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Parigi: Capodanno solidale con i/le rinchius*

vincennes
Il centro di detenzione di Vincennes in fiamme durante la rivolta del 2008

31 dicembre 2015

Dei fuochi d’artificio e grida di libertà sono stati lanciati la sera di capodanno oltre le mura del centro di detenzione di Vincennes, dell’istituto di pena di Fresnes e di quello femminile di Fleury-Mérogis.

Dei/lle prigionier* hanno risposto con entusiasmo in un gioioso caos dall’interno.

Il giorno dopo, piccolo presidio e fuochi d’artificio davanti all’ospedale psichiatrico in via del generale Lassalle (parigi 19° arrondissement).

Forza coraggio e determinazione

Libertà per tutt*, con o senza documenti

in inglese

Marsiglia, Francia: Capodanno, mezzanotte davanti alle Baumettes

freeallprisoners-768x470Petardi, fuochi d’artificio e solidarietà per i/le prigionier*…

Per questa serata di Capodanno eravamo una trentina a mezzanotte davanti alla prigione delle Baumettes per lanciare petardi, fuochi d’artificio e gridare la nostra solidarietà nei confronti delle persone incarcerate.

Abbiamo chiaramente sentito le ragazze della MAF (Maison d’arrêt pour femmes / Istituto di pena femminile) come anche gli uomini degli edifici che danno sull’esterno.

Libertà per tutt*!

Distruggiamo tutte le prigioni e quest’orribile sistema che le produce!

in inglese

Tolosa, Francia: Fuochi d’artificio solidali per il nuovo anno

prison-1Nella notte di Capodanno dei fuochi d’artificio sono esplosi davanti al centro di detenzione amministrativa di Cornebarrieu, come anche davanti alla prigione di Seysse, in solidarietà con i/le prigionier*.

(autoironia on)
Nel corso di una notte incandescente, degli ordigni pirotecnici sono decollati per aprire una breccia nell’esistente e schiarire per un breve istante il triste cielo degli invisibili.
(autoironia off)

Fuoco a tutte le prigioni.

Morte allo stato.

in inglese

Prigione di Koridallos: Un testo del membro della CCF Panagiotis Argirou all’avvicinarsi della fine del processo Progetto Fenice

phoenixA TUTT* I/LE COMPAGN* I CUI GESTI MI HANNO OFFERTO DEI MOMENTI DI LIBERTÀ

“Solo nei momenti in cui la nostra tensione verso la libertà si incontra con la pratica riusciamo davvero a vivere l’anarchia, qui e ora. Sfortunatamente il sogno che portiamo nei nostri cuori è troppo grande per evitare il rischio di ritrovarci davanti al mostruoso muro dell’autorità eretto in difesa dello stato e del capitale. Quando mettiamo davvero in gioco la nostra vita, ci ritroviamo inevitabilmente ad affrontare la durezza intrinseca alla lotta: morte e prigione.”
Nicola Gai, compagno anarchico prigioniero in Italia, che si è assunto la responsabilità per la partecipazione all’attacco rivendicato dalla Cellula Olga della FAI-FRI (l’uccisione di Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare)

Poco prima della fine del processo del 4° caso consecutivo contro la Cospirazione delle Cellule di Fuoco, e contro di me in quanto anarchico che si è assunto la responsabilità di aver partecipato alla CCF, vorrei dire alcune cose non alla corte, ma piuttosto a tutt* i/le compagn* le cui azioni hanno dato impulso e sostanza al Progetto Fenice.

Per ovvie ragioni, tutti i membri incarcerati della CCF hanno reso onore ai compagni della Cellula Sole-Baleno (una cellula di collaborazione tra la Cospirazione delle Cellule di Fuoco e le Bande della Coscienza), un gesto che all’inizio ci è costato un’accusa per istigazione [in greco, istigazione morale] a 4 gesti del Progetto Fenice: attacco esplosivo al veicolo personale del direttore della prigione di Koridallos ad Atene, attacco esplosivo al veicolo personale di un capo dei secondini alla prigione di Nafplion, attacco incendiario in un albergo in Indonesia, e l’invio di un pacco-bomba a un ex comandante dell’antiterrorismo ad Atene.

Le autorità competenti si sono rese conto a posteriori che l’accusa di istigazione dell’attacco in Indonesia, rivendicato dall’Unità della Rabbia/Cospirazione Internazionale per la Vendetta/FAI-FRI, non avrebbe mai retto in aula, quindi quella specifica accusa venne abbandonata prima ancora di arrivare al procedimento giudiziario.

Ciò nonostante per quanto riguarda gli altri attacchi sono offeso dall’accusa di istigazione sollevata nei miei confronti, perché come anarchico disprezzo i rapporti gerarchici di ogni tipo; d’altro canto, queste accuse mi aiutano a capire che la dominazione si sente minacciata quando la guerriglia anarchica, anche da una posizione di cattività, cerca di lasciare il segno ed entra in contatto con la lotta fuori dalle mura della prigione salutando le dichiarazioni di ostilità dei/lle compagn*. La dominazione si sente minacciata quando realizza che la condizione di prigionia non è abbastanza per schiacciare l’energia combattiva dei prigionieri anarchici. Già questo è abbastanza per preparare un rinvio a giudizio per istigazione. Ma non è in ogni caso abbastanza per rovinarmi il morale e togliermi la voglia di entrare in contatto con tutt* i/le compagn* che hanno una posizione combattiva.

Quindi in occasione della fine di questo processo, vorrei salutare di nuovo i/le car* compagn* che hanno messo in moto ovunque la Cospirazione dell’Internazionale Nera degli/lle anarchic*, in tutta la Terra, attraverso tutti gli attacchi rivendicati come parte del Progetto Fenice: dal Cile alla Russia, e dalla Germania all’Indonesia.

Così, invece di un’apologia davanti ai giudici, dall’interno della mia cella scelgo di mandare un abbraccio infuocato a tutt* quell* che hanno optato per l’attacco e che hanno armato l’Anarchia con fuoco e polvere da sparo.

Ogni singola attività, ogni singolo gesto mi ha dato forza e ha illuminato il mio cuore con la fiamma dell’insurrezione anarchica.

Dal paese della cattività sento vicino ogni singol* compagn* che dalle trincee dell’attacco cospirativo ha indebolito in ogni modo possibile la normalità sociale.

Lo slancio che si è manifestato col Progetto Fenice ha lasciato un’eredità significativa che, studiandone l’impatto, mi ha fatto rendere conto delle nuove prospettive di lotta che si schiudono all’Anarchia quando supera frontiere e distanze e sceglie di scontrarsi frontalmente con la dominazione sulla base di un’Organizzazione Informale.

È stato uno degli elementi fondamentali che mi hanno spinto a contribuire ancora a una proposta per una nuova posizione nella lotta anarchica attraverso l’appello a un Dicembre Nero, un appello che ho lanciato insieme al compagno anarchico Nikos Romanos.

Credo che le prospettive che si sono aperte grazie al Progetto Fenice e la coordinazione informale dell’azione diretta internazionale possano evolversi in qualcosa di più minaccioso per il Potere se incontrano il resto della gamma delle pratiche anarchiche, componendo un mosaico di azioni anarchiche multiformi mondiali che si ergeranno costantemente contro il Potere.

Così tutto quello che ho da dire alla vostra Giustizia è che moralmente, politicamente e per quanto riguarda i valori mi ritrovo con tutto il mio cuore in ogni attacco anarchico contro la dominazione. Se vi va potete accusarmi di istigazione alla perpetua guerra anarchica contro ogni forma di Potere, come io vi accuso di istigazione di ogni atto di barbarie autoritaria firmato in nome della Giustizia. Niente mi darebbe maggiore soddisfazione che l’ottima notizia che una pallottola è stata piantata nella vostra testa come ricompensa per la vostra vita miserabile.

Lunga vita al Progetto Fenice

Lunga vita al Dicembre Nero

Lunga vita alla Coordinazione Informale dell’Azione Anarchica Multiforme in tutto il mondo.

Panagiotis Argirou
membro della Conspirazione delle Cellule di Fuoco FAI/IRF

[24 dicembre 2015]

Giornata internazionale di azione e solidarietà con i/le prigionier* trans

Il 22 gennaio 2016 si svolgerà la prima giornata annuale per i/le prigionier* trans: una giornata internazionale di azione in solidarietà con i/le prigionier* trans. Questo progetto è stato ideatp da Marius Mason, prigioniero trans anarchico in Texas, USA. Da quel momento, attraverso amici e sostenitori, un collettivo internazionale di persone all’interno e all’esterno delle mura della prigione si sono uniti per realizzare questa giornata. Potete trovare una lista preliminare di prigionier* trans qui.

trans-prisoner-soli-663x1024“In quanto queers, conosciamo il terrore del controllo, del disgusto e dell’isolamento; in un momento o un altro della nostra vita la società ha rifiutato a tutt* noi la possibilità di vivere come vogliamo. Per i/le trans e i/le gay in prigione, questi problemi sono raddoppiati dal confinamento fisico ed emozionale di una gabbia letterale. Per decenni, i/le prim* attivist* queer hanno mostrato solidarietà attiva e sostegno ai loro fratelli e sorelle incarcerati — scrivevano lettere, organizzavano marce e chiedevano non soltanto che fossero trattat* con rispetto e dignità, ma il loro rilascio totale e senza condizioni. I/Le prigionier* gay e trans si organizzavano fra loro e con mondo esterno.

È tempo di ravvivare questa tradizione. Il 22 gennaio unitevi a noi per mettere in luce le difficoltà dei/lle prigionier* trans e queer. In questa giornata, e tutti i giorni, partecipate a progetti che sostengono altr* prigionier* gay e trans, e date un’occhiata alle altre lotte cui partecipa Marius – è una lotta contro la società che ci uccide, in un modo o nell’altro. Vivete la vostra vita con orgoglio, gioia, libertà, ed estendete questi sentimenti agli altri; non lasciate che le mura delle prigioni o della società siano un limite.”

Marius Mason è un detenuto anarchico transgender. Sta scontando 22 anni per atti di eco-sabotaggio.

È incarcerato nella prigione di Carswell a Fort Worth, in Texas, una piccola struttura di alta sicurezza; riceve poche visite, le sue mail vengono controllate, e soffre di un profondo isolamento sociale. Da quando ha fatto il suo coming out, ha intrapreso un processo dolorosamente lento di controlli medici per vedere se gli sarà permesso di avere accesso agli standard di cura WPATH per gli/le transgender (ormoni, chirurgia, e il diritto di cambiare legalmente il nome con un altro di propria scelta appropriato al genere).

Non smetteranno di ferirci finché non li faremo smettere.

Celebrate Marius e restate al suo fianco.

in inglese, tedesco, francese via iaata

[Prigioni greche] Nikos Romanos: “Requiem per un viaggio di non ritorno”

alexandros-grigoropoulosQui di seguito il prigioniero anarchico Nikos Romanos fa un resoconto dei fatti che hanno preceduto l’assassinio di Alexandros Grigoropoulos il 6 dicembre 2008.

Ricevuto il 30 novembre 2015:

Requiem per un viaggio di non ritorno

Oggi parlerò di quello che dovrebbe essere considerata come un’autentica testimonianza dell’anima alla memoria rivoluzionaria. La testimonianza della mia anima a proposito di un incidente che è diventato il detonatore per l’intensificarsi dell’attacco armato ai palazzi d’inverno del Potere; un incidente che ha contribuito in maniera decisiva a creare un punto di non ritorno per chi ha preso le armi e riempito le valigie di sogni e speranza per un mondo di libertà. Anch’io ho preparato quella stessa valigia col mio odio, un po’ di vestiti e qualche souvenir, e ho lasciato per sempre casa mia [nell’aprile del 2010] un giorno prima che la polizia venisse a cercarmi, ammanettarmi e portarmi in tribunale per deporre al processo degli sbirri-assassini. Ho tagliato i ponti con la mia vita passata, e mi sono unito alle fila della lotta anarchica clandestina. Avevo sedici anni, ma ero pienamente consapevole delle mie azioni, e sebbene avessi una statura morale ben maggiore di quei/lle ridicol* smidollat* sedut* in aula, sapevo che il momento di dire tutto quello che andava detto non era ancora arrivato, non era il momento giusto, e non ero realmente pronto a liberarmi di un tale peso storico. Ecco perché ho preferito restare in silenzio e dedicarmi alla guerra contro il Potere, la stessa guerra in cui, sette anni dopo, mi ritrovo prigioniero, pur mantenendo la stessa posizione combattiva. Ora mi libero di questo peso storico, che ho temporaneamente evitato ma cui non ho mai rinunciato di occuparmi.

Il processo [in prima istanza] cui ho rifiutato di assistere, ma anche il processo di appello che seguirà, cerca di mettere fine – nella forma di una ratifica istituzionale – a un aspetto della storia sovversiva, un aspetto che disonora la democrazia rivelando l’odore di morte che trascina con sé. Questo aspetto specifico – parte integrante di una storia che continuerà a esistere finché gli/le oppress* si ergeranno contro i/le loro oppressor* – si è rivelato la sera del 6 dicembre 2008 all’incrocio di via Messolonghiou e via Tzavela, a Exarchia.

Quello che sto per dire non lo dico assolutamente per facilitare il meccanismo giudiziario a emettere un futuro verdetto equo. Non credo nelle leggi né nelle corti, né nelle prigioni che appaiono minacciose a disciplinare chi devia dall’ordine legale, seppellendol* vivi tra cemento e sbarre.
Ho il coraggio di credere nella forza degli essere umani liberi, nella possibilità della loro auto-determinazione in un mondo di subordinazione universale, nella prospettiva della rivoluzione anarchica e la pratica dell’insurrezione anarchica permanente.

Comincerò il mio racconto con la prospettiva di rivolgermi alla storia, restare degno davanti a lei, contribuire alla creazione di un’eredità incontaminata che non macchierà la memoria dei/lle nostr* mort*, e mandare un segnale di guerriglia a chi è interessato a diventare un attore che plasmerà il proprio sviluppo di conseguenza. Con lotta costante, con tutti i mezzi, con la passione per la libertà e odio per chi mantiene il nuovo ordine delle cose, dipinto col sangue di chi ha resistito alla sua onnipotenza.

Il canto del cigno per la mia amicizia con Alexandros inizia…

Alexandros e io ci siamo conosciuti a scuola, e abbiamo cominciato a passare un sacco di tempo insieme, dato che vivevamo relativamente vicini. Era una persona che detestava la rispettabilità e l’ipocrisia dominanti nel nostro ambiente scolastico. Era sempre alla ricerca di un modo per evadere da questa condizione, ed è così che ci siamo trovati. Ci siamo conosciuti meglio bigiando la scuola, per evadere dalla routine della noia scolastica, vagando per ore ed esplorando parti della città che ci erano sconosciute, parlando e discutendo tutti i giorni di tutte le cose che ci lasciavano perplessi. Man mano che il tempo passava, abbiamo continuato a camminare su sentieri di ricerche sempre più vaste e forti interrogativi sul mondo che ci circondava.

Verso i 14 anni ci siamo accorti per la prima volta degli anarchici; ci piaceva guardare in tv i filmati degli scontri fra i dimostranti e la polizia; alla nostra comprensione ancora immatura, che avevamo appena cominciato a formare, sembrava un modo di resistere all’ingiustizia quotidiana delle ineguaglianze sociali. Peraltro per noi che passavamo le giornate nei parchi e nelle piazze non era difficile detestare la polizia – anche istintivamente, potremmo dire. Avevamo visto gli sbirri umiliare dei/lle migranti nel centro di Atene; eravamo stati testimoni di quanto trattassero male tossicodipendenti e senza-tetto. Naturalmente sono cose che chiunque può vedere semplicemente passeggiando nel centro di Atene. La contraddizione che stavamo vivendo veniva fuori quando vedevamo gli sbirri chinarsi e leccare i piedi dei ricchi dove vivevamo [uno dei quartieri più agiati nella parte nord di Atene]. È stato allora che abbiamo davvero capito che razza di vermi ipocriti e vigliacchi fossero tutti quanti.

Così abbiamo deciso di andare insieme a una manifestazione [in centro] per vedere da vicino quello che fino a quel momento avevamo osservato da lontano e per cui avevamo sviluppato un vivo interesse. Ed è quello che abbiamo fatto. Ricordo che la prima marcia cui ci siamo uniti è stata quella del 17 novembre [manifestazione annuale che commemora la rivolta del Politecnico di Atene del 1973] del 2007, dove ci sono stati degli scontri con la polizia cui abbiamo partecipato anche noi. Naturalmente ai tempi eravamo un po’ esitanti, seguivamo e imitavamo semplicemente le persone che affrontavano la polizia. Abbiamo visto da vicino gli sbirri antisommossa della MAT picchiare selvaggiamente delle persone a caso, abbiamo sentito l’asfissia causata dai lacrimogeni, e abbiamo assistito per la prima volta alla repressione poliziesca delle manifestazioni. Finita la marcia siamo andati a Exarchia, siamo rimasti fino a tardi a discutere degli eventi con una sorta di entusiasmo per quello che era appena accaduto; l’entusiasmo che sentono tutte le persone quando cominciano a entrare in contatto con la parte autentica della vita.

Un punto di riferimento importante per entrambi fu la manifestazione antifascista che si è svolta il 2 febbraio 2008. Era il giorno in cui Alba Dorata aveva organizzato un raduno per Imia [commemorazione nazionalista del conflitto del 1996 tra Grecia e Turchia a proposito dell’isolotto di Imia/Kardak nel Mar Egeo], e gli anarchici avevano chiamato a una contro-manifestazione per scontrarsi con i fascisti.

C’eravamo anche noi e abbiamo visto i fascisti avanzare da dietro le linee delle squadre antisommossa per accoltellare i compagni; abbiamo visto come quei porci della polizia coordinavano le loro cariche con i fascisti. Abbiamo visto compagni accoltellati, fascisti attaccati dai compagni con asce e bastoni di legno. E, non dimentichiamolo, quelli che erano in prima linea fra i fascisti ora fanno parte del parlamento greco – sto parlando di Elias Panagiotaros, Yannis Lagos ed Elias Kasidiaris, prima che rinnegassero il loro passato e invocassero legalità e democrazia.

Una volta finiti gli scontri coi fascisti e la polizia, ci siamo barricati all’interno del Rettorato [dell’Università di Atene ai Propilei, in via Panepistimiou] e abbiamo aspettato lì fino a tardi; poi abbiamo lasciato l’edificio tutti insieme in manifestazione. Manifestazione che è stata attaccata dalla polizia non appena siamo arrivati in strada, e ci sono stati fermi, arresti e feriti.

Da quel giorno siamo andati a Exarchia quasi tutti i giorni e abbiamo cominciato a prendere contatto con altri che frequentavano il quartiere. Abbiamo cominciato a leggere riviste e volantini anarchici, a dare un’occhiata ai siti di contro-informazione, frequentare squat come quello di Villa Amalias [ora sgomberato] e di Prapopoulou. Nello stesso periodo abbiamo partecipato a tutte le manifestazioni a proposito delle riforme previdenziali e alle proteste degli studenti universitari contro la famosa Legge Quadro [per l’educazione superiore], motivati unicamente della prospettiva degli scontri e dei disordini nelle strade, cui ci univamo ogni volta più volentieri e più determinati.

E allo stesso tempo, con altr* student*, avevamo creato un collettivo anarchico chiamato «attacco anarchico degli studenti» e abbiamo tenuto delle assemblee sulla scuola e il ruolo dell’educazione in riferimento al funzionamento della macchina sociale.

Mi ricordo anche che, qualche giorno prima del 17 novembre 2008, avevamo partecipato a un attacco contro la Gioventù del PASOK, che quel tempo aveva gli uffici a Exarchia. Lo scontro durò un buon momento, perché i membri del PASP [sezione studentesca del PASOK] avevano assunto un gruppo di buttafuori per proteggersi – esattamente come avevano fatto gli anni precedenti durante le manifestazioni del 17 novembre, in cui i loro sgherri avevano in realtà attaccato i blocchi anarchici. Quindi in sostanza il confronto non era con la Gioventù del PASOK ma con i buttafuori che sorvegliavano i loro uffici. Alla fine siamo riusciti ad arrivare agli uffici, e quelli che non si erano chiusi dentro hanno avuto quello che si meritavano. Di conseguenza, uno studente del PASP che teneva la bandiera [nazionale insanguinata] del Politecnico ha un braccio rotto in tutte le foto che hanno decorato le prime pagine dei quotidiani il giorno dopo.

Un altro incidente che ripesco tra i miei ricordi è un presidio di solidarietà al tribunale di Evelpidon [nel luglio 2008] per gli anarchici allora in carcere [Marios] Tsourapas e [Chrysostomos] Kontorevythakis, processati per un attacco incendiario [di una pattuglia] alla sede della polizia municipale. Finita la seduta, i/le solidari* che avevano assistito all’udienza si sono incamminat* a piedi verso Exarchia. All’altezza del parco Pedion tou Areos, è scoppiata una rissa con due sbirri dell’unità motorizzata Z, e sono stati presi i caschi che avevano lasciato sulle moto. Durante la rissa gli sbirri avevano estratto le pistole e sparato diversi colpi non solo in aria ma anche sulla folla per costringerci a scappare.

Fotogramma successivo nella narrazione è quella maledetta sera del 6 dicembre. Ero seduto con Alexandros e altri ragazzi nella via pedonale di Messolonghiou, come quasi ogni giorno.

Dopo un po’ è arrivato un compagno che ha suggerito di andare in via Charilaou Trikoupi ad aspettare che passasse una pattuglia per gettare le pietre che aveva raccolto. Siamo andati con lui e abbiamo aspettato mentre Alexandros era rimasto un po’ indietro. Poco dopo è passata una pattuglia, con Korkoneas e Saraliotis all’interno.

Allora non sapevo che la pienezza del tempo era venuta per tutti noi; era il momento che avrebbe cambiato tutto. La clessidra della vita è stata girata nel momento in cui una pietra ha colpito la vettura di Korkoneas. Siamo tornati indietro a sederci nella via pedonale con gli altri, mentre Korkoneas e Saraliotis sono passati con la pattuglia da via Zoodochou Pigis per vedere chi li aveva attaccati; a quel punto abbiamo gettato qualche oggetto alla pattuglia; dopo averci gettato un’occhiata, si sono allontanati, hanno parcheggiato la vettura accanto alla squadra antisommossa delle MAT che sorveglia gli uffici del PASOK, e sono tornati a piedi all’incrocio fra Tzavela e Zoodochou Pigis.

Quando abbiamo visto avvicinarsi gli sbirri ci siamo alzati per andar via, perché pensavamo che con loro ci fosse la squadra antisommossa, come capita di solito. In quel momento i due sbirri hanno cominciato a insultarci ed è allora che ci siamo accorti che erano venuti da soli, senza rinforzi. Quindi alcuni di noi sono avanzati verso di loro, e Alexandros, che era davanti, ha lanciato qualche bottiglia di birra che stavamo bevendo. Dopo pochi secondi, Korkoneas ha estratto la pistola e concluso con le pallottole lo scontro che era iniziato solo poco prima.

Una pallottola nel cuore di Alexandros per chiudere il cerchio dell’onnipotenza della macchina statale. Una macchia di sangue nella via pedonale Messolonghiou per aprire il cerchio di ribellione che ha distrutto l’ordine legale e seminato caos e anarchia in tutte le città greche.

Logicamente gli avvocati della difesa hanno cercato, e cercheranno, di sostenere che è stato un caso sfortunato, una pallottola di rimbalzo, un incidente isolato. Dal mio punto di vista, per quanto possa suonare contraddittorio, fa comodo anche a me – ovviamente sul piano giudiziario più che politico. Non credo nell’istituzione del carcere, lo considero uno degli strumenti dell’orrore, democraticamente amministrato in dosi, che la dominazione ha a sua disposizione per assicurarsi una tranquilla riproduzione.
Credo nel diritto rivoluzionario di prendere la legge nelle proprie mani e nello sforzo di tutti di regolare i propri conti da soli, lontano dalla mediazione di sbirri, giudici, leggi, prigioni, la repressione scientificamente pianificata, la bruttezza tecnocratica che macchia la bellezza dell’istinto selvaggio e della libera volontà. Di conseguenza per me gli sbirri-assassini meritano la probabilità caotica della prospettiva che venga fatta vendetta per tutte le anime perdute che cercano la propria salvezza violenta. Questa è l’unica giustizia nel mio sistema di valori.

Inoltre noi non torturiamo le persone come fa sistematicamente la civilizzazione autoritaria contemporanea – la più grande mostruosità nella storia del genere umano, che è persino riuscita a normalizzare la morte e mette le parole e i significati al servizio della propria dominazione attraverso i meccanismi di propaganda dei centri d’informazione globale sempre imparziali.

Perché tutti noi, nemici del Potere, possiamo accettare la prigione o persino la morte come possibile eventualità, ma non abbiamo mai accettato l’esistenza della morte come una nuova storia nella realtà virtuale con cui veniamo bombardati.

La cosa più ridicola è il fatto che i meccanismi di propaganda della dominazione cercano di ritrarre gli omicidi commessi dagli sbirri come incidenti isolati causati da personalità disturbate, come incidenti che accadono sempre a causa di negligenza.

Gli omicidi della polizia non sono né casi isolati, né un fenomeno greco. Sono la manifestazione estrema dell’imposizione democratica sui margini sociali, i poveri diavoli, i delinquenti, i disobbedienti, i migranti. Inoltre, gli omicidi commessi dalla polizia confermano che la guerra di liberazione esiste, ogni volta che prendono di mira i ribelli che prendono le armi e combattono la dominazione con le fiamme della libertà che ardono nei loro cuori.

Questi omicidi sono la logica conseguenza della percezione che gli sbirri hanno del loro ruolo, percezione con cui questi individui vengono indottrinati per far parte della macchina repressiva che protegge il buon funzionamento della macchina sociale.

Le armi da fuoco della polizia non sparano con intenzioni omicide solo in Grecia; uccidono dei 15enni in Turchia perché partecipavano a delle manifestazioni contro il governo, uccidono dei 16enni in Italia perché non si sono fermati a un blocco stradale della polizia, assassina madri e figli in Palestina, assassinano decine di afro-americani negli Stati Uniti per motivi puramente razzisti, uccidono migranti nelle periferie svedesi, uccidono dei giovani nei quartieri più poveri del Regno Unito; uccidono ripetutamente e in serie in tutti gli angoli del pianeta per imporre la pace sociale.

E se gli esempi che ho citato sono conosciuti perché collegati a rivolte su piccola o grande scala in reazione agli omicidi di stato, non smettono per questo di essere una semplice goccia nell’oceano in confronto alla tempesta di giri di vite assassini lanciati dai corpi di sicurezza in difesa della dominazione capitalista.

Se chiudiamo occhi e orecchie al flusso incessante della propaganda dominante, saremo in grado di sentire le migliaia di morti anonime nelle stazioni di polizia, le zone di frontiera marittima e terrestre, i campi di concentramento, le istituzioni psichiatriche e le prigioni, le zone di guerra in Medio Oriente, le fabbriche sfruttatrici che sterminano gli schiavi dei nostri tempi. Chiunque può udire le grida delle persone che vengono torturate nelle celle della polizia, che si suicidano per disperazione in una struttura di reclusione, che vengono affondati dagli sbirri della guardia costiera e annegati nelle gelide acque del Mediterraneo, che mutilano il proprio corpo sulle macchine di produzione delle multinazionali nei paesi del Terzo mondo, che vengono seppelliti sotto le macerie dai bombardamenti aerei condotti alla cieca dagli imperi capitalisti.

Di conseguenza, tutti i discorsi politici che attualmente ruotano attorno al valore della vita umana sono, di fondo, ipocriti e profondamente offensivi.

Da parte nostra, abbiamo un approccio molto diverso su quello che è normalmente accettabile e sul valore della vita umana, in confronto a come questi concetti sono definiti dalla norma dominante.

Non crediamo che sia normale accettare che le persone nelle società occidentali mangino apatici davanti alla TV, guardando operazioni di guerra in cui i territori del terzo mondo sono bombardati alla cieca. Crediamo invece che sia normalmente accettabile trasporre questa guerra all’interno dei centri urbani, provocando un costo politico agli interventi assassini dei superpoteri dominanti.

Non crediamo che sia normalmente accettabile che dei civili vengano bombardati come strategia di guerra degli stati per abbattere il morale dei popoli in resistenza come quello della Palestina. Crediamo invece che sia normalmente accettabile colpire con ogni mezzo quei soldati, più o meno esperti, che vengono impiegati nelle operazioni militare contro i civili.

Non riteniamo che sia normalmente accettabile che tutto questo venga presentato come un intervento umanitario dei superpoteri dominanti per assicurare la pace. Non troviamo che sia normalmente accettabile che l’intero mondo civilizzato pianga lacrime di coccodrillo per i morti in Francia, mentre quegli stessi stati e i loro servizi segreti – che con i loro interventi annegano nel sangue intere popolazioni – hanno chiaramente istruito, armato e finanziato il mostro chiamato Islamofascismo per servire i loro interessi; mostro che, come è già capitato spesso in passato, è diventato autonomo e si rivolta contro i propri benefattori una volta acquisito il potere.

Non pensiamo che sia normalmente accettabile che gli avvoltoi delle lobby finanziarie saccheggino le ricchezze in risorse naturali di paesi destabilizzati in nome della pace e della crescita.
Ma pensiamo che sia normalmente accettabile attaccare con ogni mezzo possibile i padroni, i funzionari di stato, i banchieri, chi detiene posizioni di potere politico ed economico, chi si arma per proteggere la pace sociale assassina, i rappresentanti della magistratura, i dirigenti delle multinazionali, tutte le persone e le infrastrutture che mantengono e riproducono un sistema responsabile per tutta la bruttezza che esiste su questa terra.

Queste sono differenze che non possono essere superate ma che possono soltanto scontrarsi fino alla fine; costituiscono l’evoluzione dell’insurrezione e della controinsurrezione, così come le dialettiche avanzate sviluppate in ognuno dei due campi.

Per quanto ci riguarda, questo crea uno spazio vuoto tra gli ambiti in cui il controllo sociale è organizzato e sbocciano i fiori insanguinati dell’apatia, un vuoto pericoloso che mira a schiacciare l’oppressione organizzata e la violenza del Potere, il fattore imprevedibile, l’errore statistico nei diagrammi dei tecnocrati, l’ospite non invitato sotto forma di nemico interno che si organizza e si arma per colpire i nemici della libertà.

Questa è l’insurrezione anarchica permanente, e la sua filosofia contagia il tessuto autoritario, diffondendo l’anarchia nelle metropoli del capitalismo.Ed è evidente che non si arrende e non batte in ritirata, ma è solo dispiegata altrove per attaccare ripetutamente. Perché rischiare il tutto per tutto non è una frase inoffensiva dipinta su un muro, ma il significato che riassume le vite di quei/lle compagn*, di questi e altri tempi, che sono cadut* combattendo contro il nemico. Ecco perché l’insurrezione anarchica continua continuerà a prendere d’assalto la dominazione finché l’ultimo autoritario non verrà impiccato con le budella dell’ultimo burocrate.

Quindi torniamo al punto in cui le minoranze combattive rovesciano la produzione di massa di conclusioni deterministiche, in cui tutto è possibile, in cui le intrusioni non annunciate nel territorio occupato dal Potere affliggono la sua supremazia militare e politica.

Perché parlare di anarchia non è abbastanza se non ci si assicura della sua sopravvivenza attraverso azioni contro lo stato, il capitale, la società e la sua civilizzazione; perché l’anarchia sarà sempre una guerra senza limiti contro la probabilità dettata dagli “esperti”.

Per me, questo è sempre stato la posta in gioco in questo conflitto; era, è e sarà l’unica fonte solida per l’analisi della storia.

Alexandros è ormai parte integrante di questa storia; non posso dire quello che sarebbe diventato se le cose fossero andate diversamente; “e se invece” non è nient’altro che il demone interiore del ferito. Ma posso dire chi era Alexandros finché non è caduto ucciso dalle pallottole di quello sbirro. Nella sua breve ma avventurosa vita ha vissuto in maniera autentica; era un giovane ribelle, affascinato dall’idea dell’anarchia, come chi occupa in questi gioni le stradine della città, lancia molotov agli sbirri, e incendia le pattuglie; era indisciplinato e testardo; una persona sincera con un animo gentile e altruista in qualunque cosa facesse. Era una persona che viveva intensamente passioni e frustrazioni.

Ha amato ed è stato amato da molti compagni, e sarà sempre un punto di riferimento per molte persone, la maggior parte delle quali sono ora detenute nelle prigioni della democrazia. E può non essere più con noi, ma so che continua a progettare ribellioni su piccola e grande scala con i nostri morti , Mauricio [Morales], Carlo [Giuliani], Sebastián [Oversluij], Michalis [Kaltezas], Lambros [Foundas], Christos [Tsoutsouvis] e dozzine di altre persone meravigliose che sono partite lasciando i loro sogni irrealizzati.

Alla domanda che potrebbe essere giustamente posta – perché tutto questo doveva essere detto proprio ora – la risposta è semplice.

Nel contesto attuale, in cui la velocità del tempo storico è deragliata, in cui i fatti vengono facilmente slegati dalle circostanze che li hanno visti nascere, in cui la realtà viene alterata dalle lenti deformanti di addetti stampa di ogni tipo, in cui la vita di tutti i giorni è plasmata secondo l’immagine che ricade sulle teste della gente dal mondo digitale, mantenere viva la memoria rivoluzionaria, rendere noti tutti i suoi aspetti senza abbandonare niente all’oblio, cosa che può soltanto favorirne l’alterazione, è una necessità.

Con l’apertura di nuovi circoli di esperienze radicali, non c’è un modo migliore di riprendere l’insurrezione anarchica che collegarla con il punto in cui è stata ravvivata. Perché è una supposizione comune che una parte della generazione di anarchici, con i loro piccoli e grandi disaccordi, che si sono armati dopo la rivolta del dicembre 2008, e sono ora rinchiusi nelle celle delle prigioni greche, ha come punto di partenza le notti in cui i ribelli erano dietro le barricate e l’anarchia ha respirato tra i simboli danneggiati del Potere.

Dato che le nostre esperienze sovversive si allontanano dall’ambito dei nostri eventi personali nella routine della nostra prigionia, cerchiamo di creare un punto di contatto e, allo stesso tempo, il punto di partenza di un nuovo viaggio. Un punto di contatto con le nostre origini storice e politiche, un nuovo punto da cui partire in cui i ribelli si incontreranno fra loro, e non prenderanno le strade di tanto in tanto, ma contribuiranno piuttosto alla creazione di una piattaforma informale di coordinamento e azione all’interno dell’anarchia; in cui la strategia chiami alla permanenza della rabbia, in cui la dialettica rivoluzionaria chiami a un impegno appassionato nei confronti della lotta di liberazione.

Perché Dicembre Nero non è la messa in scena di una ripetizione di gesti insurrezionali passati, ma piuttosto un circolo di lotta che unisce il passato al presente, alla ricerca di un futuro in cui la nostra vita di tutti i giorni sarà sommersa di atti di attacco e ribellione contro il Potere.

Perché, nonostante i nostri corpi siano incarcerati tra mura e sbarre, le nostre anime si trovano in ogni parte del pianeta in cui vengono innalzate le bandiere della resistenza per un mondo di libertà. Perché i nostri cuori continuano ostinatamente a battere al ritmo della libertà selvaggia, accanto ai compagni del Movimento Insorto Anarchico in Brasile, che, a loro volta, hanno lanciato l’appello al Dicembre Nero dopo aver appiccato il fuoco a delle filiali di banche, accanto alle cellule della FAI e i gruppi di compagni guerriglieri che vanno all’offensiva, accanto ai combattenti per la libertà che combattono l’Islamofascismo nel territorio del Rojava, accanto ai compagni anarchici che rischiano le loro vite con abnegazione per aiutare alla ricostruzione di Kobanî, accanto ai rivoltosi in Gran Bretagna la cui rabbia si manifesta violentemente, spezzando il controllo sociale soffocante, accanto agli anarchici spagnoli colpiti dalle operazioni anti-anarchiche dello stato spagnolo, nelle strade del Cile, in cui i ribelli si scontrano con gli sbirri e fanno saltare le stazioni di polizia, nelle piazza turche, in cui i nostri compagni hanno pagato con le loro vite il conflitto con lo stato-mafia di Erdoğan, accanto ai compagni in Belgio che appiccano fuochi di distruzione nelle strade di Bruxelles. Nonostante le distanze la nostra lotta è comune, e condividiamo la stessa gioia e gli stessi dolori con tutte le persone che diffondono il veleno della libertà nel tessuto sociale autoritario.
Ed è qui che metto fine a questo racconto.

Questo era Alexandros e questo sono io. Non mi pento di niente e credo ancora che l’unica scelta dignitosa al giorno d’oggi sia quella della lotta sovversiva multiforme per l’anarchia. Per tutte le ragioni del mondo, il confronto tra il mondo della libertà e il mondo dell’asservimento continuerà fino alla fine.

Onore eterno a chi è stat* ucciso nella lotta per la liberazione!

Per un Dicembre Nero!

Per l’offensiva anarchica contro il mondo del Potere!

Solidarietà e forza a tutt* i/le prigionier* anarchic*!

Lunga vita all’Anarchia!

Nikos Romanos

 

PS. Per mettere fine alla presa in giro di questi ultimi giorni a proposito di un emendamento sui permessi educativi, la cui bozza sarebbe stata presumibilmente presentata dalla banda di pagliacci di SYRIZA per “avvantaggiarmi personalmente”, lasciatemi giusto chiarire che per i tre anni in cui mi sono ritrovato in prigione non ho mai messo piede all’esterno, e non sembra probabile che accada, visto che è evidente che non mi sarà concesso alcun permesso da nessun pubblico ministero, che si chiami Nikopoulos o Perimeni. Quindi i trucchi della comunicazione di SYRIZA sono ben studiati per coltivare  un’impressione positiva tra i votanti di sinistra che rimangono loro, senza rischiare, dato che il processo del caso in cui appaio come accusato [cioè in attesa di sentenza; che per le autorità è la “giustificazione speciale” per respingere tutte le richieste di permessi educativi] si concluderà comunque fra un mese; ma l’amministrazione carcerale mi ha fatto chiaramente capire che continuerò a ricevere decisioni negative finché continuerò a rilasciare dei testi e “disturbare” dall’interno – cosa che continuerò a fare, perché non intendo fare alcuna concessione sulle mie posizioni.

in inglese, greco

Berlino: Vernice al salone di tatuaggi Utgard, di destra

162945Berlino, 16 dicembre 2015

Mercoledì notte abbiamo attaccato il salone di tatuaggi Utgard nella Fanninger Str. 35 a Berlino Lichtenberg con un estintore pieno di vernice e ripreso l’azione in video.

Il tattooshop Utgard è gestito da Frank Lutz, gestore della pagina internet del salone è Peter Laufer, di Zeuthen nel Brandenburgo. Già a metà degli anni 80 Frank Lutz era attivo in molte strutture neonaziste, tra l’altro nel Lichtenberger Front e nel Movimento 30 gennaio. Nel 1990, dal Lichtenberger Front (Berlino est) e dal Movimento 30 gennaio nasceva la Nationale Alternative (NA).

Oltre a Lutz, membri fondatori e funzionari erano Ingo Hasselbach, Heiko Baumert, Andre Riechert, Bendix Wendt e Oliver Schweigert.  La Nationale Alternative era responsabile dai suoi inizi di tanti attacchi contro gente di sinistra e migranti. La casa occupata della NA nella Weitlingstrasse 122 a Berlino Est serviva da luogo di preparazione e ritiro. La Weitlingstrasse 122 serviva nel contempo da luogo di formazione, per le riunioni serali del partito e da punto nodale per i militanti neonazi.

Regolari ospiti della casa sono Arnulf Winfried Prim, Michael Kühnen, Christian Worch, Gottfried Küssel ed Ekkehard Weil. Dopo il crollo della NA nel 1991, Frank Lutz si attivò tra l’altro nella FAP (NdT: Freiheitlich Deutsche Arbeiterpartei) berlinese.

Che l’ideologia di Frank Lutz sino ad oggi non sia affatto cambiata si nota, tra l’altro, dai motivi che tatua. Lui e collaboratori tatuano, infatti, motivi dai contenuti nazionalsocialisti, tra cui delle svastiche (stilizzate) e il ritratto di Horst Wessel.

In tempi dove ogni giorno avvengono degli attacchi ai rifugi dex profughx e il clima sociale generale continua a spostarsi a destra, riteniamo che sia necessario dichiarare guerra ai nazi organizzati o non, e di attaccare le loro strutture. Lo stesso vale per lx populistx di destra come AfD e CDU come anche per lx rappresentanti del razzismo istituzionale e per i profittatori delle espulsioni die soggiorni nei lager e dello status quo razzista.

Salutiamo i numerosi interventi a Berlino e oltre, e speriamo che nel 2016 la lista aumenti:

Berlino: Acido butirrico a buca lettere di funzionario NPD
Berlino: Visita a negozio Thor-Steinar
Berlino: Visita domiciliare a iscrittore
Berlino: Attacco a ditta per la costruzione d’impalcature “Systemfeind”
Berlino: Bruciata auto altoparlanti di Bärgida
Berlino: Incendiate auto di Gegenbauer, ISS e Thyssen Krupp
Berlino: Vernice a Pro Deutschland
Berlino: Rotto stand AFD
Berlino: Spaccati i vetri di punto d’incontro di destra

Berlino: Bruciata auto di Beatrix von Storch (AfD)
Berlino: Spaccate le finestre di bettola di destra
Berlino: Fuoco a Metal-Club aperto verso destra

Niente pace con i nazi, con lo Stato e il capitale!

Gruppo Autonomi

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez, dicembre 2015

Melbourne, cosiddetta Australia: Attacco con vernice e mazze contro BAE System

melbourne1-1Ricevuto il 31 dicembre:

Nelle ultime ore del dicembre 2015 abbiamo attaccato con vernice e mazze gli uffici della BAE Systems, azienda che lavora per la difesa, in River Boulevard a Richmond.

BAE Systems guadagna miliardi grazie alla guerra e la loro tecnologia è responsabile di innumerevoli morti fra i civili in tutto il mondo.

Quest’azione è stata effettuata come parte del Dicembre Nero, il mese di azione diretta anarchica iniziato dai prigionieri anarchici Nikos Romanos e Panagiotis Argirou in Grecia.

Abbiamo effettuato quest’azione anche in solidarietà con i/le prigionier* anarchic* tenut* in ostaggio dagli stati in tutto il mondo e in solidarietà con i/le prigionier* indigen* tenut* in ostaggio dalle ‘autorità’ colonialiste qui nella cosiddetta ‘Australia’ – tutti prigionier* politic*.

Dicembre Nero è ovunque!

Cellula Anarchica Ristrutturazione Uffici

in inglese, portoghese, tedesco

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Amburgo, Germania: Attacco a centrale tedesca di Facebook

162070162094Amburgo, 12 dicembre 2015

Ugly Facebook – FUNDAMENTAL DISLIKE // Abbiamo “hackerato” il “Portale” di Facebook Germania.

Come gruppo abbastanza grande d’amicx autoelettx, ieri sabato sera sul presto abbiamo “hackerato” cioè fatto a pezzi con abbondanti pietre e molta vernice il fronte in vetro della centrale di Facebook Germania nel centro di Amburgo (Caffamacherreihe 7). Con del fumo abbiamo immerso nella nebbia gli sbirri della stazione di polizia a soli 70 metri di distanza.

Nella settimana scorsa, il 30enne Mark Zuckerberg ha iniziato il suo congedo di paternità – buon per lui. Solo che il capo di Facebook spinge, al contrario, le sue collaboratrici a posticipare via social freezing il momento della maternità a molto oltre i 40 anni, per poter sfruttare più a lungo, e “senza flessione di carriera”, la forza lavoro delle giovani donne. Mascherato da sostegno all’autodeterminazione della donna, Facebook e Apple, dichiarando di assumersi i costi del congelamento degli ovuli, come primi padroni aumentano la pressione sulle proprie dipendenti per pianificazione familiare ad „assentarsi“. Ma questo solo a margine.

Nei nostri giri appartiene al bon to di essere dell’avviso che Facebook “in fondo è idiota”. Con esternazioni come “still not loving Facebook, but…” moltx di noi non fanno altro che rimandare alle calende greche la coerenza con la propria convinzione “critica” nei confronti del gigante IT. Tuttx sanno che Facebook non ha nessun rispetto per la sfera privata. Basta studiare le condizioni d’uso: Facebook salva il nostro luogo di soggiorno (in base al GPS e alla rete), legge le comunicazioni di testo ed protocolli di connessione come anche le connessioni in rete, copia e salva i video, le foto ed il tono, legge e cambia autonomamente i dati di contatto e le note di calendario senza informare lx utenti, legge le regolazioni di altri servizi sugli smartphone, accede ad app altrui e scarica file senza informare nessuno…

Facebook analizza le nostre preferenze e i nostri interessi e lo utilizza per assembrare un flusso di dati conformato con ogni singolx di noi. Nell’ambito tecnico della comunicazione, nel frattempo tantx si muovono del tutto ed unicamente in tali bolle filtrate di Facebook che ne decide le dinamiche. Le informazioni classiche non più personalizzate, non elaborate e non assemblate da una redazione, diventano sempre meno importanti. Facebook fa scrivere ax giornalistx sempre più notizie direttamente per la propria piattaforma. Per poi decidere se e in quale forma le manterrà.

Puoi collegarti in rete sociale da noi, ma decidiamo noi quel che potrai vedere, chi e quale informazione ti faremo vedere e chi sono lx tux verx amicx. Chi controlla internet non controlla solo il sapere dell’umanità, ma manipola anche le sue opinioni, preferenze ed abitudini – tutto fortamente individualizzato.

Troppo astratto

Tuttx sanno che le manipolazioni della comunicazione da parte di Facebook sono totalmente abusive. A un’autorità statale non daremmo mai e poi un tale potere di comando. Ma chi se ne frega, visto che tutto questo avrà al più un effetto “percettibilmente” negativo e personale solo “in futuro”. Basta che l’intromissione manipolativa nelle nostre vite sia sufficientemente seducente e “smart” affinché non ci sia nessunx dispostx a scandalizzarsi seriamente per l’impotente limitazione della nostra autodeterminazione. Il progresso d’internet è molto più veloce di quello che può essere la formazione di una coscienza dell’umanità sulle conseguenze della digitalizzazione. Già da tanto tempo, la velocità del progresso tecnologico è determinata, tra l’altro ma in modo decisivo, da quello che gli uomini alfa di Amazon, Apple Facebook, Goggle ed altri nella Valle della Tecnologia credono di poter esigere da noi. Eric Schmidt, manager di Google, lo dice così: “La politica dell’impresa è di andare esattamente fino a quel limite che per la gente diventa inquietante, ma non oltre.”

L’abusività di Facebook non si può descrivere e capire solo con la perdita di significato del concetto di sfera privata. L’intervento nel nostro mondo delle informazioni, delle esperienze, del tempo libero e dei sentimenti va molto più in là. Saranno altrx a determinare in modo massiccio la nostra vita e a riordinarla partendo da zero – senza alcune possibilità di poter valutare coscientermente cosa è arricchimento oppure eliminazione d’ogni traccia di autodeterminazione.

Ti suona troppo astratto, troppo vago?

OK – visto che la nostra immaginazione non è mai e poi mai di quella lungimiranza che contraddistingue lx tecnocrati che operano attivamente alla costruzione di un mondo nel quale per risolvere i problemi sociali sono ammesse solo le soluzioni tecnologiche, ci fermiamo nel qui ed ora:

Alla richiestra di cancellare post razzisti tipo “Mangia Merda, Maiale di Merda Siriano” e “Date finalmente delle armi da fuoco alle forze di sicurezza e freddateli, questi pseudo profughi”, Facebook s’atteggia da campione della libertà della parole e risponde: “Abbiamo verificato il contributo che ci hai segnalato come messagio d’odio e constatato che non trasgredisce i nostri standard condivisi.” Illustriamo in seguito con quattro esempi che questo non vuole assolutamente dire che Facebook si sente in dovere di essere neutrale:

Persecuzione e inibizione ad assistenza alla fuga, insieme a Europol

Nel mese di aprile 2015, il consiglio europeo ha decise di procedere contro un “attirare” (il trad.: alla fuga) lx profughx. Per impedire  che dex fuggitivx possano contattare chi è disposto ad aiutarlx nella fuga, Europol ha avviato una cooperazione con Facebook e Twitter. Dal 1. agosto, “l’ufficio per la segnalazione di contenuti internet” (IRU), interno a Europol, ha assunto dex dipendenti supplementari per la ricerca metodica di attività di aiuto alla fuga nei social media. In futuro, appena troveranno qualcosa sarà subito cancellato. Europol dovrebbe, inoltre, anche ottenere un accesso diretto ai dati di tracciamento su Facebook, senza doverli richiedere ai rispettivi paesi membri. “L’ufficio segnalazioni” sarà subordinato al “Centro Europeo per la Lotta al Terrorismo” (ECTC).  Il progetto, tanto per dire, fu deciso prima degli attentati di Parigi! Per questo non ci vuole lo stato d’emergenza. È ormai la situazione normale in Europa.

Esperimento real-life sull’economia comportamentale

Nel mese di giugno del 2014 salta fuori che per un periodo prolungato Facebook aveva manipolato psicologicamente le pagine di 700.000 user – senza che lo sapessero (il Traduttore: A questo punto la “domanda da un milione” ax Facebook-imbecilli ooops -user. Chi Usa Chi?!!!). A questo gruppo facevano loro vedere i post positivi dex loro Facebook-amicx. I post più negativi ottenevano un ranking minore o venivano semplicemente soppressi. Poi osservarono l’effetto di questi antidepressivi algoritmoci sula maniera di  comunicazione dex user così manipolatx – e miracolo!: Si esprimevano senza eccezione più positivamente nei propri post che un gruppo ugualmente grande di user negativamente manipolatx.

Una portavoce di Facebook si esprimeva sullo scandalo nel Guardian. Obiettivo dell’esperimento sarebbe stato “il miglioramento dei nostri contenuti e di plasmare nel modo più rilevante ed attraente possibile i contenuti che la gente vede su Facebook.” E poi: “Gran parte di questo consiste nel comprendere come reagiscono lx user ai diversi tipi di contenuti, a seconda di una loro tonalità positiva o negativa; se seguono le novità da parte dex loro amicx oppure le informazioni riportate sulle pagine.” Facebook farebbe tanti di questi esperimenti attitudinali e, inoltre, questi esperimenti che coinvolgono lx user a loro insaputa rientrerebbero nelle condizioni per l’uso.

Fino a dove, e ben oltre gli “esperimenti” di manipolazione comportamentale, arriva la manipolazione specifica del malcontento da parte di Facebook ebbe a dimostrarsi solo due mesi dopo:

Soppressione informazionale dell’insorgenza

Il 9 agosto 2014 a Ferguson durante un controllo di polizia fu freddato il 18enne Michael Brown. Una pattuglia di polizia lo fermò perché aveva osato camminare sulla strada invece che sul marciapiede. Durante la discussione partiva un colpo dalla volante. Brown fuggì e fu freddato alla schiena da un poliziotto. Michael Brown era disarmato ed era nero.
Già il giorno dopo, dex cittadinx nerx della città si adunarono per una protesta silenziosa circondata da 150 sbirri in armatura antisommossa. Il clima si fece incandescente e con l’escalation della situazione si arrivò agli scontri ed ai saccheggi. Durante l’11 e il 12 agosto la polizia impiegava blindati, granate accecanti, bombe fumogene, lacrimogeni e anche proiettili di gomma contro la folla inferocita. Le immagini delle battaglie militari controinsurrezionali attraversarono i media e naturalmente anche i social media di tutto il mondo. Ma non attraverso tutti i social media in ugual modo.

La signora Zeynep Tufekci, docente all’università di North Carolina, accertò l’esercizio di potere politico per mezzo del filtraggio algoritmico delle notizie. In un contributo sul portale Blogging Medium afferma che Ferguson nel suo Facebookstream practicamente non esisteva, mentre su Twitter quasi non si parlava d’altro. E non era perché la gente su Facebook non ne scrivesse nulla.
Bensì era l’algoritmo Edgerank, che a dire di Facebook rielabora le novità secondo una rilevanza personalizzata, che sembrava semplicemente aver soppresso il tema.

Manipolazioni mirate in cooperazione con la NAS

Nel mese di aprile 2015 venivamo a sapere dal fondo dei documenti di Snowden che su ordine del governo USA, con l’obiettivo di impedire le manifestazioni Facebook manipola le info sulle iniziative e le informazioni dirette tra Facebook-user di critica al governo. Dopo il divampare delle proteste di Occupy Wall Street nell’autunno del 2011, Facebook e NSA estendevano la loro “Operation SPORA”, l’operazione congiunta di manipolazione di tali informazioni.
Dai documenti si evince che SPORA non inghiottisce o ritarda solamente le comunicazioni sulle manifestazioni e sui flashmob ma che manipola anche luoghi e tempi di questo genere d’appuntamento. Questo vale per le “iniziative” Facebook e per le comunicazioni dirette, dove i Messenger-app e le pagine web segnalano dati diversi per fuorviare e disperdere la gente.
Lo sviluppo del software per la manipolazione marcia come cooperazione tra NSA e un piccolo team di Facebook. La software è impiegata da tutti i servizi segreti dell’alleanza “Five Eyes”, anche su altre piattaforme come WhatsApp e Google Hangout. Un esempio che dimostra quanto è ridicolo voler distinguere tra i propositi di registrazione e di comando dell’élite digitale e gli interventi puramente repressivi dei servizi segreti e delle autorità.

Facebook e la sinistra di movimento

Cosa fare, se Facebook nei momenti di maggiore insorgenza della dinamica social-rivoluzionaria rivolge contro di noi ancora di più i suoi servizi ossia se ne priva, selettivamente, del tutto? Vogliamo appropriarci di tecniche proprie e indipendenti per la diffusione di conoscenza e di comunicazione solo in quel frangente?

Stupisce già assai che anche il movimento autonomo sembra tenerci di più alla comodità di una piattaforma della comunicazione e a un’illusoria appartenenza al mainstream informazionale che alla propria autonomia; ma che via Facebook si collabori attivamente con la repressione, vogliamo ben sperare che sia troppo anche per noi! Oppure accettiamo di buon grado la cooperazione di Facebook con le autorità e la sua infiltrazione nei movimenti di resistenza di sinistra, mentre come resistenti dichiariamo sempre a gran voce di quanto è impensabile ogni collaborazione “diretta” con le autorità addette alla persecuzione?
Ci pare poco credibile e soprattutto insensato.

Resistenza digitale + analoga = reale

La resistenza si muove – addirittura contro Facebook! “Zuck off” deve farsi urlare addosso in India il capo di Facebook Zuckerberg. Poiché da quelle parti con buon sostegno pubblico dex attivistx contrastano il Projekt internet.org di Facebook, con il quale vuole offrire una rete “gratis” ax poverx anche nelle zone più remote. Pomo della discordia: Facebook in questa “rete di pubblica per tutti” fa vedere solo 35 pagine web – con Facebook in primo piano. L’accesso al resto del (mondo) web rimane bloccato. All’accusa di censura e di comando Mark Zuckerberg reagisce in modo cinico, prammatico e spaccone: “Meglio un pochino d’internet che nulla.”
Tuttavia la resistenza contro questa forma evidente di Non-Neutralità-Della-Rete ha avuto degli effetti. Quattro dei fornitori eletti da Mark Zuckerberg, tra cui Times of India, si sono già ritirati dal progetto di Facebook poichè non vogliono macchiarsi con l’accusa di “razzismo economico” e “rapina delle terre” (landgrab).
Ma ha senso un attacco simbolico e non-digitale a un gigante del pseudo-mondo digitale? Si, ha senso – il vertice di Google era parecchio colpito quando lx anti-gentrificazione bloccarono e attaccarono i bus di Google. Era la protesta pubblicamente percettibile contro gli aumenti astronomici degli affitti nel raggio delle fermate di questi shuttle-bus che ogni mattina portano migliaia di dipendenti che abitano nei dintorni di San Francisco fino alla sede dell’impresa nel Silicon Valley. Le manifestazioni seguenti costrinsero Google addirittura a lasciare perdere un progetto di costruzione edile a San Francisco. Anche la prima versione degli occhiali-dati Google glass è fallita anzitutto per l’effetto pubblico della campagna dex ostili, ed è stata tolta dal mercato. Negli USA dex attivistx avevano diffamato i protatori degli occhiali-dati come glassholes (il trad.: gioco di parole con asshole = uguale a stronzo) e gli avevano strappato gli occhiali dal nasoanche violentemente. Dopo di questo, lx glassholes non potevano più entrare in tante bettole e in tanti club.
Il blocco militante a Parigi di un ponte autostradale presso l’aeroporto fatto dai tassisiti contro i Taxi-App Uber è stato decisivo per il divieto di Uber in Francia.
All’inizio del mese passato, dex attivistx hanno occupato la sede principale di Airbnb a San Francisco, quasi per portare le lotte per degli affitti accessibili sul luogo, che è sempre di più complice degli sfratti coatti e delle espulsioni.

Join the real-life-hacking-team

Riteniamo che sia necessario lottare attivamente contro il controllo digitale e il tentativo di appropriazione delle nostre vite e, inoltre, di procedere contro questo sistema ed i suoi soci in affari. Una ribellione contro questo mondo non ci sarà con una riforma d’internet.

–  Esci dalla ristrettezza disabilitante della determinazione esterna
– Facebook, Google, Apple, Amazon e compari, fuori dalla rete
– Partecipa al contrattacco come anche alla costruzione di alternative
–  “La rete è rotta” – Fai nuovo!
– Per una communicazione libera ed autonoma
– Per l’Autonomia
– Contro il dominio

Hackers unite and take over – o digitale o analogo – we stay anonymous
P.S. If you LIKE our action, don’t share it on facebook
If you DISLIKE or don’t know what this is all about, you will probably do so anyway.

Fonte: https://linksunten.indymedia.org/de/node/162073

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez, dicembre 2015

Hannover, Germania: Vernice a Deutsche Bank perché finanzia la lignite

162171162168162167Hannover, 14 dicembre 2015

Nella notte dal 13 al 14 dicembre abbiamo marchiato con la vernice la facciata e l’interno della filiale della Deutsche Bank al Schwarzen Bären a Hannover. Ecco la nostra presa di posizione:

Dal 30 novembre al 12 dicembre dex rappresentanti di 195 Stati si sono riunitx per la Conference of Parties (COP) 21, la cosiddetta conferenza per il clima. Obiettivo esplicito di tali conferenze è da ormai 20 anni di arrestare “il pericoloso cambio climatico prodotto dall’uomo” (1). Ma le questioni della cura del clima avanzano al massimo a piccoli passi – l’influenza dei gruppi che smentiscono un cambio climatico dovuto all’uomo, dex rappresentanti dell’economia e degli interessi nazionali particolari è troppo forte.

Ecco perché i risultati delle conferenze contraddicono in modo anche scurrile i fatti scientifici: Prima si farebbero degli sforzi nella protezione del clima, più facilmente si potrebbero evitare le gravi conseguenze. E per i battibecchi grettamente egoisti per un vantaggio concorrenziale ai singoli paesi manca semplicemente il tempo.

Anche se il trattato globale sul clima ora concluso potrebbe essere un segnale positivo che indica un cambiamento nel modo di pensare, molte questioni rimangono tuttora aperte: come raggiungere gli obiettivi nominati, se gli obiettivi fissati per la riduzione delle emissioni degli Stati partecipanti non bastano nemmeno per un accenno di miglioramento? Quanto è vincolate l’accordo, oppure si tratta solo di una irrilevante dichiarazione d’intenti? Le misure necessarie saranno davvero realizzate, per esempio una fine veloce del carbone in Germania?

Inoltre, alcune misure per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica sono da respingere – chi vuole continuare a bruciare i materiali da cui si ricava energia e poi pressare nel sottosuolo i gas serra che ne derivano, non ha capito nulla del problema e rifiuta un cambio del modo di pensare in direzione di una maggiore sostenibilità. È un cambio nel modo di pensare al quale anche un accordo sul clima contribuisce ben poco – poiché non cambia una virgola del fatto che nel nostro attuale sistema economico conviene spesso sfruttare e distruggere l’ambiente.

Vorremmo richiamare l’attenzione sul fatto che questo accordo, negoziato e deciso dai capi di Stato e Ministri, non va abbastanza lontano. Dove stanno le possibilità di partecipazione per le milioni di persone che hanno realizzato da tanto tempo che il cambio climatico non significa conseguenze economiche bensì che si tratta molto concretamente del proprio futuro?

Inoltre, vorremmo contribuire a rivelare alcuni peccatori climatici un tantino meno evidenti.

Perché la Deutsche Bank?

Oltre che per le speculazioni alimentari (2) e una fila di scandali per frode, è perché la Deutsche Bank partecipa in modo particolarmente intenso ai finanziamenti nel settore del carbone. Negli anni 2010–15, la Deutsche Bank investiva solo nelle imprese di sfruttamento della lignite già più di 3,2 miliardi di euro. In più altri investimenti nell’industria del carbone minerale, che è altrettanto dannoso per il clima e l’ambiente – e addirittura in ditte che applicano il metodo estrattivo, criticato in tutto il mondo, del mountain top removal, dove con l’esplosivo fanno saltare intere cime di montagna. Tra le banche tedesche è l’istituto che sta al primo posto dei finanziamenti al carbone (3).

Noi diciamo: Un sistema economico nel quale con la distruzione del nostro ambiente si può fare dei soldi a iosa, è insopportabile! Non può essere parte della soluzione, è chiaramente parte del problema.

Noi diciamo: “System change, not climate change!” e lottiamo per il superamento del capitalismo e degli attuali rapporti di potere, per una società solidale, aperta, che si ritiene parte del proprio ambiente.

(1) http://unfccc.int/essential_background/convention/items/6036.php
(2)https://www.foodwatch.org/de/informieren/agrarspekulation/aktuelle-nachrichten/deutsche-bank-konferenz-war-nur-pr-show/
(3) Europas größter Klimakiller – Braunkohle und ihre Geldgeber, urgewald e. V., November 2015

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez, dicembre 2015

Berlino: Acido butirrico a casella postale di funzionario NPD

136424Berlino, 13 dicembre 2015

Qui puzza di merda marrone! – Il 13 dicembre abbiamo versato dell’acido butirrico nella casella postale di Jens Irgang, con dei volantini abbiamo chiarito ax vicinx cosa ne pensiamo.

Nessun retroterra tranquillo ax fascistx!

Copypaste:
Jens Irgang è apparso per la prima volta a Berlino nella primavera del 2013. Da allora ha partecipato alla maggioranza delle manifestazioni NPD a Berlino e spesso assumeva anche delle funzioni (tenere gli striscioni, organizzazione). Nell’inverno del 2014 durante la marcia “No al Ricovero” a Berlino-Buch appariva per la prima volta come oratore. Poco dopo a Hohenschönhausen iniziava ad organizzare delle manifestazioni simili.
È insopportabile che, con Jens Irgang, un neonazi attivo abita nella Kurzen Strasse 6 a Lichtenberg e da lì sparga il suo aizzamento razzista.

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez, dicembre 2015

Lipsia, Germania: Distrutta l’abitazione di Silvio Rösler (OfD – Offensive für Deutschland)

162103Lipsia, 12 dicembre 2015

Per ieri, sabato 12 dicembre, l’ex capo di Legida Silvio Rösler aveva annunciato una manifestazione attraverso il Sud di Lipsia, malgrado avesse un divieto generale di soggiorno sul territorio cittadino di Lipsia. Infatti, l’ospite indesiderato fece la sua apparizione nel Sud di Lipsia con circa altrx 100 neofascistx, e fu colta l’occasione per visitare la sua casa nella Hans-Driesch-Strasse 20, Lipsia-Leutsch, molto distante dal percorso della sfilata.

L’arredamento interno (di pessimo gusto) di Silvio, per esempio il microonde, la stufa, la cucina e due apparecchi Apple (Ipad+Imac) caddero vittima di un’accetta, di sei litri di pece e della nostra ostilità alla destra politica. Secondo Rösler, l’abitazione ora è inagibile.

Ci fa piacere che nel Sud di Lipsia nello stesso tempo varie centinaia di persone abbiano espresso energicamente il loro antagonismo nei confronti del sistema dei porci, delle sue truppe e della feccia protetta da queste truppe.

Dopo una pausa natalizia di 4 settimane, l’11 gennaio Legida vorrebbe di nuovo sfilare a Lipsia insieme a dei fascisti di Dresda. Speriamo che la giornata di ieri serva da motivazione e ispirazione a molta gente per prepararsi adeguatemente a questo giorno. Al contrario della clientela di ieri, Legida rappresenta un nemico molto più serio e si tratta di contrastarlo in modo adeguato alla sua stazza numerica come anche sociale!

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez, dicembre 2015

Germania, Essen: Vernice a centrale RWE

Essen, 13 dicembre 2015

Nella notte dal 12 al 13 dicembre abbiamo abbellito la centrale della multinazionale dell’energia RWE a Essen con bombe alla vernice e alla pece, per marchiare RWE come corresponsabile del cambio climatico. Con alcune centrali al carbone fossile, le coltivazioni a giorno e le centrali di lignite nel bacino Renano, RWE gestisce la maggiore sputa-CO2 d’Europa. RWE è dunque corresponsabile per le migliaia di persone a livello mondiale che già adesso muoiono per gli effetti del cambio climatico.

Le decisioni della conferenza sul clima delle Nazioni Unite a Parigi finita questo fine settimana, sono state celebrate dai media e dalle ONG come un successo. Ma manca ogni misura vincolante per raggiungere l’obiettivo che hanno formulato, di 1,5 °. Ecco perché sappiamo bene: proteggere il clima rimane lavoro artigianale! Non possiamo attendere che i governi agiscano, ma dobbiamo prendere nelle nostre mani il nostro futuro e lottare direttamente contro le tecnologie ostili al clima e contro il sistema economico che ne ha bisogno. Ecco perché accogliamo con favore i blocchi delle ruspe per l’estrazione della lignite nella Lausitz e presso Lipsia, l’occupazione della gru di carico nella Lausitz, il blocco dell’entrata della centrale Niederaussen come anche l’occupazione delle ruspe di carico nel bunker per la lignite della coltivazione a giorno di Hambach, nonché le molteplici azioni nel quadro dei Climate Games durante la conferenza per il clima. Cari saluti e solidarietà anche ax compas dell’occupazione dei boschi e dei prati nella foresta di Hambach, anzitutto ai due tuttora in detenzione preventiva.

Con la nostra azione vogliamo aggiungerci a queste azioni e ricordare ai responsabili di RWE che chi distrugge il clima deve fare i conti con la resistenza.

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez, CH, dicembre 2015

Colonia, Germania: tag e vernice contro la KIK

Colonia, 10 dicembre 2015

Nelle prime ore della mattina di oggi abbiamo frantumato la facciata in vetro di una filiale KIK a Colonia e con l’acido butirrico reso il negozio inagibile per un bel po’. Con la frase “Risarcimento subito!” volevamo ricordare a KIK la sua responsabilità tuttora non riconosciuta per il grande incendio in una fabbrica tessile in Pakistan. Allo stesso tempo è stato marchiato con la vernice e la frase “KIK avvocati dell’ingiustizia” lo studio legale Schreiner e Soci a Colonia. La centrale KIK ha ordinato a Schreiner di combattere fino in fondo per il licenziamento di un membro del consiglio di fabbrica KIK.

Tuttora irresponsabile – risarcimento subito!

L’11 settembre 2012 300 persone muoiono nell’incendio della fabbrica Ali Enterprises in Pakistan. È l’incendio più grave nella storia dell’industria dei vestiti. Ali Enterprises produce jeans per il discount tedesco KIK. Ma l’impresa rifiuta di pagare alle vittime dei risarcimenti a lungo termine. Evidentemente KIK pensa che il versamento di una cifra ridicola in un fondo d’aiuti immediati possa bastare per una PR positiva. In concreto: KIK si rifiuta fermamente sia di condurre, come accordato per iscritto, le trattative sulle richiestre di risarcimento a lungo termine alle vittime, sia il pagamento di 250.000 $ per finanziare alcune misure di miglioramento delle condizioni di lavoro in Pakistan. KIK era l’unico acquirente fisso di Ali Enterprises. Nel periodo dell’incendio la produzione era massimamente focalizzata sulla produzione di jeans della marca “Okey Men” di KIK.

Nei due anni passati, in varie città moltx attivistx hanno dimostrato la loro rabbia contro la produzione nel Bangladesh o in Pakistan con azioni dirette contro le filiali KIK, scassando e insozzando varie dozzine di filiali con la vernice o con liquidi puzzolenti.

A Berlino, nel mese di ottobre del 2015 iniziava la campagna #MekeKikPay. Bici-taxi rosso fuoco ricordano a KIK l’incendio e che deve risarcire.

Licenziamenti con ogni mezzo di membri dei consigli di fabbrica

Nel 2014 Andreas P. è stato eletto nel consiglio di fabbrica della centrale tedesca di KIK a Boenen, presso Hamm. Dopo i ricatti (14 ammonimenti in un anno – prima neanche uno) infruttuosi, adesso vogliono mettere a tacere definitivamente il membro del consiglio di fabbrica. KIK lo ha licenziato – per intimorire lx dipendenti, reagendo al gran seguito dato allo sciopero del novembre 2014 nel magazzino centrale.
Per far passare il licenziamento, nel procedimento in corso KIK ha schierato l’artiglieria pesante. Il dardcore-avvocato dei padroni ed esperto in licenziamento e mobbing, Dr. Dirk Schreiner dello studio legale “Schreiner e Soci” (con studi ad Attendorn, Dresda, Francoforte, Colonia, Stoccarda e Monaco), deve entrare in campo.

Schreiner e soci sono noti per i seminari “Un futuro senza consigli di fabbrica”, su “Come si licenzia quelli giusti” o su come si buttano fuori i “dipendenti scomodi”. I tanti racconti sulle pratiche spesso illegali per togliersi di mezzo dex dipendenti, dimostrano di quanto, in Germania, Schreiner e soci sono bravi ed efficaci “quando le soluzioni pulite non hanno successo”.

Ma chi semina vento… e così ultimamente Schreiner e soci hanno raccolto un po’ di tempesta e lo studio principale nella Niederste Strasse 22, come anche la villa privata del Dr. Dirk Schreiner alla Zur Darre 7 a Finnentrop-Heggen, sono state riverniciate. A Norimberga, Stoccarda e Colonia s’organizzavano delle proteste davanti ai locali dei seminari padronali di Schreiner e Soci, annunciati pubblicamente. E venerdì 13 novembre davanti alle filiali KIK di oltre 20 città ci furono delle grandi contestazioni contro il licenziamento di Andreas P. e l’irresponsabile produzione a basso costo in Asia.

Le vacche grasse sono passate – i calci in culo non ce li teniamo più!

Facciamola finita con i misfatti dei crudeli!

Kik Ass

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez, dicembre 2015

Germania, a livello federale: Sabotaggio a pubblicità per l’esercito federale

159965Punto sulla lista di azioni contro l’offensiva pubblicitaria della Bundeswehr.

– Brema: Sabotaggio a pubblicità per l’esercito federale
Brema, 28 novembre 2015

La mattina presto del 28 novembre, nella city di Brema abbiamo attaccato con la vernice uno striscione alto quanto una casa della Bundeswehr. Ancora non c’è risposta adeguata alla campagna federale “Fai quel che conta”.

Ecco un breve video dell’azione su Vimeo.

Il vessillo rosato rimase appeso quasi una settimana prima di essere rimosso.

Sotto la comandante suprema Ursula von der Leyen, l’armata tedesca, con l’appoggio dell’agenzia pubblicitaria Castenow, porta avanti un’offensiva all’interno del paese. Secondo Castenow ((Neuer Zollhof 3, 40221 Düsseldorf) la campagna dovrebbe “in varie fasi posizionare le forze armate come datore di lavoro particolarmente soddisfacente e qualificante”. 70 anni dopo l’ultima disfatta del militarismo prussiano si vuole accelerare la re-militarizzazione della nazione con paroloni incisivi e disinformazione mirata.

L’esercito federale affonda dex profughx nel Mediterraneo e i pirati davanti alle coste della Somalia. Combatte secondo le direttive della politica di difesa del 1992 per “la salvaguardia del libero commercio mondiale e del libero accesso ai mercati ed alle materie prime in tutto il mondo”. Citazione che accerta l’inevitabile nesso tra capitalismo e guerra.

La necessità della resistenza armata contro Boko Haran e Daesch-IS non cambia una virgola del fatto che non ci può essere pace con l’organizzazione di successione della Wehrmacht.

Al più tardi dall’eliminazione del servizio militare obbligatorio in poi, l’esercito federale tenta di darsi una nuova immagine. Il tanfo da caserma e l’addestramento duro dovrebbero essere sostituiti dall’apparenza d’incarichi avvincenti e buone possibilità di carriera. Inoltre, l’esercito federale punta sulle campagne pubblicitarie negli spazi pubblici. Questo per un antimilitarismo offensivo significa contendere permanentemente all’armata la scena. Ogni metro in più di agibilità pubblica dell’esercito federale ne aumenta anche la vulnerabilità.

Contro la Germania ed i suoi servi armati!

La guerra inizia qui!

Fonte: https://linksunten.indymedia.org/de/node/161069

– Berlino: Attaccato esercito federale e Wall AG (S.p.A.)

Martedì furono distribuiti dei volantini in tutta la città.
La Wall AG è una multinazionale pubblicitaria che agisce a livello internazionale. In tanti paesi è responsabile del fatto che in ogni spazio libero delle città siamo penetratx dalla pubblicità. Sono pura violenza anzitutto i contenuti sessisti dell’industria pubblicitaria che ci costringono ad allinearci alle categorie sfruttabili che questa società ci riserva. Calza anche l’attuale campagna pubblicitaria dell’esercito federale, realizzata anzitutto da Wall AG.

L’esercito federale è noto come il maggiore datore di lavoro per violentatori e altri sadici. Non a caso, l’esercito tenta di presentarsi come datore di lavoro che rispetta le donne. Ma alla fine il 55% delle donne nell’esercito sono oggetto di abusi sessuali (vedi machwaszaehlt.de) e si scoprono sempre nuovi abusi e stupri.

La campagna pubblicitaria attuale è la più grande di tutti tempi. L’esercito federale ha impiegato finora ± 10 milioni di Euro. La maggior parte andrà alla Wall AG, che così dà man forte alla militarizzazione della società.

Furono danneggiati innumerevoli pannelli pubblicitari della Wall AG. Incredibilmente tanta gente in città e in provincia ha deciso di contrastare la pubblicità dell’esercito federale. Dove si esprime anche la rabbia contro il sessismo.

Martedì, in una azione concertata a Berlino moltissimi panelli pubblicitari sono stati nuovamente danneggiati e distrutti.

Abbiamo dichiarato guerra all’esercito federale e a Wall AG.

Fonte:  https://linksunten.indymedia.org/de/node/161072

– Münster (Vestfalia): Distrutta pubblicità per l’esercito federale

Nelle ultime due settimane, l’esercito federale ha iniziato una campagna pubblicitaria a livello federale, con il motto “Fai quel che conta”. Secondo la TAZ (Tageszeitung) lo scherzetto costa 10.6 milioni di Euro. Alcune persone hanno aperto una specie di pagina adbusting (il trad.: “guerriglia” della comunicazione in rete che ridicolizza la pubblicità) che riprende il design dell’esercito federale e insieme ad altri intrallazzi dell’esercito federale vorrebbe svelare l’ambiguità della campagna. Si accede alla pagina sotto: machwaszzaehlt.de.

Come, in fondo, in ogni città del paese glaciale non credevamo ai nostri occhi vedendo su quasi ogni pannello pubblicitario della Wall AG la nuova pubblicità trendy dell’esercito federale. Quasi ogni fermata del bus e grande pannello ostentava della merda militarista addirittura con una pubblicità appositamente rivolta ax giovani, studentx e giovani adultx.

E tutto era tipo: accettiamo la sfida!

Bombolette spray, bombe alla vernice, manifesti e colla ci servirono per disattivare la propaganda di guerra. Dopo alcuni giorni, in alcuni quartieri si faceva fatica a trovare un pannello pubblicitario senza le evidenti tracce dex attivistx.

Il danno lo stimiamo di varie migliaia di euro. Speriamo che WallAG (Lise-Meitner-Strasse 7 /48161 Münster) ci pensi due volte prima di insozzare l’intera città con una tale pubblicità. Inoltre sarebbe una bella cosa se ai prossimi peggiori incidenti possibili della categoria “propaganda reazionaria” partecipassero ancora più persone ai relativi “abbellimenti” nei propri quatieri.

Il modo più facile è la bomboletta spray: costa poco, non fa rumore, è efficace e di facile uso.
Naturalmente dovete lo stesso fare attenzione ad alcune cose.

Comprate le bombolette in modo da non essere facilmente tracciabili. (Internet: no! Mercato dell’edilizia: no! Rivendita su catalogo: no! Rivenditore di fiducia: sì.)

Pagate in contanti ed è bene evitare le impronte digitali dall’inizio. Nei negozi per graffiti potete chiedere semplicemente alla cassa di darvi dei guanti usa e getta. Non da nell’occhio, lo fanno in tantx 🙂 . O, altrimenti, tentate di cacellare le tracce con trementina o simili. Inoltre: sono assolutamente da tenere lontani i telefonini quando progettate e preparate l’azione e anche durante la discussione posteriore. Probabilmente le autorità li utilizzano per registrarci, tracciarci e localizzarci. Potete proteggervi togliendo le batterie e la scheda SIM nei momenti sensibili e lasciandolo a casa. Anche per le azioni relativamente “piccole” è sensato salvaguardare con questi semplici trucchetti se stessx e le persone attorno a noi.

Fonte: https://linksunten.indymedia.org/en/node/160107

– Hildesheim: Abbellita propaganda dell’esercito federale

Nella settimana passata, alcunx dex nostrx attivistx partirono per liberare la città dalla propaganda militarista. Vari pannelli pubblicitari dell’esercito federale a Hildesheim e nel quartiere Ochtersum furono abbelliti con la vernice, come avvertimento al militarismo.

La repubblica federale tedesca fornisce armi ai regimi guerrafondai e partecipa alle guerre fornendo aiuto logistico e direttamente militare. La campagna attuale dell’esercito federale presente in quasi ogni maggiore città sotto forma di manifesti, vuole minimizzare la guerra e presentare il “mestiere dell’assassino” come mestiere comune. Ecco contro che cosa ci rivoltiamo quando sabotiamo tali manifesti con la vernice.

Non c’è spazio per la propaganda militare imperialista, nè a Hildesheim nè altrove!

Fonte: https://linksunten.indymedia.org/de/node/159961

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez, dicembre 2015

Bielefeld, Germania: Vernice ad ufficio stranieri

Bielefeld, 15 dicembre

Nella notte dal 14 al 15 dicembre 2015 abbiamo marchiato l’ufficio stranieri Bielefeld con varie bombe alla vernice. Sulle strada antistante abbiamo lasciato la grande scritta “ESPULSIONE = OMICIDIO!” . Firmata con una A cerchiata.

L’ufficio stranieri Bielefeld ordina, come tutte le autorità attive nel settore, l’espulsione di persone in cerca di protezione – tra l’altro in paesi dove la vita delle persone coinvolte è acutamente minacciata. Con questo, l’ufficio stranieri rappresenta un sistema statale che disprezza l’umanità, è razzista e perciò degno di essere annientato.

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez, dicembre 2015

Friburgo, Germania: Pietre e vernice a IHK (Camera di Commercio ed Industria) e albergo

162328Friburgo, 15 dicembre

A Parigi finiva la COP21 ma la resistenza contro gli interessi capitalisti e la sua riverniciatura verde continua. Insieme alla sua grande amicona, vale a dire la cosiddetta società civile, il mondo dei parlamenti e degli industriali celebra il successone del vertice.

Il successo per eccellenza arrivò sotto forma di una conferenza blindata da più di 15.000 sbirrx e soldatx. Migliaia di retate, cento arresti e divieti di riunione ax attivistx, il tutto legittimato con la proclamazione dell’emergenza. Dall’altro lato stavano le centinaia di migliaia che non si facevano terrorizzare ed esprimevano la loro protesta in modo creativo e anche militante. “L’accordo sul clima mondiale” è una farsa e dimostra solo il rifiuto a finirla subito con l’economia fossile.

Friburgo è un esempio paradigmatico del modello verde-capitalista e ovviamente era rappresentato anche alla conferenza di Parigi. La CDU delegava il parlamentare federale eletto a Friburgo Matera von Marschall, che nella commissione parlamentare per lo sviluppo sostenibile sosteneva a spada tratta il settore della tecnica agricola. Brutte premesse per una svolta climatica favorevole all’ambiente e critica nei confronti dell’industria.

La Camera di commercio e industria ubicata nella Schnewlinstrasse 11-13 a Friburgo favorisce lo sviluppo e l’ampliamento dell’economia locale e ha perciò una grande responsabilità per lo sviluppo dei parchi industriali e dei parchi per la costruzione di palazzi per uffici come giusto adesso è in atto nell’area della stazione ferroviaria merci tra la Neulindenstrasse, la Waldkirvher Strasse e la Isfahanallee. Questo modo di fare economia che punta ad un’ulteriore urbanizzazione e concentrazione porta per forza alla distruzione dell’ambiente ed alla dislocazione sociale della gente all’interno della città.

Per il Green-City-Hotel Vauban in piazza Paula-Modersohn n. 5 a Friburgo, nel 2011 ben 1200 sbirri sgomberarono il campo Kommando Rhino dove si erano stabilite 30 persone con i loro carri. È un simbolo del brutale dislocamento sociale dell’imposizione di uno sviluppo urbano interessato al profitto con il pretesto di un’immagine ecologicamente e socialmente “pulita”.

Eravamo stanchx di stare a guardare e questa notte abbiamo marchiato il Green-City-Hotel Vauban con la vernice facendo scoppiare anche qualche vetro della IHK. Non abbiamo fiducia nello Stato e nei suoi rappresentanti. Se si tratta di cambiare radicalmente saremo sempre noi a dovercene occupare. Un futuro migliore si può avere solo contro gli interessi degli industriali e dex eco-capitalistx.

Espropriare gli industriali !

La svolta climatica rimane lavoro manuale!

È solo l’inizio…

Gruppi Autonomi

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez, dicembre 2015

Lipsia, Germania: Botte ad Axel Radestock (NPD)

Lipsia, 9 dicembre 2015

Oggi mercoledì 09 dicembre 2015 visita al vice e tesoriere della NPD-Lipsia Axel Radestock, nel suo negotio in via Georg-Schuhmann.

Nel 2014 Axel Radestock intensificava la propria presenza e attività nell’associazione circondariale della NPD Lipsia fondata da Alexander Kurth. Malgrado tutti gli sforzi diplomatici rimase a Lipsia e, dopo l’uscita di Kurth dall’NPD, continuò con sue funzioni nella NPD-KV, ormai diretta da Enrico ‘Porky’ Böhm.

Fra tre giorni, i vecchi compari di Axel vorrebbero sfilare a Lipsia. Anzitutto per le numerose adunanze passate di Legida, gli attacchi ad antifascistx e l’aumento degli attacchi razzisti in Sassonia: un antifascismo coerente è più urgente che mai.

Cogliamo l’occasione di salutare tuttx lx compagnx che malgrado una constante repressione contrastano vigorosamente gli intrighi razzisti, i nazi ed il sistema di merda. Stay safe!

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez, dicembre 2015

Berlino: Vernice a negozio Thor-Steinar

Berlino, 14 dicembre

Nella notte da 13 al 14 dicembre nuova visita al negozio Thor-Steinar* “Tönsberg” in via Greifswalder. Abbiamo ristrutturato un pochino la facciata con un estintore pieno di vernice marrone.

Fermate glx incendiari!

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez, dicembre 2015

*Nota di Contra Info: Thor-Steinar è un marchio d’abbigliamento legato al movimento neo-nazista tedesco

Nantes, Francia: Grande giornata di mobilitazione sabato 9 gennaio (cambiamento di data)

9thjan
Nessuna espulsione a Notre-Dame-des-Landes. In bici, in trattore o a piedi sulla tangenziale di Nantes! Sabato 9 gennaio 2016. Appello dei componenti della lotta contro l’aeroporto.

ATTENZIONE! Cambiamento di data

Mobilitazione generale degli oppositori al progetto d’aeroporto il 09 gennaio, dopo l’annuncio dell’udienza per l’espulsione degli abitanti e contadini storici fissata per il 13 gennaio 2016.

In seguito ai processi ‘rinviati’ del 10 dicembre che miravano a espeller gli/le abitant* storici, e in un clima di annunci di eapulsioni e di ripresa dei lavori all’inizio del 2016, mostriamo allo Stato e a Vinci che non lo permetteremo.

Il movimento contro l’aeroporto chiama a una grande giornata di mobilitazione sabato 9 gennaio.

Per quanto riguarda la regione di Nantes, sono in preparazione una marcia tratto-bici e una a piedi.

Lanciamo un appello ai comitati di sostegno e a tutti coloro che si oppongono a immaginare già da ora come partecipare a questa giornata con azioni simili (o altre) nella loro regione o a unirsi a noi.

Dato che l’aeroporto non si farà, chiediamo l’abbandono immediato delle procedure di espulsione:  sabato 9 gennaio tenetevi liberi!

Fate girare l’info attorno a voi. Presto altre notizie.

Non vediamo l’ora di incontrarvi in cammino e nelle strade.

I membri di vari elementi della lotta di NDL (fra cui l’ACIPA, l’ADECA, COPAIN, degli/lle occupant* della ZAD) riuniti in assemblea il 14 dicembre.

in inglese, tedesco, portoghese

L’Aia, Paesi Bassi: Sabotati dei bancomat – Per un Dicembre Nero

la-hage1la-hage2la-hage-3I giorni prima del Natale un’agenzia della banca ING nella città dell’Aia, nei Paesi Bassi, è stata colpita dagli/lle anarchic*. I bancomat sono stati sabotati e un messaggio per il Dicembre Nero è stato taggato sulla facciata. Le banche sono pilastri fondamentali di quest’asfissiante società capitalista e repressiva. È per questo che abbiamo scelto di attaccare questi simboli di dominazione. Mentre la gente è intrappolata nella follia consumista del natale, noi cerchiamo di turbare questa pace consumista. Non vogliamo aspettare passivamente, mentre questo mondo continua a soffrire.

Abbattiamo il sistema capitalista. Vogliamo l’offensiva anarchica.

Questa azione è stata effettuata in risposta all’appello per un Dicembre Nero lanciato dagli anarchici Nikos Romanos e Panagiotis Argirou, attualmente prigionieri dello Stato greco.

Appello completo per un Dicembre Nero qui.

Con amore solidale per tutt* i/le prigionier* anarchic* in tutto il mondo.

Per un Dicembre Nero! Per l’offensiva anarchica!

in spagnolo

Besançon, Francia: Attacco ai locali del PS e della Croce Rossa

partiesocialistUn piccolo gesto in solidarietà con i/le sans-papiers e i/le compagn* nelle grinfie dello Stato…

Nel momento in cui lo Stato radica lo stato d’emergenza nella costituzione e si moltiplicano le leggi liberticide, in cui le uniformi blu e mimetiche irrompono nelle strade per garantire la pace dei ricchi e dei dominanti, in cui la prigione si estende all’esterno delle sue mura, in cui le retate e le espulsioni di sans-papiers si moltiplicano… è tempo di attaccare!

Ecco perché, nella notte tra il 23 e il 24 dicembre 2015, la facciata della sede del PS è stata ricoperta di vernice nera. Allo stesso tempo, la serratura della porta d’entrata della Croce Rossa, il cui locale si trova all’inizio di viale Gaulard, è stata sabotata con la colla.

Le ragioni di quest’ultimo attacco sono evidenti: quest’organismo umanitario – che ha una lunga tradizione di collaborazione con il potere (dalla Seconda guerra mondiale e la sua collaborazione con i nazisti fino a oggi) – organizza le retate, gestisce i flussi di migranti al fianco delle forze di polizia e dei guardiani assassini dell’agenzia FRONTEX, amministra i centri di detenzione… È interamente responsabile del miserabile destino riservato ai/lle sans-papiers.

Attualmente questa organizzazione umanitaria – perfetto ingranaggio di questo mondo di frontiere e miseria – si distingue alla frontiera franco-italiana tra Mentone e Ventimiglia, utilizzando i propri camion per trasferire i migranti nei centri di detenzione.

Le strutture del nemico si trovano a ogni angolo di strada.

Davanti allo stato di emergenza, non chiniamo la testa!

Contro lo Stato, i suoi poliziotti, le sue frontiere!

Sabotiamo la macchina a espulsioni!

in inglese

Lille, Francia: EDF & BNP attaccate il 16 dicembre

abstentionNella notte del 16 dicembre 2015, abbiamo allegramente ridipinto i locali EDF di Lille. Vi abbiamo apposto il seguente messaggio: “né nucleare, né CO2 !”. Abbiamo attaccato anche i locali della BNP alla Madeleine. Le vetrine sono state spaccate e il seguente messaggio taggato: “collaborazionista del disastro ecologico”.

EDF per la gestione e l’esportazione delle centrali nucleari, come anche per la sua 2a posizione in quanto a emissioni di CO2 in Francia.
BNP per il suo sostegno finanziario all’industria del carbone.
Entrambe per la loro operazione di greening tramite la sponsorizzazione della COP-21.

Questa COP-21 non è che il prolungamento delle venti precedenti: l’aumento del 60%  delle emissioni di CO2 di questi ultimi vent’anni non sono il risultato di mancanza di volontà o di cattiva gestione ma il ritmo necessario di un sistema basato sul profitto.

In questa fine disastrosa di COP-21, e di elezioni regionali, ci esprimiamo artisticamente per mettere in luce i giochini politici che si tramano a porte chiuse. E la loro propaganda che è soltanto un ossimoro.

Come la metà degli elettori ci siamo astenuti. Ci asteniamo perché prendiamo la politica sul serio. Che non ci chiedano di votare per salvare la repubblica, quando la loro polizia asfissia, picchia, acceca, mutila o uccide un manifestante come sulla diga di Sivens; quando dei lavoratori di Air France, pur avendo accettato tutte le riduzioni di stipendio, vengono criminalizzati dall’insieme della classe politica per una camicia strappata. Alla fin fine, stato d’emergenza o no, lo scopo è sempre quello di ridurre al silenzio chi si preoccupa per la propria sopravvivenza.

Libertà pubbliche, giustizia sociale, ambiente, non sono che parole vuote nella bocca dei politici; ai partiti di governo come anche al Front national non gliene frega niente.

Malgrado le loro promesse di “cambiamento”, si schierano e si schiereranno sempre a fianco degli interessi della distruzione capitalista del territorio, dei lavoratori, e della notra salute.

Che non si stupiscano più della nostra astensione, perché noi non ci stupiamo più dei loro imbrogli.

Comitato Jackson Pollock

in inglese

Paesi Bassi: Poster per Dicembre Nero

zwarte-december-1Poster incollato nei Paesi Bassi:

In una realtà di schiavitù salariale, iperproduzione e iperconsumo…
In una realtà di frontiere, militarismo, autorità e religione…
In una realtà in cui carità, apatia e disperazione sembrano l’unica risposta…
In una realtà in cui destra e sinistra ci hanno intrappolato…

Facciamo in modo che da Dicembre in poi inizi l’attacco contro tutti gli oppressori e le loro istituzioni.

Vediamo la polizia assassina.
Vediamo la violenza razzista.
Vediamo il sistema economico [venirci imposto].
Vediamo la società prigione.

Ma non resteremo qui a guardare.
Salutiamo tutt* quell* che lottano in tutto il mondo.
Solidarietà tramite la lotta.

Per un mondo di libertà illimitata.
Per un Dicembre Nero.
Per l’anarchia.

in greco, inglese, tedesco, portoghese