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Russia : Attacco con ordigno esplosivo vicino alla stazione di polizia nella città di Ramenskoye

Nelle prime ore del mattino del 24 Ottobre abbiamo attivato un ordigno esplosivo artigianale attivabile con orologio elettronico vicino alla stazione della polizia della città di Ramenskoye. Non abbiamo usato esplosivi ad alto potenziale, ma ci siamo limitati solo in una bomba a bassa potenza, perché questo dipartimento di polizia si trova in un quartiere residenziale. Questa era la nostra prima azione di questo genere e di conseguenza non tutto è andato secondo i nostri piani, ma promettiamo che continueremo quello che abbiamo cominciato, migliorando le nostre conoscenze tecniche e affiliando le nostre capacità.

Dedichiamo questa azione a tutti gli anarchici imprigionati, perseguitati o ricercati. A tutti coloro che agiscono al di fuori del concetto liberale di “legalità ed ordine”, a tutti coloro che il cuore batte in armonia con il nostro. Non ricorriamo in termini come “compagni” e “complici” per rivolgerci a voi. Ogni persona che abbia consapevolmente scelto la via della ribellione è nostro fratello e nostra sorella.

Non ci ritiriamo, non ci arrendiamo! Appuntamento alle barricate.

Nuclei Autonomi “Pallottole d’argento contro i lupi mannari in uniforme”, CCF-Russia

PS. Purtroppo, abbiamo dovuto deviare dal nostro piano, siccome, mentre stavamo scavando sotto la recinzione di cemento ci siamo resi conto che dall’altro era incatenato un cane che cominciò a piagnucolare. Non abbiamo potuto sacrificare la sua vita per un po di pubblicità nei media. Pertanto, l’ordigno esplosivo artigianale è dovuto essere spostato in un’altra posizione.

fonte: fromrussiawithlove (via 325 -nota: non c’è alcun riferimento alla “CCF-Russia” nel post originale; tuttavia il gruppo di fromrussiawithlove conferma questa firma)

Russia: Lettera del 26enne antifascista Alexey Sutuga, imprigionato a Mosca

26-9/2012

Ciao a tutti!

Ancora un altro periodo della nostra prigionia in custodia cautelare si avvicina al termine, ma sono certo che ci terranno rinchiusi qualche mese di più, anche se non ci siano emersi sviluppi importanti nel caso penale prefabbricato contro di noi.

Siete già in conoscenza sui dettagli del nostro arresto e sulle violazioni ad esso collegato, ma ora voglio condividere con voi i miei pensieri per quanto riguarda il contesto politico che circonda il nostro caso. A mio avviso, l’obiettivo principale dell’indagine è quello di far apparire l’accusa penale di “creazione di organizzazione estremista” come azione mirata nei confronti di gruppi sociali di “fascisti, nazisti e razzisti”.

Ci sono già stati precedenti simili nei termini e le pratiche di E-Center (Centro di Controazione all’Estremismo) attorno alla Russia. L’interesse principale dell’investigatore S.I. Kochergin è quello di rivelare l’esistenza del non-esistente movimento estremista”Antifa”, e di collegare il caso contro Igor Kharchenko e quello contro di noi in un caso unico. Si tratta di un evidente sforzo da parte della polizia contro le persone con idee antifasciste. E tutto questo è sotto il controllo accurato degli ufficiali della E-center e il FSB, il cui scopo è quello di criminalizzare gli antifascisti e gli attivisti sociali.

Non è un segreto che noi incoraggiamo le persone a partecipare attivamente al movimento di opposizione, e cerchiamo di indirizzare l’opposizione alla risoluzione dei problemi sociali, una parte dei quali sono le vere ragioni del razzismo e del nazionalismo nella nostra società. Come risultato, abbiamo visto la repressione contro gli antifascisti in tutta la Russia. Questo è il modo in cui stanno interferendo nei nostri tentativi di partecipare ai movimenti sociali.

A questo punto, è troppo presto per dire qualcosa in merito allo sviluppo del mio procedimento penale, in quanto l’indagine si è praticamente interrotta, dal momento che sono stato arrestato. In questo momento, ci stiamo semplicemente “marinando” in prigione. Sappiamo che non siamo colpevoli, perché non abbiamo provocato alcun danno alle nostre presunte vittime. Quest’ultimi non hanno trovato il coraggio di non piegarsi di fronte agli investigatori, ed hanno obbedientemente confermato le nostre fotografie prese da Internet, visto che secondo gli ufficiali della E-Center, siamo i leader del inesistente movimento “Antifa”.

Voglio inviare i miei più calorosi saluti ai miei parenti, amici e compagni dalla Russia, Bielorussia, Ucraina, Finlandia ed altri paesi in Europa e nel mondo. Grazie a tutti per il vostro sostegno e le azioni di solidarietà. Ancora una volta abbiamo ricevuto una conferma della vostra solidarietà. Vi auguro successo nella nostra lotta su tutti i fronti.

Alexey Sutuga

Potete offrire sostegno finanziario ai detenuti mediante la Croce Nera Anarchica di Mosca (informazioni in inglese qui).

$hile – Santiago: La solidarietà trapassa le mura

17.10.2012

Dallo scorso 27 Settembre, nel secondo braccio nord del carcere di massima sicurezza (CAS) di Santiago del Cile, i detenuti sono in sciopero per protestare contro quello che considerano un trattamento umiliante e degradante con perquisizioni corporali eccessivi sui prigionieri e sui parenti in visita.

La Gendarmeria (guardie carcerarie in Cile), con il pretesto della sicurezza, insistono sulla violazione della dignità delle persone, cercando di spogliare donne, uomini e minorenni. Si tratta di una situazione che è diventata una cosa abbastanza normale, ma non è affatto accettabile.

Come risultato di questa pratica abusiva e la volontà inesistente di fermarla, 22 detenuti hanno deciso di avviare uno sciopero della fame (nutrendosi solo di liquidi) il Mercoledì 17 Ottobre, con l’obiettivo di denunciare pubblicamente questa situazione e finché non ci sarà una sospensione definitiva di essa.

La Gendarmeria, in quanto istituzione carceraria, ha storicamente mantenuto diversi metodi di punizione ed isolamento, trasformando le carceri di questo paese in luoghi in cui la morte è di routine e l’impunità per le guardie umane che vi lavorano è implicita.

Le prigioni sono la vendetta di questa società indolente, che punisce coloro che hanno dovuto commettere un reato a causa delle disparità nelle condizioni di esistenza. Non è un caso che quasi il 98% delle persone imprigionate in Cile hanno un’origine di classe operaia.

Al momento sappiamo che, a Puerto Montt, Valdivia, Valparaíso e Arika aberranti pratiche di tortura vengono effettuate e non c’è quasi alcuna conoscenza di fuori dalle mura della prigione.

Facciamo un richiamo di solidarietà con i prigionieri in sciopero della fame, per aver denunciato gli abusi e le torture, e contro le guardie umane che applicano questo regime. Chiediamo anche che siano intrapresi solidi passi per procedere in modo chiaro, al fine di rompere con l’impunità dei gendarmi, dei giudici e dei poliziotti, che garantiscono e mantengono questo sistema repressivo.

PER UN TRATTAMENTO DECENTE DELLE PERSONE E DELLE LORO FAMIGLIE

PER LA FINE DEGLI ABUSI DALLA GENDARMERIA NEI CAS ED IN OGNI SINGOLA CARCERE IN QUESTO PAESE

*Persone vicino ai parenti ed ai prigionieri in lotta

in spagnolo, via revueltaviolenta

Aggiornamento
Tra i prigionieri che erano scesi in sciopero era il compagno Marcelo Villarroel Sepúlveda. Il 19 Ottobre, le guardie della prigione si sono resi conto che 22 prigionieri era scesi in sciopero della fame (nutrendosi solo di liquidi), già da due giorni, ed hanno scatenato un attacco con tutti i mezzi. In particolare, il 20 e 21 Ottobre, 6 detenuti in sciopero sono stati trasferiti al carcere Rancagua, tra varie minacce da parte dell’amministrazione penitenziaria. Questo trasferimento ha lasciato 9 dei 22 prigionieri in sciopero della fame nel CAS di Santiago. Il 23 Ottobre, un incontro di solidarietà con i prigionieri che erano ancora in sciopero (tra cui Marcelo) si è tenuto davanti al CAS. L’incontro ha avuto un forte impulso, ma è stato subito attaccato dalle forze speciali della polizia, catturando cinque compagni. Nessun solidale sia stato picchiato, ma hanno dovuto sopportare gli scherni dei poliziotti e la lunga attesa fino a che non sono stati rilasciati. Mentre questo accadeva, 6 dei 9 prigionieri, che a quel punto erano in sciopero nel CAS, hanno dovuto interrompere perché i stronzi dei gendarmerieri hanno minacciato di vietare la preziosa visita coniugale. Quindi, solo tre detenuti continuato lo sciopero della fame ( nutrendosi solo con liquid), compreso Marcelo ovviamente. L’amministrazione penitenziaria ha imposto la pena massima (trasferimento in una cella di isolamento) contro i tre prigionieri che sono ancora in sciopero e ormai in completo isolamento.

Concepción – Cile : Violato il blog dell’anarchico Radio Mauricio Morales

Verso i gruppi e gli individui affini:

Compagni, vi informiamo che il blog radiommorales.blogcindario.com è stato compromesso e purtroppo abbiamo perso tutto il materiale che era stato memorizzato in esso. Questa manomessa, invece di farci perdere l’anima, ci motiva a proseguire in avanti con il nostro progetto informativo e radiofonico. Speriamo di ritornare al più presto con un nuovo server che ci fornirà maggiore sicurezza. Per questo motivo, inviamo un invito di cooperazione con qualche infrastruttura elettronica, esaminando la possibilità di utilizzare un server installato all’esterno, se possibile.

Nei giorni scorsi abbiamo espresso apertamente la nostra solidarietà con i prigionieri politici Mapuche, che sono in sciopero della fame, siccome con gli scioperi costanti che si svolgono all’interno delle diverse carceri cilene. Non ci deve sorprendere se poi dietro il fatto che il blog sia caduto c’e qualcosa di più.

Continueremo ad emettere il nostro programma consueto attraverso questo canale, mentre stiamo elaborando la creazione di un nuovo sito web. Al momento stiamo usando questo blog.

Salute e Libertà

Il gruppo di R(A)DIO Mauricio Morales

Santiago, Cile: Lettera del prigioniero politico José Miguel Sanchez Jimenez

Amici, sapete bene che la scrittura non è possibile il mio punto forte, sono mediocre a queste cose, ma sono a favore di ogni azione diretta contro le regole imposte, e da ora in poi cercherò anch’io di contribuire mettendo una piccola pietra.

A volte il mio essere trabocca di odio per la grandezza dell’ingiustizia sociale nei confronti delle persone povere, e vedo anche con grande ansia che la stragrande maggioranza di queste persone si lasciano sottomettersi, senza una risposta frontale alla violenza perpetrata dai guardiani dei ricchi . Mentre loro uccidono, sopprimono e imprigionano la nostra gente, tutti rimangono semplici spettatori, e per questo quindi penso che sia il momento di attaccare con forza e coraggio contro il potere, e se eravamo solo coerenti con ciò che pensiamo saremo già ucciso gli oppressori di oggi e di ieri che senza alcun rimorso passeggiano con le loro famiglie presso i nostri terreni.

Dobbiamo usare tutti i mezzi a nostra disposizione per rispondere col fuoco alla violenza dello stato, non dovremmo continuare a ricevere altre botte passivamente, per ogni fratello che cadde morto nella lotta due maiali dovrebbero cadere per terra, l’azione diretta deve essere dinamica e coerente, ogni combattente deve essere un’arma consapevole e dobbiamo mantenere alta la bandiera della lotta, anche se dobbiamo lasciarci l’anima, dobbiamo ricambiare ogni colpo con un colpo, ogni morte con la morte, basta con la complice passività e l’insabbiamento della rabbia, dobbiamo agire in tal modo che i porci non possano godersi i loro premi, non dimenticare i caduti, un combattente senza memoria è uno sfruttato senza storia.

Lotta frontale contro gli oppressori!
Che la miseria ingigantisca il nostro odio per i governanti!
Che tremino i ricchi e i loro guardiani!
Abbattiamo tutte le prigioni!
Sabotaggio ai simboli del potere ora!

Beh, cari compagni da qui dentro vi auguro il meglio a tutti voi e di continuare a combattere da ogni trincea, per consentire al nostro popolo di vivere in libertà e dignità.

Con fraternità,
Jose Miguel Sanchez Jimenez
Carcere Alta Sicurezza (CAS), ala J3

PS: Jose Miguel Sanchez Jimenez, 52 anni, è un ex prigioniero politico della giunta di Pinochet ed ex membro dell’organizzazione guerrigliera FPMR (Manuel Rodriguez Fronte Patriottico). È stato rilasciato nel 1991 con il cambiamento politica per essere arrestato di nuovo lo stesso anno in possesso di fucili. Condannato dal nuovo regime della democrazia in 20 anni di carcere. Durante il lungo periodo del sequestro, ha effettuato insieme ad altri “comuni” prigionieri diverse lotte all’interno del carcere. In seguito alla cessione della prima licenza, Miguel Sanchez è fuggito per 2 anni rompendo così il “privilegio carcerario”. Attualmente serve i due anni restanti della sua condanna di 20 anni.

Salonicco: Appello urgente per il sostegno internazionale con l’occupazione Delta e l’imprigionato immigrato anarchico Gustavo Quiroga

Si prega di diffondere la seguente dichiarazione con questi testi: i, ii e iii

Dichiarazione dell’occupazione Delta sugli eventi dello sgombero

Domenica 16 Settembre, 2012

UNA BREVE CRONACA

Il 12 Settembre alle 6.30 della mattina diversi dipartimenti della polizia sono stati mobilitati per lo sgombero dell’occupazione Delta. Unità repressive speciali antiterrorismo (EKAM) e squadroni della polizia antisommossa (MAT) si sono sfondate nelle stanze in cui i compagni dormivano, gettandoli sul pavimento mentre erano già stati ammanettati. Durante tutta questa operazione i compagni hanno subito una violenza sia verbale che fisica. Uno di loro si è trattenuto in modo da poter essere presente durante la perquisizione dei poliziotti nell’edificio anche se aveva la testa rivolta verso il muro, in modo di non poter vedere niente. In seguito, si è rifiutato di firmare il rapporto della perquisizione e della confisca. Qualche tempo dopo, tutti e dieci i compagni arrestati sono stati portati al quartier generale della polizia di Salonicco.

Nel frattempo, al di fuori, alcune persone si erano radunate vicino l’occupazione in solidarietà con coloro che erano dentro. Mentre si muovevano verso l’edificio, la polizia ha cercato di spingerli via, causando ulteriori tafferugli. I poliziotti hanno catturato quattro di loro, i quali dopo una lunga attesa sono stati rilasciati.

I dieci compagni che sono stati trasferiti alla questura sono stati condotti al piano seminterrato del palazzo dove rimasero per nove ore. Per molte ore non avevano alcuna idea riguardo le accuse che dovevano affrontare e non gli è stato permesso di chiamare nessuno. Quando sono stati trasferiti agli uffici della sede centrale, sono stati informati del fatto che sono stati accusati di disturbo della quiete domestica, mentre accuse di detenzione di armi e falsa testimonianza sono state mosse contro singoli imputati, così come la falsificazione di passaporto contro uno dei compagni. Più tardi, le accuse sono state aggravate dal pubblico ministero.

Nella loro apologia hanno negato qualsiasi collaborazione con la polizia ed hanno dichiarato che avrebbero parlato solo di fronte a un tribunale. Per i compagni che non conoscevano la lingua greca, la polizia abbia ostacolato il processo dell’interpretazione.

I nostri compagni hanno rifiutato continuamente di lasciare le loro impronte digitali, e nonostante il fatto che erano tenuti con accuse minori, il pubblico ministero ha ordinato esplicitamente che le loro impronte digitali venissero prese con qualsiasi mezzo, con qualsiasi violenza ritenuta necessaria, almeno che la polizia non rompesse le mani dei compagni. Uno dei compagni ha scritto nella relazione relativa che le sue impronte digitali sono state ottenute con l’uso della violenza. Non esiste una legge che prevede l’uso della violenza per ottenere le impronte digitali, ma il pubblico ministero e la polizia hanno usato la scusa che stavano applicando la disposizione relativa all’acquisizione obbligatoria di campioni di DNA.

Nello stesso giorno, al di fuori delle mura, un’assemblea di solidarietà è stata chiamata ed ha deciso un raduno di contro-informazione per più tardi nel pomeriggio – dove 150 persone sono state raccolte, distribuendo volantini riguardo lo sgombero, e leggendo testi attraverso altoparlanti- prima di un incontro al di fuori della Questura, il cui è stato reso impossibile dalla polizia, che aveva dato l’ordine di fermare la circolazione degli autobus pubblici per quasi tutto il centro della città intera, impedendo così un facile accesso.

Il giorno dopo, gli arrestati sono stati trasferiti al tribunale dove la polizia è stata ordinata dal pubblico ministero di negare l’ingresso ai compagni che sono stati radunati fuori in solidarietà sulla base del fatto che sono anarchici, nonché ai parenti degli imputati. Tuttavia, un gran numero di persone si sono radunate davanti al tribunale esprimendo la loro solidarietà con grida e canti. La richiesta dei compagni per il consueto rinvio di tre giorni del processo è stata respinta, e rimasero detenuti fino al giorno successivo. Quella notte un raduno abbia avuto luogo al di fuori del quartier generale della polizia, in cui hanno partecipato 70 persone che per venti minuti stavano gridando dei slogan continuamente. I dieci compagni hanno risposto con gli stessi slogan dalle celle, insieme con gli altri prigionieri comuni, provocando disordine all’interno dell’edificio.

Il giorno dopo, è iniziato il processo alle 14:30. Il segretario generale del Istituto dell’Istruzione Tecnologica “Alexandreio” di Salonicco, abbreviato come ATEI, abbia falsamente dichiarato che nel 2007, quando l’edificio Delta è stato occupato, all’interno di esso erano in funzione dei servizi dell’ATEI (precedente proprietario dell’edificio) che sarebbero stati ostacolati. Ma quando gli è stato chiesto dalla difesa quali servizi erano attivi lì e per quale date precise, ha cambiato la sua testimonianza dicendo che non c’erano proprio servizi al momento, ma l’edificio era in fase di manutenzione. Il testimone d’accusa successivo è stato un poliziotto che non era nemmeno nell’edificio al momento dello sgombero ma è venuto più tardi. Mentre lui non aveva alcun rapporto con il dipartimento d’immigrazione, ha dichiarato con certezza che il passaporto del nostro compagno Gustavo Quiroga è falso, il che sia una bugia. In seguito, i compagni hanno fatto una dichiarazione politica collettiva e, dopo alcune interruzioni il presidente della corte ha pronunciato la colpevolezza degli imputati, consegnandoli le seguenti condanne: disturbo comune della pace domestica, possesso congiunto di armi, falsa testimonianza, falsificazione di documenti, insubordinazione, violazione della legge sui fuochi d’artificio. Le pene detentive sospese sono le seguenti: le circostanze attenuanti di post-adolescenza sono state riconosciute per due compagne e sono state condannate a tre mesi di reclusione, quattro dei compagni hanno ricevuto otto mesi, uno di loro undici mesi e dieci giorni, un altro è stato condannato ad otto mesi e dieci giorni, e due altri hanno ricevuto nove mesi e sedici mesi di reclusione rispettivamente. La somma totale delle multe e stata di 7950€ e tutti loro hanno avuto tre anni di libertà vigilata.

DIFENDIAMO LE NOSTRE AZIONI, ANDIAMO AVANTI

L’occupazione costituisce una pratica sociale di rivendicazione radicale. L’edificio dell’occupazione ha una lunga storia in quanto tale. I dipendenti del vecchio “Albergo Delta” hanno effettuato un’occupazione del palazzo quando la sua amministrazione ha messo l’azienda ad uno stato d’arresto dei servizi. Dopo la loro lotta, hanno ottenuto alcune posizioni come personale ufficiale della ATEI. Più tardi, durante il periodo in cui l’edificio è stato utilizzato come dormitorio degli studenti, il collettivo studentesco “Praxis” ha occupato l’edificio nel 2004 con le seguenti richieste: l’ammissione di più studenti universitari, la manutenzione immediata dei locali e dei loro impianti (idraulici, fognature, riscaldamento e pittura), e un comitato di trasparenza per tutti i posti di ricovero assegnati. L’ATEI, abbia trascurando le richieste di quel collettivo con l’intenzione di privatizzare i dormitori, ed abbia deciso di non ammettere nuovi studenti, ottenendo il trasferimento temporaneo dei suoi abitanti, con la promessa di un fondo di alloggio. Alla fine quel fondo non gli è stato dato in pieno.

Dal 2005 al 2007 l’edificio è stato abbandonato dall’ATEI. Nel 2007 dopo la lotta degli studenti contro la legislazione in materia dell’istruzione che era stata passata a quel tempo, e dopo grandi assemblee, si è deciso dagli studenti combattenti e gli individui dello spazio libertario ed anarchico di riutilizzare l’edificio tramite un’occupazione, che l’avrebbe portato un passo più in là. Quello sarebbe usato per soddisfare non solo le loro esigenze, ma i loro desideri pure. Dopo aver abbandonato l’edificio per sette anni l’ATEI ha accusato l’occupazione Delta per un risarcimento di danni che gli studenti avevano denunciato molti anni fa. Quelli che hanno abbandonato l’edificio a l’hanno fatto decadere hanno accusato gli occupanti, che non solo hanno riparato dai danni il palazzo e l’hanno reso praticabile, ma hanno anche ospitato impegni politici, laboratori creativi fermandoci accanto alle classi inferiori. Era diventato uno spazio che promuoveva la solidarietà sociale come opposizione al cannibalismo sociale con caratteristiche anti-gerarchiche e anti-commerciali, e la lotta contro il capitalismo e il suo Stato.

Pertanto, dal momento che l’occupazione Delta era un impegno politico con iniziative multiformi, e faceva parte del movimento radicale, ha costituito un nemico critico per lo Stato. Attraverso lo sgombero, lo Stato ha trovato un modo per mostrare quanto bene può giocare il gioco del disorientamento della società, attraverso la creazione di uno spettacolo “a buon mercato”, ma molto ben retribuito. Uno spettacolo contrassegnato con video dall’invasione di ogni tipo di poliziotto nell’occupazione, filmato che è stato caricato sul sito ufficiale della polizia, con squadroni dell’anti-sommossa a guardia del perimetro dell’edificio per molti giorni. Una spettacolare operazione di polizia senza i risultati attesi, in quanto la polizia ha presentato come armi vari oggetti che avevano un uso specifico nella costruzione, come l’ascia che si trova nella lista dei beni confiscati, che era utilizzata per tagliare legna da ardere, qualcosa che è ovvio attraverso le immagini che i poliziotti hanno rilasciato, un’ascia tra segatura e sporcizia.

Tutto questo circo dell’assurdità ha attraversato l’occupazione, rompendo la maggior parte delle cose e prendendo un sacco di oggetti necessari e ridicoli per presentarli poi come prove. Questa operazione di polizia ha rapito i nostri compagni e li ha portati in giudizio sotto il comando del primo sinistro greco, Antonis Samaras, promuovendo la dottrina della tolleranza zero e l’impressione della lotta contro l’illegalità. Da parte nostra dobbiamo dire che non dovremmo prepararci per il totalitarismo, il totalitarismo è già presente nella sua forma più selvaggia. Se il primo ministro dichiara tolleranza zero nei confronti di tutti coloro che si oppongono agli interessi dei suoi riconosciuti capi capitalisti, le grandi aziende, i squali dell’evasione fiscale e il resto dei suoi maestri, noi dichiariamo tolleranza zero nei confronti delle condizioni di miseria, l’impoverimento brutale e la morte che questo capitalismo totalitario e lo Stato ci offre abbondantemente. Dichiariamo tolleranza zero alla soppressione che le occupazioni e i progetti anarchici ed auto-organizzati stanno subendo, e illegalità nelle nostre azioni verso la loro difesa.

Non siamo disposti a contrattare per le più elementari delle cose, il diritto dei cittadini alla casa resta non negoziabile indipendentemente dai attuali turbolenti tempi e i loro sforzi. Quando così tante persone sono spinte al suicidio per uscire dalla povertà, quando tanti senzatetto muoiono ogni inverno, e fino a quando queste condizioni si deteriorano, è impensabile avere edifici vuoti che stano per marcire nel centro della città, in mezzo a questa crisi, durante la redistribuzione della ricchezza dal basso verso l’alto. Dobbiamo cogliere l’occasione delle condizioni socio-politiche che questa crisi porta avanti, sulla base della solidarietà di classe tra gli oppressi e gli emarginati in tutto il mondo. Dobbiamo auto-organizzarsi, prendere le nostre vite nelle nostre mani, e costruire veri rapporti che diventeranno una minaccia per l’esistente, per il sistema in cui viviamo. Questa è la sfida che ci sta davanti: di prendere le nostre vite nelle nostre mani , ma anche di essere in grado di metterli nelle mani dei nostri compagni. Occupare è una pratica socialmente legittimata, e quando non si sta cercando di ospitare solo la propria testa, ma anche le nostre idee, si trasforma in un modo per attaccare la realtà dolorosa del capitalismo.

UN PROCESSO ORDINATO DAL PRIMO MINISTRO “SAMARAS”

(Chi ha parlato di un processo politico?…)
Per noi, il processo dei nostri compagni è stato l’inizio di un nuovo periodo vendicativo di opposizione tra lo Stato e coloro che marciano contro di esso, cercando di distruggere la sua facciata sociale. Senza vergogna, l’avvocato nominato dall’ATEI ha chiesto le pene più severe, in modo che potessero servire da esempio contro eventuali iniziative analoghe. Se si tiene presente il contesto socio-politico in cui tutto questo abbia avuto luogo, non è una sorpresa per noi che tutti i capi di polizia del nord della Grecia erano presenti in aula, e che altri compagni sono stati banditi non solo dall’aula ma anche dall’edificio. La povera scusa che il procuratore ha dato con una dichiarazione che abbia fato, dicendo che questo non era una processo di convinzioni politiche, nonostante il fatto che lei ha proposto che la condanna dovrebbe essere comune a tutti, “in quanto hanno condiviso tutto in comune, ed hanno preso decisioni in comune…” ci ha dimostrato un’altra volta la loro indegnità aberrante.

Siamo colpevoli per fracassare le mura dell’alienazione, per il gusto che nasce dalla auto-organizzazione e dalla vita collettiva, e per il nostro crimine continuo di marciare nei sentieri inesplorati della libertà. E con questo peso della colpa andiamo avanti.

Qualunque cosa dicano, l’occupazione Delta rimarrà!

Occupazione Delta, Salonicco

Originale in greco / in spagnolo

Turchia: Protesta contro la guerra ad Istanbul

Adunata sediziosa in Piazza Galatasaray

Giovedì, 4 Ottobre 2012, migliaia di persone sono scese per le strade di Istanbul ed alzarono la voce della pace contro gli obiettivi capitalisti globali nel Medio Oriente. La politica di guerra dello Stato turco continua senza ostacoli, non solo nella guerra in corso con la Siria, ma anche nei 30 anni di ostilità contro la lotta Curda.

I manifestanti hanno effettuato un raduno serale in Piazza Taksim per protestare contro il nuovo atto dei militari turchi dopo i bombardamenti contro la Siria (nei primi di Ottobre). Di seguito, una manifestazione contro la guerra è passata dalle vie del centro e si è conclusa in Piazza Galatasaray, dove la gente abbia effettuato un’adunata sediziosa di dimostrazione.

L’Azione Rivoluzionaria Anarchica (DAF) ha partecipato al corteo, portando uno striscione con la scritta “Il capitalismo uccide in guerra ma anche in pace”. Gli anarchici hanno gridato slogan come “Tutti gli Stati sono assassini”, “Ribellione, rivoluzione, anarchia” e “Le guerre degli Stati uccidono le persone”.

altre foto – copertura da anarsihaber.org

Francoforte, Germania: Report dal processo delle “Cellule Rivoluzionarie” contro Sonja Suder e Christian Gauger

Il processo contro i due combattenti radicali di sinistra è in corso a Francoforte. Entrambi sono implicati in azioni delle Cellule Rivoluzionarie (Revolutionäre Zellen, RZ) contro le imprese nucleari, il regime razzista dell’Apartheid e il rinnovamento urbano nel fine degli anni ’70. Le accuse contro di loro si basano da un lato sulle forzate “testimonianze” di un ferito grave, che era sotto l’influenza della droga, al momento, d’altra parte su un testimone chiave, che si era già classificato anni fa come inaffidabile. Quest’ultimo ha “ricordato” dopo 24 anni che Sonja potrebbe essere stata coinvolta nell’azione contro la conferenza presso la sede dell’OPEC il 1975.

Sonja e Christian sono stati accusati di due attacchi anti-nucleari, condotti dalle Cellule Rivoluzionarie nel 1977. Inoltre sono stati incriminati per un attacco incendiario condotto dalle Cellule Rivoluzionarie nel 1978. Per quanto riguarda questi tre casi, l’accusa si basa su una dichiarazione di Hermann Feiling, fabbricata in condizioni che rasentano la tortura. Nell’estate del 1978 un ordigno esplosivo (presumibilmente destinato ad un’altra azione delle Cellule Rivoluzionarie a Monaco di Baviera) si è esploso sulle ginocchia di Hermann, causandogli lesioni estese. Egli è gravemente disabile da allora. Sotto l’influenza di potenti antidolorifici e sedativi, è stato ricoverato in ospedale e poi tenuto in custodia dalla polizia in completo isolamento. I addetti alla sicurezza dello Stato, i pubblici ministeri e i giudici che esaminavano il caso prendendo appunti erano le sue sole “persone di contatto”. Quando Hermann infine è fuggito dall’isolamento, ha respinto quelle “testimonianze” come forgiate e non proprio sue.

Dopo essere stati in latitanza per 22 anni interi, Sonja e Christian sono stati arrestati a Parigi nel 2000. Nel frattempo, un’altra accusa è stata aggiunta: un testimone del governo Hans-Joachim Klein (ex membro delle Cellule Rivoluzionarie) abbia affermato improvvisamente di ricordare che Sonja Suder aveva trasportato armi a Vienna nel 1975 per un attacco contro la conferenza dei ministri del petrolio dell’OPEC. Il tribunale di Francoforte ha respinto la testimonianza di Klein contro Sonja e gli altri come non credibile nel suo studio nel 2000 (e ancora, le sue affermazioni sono state ripetute nel processo del 2012 contro Sonja). Un tribunale francese aveva respinto la richiesta di estradizione a quel tempo, e dopo la pubblicazione di una cauzione di poche centinaia di euro, sia stato permesso a entrambi di rimanere in Francia. Tuttavia, i pubblici ministeri tedeschi hanno presentato un mandato di cattura “europeo” contro i due combattenti nel 2007, e le autorità francesi hanno deciso di approvarlo nel 2010.

Dopo 33 anni di esilio in Francia, nel Settembre del 2011 Sonja Suder (79enne) e Christian Gauger (71enne) sono stati estradati in Germania e consegnati alla giustizia. Sonia è stata imprigionata, mentre Christian è diventato ostaggio fuori delle mura, a condizioni restrittive. Entrambi hanno più volte negato ogni collaborazione con “la sicurezza di Stato” tedesca.

Ora che i primi sei giorni del processo contro Sonja e Christian sono trascorsi, esso risulta essere -come previsto- una condanna politica premeditata di entrambi gli imputati e il passato militante dei gruppi autonomi, che hanno combattuto contro il terrorismo dell’energia nucleare, la gentrificazione e il terrorismo di stato degli anni ’70 in Germania e non solo.

Giorno dopo giorno, l’accusa costruita dimostra di essere una farsa vendicativa. Inoltre, gli avvocati della difesa sono certi che i giudici abbiano preso la loro decisione sulla colpevolezza degli imputati, dato che la Corte ha accolto un tale breve accusatorio, in primo luogo. Quindi, prima ancora che il processo iniziasse, la difesa ha presentato una mozione per il rifiuto dei giudici presenti per motivi di distorsione.

Sonja e Christian meritano una solidarietà internazionale e incondizionata per aver rifiutato qualsiasi forma di cooperazione con le autorità da anni. Anche se questo significa di rimanere a lungo in prigionia e in difficili condizioni di vita, sono fermi al loro costante rifiuto di dare una confessione.

Striscione in Piazza Exarchia, Atene: “Ogni cuore è una Cellula Rivoluzionaria – Solidarietà con Sonja e Christian”

Prima sessione del processo

Venerdì, 21 Settembre 2012, il processo contro Sonja Suder e Christian Gauger è iniziato alle 9 in una piccola sala di massima sicurezza della Corte Federale di Francoforte.

In precedenza, un raduno si è tenuto di fronte al palazzo di giustizia, con quasi 100 partecipanti. Ci sono stati discorsi, musica e “palloncini di solidarietà” che salivano verso il cielo, auspicando la libertà e la felicità di entrambi gli accusati. Dei solidali -tra di loro attivisti provenienti dalla Francia che hanno lottato per molti anni contro l’estradizione dei due compagni- hanno portato dei striscioni e scandito slogan per protestare contro questo metodo di giustizia politica che lo stato tedesco rappresenta.

Quando Sonja e Christian sono entrati in aula, prolungati applausi sono risuonati da parte del pubblico. Tutti i 70 posti a sedere erano occupati, molti hanno dovuto aspettare fuori a causa della mancanza di spazio. Un pannello di vetro separava gli spettatori dai compagni.

Quando il presidente della corte ha convocato i accusati, i loro difensori sono intervenuti con una seconda mozione di ricusazione dei giudici per pregiudizio, sulla base delle dichiarazioni ottenute illegalmente dal gravemente ferito Hermann Feiling e la testimonianza inattendibile di Hans-Joachim Klein.

Durante il giorno successivo del processo, la corte ha respinto le proposte della difesa, dicendo che l’argomentazione giuridica non era ancora iniziata.

Scandali giudiziari accompagnano il processo

Fin dall’inizio, il procedimento giudiziario è stato molto tenace. Le sessioni sono state spesso interrotte dalla corte per discussioni segrete. Le domande sono state pre-esaminate e ogni processo è stato pianificato in anticipo.

Il terzo giorno del processo è stata interrotto perché le persone disabili in sedia a rotelle non hanno avuto accesso e il microfono non era ancora funzionante.

Il quarto giorno del processo Hermann Feiling è stato chiamato a testimoniare. Il suo avvocato ha spiegato che Feiling non apparirà. Ha presentato un certificato medico, che spiega il suo enorme rischio per crisi epilettiche in situazioni di stress. Così, il testimone non poteva essere esaminato di persona a causa del disturbo post traumatico da stress. L’accusa, per la paura di perdere una colonna centrale dell’accusatorio, ha chiesto disperatamente all’avvocato sull’origine della bomba. In quel momento la difesa è finalmente intervenuta, dato che questo interrogatorio era tanto speculativo in quanto le accuse di questo caso politico.

Il quinto giorno del processo S. è stata chiamata a testimoniare ed è entrata in aula. Il suo avvocato ha chiesto di testimoniare legalmente in nome del suo cliente, ed ha dichiarato che lei aveva accettato la sua ex condanna nel 1982, sulla base delle presunte testimonianze di Hermann Feiling, solo perché voleva che Feiling evitasse le ulteriori prosecuzioni della procedura. Lei crede ancora fermamente che egli non era in condizione di sottoporsi a interrogatori e intende fare appello al suo caso.

Il pubblico ministero ha chiesto la sua testimonianza. La difesa ha sollevato una mozione ed ha affermato che S. non deve testimoniare in tribunale, dato che lei cerca una revisione del suo caso per l’interrogatorio inammissibile di Feiling. Non sorprende che il giudice si è schierato con la percezione del pubblico ministero ed ha respinto la richiesta della difesa per il rifiuto di testimoniare. Il testimone ha insistito per la sua decisione. Grazie al suo rifiuto, il giudice che presiede l’ha minacciata con una multa ed una detenzione* coercitiva che può arrivare fino ad un anno e mezzo. Il testimone, però, ha mantenuto una posizione ferma.

L’accusa ha chiesto una multa di 800 euro (o, in alternativa, otto giorni di reclusione), così come la sua detenzione coercitiva, ritenendo S. “colpevole per convinzione”. L’avvocato del testimone ha sostenuto che la dichiarazione di Feiling non avrebbe dovuta essere usata e presa in considerazione anche nel caso del suo cliente. Lui e gli avvocati della difesa, che lavorano in modo indipendente gli uni dagli altri, sono chiaramente d’accordo che le testimonianze forgiate di Feiling non possono essere tenute come valida in qualsiasi tribunale. Tuttavia, il giudice ha rifiutato di consultare un perito ed ha cercato di procedere con l’esame delle cosiddette “testimonianze” di Hermann.

Questa situazione è diventata insopportabile per alcuni spettatori. Parte del pubblico ha lasciato l’aula protestando ad alta voce. Il giudice ha indicato uno spettatore ed ha richiesto un controllo di identificazione. Ha interrotto il processo. Circa dieci minuti dopo, è arrivata la polizia ed ha chiesto ad una spettatrice di seguirla. Dopo che lei abbia rifiutato ed abbia chiesto di sapere il motivo, un poliziotto in borghese la prese con la forza e la spinse fuori dalla stanza. Le persone del pubblico si sono lamentate per le misure oppressive, ma la polizia ha rafforzato i controls dell’identificazione comunque, in mezzo ad un clima aggressivo ed una tensione costante.

Le condizioni di Sonja e Christian

Lo stato di salute di Christian si è deteriorato da qualche giorno. Il sesto giorno della prova è stato annullato a causa della sua malattia (mentre l’audizione del 19 Ottobre è stata riprogrammata pure). Uno dei suoi amici ha commentato che Christian soffre molto dal procedimento giudiziario e dallo stress associato.

Nonostante tutto, Sonja sembra essere in una condizione di buona salute. In particolare, sembrava molto felice quando ha visto gli amici dalla Francia. I solidali le hanno dato una notevole forza per rimanere fedele ai suoi ideali e resistere a questa farsa, che è seguita anche dai media sensazionalistici. Quando Sonja entrò in aula quel giorno, un fotoreporter insisteva a prendere la sua foto. Anche se l’avvocato gli ha chiesto di mantenere le distanze, questo idiota con la macchina fotografica non l’abbia lasciano in pace, in modo che Sonja si è dovuta nascondersi dietro le spalle del suo difensore per alcuni minuti per evitare il giornalista.

Il processo è stato aggiornato per il 30 Ottobre.

Fanculo al processo farsa! Libertà per Christian e Sonja!
Forza e solidarietà da ogni cellula rivoluzionaria nei nostri cuori!

LIBERTÀ PER CHRISTIAN & SONJA

Per ulteriori informazioni e aggiornamenti, seguire il blog dei compagni che controllano questo processo (in tedesco) – Kontakt [aet] verdammtlangquer.org

* Beugehaft: detenzione coercitiva o reclusione per oltraggio, applicata al fine di costringere la gente a fare qualcosa contro la loro volontà, ad esempio per pagare una multa o per rispondere a domande di interrogazione in materia di una terza persona.

Atene: Volantino contro la repressione rilasciato dall’assemblea popolare aperta di Peristeri

“Se non resisteremo in ogni quartiere, le nostre città diventeranno prigioni moderne”

20 Ottobre

NON CI IMBAVAGLIANO, NON CI TERRORIZZANO

Mercoledì, 26 Settembre, giornata di sciopero generale, migliaia di persone hanno protestato contro le prossime dure misure contro i lavoratori, che porteranno ad un ulteriore impoverimento nella nostra vita.

Dalle prime ore del mattino, pesanti forze della polizia hanno attaccato, senza che avvenisse alcun incidente prima, i pre-raduni delle assemblee popolari dei quartieri di Aghios Dimitrios (Brachami), Vyronas-Kaisariani-Pangrati e Zografou, impedendo la loro partecipazione al corteo dello sciopero nel centro della città e la detenzione di decine di persone. In particolare, a Zografou le persone sono state perseguitate, inseguite e picchiate dalle forze repressive che hanno diffuso il terrore nel quartiere. Un totale di 20 fermi sono stati effettuati solamente a Zografou, di cui 12 sono stati diventati arresti, compresi anche dei minorenni (studenti).

Nella manifestazione dello sciopero, le forze repressive hanno picchiato selvaggiamente i manifestanti, hanno sparato troppi lacrimogeni di gas, ed hanno fatto un totale di 129 fermi e 22 arresti, attuando in tal modo un ben orchestrato piano per disperdere la folla.

Quello stesso pomeriggio, decine di persone si sono radunate di nuovo in Piazza Gardenias a Zografou, dove sono state oggetto di vessazioni da parte dell’unità della polizia motorizzata DELTA e gli squadroni dell’anti-sommossa MAT senza previa provocazzione.

La repressione dello Stato è continuata durante il periodo successivo, con una serie di iniziative volte a prevenire qualsiasi attività militante all’interno del movimento antagonista.

Il 30 Settembre, nel corso di un moto-corteo antifascista nel centro di Atene, le unità della polizia motorizzata DELTA hanno aggredito e picchiato alcuni dei manifestanti. Il risultato è stato l’arresto di 15 antifascisti (uomini e donne), che sono stati torturati mentre stavano sotto la custodia della polizia e sono stati rilasciati su cauzione, accusati di reati.

Il 1° Ottobre, durante un raduno di solidarietà nei tribunali di Evelpidon, i partecipanti sono stati inseguiti e picchiati dalla polizia nella zona circostante. Su 25 solidali che sono stati arrestati, 4 persone sono state accusate e tenute nel quartier generale della polizia.

Nello stesso tempo, molte scuole superiori in tutta la Grecia sono sotto l’occupazione da parte degli studenti che lottano per una educazione veramente libera, e sono state attaccate dalle autorità. In particolare, in data 2 Ottobre, poliziotti in uniforme e poliziotti in borghese hanno invaso il cortile della Prima Scuola Pubblica Superiore di Holargos, e non hanno esitato a schernire e ferire gli studenti della scuola, nel tentativo di rompere l’occupazione.

Il 4 Ottobre, i lavoratori dei cantieri navali che rimangono non pagati per sei mesi ormai, e inoltre lottano contro l’attuazione della rotazione delle mansioni nei cantieri di Skaramaga, hanno fatto irruzione nel Pentagono (sede del Ministero Greco della Difesa), al fine di chiedere i loro salari maturati. Sono scoppiati dei scontri diretti, dopo che sono stati trattati con una feroce repressione con l’uso di lacrimogeni. I squadroni dell’anti-sommossa hanno effettuato 107 fermi e 12 arresti.

Lo stesso giorno (4/10), nel corso di un’altro raduno di solidarietà nei tribunali di Evelpidon per i 15 antifascisti arrestati (del moto-corteo del 30/9) la polizia anti-sommossa ha esercitato una repressione brutale, con il conseguente ferimento di diversi solidali.

Nelle prime ore del 8 Ottobre, mentre il centro dei sistemi informativi dell’Ente Pubblico dell’Energia (DEI) è stato occupato dai dipendenti affiliati al sindacato dei lavoratori GENOP-DEI, 18 persone sono state arrestate.

La mattina dello stesso giorno (8/10), nel corso di una protesta dei lavoratori dell’ospedale psichiatrico “Dromokaiteio”, la polizia ha arrestato tre membri del consiglio degli amministratori del sindacato.

Il 9 Ottobre, lo Stato ha dimostrato la tolleranza zero, vietando le manifestazioni e i raduni di persone nel centro di Atene, impiegando cecchini ed elicotteri della polizia, una condizione che non può che risvegliare i ricordi di un regime di giunta. Attivisti sono stati arrestati nelle loro case e interi collettivi sono stati presi in ostaggio dal luogo del loro incontro. La gente riunita, nel centro, è stata dispersa e picchiata dai squadroni MAT e dalle squadre dei motociclisti della DELTA e DIAS. Un totale di 217 fermi e 24 arresti sono stati effettuati.

Giovedì, 18 Ottobre, giornata di sciopero generale, le unità repressive hanno fatto un uso eccessivo di forza e d’uso massiccio di prodotti chimici e granate stordenti. Come risultato di questo attacco dei manifestanti sono stati gravemente feriti, 107 persone sono state fermate e 7 manifestanti sono stati tenuti in custodia dalla polizia, con gravi accuse. Durante la manifestazione dello sciopero un manifestante ha perso la vita, era un lavoratore dei cantieri navali, disoccupato dal 2006, e partecipava al corteo con il blocco del PAME.

In 23 giorni, sono stati effettuati un totale di 585 fermi e 105 arresti.

Ancora una volta, la vendetta dei meccanismi di repressione si esaurisce nelle misure esemplari contro chi resiste e combatte, applicando reati a così tante persone, anche per possesso di una semplice maschera chirurgica, e rilasciando fotografie e dati personali di manifestanti arrestati nei media del regime.

LE LOTTE SOCIALI NON POSSONO ESSERE IMPRIGIONATE O INCRIMINATE
NESSUNA AZIONE PENALE CONTRO I COMBATTENTI ARRESTATI
LA RESISTENZA COLLETTIVA È LA NOSTRA FORZA
LA SOLIDARIETÀ E LA NOSTRA ARMA

ASSEMBLEA POPOLARE APERTA DI PERISTERI
Ogni Lunedì e Giovedì in Piazza Dimarchiou ore 20.00

Atene: Aggiornamento sugli arrestati dello sciopero generale del 18/10

19 Ottobre

Nel corso del procedimento giudiziario del Venerdì, i sette manifestanti arrestati (ancora in stato di custodia) sono stati portati nei tribunali di Evelpidon “scortati” dai poliziotti della Questura.

Mentre aspettavano fuori dall’ufficio del pubblico ministero, accanto ai loro parenti ed avvocati, la madre di uno degli arrestati ha voluto abbracciare suo figlio. Tuttavia, una poliziotta dell’ufficio del pubblico ministero ha immediatamente spinto la madre, dicendo che qualsiasi contatto fisico è proibito.

Quando il figlio ha protestato, una delle guardie maschili della Questura l’abbia rimproverato. La persona arrestata ha protestato ancora una volta, con più rabbia, e il poliziotto stesso abbia estratto la sua pistola agitandola minacciosamente verso di lui! Tutti i partecipanti si sono bloccati alla vista dell’arma. Tuttavia, gli arrestati sono iniziati ad urlare infuriati, con uno degli avvocati della difesa che abbia fortemente rimproverato la guardia, prima di entrare nel ufficio del pubblico ministero per protestare formalmente sulla condotta del poliziotto. Il procuratore è stato, non sorprendentemente, infastidito dalle osservazioni dell’avvocato e abbia completamente ignorato l’incidente.

Un’altro raduno di solidarietà nei tribunali di Evelpidon (edificio 9) è stato chiamato per Lunedì mattina, 22 Ottobre, alle ore 11:00, quando i sette arrestati passeranno dal giudice istruttore (interrogante). Si deve sottolineare che almeno cinque di loro sono minacciati con accuse penali aggravate.

Tutti i sette arrestati sono stati ripresi al quartier generale della polizia di Atene, dove saranno rinchiusi fino il Lunedì. È di grande importanza che le persone che abbiano partecipato alla manifestazione dello sciopero del 18/10 inviano a imc-athens-editorial@lists.indymedia.org eventuali foto, video o materiale audio, che possono risultare utili per la loro difesa legale.

Maggiori informazioni (in greco) qui: i, ii

Grecia settentrionale: Moto-corteo antifascista nella città di Kavala

Venerdì 19 Ottobre, una manifestazione antifascista con motociclette è stata completata con successo a Kavala verso le 20.30. Compagni in cavallo di circa 35 moto hanno compiuto questo atto in solidarietà con gli arrestati del moto-corteo antifascista ad Atene che è stato attaccato il 30 Settembre.

Il moto-corteo ha attraverso le vie del centro e dei quartieri, scandendo slogan antifascisti. Gli antifascisti anche fatto anche diverse fermate, al fine di divulgare testi contro-informativi sui recenti avvenimenti che hanno avuto luogo ad Atene e a Patrasso.

Né in Kavala, né da nessuna parte…
Abbatiamo i fascisti in ogni quartiere!

fonte

Bulgaria: Brutalità della polizia in centro di detenzione nei confronti dei profughi provenienti dalla Siria

Il 16 Ottobre 2012, otto siriani richiedenti asilo sono stati brutalmente picchiati dalla polizia nel centro di detenzione per stranieri nella città di Lyubimets, nei pressi dei confini bulgaro-turchi.

Lo stesso giorno, un prigioniero aveva cercato di ottenere informazioni dalle guardie umane della prigione circa la sua richiesta di essere rispedito in Turchia. Le guardie hanno risposto con la violenza. Quando i co-detenuti hanno tentato di fermare la rissa, sono stati immediatamente picchiati.

In totale, otto persone sono state picchiate brutalmente con manganelli della polizia. Ognuno di loro è stato picchiato da tre poliziotti. Dopo l’attacco della polizia, i richiedenti asilo sono stati posti in isolamento, dove rimangono fino ad oggi (19 Ottobre). Non vi è alcun aggiornamento sullo stato della loro salute, dal momento che non permettono ad alcun solidale di parlare con loro. L’unica informazione nota è che un prigioniero abbia rotto un braccio.

Le richieste dei rifugiati detenuti sono:
– Indagine immediata per la brutalità della polizia nei centri di detenzione degli stranieri in Bulgaria.
– Punizione delle guardie di polizia che hanno partecipato ai pestaggi.
– Trasferimento immediato di tutti in centri di accoglienza e di tranferimento in Bulgaria.
– Informazioni sui diritti dei richiedenti asilo e rifugiati in Bulgaria.
– La conformità con gli impegni assunti dallo Stato bulgaro per i rifugiati e il diritto internazionale umanitario.

Contatto con il gruppo di solidarietà : solidarity.immigration @ gmail.com

fonte

Città del Messico: Intervento di solidarietà in diverse ambasciate il 28 Settembre

Nel contesto delle giornate di mobilitazione e di solidarietà internazionale con i compagni rapiti in tutto il mondo, dal 21 al 30 Settembre, una manifestazione anti-repressiva è stato chiamata a mezzogiorno del Venerdì 28 Settembre nella Città del Messico.

La manifestazione anarchica ha fatto visita alle ambasciate di diversi Stati in cui sono detenuti dei compagni, così come al corpo rappresentante del governo di Guanajuato, dato che Braulio Durán è imprigionato in León.

Al di sotto alcuni momenti dall’intervento anti-carcerario.

Sede centrale della rappresentazione del governo di Guanajuato:

Libertà al Braulio Durán

“Questo è il modo con qui esprimo la mia solidarietà:
– Con passo sicuro che non va indietro prima di tutto e con un sorriso luminoso
– Con un cuore d’amore che viene messo a nudo davanti a un compagno
– Con una mano tenera e l’altra armata
È così che esprimo la mia solidarietà: vincendo in ogni battaglia una somma di libertà preziosa”
Gabriel Pombo Da Silva

Libertà ai prigionieri!

Ambasciata $ilena:

Libertà ai prigionieri anarchici – Morte allo Stato

Ambasciata indonesiana:

Pareti e bare non abbasserano le nostre proteste e desideri – Solidarietà e rivoluzione sociale

Scorta di polizia

Ambasciata svizzera:

Libertà ai prigionieri anarchici

Ambasciata greca:

Giornata anti-carceraria – Solidarietà con i prigionieri anarchici

Ambasciata italiana:

Libertà a Stefano Fosco

Fonte / Altre foto: ABC Messico via Liberación Total

San José, Costa Rica: Aggiornamento dalla protesta studentesca del 9 Ottobre per la “legge della fotocopia”

Martedì 9 Ottobre, 2012, si è effettuata nella capitale di Costa Rica, San José, una manifestazione studentesca nel contesto della proteste contro il veto fissato dal Presidente del paese Laura Chinchilla Miranda alla modifica della legge che riguarda l’uso gratuito di materiale pneumatico per scopi educativi, bloccando in tal modo la decisione del Congresso di rimuovere le disposizioni che stabiliscono che la copia d’autore sia punibili in tutte le circostanze. Tuttavia, tutti coloro che si oppongono a questa legge, conosciuta come Ley de fotocopiado / legge della fotocopia non hanno gli stessi incentivi. A parte gli studenti che sostengono il libero accesso all’informazione e alla conoscenza, senza dover fuggire agli editori locali e stranieri, una presenza attiva alle manifestazioni hanno anche i proprietari dei negozi di fotocopie che si interessano solo agli interessi delle loro imprese, le quali sono influenzati dalla legislazione.

In tale contesto, pertanto, nel corso del 9 Ottobre si sono verificato alcune circostanze particolari. Ecco un aggiornamento da parte di compagni che hanno vissuto gli eventi da vicino, e l’abbiamo ricevuto dalla Croce Nera Anarchica Messicana:

“Martedì scorso, 9 Ottobre, durante il corteo degli studenti nel centro di San José, alcuni eventi speciali hanno avuto luogo. Stanchi delle assurde, inutili e noiose manifestazioni “rigidi”, un gruppo di studenti abbia deciso di rompere con la normalità e lasciar posto alla creatività. Hanno accavalcato le mura dell’Assemblea Legislativa, fatto abbastanza grave per gli organizzatori della manifestazione per sorgersi contro di loro. Si noti che questi organizzatori sono uomini d’affari, qualcosa del tutto logico per noi, ed abbiano fatto ciò che è comune con la destra fascista, un appello agli manifestanti di abbandonare i compagni che erano nell’Assemblea legislativa. Sorprendentemente, molti dei manifestanti sono rimasti per sostenere l’azione dei compagni, e poco dopo, è arrivata una squadra di 20 poliziotti dell’antisommossa con scudi e manganelli che ballavano sui nostri corpi. Subito dopo la carica della polizia abbia avuto inizio una contro-carica con pietra volanti, poi migliaia di pietre abbiano deciso di volare, e ci siamo resi conto che possiamo: abbiamo buttato la polizia fuori dalla zona della manifestazione e siamo riusciti a fare quello che molte persone desideravano di fare per lungo tempo.

Data l’agitazione, i media borghesi si sono impazziti cercando di criminalizzare il movimento, nulla di meno ci si può aspettare da loro. Mentre questo avveniva, il compagno Jean Carlo Espinoza è stato catturato, picchiato ed imprigionato dai cani del potere, ai quali abbiamo risposto con una richiesta di habeas corpus ed un appello per motivi di incostituzionalità. Fortunatamente, ci era un avvocato in mezzo a noi ed abbia preso il caso. Dopo quattro lunghi giorni di torture e intimidazioni nei sotterranei della Corte dell’Ingiustizia, il nostro compagno è stato rilasciato con l’obbligo di firmare ogni giorno in tribunale.

Tuttavia, la repressione poliziesca non finisce qui, ma è stata solo iniziata. Alcuni compagni sono stati minacciati di azioni giudiziarie a causa del loro sostegno all’azione dei compagni. Ancora un altro evento molto grave e preoccupante ha avuto luogo il Venerdì, 12 Ottobre: dopo aver lasciato un bar vicino all’Università di Costa Rica, a San Pedro, un compagno è stato bloccato da un furgone nero dal quale sono scese 3 persone assolutamente sconosciute e, senza qualsiasi motivo, l’hanno picchiato, dopo di ché sono saliti sul furgone e se ne sono andati via. Altri compagni ricevono chiamate strane nelle loro case. Quello che temiamo è che una caccia alle streghe abbia avuto inizio, e noi dobbiamo essere pronti per quello che verrà.

Questi procedimenti di prosecuzione e di molestie da parte della polizia non ci fermeranno, e abbiamo deciso di continuare la lotta. Con o senza prosecuzione. Questo non vuol dire che non ci interessa per la nostra integrità fisica e mentale. La nostra breve esperienza ci rende più vulnerabili, e questo è il motivo di questa lettera.”

Saluti solidali da Costa Rica
Finchè un solo prigioniero esiste nel mondo, nessuno sarà libero!
Libertà ai prigionieri!

ricevuto da Croce Nera Anarchica da Messico

Grecia – Igoumenitsa : Attacco diretto a negozio di acquisto d’oro

Durante l’occupazione nazista della Grecia 1941-1944, i strozzini del mercato nero (mavragorites), -le spie e gli fantocci degli fascisti- stavano approfittando della gente che stava in mezzo alla scarsità di cibo, vendendo olio da cucina, riso, ecc in piccole quantità agli miserabili dalla fame, portando via tutto ciò che quest’ultimi avevano, una casa o un terreno, anche i loro figli per usarli come schiavi. Non appena l’occupazione e la guerra civile sia finita, questi strozzini sono diventati cittadini eminenti ed immensamente ricchi, mentre quelli che si sono trovati nel bisogno sono morti di fame oppure hanno vissuto nella miseria e la povertà.

Nello stesso modo, oggi, questi “mavragorites” appaiono ancora con i loro negozi soprannominati “Acquisto Oro”, avendo come loro capo principale “Bobolas”, ben noto tra gli “maiali” del Potere. Questi delinquenti possono sentire l’odore delle persone in mancanza di un anticipo in contanti, a causa della presunta crisi economica, e quindi possano acquistare le loro necessità e le loro dignità.

Quattro negozi del genere sono sorti ad Igoumenitsa, controllati dagli infami, i profittatori contemporanei provenienti da Igoumenitsa e Corfù.

Il 3 Ottobre 2012, alle 3 del mattino, abbiamo attaccato uno di questi negozi, che si trova sulla Via Kyprou di fronte alla Piazza centrale di Igoumenitsa, ed abbiamo rotto le finestre anteriori.

Quei proprietari, che minacciano di prendere in mano la situazione con i loro scagnozzi, dovrebbero sapere che non ci intimidiscano.

Non c’è ne frega un cazzo per i loro dipendenti in quei negozi, che lamentano di fare semplicemente il loro lavoro per 600 euro, perché hanno scelto di essere nel campo avversario. Inoltre, il lavoro è una vergogna.

“Strizziamo l’occhio” ai compagni che per primi l’abbiano “strizzato a noi”.

Libertà per i compagni combattenti, membri dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco, e tutti quelli perseguiti dallo Stato

LO STATO È L’UNICO TERRORISTA
SOLIDARIETÀ CON i GUERRIERI ARMATI

fonte

Germania: Auto diplomatica greca auto data alle fiamme a Berlino

Abbiamo incendiato il veicolo del colonnello Grympiris nel quartiere parlamentare, governativo e diplomatico di Tiergarten a Berlino. Grympiris è Addetto alla Difesa presso l’Ambasciata della Grecia in Germania, ed abbia la responsabilità di:

+ Le apparenti ostilità al confine con la Turchia, dove i profughi vengono ridotti in brandelli e mutilati,

+ Gli affari di armi della Grecia con la Germania, che non presta attenzione ai tagli nel settore della sanità, alle pensioni e gli salari, che guidano la popolazione della Grecia in un disastro sociale,

+ La politica di austerità del governo greco, che funziona come un fantoccio del FMI / BEC / UE Troika per garantire ricchezza solo alle élite,

+ La collaborazione della polizia greca con i fascisti dell’Alba Dorata (Chrissi Avgi),

+ La violenza contro i manifestanti ad Atene e in altre città.

In qualità di rappresentante militare dell’ambasciata greca, il colonnello Grympiris è un obiettivo legittimo di attacchi contro militanti.

Nella nostra azione, abbiamo attaccato l’obiettivo, nella consapevolezza che la vettura sarebbe stata bruciata in un garage al di sotto di una casa residenziale. Abbiamo quindi fatto in modo di escludere la possibilità di una crollo degli appartamenti.

Siamo solidali con i prigionieri della guerra sociale in Grecia, gli uomini e le donne operai/e in sciopero là, i diversi gruppi di guerriglia urbana, gli uomini e le donne immigrate che lottano insieme agli antifascisti contro il terrore della giunta, e le tante persone disperate, che si spera un giorno di celebrano il crollo dello Stato greco e la costruzione di un mondo libero.

Viva la Anarchia
Lunga vita all’Anarchia

Unione Incendiaria Internazionale – 15-10/2012

Bogotá, Colombia: Azione di solidarietà con occupanti sfrattati

Nessuna speculazione urbana in più – Niente più case rovinate e vuote

Venerdì 5 Ottobre 2012, in una giornata di solidarietà con gli occupanti sfrattati a Bogotá, circa 25 persone si sono riunite dalle 12:00 alle 02:30 di fronte a un edificio residenziale occupato all’angolo tra la 47° e la 7° strada, al fine di denunciare pubblicamente la situazione abitativa spaventosa in Colombia e per sostenere di fatto più di venti persone già sfrattate dalle loro case in altre località.

Lo stesso giorno, i detenuti che sono organizzati nella Croce Nera Anarchica–Dall’Interno (CNA-Desde Adentro, da una prigione di Bogotà) hanno dichiarato la loro solidarietà con gli occupanti sulla 47° strada.

Domenica 30 Settembre un gruppo di cinque famiglie avevano occupato l’edificio di cui sopra, che sia stato abbandonato per un decennio, e sono ora minacciati di sfratto. Tra loro ci sono sei bambini e una donna con più di 80 anni.

Nonostante la presenza di forze della polizia nazionale, che custodivano il locale 24 ore al giorno, impedendo l’ingresso e l’uscita libera ai nuovi veramente legittimi residenti, e nonostante le pressioni da parte del proprietario “legale” speculativo, che di recente aveva sigillato le porte, l’attività si è svolta in un clima di gioia e di fraternità, che abbia riunito le famiglie degli occupanti con studenti, giovani, insegnanti, lavoratori ed altri.

L’intervento è stato chiamato dal gruppo anarchico Bifurcación (precedentemente noto come Croce Nera Anarchica) e il gruppo libertario Vía Libre, ed è stato anche sostenuto dal Collettivo dell’Educazione Alternativa, la rivista Desde Abajo (“dal basso”) e il Gruppo Anarchico degli Studenti.

I manifestanti hanno scandito slogan come “Uno sfratto, un altra occupazione”, hanno distribuito centinaia di volantini e sventolato cartelli contro la speculazione immobiliare, a favore della lotta per un tetto dignitoso, e in difesa delle occupazioni, suscitando la simpatia dei passanti e degli autisti che hanno manifestato la loro spontanea adesione a questa lotta.

I manifestanti sono riusciti a raccogliere diversi chili di prodotti alimentari, coperte, pannolini ed altri oggetti utili per i residenti del palazzo. I partecipanti hanno rinnovato l’appello di solidarietà con gli occupanti, prendendo l’iniziativa per azioni future.

Fonti/altre foto: i, ii, iii, iv

Da Londra a Bogotá, Occupiamo il mondo!

Atene: Rivendicazione di responsabilità per gli attacchi incendiari in solidarietà con tutti i compagni processati per il caso CCF

Un giorno, tutto dovrà essere giocato testa o croce, in stile Western, sarà deciso con un duello nella strada principale : loro o noi. Di fronte a questa solitudine, la “città privata” di ognuno crea le sue simpatie…
(Paco Ignacio Taibo II, “Stessa città stessa pioggia”)

I nostri cuori e le nostre menti sono con quelli che hanno preso la Decisione tra due respiri (come vengono prese tutte le grandi decisioni in ogni caso), con quelli che stavano sulla ‘Strada Principale”, in un duello in cui solo i perdenti non sono coinvolti, esattamente dove teniamo il nostro posto e creiamo solidarietà.

Solidarietà con i nove membri dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco
e gli co-imputati nello stesso caso

Solidarietà con i fuggitivi Yannis Michailidis e Dimitris Politis

Quindi, vorremmo dedicare le seguenti azioni incendiarie a loro:
∙ In due bancomat della filiale della Banca Nazionale della Grecia di Maroussi,
∙ Un bancomat della filiale di Eurobank in Via Trion Ierarchon nella zona di Ano Petralona,
∙ Un bancomat di una filiale della Post Bank in Vyronas,
∙ un veicolo della società di sicurezza privata “G4” in Via Aghiou Antoniou nella zona di Ano Patissia,
∙ uno veicolo statale in Via Lamias a Glyfada.

TUTTO CONTINUA. . .

fonte

Grecia – Patrasso: LA PASSIONE PER LA LIBERTÀ È PIÙ FORTE DI TUTTE LE PRIGIONI!

I quattro compagni arrestati sono stati rilasciati!

Momenti dalla liberazione degli compagni dal tribunale:

Nei slogan si sente:
“La solidarietà è la nostra arma, guerra alla guerra dei padroni”
“La passione per la libertà è più forte di tutte le prigioni!”

La mattina presto del Lunedì, 15 Ottobre, quasi 150 compagni hanno marciato dall’occupazione Parartima e sono arrivati di fronte ai tribunali di Patrasso circa alle 8.30, per mostrare il loro sostegno di fatto ai quattro compagni che si sono tenuti in custodia dal 11 Ottobre e minacciati con accuse gravi a causa della falsa testimonianza dei fascisti.

Dalle 11.30, sotto una pioggia battente, il numero dei solidali al di fuori del palazzo di giustizia era più di 400. I quattro arrestati (tre adulti e un minorenne), si sono presentati al giudice istruttore e al pubblico ministero. L’ultimo ostaggio è stato liberato verso le 15.00pm. Sono stati tutti rilasciati sotto condizioni restrittive, in attesa del processo, vale a dire il divieto di uscire dal paese e l’obbligo di firmare in una stazione di polizia locale, una volta al mese (al minorenne è stato ordinato di presentarsi a un addetto alla sorveglianza giovanile).

I compagni non sono rimasti soli nemmeno per un momento. Prima della loro udienza, raduni di solidarietà hanno avuto luogo al di fuori della sede della polizia di Patrasso, affissioni e distribuzioni dei testi sono stati effettuati nei quartieri della città. Inoltre, il Sabato 13 Ottobre lo studio del canale televisivo locale “Super B” è stato occupato da anarchici / antiautoritari da collettivi diversi, che hanno protestato contro l’attacco fascista nella piazza di Psila Alonia il 11/10 e l’arresto dei quattro compagni in un’altro luogo. Ecco il video che è stato proiettato dal vivo, interrompendo il telegiornale delle 20:30, con una dichiarazione del collettivo Perasma (“Passaggio”, dall’occupazione Maragopouleio):

http://www.youtube.com/watch?v=MjWOBHElQug

Fonti: Radio Libera Occupata di Patrasso (Radio Katalipsi) 93.7FM,
Gruppo Anarchico Dysinios Ippos (“cavallo imbizzarrito”), Indymedia Atene

ABBASSO I FASCI! LA SOLIDARIETÀ È LA NOSTRA ARMA!

Grecia: Testo del compagno Gustavo Quiroga González, imprigionato dallo sgombero dell’occupazione Delta a Salonicco

Ci auguriamo che potete aiutarci a diffondere la notizia.

Il 12 Settembre, alle 6.30, il centro sociale occupato “Delta” occupato è stato sfrattato. In passato, questo edificio fungeva da residenza universitaria dell’Instituto dell’Educazione Technologica “Alexandreio” di Salonicco, e fu occupato dal 2007. Durante lo sfratto, dieci di noi siamo stati arrestati dopo aver subito l’aggressione degli agenti della polizia. I sbirri hanno distrutto tutto quello che potevano mettere sulle mani (arredi, finestre, lampade, lavandini, e così via) ed hanno distrutto tutto quello che era possibile in meno di mezz’ora, mezz’ora di ricreazione per loro.

Siamo stati tutti condannati a pene detentive sospese e tre anni di libertà vigilata, ed abbiamo fatto appello alla sentenza. Oltre a questo, sono stato condannato a otto mesi in più degli altri ed ad una multa di € 3.200 per il possesso di documenti di viaggio falsi, senza che sia stata una perizia per verificare tale affermazione. Successivamente è iniziato un incubo di oppressione contro di me. Mi hanno portato al centro di trasferimento del carcere, in un reparto di detenzione per stranieri, che è praticamente una CIE-centro di detenzione per immigrati, dove il processo della mia deportazione cominciò perché, secondo le stime della polizia, sono un pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza della società greca.

Tre giorni dopo la mia condanna, è stato evidenziato da una perizia della polizia che tutti i miei documenti sono autentici. Anche dopo che questo sia successo si sono rifiutati di darmi indietro i miei documenti autentici e legali e mi tengono imprigionato fino a questo giorno, in condizioni disumane e umilianti, ed ora i poliziotti mettono tutto il loro sforzo per espellermi in Colombia, un paese in cui non ho nessun collegamento di sorta. Ancora non so cosa succederà, ma sono stato incarcerato in questa struttura (in Diavata) dal 15 Settembre, e non accetto la mia espulsione in Colombia. Per il momento, sto aspettando una soluzione e rimango dietro le sbarre.

Alcune parole sulle condizioni della mia detenzione

È ampiamente noto che le carceri i vari Stati europei hanno celle di isolamento, al fine di sedare qualsiasi reazione rivoluzionaria, che servono come una sorta di punizione per detenuti che non rispettano le regole della prigione. Ogni paese ha il proprio sistema. In Spagna, per esempio, c’è il regime di “FIES-sistema interno di sorveglianza speciale”, in Germania le “celle bianche”, ecc. Ogni paese ha il suo, alcuni un po più crudeli degli altri, ma tutti disumani.

Che cosa abbia tutto questo a che fare con i campi di immigrazione? I vari Stati utilizzano pratiche simili per il funzionamento di questo incubo. Solo per la cronaca, ecco alcuni esempi: quando sei in isolamento non si ha alcun tipo di contatto con gli altri detenuti, mentre in un centro di detenzione degli immigrati si sta isolati dagli altri e si sta solo in contatto con 16-17 persone che sono nella stessa cella.

In isolamento non è possibile ricevere delle visite, in un centro di detenzione immigrati la maggior parte dei detenuti non hanno nessuno a far loro visita. In cella di isolamento si ha il diritto di aria fresca per qualche minuto ogni giorno, in un centro detenzione immigrati si sono rinchiusi in cella 24 ore al giorno. Quando si è messo in cella di isolamento è perché hai creato alcuni problemi per il sistema penitenziario, per essere messo in un centro di detenzione immigrati, tutto ciò che serve è quello di essere senza un pezzo di carta che dice che sei legale. In isolamento, ti danno cibo merda, e nel centro di detenzione immigrati si deve pagare per questo! Quando si è nell’isolamento almeno si ottiene un letto, mentre nel centro di detenzione il pavimento è il tuo letto. Potrei continuare con altri esempi, ma la conclusione è la stessa: entrambi sono crudeli.

Nel centro di detenzione per immigrati di Salonicco, ci sono persone che hanno trascorso diversi mesi in una cella, dove una persona può fare dieci passi avanti, dieci passi indietro, e tornare al punto in cui hanno iniziato – si tratta di una vera e propria gabbia. Tutto questo crea problemi fisici e psicologici. I giorni ed i mesi passano senza vedere il sole o sentire il vento. Questi sono mesi in cui si vive senza sapere quello che succede fuori dalle mura, dal momento che le guardie mettere esclusivamente programmi TV di merda, come se fosse vietato vedere i telegiornali. Questo è evidentemente un’altra forma di controllo e mantenimento dell’ordine in questa prigione infernale. Altri problemi comprendono tutti i tipi di malattie, problemi di tossicodipendenza e di condizioni psichiatriche che si generano qui o esistevano in precedenza e qui peggiorano solamente.

Il sistema digestivo soffre dai prodotti che vengono venduti qui (panini, caffè, coca-cola, ecc.) Ci sono persone che hanno bisogno di una dieta specifica che sia impossibile seguire qui, altri non hanno bevuto niente di caldo per mesi.

La cosa peggiore è vedere che i detenuti (nonostante tutto quello che hanno sofferto) pensano che meritano tutto quello che sta accadendo a loro dal momento che sono clandestini in Europa, e questo è il risultato della propaganda delle guardie carcerarie. E ci sono persone come me che, che anche se non siamo clandestini nel paese, siamo sottoposti ad ogni tipo di accusa in modo che ci possano buttare fuori dall’Europa, usando ogni trucco sporco possibile.

Essi chiamano terroristi tutti coloro che la pensano come me. Il terrorismo è l’attacco contro il capitalismo, il loro terrorismo è la distruzione di migliaia di vite sotto l’egida della democrazia. La Democrazia e il Capitale ci imprigionano come animali, torturandoci fisicamente e psicologicamente.

Ovviamente, non mi limito a criticare i politici, ma anche chi abbia votato per loro.

I vostri voti contribuiscono a far rimanere migliaia di persone ancora in quella situazione. I vostri voti legalizzano la tortura, contribuiscono al mantenimento dei centri di detenzione, e al sistema statale di oppressione. Siete voi chi abbiate la colpa, che adottate il ruolo del morto vivente e collaborate con il sistema democratico. Suppongo che quando stare leggendo questo messaggio vi butterete via alla pattumiera. Proseguirete con la libertà falsificata, ignorando ciò che sta accadendo intorno a voi.

Procederete a programmata la vita a casa- lavoro, casa, lavoro- e nel tempo libero spenderete quel poco tempo che il vostro capo vi “dà” per otto o dieci ore di lavoro al giorno. Dov’è la vostra libertà? È in un supermercato? Acquistare il marchio del shampoo che vi piace e decidere se acquistare la coca-cola o l’aranciata? O nella droga su cui spendete i vostri soldi? Quando si pensa in questo modo, ci si dimentica che si sta svendendo la sua vita.

Per riassumere, si è un anello della catena del consumo, che sia ciò che vogliono i nostri oppressori, e questo è il modo in cui percepiscono la nostra esistenza, in termini di consumo e del potenziale produttività. Tu, che dici che la parola democrazia è tutto sulla libertà, menti a te stesso – sei un ipocrita! E quando sostieni che preferisci la democrazia alla dittatura la mia risposta è: vuoi un calcio alla schiena o un pugno in bocca? Se sei anche un po intelligente, spero che capirai questa metafora.

PER LA DISTRUZIONE DELL’APPARATO STATALE REPRESSIVO
PER LA DISTRUZIONE DI TUTTI I TIPI DI CARCERI
PER LA DISTRUZIONE DELLA DEMOCRAZIA E DEL CAPITALE

Anarchia qui e adesso

Gustavo Quiroga
Immigrato anarchico dai CIE di Salonicco

in spagnolo / greco / inglese

Grecia : Un paio di note sull’arresto dell’anarchico Anastasios Theofilou

1.
Nell’attuale fase di “sviluppo” del capitalismo, il lavoro non è un diritto o un ricatto. Il lavoro è un privilegio. Per chi è lontano dal benessere materiale e spirituale della società del Capitale, il solo
modo per sopravvivere è il “crimine”.

Ed il crimine ha molte forme, molti significati e molte versioni. Contrapponendoci al significato tipico dei media, non dovremmo accettare la legge come limite tra etico e non-etico. Buono e cattivo. Giusto e sbagliato. Né, ovviamente, dovremmo cambiarne ingenuamente il segno utilizzando il crimine come limite tra ciò che è rivoluzionario e ciò che non lo è.

Occorre fare i conti col crimine con calma, andando oltre etica e romanticismo, come un’attività sociale in più le cui caratteristiche individuali ne definiscono l’importanza. In poche parole, un criterio della nostra critica deve controllare se un’attività, illegale o legale – questo non ci riguarda-, serve gli interessi personali della gente della nostra classe, o il progetto d’emancipazione della nostra classe dalla classe dei padroni e dei manager del Capitale. La classe, vale a dire, che ora si limita a strapparci con modi da rapinatori la nostra sola merce, la nostra forza lavoro, ma (peggio ancora) che ci priva della possibilità di venderla.

2.
Sono accusato di una rapina finita in tragedia. Non voglio menzionare questi incidenti finché non ne so niente, eccezion fatta per quanto passano le lenti deformanti dei media. Per un cittadino, cercare di difendere i soldi di un’istituzione, la di cui avidità ha portato i 2/3 dell’umanità alla povertà, è certamente qualcosa di assurdo.

Questo non significa che la risposta è ucciderlo. Non conosco le circostanze e dunque non posso sapere se si è trattata di un’esecuzione a freddo o di uno scontro finito ai proiettili. Mi piacerebbe credere, anche stando alle testimonianze dei testimoni, a quest’ultima situazione.

In ogni caso, una persona è morta. Una persone che se avesse pensato anche solo per pochi secondi a cosa stava per fare, avrebbe potuto cambiare idea e da persecutore sarebbe passato ad essere un sostenitore dei rapinatori.

Ma è morto e non può difendersi. Né da alcuni compagni che danno caratterizzazioni che non si addicono ad un morto, né soprattutto dai ladri di tombe dei reparti anti-terrorismo e dei media che hanno dato luogo ad un balletto sul suo corpo, per puro servilismo politico.

Sono un anarchico comunista. Amo la vita e la libertà. Lottiamo per abbattere le galere che opprimono al loro interno centinaia di vite. Lottiamo per la visione della liberazione sociale. Lottiamo per la liberazione della nostra classe dall’autorità del capitale.

27/9/2012
A. K. Theofilou
2° braccio della prigione di Domokos

fonti : i, ii

Atene: Report dal raduno antifascista in Piazza Amerikis

Venerdì sera, 12 Ottobre, in Kypseli, i residenti ed i solidali che resistono al fascismo e al cannibalismo sociale hanno svolto una grande manifestazione antifascista-antirazzista.

Il raduno in Piazza Amerikis è stato organizzato da antifascisti provenienti dai quartieri di Kypseli e di Patissia – come una risposta diretta ad un’altro raduno chiamato da fascisti e razzisti nella stessa ora – con la partecipazione di solidali da altri quartieri di Atene, tra cui molti immigrati.

Più di 300 manifestanti hanno riempito la Piazza Amerikis, hanno messo striscioni, hanno distribuito e letto testi antifascisti. Nello stesso tempo, le unità anti-sommossa sono state schierate nei vicoli della parte inferiore della piazza, tagliando l’accesso a un centinaio di fascisti che sono stati concentrati in Via Acharnon. Infine, i neo-nazisti se ne sono andati via nella zona di Aghios Panteleimonas scortati dalla polizia.

Poco dopo, una grande manifestazione ha attraversato Via Patission e le vicinanze di Piazza Amerikis. Da qualsiasi posto che i manifestanti siano passati, gridando ad alta voce slogan antifascisti e canti di solidarietà con gli immigrati, sempre più persone si sono unite nella manifestazione, la metà dei quali erano immigrati. Quindi, il numero dei partecipanti abbia raggiunto circa delle 600 persone. Qui ci sono alcune foto in più: i, ii.

SOLIDARIETÀ CON I COMBATTENTI ANTIFASCISTI PERSEGUITI
NELLA CITTÀ DI PATRASSO!

Grecia: Infuria la guerra antifascista nella città di Patrasso; quattro compagni arrestati e minacciati con accuse gravi

È NECESSARIO CAPIRE IL FASCISMO – NON MORIRÀ DA SOLO; DISTRUGGILO

La mattina del Lunedì, 1° Ottobre è stata effettuata un’altra operazione di polizia sotto il nome di “Xenios Zeus” nei confronti degli immigrati e dei rifugiati, questa volta nella zona portuale di Patrasso. C’era massiccia presenza della polizia nella città dal giorno prima, tra cui squadroni anti-sommossa da Atene e da altre città, così come l’ispettore di polizia generale del sud della Grecia.

Anarchici e solidali si sono riuniti all’occupazione Parartima, nel centro della città, cercando di mantenere uno spazio aperto di resistenza e di accoglienza per gli immigrati perseguitati, mentre hanno anche effettuato delle azioni di contro-informazione contro il pogrom razzista in atto. Un’assemblea per il coordinamento delle azioni si è tenuta la sera dello stesso giorno nell’occupazione, fino quel ora, compagni di Patrasso hanno segnalato centinaia di arresti di immigrati privi di documenti o meno.

Anarchici ed altri antifascisti hanno realizzato azioni di solidarietà contro la caccia agli immigrati e i rifugiati, come ad esempio un moto-corteo, raduni di contro-informazione nelle piazze, distribuzione di opuscoli nei mercati all’aperto, insieme con la creazione di uno spazio di accoglienza all’occupazione Parartima per tutti gli perseguitati. Nello stesso tempo, hanno chiamato per una grande manifestazione.

Il 2 Ottobre, circa 350 compagni sono scesi nelle strade di Patrasso, per una manifestazione serale che durò più di due ore, passando attraverso diversi quartieri. Sullo striscione principale si leggeva “Contro l’operazione fascista “Xenios Zeus” – Solidarietà con gli immigrati” e tra gli slogan cantati era incluso anche il seguente: “La povertà, la miseria, il cannibalismo, questo è la crisi e il capitalismo”.

Il 4 Ottobre, il seguente testo è stato rilasciato (in greco) da diversi immigrati in occasione degli eventi in corso a Patrasso (e altrove):

“Siamo un gruppo di immigrati che abbia deciso di scrivere questo testo come un messaggio per i Greci, e quindi come appello alla solidarietà a causa dei problemi che stiamo affrontando. Abbiamo lasciato le nostre terre per molte ragioni diverse, come le guerre, la povertà, l’oppressione, il fascismo. Siamo venuti qui con il desiderio di recarsi in Europa, sognando per il futuro.

In Grecia, con la crisi, stiamo affrontando la disoccupazione e non abbiamo i documenti che ci permettono di lavorare legalmente. Non abbiamo ciò che è necessario per tirare avanti, come il cibo, le cure mediche, un riparo. La legittimità del partito fascista, e il fatto che ogni giorno diventa più numeroso, causa problemi nella nostra vita. Siamo attaccati da alcuni poliziotti che sono nello stesso tempo dei fascisti. Anche gli immigrati che hanno ottenuto il cartellino rosso (permesso temporaneo di soggiorno per i richiedenti d’asilo) non possono esercitare i loro diritti legittimi. I diritti umani non sono rispettati, e molti immigrati perdono la vita nel tentativo di attraversare le frontiere o vivere per le strade. Sappiamo bene che, per quanto il fascismo in Grecia esiste, esistono anche persone buone che sanno cosa significa la vita umana.

Oggi, in questo momento, lo Stato applica l’operazione “Xenios Zeus” qui a Patrasso. Nell’ambito di questa operazione di polizia, che raccoglie gli immigrati in pochissimo tempo con “azioni di pulizia”, 300 immigrati sono stati catturati ieri e portati nei campi di concentramento nei cui sono rinchiusi come in una prigione. Oggi, chiediamo alla popolazione locale, che sa ciò che la vita e la libertà significa, di mostrarci solidarietà al fine di fermare questa operazione disumana. Abbiamo avuto molti problemi nel nostro paese, e ci troviamo di fronte a numerose ingiustizie, leggi fasciste e disumane fino a questo giorno.

Non ne possiamo più. Grazie per il vostro interesse. ”

Seguendo questi sviluppi da vicino, compagni hanno cercato di non lasciare le detenzioni di massa degli immigrati, né la minaccia nazista senza risposta. Anche se gli attivisti hanno mandato un chiaro messaggio di resistenza e prontezza di reagire, le loro proteste istantanei non sono stati in grado di fermare un meccanismo di stato che rapisce con violenza le persone ovunque si trovino. Tuttavia, le bande parastatali in attesa di attaccare le persone indifese-con la partecipazione amichevole della polizia greca- sono state ostacolate in larga misura dalla presenza costante degli antifascisti per le strade.

Nelle prime ore del Giovedì, 11 Ottobre una banda dell’Alba Dorata (Chrissi Avgi) si è riunita in un ristorante chiamato “Psitalonia”, presso la Piazza di Psila Alonia, e si preparò di attaccare i compagni antifascisti nelle vicinanze (vicino l’occupazione Maragopouleio). Solidali si sono trasferiti immediatamente nella zona per difendere i compagni, e tutti insieme hanno schiacciato i neo-nazisti quando questi hanno tentato di attaccarli. I membri dell’Alba Dorata si ritirarono in disordine, e il locale, che serve come il loro rifugio è stato distrutto. In particolare, il ristorante “Psitalonia” è di proprietà di teppisti che hanno un collegamento diretto al nucleo dirigente del partito della sezione locale. Inoltre, è un luogo di incontro noto per le feccie fasciste, ed è collegato agli attacchi contro gli immigrati nel quartiere. Il partito Alba Dorata nega ufficialmente la presenza dei suoi mercenari nell’incidente.

La mania vendicativa dello Stato per i suoi cani abbattuti si è manifestata con il fermo di 9 persone, ciecamente in luoghi e tempi diversi dagli eventi. 4 dei detenuti sono stati infine arrestati ed accusati di reati gravi, come tentato omicidio, dopo essere stati presumibilmente riconosciuti dai membri dell’Alba Dorata. Pertanto, il caso si basa su affermazioni dei fascisti, che hanno fabbricato le accuse con la polizia e la magistratura.

Venerdì scorso, 12 Ottobre, dei solidali hanno chiamato un raduno alle 12:00 davanti all’occupazione Parartima, all’angolo delle Vie Corinthou e Aratou, per una marcia di protesta verso i tribunali di Patrasso in Via Gounari, dove i quattro compagni arrestati sarebbero stati esaminati da un giudice per le indagini. Quasi 400 compagni hanno manifestato davanti al palazzo di giustizia, gridando slogan ad alta voce in solidarietà con i quattro arrestati. Tuttavia, l’udienza è stata rinviata per il Lunedì, 15 Ottobre (alle 8.30 e dopo, alle 17.00). I quattro compagni sono rimasti in custodia temporanea e sono stati trasferiti nel quartier generale della polizia di via Ermou, a Patrasso.

Dobbiamo combattere gli attacchi dello stato e dei parastatali! Giù le mani dai nostri compagni!

CONTRO LO STATO DI POLIZIA E IL NEO-NAZISMO
SOLIDARIETÀ CON I 4 ARRESTATI
MORTE AL FASCISMO

Atene: Report dalla manifestazione in solidarietà con l’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco e con tutti gli anarchici accusati nello stesso caso

SOLIDARIETÀ CON I COMBATTENTI IMPRIGIONATI (Α)

Venerdì sera, 12 Ottobre, si è tenuta una manifestazione nel centro di Atene in solidarietà con i membri detenuti dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco e con gli altri dieci compagni anarchici accusati nello stesso caso, con il nuovo processo che ha avuto inizio l’8 Ottobre. La manifestazione era stata chiamata per il 6 Ottobre, ma è stata trovata nel mezzo delle rappresaglie dello stato della scorsa settimana contro gli antifascisti di una moto-pattuglia e i loro solidali (30/9 e 1/10), quindi il gruppo di solidarietà per il caso CCF ha deciso di riprogrammare l’evento per questo Venerdì.

Le gente si è radunata alle 19.30 a Propylea, dove sono stati distribuiti testi e volantini ai passanti, sono stati dipinti slogan sui muri e dichiarazioni sono state lette attraverso un sistema audio. Verso le 20.30, circa 300 compagni hanno attraversatola Via Panepistimiou in direzione di Piazza Omonia. All’incrocio con Via Patission, la polizia motorizzata (DIAS) unità delle squadre anti-sommossa (MAT) hanno tentato di tagliare il corteo. Il clima è stato riscaldato un po per la presenza della polizia, ma senza scontri scoppiati. I manifestanti hanno camminato sulla Via Patission causando confusione al traffico, poi hanno proseguito per Via Solomou ed hanno concluso la manifestazione nel quartiere di Exarchia.

Coloro che hanno espresso il loro appoggio incondizionato per gli anarchici perseguiti per il caso CCF erano in pochi, considerando la gravità della situazione con la quale la mafia giudiziaria sta attaccando i nostri compagni. Tuttavia, sono scesi per le strade come lupi.

Alcuni degli slogan cantati ad alta voce sono stati:
“Libertà per le Cellule di Fuoco”
“La passione per la libertà è più forte di tutte le prigioni”
“Theofilos Mavropoulos è nostro fratello, ribelle in carcere, nostro compagno di strada”
“Colpi di fuoco di Kalashnikov dovrebbero andar bene contro i poliziotti”
“Fascisti, bastardi, presto sarete impiccati sulle forche”
“Dal Messico all’Indonesia, viva la FAI-FRI e la nuova anarchia”
“Gli Stati sono i soli terroristi, solidarietà con i guerriglieri armati”
“Lotta insurrezionale Internazionale lotta contro gli Stati e il Capitale”
“Ascoltate bene guardie umane: giù le mani dai combattenti”
“Dendias (ministro dell’ordine pubblico), bastardo, bruceremo la città”
“Rabbia e coscienza, rifiuto e violenza, seminaremo il caos e l’anarchia”
“La solidarietà è l’arma dei popoli, guerra ai padroni della guerra”
“Sbirri, vi ricordate di Gyzi? Uno – tre, Christos Tsoutsouvis “(In memoria dell’anarchico guerrigliero urbano Christos Tsoutsouvis, che ha ucciso tre poliziotti il 15 Maggio 1985 ad Atene, nel corso di una sparatoria nel quartiere di Gyzi, prima di cadere dai proiettili della polizia.)
“E ora di gridare uno slogan che unisce tutti: SBIRRI-MAIALI-ASSASSINI”
“Da Atene a Londra, e da Santiago a Torino, fuoco per le leggi, pallottole per la polizia, e fuoco con benzina per ogni nazista”
“Avanti anarchici, avanti nichilisti, per seppellire nel fango tutti gli statisti”
“Solidarietà con i compagni in Italia – Anarchia, destabilizzazione, azione diretta, insurrezione”
“Libertà per tutti coloro che si trovano nelle celle delle prigioni”

Il caso-processo per la CCF è stato rinviato per Lunedì, 22 Ottobre, nel tribunale speciale del carcere femminile di Koridallos.

«Don Pedro» (Uno stoico autentico). Lettera di Gabriel Pombo da Silva dal carcere di Aachen, Germania.

Don Pedro era (e forse continua a essere) un “vero Stoico”, un essere “Unico” ed “Egoista” che finì in prigione per aver ucciso o pugnalato qualcuno (non ho mai potuto verificare del tutto questo capitolo della sua vita)…

Lo conobbi nel “Dipartimento Speciale” (modulo FIES) di “El Acebuche”, ad Almerìa. Fisicamente era un personaggio che incarnava perfettamente quello stereotipo che tuttx abbiamo di Don Chisciotte: relativamente alto, magro, sopra i cinquant’anni; con una barba a punta grigia e i capelli corti…

Camminava molto ritto, esageratamente maestoso; ma la cosa più vistosa era il suo tono di voce e la sua maniera di esprimersi. Parlava molto adagio e selezionava coscienziosamente ogni parola mentre inchiodava qualcuno al suo sguardo (che oscillava tra l’arroganza e l’ironia) cercando di scoprire se il suo interlocutore era degno del suo tempo e comprendeva quello che egli cercava di esprimere…

Si diceva di lui che era stato Professore di Letteratura (il che è plausibile) in qualche Istituto di Valencia. Il motivo per cui finì nel FIES non fu certo per aver partecipato a proteste, rivolte o evasioni… Quello sarebbe andato contro i suoi “valori” e “principi filosofici”; non a caso oltre a considerarsi un “Vero Nietzschiano” si considerava un misantropo…

No, Don Pedro tolse un occhio a un carceriere quando questo si affacciò allo “spioncino” della porta per vedere cosa lui stesse facendo nella cella… A partire da questo incidente l’esistenza di Don Pedro fu un lunghissimo pellegrinaggio per i carceri speciali della democrazia spagnola…

È scontato dire che egli non si “abbassava” a “denunciare” le innumerevoli occasioni in cui era oggetto di pestaggi e torture da parte dei carcerieri.

Nonostante noi (quelli del FIES) fossimo soliti ridere di lui (o più che di lui, della sua “filosofia di vita”), ci stava “simpatico” per la sua “particolarità” e perchè il suo odio verso i carcerieri era reale e ogni volta che gliene davano l’opportunità lui cercava lo scontro con loro.

A Don Pedro piaceva conversare con me…non riusciva a comprendere come “qualcuno come me” (studente di Filosofia con una gran conoscenza delle opere di Nietzsche) potesse “essere Marxista” (lui non riusciva a comprendere le differenze tra Anarchismo e Comunismo; e ancor meno il Comunismo Anarchico) e “abbracciare illusioni metafisiche”….

E così ammazzavamo il tempo: alcune volte parlavamo (filosofeggiavamo?) dei filosofi di Mileto, di Diogene Laercio, di Socrate-Platone-Aristotele per finire con il suo Maestro, Nietzsche e la sua opera preferita: “Così parlò Zarathustra”…

Alcune volte mi sdraio nel letto con lo sguardo fisso al soffitto e mi immagino cosa direbbe Don Pedro su questa fusione filosofica del suo maestro con una “ideologia” politica come il Nichilismo…e mi metto a ridere…

Don Pedro; un “Super-Uomo” stoico e misantropo così coerente con sé stesso che rifiutò di lasciare qualunque tipo di “trascendenza” che gli sopravvivesse. Nemico dell’umanità e dell’umanesimo; egoista e unico, nessuno che non lo abbia conosciuto di persona sa della sua esistenza e della sua opera materializzata in sé stesso: nella sua etica…!!!

E per lui tutto si riduceva a questo: il “super-uomo” era la sua etica e morale; la sua attitudine di fronte all’avversità e all’esistente: senza pena né gloria…

Perchè, evidentemente, se non ci sono etica e morale (che insomma sono una forma di concepire sé stessi e agire di conseguenza) […] entreremmo in un “relativismo” che non ha niente a che vedere con la corrente filosofica dello stoicismo moderno.

Me lo immagino tutto ritto in piedi che dice: quelli sono “ciarlatani”, “Don Pombo”, ciarlatani…!!

Si può dire che Don Pedro chiamava Don quelli che rispettava e “tu” tutti gli altri… Quello era (e/o è) un vero Stoico: Don Pedro…

Gabriel,
Inizi di Settembre 2012,
Aachen.

fonte