1.
Nel Settembre 2009 cominciano i primi arresti realizzati con il pretesto di “disarticolare” la CCF, inaugurando così il processo di criminalizzare le relazioni personali tra anarchicx e distribuire mandati di arresti come fossero pillole. Una tattica che ha come obiettivo colpire non solo la CCF ma l’ambiente anarchico nel suo insieme. Di fatto, i meccanismi repressivi utilizzeranno specificatamente questa organizzazione come pretesto per attaccare l’intero ambiente anarchico, seminando la paura e l’incertezza al suo interno.
In Ottobre dello stesso anno, il Ministero dell’Ordine Pubblico cambia il suo nome, diventando Ministero di Protezione del Cittadino. Un fatto che, con una certa perplessità, sarà interpretato come un abbellimento. Tuttavia, il momento in cui avviene questo cambio di nome non è per niente casuale. Vale a dire, parliamo di un periodo in cui la classe media perde di colpo i suoi privilegi e i suoi diritti, cadendo di fatto dalla qualità di cittadino a quella di suddito. Il Ministero in questione infatti si incarica di proteggere solo una piccola corporazione di capitalisti e potenti che nemmeno ci pensano a perdere i loro privilegi.
Negli anni che seguono, moltissime cose cambieranno, la più importante sarà il congedo definitivo del modello keynesiano e la trasformazione del lavoro da un diritto a un privilegio. Il Potere del Capitale non è più in posizione di offrire il sogno piccolo-borghese e l’unico che regala è la repressione. Non ci sono sufficienti carote da servire come motivazione e solamente il bastone può offrire la soluzione.
La manifestazione della crisi, che era stata latente già dalla fine degli anni ’70, porta la classe capitalista, nel suo sforzo di mantenere i propri privilegi, alle tattiche dell’accumulazione primaria e della politica colonialista applicata anche all’interno del cosiddetto Mondo Occidentale. Visto che non è capace di ottenere i suoi profitti attraverso il Santo Progresso, si dà al puro saccheggio. In questo modo, il Potere del Capitale si sta militarizzando. Militarizza il lavoro reclutando impiegati.
Militarizza la repressione utilizzando le forze speciali dell’EKAM con qualunque pretesto. Militarizza la Giustizia, applicando le leggi speciali ai settori politici che resistono.
Leggi speciali, che per il momento si applicano all’ambiente anarchico e domani saranno applicate a qualunque variante brechtiana di questo. Leggi speciali secondo le quali basta essere anarchici per vedersi presi di mira dalla Sezione Antiterrorista e poi trovarsi accusati di accuse vuote ma voluminose.
2.
Il procedimento penale contro la mia persona si realizza in questo contesto politico. Si tratta di una persecuzione penale basata in idionymon* di anarchico e nella tattica di criminalizzare le relazioni politiche e personali.
Un processo penale che in una delle sue parti, quella che ha a che vedere con l’appartenenza alla CCF, si “basa” nel contatto che avevo con un mio amico, il compagno anarchico Kostas Sakkas. Ciò che è interessante è che anche lui stesso nega di essere membro della suddetta organizzazione. Inoltre, l’Antiterrorismo mi sta presentando – e questo non è altro che una menzogna – come qualcuno che “nella stazione degli autobus di Agrinio, con le sue misure di contro-inseguimento, copriva le spalle di un altro accusato nello stesso caso”, il quale, ovviamente, nega anch’egli la sua appartenenza alla CCF.
La seconda parte del processo penale ha a che vedere con il fatto che, secondo le fantasie dell’Unità Antiterrorista, io avrei partecipato alla rapina alla Alfa Bank nell’isola di Paros, che si è conclusa con la morte per colpo di arma di fuoco di un cittadino che cercava di impedire la fuga dei rapinatori. Si tratta di un processo penale in cui l’unica prova è una traccia di DNA in un oggetto (un cappello) che è stato trovato vicino alla banca; vale a dire una prova che in nessun caso implica la mia partecipazione nella rapina. In tutti i modi, ritengo di validità molto dubbiosa le modalità in cui è stata raccolta e analizzata quella prova.
Quindi il 10 Giugno sono citato a presentarmi nel Tribunale Terzo di Crimini Gravi (composto da 3 giudici) situato in via Loukareos di Atene, accusato di appartenenza alla CCF e inoltre perchè “come membro della suddetta organizzazione partecipò alla rapina dell’Alfa Bank nell’isola di Paros”.** Si tratta di accuse che, da parte mia, ho rifiutato fin dal primo momento.
Mi trovo ad affrontare le gravi accuse che formano parte di alcuni atti di accusa voluminosi, che, da una parte sono pieni di supposizioni dell’Unità Antiterrorista sul mio modo di vivere, e dall’altra, risultano completamente vuoti – naturalmente – per quel che riguarda qualunque prova.
3.
I processi non sono rappresentazioni teatrali. Però sono dei rituali. Rituali in cui il Potere del Capitale restituisce quello che definisce come Giusto quando ritiene che questo è stato alterato. Rituali nei quali si cristallizzano le correlazioni sociali. In questo processo in concreto, quello che – tra altre cose – è in gioco, è sia la legislazione della criminalizzazione di ambienti e lotte politiche intere, sia anche la criminalizzazione delle relazioni personali che i lottatori sociali mantengono tra di loro. Il consolidamento di una situazione in cui chi resiste dovrebbe rendere conto al Potere non solo per la sua qualità di “resistente” ma anche per tutti gli aspetti della sua vita sociale. O, detto con altre parole, il consolidamento di una situazione in cui il fatto di essere anarchici già in sé costituisce indizio di colpevolezza.
Manca solo che qualunque amicizia tra anarchici abbia il carattere di appartenenza all’organizzazione terrorista.
Tasos Theofilou
fonti: i, ii
Note di traduzione:
* Legge speciale (delictum sui generis) introdotta in Grecia nel 1929 e il cui obiettivo fu la penalizzazione delle cosiddette “idee insurrezionali”, vale a dire comunismo, anarchismo ma anche sindacalismo radicale.
** Il processo è stato rinviato al 11 Novembre 2013.