storia è differente. Il «vaso» che questa operazione repressiva ha aperto ci esorta ad agire, a non abbassare la guardia, a prestare attenzione ai loro prossimi movimenti. Ci fa pensare e ripensare al mondo che vogliamo e alla distanza tra questo mondo e il loro. Ci porta a vedere l’urgenza di agire, di andare avanti.

Le compagne e i compagni arrestati fanno parte di diversi progetti, spazi, collettivi, ecc. ed è molto importante che questi non ne risentano, che la rovina (in ogni senso del termine) che queste situazioni solitamente generano non induca all’impotenza e alla paralisi. Affermiamo sempre che «la migliore solidarietà è continuare la lotta». D’accordo. Ma cosa significa nella pratica? Ribadiamo anche che «chi tocca uno di noi, tocca tutti e tutte». Ciò è stato dimostrato dalle risposte e dalle manifestazioni che hanno avuto luogo in differenti luoghi, così come il calore incondizionato di chi è rimasto fuori.

Se siamo sicuri di qualcosa, è che le compagne ed i compagni detenuti possono sentire questo calore che passa oltre le sbarre e l’isolamento, perché è il medesimo calore che loro stessi hanno saputo dare in altre occasioni.

Barcellona, 18 dicembre 2014

Note:
* L’Audencia Nacional è un tribunale supremo che si occupa, tra le altre cose, di tutte le inchieste dell’antiterrorismo in Spagna.
** La Ley Mordaza è la nuova legge sulla sicurezza pubblica in Spagna, che limita i “diritti fondamentali”, fissa le quote dell’immigrazione, criminalizza le occupazioni di immobili e nelle strade, ecc. Diverse iniziative sono previste in questi giorni contro l’attuazione di questa legge.
*** Podemos è un’organizzazione di sinistra nata dall’incontro dei politicanti dei resti del movimento 15M [indignados] e della sinistra trotskista, che si presenta alle elezioni e pretende di rappresentare l’alternativa ai politici liberali.

da finimondo.org

Lleida, Catalogna: Camminata contro il carcere di Ponent

SECONDA FIACCOLATA CONTRO IL CARCERE DI PONENT
ed appogio ai prigionieri ed ai famigliari delle vittime di torture.

Saluti a tutt*!

Quest’anno la fiaccolata contro il carcere di Ponent, di Lleida, si terrà Sabato 6 Dicembre. Incontro alle 19:00h su Piazza Europa (Lleida), nel passaggio sopra le vie di treno.

Nel pomeriggio, all’ora del caffè (16:30h) si farà un aggiornamento informativo della situazione dei compagni anarchici prigionieri Francisco Solar e Mónica Caballero nel Ateneo Libertario “L’Arrel” di Lleida (via Comptes d’Urgell, 31), seguito di un dibattito sulle “azioni di solidarietà contro le prigioni”.

Perché esistono tante ragioni di dire NO alle prigioni! Ne a Ponent, ne altrove!

PARTECIPA ALLA GIORNATA DI LOTTA!

in catalano, castigliano & francese

Spagna: Aggiornamenti sulla situazione di Gabriel Pombo Da Silva

Mercoledì, 6 agosto 2014, il compagno Gabriel Pombo Da Silva alla fine è uscito dall’isolamento provvisorio (al quale era stato sottoposto il 17 giugno ad A Lama) per essere trasferito al carcere di Topas (Salamanca), dove è arrivato venerdì 8 agosto. Adesso è in una cella singola.

Appena arrivato gli è stato nuovamente notificato il controllo di tutte le comunicazioni (scritte, telefoniche e dei colloqui). L’amministrazione penitenziaria dispone anche di tutto un arsenale di misure e molestie per punire e vendicarsi di coloro che, come Gabriel, Francisco, Mónica e molti altri, si rifiutano di abbassare la testa e sottomettersi. Citiamo tra l’altro i ripetuti tentativi di interrompere le relazioni del prigioniero, rendendo difficili – e a volte impossibili – i contatti con l’esterno o di separarlo dai suoi amici con i trasferimenti da un modulo all’altro, come è appena accaduto, a soli tre giorni dal suo arrivo a Topas.

Questi piccoli giochi sporchi caratteristici del Potere e dell’Autorità non hanno nulla di sorprendente, fanno parte dell’abominevole routine carceraria e del ricatto della “buona condotta” del bastone e della carota.

E’ proprio perché lo sappiamo e non siamo disposti ad accettarlo che staremo attenti alla situazione dei compagni, e soprattutto continueremo a lottare contro la macchina di frantumazione che vuole schiacciarci.

Da entrambi i lati del muro, distruggiamo ciò che ci distrugge!

Per la Libertà,
Alcuni anarchici
16 agosto 2014

Per scrivere a Gabriel:

Gabriel Pombo Da Silva
Centro Penitenciario de Topas – Salamanca
Ctra. N-630, km. 314
37799 Topas (Salamanca), Spagna

Francia/Spagna: Azioni anarchiche contro il sistema carcerario, capitalista e patriarcale

Vari gruppi anarchici rivendichiamo una serie di azioni dirette ad attaccare al capitale, allo stato e tutto ciò che esso rappresenta. Tra le prime ore dei giorni dal 19 al 21 Luglio sono state effettuate i seguenti atti di solidarietà:

-Attacco in Hendaia (Paese Basco francese) ad un camion della Loomis (ditta di sicurezza che ottiene grandi profitti economici avendo il monopolio del trasporto di denaro dal Economato e demandadero [negozio] in diverse carceri) e la espropriazione di 22.000 €.

-Attacco a diverse filiali di banche considerandole colpevoli dello sfruttamento umano.

-Sabotaggio a veicoli di sicurezza del carcere di Martutene (Guipuzcoa).

-Attacco sulla facciata della prigione di minori di Tarragona.

-Attacco informatico a diverse pagine dei sindacati UGT, CGT e CCOO per l’affiliazione di carcerieri e per difendere le forze repressive.

Tutte queste azioni hanno come obiettivo attaccare qualsiasi fonte di potere. Il denaro raccolto nella espropriazione servirà perché una volta recuperate le spese causate da queste azioni continueremmo attaccando al potere.

Per la lotta per la liberazione animale e umana.

Forza e anarchia.

in spagnolo

Navarra: Cronaca del presidio del 6 luglio nella macrocarcere di Iruñea

Come da qualche anno, circa 20 compagni e compagne ci siamo trovati alle ore 11 di oggi, 6 luglio, sul lato sinistro della macrocarcere di Iruñea/Pamplona. Dopo circa un’ora di slogan gridati, qualche parola con il microfono e musica, sono arrivati 3 furgoni della polizia e una macchina degli sbirri del reparto (dis)informazioni, per 20 minuti hanno controllato e perquisito a tuttx i/le presenti nel presidio e infine mandato via con le minacce come è il loro solito.

I razzi per celebrare il txupinazo (razzi che aprono le feste della città) sono stati lanciati tanto al cielo come al indirizzo del carcere.

Questa nuova bara dei vivi chiamata carcere non è ancora piena e i/le pochi/e detenutx che ci hanno visto e sentito hanno gridato insieme ai manifestanti quello che non ci scanseremmo di ripetere: espetxeak apurtu = distruggere le carceri.

Barcellona: Striscione solidale con i detenuti No Tav in Italia

Striscione davanti alla stazione di Barcellona Sants in solidarietà con Niccolò, Claudio, Mattia y Chiara, compagni accusati di terrorismo nello stato italiano per aver attaccato il cantiere Tav.

Negli ultimi giorni è caduta l’accusa di terrorismo. Tuttavia, i/le compagni/e continuano ad essere incarcerati, e il lavori nel cantiere Tav stanno avanzando.

Libertà per i/le compagni/e !
Che non si ferme l’azione e il sabotaggio; fuoco al Tav e a tutte le galere !

fonte : barcelona indymedia

Carceri spagnole: Gabriel Pombo Da Silva in isolamento

Dal 17 giugno, il compagno Gabriel Pombo Da Silva si trova in isolamento provvisiorio nel carcere di A Lama per essersi rifiutato di venire trasferito in uno dei moduli di massima sicurezza [módulos de máximo respeto] con tutte le imposizioni che vivere in questi moduli comporta, ed essersi rifiutato di dividere la cella con un altro prigioniero, cosa che tenteranno di imporgli ancora una volta. Siamo ora in attesa di vedere cosa accadrà…

La situazione sta già andando avanti per via giudiziale, ma consideriamo importante esprimere e dimostrare che lui non è solo, chiedendo tramite fax (con telefonate o con la posta ordinaria a seconda di come torna più comodo) che venga posto fine alle vessazioni dell’amministrazione penitanziaria contro Gabriel.

Vi proponiamo quindi il seguente modello di testo da inviare sia all’istituzione penitenziaria che al carcere di A Lama. Le spedizioni possono essere effettuate da oggi (rispetto alle decisioni che possono essere prese già da ora contro di lui). Tuttavia vi proponiamo delle date comuni al fine di mettere più pressione: venerdì 27 giugno, lunedì 30 e martedì 1° luglio.

Secretario General de Instituciones Penitenciarias
Ángel Yuste Castillejo
C/ Alcalá, 38-40, 28014 Madrid
Tel.: (0034) 913354700, Fax: (0034) 913354052

Centro Penitenciario A Lama (Pontevedra)
Monte Racelo s/n, 36830 A Lama (Pontevedra)
Tel.: (0034) 986758000, Fax: (0034) 986758011

PS: Si può supportare Gabriel inviandogli lettere:

Gabriel Pombo Da Silva
C.P A Lama, Monte Racelo s/n
36830 A Lama (Pontevedra), Spagna

Modello di Fax qui in spagnolo [Modelo de Fax]

[Traduzione:

Nell’agosto del 2013 Gabriel Pombo Da Silva viene trasferito nel carcere di A Lama in Galizia dove in questo momento sta finendo di scontare la condanna. Prima ancora del suo arrivo il Subdirector de Seguridad decide di sottoporre Gabriel al regime Fies nonostante la precedente decisione della Justicia y de Instituciones Penitenciarias (un mese prima, quando Gabriel si trovava nel carcere di Villena) di revocare il regime Fies per mancanza di motivazioni.

Da allora gli sono state applicate in maniera assolutamente arbitraria varie misure di sicurezza, come ad esempio l’improvviso divieto di frequentare le lezioni scolastiche nonostante lo facesse da tempo, non consegnargli gran parte della corrispondenza senza nemmeno norificargli cosa veniva trattenuto né perchè, così come sequestrargli in sua assenza gli scritti che si trovavano nella cella.

A ciò si aggiungono vari trasferimento da un modulo all’altro senza motivazioni né logica: per esempio mentre insistono sulla questione delle “ragioni di sicurezza” e contemporaneamente utilizzano l’argomento della “pericolosità” per giustificare l’applicazione del regime Fies e il controllo di tutte le comunicazioni, gli impongono la condivisione della cella con un altro prigioniero in una sezione di massima sicurezza…

Per il solo fatto di essersi opposto a quest’ultima imposizione Gabriel Pombo da Silva è stato messo direttamente in isolamento provvisorio dal 17 giugno del 2014 dove ancora aspetta di sapere cosa gli spetta. Tutte queste misure si possono interpretare solo come una costante e intollerabile accanimento contro di lui.

Questa situazione deve essere risolta con la cessazione di tutte le forme di molestia e del ricatto di condividere la cella dopo tutti gli anni di isolamento che gli sono stati imposti durante il tempo tracorso nelle carceri spagnoli.

Reclamiamo ed esigiamo che venga revocato il regime Fies così come il mandato di cattura europeo (OEDE) emesso contro di lui dalle autorità italiane, utilizzato per argomentare il repentino cambio di regime cui è sottoposto, e che è stato revocato dalla giustizia italiana già il 18 di aprile 2014.]