Category Archives: Carcere-Reclusione

Messico – Lettera del compagno Mario nel contesto delle giornate di agitazione e solidarietà con i prigionieri anarchici, dal carcere

Compagnx, finalmente ho avuto notizie dal mondo esterno e mi rende infuriato sapere che moltx compagnx ancora vengono raggiunti dalle ondate repressive del dominio internazionale. E’ evidente che il nemico ci vuole vedere a terra, e questi colpi, in un modo o nell’altro, mirano al logorio morale e fisico della varietà di individualità, gruppi, progetti, occupazioni e nuclei di azione anarchica che in qualche maniera formano quello che grossolanamente potremmo chiamare movimento.

Recentemente, sono venuto a sapere della detenzione del compagno Massimo Passamani in Italia, ma sfortunatamente, non ho molte informazioni al riguardo. Ho anche saputo degli arresti domiciliari di un’altra compagna italiana, Daniela Battisti. In ogni caso, le invio tutta la mia solidarietà: Ai Ferri Corti Con La Vita!

Tuttavia, nonostante tutte le ostilità contro i nostrx compagnx nel mondo, c’è qualcosa che mi ha rallegrato moltissimo: la lettera pubblica del nostro caro compagno Braulio Duran. Sono stato molto felice di leggerla e sapere che nonostante le condizioni di non-vita in cui si trova si mantiene integro e rivendica ad alta voce le sue convinzioni come vegano e straight-edge. Con Conspiración Ácrata, abbiamo sempre mantenuto (e manteniamo) la solidarietà e l’appoggio totale al compagno Braulio e come individui diversi abbiamo sempre mostrato una enorme complicità con le sue posizioni. Pur essendo incarcerato continuo ad esprimere il mio appoggio e la mia solidarietà con Braulio, non importa che non ci siamo mai incontrati faccia a faccia o ci siamo mai stretti la mano, ugualmente abbiamo condiviso idee e avvenimenti, in modo particolare con la sua azione contundente contro le strutture del dominio. Per questo ripeto che mi fa molto piacere che cominci a comunicare in maniera pubblica, magari lo facesse più spesso, poiché per un prigioniero anarchico è molto importante mantenere la comunicazione.

Il carcere, gli “incidenti”, la morte, la repressione, la vita “in fuga”, niente di questo ha potuto né potrà fermarci. Dal 1887, quando negli Stati Uniti i mass media al servizio dello Stato-capitale, reclamavano il sangue degli anarchici che volevano sovvertire l’ordine democratico, fino ad oggigiorno in Cile, in cui i media di alienazione di massa fanno il lavoro della polizia nell’investigare e mostrare i nostrx compagnx in lotta; una costante continua che si mantiene nonostante tutte le avversità: la lotta incorruttibile contro il Potere. Persone che lottano con tutti i mezzi a loro disposizione per distruggere le strutture fisiche e le relazioni di dominio, compagnx di lotta dispostx a non fare un passo indietro. Anche quando cadiamo ci rialziamo un’altra volta e, con fermezza, continuiamo il nostro percorso sul sentiere della guerra quotidiana contro il Potere. Il cammino per la libertà totale.

Come individualità anarchica, pur essendo prigioniero nelle segrete dello Stato democratico, continuo nella guerra quotidiana con i mezzi possibili, anche se solo con la parola, cerco il modo di contribuire al processo di distruzione del sistema di dominio tramite pratiche conseguenti e relazioni informali che ci permettano di materializzare la nostra lotta. Cerco di contribuire, con i limiti del carcere, al processo di distruzione dei valori del sistema, alla distruzione delle strutture fisiche che sostengono il capitalismo tecnologico; cerco di contribuire al processo di distruzione delle relazioni di Potere sulle quali si sostenta la società facendo funzionare il meccanismo di dominazione.

Io non sono un prigioniero politico, sono un prigioniero anarchico che si trova insofferente a morte con tutto l’esistente, in conflitto e critica permanente con il sistema di dominazione e il modo di vita che ci impone. Rifiutando i suoi valori e le sue pratiche, negando le sue relazioni di Potere, il suo linguaggio e il suo addomesticamento. Ancor meno accetto la rassegnazione che il cristianesimo o il cattolicesimo ci impongono perchè facciamo fronte all’oppressione. La religione è il miglior cammino per la sottomissione, la rassegnazione e l’ignoranza. Nonostante questo, qui molti poveri di spirito e di mente restano attaccati alla religione per sopportare il carcere, caricando doppiamente le proprie catene. La religione in carcere è il mezzo per eccellenza per neutralizzare e catalizzare ogni possibilità di conflitto. Continue reading Messico – Lettera del compagno Mario nel contesto delle giornate di agitazione e solidarietà con i prigionieri anarchici, dal carcere

Berlino: Sciopero della fame di rifugiati di fronte alla Porta di Brandeburgo

Il 24 Ottobre, 20 partecipanti allo sciopero dei rifugiati in corso in Germania, hanno deciso di effettuare lo sciopero della fame e posizionare una seconda tenda di campeggio di fronte alla Porta di Brandeburgo, a Berlino, ma la polizia abbia demolito l’accampamento la stessa notte. I poliziotti, inoltre, hanno vietato qualsiasi uso di attrezzature di accampamento. Di seguito è riportato il video dell’evacuazione.

Tra i slogan cantati: “Siamo qui e combatteremo! La libertà di movimento è diritto di tutti”,”Nessuna frontiera, nessuna nazione, fermiamo la deportazione”,”Fuoco e fiamme alle autorità di deportazione! La solidarietà deve essere attiva!”

Il 26 Ottobre, la polizia ha molestato gli scioperanti della fame e gli solidali ancora una volta. Le forze repressive hanno violentemente derubato gli sacchi a pelo e le coperte dei scioperanti. Tre persone, due attivisti e un rifugiato, sono stati arrestati. Quest’ultimo è stato ferito alla gamba da parte della polizia ed abbia dovuto ricoverarsi in ospedale.

Breve racconto di quella notte: “Circa alle 01.45 (ora locale), un sacco di poliziotti sono arrivati alla Porta di Brandeburgo. Hanno detto ai rifugiati in sciopero della fame di mettere da parte i loro sacchi a pelo (i profughi sono in sciopero della fame dal 24 Ottobre, e bevono solo acqua). Alle 02.00, la polizia ha iniziato a confiscare i loro sacchi a pelo ed ha arrestato tre persone: due attivisti ed un profugo. Il rifugiato è stato portato in ospedale perché la sua gamba è stata ferita. Quasi 40 persone sono rimaste alla Porta di Brandeburgo. Anche se la polizia non sia presente in questo momento, c’è sempre il pericolo di nuovi attacchi. Spargete la notizia e unitevi alla lotta.”

La risposta immediata è stata una manifestazione in solidarietà con i tre arrestati, che abbia raggiunto la GESA (centro di detenzione di massa), che si trova sulla via Perleberger, dove sono detenuti gli attivisti rifugiati. Nel frattempo, tutti e tre arrestati sono stati rilasciati. A quell’ora della notte si gelava, con la temperatura al di sotto dei 5 gradi, con pioggia intermittente durante il giorno, con temperature appena sopra lo zero.

Il 29 Ottobre la polizia ha intensificato la repressione. A parte i sacchi a pelo e le coperte in precedenza vietati, il capo degli squadroni della polizia non ha permesso agli attivisti rifugiati di portare zaini e vestiti supplementari. Così, lo sciopero della fame ha perso ogni possibilità di proseguire come un sit-in e rimanere sul posto. Non ci sono aggiornamenti da fonti di contro-informazione circa l’esito finale. Se si dispone di informazioni di prima mano, si prega di inviarle.

L’altro accampamento dei profughi in Oranienplatz a Kreuzberg, Berlino, esiste ancora.

fonti: i, ii, iii

Grecia – Atene : Nuovo processo della CCF – sessione 2 e 3

Sessione 2, Mercoledì 10/10/2012

Dei 12 avvocati convocati per essere assegnati (due per ogni accusato dei cinque compagni e due sostituti), solo la metà si sono presentati. E mentre non c’è stato problema di accettazione da parte dei membri della CCF, il procuratore ha proposto di non chiamare altri avvocati, ma che quelli presenti avrebbero dovuto prendersi 2-3 imputati ognuno!

L’assistente ha espresso la stessa riflessione, sostenendo la difficoltà di trovare avvocati. Il che significa che, anche se il tribunale ha deciso nella prima sessione di assegnare due avvocati per ogni accusato, siamo arrivati al punto di assegnare due avvocati ogni due-tre accusati. Gli avvocati presenti hanno reagito, e avvertito che se fosse stata presa una decisione del genere, si sarebbero dimessi.
Quindi, il processo è stato interrotto, sono stati chiamati più avvocati e con il numero completo di avvocati sono andati all’assegnazione, dopo che i nuovi giunti hanno parlato con i compagni accusati (avevano lasciato la stanza del tribunale del terrore) e hanno ricevuto la loro conferma di accettazione.

Il fiero membro della CCF Mihalis Nikolopoulos ha reso la seguente dichiarazione:

“Oggi comincia un’altro processo politico-militare. Vogliamo essere chiari. Nessun verme della mafia giuridica, come sono questi, è degno di giudicare un attacco o un membro della nostra organizzazione. Per noi tutti loro sono al lato opposto e siamo in guerra contro di loro. La nostra attitudine nei loro confronti non è altro che ostile ed aggressiva, come segnale delle nostre reali intenzioni. Perchè con i moderni inquisitori della mafia giuridica, ogni combattente della guerriglia anarchica non può avere niente a che fare se non far saltare le loro case e stanze di tribunale, così come applicare la pratica dell’esecuzione politica di molti di loro nel quadro del terrorismo anarchico.

Lo scontro diretto e frontale con ogni tipo di autorità istituzionale e non.

Come anarchici d’azione, quindi, combattiamo la loro Giustizia, combattiamo ogni forma di autorità della macchina sociale.
Il nostro mezzo è ogni guerra insurrezionale gridata da dentro e fuori le mura.

LUNGA VITA ALLA COSPIRAZIONE DELLE CELLULE DI FUOCO
LUNGA VITA ALLA FEDERAZIONE ANARCHICA INFORMALE

Il fiero membro della C.C.F. Panagiotis Argirou ha reso la seguente dichiarazione:

“Questa è la situazione. Voi stessi, servi di una società più becera, che vi ha dato il diritto di seppellire vite umane, avete l’audacia di apparire qui di fronte a noi allo scopo di giudicarci per la nostra azione anarchica e aggressiva contro il mondo e la civilizzazione che rappresentate. Ma da me tutto quello che voi riceverete è il mio odio sottaciuto.

Perchè sì, sono vostro nemico e nemico del sistema di cui siete parte, come anarchico e come fiero membro della CCF e della Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale.

Non rimpiango nulla, per nessuna delle mie azioni, per nessuna delle mie scelte, ero e sarò ostile ad ogni comportamento autoritario e schiavista. Ora, intrappolati nell’arroganza che vi è data dalla vostra posizione, pensate di essere intoccabili e al sicuro. Questo, ovviamente, come è stato dolorosamente riscontrato da molti vostri colleghi in diversi paesi di tanto in tanto, non è che un falso sentimento di sicurezza e forse arriverà il giorno in cui anche voi proverete la stessa identica sofferenza.

LUNGA VITA ALL’AZIONE DIRETTA ANARCHICA – LUNGA VITA ALLA CCF – LUNGA VITA ALLA FAI/FRI

Il processo continuerà Lunedì 22 Ottobre, per dare tempo agli avvocati di dare un’occhiata al caso

Sessione 3, Lunedì 22/10/2012

Theofilos Mavropoulos ha parlato per primo oggi e ha letto estratti da una dichiarazione dei compagni ricercati Giannis Mihailidis e Dimitris Politis, che sono accusati di essere membri della CCF:

“Parliamo in occasione del processo contro l’organizzazione rivoluzionaria Cospirazione delle Cellule di Fuoco, perché ci capita di essere ricercati per questo caso.

No, non stiamo facendo un eventuale appello ai rappresentanti del potere giudiziario. Non ha senso di affrontare i nostri nemici. Facciamo appello ai nostri compagni, nel senso stretto e più ampio del termine. Vogliamo chiarire in primo luogo che non siamo membri dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco, non per rinunciare a nessuna delle nostre responsabilità legali, ma per evitare l’identificazione del nostro discorso politico con il discorso dell’organizzazione, dato che manteniamo i nostri disaccordi.

Naturalmente, restiamo impenitenti per la nostra scelta di sostenere e di fatto esseri sostenuti dai compagni della CCF, e la nostra scelta di partecipare attivamente alla lotta anarchica.

Come anarchici siamo ostili al sistema giudiziario e allo Stato nella sua interezza. Quindi, per noi, ogni persecuzione di Stato contro di noi è anche un titolo di onore.

NON CI RITIRIAMO – NON CI ARRENDIAMO

Siamo solidali con i nostri compagni dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco, il nostro compagno Theofilos Mavropoulos, i rivoluzionari anarchici accusati nella stessa causa, e tutti i prigionieri impenitenti della guerra rivoluzionaria.”

Poi ha parlato Christos Tsakalos, che ha cominciato dicendo: “Quindi, poiché le nostre parole sono azioni, non intendiamo cedere ad una codarda retorica innocentista. La legittimità per noi è il trattamento degli schiavi. La legge è una prostituta che serve gli interessi dell’autorità.

E tutti voi giudici e “onorevoli” procuratori siete le prostitute che fanno da accompagnatrici ai propri clienti. È vero che abbiamo infranto le vostre leggi. È vero che agiremo allo stesso modo ancora e ancora. Ci giudicate nel nome della legge, noi agiamo nel nome della dignità e della coscienza anarchica. Tra di noi c’è un vuoto che non si adatta né alla bontà legale né ai dialoghi pretenziosi”. Ed ha concluso: “Di una cosa ancora potete stare certi. Non vi daremo nemmeno un secondo di pace”.

La cancelliera del tribunale Maria Tzanakaki, nel tentativo di accorciare agli avvocati il tempo necessario della pausa, ha fatto l’errore di rendere noto il suo verdetto sull’innocenza o meno degli accusati. Rivolgendosi ai loro avvocati ha ricordato loro che gli accusati sono temporaneamente imprigionati e che c’è anche la faccenda del periodo di detenzione pre-sentenza che è di 18 mesi.
Questo significa che gli accusati non dovrebbero essere rilasciati dopo il termine dei 18 mesi. Al procuratore Bagias è stato chiesto che il processo continuasse dopo le 10.00, ma ha risposto che non era possibile perchè gli accusati sono temporaneamente in carcere! Alla fine, il procuratore ha proposto una settimana di pausa e il tribunale ha accettato. Quindi il processo continuerà Lunedì 29 Ottobre.

$ile : Lettera della compagna Carla Verdugo dal carcere di San Miguel al gruppo “81 ragioni per combattere”

Carla Verdugo è stata arrestata insieme a Ivan Silva all’alba di Lunedì 16 Aprile 2012 nell’area di La Granja, Santiago del Cile, dopo un controllo di identità in cui hanno trovato nel loro zaino materiali per la costruzione di un congegno esplosivo. Si trova attualmente nel carcere di San Miguel in attesa di processo.

A 22 mesi dalla strage di San Miguel

A familiari, amici e compagni

Oltre a recapitare i miei sinceri rispetti e saluti fraterni devo raccontare loro che dal giorno Martedì 25 Settembre abito nella Torre 5 del Carcere di San Miguel, che oggi funziona come centro di detenzione femminile. Le 160 donne che vivono qui subiscono molti mesi di privazione della libertà.

In particolare è stato sommamente perturbante questo cambiamento, poichè il giorno 16 Aprile ero reclusa nella Sezione Speciale di Alta Sicurezza del Centro Penitenziario Femminile di Santiago; ma capisco che le dinamiche del carcere contano insieme alla volubilità della nostra condizione di prigioniere. Per ora mi trovo bene di salute e di morale, come sempre amata e in compagnia, instancabile nella lotta quotidiana dentro questo spazio di merda che imprigiona i nostri corpi. Ma non i nostri sogni o aspettative.

Ancora più sconvolgente del cambio di luogo di reclusione o routine è stato riconoscere in modo tanto evidente il dolore e la morte “il carcere è un luogo di controllo, punizione, oppressione e morte”, sembra essere scritto su ogni muro, su ogni sbarra.

La violenza si aggrava nel ricordo, in nessun giorno voglio dimenticare che 81 uomini hanno perso la vita qui; che 81 storie sono terminate di colpo, consumate tra le stesse grate che posso toccare e che hanno il compito di imprigionarmi.

Nella memoria sono e nella memoria rimarranno, quegli 81 e gli altri numerosi morti e torturati nelle carceri di Stato. I loro nomi sono i miei nomi, i loro fratelli sono anche miei fratelli e le loro madri sono le mie.
In tutto ciò, e difendendo l’allegria, ho compiuto da poco 32 anni e ho sentito ogni manifestazione di affetto anche dalle più acute distanze o le più nude vicinanze che pemettono le visite.

Per il vento che viaggia, amore ai miei figli, ai miei fratelli, al mio compagno e a mia madre.
Tranquillità e Forza in queste situazioni.

ABBASSO I CARCERI DI STATO!!!
LIBERTÀ!!!

Carla Verdugo

fonte : liberaciontotal, in spagnolo

[Grecia] Chiamata Internazionale di Solidarietà alle 22, 23 e 24 Novembre per il caso della Lotta Rivoluzionaria

COMBATTIAMO ARMATI CON TUTTA LA NOSTRA RABBI(A)

La Rivoluzione Sociale non è il passato, costituisce il presente e il futuro del mondo.

Per quanto riguarda la chiamata internazionale di solidarietà e di azione.

Come Assemblea per il caso della Lotta Rivouzionaria e in continuità con le azioni di solidarietà, lanciamo apertamente, sia a livello interno sia a quello internazionale, una chiamata per una campagna di solidarietà alle 22, 23 e 24 Novembre.

Abbiamo deciso di rompere il muro di silenzio per il caso della Lotta Rivoluzionaria e dimostrare che i compagni che vengono processati non sono soli, che il caso della Lotta Rivoluzionaria è un caso di tutti noi e riguarda la stessa la sostanza della lotta. Quindi, chiamiamo i compagni e le compagne da tutto il mondo a contribuire con la loro azione e mandare il loro messaggio di Solidarietà e di Lotta.

Nostro scopo e di ricercare le resistenze radicali con prospettiva rivoluzionaria. Nostro scopo è di ampliare la Lotta per la sovversione dell’ esistente, dimostrando la sua necessità storica e la sua importanza al presente. Paralelamente, vogliamo dimostare attivamente la Solidarietà ai compagni che vengono processati.

La chiamata internazionale per i 3 giorni di solidarietà, controinformazione ed azione per il caso della Lotta Rivoluzionaria costituisce una parte ed una continuità della guerra sociale e di classe per la sovversione e la Rivoluzione. In questo quadro la mettiamo e cosi il caso della Lotta Rivoluzionaria viene iscritto nel suo complesso.

Cronostoria del caso della Lotta Rivoluzionaria

Alle 10 Marzo 2010 viene assassinato dopo un conflitto a fuoco con forze poliziesce il compagno anarchico Labros Fountas. Sono quei giorni che la Grecia si mette sotto il controllo asfissiante della troika. Sono quei giorni che Labros Fountas, membro dell’ organizzazione Lotta Rivoluzionaria perde la sua vita dopo un conflitto a fuoco durante un azione preparativa contro l’elite politica ed economica che ruba il pianeta a livello mondiale, che saccheggia e succhia la richezza sociale sottovalutando la vita umana ad un punto estremo.

Un mese dopo, l’Aprile del 2010 ed in un clima di delirio terroristico nel quadro di arresti per il smebramento dell’ organizzazione Lotta Rivoluzionaria vengono arrestati gli anarchici Kostas Gournas, Nikos Maziotis e Pola Roupa, i quali assumono la responsabilità politica della loro partecipazione all’ organizzazione. Inoltre, vengono arrestati gli anarchici Vagelis Stathopoulos, Christoforos Cortesis e Sarantos Nikitopoulos, i quali respingono categoricamente, sin dal’ inizio del loro arresto, la loro partecipazione all’ organizzazione e dichiarano che vengono accusati per la loro lunga partecipazione a realtà sovversive, la loro apartenenza politica all’ area anarhica-antiautoritaria e le loro relazioni tra compagni.

Per partecipazione alla Lotta Rivoluzionaria viene accusato anche Kostas Katsenos, con un mandato di cattura contro di lui che era stato notificato dal periodo degli arresti. Il sistema, volendo dare un colpo decisivo all’ organizzazione Lotta Rivoluzionaria la quale sente come una minaccia estende, tramite gli arresti, il suo attacco per schiacciare una vasta area del movimento sovversivo.

In questo quadro dell’estensione di questo attacco repressivo, 6 mesi dopo vengono chiamati ed interrogati decine di compagni dell’area anarchica-antiautoritaria come anche amici e parenti degli arrestati.

L’aria di vendetta da parte degli aparatti si è respirata per ancora una volta, quando sono arrivati al punto di accusare Mari Beraha, moglie di Kostas Gournas. Le accuse contro di lei costituiscono un chiaro atto di vendetta contro Kostas Gournas, in un tentativo di reprimere il suo attegiamento combattente.

Dal 5 Novembre 2011 si svolge il processo per il caso della Lotta Rivoluzionaria, nel tribunale speciale del carcere di Koridalos, in un aula chiusa con l’assoluta mancanza di pubblicità. I media mentre erano sempre favorevoli a dare il loro aiuto all’ attacco repressivo e alla propaganda statale, adesso in modo provocatorio e dopo ordini politici mettono in silenzio qualunque cosa riguarda lo svolgimento del processo per il caso della Lotta Rivoluzionaria.

Dalla sua parte, il regime svolge un processo contro i suoi nemici politici volendo mettere a tacere ogni messaggio di Lotta e stravolgere il suo senso. Dall’ altra parte, i compagni che hanno assunto la responsabilità politica della loro partecipazione, sostengono le azioni e il proggetto politico dell’ organizzazione mentre tutti gli accusati trasformano, con le loro posizioni, tutte le udienze in forti atti accusatorii contro il sistema politico-economico della miseria e dello sfruttamento, il carattere delle sue leggi e dei regimi speciali che impone contro tutti quelli che resistono in modo radicale.
Dobbiamo notare che in questo momento nessun compagno si trova in carcere. Dopo 1 anno di detenzione preventiva, V.Stathopoulos, S.Nikitopoulos e Ch.Kortesis sono stati scarcerati dopo ordinanza del p.m. mentre K. Katsenos che si è presentato al processo è rimasto incarcerato per 6 mesi. I membri della Lotta Rivoluzionaria K.Gournas, P.Roupa e N.Maziotis sono stati scarcerati quando sono scaduti i termini massimi di detenzione preventiva (18 mesi). N. Maziotis e P.Roupa non si presentano più al processo e sono ricercati (!).

Nel momento che viene scritta questa chiamata il propcesso si trova alla fase dei testimoni di diffesa degli accusati. I testimoni di K.Gournas, N.Maziotis e P.Roupa, i quali hanno assunto la responsabilita politica come membri dell’ organizzazione, hanno già testimoniato. I compagni dalla Grecia e dall’estero con le loro testimonianze hanno messo in luce l’importanza politica e storica dell’organizzazione Lotta Rivoluzionaria, hanno difeso la lotta armata, la totalità e la ampiezza delle realtà rivoluzionarie. Nei prossimi giorni saranno chiamati a testimoniare I testimoni di difesa di V.Stathopoulos, S.Nikitopoulos, Ch.Kortesis, K. Katsenos e M.Beraha i quali respingono la loro partecipazione all’organizzazione, però mettono in luce l’ importanza della lotta e la necessità della resistenza.

Durante i giorni della chiamata internazionale, si calcola che il processo si troverà vicino allo stadio delle apologie degli accusati. Per questo pensiamo che sia molto importante, che compagni da tutto il mondo mandano con i loro modi messaggi di solidarietà e di resistenza e dimostrano che i compagni che si processano non sono soli, che la Lotta per la sovversione di questo mondo è sempre attuale.

Il caso della Lotta Rivoluzionaria attraverso la sitiuazione sociale, economica e politica in Grecia.

Per capire in modo completo il caso della Lotta Rivoluzionaria e la sua importanza, dobbiamo soffermarsi al preciso quadro storico, sociale e politico attraverso il quale lo stato si blinda tramite persecuzioni, arresti, incarecerazioni, leggi speciali e tribunal speciali.

Il processo per il caso della Lotta Rivoluzionaria si svolge in un epoca che il regime si trova in una crisi strutturale e le maschere democratiche sono state crollate. La feracità con la quale il regime contemporaneo si iscrive sulle nostre vite ha pocche cose diverse dalle dittature del passato. Lo sfruttamento abominevole e il controllo diffuso delle nostre vite vengono proposti come il modo unico per uscire dalla crisi, lasciando naturalmente illeso il sistema che l’ha create, l’ha imposta e l’ha diffusa in tutte le sfere della vita sociale e personale.

Quindi oggi, il regime pretende l’annientamento e l’esclusione politica di tutti quelli che lottano contro di esso, di tutti quelli che resistono contro i suoi progetti, di tutti quelli che lavorano per la sua sovversione. In questa epoca, nella Grecia della crisi e del debito, la questione della prospettiva rivoluzionaria e della sovversione del regime diventa oggetivamente attuale. Il sistema tenta di bloccare e imbavagliare la dinamicità e la multiformità delle lotte. Quello che si trova nel mirino e si mette in prova è il concetto della solidarietà.

Alcune parole per il quadro internazionale.

Al di là dalle caratteristiche particolari che ha la Grecia all’ epoca della crisi, sarebbe sbagliato vadere il caso della Lotta Rivoluzionaria come una questione isolata dal quadro internazionale. La crisi non si è scopiata dal niente, si trova nel cuore del sistema capitalistico mondiale, nel modo di governo e di sfruttamento economico imposto dai dominanti di questo mondo.

Sappiamo molto bene che questo mondo non ha regalato mai niente a tutti quelli che resistono ai suoi progetti in modo radicale, che la lotta per la liberazione dell’uomo e della società era sempre una strada dificile, che le relazioni tra compagni sono le richezze che costituiscono l’elemento importante della sostanza della Lotta e del suo svolgimento. Allora sappiano tutti quelli che lottano in tutto il mondo che non sono soli. Dobbiamo costringerli a sapere che le leggi speciali, i tribunali speciali e i regimi di detenzione speciali non possono fermare la stessa la sostanza della Lotta.

Contro le leggi speciali, i tribunali speciali e i regimi di detenzione speciali.
Solidarietà a tutti/e che si processano per il caso della Lotta Rivoluzionaria.
Solidarietà a tutti/e che lottano in tutto il mondo e vengono perseguitati per la loro azione soversiva.

NON DIMENTICHIAMO-NON PERDONIAMO-ONORE PER SEMPRE AL COMPAGNO ANARCHICO LABROS FOUNTAS, MEMBRO DELL’ ORGANIZZAZIONE LOTTA RIVOLUZIONARIA.

Info in greco per il processo per il caso della Lotta Rivoluzionaria: ipothesi-ea.espivblogs.net

mail di comunicazione: RScase@espiv.net

La Paz, Bolivia: Lettera del compagno Henry Zegarrundo dalla prigione di San Pedro

APOLOGIA SULLA DELAZIONE

Seduto sul letto che è diventato uno dei luoghi dove posso leggere e scrivere, ho deciso di mettere le preoccupazioni della mia testa in parole. Il trambusto dei circa 50 prigionieri con i quali condivido questo spazio assume i dintorni, una luce debole è sparsa su questo pezzo di carta su cui scrivo per dare modo a queste parole, che hanno deciso di rompere il silenzio alludendo agli informatori.

È necessario tener presente -nella riflessione permanente- che lo Stato intende esaurire l’individuo, con le sue strategie note, che non sono un’innovazione, ma la materializzazione della punizione che sia diventata una routine tramite la detenzione, la prosecuzione e “l’esemplificazione”. Lo Stato cerca di ridurre l’individuo in una carta d’identità, un numero o un codice, per sterminarci moralmente, ed annientare qualsiasi pratica rivoluzionaria. Ma c’è un dettaglio rilevante su questo: tutte le persone che si riconoscono nella condivisione dello spazio libertario condividono il concetto di posizionarsi sul lato opposto della barricata dal Potere-autoritario. Tuttavia, ci sono alcuni altri che si proclamano libertari o anarchici che giustificano oppure sostengono la repressione; con questa dicitura-giustificazione, questa loro proclamazione muta in un discorso auto-ipocrita, e queste persone finiscono sul lato opposto della barricata che vediamo di fronte a noi, e non dalla nostra parte.

Se ci sono ostaggi, non è perché i “responsabili” degli attacchi dovrebbero essere ritenuti colpevoli per il fatto che lo Stato incarcera diversi individui che supportano queste tendenze politiche o pratiche;* lo Stato-Potere si avvale di tali azioni per applicare e giustificare la sua efficienza o “sicurezza civile”. È molto chiaro che l’entità politica e repressiva insieme ai suoi alleati sono gli unici responsabili per il fatto che alcuni di noi devono essere intrappolati nella bocca del Potere. È quindi patetico chiedere alle persone che hanno compiuto gli attacchi di consegnarsi o scambiare la loro libertà al posto di altri. Quelle persone, che parlano di anarchici veri o falsi, hanno solo bisogno di una dotazione di uniformi della polizia in cambio della delazione e la collaborazione; non hanno ancora digerito che una lotta dignitosa tiene alti valori rivoluzionari, e che una persona senza un vuoto morale non consegni un altra.

Dichiararsi “colpevole o innocente” non è nemmeno una priorità in questo dibattito; la priorità è che nessun altro compagno viene catturato, e il dolore inflitto ai parenti e le persone care non vienne riprodotto.

In tutta la storia della lotta in queste terre, è inevitabile di menzionare delle donne guerriere del Sindacato delle Donne delle Varie Unioni (SFOV) e la Federazione delle Donne Operaie (FOF). Nel corso degli anni ’20 agli anni ’50, la lotta contro l’oppressione dello Stato-borghese è stata organizzata in sindacati in cui – non solo in Bolivia, ma anche in diversi altri paesi in Europa e in America – iniziative con forti legami di solidarietà ai prigionieri politici di altri paesi sono stati derivanti. Queste valorose anarchiche cholas** erano ben consapevoli del fatto che non vi era alcun bisogno di avere anarchici imprigionati ovunque. Alla fine del 1927, hanno deciso di aderire alla campagna internazionale per la liberazione degli anarchici nati in Italia Sacco e Vanzetti – è noto che si trattasse di due immigrati, lavoratori ed anarchici che sono stati portati in tribunale, condannati e giustiziati sulla sedia elettrica per la presunta rapina a mano armata e l’assassinio di due persone (negli Stati Uniti). Un fatto molto importante in questa storia è che la totalità della campagna di solidarietà non ha chiesto la testa degli autori degli attacchi; le anarchiche cholas hanno chiesto la liberazione di Sacco e Vanzetti, ed hanno mantenuto un elevato concetto morale e pratico; sapevano tutte troppo bene che le lotte libertarie non potevano essere fatte ricattando e chiedendo agli autori di consegnarsi in modo che la quantità dei prigionieri politici sarebbe continuata a crescere. Anche se è passato molto tempo da quei giorni, le posizioni della dignità e della etica rimangono intatte; ogni volta che ci sono stati informatori, sono stati trattati come una piaga che, a causa delle loro azioni, sia molto lontano da ogni tipo di lotta contro il potere. Le anarchiche cholas del SFOV e della FOF sono un buon punto di riferimento della lotta anti-patriarcale, ed hanno saputo in modo molto coerente come liberarsi da un altro tipo di catene: l’accusa e la delazione. Al giorno d’oggi, i sindacati – almeno qui – sono stati sequestrati dai Trotskisti. La lotta sindacale è stata trasformata in un organismo verticale ed autoritario, quindi non ha nulla a che fare con un atteggiamento anarchico, ma è stata istituzionalizzata e si distingue solo per un agglutinazione delle masse che si limita a seguire gli accordi tra i loro leader e lo Stato.

Non mi aspettavo che, all’interno di questo “capitolo” del carcere, i delatori sarebbero diventati gli attori principali. Anche se hanno testimoniato contro di me, non mi aspettavo che coloro che si definiscono compagni sarebbero arrivati al punto di chiedere che la fila dei prigionieri anarchici diventasse più densa. Pertanto, respingo ogni azione di solidarietà in cui potrebbe essere legata a persone che sostengono la repressione.

Sto ancora aspettando di uscire da questa gabbia, e anche se il meccanismo giudiziario gira così lentamente, mi sento forte e fermo. Ammiro tutti coloro che combattono ancora dentro e fuori le carceri; la fine definitiva del Caso Bombe (in Cile) ha portato un grande sorriso sul mio viso; questa è una grande vittoria della nostra storia. Prima o poi, tutte le fabbricazioni dello stato cadranno. Ribadisco i miei saluti a tutti i prigionieri del potere che non si arrendono, alla mia famiglia e i compagni. Non dobbiamo lasciarli rubare i nostri sogni. La solidarietà è ciò che incoraggia un prigioniero a non sentirsi solo.

Henry Zegarrundo
Prigioniero anti-autoritario

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* Il 28 Agosto la collettività di solidarietà Libertad abbia annunciato quanto segue: “Deploriamo il fatto che Nina [Mansilla], nella sua disperazione per uscire da quel centro di sterminio, abbia danneggiato i compagni Krudo [Mayron Gutiérrez Monroy] e Henry [Zegarrundo] con la sua dichiarazione amplificata che lei stessa abbia rilasciato; in questo modo, ha fato i nomi di coloro che, come lei vorrebbe far credere, sono membri della FAI-FRI”.

Il 29 Settembre l’auto-proclamata “attivista anarchico-femminista” Nina Mansilla ha menzionato, tra l’altro, che gli autori dei 17 attacchi devono essere ritenuti a rispondere delle loro azioni e non lasciare che qualcun altro “pagasse per il movimento”. Inoltre, per quanto riguarda un video incriminante (che, secondo le autorità della persecuzione penale, mostra Nina durante un’azione), ha fatto riferimento a dettagli diversi, per coinvolgere un’altra persona, la quale – nelle sue stesse parole – “usavo chiamare compagna e sorella fino ad un certo punto, ma non posso dire la stessa cosa ora, dal momento che lei sa la mia situazione giuridica ed emotiva, sa che sono qui per lei, per avere una presunta “somiglianza” a lei.” Infine, N.Mansilla abbia avuto il coraggio di scrivere: “Perché dovrei stare zitta? Per proteggere chi? È stato detto di me che sono una spia, e che le persone ritireranno la loro solidarietà nei miei confronti perché “ho accusato gli altri per salvare me stessa, da quello che vedo, è molto facile per chiunque di riempire la bocca con discorsi molto radicali, di parlare di lealtà e resistenza dietro una tastiera, di scrivere dichiarazioni contro lo Stato, la società e tutti coloro che non la pensano come loro, solo per fare un grande affare da questo. Ma chi arriva al mio posto? Chi vive con me ogni giorno qui dentro? Chi subisce le umiliazioni e le intimidazioni che subisco negli ultimi quattro mesi?”

** Il termine femminile chola (maschile: cholo) ha una lunga storia ed una ricca connotazione culturale in America Latina. In generale, la parola è l’acronimo della donne rurali andine che indossano il Pollera (gonna tradizionale), parlano Quechua o Aymara e vendono i propri prodotti nei mercati (un archetipo di donne andine). Ma cholas può anche essere caratterizzata da un certo modo di atteggiamento che riflette nel loro modo di parlare e di vivere, caratteristiche che completano l’abbigliamento per identificare una persona in quanto tale. Il termine è stato usato in modo dispregiativo dalla borghesia per definire una donna bellicosa, seducente e lasciva, quindi un oggetto di desiderio sessuale, e per di più sinonimo di sacrificio attraverso la maternità e il lavoro. È arrivato a simboleggiare la triplice oppressione di cui le donne erano e sono sottoposte: discriminazione in base all’origine indigena, alla classe sociale e al genere. Come descritto nel testo di Henry, il termine designa le qhateras (piccole commercianti) e le altre donne operaie che si sono ribellate dal 1920 e abbiano partecipato alle lotte anarco-sindacaliste in Bolivia, e in particolare a La Paz, facendo diventare chola una parola propria.

Russia: Lettera del 26enne antifascista Alexey Sutuga, imprigionato a Mosca

26-9/2012

Ciao a tutti!

Ancora un altro periodo della nostra prigionia in custodia cautelare si avvicina al termine, ma sono certo che ci terranno rinchiusi qualche mese di più, anche se non ci siano emersi sviluppi importanti nel caso penale prefabbricato contro di noi.

Siete già in conoscenza sui dettagli del nostro arresto e sulle violazioni ad esso collegato, ma ora voglio condividere con voi i miei pensieri per quanto riguarda il contesto politico che circonda il nostro caso. A mio avviso, l’obiettivo principale dell’indagine è quello di far apparire l’accusa penale di “creazione di organizzazione estremista” come azione mirata nei confronti di gruppi sociali di “fascisti, nazisti e razzisti”.

Ci sono già stati precedenti simili nei termini e le pratiche di E-Center (Centro di Controazione all’Estremismo) attorno alla Russia. L’interesse principale dell’investigatore S.I. Kochergin è quello di rivelare l’esistenza del non-esistente movimento estremista”Antifa”, e di collegare il caso contro Igor Kharchenko e quello contro di noi in un caso unico. Si tratta di un evidente sforzo da parte della polizia contro le persone con idee antifasciste. E tutto questo è sotto il controllo accurato degli ufficiali della E-center e il FSB, il cui scopo è quello di criminalizzare gli antifascisti e gli attivisti sociali.

Non è un segreto che noi incoraggiamo le persone a partecipare attivamente al movimento di opposizione, e cerchiamo di indirizzare l’opposizione alla risoluzione dei problemi sociali, una parte dei quali sono le vere ragioni del razzismo e del nazionalismo nella nostra società. Come risultato, abbiamo visto la repressione contro gli antifascisti in tutta la Russia. Questo è il modo in cui stanno interferendo nei nostri tentativi di partecipare ai movimenti sociali.

A questo punto, è troppo presto per dire qualcosa in merito allo sviluppo del mio procedimento penale, in quanto l’indagine si è praticamente interrotta, dal momento che sono stato arrestato. In questo momento, ci stiamo semplicemente “marinando” in prigione. Sappiamo che non siamo colpevoli, perché non abbiamo provocato alcun danno alle nostre presunte vittime. Quest’ultimi non hanno trovato il coraggio di non piegarsi di fronte agli investigatori, ed hanno obbedientemente confermato le nostre fotografie prese da Internet, visto che secondo gli ufficiali della E-Center, siamo i leader del inesistente movimento “Antifa”.

Voglio inviare i miei più calorosi saluti ai miei parenti, amici e compagni dalla Russia, Bielorussia, Ucraina, Finlandia ed altri paesi in Europa e nel mondo. Grazie a tutti per il vostro sostegno e le azioni di solidarietà. Ancora una volta abbiamo ricevuto una conferma della vostra solidarietà. Vi auguro successo nella nostra lotta su tutti i fronti.

Alexey Sutuga

Potete offrire sostegno finanziario ai detenuti mediante la Croce Nera Anarchica di Mosca (informazioni in inglese qui).

$hile – Santiago: La solidarietà trapassa le mura

17.10.2012

Dallo scorso 27 Settembre, nel secondo braccio nord del carcere di massima sicurezza (CAS) di Santiago del Cile, i detenuti sono in sciopero per protestare contro quello che considerano un trattamento umiliante e degradante con perquisizioni corporali eccessivi sui prigionieri e sui parenti in visita.

La Gendarmeria (guardie carcerarie in Cile), con il pretesto della sicurezza, insistono sulla violazione della dignità delle persone, cercando di spogliare donne, uomini e minorenni. Si tratta di una situazione che è diventata una cosa abbastanza normale, ma non è affatto accettabile.

Come risultato di questa pratica abusiva e la volontà inesistente di fermarla, 22 detenuti hanno deciso di avviare uno sciopero della fame (nutrendosi solo di liquidi) il Mercoledì 17 Ottobre, con l’obiettivo di denunciare pubblicamente questa situazione e finché non ci sarà una sospensione definitiva di essa.

La Gendarmeria, in quanto istituzione carceraria, ha storicamente mantenuto diversi metodi di punizione ed isolamento, trasformando le carceri di questo paese in luoghi in cui la morte è di routine e l’impunità per le guardie umane che vi lavorano è implicita.

Le prigioni sono la vendetta di questa società indolente, che punisce coloro che hanno dovuto commettere un reato a causa delle disparità nelle condizioni di esistenza. Non è un caso che quasi il 98% delle persone imprigionate in Cile hanno un’origine di classe operaia.

Al momento sappiamo che, a Puerto Montt, Valdivia, Valparaíso e Arika aberranti pratiche di tortura vengono effettuate e non c’è quasi alcuna conoscenza di fuori dalle mura della prigione.

Facciamo un richiamo di solidarietà con i prigionieri in sciopero della fame, per aver denunciato gli abusi e le torture, e contro le guardie umane che applicano questo regime. Chiediamo anche che siano intrapresi solidi passi per procedere in modo chiaro, al fine di rompere con l’impunità dei gendarmi, dei giudici e dei poliziotti, che garantiscono e mantengono questo sistema repressivo.

PER UN TRATTAMENTO DECENTE DELLE PERSONE E DELLE LORO FAMIGLIE

PER LA FINE DEGLI ABUSI DALLA GENDARMERIA NEI CAS ED IN OGNI SINGOLA CARCERE IN QUESTO PAESE

*Persone vicino ai parenti ed ai prigionieri in lotta

in spagnolo, via revueltaviolenta

Aggiornamento
Tra i prigionieri che erano scesi in sciopero era il compagno Marcelo Villarroel Sepúlveda. Il 19 Ottobre, le guardie della prigione si sono resi conto che 22 prigionieri era scesi in sciopero della fame (nutrendosi solo di liquidi), già da due giorni, ed hanno scatenato un attacco con tutti i mezzi. In particolare, il 20 e 21 Ottobre, 6 detenuti in sciopero sono stati trasferiti al carcere Rancagua, tra varie minacce da parte dell’amministrazione penitenziaria. Questo trasferimento ha lasciato 9 dei 22 prigionieri in sciopero della fame nel CAS di Santiago. Il 23 Ottobre, un incontro di solidarietà con i prigionieri che erano ancora in sciopero (tra cui Marcelo) si è tenuto davanti al CAS. L’incontro ha avuto un forte impulso, ma è stato subito attaccato dalle forze speciali della polizia, catturando cinque compagni. Nessun solidale sia stato picchiato, ma hanno dovuto sopportare gli scherni dei poliziotti e la lunga attesa fino a che non sono stati rilasciati. Mentre questo accadeva, 6 dei 9 prigionieri, che a quel punto erano in sciopero nel CAS, hanno dovuto interrompere perché i stronzi dei gendarmerieri hanno minacciato di vietare la preziosa visita coniugale. Quindi, solo tre detenuti continuato lo sciopero della fame ( nutrendosi solo con liquid), compreso Marcelo ovviamente. L’amministrazione penitenziaria ha imposto la pena massima (trasferimento in una cella di isolamento) contro i tre prigionieri che sono ancora in sciopero e ormai in completo isolamento.

Santiago, Cile: Lettera del prigioniero politico José Miguel Sanchez Jimenez

Amici, sapete bene che la scrittura non è possibile il mio punto forte, sono mediocre a queste cose, ma sono a favore di ogni azione diretta contro le regole imposte, e da ora in poi cercherò anch’io di contribuire mettendo una piccola pietra.

A volte il mio essere trabocca di odio per la grandezza dell’ingiustizia sociale nei confronti delle persone povere, e vedo anche con grande ansia che la stragrande maggioranza di queste persone si lasciano sottomettersi, senza una risposta frontale alla violenza perpetrata dai guardiani dei ricchi . Mentre loro uccidono, sopprimono e imprigionano la nostra gente, tutti rimangono semplici spettatori, e per questo quindi penso che sia il momento di attaccare con forza e coraggio contro il potere, e se eravamo solo coerenti con ciò che pensiamo saremo già ucciso gli oppressori di oggi e di ieri che senza alcun rimorso passeggiano con le loro famiglie presso i nostri terreni.

Dobbiamo usare tutti i mezzi a nostra disposizione per rispondere col fuoco alla violenza dello stato, non dovremmo continuare a ricevere altre botte passivamente, per ogni fratello che cadde morto nella lotta due maiali dovrebbero cadere per terra, l’azione diretta deve essere dinamica e coerente, ogni combattente deve essere un’arma consapevole e dobbiamo mantenere alta la bandiera della lotta, anche se dobbiamo lasciarci l’anima, dobbiamo ricambiare ogni colpo con un colpo, ogni morte con la morte, basta con la complice passività e l’insabbiamento della rabbia, dobbiamo agire in tal modo che i porci non possano godersi i loro premi, non dimenticare i caduti, un combattente senza memoria è uno sfruttato senza storia.

Lotta frontale contro gli oppressori!
Che la miseria ingigantisca il nostro odio per i governanti!
Che tremino i ricchi e i loro guardiani!
Abbattiamo tutte le prigioni!
Sabotaggio ai simboli del potere ora!

Beh, cari compagni da qui dentro vi auguro il meglio a tutti voi e di continuare a combattere da ogni trincea, per consentire al nostro popolo di vivere in libertà e dignità.

Con fraternità,
Jose Miguel Sanchez Jimenez
Carcere Alta Sicurezza (CAS), ala J3

PS: Jose Miguel Sanchez Jimenez, 52 anni, è un ex prigioniero politico della giunta di Pinochet ed ex membro dell’organizzazione guerrigliera FPMR (Manuel Rodriguez Fronte Patriottico). È stato rilasciato nel 1991 con il cambiamento politica per essere arrestato di nuovo lo stesso anno in possesso di fucili. Condannato dal nuovo regime della democrazia in 20 anni di carcere. Durante il lungo periodo del sequestro, ha effettuato insieme ad altri “comuni” prigionieri diverse lotte all’interno del carcere. In seguito alla cessione della prima licenza, Miguel Sanchez è fuggito per 2 anni rompendo così il “privilegio carcerario”. Attualmente serve i due anni restanti della sua condanna di 20 anni.

Salonicco: Appello urgente per il sostegno internazionale con l’occupazione Delta e l’imprigionato immigrato anarchico Gustavo Quiroga

Si prega di diffondere la seguente dichiarazione con questi testi: i, ii e iii

Dichiarazione dell’occupazione Delta sugli eventi dello sgombero

Domenica 16 Settembre, 2012

UNA BREVE CRONACA

Il 12 Settembre alle 6.30 della mattina diversi dipartimenti della polizia sono stati mobilitati per lo sgombero dell’occupazione Delta. Unità repressive speciali antiterrorismo (EKAM) e squadroni della polizia antisommossa (MAT) si sono sfondate nelle stanze in cui i compagni dormivano, gettandoli sul pavimento mentre erano già stati ammanettati. Durante tutta questa operazione i compagni hanno subito una violenza sia verbale che fisica. Uno di loro si è trattenuto in modo da poter essere presente durante la perquisizione dei poliziotti nell’edificio anche se aveva la testa rivolta verso il muro, in modo di non poter vedere niente. In seguito, si è rifiutato di firmare il rapporto della perquisizione e della confisca. Qualche tempo dopo, tutti e dieci i compagni arrestati sono stati portati al quartier generale della polizia di Salonicco.

Nel frattempo, al di fuori, alcune persone si erano radunate vicino l’occupazione in solidarietà con coloro che erano dentro. Mentre si muovevano verso l’edificio, la polizia ha cercato di spingerli via, causando ulteriori tafferugli. I poliziotti hanno catturato quattro di loro, i quali dopo una lunga attesa sono stati rilasciati.

I dieci compagni che sono stati trasferiti alla questura sono stati condotti al piano seminterrato del palazzo dove rimasero per nove ore. Per molte ore non avevano alcuna idea riguardo le accuse che dovevano affrontare e non gli è stato permesso di chiamare nessuno. Quando sono stati trasferiti agli uffici della sede centrale, sono stati informati del fatto che sono stati accusati di disturbo della quiete domestica, mentre accuse di detenzione di armi e falsa testimonianza sono state mosse contro singoli imputati, così come la falsificazione di passaporto contro uno dei compagni. Più tardi, le accuse sono state aggravate dal pubblico ministero.

Nella loro apologia hanno negato qualsiasi collaborazione con la polizia ed hanno dichiarato che avrebbero parlato solo di fronte a un tribunale. Per i compagni che non conoscevano la lingua greca, la polizia abbia ostacolato il processo dell’interpretazione.

I nostri compagni hanno rifiutato continuamente di lasciare le loro impronte digitali, e nonostante il fatto che erano tenuti con accuse minori, il pubblico ministero ha ordinato esplicitamente che le loro impronte digitali venissero prese con qualsiasi mezzo, con qualsiasi violenza ritenuta necessaria, almeno che la polizia non rompesse le mani dei compagni. Uno dei compagni ha scritto nella relazione relativa che le sue impronte digitali sono state ottenute con l’uso della violenza. Non esiste una legge che prevede l’uso della violenza per ottenere le impronte digitali, ma il pubblico ministero e la polizia hanno usato la scusa che stavano applicando la disposizione relativa all’acquisizione obbligatoria di campioni di DNA.

Nello stesso giorno, al di fuori delle mura, un’assemblea di solidarietà è stata chiamata ed ha deciso un raduno di contro-informazione per più tardi nel pomeriggio – dove 150 persone sono state raccolte, distribuendo volantini riguardo lo sgombero, e leggendo testi attraverso altoparlanti- prima di un incontro al di fuori della Questura, il cui è stato reso impossibile dalla polizia, che aveva dato l’ordine di fermare la circolazione degli autobus pubblici per quasi tutto il centro della città intera, impedendo così un facile accesso.

Il giorno dopo, gli arrestati sono stati trasferiti al tribunale dove la polizia è stata ordinata dal pubblico ministero di negare l’ingresso ai compagni che sono stati radunati fuori in solidarietà sulla base del fatto che sono anarchici, nonché ai parenti degli imputati. Tuttavia, un gran numero di persone si sono radunate davanti al tribunale esprimendo la loro solidarietà con grida e canti. La richiesta dei compagni per il consueto rinvio di tre giorni del processo è stata respinta, e rimasero detenuti fino al giorno successivo. Quella notte un raduno abbia avuto luogo al di fuori del quartier generale della polizia, in cui hanno partecipato 70 persone che per venti minuti stavano gridando dei slogan continuamente. I dieci compagni hanno risposto con gli stessi slogan dalle celle, insieme con gli altri prigionieri comuni, provocando disordine all’interno dell’edificio.

Il giorno dopo, è iniziato il processo alle 14:30. Il segretario generale del Istituto dell’Istruzione Tecnologica “Alexandreio” di Salonicco, abbreviato come ATEI, abbia falsamente dichiarato che nel 2007, quando l’edificio Delta è stato occupato, all’interno di esso erano in funzione dei servizi dell’ATEI (precedente proprietario dell’edificio) che sarebbero stati ostacolati. Ma quando gli è stato chiesto dalla difesa quali servizi erano attivi lì e per quale date precise, ha cambiato la sua testimonianza dicendo che non c’erano proprio servizi al momento, ma l’edificio era in fase di manutenzione. Il testimone d’accusa successivo è stato un poliziotto che non era nemmeno nell’edificio al momento dello sgombero ma è venuto più tardi. Mentre lui non aveva alcun rapporto con il dipartimento d’immigrazione, ha dichiarato con certezza che il passaporto del nostro compagno Gustavo Quiroga è falso, il che sia una bugia. In seguito, i compagni hanno fatto una dichiarazione politica collettiva e, dopo alcune interruzioni il presidente della corte ha pronunciato la colpevolezza degli imputati, consegnandoli le seguenti condanne: disturbo comune della pace domestica, possesso congiunto di armi, falsa testimonianza, falsificazione di documenti, insubordinazione, violazione della legge sui fuochi d’artificio. Le pene detentive sospese sono le seguenti: le circostanze attenuanti di post-adolescenza sono state riconosciute per due compagne e sono state condannate a tre mesi di reclusione, quattro dei compagni hanno ricevuto otto mesi, uno di loro undici mesi e dieci giorni, un altro è stato condannato ad otto mesi e dieci giorni, e due altri hanno ricevuto nove mesi e sedici mesi di reclusione rispettivamente. La somma totale delle multe e stata di 7950€ e tutti loro hanno avuto tre anni di libertà vigilata.

DIFENDIAMO LE NOSTRE AZIONI, ANDIAMO AVANTI

L’occupazione costituisce una pratica sociale di rivendicazione radicale. L’edificio dell’occupazione ha una lunga storia in quanto tale. I dipendenti del vecchio “Albergo Delta” hanno effettuato un’occupazione del palazzo quando la sua amministrazione ha messo l’azienda ad uno stato d’arresto dei servizi. Dopo la loro lotta, hanno ottenuto alcune posizioni come personale ufficiale della ATEI. Più tardi, durante il periodo in cui l’edificio è stato utilizzato come dormitorio degli studenti, il collettivo studentesco “Praxis” ha occupato l’edificio nel 2004 con le seguenti richieste: l’ammissione di più studenti universitari, la manutenzione immediata dei locali e dei loro impianti (idraulici, fognature, riscaldamento e pittura), e un comitato di trasparenza per tutti i posti di ricovero assegnati. L’ATEI, abbia trascurando le richieste di quel collettivo con l’intenzione di privatizzare i dormitori, ed abbia deciso di non ammettere nuovi studenti, ottenendo il trasferimento temporaneo dei suoi abitanti, con la promessa di un fondo di alloggio. Alla fine quel fondo non gli è stato dato in pieno.

Dal 2005 al 2007 l’edificio è stato abbandonato dall’ATEI. Nel 2007 dopo la lotta degli studenti contro la legislazione in materia dell’istruzione che era stata passata a quel tempo, e dopo grandi assemblee, si è deciso dagli studenti combattenti e gli individui dello spazio libertario ed anarchico di riutilizzare l’edificio tramite un’occupazione, che l’avrebbe portato un passo più in là. Quello sarebbe usato per soddisfare non solo le loro esigenze, ma i loro desideri pure. Dopo aver abbandonato l’edificio per sette anni l’ATEI ha accusato l’occupazione Delta per un risarcimento di danni che gli studenti avevano denunciato molti anni fa. Quelli che hanno abbandonato l’edificio a l’hanno fatto decadere hanno accusato gli occupanti, che non solo hanno riparato dai danni il palazzo e l’hanno reso praticabile, ma hanno anche ospitato impegni politici, laboratori creativi fermandoci accanto alle classi inferiori. Era diventato uno spazio che promuoveva la solidarietà sociale come opposizione al cannibalismo sociale con caratteristiche anti-gerarchiche e anti-commerciali, e la lotta contro il capitalismo e il suo Stato.

Pertanto, dal momento che l’occupazione Delta era un impegno politico con iniziative multiformi, e faceva parte del movimento radicale, ha costituito un nemico critico per lo Stato. Attraverso lo sgombero, lo Stato ha trovato un modo per mostrare quanto bene può giocare il gioco del disorientamento della società, attraverso la creazione di uno spettacolo “a buon mercato”, ma molto ben retribuito. Uno spettacolo contrassegnato con video dall’invasione di ogni tipo di poliziotto nell’occupazione, filmato che è stato caricato sul sito ufficiale della polizia, con squadroni dell’anti-sommossa a guardia del perimetro dell’edificio per molti giorni. Una spettacolare operazione di polizia senza i risultati attesi, in quanto la polizia ha presentato come armi vari oggetti che avevano un uso specifico nella costruzione, come l’ascia che si trova nella lista dei beni confiscati, che era utilizzata per tagliare legna da ardere, qualcosa che è ovvio attraverso le immagini che i poliziotti hanno rilasciato, un’ascia tra segatura e sporcizia.

Tutto questo circo dell’assurdità ha attraversato l’occupazione, rompendo la maggior parte delle cose e prendendo un sacco di oggetti necessari e ridicoli per presentarli poi come prove. Questa operazione di polizia ha rapito i nostri compagni e li ha portati in giudizio sotto il comando del primo sinistro greco, Antonis Samaras, promuovendo la dottrina della tolleranza zero e l’impressione della lotta contro l’illegalità. Da parte nostra dobbiamo dire che non dovremmo prepararci per il totalitarismo, il totalitarismo è già presente nella sua forma più selvaggia. Se il primo ministro dichiara tolleranza zero nei confronti di tutti coloro che si oppongono agli interessi dei suoi riconosciuti capi capitalisti, le grandi aziende, i squali dell’evasione fiscale e il resto dei suoi maestri, noi dichiariamo tolleranza zero nei confronti delle condizioni di miseria, l’impoverimento brutale e la morte che questo capitalismo totalitario e lo Stato ci offre abbondantemente. Dichiariamo tolleranza zero alla soppressione che le occupazioni e i progetti anarchici ed auto-organizzati stanno subendo, e illegalità nelle nostre azioni verso la loro difesa.

Non siamo disposti a contrattare per le più elementari delle cose, il diritto dei cittadini alla casa resta non negoziabile indipendentemente dai attuali turbolenti tempi e i loro sforzi. Quando così tante persone sono spinte al suicidio per uscire dalla povertà, quando tanti senzatetto muoiono ogni inverno, e fino a quando queste condizioni si deteriorano, è impensabile avere edifici vuoti che stano per marcire nel centro della città, in mezzo a questa crisi, durante la redistribuzione della ricchezza dal basso verso l’alto. Dobbiamo cogliere l’occasione delle condizioni socio-politiche che questa crisi porta avanti, sulla base della solidarietà di classe tra gli oppressi e gli emarginati in tutto il mondo. Dobbiamo auto-organizzarsi, prendere le nostre vite nelle nostre mani, e costruire veri rapporti che diventeranno una minaccia per l’esistente, per il sistema in cui viviamo. Questa è la sfida che ci sta davanti: di prendere le nostre vite nelle nostre mani , ma anche di essere in grado di metterli nelle mani dei nostri compagni. Occupare è una pratica socialmente legittimata, e quando non si sta cercando di ospitare solo la propria testa, ma anche le nostre idee, si trasforma in un modo per attaccare la realtà dolorosa del capitalismo.

UN PROCESSO ORDINATO DAL PRIMO MINISTRO “SAMARAS”

(Chi ha parlato di un processo politico?…)
Per noi, il processo dei nostri compagni è stato l’inizio di un nuovo periodo vendicativo di opposizione tra lo Stato e coloro che marciano contro di esso, cercando di distruggere la sua facciata sociale. Senza vergogna, l’avvocato nominato dall’ATEI ha chiesto le pene più severe, in modo che potessero servire da esempio contro eventuali iniziative analoghe. Se si tiene presente il contesto socio-politico in cui tutto questo abbia avuto luogo, non è una sorpresa per noi che tutti i capi di polizia del nord della Grecia erano presenti in aula, e che altri compagni sono stati banditi non solo dall’aula ma anche dall’edificio. La povera scusa che il procuratore ha dato con una dichiarazione che abbia fato, dicendo che questo non era una processo di convinzioni politiche, nonostante il fatto che lei ha proposto che la condanna dovrebbe essere comune a tutti, “in quanto hanno condiviso tutto in comune, ed hanno preso decisioni in comune…” ci ha dimostrato un’altra volta la loro indegnità aberrante.

Siamo colpevoli per fracassare le mura dell’alienazione, per il gusto che nasce dalla auto-organizzazione e dalla vita collettiva, e per il nostro crimine continuo di marciare nei sentieri inesplorati della libertà. E con questo peso della colpa andiamo avanti.

Qualunque cosa dicano, l’occupazione Delta rimarrà!

Occupazione Delta, Salonicco

Originale in greco / in spagnolo

Francoforte, Germania: Report dal processo delle “Cellule Rivoluzionarie” contro Sonja Suder e Christian Gauger

Il processo contro i due combattenti radicali di sinistra è in corso a Francoforte. Entrambi sono implicati in azioni delle Cellule Rivoluzionarie (Revolutionäre Zellen, RZ) contro le imprese nucleari, il regime razzista dell’Apartheid e il rinnovamento urbano nel fine degli anni ’70. Le accuse contro di loro si basano da un lato sulle forzate “testimonianze” di un ferito grave, che era sotto l’influenza della droga, al momento, d’altra parte su un testimone chiave, che si era già classificato anni fa come inaffidabile. Quest’ultimo ha “ricordato” dopo 24 anni che Sonja potrebbe essere stata coinvolta nell’azione contro la conferenza presso la sede dell’OPEC il 1975.

Sonja e Christian sono stati accusati di due attacchi anti-nucleari, condotti dalle Cellule Rivoluzionarie nel 1977. Inoltre sono stati incriminati per un attacco incendiario condotto dalle Cellule Rivoluzionarie nel 1978. Per quanto riguarda questi tre casi, l’accusa si basa su una dichiarazione di Hermann Feiling, fabbricata in condizioni che rasentano la tortura. Nell’estate del 1978 un ordigno esplosivo (presumibilmente destinato ad un’altra azione delle Cellule Rivoluzionarie a Monaco di Baviera) si è esploso sulle ginocchia di Hermann, causandogli lesioni estese. Egli è gravemente disabile da allora. Sotto l’influenza di potenti antidolorifici e sedativi, è stato ricoverato in ospedale e poi tenuto in custodia dalla polizia in completo isolamento. I addetti alla sicurezza dello Stato, i pubblici ministeri e i giudici che esaminavano il caso prendendo appunti erano le sue sole “persone di contatto”. Quando Hermann infine è fuggito dall’isolamento, ha respinto quelle “testimonianze” come forgiate e non proprio sue.

Dopo essere stati in latitanza per 22 anni interi, Sonja e Christian sono stati arrestati a Parigi nel 2000. Nel frattempo, un’altra accusa è stata aggiunta: un testimone del governo Hans-Joachim Klein (ex membro delle Cellule Rivoluzionarie) abbia affermato improvvisamente di ricordare che Sonja Suder aveva trasportato armi a Vienna nel 1975 per un attacco contro la conferenza dei ministri del petrolio dell’OPEC. Il tribunale di Francoforte ha respinto la testimonianza di Klein contro Sonja e gli altri come non credibile nel suo studio nel 2000 (e ancora, le sue affermazioni sono state ripetute nel processo del 2012 contro Sonja). Un tribunale francese aveva respinto la richiesta di estradizione a quel tempo, e dopo la pubblicazione di una cauzione di poche centinaia di euro, sia stato permesso a entrambi di rimanere in Francia. Tuttavia, i pubblici ministeri tedeschi hanno presentato un mandato di cattura “europeo” contro i due combattenti nel 2007, e le autorità francesi hanno deciso di approvarlo nel 2010.

Dopo 33 anni di esilio in Francia, nel Settembre del 2011 Sonja Suder (79enne) e Christian Gauger (71enne) sono stati estradati in Germania e consegnati alla giustizia. Sonia è stata imprigionata, mentre Christian è diventato ostaggio fuori delle mura, a condizioni restrittive. Entrambi hanno più volte negato ogni collaborazione con “la sicurezza di Stato” tedesca.

Ora che i primi sei giorni del processo contro Sonja e Christian sono trascorsi, esso risulta essere -come previsto- una condanna politica premeditata di entrambi gli imputati e il passato militante dei gruppi autonomi, che hanno combattuto contro il terrorismo dell’energia nucleare, la gentrificazione e il terrorismo di stato degli anni ’70 in Germania e non solo.

Giorno dopo giorno, l’accusa costruita dimostra di essere una farsa vendicativa. Inoltre, gli avvocati della difesa sono certi che i giudici abbiano preso la loro decisione sulla colpevolezza degli imputati, dato che la Corte ha accolto un tale breve accusatorio, in primo luogo. Quindi, prima ancora che il processo iniziasse, la difesa ha presentato una mozione per il rifiuto dei giudici presenti per motivi di distorsione.

Sonja e Christian meritano una solidarietà internazionale e incondizionata per aver rifiutato qualsiasi forma di cooperazione con le autorità da anni. Anche se questo significa di rimanere a lungo in prigionia e in difficili condizioni di vita, sono fermi al loro costante rifiuto di dare una confessione.

Striscione in Piazza Exarchia, Atene: “Ogni cuore è una Cellula Rivoluzionaria – Solidarietà con Sonja e Christian”

Prima sessione del processo

Venerdì, 21 Settembre 2012, il processo contro Sonja Suder e Christian Gauger è iniziato alle 9 in una piccola sala di massima sicurezza della Corte Federale di Francoforte.

In precedenza, un raduno si è tenuto di fronte al palazzo di giustizia, con quasi 100 partecipanti. Ci sono stati discorsi, musica e “palloncini di solidarietà” che salivano verso il cielo, auspicando la libertà e la felicità di entrambi gli accusati. Dei solidali -tra di loro attivisti provenienti dalla Francia che hanno lottato per molti anni contro l’estradizione dei due compagni- hanno portato dei striscioni e scandito slogan per protestare contro questo metodo di giustizia politica che lo stato tedesco rappresenta.

Quando Sonja e Christian sono entrati in aula, prolungati applausi sono risuonati da parte del pubblico. Tutti i 70 posti a sedere erano occupati, molti hanno dovuto aspettare fuori a causa della mancanza di spazio. Un pannello di vetro separava gli spettatori dai compagni.

Quando il presidente della corte ha convocato i accusati, i loro difensori sono intervenuti con una seconda mozione di ricusazione dei giudici per pregiudizio, sulla base delle dichiarazioni ottenute illegalmente dal gravemente ferito Hermann Feiling e la testimonianza inattendibile di Hans-Joachim Klein.

Durante il giorno successivo del processo, la corte ha respinto le proposte della difesa, dicendo che l’argomentazione giuridica non era ancora iniziata.

Scandali giudiziari accompagnano il processo

Fin dall’inizio, il procedimento giudiziario è stato molto tenace. Le sessioni sono state spesso interrotte dalla corte per discussioni segrete. Le domande sono state pre-esaminate e ogni processo è stato pianificato in anticipo.

Il terzo giorno del processo è stata interrotto perché le persone disabili in sedia a rotelle non hanno avuto accesso e il microfono non era ancora funzionante.

Il quarto giorno del processo Hermann Feiling è stato chiamato a testimoniare. Il suo avvocato ha spiegato che Feiling non apparirà. Ha presentato un certificato medico, che spiega il suo enorme rischio per crisi epilettiche in situazioni di stress. Così, il testimone non poteva essere esaminato di persona a causa del disturbo post traumatico da stress. L’accusa, per la paura di perdere una colonna centrale dell’accusatorio, ha chiesto disperatamente all’avvocato sull’origine della bomba. In quel momento la difesa è finalmente intervenuta, dato che questo interrogatorio era tanto speculativo in quanto le accuse di questo caso politico.

Il quinto giorno del processo S. è stata chiamata a testimoniare ed è entrata in aula. Il suo avvocato ha chiesto di testimoniare legalmente in nome del suo cliente, ed ha dichiarato che lei aveva accettato la sua ex condanna nel 1982, sulla base delle presunte testimonianze di Hermann Feiling, solo perché voleva che Feiling evitasse le ulteriori prosecuzioni della procedura. Lei crede ancora fermamente che egli non era in condizione di sottoporsi a interrogatori e intende fare appello al suo caso.

Il pubblico ministero ha chiesto la sua testimonianza. La difesa ha sollevato una mozione ed ha affermato che S. non deve testimoniare in tribunale, dato che lei cerca una revisione del suo caso per l’interrogatorio inammissibile di Feiling. Non sorprende che il giudice si è schierato con la percezione del pubblico ministero ed ha respinto la richiesta della difesa per il rifiuto di testimoniare. Il testimone ha insistito per la sua decisione. Grazie al suo rifiuto, il giudice che presiede l’ha minacciata con una multa ed una detenzione* coercitiva che può arrivare fino ad un anno e mezzo. Il testimone, però, ha mantenuto una posizione ferma.

L’accusa ha chiesto una multa di 800 euro (o, in alternativa, otto giorni di reclusione), così come la sua detenzione coercitiva, ritenendo S. “colpevole per convinzione”. L’avvocato del testimone ha sostenuto che la dichiarazione di Feiling non avrebbe dovuta essere usata e presa in considerazione anche nel caso del suo cliente. Lui e gli avvocati della difesa, che lavorano in modo indipendente gli uni dagli altri, sono chiaramente d’accordo che le testimonianze forgiate di Feiling non possono essere tenute come valida in qualsiasi tribunale. Tuttavia, il giudice ha rifiutato di consultare un perito ed ha cercato di procedere con l’esame delle cosiddette “testimonianze” di Hermann.

Questa situazione è diventata insopportabile per alcuni spettatori. Parte del pubblico ha lasciato l’aula protestando ad alta voce. Il giudice ha indicato uno spettatore ed ha richiesto un controllo di identificazione. Ha interrotto il processo. Circa dieci minuti dopo, è arrivata la polizia ed ha chiesto ad una spettatrice di seguirla. Dopo che lei abbia rifiutato ed abbia chiesto di sapere il motivo, un poliziotto in borghese la prese con la forza e la spinse fuori dalla stanza. Le persone del pubblico si sono lamentate per le misure oppressive, ma la polizia ha rafforzato i controls dell’identificazione comunque, in mezzo ad un clima aggressivo ed una tensione costante.

Le condizioni di Sonja e Christian

Lo stato di salute di Christian si è deteriorato da qualche giorno. Il sesto giorno della prova è stato annullato a causa della sua malattia (mentre l’audizione del 19 Ottobre è stata riprogrammata pure). Uno dei suoi amici ha commentato che Christian soffre molto dal procedimento giudiziario e dallo stress associato.

Nonostante tutto, Sonja sembra essere in una condizione di buona salute. In particolare, sembrava molto felice quando ha visto gli amici dalla Francia. I solidali le hanno dato una notevole forza per rimanere fedele ai suoi ideali e resistere a questa farsa, che è seguita anche dai media sensazionalistici. Quando Sonja entrò in aula quel giorno, un fotoreporter insisteva a prendere la sua foto. Anche se l’avvocato gli ha chiesto di mantenere le distanze, questo idiota con la macchina fotografica non l’abbia lasciano in pace, in modo che Sonja si è dovuta nascondersi dietro le spalle del suo difensore per alcuni minuti per evitare il giornalista.

Il processo è stato aggiornato per il 30 Ottobre.

Fanculo al processo farsa! Libertà per Christian e Sonja!
Forza e solidarietà da ogni cellula rivoluzionaria nei nostri cuori!

LIBERTÀ PER CHRISTIAN & SONJA

Per ulteriori informazioni e aggiornamenti, seguire il blog dei compagni che controllano questo processo (in tedesco) – Kontakt [aet] verdammtlangquer.org

* Beugehaft: detenzione coercitiva o reclusione per oltraggio, applicata al fine di costringere la gente a fare qualcosa contro la loro volontà, ad esempio per pagare una multa o per rispondere a domande di interrogazione in materia di una terza persona.

Atene: Volantino contro la repressione rilasciato dall’assemblea popolare aperta di Peristeri

“Se non resisteremo in ogni quartiere, le nostre città diventeranno prigioni moderne”

20 Ottobre

NON CI IMBAVAGLIANO, NON CI TERRORIZZANO

Mercoledì, 26 Settembre, giornata di sciopero generale, migliaia di persone hanno protestato contro le prossime dure misure contro i lavoratori, che porteranno ad un ulteriore impoverimento nella nostra vita.

Dalle prime ore del mattino, pesanti forze della polizia hanno attaccato, senza che avvenisse alcun incidente prima, i pre-raduni delle assemblee popolari dei quartieri di Aghios Dimitrios (Brachami), Vyronas-Kaisariani-Pangrati e Zografou, impedendo la loro partecipazione al corteo dello sciopero nel centro della città e la detenzione di decine di persone. In particolare, a Zografou le persone sono state perseguitate, inseguite e picchiate dalle forze repressive che hanno diffuso il terrore nel quartiere. Un totale di 20 fermi sono stati effettuati solamente a Zografou, di cui 12 sono stati diventati arresti, compresi anche dei minorenni (studenti).

Nella manifestazione dello sciopero, le forze repressive hanno picchiato selvaggiamente i manifestanti, hanno sparato troppi lacrimogeni di gas, ed hanno fatto un totale di 129 fermi e 22 arresti, attuando in tal modo un ben orchestrato piano per disperdere la folla.

Quello stesso pomeriggio, decine di persone si sono radunate di nuovo in Piazza Gardenias a Zografou, dove sono state oggetto di vessazioni da parte dell’unità della polizia motorizzata DELTA e gli squadroni dell’anti-sommossa MAT senza previa provocazzione.

La repressione dello Stato è continuata durante il periodo successivo, con una serie di iniziative volte a prevenire qualsiasi attività militante all’interno del movimento antagonista.

Il 30 Settembre, nel corso di un moto-corteo antifascista nel centro di Atene, le unità della polizia motorizzata DELTA hanno aggredito e picchiato alcuni dei manifestanti. Il risultato è stato l’arresto di 15 antifascisti (uomini e donne), che sono stati torturati mentre stavano sotto la custodia della polizia e sono stati rilasciati su cauzione, accusati di reati.

Il 1° Ottobre, durante un raduno di solidarietà nei tribunali di Evelpidon, i partecipanti sono stati inseguiti e picchiati dalla polizia nella zona circostante. Su 25 solidali che sono stati arrestati, 4 persone sono state accusate e tenute nel quartier generale della polizia.

Nello stesso tempo, molte scuole superiori in tutta la Grecia sono sotto l’occupazione da parte degli studenti che lottano per una educazione veramente libera, e sono state attaccate dalle autorità. In particolare, in data 2 Ottobre, poliziotti in uniforme e poliziotti in borghese hanno invaso il cortile della Prima Scuola Pubblica Superiore di Holargos, e non hanno esitato a schernire e ferire gli studenti della scuola, nel tentativo di rompere l’occupazione.

Il 4 Ottobre, i lavoratori dei cantieri navali che rimangono non pagati per sei mesi ormai, e inoltre lottano contro l’attuazione della rotazione delle mansioni nei cantieri di Skaramaga, hanno fatto irruzione nel Pentagono (sede del Ministero Greco della Difesa), al fine di chiedere i loro salari maturati. Sono scoppiati dei scontri diretti, dopo che sono stati trattati con una feroce repressione con l’uso di lacrimogeni. I squadroni dell’anti-sommossa hanno effettuato 107 fermi e 12 arresti.

Lo stesso giorno (4/10), nel corso di un’altro raduno di solidarietà nei tribunali di Evelpidon per i 15 antifascisti arrestati (del moto-corteo del 30/9) la polizia anti-sommossa ha esercitato una repressione brutale, con il conseguente ferimento di diversi solidali.

Nelle prime ore del 8 Ottobre, mentre il centro dei sistemi informativi dell’Ente Pubblico dell’Energia (DEI) è stato occupato dai dipendenti affiliati al sindacato dei lavoratori GENOP-DEI, 18 persone sono state arrestate.

La mattina dello stesso giorno (8/10), nel corso di una protesta dei lavoratori dell’ospedale psichiatrico “Dromokaiteio”, la polizia ha arrestato tre membri del consiglio degli amministratori del sindacato.

Il 9 Ottobre, lo Stato ha dimostrato la tolleranza zero, vietando le manifestazioni e i raduni di persone nel centro di Atene, impiegando cecchini ed elicotteri della polizia, una condizione che non può che risvegliare i ricordi di un regime di giunta. Attivisti sono stati arrestati nelle loro case e interi collettivi sono stati presi in ostaggio dal luogo del loro incontro. La gente riunita, nel centro, è stata dispersa e picchiata dai squadroni MAT e dalle squadre dei motociclisti della DELTA e DIAS. Un totale di 217 fermi e 24 arresti sono stati effettuati.

Giovedì, 18 Ottobre, giornata di sciopero generale, le unità repressive hanno fatto un uso eccessivo di forza e d’uso massiccio di prodotti chimici e granate stordenti. Come risultato di questo attacco dei manifestanti sono stati gravemente feriti, 107 persone sono state fermate e 7 manifestanti sono stati tenuti in custodia dalla polizia, con gravi accuse. Durante la manifestazione dello sciopero un manifestante ha perso la vita, era un lavoratore dei cantieri navali, disoccupato dal 2006, e partecipava al corteo con il blocco del PAME.

In 23 giorni, sono stati effettuati un totale di 585 fermi e 105 arresti.

Ancora una volta, la vendetta dei meccanismi di repressione si esaurisce nelle misure esemplari contro chi resiste e combatte, applicando reati a così tante persone, anche per possesso di una semplice maschera chirurgica, e rilasciando fotografie e dati personali di manifestanti arrestati nei media del regime.

LE LOTTE SOCIALI NON POSSONO ESSERE IMPRIGIONATE O INCRIMINATE
NESSUNA AZIONE PENALE CONTRO I COMBATTENTI ARRESTATI
LA RESISTENZA COLLETTIVA È LA NOSTRA FORZA
LA SOLIDARIETÀ E LA NOSTRA ARMA

ASSEMBLEA POPOLARE APERTA DI PERISTERI
Ogni Lunedì e Giovedì in Piazza Dimarchiou ore 20.00

Atene: Aggiornamento sugli arrestati dello sciopero generale del 18/10

19 Ottobre

Nel corso del procedimento giudiziario del Venerdì, i sette manifestanti arrestati (ancora in stato di custodia) sono stati portati nei tribunali di Evelpidon “scortati” dai poliziotti della Questura.

Mentre aspettavano fuori dall’ufficio del pubblico ministero, accanto ai loro parenti ed avvocati, la madre di uno degli arrestati ha voluto abbracciare suo figlio. Tuttavia, una poliziotta dell’ufficio del pubblico ministero ha immediatamente spinto la madre, dicendo che qualsiasi contatto fisico è proibito.

Quando il figlio ha protestato, una delle guardie maschili della Questura l’abbia rimproverato. La persona arrestata ha protestato ancora una volta, con più rabbia, e il poliziotto stesso abbia estratto la sua pistola agitandola minacciosamente verso di lui! Tutti i partecipanti si sono bloccati alla vista dell’arma. Tuttavia, gli arrestati sono iniziati ad urlare infuriati, con uno degli avvocati della difesa che abbia fortemente rimproverato la guardia, prima di entrare nel ufficio del pubblico ministero per protestare formalmente sulla condotta del poliziotto. Il procuratore è stato, non sorprendentemente, infastidito dalle osservazioni dell’avvocato e abbia completamente ignorato l’incidente.

Un’altro raduno di solidarietà nei tribunali di Evelpidon (edificio 9) è stato chiamato per Lunedì mattina, 22 Ottobre, alle ore 11:00, quando i sette arrestati passeranno dal giudice istruttore (interrogante). Si deve sottolineare che almeno cinque di loro sono minacciati con accuse penali aggravate.

Tutti i sette arrestati sono stati ripresi al quartier generale della polizia di Atene, dove saranno rinchiusi fino il Lunedì. È di grande importanza che le persone che abbiano partecipato alla manifestazione dello sciopero del 18/10 inviano a imc-athens-editorial@lists.indymedia.org eventuali foto, video o materiale audio, che possono risultare utili per la loro difesa legale.

Maggiori informazioni (in greco) qui: i, ii

Bulgaria: Brutalità della polizia in centro di detenzione nei confronti dei profughi provenienti dalla Siria

Il 16 Ottobre 2012, otto siriani richiedenti asilo sono stati brutalmente picchiati dalla polizia nel centro di detenzione per stranieri nella città di Lyubimets, nei pressi dei confini bulgaro-turchi.

Lo stesso giorno, un prigioniero aveva cercato di ottenere informazioni dalle guardie umane della prigione circa la sua richiesta di essere rispedito in Turchia. Le guardie hanno risposto con la violenza. Quando i co-detenuti hanno tentato di fermare la rissa, sono stati immediatamente picchiati.

In totale, otto persone sono state picchiate brutalmente con manganelli della polizia. Ognuno di loro è stato picchiato da tre poliziotti. Dopo l’attacco della polizia, i richiedenti asilo sono stati posti in isolamento, dove rimangono fino ad oggi (19 Ottobre). Non vi è alcun aggiornamento sullo stato della loro salute, dal momento che non permettono ad alcun solidale di parlare con loro. L’unica informazione nota è che un prigioniero abbia rotto un braccio.

Le richieste dei rifugiati detenuti sono:
– Indagine immediata per la brutalità della polizia nei centri di detenzione degli stranieri in Bulgaria.
– Punizione delle guardie di polizia che hanno partecipato ai pestaggi.
– Trasferimento immediato di tutti in centri di accoglienza e di tranferimento in Bulgaria.
– Informazioni sui diritti dei richiedenti asilo e rifugiati in Bulgaria.
– La conformità con gli impegni assunti dallo Stato bulgaro per i rifugiati e il diritto internazionale umanitario.

Contatto con il gruppo di solidarietà : solidarity.immigration @ gmail.com

fonte

Città del Messico: Intervento di solidarietà in diverse ambasciate il 28 Settembre

Nel contesto delle giornate di mobilitazione e di solidarietà internazionale con i compagni rapiti in tutto il mondo, dal 21 al 30 Settembre, una manifestazione anti-repressiva è stato chiamata a mezzogiorno del Venerdì 28 Settembre nella Città del Messico.

La manifestazione anarchica ha fatto visita alle ambasciate di diversi Stati in cui sono detenuti dei compagni, così come al corpo rappresentante del governo di Guanajuato, dato che Braulio Durán è imprigionato in León.

Al di sotto alcuni momenti dall’intervento anti-carcerario.

Sede centrale della rappresentazione del governo di Guanajuato:

Libertà al Braulio Durán

“Questo è il modo con qui esprimo la mia solidarietà:
– Con passo sicuro che non va indietro prima di tutto e con un sorriso luminoso
– Con un cuore d’amore che viene messo a nudo davanti a un compagno
– Con una mano tenera e l’altra armata
È così che esprimo la mia solidarietà: vincendo in ogni battaglia una somma di libertà preziosa”
Gabriel Pombo Da Silva

Libertà ai prigionieri!

Ambasciata $ilena:

Libertà ai prigionieri anarchici – Morte allo Stato

Ambasciata indonesiana:

Pareti e bare non abbasserano le nostre proteste e desideri – Solidarietà e rivoluzione sociale

Scorta di polizia

Ambasciata svizzera:

Libertà ai prigionieri anarchici

Ambasciata greca:

Giornata anti-carceraria – Solidarietà con i prigionieri anarchici

Ambasciata italiana:

Libertà a Stefano Fosco

Fonte / Altre foto: ABC Messico via Liberación Total

Atene: Rivendicazione di responsabilità per gli attacchi incendiari in solidarietà con tutti i compagni processati per il caso CCF

Un giorno, tutto dovrà essere giocato testa o croce, in stile Western, sarà deciso con un duello nella strada principale : loro o noi. Di fronte a questa solitudine, la “città privata” di ognuno crea le sue simpatie…
(Paco Ignacio Taibo II, “Stessa città stessa pioggia”)

I nostri cuori e le nostre menti sono con quelli che hanno preso la Decisione tra due respiri (come vengono prese tutte le grandi decisioni in ogni caso), con quelli che stavano sulla ‘Strada Principale”, in un duello in cui solo i perdenti non sono coinvolti, esattamente dove teniamo il nostro posto e creiamo solidarietà.

Solidarietà con i nove membri dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco
e gli co-imputati nello stesso caso

Solidarietà con i fuggitivi Yannis Michailidis e Dimitris Politis

Quindi, vorremmo dedicare le seguenti azioni incendiarie a loro:
∙ In due bancomat della filiale della Banca Nazionale della Grecia di Maroussi,
∙ Un bancomat della filiale di Eurobank in Via Trion Ierarchon nella zona di Ano Petralona,
∙ Un bancomat di una filiale della Post Bank in Vyronas,
∙ un veicolo della società di sicurezza privata “G4” in Via Aghiou Antoniou nella zona di Ano Patissia,
∙ uno veicolo statale in Via Lamias a Glyfada.

TUTTO CONTINUA. . .

fonte

Grecia – Patrasso: LA PASSIONE PER LA LIBERTÀ È PIÙ FORTE DI TUTTE LE PRIGIONI!

I quattro compagni arrestati sono stati rilasciati!

Momenti dalla liberazione degli compagni dal tribunale:

Nei slogan si sente:
“La solidarietà è la nostra arma, guerra alla guerra dei padroni”
“La passione per la libertà è più forte di tutte le prigioni!”

La mattina presto del Lunedì, 15 Ottobre, quasi 150 compagni hanno marciato dall’occupazione Parartima e sono arrivati di fronte ai tribunali di Patrasso circa alle 8.30, per mostrare il loro sostegno di fatto ai quattro compagni che si sono tenuti in custodia dal 11 Ottobre e minacciati con accuse gravi a causa della falsa testimonianza dei fascisti.

Dalle 11.30, sotto una pioggia battente, il numero dei solidali al di fuori del palazzo di giustizia era più di 400. I quattro arrestati (tre adulti e un minorenne), si sono presentati al giudice istruttore e al pubblico ministero. L’ultimo ostaggio è stato liberato verso le 15.00pm. Sono stati tutti rilasciati sotto condizioni restrittive, in attesa del processo, vale a dire il divieto di uscire dal paese e l’obbligo di firmare in una stazione di polizia locale, una volta al mese (al minorenne è stato ordinato di presentarsi a un addetto alla sorveglianza giovanile).

I compagni non sono rimasti soli nemmeno per un momento. Prima della loro udienza, raduni di solidarietà hanno avuto luogo al di fuori della sede della polizia di Patrasso, affissioni e distribuzioni dei testi sono stati effettuati nei quartieri della città. Inoltre, il Sabato 13 Ottobre lo studio del canale televisivo locale “Super B” è stato occupato da anarchici / antiautoritari da collettivi diversi, che hanno protestato contro l’attacco fascista nella piazza di Psila Alonia il 11/10 e l’arresto dei quattro compagni in un’altro luogo. Ecco il video che è stato proiettato dal vivo, interrompendo il telegiornale delle 20:30, con una dichiarazione del collettivo Perasma (“Passaggio”, dall’occupazione Maragopouleio):

http://www.youtube.com/watch?v=MjWOBHElQug

Fonti: Radio Libera Occupata di Patrasso (Radio Katalipsi) 93.7FM,
Gruppo Anarchico Dysinios Ippos (“cavallo imbizzarrito”), Indymedia Atene

ABBASSO I FASCI! LA SOLIDARIETÀ È LA NOSTRA ARMA!

Grecia: Testo del compagno Gustavo Quiroga González, imprigionato dallo sgombero dell’occupazione Delta a Salonicco

Ci auguriamo che potete aiutarci a diffondere la notizia.

Il 12 Settembre, alle 6.30, il centro sociale occupato “Delta” occupato è stato sfrattato. In passato, questo edificio fungeva da residenza universitaria dell’Instituto dell’Educazione Technologica “Alexandreio” di Salonicco, e fu occupato dal 2007. Durante lo sfratto, dieci di noi siamo stati arrestati dopo aver subito l’aggressione degli agenti della polizia. I sbirri hanno distrutto tutto quello che potevano mettere sulle mani (arredi, finestre, lampade, lavandini, e così via) ed hanno distrutto tutto quello che era possibile in meno di mezz’ora, mezz’ora di ricreazione per loro.

Siamo stati tutti condannati a pene detentive sospese e tre anni di libertà vigilata, ed abbiamo fatto appello alla sentenza. Oltre a questo, sono stato condannato a otto mesi in più degli altri ed ad una multa di € 3.200 per il possesso di documenti di viaggio falsi, senza che sia stata una perizia per verificare tale affermazione. Successivamente è iniziato un incubo di oppressione contro di me. Mi hanno portato al centro di trasferimento del carcere, in un reparto di detenzione per stranieri, che è praticamente una CIE-centro di detenzione per immigrati, dove il processo della mia deportazione cominciò perché, secondo le stime della polizia, sono un pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza della società greca.

Tre giorni dopo la mia condanna, è stato evidenziato da una perizia della polizia che tutti i miei documenti sono autentici. Anche dopo che questo sia successo si sono rifiutati di darmi indietro i miei documenti autentici e legali e mi tengono imprigionato fino a questo giorno, in condizioni disumane e umilianti, ed ora i poliziotti mettono tutto il loro sforzo per espellermi in Colombia, un paese in cui non ho nessun collegamento di sorta. Ancora non so cosa succederà, ma sono stato incarcerato in questa struttura (in Diavata) dal 15 Settembre, e non accetto la mia espulsione in Colombia. Per il momento, sto aspettando una soluzione e rimango dietro le sbarre.

Alcune parole sulle condizioni della mia detenzione

È ampiamente noto che le carceri i vari Stati europei hanno celle di isolamento, al fine di sedare qualsiasi reazione rivoluzionaria, che servono come una sorta di punizione per detenuti che non rispettano le regole della prigione. Ogni paese ha il proprio sistema. In Spagna, per esempio, c’è il regime di “FIES-sistema interno di sorveglianza speciale”, in Germania le “celle bianche”, ecc. Ogni paese ha il suo, alcuni un po più crudeli degli altri, ma tutti disumani.

Che cosa abbia tutto questo a che fare con i campi di immigrazione? I vari Stati utilizzano pratiche simili per il funzionamento di questo incubo. Solo per la cronaca, ecco alcuni esempi: quando sei in isolamento non si ha alcun tipo di contatto con gli altri detenuti, mentre in un centro di detenzione degli immigrati si sta isolati dagli altri e si sta solo in contatto con 16-17 persone che sono nella stessa cella.

In isolamento non è possibile ricevere delle visite, in un centro di detenzione immigrati la maggior parte dei detenuti non hanno nessuno a far loro visita. In cella di isolamento si ha il diritto di aria fresca per qualche minuto ogni giorno, in un centro detenzione immigrati si sono rinchiusi in cella 24 ore al giorno. Quando si è messo in cella di isolamento è perché hai creato alcuni problemi per il sistema penitenziario, per essere messo in un centro di detenzione immigrati, tutto ciò che serve è quello di essere senza un pezzo di carta che dice che sei legale. In isolamento, ti danno cibo merda, e nel centro di detenzione immigrati si deve pagare per questo! Quando si è nell’isolamento almeno si ottiene un letto, mentre nel centro di detenzione il pavimento è il tuo letto. Potrei continuare con altri esempi, ma la conclusione è la stessa: entrambi sono crudeli.

Nel centro di detenzione per immigrati di Salonicco, ci sono persone che hanno trascorso diversi mesi in una cella, dove una persona può fare dieci passi avanti, dieci passi indietro, e tornare al punto in cui hanno iniziato – si tratta di una vera e propria gabbia. Tutto questo crea problemi fisici e psicologici. I giorni ed i mesi passano senza vedere il sole o sentire il vento. Questi sono mesi in cui si vive senza sapere quello che succede fuori dalle mura, dal momento che le guardie mettere esclusivamente programmi TV di merda, come se fosse vietato vedere i telegiornali. Questo è evidentemente un’altra forma di controllo e mantenimento dell’ordine in questa prigione infernale. Altri problemi comprendono tutti i tipi di malattie, problemi di tossicodipendenza e di condizioni psichiatriche che si generano qui o esistevano in precedenza e qui peggiorano solamente.

Il sistema digestivo soffre dai prodotti che vengono venduti qui (panini, caffè, coca-cola, ecc.) Ci sono persone che hanno bisogno di una dieta specifica che sia impossibile seguire qui, altri non hanno bevuto niente di caldo per mesi.

La cosa peggiore è vedere che i detenuti (nonostante tutto quello che hanno sofferto) pensano che meritano tutto quello che sta accadendo a loro dal momento che sono clandestini in Europa, e questo è il risultato della propaganda delle guardie carcerarie. E ci sono persone come me che, che anche se non siamo clandestini nel paese, siamo sottoposti ad ogni tipo di accusa in modo che ci possano buttare fuori dall’Europa, usando ogni trucco sporco possibile.

Essi chiamano terroristi tutti coloro che la pensano come me. Il terrorismo è l’attacco contro il capitalismo, il loro terrorismo è la distruzione di migliaia di vite sotto l’egida della democrazia. La Democrazia e il Capitale ci imprigionano come animali, torturandoci fisicamente e psicologicamente.

Ovviamente, non mi limito a criticare i politici, ma anche chi abbia votato per loro.

I vostri voti contribuiscono a far rimanere migliaia di persone ancora in quella situazione. I vostri voti legalizzano la tortura, contribuiscono al mantenimento dei centri di detenzione, e al sistema statale di oppressione. Siete voi chi abbiate la colpa, che adottate il ruolo del morto vivente e collaborate con il sistema democratico. Suppongo che quando stare leggendo questo messaggio vi butterete via alla pattumiera. Proseguirete con la libertà falsificata, ignorando ciò che sta accadendo intorno a voi.

Procederete a programmata la vita a casa- lavoro, casa, lavoro- e nel tempo libero spenderete quel poco tempo che il vostro capo vi “dà” per otto o dieci ore di lavoro al giorno. Dov’è la vostra libertà? È in un supermercato? Acquistare il marchio del shampoo che vi piace e decidere se acquistare la coca-cola o l’aranciata? O nella droga su cui spendete i vostri soldi? Quando si pensa in questo modo, ci si dimentica che si sta svendendo la sua vita.

Per riassumere, si è un anello della catena del consumo, che sia ciò che vogliono i nostri oppressori, e questo è il modo in cui percepiscono la nostra esistenza, in termini di consumo e del potenziale produttività. Tu, che dici che la parola democrazia è tutto sulla libertà, menti a te stesso – sei un ipocrita! E quando sostieni che preferisci la democrazia alla dittatura la mia risposta è: vuoi un calcio alla schiena o un pugno in bocca? Se sei anche un po intelligente, spero che capirai questa metafora.

PER LA DISTRUZIONE DELL’APPARATO STATALE REPRESSIVO
PER LA DISTRUZIONE DI TUTTI I TIPI DI CARCERI
PER LA DISTRUZIONE DELLA DEMOCRAZIA E DEL CAPITALE

Anarchia qui e adesso

Gustavo Quiroga
Immigrato anarchico dai CIE di Salonicco

in spagnolo / greco / inglese

Grecia : Un paio di note sull’arresto dell’anarchico Anastasios Theofilou

1.
Nell’attuale fase di “sviluppo” del capitalismo, il lavoro non è un diritto o un ricatto. Il lavoro è un privilegio. Per chi è lontano dal benessere materiale e spirituale della società del Capitale, il solo
modo per sopravvivere è il “crimine”.

Ed il crimine ha molte forme, molti significati e molte versioni. Contrapponendoci al significato tipico dei media, non dovremmo accettare la legge come limite tra etico e non-etico. Buono e cattivo. Giusto e sbagliato. Né, ovviamente, dovremmo cambiarne ingenuamente il segno utilizzando il crimine come limite tra ciò che è rivoluzionario e ciò che non lo è.

Occorre fare i conti col crimine con calma, andando oltre etica e romanticismo, come un’attività sociale in più le cui caratteristiche individuali ne definiscono l’importanza. In poche parole, un criterio della nostra critica deve controllare se un’attività, illegale o legale – questo non ci riguarda-, serve gli interessi personali della gente della nostra classe, o il progetto d’emancipazione della nostra classe dalla classe dei padroni e dei manager del Capitale. La classe, vale a dire, che ora si limita a strapparci con modi da rapinatori la nostra sola merce, la nostra forza lavoro, ma (peggio ancora) che ci priva della possibilità di venderla.

2.
Sono accusato di una rapina finita in tragedia. Non voglio menzionare questi incidenti finché non ne so niente, eccezion fatta per quanto passano le lenti deformanti dei media. Per un cittadino, cercare di difendere i soldi di un’istituzione, la di cui avidità ha portato i 2/3 dell’umanità alla povertà, è certamente qualcosa di assurdo.

Questo non significa che la risposta è ucciderlo. Non conosco le circostanze e dunque non posso sapere se si è trattata di un’esecuzione a freddo o di uno scontro finito ai proiettili. Mi piacerebbe credere, anche stando alle testimonianze dei testimoni, a quest’ultima situazione.

In ogni caso, una persona è morta. Una persone che se avesse pensato anche solo per pochi secondi a cosa stava per fare, avrebbe potuto cambiare idea e da persecutore sarebbe passato ad essere un sostenitore dei rapinatori.

Ma è morto e non può difendersi. Né da alcuni compagni che danno caratterizzazioni che non si addicono ad un morto, né soprattutto dai ladri di tombe dei reparti anti-terrorismo e dei media che hanno dato luogo ad un balletto sul suo corpo, per puro servilismo politico.

Sono un anarchico comunista. Amo la vita e la libertà. Lottiamo per abbattere le galere che opprimono al loro interno centinaia di vite. Lottiamo per la visione della liberazione sociale. Lottiamo per la liberazione della nostra classe dall’autorità del capitale.

27/9/2012
A. K. Theofilou
2° braccio della prigione di Domokos

fonti : i, ii

Grecia: Infuria la guerra antifascista nella città di Patrasso; quattro compagni arrestati e minacciati con accuse gravi

È NECESSARIO CAPIRE IL FASCISMO – NON MORIRÀ DA SOLO; DISTRUGGILO

La mattina del Lunedì, 1° Ottobre è stata effettuata un’altra operazione di polizia sotto il nome di “Xenios Zeus” nei confronti degli immigrati e dei rifugiati, questa volta nella zona portuale di Patrasso. C’era massiccia presenza della polizia nella città dal giorno prima, tra cui squadroni anti-sommossa da Atene e da altre città, così come l’ispettore di polizia generale del sud della Grecia.

Anarchici e solidali si sono riuniti all’occupazione Parartima, nel centro della città, cercando di mantenere uno spazio aperto di resistenza e di accoglienza per gli immigrati perseguitati, mentre hanno anche effettuato delle azioni di contro-informazione contro il pogrom razzista in atto. Un’assemblea per il coordinamento delle azioni si è tenuta la sera dello stesso giorno nell’occupazione, fino quel ora, compagni di Patrasso hanno segnalato centinaia di arresti di immigrati privi di documenti o meno.

Anarchici ed altri antifascisti hanno realizzato azioni di solidarietà contro la caccia agli immigrati e i rifugiati, come ad esempio un moto-corteo, raduni di contro-informazione nelle piazze, distribuzione di opuscoli nei mercati all’aperto, insieme con la creazione di uno spazio di accoglienza all’occupazione Parartima per tutti gli perseguitati. Nello stesso tempo, hanno chiamato per una grande manifestazione.

Il 2 Ottobre, circa 350 compagni sono scesi nelle strade di Patrasso, per una manifestazione serale che durò più di due ore, passando attraverso diversi quartieri. Sullo striscione principale si leggeva “Contro l’operazione fascista “Xenios Zeus” – Solidarietà con gli immigrati” e tra gli slogan cantati era incluso anche il seguente: “La povertà, la miseria, il cannibalismo, questo è la crisi e il capitalismo”.

Il 4 Ottobre, il seguente testo è stato rilasciato (in greco) da diversi immigrati in occasione degli eventi in corso a Patrasso (e altrove):

“Siamo un gruppo di immigrati che abbia deciso di scrivere questo testo come un messaggio per i Greci, e quindi come appello alla solidarietà a causa dei problemi che stiamo affrontando. Abbiamo lasciato le nostre terre per molte ragioni diverse, come le guerre, la povertà, l’oppressione, il fascismo. Siamo venuti qui con il desiderio di recarsi in Europa, sognando per il futuro.

In Grecia, con la crisi, stiamo affrontando la disoccupazione e non abbiamo i documenti che ci permettono di lavorare legalmente. Non abbiamo ciò che è necessario per tirare avanti, come il cibo, le cure mediche, un riparo. La legittimità del partito fascista, e il fatto che ogni giorno diventa più numeroso, causa problemi nella nostra vita. Siamo attaccati da alcuni poliziotti che sono nello stesso tempo dei fascisti. Anche gli immigrati che hanno ottenuto il cartellino rosso (permesso temporaneo di soggiorno per i richiedenti d’asilo) non possono esercitare i loro diritti legittimi. I diritti umani non sono rispettati, e molti immigrati perdono la vita nel tentativo di attraversare le frontiere o vivere per le strade. Sappiamo bene che, per quanto il fascismo in Grecia esiste, esistono anche persone buone che sanno cosa significa la vita umana.

Oggi, in questo momento, lo Stato applica l’operazione “Xenios Zeus” qui a Patrasso. Nell’ambito di questa operazione di polizia, che raccoglie gli immigrati in pochissimo tempo con “azioni di pulizia”, 300 immigrati sono stati catturati ieri e portati nei campi di concentramento nei cui sono rinchiusi come in una prigione. Oggi, chiediamo alla popolazione locale, che sa ciò che la vita e la libertà significa, di mostrarci solidarietà al fine di fermare questa operazione disumana. Abbiamo avuto molti problemi nel nostro paese, e ci troviamo di fronte a numerose ingiustizie, leggi fasciste e disumane fino a questo giorno.

Non ne possiamo più. Grazie per il vostro interesse. ”

Seguendo questi sviluppi da vicino, compagni hanno cercato di non lasciare le detenzioni di massa degli immigrati, né la minaccia nazista senza risposta. Anche se gli attivisti hanno mandato un chiaro messaggio di resistenza e prontezza di reagire, le loro proteste istantanei non sono stati in grado di fermare un meccanismo di stato che rapisce con violenza le persone ovunque si trovino. Tuttavia, le bande parastatali in attesa di attaccare le persone indifese-con la partecipazione amichevole della polizia greca- sono state ostacolate in larga misura dalla presenza costante degli antifascisti per le strade.

Nelle prime ore del Giovedì, 11 Ottobre una banda dell’Alba Dorata (Chrissi Avgi) si è riunita in un ristorante chiamato “Psitalonia”, presso la Piazza di Psila Alonia, e si preparò di attaccare i compagni antifascisti nelle vicinanze (vicino l’occupazione Maragopouleio). Solidali si sono trasferiti immediatamente nella zona per difendere i compagni, e tutti insieme hanno schiacciato i neo-nazisti quando questi hanno tentato di attaccarli. I membri dell’Alba Dorata si ritirarono in disordine, e il locale, che serve come il loro rifugio è stato distrutto. In particolare, il ristorante “Psitalonia” è di proprietà di teppisti che hanno un collegamento diretto al nucleo dirigente del partito della sezione locale. Inoltre, è un luogo di incontro noto per le feccie fasciste, ed è collegato agli attacchi contro gli immigrati nel quartiere. Il partito Alba Dorata nega ufficialmente la presenza dei suoi mercenari nell’incidente.

La mania vendicativa dello Stato per i suoi cani abbattuti si è manifestata con il fermo di 9 persone, ciecamente in luoghi e tempi diversi dagli eventi. 4 dei detenuti sono stati infine arrestati ed accusati di reati gravi, come tentato omicidio, dopo essere stati presumibilmente riconosciuti dai membri dell’Alba Dorata. Pertanto, il caso si basa su affermazioni dei fascisti, che hanno fabbricato le accuse con la polizia e la magistratura.

Venerdì scorso, 12 Ottobre, dei solidali hanno chiamato un raduno alle 12:00 davanti all’occupazione Parartima, all’angolo delle Vie Corinthou e Aratou, per una marcia di protesta verso i tribunali di Patrasso in Via Gounari, dove i quattro compagni arrestati sarebbero stati esaminati da un giudice per le indagini. Quasi 400 compagni hanno manifestato davanti al palazzo di giustizia, gridando slogan ad alta voce in solidarietà con i quattro arrestati. Tuttavia, l’udienza è stata rinviata per il Lunedì, 15 Ottobre (alle 8.30 e dopo, alle 17.00). I quattro compagni sono rimasti in custodia temporanea e sono stati trasferiti nel quartier generale della polizia di via Ermou, a Patrasso.

Dobbiamo combattere gli attacchi dello stato e dei parastatali! Giù le mani dai nostri compagni!

CONTRO LO STATO DI POLIZIA E IL NEO-NAZISMO
SOLIDARIETÀ CON I 4 ARRESTATI
MORTE AL FASCISMO

Atene: Report dalla manifestazione in solidarietà con l’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco e con tutti gli anarchici accusati nello stesso caso

SOLIDARIETÀ CON I COMBATTENTI IMPRIGIONATI (Α)

Venerdì sera, 12 Ottobre, si è tenuta una manifestazione nel centro di Atene in solidarietà con i membri detenuti dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco e con gli altri dieci compagni anarchici accusati nello stesso caso, con il nuovo processo che ha avuto inizio l’8 Ottobre. La manifestazione era stata chiamata per il 6 Ottobre, ma è stata trovata nel mezzo delle rappresaglie dello stato della scorsa settimana contro gli antifascisti di una moto-pattuglia e i loro solidali (30/9 e 1/10), quindi il gruppo di solidarietà per il caso CCF ha deciso di riprogrammare l’evento per questo Venerdì.

Le gente si è radunata alle 19.30 a Propylea, dove sono stati distribuiti testi e volantini ai passanti, sono stati dipinti slogan sui muri e dichiarazioni sono state lette attraverso un sistema audio. Verso le 20.30, circa 300 compagni hanno attraversatola Via Panepistimiou in direzione di Piazza Omonia. All’incrocio con Via Patission, la polizia motorizzata (DIAS) unità delle squadre anti-sommossa (MAT) hanno tentato di tagliare il corteo. Il clima è stato riscaldato un po per la presenza della polizia, ma senza scontri scoppiati. I manifestanti hanno camminato sulla Via Patission causando confusione al traffico, poi hanno proseguito per Via Solomou ed hanno concluso la manifestazione nel quartiere di Exarchia.

Coloro che hanno espresso il loro appoggio incondizionato per gli anarchici perseguiti per il caso CCF erano in pochi, considerando la gravità della situazione con la quale la mafia giudiziaria sta attaccando i nostri compagni. Tuttavia, sono scesi per le strade come lupi.

Alcuni degli slogan cantati ad alta voce sono stati:
“Libertà per le Cellule di Fuoco”
“La passione per la libertà è più forte di tutte le prigioni”
“Theofilos Mavropoulos è nostro fratello, ribelle in carcere, nostro compagno di strada”
“Colpi di fuoco di Kalashnikov dovrebbero andar bene contro i poliziotti”
“Fascisti, bastardi, presto sarete impiccati sulle forche”
“Dal Messico all’Indonesia, viva la FAI-FRI e la nuova anarchia”
“Gli Stati sono i soli terroristi, solidarietà con i guerriglieri armati”
“Lotta insurrezionale Internazionale lotta contro gli Stati e il Capitale”
“Ascoltate bene guardie umane: giù le mani dai combattenti”
“Dendias (ministro dell’ordine pubblico), bastardo, bruceremo la città”
“Rabbia e coscienza, rifiuto e violenza, seminaremo il caos e l’anarchia”
“La solidarietà è l’arma dei popoli, guerra ai padroni della guerra”
“Sbirri, vi ricordate di Gyzi? Uno – tre, Christos Tsoutsouvis “(In memoria dell’anarchico guerrigliero urbano Christos Tsoutsouvis, che ha ucciso tre poliziotti il 15 Maggio 1985 ad Atene, nel corso di una sparatoria nel quartiere di Gyzi, prima di cadere dai proiettili della polizia.)
“E ora di gridare uno slogan che unisce tutti: SBIRRI-MAIALI-ASSASSINI”
“Da Atene a Londra, e da Santiago a Torino, fuoco per le leggi, pallottole per la polizia, e fuoco con benzina per ogni nazista”
“Avanti anarchici, avanti nichilisti, per seppellire nel fango tutti gli statisti”
“Solidarietà con i compagni in Italia – Anarchia, destabilizzazione, azione diretta, insurrezione”
“Libertà per tutti coloro che si trovano nelle celle delle prigioni”

Il caso-processo per la CCF è stato rinviato per Lunedì, 22 Ottobre, nel tribunale speciale del carcere femminile di Koridallos.

«Don Pedro» (Uno stoico autentico). Lettera di Gabriel Pombo da Silva dal carcere di Aachen, Germania.

Don Pedro era (e forse continua a essere) un “vero Stoico”, un essere “Unico” ed “Egoista” che finì in prigione per aver ucciso o pugnalato qualcuno (non ho mai potuto verificare del tutto questo capitolo della sua vita)…

Lo conobbi nel “Dipartimento Speciale” (modulo FIES) di “El Acebuche”, ad Almerìa. Fisicamente era un personaggio che incarnava perfettamente quello stereotipo che tuttx abbiamo di Don Chisciotte: relativamente alto, magro, sopra i cinquant’anni; con una barba a punta grigia e i capelli corti…

Camminava molto ritto, esageratamente maestoso; ma la cosa più vistosa era il suo tono di voce e la sua maniera di esprimersi. Parlava molto adagio e selezionava coscienziosamente ogni parola mentre inchiodava qualcuno al suo sguardo (che oscillava tra l’arroganza e l’ironia) cercando di scoprire se il suo interlocutore era degno del suo tempo e comprendeva quello che egli cercava di esprimere…

Si diceva di lui che era stato Professore di Letteratura (il che è plausibile) in qualche Istituto di Valencia. Il motivo per cui finì nel FIES non fu certo per aver partecipato a proteste, rivolte o evasioni… Quello sarebbe andato contro i suoi “valori” e “principi filosofici”; non a caso oltre a considerarsi un “Vero Nietzschiano” si considerava un misantropo…

No, Don Pedro tolse un occhio a un carceriere quando questo si affacciò allo “spioncino” della porta per vedere cosa lui stesse facendo nella cella… A partire da questo incidente l’esistenza di Don Pedro fu un lunghissimo pellegrinaggio per i carceri speciali della democrazia spagnola…

È scontato dire che egli non si “abbassava” a “denunciare” le innumerevoli occasioni in cui era oggetto di pestaggi e torture da parte dei carcerieri.

Nonostante noi (quelli del FIES) fossimo soliti ridere di lui (o più che di lui, della sua “filosofia di vita”), ci stava “simpatico” per la sua “particolarità” e perchè il suo odio verso i carcerieri era reale e ogni volta che gliene davano l’opportunità lui cercava lo scontro con loro.

A Don Pedro piaceva conversare con me…non riusciva a comprendere come “qualcuno come me” (studente di Filosofia con una gran conoscenza delle opere di Nietzsche) potesse “essere Marxista” (lui non riusciva a comprendere le differenze tra Anarchismo e Comunismo; e ancor meno il Comunismo Anarchico) e “abbracciare illusioni metafisiche”….

E così ammazzavamo il tempo: alcune volte parlavamo (filosofeggiavamo?) dei filosofi di Mileto, di Diogene Laercio, di Socrate-Platone-Aristotele per finire con il suo Maestro, Nietzsche e la sua opera preferita: “Così parlò Zarathustra”…

Alcune volte mi sdraio nel letto con lo sguardo fisso al soffitto e mi immagino cosa direbbe Don Pedro su questa fusione filosofica del suo maestro con una “ideologia” politica come il Nichilismo…e mi metto a ridere…

Don Pedro; un “Super-Uomo” stoico e misantropo così coerente con sé stesso che rifiutò di lasciare qualunque tipo di “trascendenza” che gli sopravvivesse. Nemico dell’umanità e dell’umanesimo; egoista e unico, nessuno che non lo abbia conosciuto di persona sa della sua esistenza e della sua opera materializzata in sé stesso: nella sua etica…!!!

E per lui tutto si riduceva a questo: il “super-uomo” era la sua etica e morale; la sua attitudine di fronte all’avversità e all’esistente: senza pena né gloria…

Perchè, evidentemente, se non ci sono etica e morale (che insomma sono una forma di concepire sé stessi e agire di conseguenza) […] entreremmo in un “relativismo” che non ha niente a che vedere con la corrente filosofica dello stoicismo moderno.

Me lo immagino tutto ritto in piedi che dice: quelli sono “ciarlatani”, “Don Pombo”, ciarlatani…!!

Si può dire che Don Pedro chiamava Don quelli che rispettava e “tu” tutti gli altri… Quello era (e/o è) un vero Stoico: Don Pedro…

Gabriel,
Inizi di Settembre 2012,
Aachen.

fonte

$ile: A proposito della repressione in Bolivia

Bruciando le streghe.
Contro l’indifferenza, la delazione e la complicità con lo Stato.
A proposito della repressione in Bolivia

Lo scorso 29 maggio nelle terre dominate dallo Stato Plurinazionale di Bolivia, è stata portata a termine un’operazione repressiva contro i circoli “libertari” e anarchici, cercando di colpire i presunti responsabili delle azioni dirette perpetrate contro simboli del Potere.
Con una strategia identica alle razzie repressive di altre latitudini, si perquisiscono una decina di abitazioni. Una battuta di caccia che aveva più l’intenzione di creare un precedente, che di seguire una pista in particolare. Come già sta diventando abitudine e dettaglio poco fantasioso, si arresta in massa per poi vedere cosa apporta ogni detenutx.

Così facce note e molto identificabili nei circuiti anarchici sono state arrestate , con la classica scusa  del profilo da neutralizzare. Così sono state presentate tre persone come i capibanda degli attacchi.

Una pomposa conferenza della stampa è servita da scenario per mostrare come agiscono i potenti quando vedono attaccati i loro interessi. Le prove ancora una volta erano riviste, libri, manifesti, toppe e maschere.

All’inizio, e in assenza di informazione, nessuna aveva sufficienti certezze di come avessero avuto origine le manovre repressive, ma con il passare delle settimane comincia a passare nelle pagine di controinformazione la notizia della collaborazione di 3 detenuti, tutti membri di una organizzazione di taglio piattaformista chiamata OARS, la cui pagina internet dà chiari segnali dei suoi principi, per nulla anarchici e per nulla “libertari”.

Sottoposte agli interrogatori, queste tre persone hanno fornito nomi, indirizzi e relazioni di amicizia tra il resto degli/lle arrestatx e hanno segnalato apertamente due persone come responsabili, facendo i nomi di Nina Mancilla e Henry Zegarrundo. Così è come sono stati incarcerati, avvolti in un’onda di accuse, mormorii e confusione. Più tardi anche una terza persona, Mayron Mioshiro, è stata arrestata e portata nel carcere della città.

Tramite testi anonimi, carichi di prepotenza e alcuni di altezzosità, con il coraggio di discutere altro, abbiamo scoperto che nessunx dex detenutx formava parte di alcuna cellula di azione diretta ma che si rivendicavano anarchici. Così leggemmo che il nome di Mauricio Morales citato in alcune azioni, bastò per scatenare l’isteria, così abbiamo saputo che il nome di Luciano Pitronello, dipinto su un lenzuolo bastò perchè si parlasse di terrorismo e immaginarie organizzazioni internazionali.

Ma con il correre dei giorni l’informazione cominciò a spegnersi e quello è stato il terreno di coltura della confusione regnante, è così che poche persone hanno capito nella giusta prospettiva quello che si nasconde dietro l’attacco repressivo in Bolivia e da uno e dall’altro lato si fomenta la confusione.

Così l’OARS nei suoi testi accusa altrx compagnx di essere i collaboratori, nel tentativo di sganciarsi dalle responsabilità. Hanno anche avuto il coraggio di fare una chiamata di solidarietà per gli arrestati (che loro stessi hanno consegnato alla polizia) e di passaggio farsi pubblicità come un’organizzazione repressa e “vittima” dell’attuale “desmedido” della polizia, arrivando perfino a pubblicare un numero di conto corrente dove depositare denaro in solidarietà con i propri membri che si trovano agli arresti domiciliari.

Come anarchici, non riconosciamo frontiere e non accettiamo che ci siano temi nei quali possiamo partecipare solo come semplici spettatori, per questo ci decidiamo a scrivere questo testo, come messaggio solidale carico di forza verso gli incarcerati.

Spiacevolmente abbiamo trovato più informazioni nella stampa del capitale che nelle pagine di controinformazione, così ne approfittiamo per invitare i compagnx di là a tenere un ruolo più attivo nella diffusione delle notizie sul caso.
Comincia la caccia alle streghe…

Tramite internet ci siamo imbattuti in una lettera recente di Nina Mancilla (1) sulla sua situazione giuridica e ci sembra rilevante esprimerci al riguardo.
Nella sua lettera si può identificare chiaramente che il messaggio che sta portando è dimostrare la sua innocenza in base alla presunta colpevolezza di un’altra persona che sarebbe libera, proponendo così una sorta di scambio, consegnando l’identità di quest’altra persona per ottenere la sua liberazione. Nina non identifica come responsabili della sua incarcerazione lo Stato, l’istituzione della polizia o la dichiarazione di Renato Vincenti che la incolpa direttamente, lei preferisce addossare la responsabilità alla persona che presumibilmente appare in un video e che non ha alcuna somiglianza con lei. Le sue parole ripetono le logiche poliziesche più basilari, inoltre non avere alcuna somiglianza non è prova concludente di nulla.

Capiamo l’angoscia che provoca la prigione, poiché quello è l’obiettivo che persegue fin dai suoi inizi, distruggere chi sopravvive al suo interno, in maniera morale così come fisica, emozionale e politica. Capiamo il dolore, l’angoscia e la rabbia, ma come anarchici mai capiremo né giustificheremo che questo dolore porti all’atto di collaborare o consegnare su un vassoio le identità di altrx.

Storicamente la prigione è stata la punizione per quelli che si sono opposti al dominio, storicamente quelli che si sono ribellati hanno ricevuto condanne di vendetta e la storia ci ha trasmesso anche che dietro le mura delle prigioni sono esistite persone che non si arrendono, che non si zittiscono e che continuano a lottare, senza vacillare nelle loro convinzioni.

Per essere anarchici non basta enunciarlo, ma bisogna tenere una posizione coerente con i principi anarchici, in quel senso la lotta per la distruzione delle prigioni è un asse centrale nella difesa della libertà. Quindi, protestare perchè il/la prigionierx sia un altro/a e non sé stessi è un atto denigrante, però è ancora peggio fare una chiamata aperta e una provocazione senza trucco perchè questa persona si consegni o sia consegnata da altrx.

Questo costituisce un ricatto, un’attitudine servile al Potere, agli interessi dello Stato e porta a un evidente autoritarismo, poiché mediante la pressione mediatica si impone a un’altra persona un cammino da prendere, quale consegnarsi agli organismi polizieschi. In definitiva è una posizione poliziesca e delatrice.

Purtroppo questa attitudine ripudiabile non ha ricevuto alcuna risposta e si diffonde come una verità. Così troviamo un altro testo (2) in cui una tale  Virginia Aillón non perde occasione di segnalare che chi ha portato a termine le azioni dirette, dovrebbe mantenere un’attitudine “coerente” e consegnarsi. Questo tipo di chiamate non ce le saremmo mai aspettate da un Garcia Linera (3) né da qualunque persona si rivendichi parte dello spettro “libertario” o anarchico.

Per il resto, nessuno si aspetta che chi si trova in prigione assuma come proprie azioni che non ha realizzato, nessuno deve accettare invenzioni e infamità che il Potere si incarica di imporre come verità. Ma questo non equivale a consegnare identità di altrx e menchemeno di fare un’aperta citazione-accusa contro un’altra persona, accusandola incredibilmente di essere falsamente anarchica perchè non si consegna.

Non accettiamo questa condotta e ci sembra disprezzabile, poiché non solo confonde il reale nemico ma anche perchè incarna tutti i valori della cultura dei potenti, questo tipo di azioni non hanno niente a che vedere con valori “libertari” o femministi secondo l’autodefinizione che queste fanno di loro stesse.

Più in là della discussione sui metodi, crediamo che sia importante mantenere sempre alta una morale anarchica, sapere identificare il nemico, e quindi, tenere chiaro che chi realizza azioni illegali, non è “colpevole” degli attacchi repressivi che lo Stato può portare, questo lo hanno capito dai tempi remoti tuttx queglx anarchicx che difesero a viva voce i cosiddetti illegalisti in prigione. Se esiste difesa per l’innocenza e ghigliottina per i “colpevoli”, si ha posto fine alla visione anarchica ed è rimasta solo una dissidenza amichevole con le logiche statali.

Entrambi i testi di queste supposte femministe boliviane, accendono solo il falò su cui bruciare la strega. Con queste chiamate a consegnarsi al Potere, l’ordine patronale, statale, poliziesco e patriarcale non riceve alcun colpo, ma al contrario si riafferma e si garantisce la propria continuità. Quello che dobbiamo stimolare tra tuttx quellx che hanno ricevuto colpi dallo Stato è la solidarietà, mai la delazione né l’isolamento.

Si è molto paragonato il processo boliviano con il caso Bombas in Cile, ma forse c’è una differenza sostanziale, più in là delle similitudini ed è che qui, i compagnx incarceratx, pur rischiando condanne fino a 25 anni, non sono mai entrati nel gioco dello Stato, mai hanno chiesto che chi aveva compiuto le azioni dirette si consegnasse. Lasciarono in chiaro che loro non avevano partecipato e che non formavano parte di nessuna associazione illecita terrorista, ma mai chiesero a qualcuno di sottomettersi al Potere e e questo è forse il maggior atto di solidarietà.

Il messaggio per noi è chiaro: solidarietà senza frontiere con i perseguitati dal Potere, distruzione delle carceri e liberazione fino alla fine.
Un abbraccio complice per Henry e Mayron, libertà per tuttx, per la fine delle carceri, dei suoi carcerieri e dei suoi falsi critici.

Alcuni anarchici della regione cilena.
Santiago, inizio di ottobre 2012.

Note:
(1) La lettera integrale di Nina Mancilla si può trovare qui
(2) Per chi vuole leggere il testo di “Virginia Aillon”, si trova qui in spagnolo
(3) Alvaro Garcia Linera è l’attuale vice-Presidente della Bolivia, che come tanti altri ex-lottatori dell’America latina, ha fatto un salto da un passato guerrigliero (fu membro fondatore dell’Esercito Guerrigliero Tupak Katari) a occupare un posto importante in una sede dello Stato che fino a ieri aveva combattuto. Ricordato tra i suoi ex compagni per aver consegnato informazioni sui membri dell’organizzazione e l’infrastruttura, è forse il personaggio più influente oggi nell’attuale governo di Evo Morales. Si potrebbe dire che è “il cervello pensante”, mentre Evo è “l’immagine carismatica”.

in spagnolo

Grecia-Patrasso: Raduno e corteo contro gli attacchi statali e parastatali

All’alba del Giovedì, 11 Ottobre una squadra di nazisti dell’Alba Dorata si è riunito al ristorane “Psitalonia”, nel quartiere di Psila Alonia, al fine di attaccare degli antifascisti che si trovavano nella zona. Immediatamente si è riunita della gente per difendere i compagni. I fascisti dell’Alba Dorata sono stati distrutti quando hanno tentato di attaccare. Si sono ritirati dispersamente cattivo e il loro locale-covo è stato schiacciato. Il ristorante “Psitalonia” la cui proprietà è direttamente collegata al nucleo guida dell’Alba Dorata di Patrasso, costituisce un noto luogo di ritrovo di fascisti ed è collegato con attacchi fascisti contro gli immigrati nel quartiere. L’Alba Dorata nega ufficialmente la sua presenza negli eventi.

La mania vendicativa dello Stato per i suoi cani abbattuti si è manifestata con il fermo di 9 persone, ciecamente in luoghi e tempi diversi dagli eventi. 4 dei detenuti sono stati infine arrestati ed accusati di reati gravi, come tentato omicidio, dopo essere stati presumibilmente riconosciuti dai membri dell’Alba Dorata. Le accuse si basano su prove che vengono “cucinate” dagli “albadorati” in collaborazione con i poliziotti ed i giudici, il che dimostra come lo stato e gli para-statali costruiscono il caso.

CONTRO AGLI ATTACCHI STATALI E PARA-STATALI

GIÙ LE MANI DAI NOSTRI COMPAGNI

RADUNO: Venerdì ore 12 al Parartima

Per raduno e corteo di protesta ai tribunali in via Gounari mentre i compagni arrestati passano dal PM

Solidali

in spagnolo

USA: Nuova custodia di una resistente alla Grande Giuria a Seattle

[vimeo]https://vimeo.com/51103273[/vimeo]

La 24enne anarchica Leah-Lynn Plante è stata chiamata ripetutamente a testimoniare davanti alla Grande Giuria Federale (Federal Grand Jury). Le tre volte che si è presentata alla corte, ha rifiutato di informare nei confronti di altre persone politicizzate. Così, il 10 Ottobre 2012 è stata incarcerata, con l’accusa di sfida politica. Quando le guardie umane l’hanno strappata dall’aula del tribunale, gridò verso gli solidali: “Vi amo tutti!”

Attualmente, Leah è incarcerata nel centro di detenzione federale SeaTac a Seattle, dove sono anche detenuti Matt Duran (che finalmente è stato spostato dall’isolamento alla popolazione carceraria generale) e Katherine “Kteeo” Olejnik.

Nel video qui sopra, durante le ore critiche appena prima della custodia cautelare, Leah-Lynn ha annunciato pubblicamente per l’ennesima volta la sua intenzione di resistere alla istituzione dell’infamità. Ecco un estratto dal comunicato, dal titolo “Siamo tutti fatti da polvere di stelle“:

Non posso esprimere con le parole la mia gratitudine a coloro che ci hanno mostrato sostegno e solidarietà, soprattutto amici, compagni e persone care. Passeremo tutto questo insieme. So che suono come un disco danneggiato con il sentimento che segue, ma penso che vale la pena ripeterlo. Vogliono farci sentire isolati, soli e spaventati. So che, anche se Kteeo viene praticamente tenuta in isolamento, non si sente sola. So che Matt non si sente solo. So che anch’io non mi sentirò sola. Quando cercano di massacrare senza pietà intere comunità, noi non ci disperdiamo, ma ci rafforziamo, cresciamo. Vedo questa repressione di stato come segue: Lo Stato crede che sia un buco nero che potrebbe distruggere tutto quello che vuole. In realtà, è più simile a un vivaio stellare in cui crea involontariamente nuove e potente stelle anarchiche.

Per corrispondenza con i tre prigionieri politici:

Leah-Lynn Plante # 42611-086
Katherine Olejnik # 42592-086
Matthew Kyle Duran # 42565-086

FDC SeaTac, P.O. Box 13900
Seattle, WA 98198 (USA)

Per tenersi informati in inglese: nopoliticalrepression, saynothing, supportresist, pugetsoundanarchists, freeleah