Tag Archives: prigionier* anarchic*

Berlino: Sabotaggio a tre bancomat

7 novembre 2016

Vari attacchi a bancomat a Berlino nelle notti del 4 e 7 novembre.
Come piccolo segno della nostra solidarietà a Berlino abbiamo reso inutilizzabili alcuni bancomat in notti e posti differenti. Con questo vogliamo mandare tanta forza e un caro saluto a una compa per l’inizio del suo processo ad Aachen accusata di partecipazione a una rapina in banca. Secondo noi gli espropri di banche e la distruzione del denaro è un giusto rapporto con il suo potere oppressivo.

Solidarietà, rabbia e anarchia!

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco m, CH

[Stato Spagnolo]: La condanna contro Francisco Solar e Mónica Caballero ridotta a quattro anni e mezzo

lienzoso-544x189Il 16 dicembre 2016 la Corte Suprema ha annunciato la propria decisione sull’appello depositato dalla difesa degli anarchici Francisco Solar e Mónica Caballero, condannati in prima istanza a 12 anni ciascuno.

La sentenza è stata ridotta a 4 anni e mezzo di carcere, oltre a 143.317 euro come compensazione per i danni provocati dall’esplosione alla Basilica del Pillar a Saragozza nell’ottobre 2013.

I due compagni hanno già scontato tre anni, quindi dovrebbero passare un altro anno e mezzo nelle gabbie di stato. Ma c’è la possibilità che, in quanto stranieri, vengano rilasciati prima del completamento della condanna e siano estradati in Cile, visto che la loro sentenza è inferiore ai sei anni.

in inglese

Madrid: Presidio in solidarietà con i/le prigionier* di Hambach

mitin-madrid-544x408madrid-mitin-544x408Mercoledì 14 dicembre, un gruppo di persone si sono riunite davanti all’ambasciata tedesca a Madrid per urlare con rabbia contro i rappresentanti dello Stato che tiene prigionier* dei/lle compagn* per aver partecipato al progetto di resistenza organizzato alla foresta di Hambach contro la multinazionale RWE.

Vogliamo condividere con voi queste foto perché si moltiplichino i gesti solidarietà nei confronti di chi lotta per la liberazione. Esortiamo a diffondere le informazioni del progetto o dei casi di repressione e a mostrare la vostra solidarietà ai/lle compagn* e il vostro odio verso questo sistema distruttore e dominatore della natura e di tutt* quelli che la abitano.

Finché non saremo tutt* liber*!

Siao, Hodei e Maya liber*!!
Abbasso i muri di tutte le prigioni!!

in greco, spagnolo

Santiago, Cile: Immagini della marcia per la libertà dei/lle prigionier* il 1° dicembre

1-1-544x4082-2-544x4083-1-544x4084-1-544x4085-544x408Marcia per la libertà di tutt* i/le prigionier* rivoluzionar*, sovversiv*, antiautoritar* e ribelli del mondo organizzata il 1° dicembre ad Ahumada con Alameda, in pieno centro di Santiago del Cile.

Contro lo Stato il Capitale e il Patriarcato!
Abasso i muri delle prigioni!

in spagnolo, tedesco

Tolosa, Francia: Sabotaggio incendiario

Nella notte tra il 19 al 20 novembre, a Tolosa, un furgoncino di Eiffage è stato divorato dalle fiamme.

Quando la repressione prende di mira gli/le anarchic*, dalle accuse dopo le rapine ad Aachen all’operatione “Scripta manent” in Italia, la solidarietà è la nostra arma.

Vi mandiamo un po’ di calore.

in greco

Parigi : Un compagno in detenzione preventiva nel contesto della mobilitazione contro la legge sul lavoro

Il compagno anarchico arrestato mercoledì 7 in Bretagna è passato in tribunale [NdT: in una forma di procedimento comparabile al “giudizio immediato” dell’ordinamento giudiziario italiano] l’indomani, nella 23esima aula del Palazzo di giustizia di Parigi.
È accusato di danneggiamento a un Ufficio di collocamento, una struttura della Camera di Commercio e dell’Industria, un supermercato Franprix e un concessionario della Jaguar durante una manifestazione spontanea che si è svolta la sera del 14 aprile fra il decimo e il diciannovesimo arrondissement di Parigi.

Gli sbirri hanno identificato il compagno solo durante l’estate e hanno avuto delle difficoltà a trovarlo, anche se lui non si nascondeva affatto. Per un mandato di arresto spiccato nel mese di agosto, ci è voluta una ricerca sul Registro dei conti in banca [Fichier des comptes bancaires – Ficoba], che elenca tutti i conti bancari aperti in Francia (per poter per esempio localizzare gli ultimi prelievi) e delle ricerche sulla localizzazione del suo cellulare.

Il compagno ha rifiutato di essere giudicato in “giudizio immediato” e la Procuratrice ha quindi chiesto, col pretesto della sua fedina penale e di una possibile recidiva, che venisse messo in carcerazione preventiva. Il giudice ha accettato questa richiesta ed il compagno è attualmente alla prigione di Fleury-Mérogis [NdT: nella regione di Parigi].

Tra l’altro, questo tribunale ha ben mostrato, se mai ce ne fosse ancora bisogno, il volto della giustizia. Tutti gli imputati erano dei poveri, i cui espedienti per uscire dalla miseria e/o la dipendenza da diverse sostanze venivano sistematicamente considerati dalla Procuratrice e dal giudice come prove a carico. Anche i pochi tentativi di inchinarsi non hanno portato alla clemenza.

Il compagno era in forma, ha avuto un atteggiamento degno di fronte a questi servi del potere e ha fatto sapere che si esprimerà presto. Una piccola perla del discorso della Procuratrice a proposito del compagno : “Il signore si dice anarchico, ciascuno ha diritto ad avere un’opinione, le idee anarchiche sono quello che sono, ma non giustificano per niente i fatti che gli sono contestati”.

Il processo si terrà il 19 gennaio alle 13.30 nell’aula 23 del Palazzo di giustizia di Parigi.

Eravamo in tanti nelle strade durante le manifestazioni di questa primavera. Quei vetri rotti (quelli della Jaguar in particolare!) ci hanno rallegrato per parecchi giorni, come un piccolo raggio di sole in questo grigiume.
Che ogni giorno di detenzione del nostro compagno e di ogni altro prigioniero porti con sé degli atti di rivolta contro questo mondo!

La solidarietà è l’attacco!

Alcuni/e anarchici/e

in portoghese

Aachen, Germania: Decise le date per il processo contro due anarchicx di Barcellona + Verdetto del processo della compagna di Amsterdam

La corte di Aachen ha deciso le date per l’inizio del processo contro due compagnx di Barcellona accusatx per un esproprio a una filiale della Pax-Bank ad Aachen nel novembre 2014. Il dibattimento inizierà il 23 gennaio e sono programmate 25 sedute.

Questx compagnx sono stati arrestatx rispettivamente il 13 aprile e il 21 giugno durante un’operazione repressiva condotta dai Mossos d’Esquadra in collaborazione con la polizia tedesca, contro il centro sociale Blokes Fantasmas ed altri appartamenti privati. Da allora sono tenutx in detenzione preventiva nelle carceri di Aachen e Colonia. Non dimentichiamoci che c’è pure una terza compagna di Amsterdam sotto processo al momento in un procedimento indipendente che nasce però dalla stessa caccia alle streghe partita da una rapina ad una banca tedesca e dilagata attraverso mezza Europa.

Da Barcellona ribadiamo la nostra solidarietà e il sostegno incondizionato per questx compagnx, e invitiamo ogni individuo e collettivo a seguire, condividere e farsi trovare preparato davanti alle prossimi informazioni o alle risposte contro l’aggressione dello Stato a coloro che si ribellano contro l’ordine e la miseria.
I/le anarchichx imprigionate in Germania non sono solx. Lx vogliamo liberx, lx vogliamo tra noi.

Di seguito le date processuali:
23 e 26 gennaio
9,13,14 e 16 febbraio
2,6,9,10,13,20,23,27,28 e 31 marzo
3,7,24,25,28 aprile
5, 12, 18 e 22 maggio

https://solidariteit.noblogs.org/

[Aggiornamento dell’8 dicembre]

Oggi la corte ha assolto la compagna di Amsterdam. Ricordiamo che l’accusa aveva chiesto una condanna a 6 anni e mezzo per “rapina a mano armata, privazione illegale della libertà personale e possesso illegale di armi da fuoco”.

 

Aachen, Germania: Aggiornamento sul processo e annuncio della data del verdetto

Oggi 1° dicembre è stato l’ultimo giorno di processo per presentare le prove a carico o discolpa della compagna di Amsterdam accusata ad Aachen della rapina in banca compiuta nel luglio 2013.

Questo significa che nel corso della prossima udienza (5 decembre) sia la difesa che l’accusa pronunceranno le loro arringhe, segnando così la conclusione del processo. Oggi il giudice ha detto che il verdetto potrebbe cadere già lunedì 5 dicembre, ma ha parlato anche della possibilità che i due giudici e i due giurati potrebbero prendersi più tempo per la delibera e pronuncerebbero quindi il verdetto giovedì 8. Entrambe le udienze sono programmate alle 9:30, quindi chiunque voglia essere presente non dimentichi che tra la coda e i controlli supplementari ci si può mettere anche 45 minuti per passare. (Siate lì al massimo alle 8:45!!)

Dall’ultimo aggiornamento un altro carosello di esperti e ufficiali di polizia hanno compiuto con orgoglio la loro collaborazione coscienziosa con questo rivoltante circo giudiziario.

Lunedì 28, al mattino prestissimo, abbiamo avuto il piacere di dover ascoltare una diligente poliziotta che si è occupata del caso fin dall’inizio, pizzicando la compagna in Bulgaria nel luglio 2015, e presenziando alla maggior parte delle visite che ha avuto in prigione. Durante l’investigazione questa poliziotta ha interrogato i secondini chiedendo loro se la compagna parlasse tedesco. Hanno risposto affermativamente, ma hanno anche dichiarato che aveva un forte accento olandese e che faceva frequentemente degli errori di grammatica. Cercando di farsi passare per un’esperta di lingue, la poliziotta ha apertamente ipotizzato che la nostra compagna stesse in realtà recitando un ruolo per cui faceva finta di non parlare tedesco perfettamente. Se l’affermazione della poliziotta fosse vera, coinciderebbe con la dichiarazione di un* dei/lle due impiegat* della banca, secondo cui la donna mascherata parlava bene tedesco.
Poi è stato il turno dell’esperto di DNA, che in realtà ha potuto soltanto dichiarare di essere sicuro che il DNA è quello della compagna, ma che non può determinare in alcun modo quando come o perché quella traccia appaia sulla pistola.

Nello stesso pomeriggio il giudice ha preso in considerazione e letto ad alta voce una lettera che l’accusa presenta come le parole della compagna. Questa lettera, “With midnight always in one’s heart”, è apparsa su Avalanche, corrispondenza anarchica, del dicembre 2015. La lettera è stata pubblicata anonimamente.

L’accusa ha presentato un altro documento mandato dai loro amici catalani, i Mossos d’esquadra, che parla delle loro investigazioni anti-terroristiche contro gli/le anarchic* di Barcellona legati ai GAC (gruppi anarchici coordinati). Il punto principale di questo documento era l’insinuazione che i Mossos avevano bisogno di spiegare come la loro supposta organizzazione terroristica si era finanziata. Un tentativo febbrile di costruire un movente a cui persino il giudice ha commentato con un “non possiamo verificare niente di tutto questo”.

Giovedì 1° dicembre la corte ha concesso (parecchio) tempo alla professoressa di un istituto di medicina legale. Questa professoressa di controllo e viscidità appare in tribunale circa 110 volte l’anno per dare la sua preziosa opinione sulla probabilità che una data immagine cctv sia compatibile e comparabile con i lineamenti di un individuo sospetto. Questa professoressa di perversione della vita, dopo aver trasformato un corpo umano in un algoritmo biometrico, procede poi, attraverso un calcolo matematico, a valutare su una scala da 0 a 4 la probabilità di una corrispondenza. In questo caso, data la scarsa qualità delle immagini della cctv e l’ottimo travestimento del cliente mattutino, non ha potuto dire molto. Così dopo aver analizzato le piccole parti del corpo più o meno visibili nel filmato, è arrivata all’impagabile conclusione da esperta che non ci sono somiglianze distintive tra le immagini della cctv della banca e la compagna. Nel pomeriggio la corte ha esaminato alcune transazioni bancarie insignificanti che hanno avuto luogo  nell’estate 2013.

E parlando d’altro, ci ha fatto piacere notare che il tribunale era già occupato da qualche decorazione natalizia. Nelle ultime settimane alcuni elfi notturni hanno decorato la facciata con delle simpatiche bombe di vernice verdi e rosse…

Solidarietà e rabbia

in portoghese

[Aggiornamento del 5 dicembre]

Il verdetto del processo che si è tenuto quest’ultimo mese contro la compagna di Amsterdam sarà annunciato giovedì 8 dicembre alle 11:30 al Justizcentrum di Aachen.

Oggi 5 dicembre la corte ha ascoltato le arringhe della difesa e dell’accusa, quest’ultima ha chiesto una condanna per “rapina a mano armata, privazione illegale della libertà personale e possesso illegale di armi da fuoco”, 6 anni e mezzo.

Venite a mostrare il vostro sostegno in aula o la vostra solidarietà in strada.

Dresda, Germania: Martello e vernice a Deutsche Bank

19 ottobre 2016

Ieri notte abbiamo attaccato la Deutsche Bank di Dresda in Königsbrücker Straße in solidarietà con le due anarchiche in galera. Nell’interno della filiale fu svuotato un estintore con vernice nera e la porta d’entrata trattata con un martello.

Le due anarchiche sono accusate di aver rapinato varie banche ad Aachen nel 2013 e 2014. Furono identificate con il DNA che gli sbirri in vari paesi europei avevano rilevato in segreto.
Non lasciamo sole le nostre amiche e mandiamo loro saluti solidali.
Per più rapine in banca, viva l’anarchia!
Altre info sul processo: https://solidariteit.noblogs.org/

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, CH

[Prigioni statunitensi] Sean Swain: La Grecia e la dignità della rivolta

Qui di seguito una dichiarazione inviata dal prigioniero anarchico di lunga durata Sean Swain in occasione della presentazione dei/lle compagn* della Croce Nera Anarchica di Bloomington  nell’edificio Gini del Politecnico a Exarchia, Atene, il 23 novembre 2016. Le parole del compagno sono state lette in inglese e greco e il testo stampato distribuito nel corso della discussione contro la società carcerale organizzata dallo squat Themistokleous 58 e da Contra Info.
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Complicità con i/le detenut* ribelli negli Stati Uniti e nel mondo (A) (Striscione esposto nella sala dove si è tenuta la discussione)

La Grecia e la dignità della rivolta

Prima di dare l’impressione sbagliata di incolparvi in maniera immeritata, penso che dovrei cominciare rivelando di essere un grande fan degli/lle anarchic* grec*. È come se ogni singola immagine fotografica che vedo di ribelli coi volti coperti dal bandana o con maschere da sci nere, ogni istantanea di pattuglie della polizia ribaltate e bruciate venissero dalla Grecia. Sono un tale fan che considero che l’aver scritto una dichiarazione di sostegno al Dicembre Nero l’8 dicembre dell’anno scorso e che cinque giorni dopo i/le ribelli grec* abbiano dato fuoco a un edificio militare citandomi sia il più grande risultato della mia vita. È la pietra miliare della mia esistenza. Non faccio che vantarmene. Sono insopportabile. Dico a chiunque mi ascolti che ho scritto una dichiarazione e che gli/le anarchic* grec* mi hanno citato dopo aver incendiato un edificio militare.

Mi fa venire voglia di scrivere migliaia di altre dichiarazioni nella speranza che diate fuoco a migliaia di altri edifici.

Tutto ciò per darvi il contesto, perché quello che dirò non ferisca i vostri sentimenti…

La Grecia ha dato origina alla swivilizzazione. Tutto è partito dalla Grecia. Voi grec* avete perfezionato il programma gerarchico, sviluppato la democrazia come la sua forma più affascinante, creato capolavori artistici per decorarla — rappresentando perlopiù persone nude, che attiravano l’attenzione del resto del mondo — e avete esportato quel programma su grandi flotte navali.

Un salto in avanti, e ci ritroviamo con un sistema globale di schiavitù in cui tutt* trasciniamo pietre per la piramide di qualche ricc* stronz* e la grande maggioranza di noi non riesce a immaginare che ci possa essere qualcosa di meglio della democrazia. Viviamo in un mondo dominato da bankster (NdT: banchieri + gangster) e industriali sociopatici impegnati nella distruzione di massa di ogni essere vivente, noi inclus*.
Siamo fottuti.

Quindi mi sembra più che appropriato che nel luogo di nascita della swivilizzazione assistiamo ora al suo assassinio. In Grecia, di tutti gli spazi geografici del mondo, troviamo la più determinata, la più energica, la più radicale resistenza alla swivilizzazione, a questo programma che ci stravolge e ci assassina a rate.
Tutto è nato in Grecia. Tutto finisce in Grecia.

Non pensate che dica questo per lusingarvi. Le lusinghe non sono il mio forte. Sono più bravo a mettermi nei guai con le parole. Per cui non si tratta di adulazione ma, penso, di un’osservazione abbastanza oggettiva: gli esperimenti di resistenza che avete portato avanti, le strategie e le tattiche, le teorie che avete esplorato, tutto questo è diventato proprietà comune del resto del mondo. Anche ora che cominciamo a trovare la nostra via, inciampando, noi anarchic* degli Stati Uniti e degli altri paesi del mondo, diviso com’è in nazioni-stato artificiali, guardiamo voi. Vediamo quello che avete fatto.

Non per trovarci delle scuse, qui negli Stati Uniti, ma parte della nostra inazione, credo, è una conseguenza del vedere quello che avete compiuto, quanto siete andati lontano, e crediamo, a torto o ragione, che qui una simile resistenza non sia possibile. Siamo paralizzati, credo, dalla sensazione che non possiamo fare quello che avete fatto, che in qualche modo la situazione o le “condizioni” negli Stati Uniti siano diverse, che la sorveglianza è troppo diffusa, le possibili sanzioni troppo enormi, il clima sociale troppo tranquillo. E così restiamo seduti davanti al nostro computer e ci connettiamo per vedere i filmati dei/lle grec* allucinati e urlanti, che danno la caccia ai porci sbigottiti che cercano di mettersi in salvo, l’ordine gerarchico ha le gambe che gli tremano, e noi sogniamo.

Vi starete chiedendo, dove sono gli statunitensi?
Arriviamo. Sono sicuro che stiamo arrivando.

Proprio questo mese, milioni di statunitensi hanno votato contro l’ordine costituito che li ha traditi per tutta la loro vita. A milioni hanno verosimilmente votato per il candidato che “cambierà” tutto, che “darà una scossa,” perché quel candidato sembrava dare loro voce, esprimere la loro frustrazione.

Pur concedendo loro il beneficio del dubbio e pensando che la maggior parte siano stupidi piuttosto che malvagi, hanno inconsapevolmente votato per il fascista sociopatico più aggressivo dai tempi di Hitler e Mussolini, un fascista del peggior genere, la cui adesione di facciata alla maggioranza dimenticata cederà alle politiche guerrafondaie, ai regali per le multinazionali e l’“austerità” per il popolo. Quest* votanti soffriranno presto di “rimorso del cliente,” quando il fascista in cui riponevano le loro speranze li tradirà totalmente.

E verso chi si rivolgeranno gli statunitensi? Torneranno ai partiti tradizionali che in decine di milioni hanno rifiutato, gli stessi partiti con le stesse idee fallimentari? Troveranno un nuovo eroe che prometterà loro gloria e grandezza, parlando esattamente come l’eroe che l* ha pugnalat* alle spalle?
No. Si rivolgeranno verso l’esempio dato altrove, l’esempio del rifiuto dell’ordine imposto, le immagini e le idee esportate non dalle flotte di navi, ma trasmesse elettronicamente via satellite, mostrando la vera dignità della rivolta.

Gli statunitensi stanno arrivando.
Nel giro di pochi mesi, questo popolo docile e pacifico sarà trasformato dalla rabbia e la furia, e troverà la propria voce nel sangue e nelle fiamme. Vi seguiranno nella battaglia contro il nemico comune, andranno dove molti di voi sono già andati, e vedrete volti coperti da bandana, nascosti dalle maschere da sci, e vedrete le pattuglie della polizia ribaltate e in fiamme, forse vedrete persino le colonne di fumo salire al cielo quando guarderete a ovest l’orizzonte.

Gli statunitensi stanno arrivando. E quando lo faremo, seguiremo i passi dei/lle ribelli grec* che ci hanno preceduto.

Quel giorno, il giorno della vittoria sul nostro nemico comune, saremo tutt* grec*.
E saremo tutt* liber*.

Qui il prigioniero anarchico Sean Swain dal centro correzionale di Lebanon, Ohio, negli Stati fascisti d’America. Se siete in ascolto, voi SIETE la resistenza.

Exarchia: Volantini per l’anarchico Sean Swain, incarcerato nelle prigioni statunitensi

sean-544x408Costantemente ispirati dalle parole di Sean e dalla sua posizione contro i prigioncrati, sentendo costantemente il calore della sua ribellione, il 21 novembre 2016 abbiamo incollato dei poster nel quartiere di Exarchia (nel centro di Atene) che dicono:

“E attacchiamo, ovunque siamo, qualunque sia la nostra situazione, finché non otterremo il mondo che meritiamo. Non ci sbarazzeremo di loro con un voto o una petizione o una protesta o un processo.”

Complicità assoluta con l’irriducibile anarchico Sean Swain, ancora detenuto nelle prigioni dell’Ohio, negli Stati Uniti.

SeanSwain.org

in inglese, greco

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Magdeburgo, Germania: Banca ridecorata in solidarietà con le anarchiche accusate delle rapine in banca ad Aachen

197615-544x408197616-544x408Nella notte tra il 23 e il 24 novembre abbiamo interamente ridecorato il locale bancomat della banca Sparkasse in Magdeburg Buckau, per esprimere la nostra solidarietà con le compagne accusate e la nostra rabbia contro il sistema repressivo.

Maggiori informazioni e ispirazione per le vostre azioni su solidariteit.noblogs.org

Niente prigioni! Niente Stati! Liber* tutt*!

in inglese

Exarchia, Atene: Striscione in solidarietà con Kara Wild

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Lo striscione dice: Libertà per Kara Wild, anarchica detenuta in Francia

Il 18 maggio 2016 a Parigi, nel contesto di un’agguerrita protesta contro la nuova legge sul lavoro, una pattuglia della polizia francese è stata distrutta e bruciata. Una settimana dopo, il 26 maggio, Kara Wild, una trans anarchica statunitense che ha partecipato al movimento, è stata arrestata durante una manifestazione separata vicino piazza della Nazione. La procura l’ha accusata di aver partecipato allo sfascio della pattuglia di polizia; da allora è detenuta in Francia e le è stata negata la libertà su cauzione perché considerata a rischio di fuga.

Il 25 novembre 2016, al mattino, abbiamo esposto uno striscione al Politecnico di Atene, su via Stournari, in segno di solidarietà con Kara. Non ci interessa se ha commesso il “reato” si cui è accusata. Per noi, distruggere e bruciare le pattuglie di polizia, in Francia e ovunque, non solo è giusto ma un’assoluta necessità.

(Α)

Aggiornamenti su Kara Wild: freekarawild.org

in inglese, greco

Vienna: Solidarietà e rabbia

wien2-544x408wien3-544x408wien4-544x408wien1-544x408Nelle ultime settimane ci siamo sforzati di esprimere la solidarietà e la rabbia che sentiamo nei confronti della repressione contro le anarchiche attualmente accusate dell’esproprio di una banca in Germania.

Abbiamo distribuito più di diecimila volantini nell’area metropolitana, abbiamo scritto degli slogan sui muri e abbiamo visitato alcune delle nostre filiali bancarie preferite per sfogarci un po’.

Ultimamente ad Aachen (Germania) è iniziato il processo contro le compagne, e vogliamo mostrare a chi è responsabile che non accetteremo che le nostre compagne vengano processate.

Non ce ne frega niente che siano “innocenti” o “colpevoli” rispetto alle accuse – sono categorie create dallo Stato e dal Capitale, non nostre. Ci rallegriamo di ogni banca danneggiata, di ogni manifesto, di ogni esproprio!

Solidariteà e attacco contro il mondo delle banche e delle prigioni!

Fonte: Linksunten

in inglese

[Mexico] Fernando Barcenas : non abbiamo bisogno di amnistie perché non abbiamo bisogno di leggi che decidano della nostra vita

reclunortePrigione Nord di Città del Messico, ottobre 2016

La legge è un artificio che castra i comportamenti umani; che pensa, dirige, inventa le nostre vite al posto nostro, e una tale concezione implica la mutilazione del frammento più unico e autentico di noi stessi.

È per questa ragione che chi decide di prendere in mano la propria vita ai margini del macchinario marcio viene considerato come “strano”, “antisociale”, “criminale”, etc…

Non possiamo pensare delle soluzioni all’interno del “quadro democratico”, che con la sua politica di sterminio spaventa gli/le abitanti con furti, violenza e morte.

Mi sono arrivate voci riguardo un’amnistia promossa da qualche partito e istituzione politica. Mi sembra necessario precisare la mia posizione di rifiuto a ogni forma di strumentalizzazione delle energie del popolo per conservare l’ordine. Qualcun* pensa che un’amnistia possa guarire gli interessi del popolo, ridotto in mille pezzi dall’imposizione della ricchezza e grazie alla schiavitù economica; noi non vogliamo “uscire” da una prigione per entrare in un’altra. Vogliamo essere liber*, davvero liber*, al di fuori di tutte le loro realtà virtuali, e questo implica necessariamente distruggere la società. Lo faremo pensando che qualcosa di nuovo deve nascere per far crollare per sempre questa civilizzazione marcia che ci trasforma in automi e ingranaggi del suo macchinario.

Non ci interessano le “lotte politiche”, ma piuttosto il conflitto permanente che esiste ovunque; possono imprigionarci ma non fermeranno la rivolta. I/Le vicin* scontenti che scendono in strada per rifiutare i progetti immobiliari causa dello spoglio e del trasferimento forzato di migliaia di famiglie che non hanno la possibilità di finanziare la privatizzazione dello spazio pubblico. La privatizzazione dell’acqua è un altro sintomo lampante, riflesso della considerazione in cui ci tengono in realtà i/le potenti. Schiavitù moderna, alienata e addolcita da lusso, droga e altre aspirazioni capitaliste.

Non abbiamo bisogno di amnistie perché non abbiamo bisogno di leggi che decidano della nostra vita; lo specchio per allodole del progresso ci fa credere che lo Stato e il governo sono indispensabili e d’un tratto non ci rendiamo conto degli indizi che ci mostrano che ci trasformano in complici del massacro dei nostri popoli…

Vogliamo vedere diffondersi ovunque l’insurrezione che distruggerà il potere centralizzato, giogo comune sotto il quale noi, tutt* i/le pover* soffriamo.

Salutiamo ogni atto d’insubordinazione contro gli standard di vita internazionali che pretendono di convertirci in pezzi indispensabili al loro macchinario.

Noi altr* emarginat* siamo coloro che sopportano il peso di questa società e siccome ormai siamo inutili a questa società tecnologica, giustificano il nostro massacro con delle guerre informali contro la droga, lanciate appunto nei luoghi in cui vivono persone che hanno tradizioni comunitarie e conducono vite diverse da quella imposta dallo Stato.

Chiunque viva in un quartiere povero sa fin da piccolo che il traffico di droga è gestito da organismi semi-pubblici, ossia che l’insediamento della mafia come istituzione regola il controllo interiore del territorio mentre la polizia mette in piedi una politica di due pesi due misure, senza risparmiare gli sforzi per il buon funzionamento della mafia. In questo modo la mafia non è nient’altro che una sottospecie di polizia che regola non soltanto il traffico di droga ma anche le imprese formali e informali esistenti sul territorio.

Nonostante questo, se la situazione è diventata massiccia, questo è dovuto al fatto che all’origine il traffico di droga non è nient’altro che un’attività supplementare dell’idra capitalista.

Un* capitalista resterà sempre un mostro vorace e predatore, che si dedichi a un’impresa “legale”, oppure a quelle che chiamano “illegali”.

L’unica motivazione dei capitalisti è il loro insaziabile desiderio di profitto. Sono pronti a tutto per i soldi e d’altronde è per questo che i rapporti tra capitalisti “legali” e il “crimine organizzato” sono così stretti.

Non possiamo mettere né le nostre vite né quelle dei/lle nostr* car* nelle mani dello Stato/Mafia, perché sono loro i responsabili del genocidio e dei massacri che respiriamo ogni giorno.

Come anarchic* conduciamo una guerra contro il potere, contro tutto quello che cerca di condizionare gli individui e allontanarli da loro stess*.

È per questo che bruciamo tutte le gabbie, che sabotiamo le loro marche commerciali, che attacchiamo i simboli della loro società. Le città le prendiamo d’assalto perché l’urbanizzazione è l’apice dell’imprigionamento di  massa, della privatizzazione delle risorse economiche. Persino i trasporti pubblici sono un simbolo che non smette di ricordare agli/lle emarginat* che non sono i/le benvenut* nei grandi centri urbani. L’aumento del prezzo del metrò, il monopolio di un’unica azienda che tenta di accaparrarsi l’intero mercato dei mezzi pubblici della città, imponendo così il suo schema terrestre di trasporto, sono altrettanti sintomi della privatizzazione totale delle città.

In questa era tecnologica, la prigione è un luogo banalizzato, ragion per cui dobbiamo inventare sentieri e vie che ci aiutino a vivere ai margini, reinventare le nostre vite giorno dopo giorno riappropriandocene.

In guerra, finché non saremo tutt* liber*!

Fernando Bárcenas

in francese

Aachen, Germania: Aggiornamento sul processo contro la compagna accusata di rapina

22Primo giorno di processo:

Il 4 novembre si è svolta la prima seduta nel processo contro la compagna anarchica di Amsterdam arrestata, accusata della rapina a una banca ad Aachen nel 2013.
Nonostante la presenza presso il tribunale di una buona quantità di sbirri di diverse unità e uniformi (reparti antisommossa nel cortile e all’interno dell’edificio, controlli di documenti per tuttx coloro che hanno presenziato al processo e controlli polizieschi alle persone in strada) una trentina di compagnx e amicx solidali erano presenti. All’esterno dell’edificio è stato appeso uno striscione in sostegno della liberazione incondizionata della compagna.

La seduta è durata nemmeno un’ora, semplicemente per sbrigare le formalità: la lettura delle accuse e la stesura del calendario delle udienze processuali. La prossima udienza si terrà il 17 Novembre alle 10:30.  Ricordiamo che per coloro che volessero presenziare il puntello è entro le 9:45, considerate le tempistiche dei controlli per accedere al tribunale.

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La storia inizia in un caldo giorno dell’estate del 2015, quando una compagna viene arrestata al confine tra Grecia e Bulgaria, in seguito a un mandato emesso dalla procura di Aachen (Germania) per un’accusa nei suoi confronti di rapina ai danni di una banca avvenuta nel 2013. Dopo 5 mesi di detenzione la compagna viene rilasciata, con le accuse cadute e senza nessuna condizione per il rilascio. Il pm, molto indispettito, avvia di conseguenza un ricorso alla corte suprema, la quale da seguito con un processo che ha avuto inizio il 4 novembre 2016.

Lo stesso procuratore ha arrestato altrx due anarchicx barcellonesi per una rapina avvenuta alla Pax Bank nel 2014.
Per quanto questi siano due casi separati, siamo solidali con questix tre anarchicx che non hanno piegato la loro dignità, la loro etica e le loro idee all’ondata repressiva. Non è importante per noi sapere se sono colpevoli o meno, questa è una logica binaria usata dal sistema legale per imporre le proprie leggi che mirano a determinare una vita fatta di lavoro, alienazione, obbedienza e rassegnazione.

Non ci sono paramentri legali o limiti strategici per gli/le anarchicx nel basare le loro espressioni di solidarietà nei confronti di compagnx colpitx dalla repressione. Questi non sono i metri né i principi che ci muovono. Per contro, la solidarietà è parte integrale delle nostre lotte, la quale risponde al bisogno di rimanere al fianco di amicx ed affini che affrontano le raffiche dello Stato, senza scendere a compromessi nella loro sete di libertà e ribellione contro un mondo basato sullo sfruttamento e sull’autorità. […]

Seguiranno aggiornamenti sulla situazione legale, testi di analisi sulla repressione e il carcere, corrispondenze e azioni in solidarietà con i/le compagnx implicatx e contro il sistema-carcere.

Se toccano unx, toccano tuttx. Fino a che non saremo tuttx liberx!

Grecia: Una prima dichiarazione dei compagni anarchici Marios Seisidis e Kostas Sakkas

19 agosto 2016

Il 4 agosto, a causa di un casuale controllo di polizia appena fuori Sparta, è finito il nostro viaggio di libertà.

Hanno preso fine due cammini diversi, due inizi diversi, che si sono ritrovati a convergere su uno scopo comune. Quello della libertà. La libertà che non ci è stata data e che non è stata data per scontata nemmeno per un istante. Al contrario, entrambi, a modo nostro e con le nostre peculiarità, ci siamo battuti con tutte le nostre forze per qualcosa che la maggior parte della gente considera ovvio.

Abbiamo lottato per ogni sguardo libero rivolto al cielo, ogni stretta di mano libera, ogni abbraccio, ogni respiro.

Abbiamo affermato quello di cui il meccanismo persecutorio ci ha privati, come sole armi l’infinito desiderio di libertà, ma anche il coraggio che ci dava il pensiero che continuavamo a batterci per chi è rimasto indietro.

D’altro lato, all’opposto della libertà e della vita stessa, ci siamo sollevati contro gli assassini in uniforme dello stato, i cani obbedienti, i servi della borghesia e il suo capitale. Che non hanno esitato a spararci alle spalle, che ci hanno torturato perché abbiamo istintivamente agito nella maniera più ovvia, cercando di sfuggire alle loro grinfie.

Eppure anche se le pallottole avessero colpito il loro bersaglio, avrebbero ucciso noi e non le nostre idee. Semplicemente perché la tenacità della nostra libertà resta intatta nel tempo nonostante tutti i persecutori e le loro armi.

Quello che immaginiamo non entrerà mai nelle teste vuote delle autorità. Ecco perché, anche se ci uccidono, non riusciranno mai a cancellare la visione della rivoluzione, che continuerà a ispirare passando al prossimo della fila il testimone della lotta.

Dal primo momento del nostro arresto, le fogne dei media hanno cominciato a lavare tutto in maniera sistematica. Con diversi scenari mal strutturati cercano di collegare persone e situazioni che sono completamente slegati fra loro, per “provare” la teoria dei vasi comunicamenti in ogni modo possibile. Questa particolare tattica non ci sorprende e sappiamo quale ne è lo scopo. Ma non l’avranno vinta.

Negli ultimi anni, entrambi abbiamo ricevuto tonnellate di fango e disinformazione da parte dei corvi del giornalismo, e conosciamo benissimo la pratica ossessiva e revanscista delle forze anti-terrorismo contro le persone che hanno preso di mira. Ma ricordiamo loro – perché lo sanno benissimo – che non puoi ingannare la gente per sempre e non saremo mai una preda facile per i loro denti.

Alcun* vengono arrestat* con delle armi… sono terrorist*.
Alcun* vengono arrestat* in pantaloncini e con un sacco a pelo… travestit* da turist* perché nessuno si accorga che sono terrorist*.

I giornalisti dovrebbero sapere che al vertice ci sono inaffidabilità e ridicolo e non l’audience.

Per finire un saluto ai/lle compagn* che ci sono accanto, visto che le parole non sono abbastanza per descrivere le nostre emozioni quando abbiamo visto decine di solidal* nell’aula di Evelpidon. Di fatto avete provato una volta ancora che la solidarietà non conosce vacanze né riposo. E oltretutto in questi anni di clandestinità non ci siamo sentiti soli nemmeno per un istante.

P.S. Dichiarazioni dettagliate sul nostro caso e gli incidenti che si sono svolti verranno rilasciate a tempo debito.

LA PASSIONE PER LA LIBERTÀ È PIÙ FORTE DI OGNI CELLULA DI PRIGIONE
MARIOS SEISIDIS
KOSTAS SAKKAS

Fonte: act for free

Repubblica Ceca: Dichiarazione dell’anarchico Lukáš Borl, catturato e arrestato

barbwire-544x426Dichiarazione a proposito del mio arresto
Domenica 4 settembre 2016 sono stato arrestato dalla polizia di Most e portato in custodia cautelare alla prigione di Litomerice. Sfortunatamente è accaduto quello che non volevo accadesse, ma che sapevo poteva succedere da un momento all’altro. Fortunatamente mi ero preparato mentalmente per una situazione del genere, cosa che mi ha permesso di gestire con una certa calma questa realtà spiacevole cui sono  esposto, così come le persone che mi sono vicine, a quanto pare.

Sono stato catturato da chi difende il ruolo del capitale sulle nostre vite. Nonostante questo, la mia volontà di continuare sulla strada che ho scelto non cambia di una virgola. Continuerò a distruggere e creare. A battermi e amare. Rimango un anarchico, con tutto quello che questo comporta. Ho deciso di scrivere qualche paragrafo sulla mia incarcerazione. Sicuramente a breve esprimerò la mia opinione su altri temi che considero importanti.

Prima dell’arresto
Non è un segreto che a un certo momento ho deciso di “sparire”, preoccupato dal fatto che la polizia avesse previsto il mio arresto. Ho espresso le mie ragioni nel testo “Disappearance of supervision of state power”, pubblicato su diversi siti del movimento anarchico. La mia scelta mi ha permesso di vivere nascosto e piuttosto serenamente per mesi. Mi spostavo liberamente e mangiavo bene. Il mondo intero è diventato la mia casa, e ho potuto trovare dei ripari per avere una vita culturale e sociale. Grazie al sostegno emotivo e materiale avevo abbastanza energia per continuare a lottare per l’emancipazione. Sapevo dei rischi associati con questa lotta, ma non ho mai pensato di metterci fine e non ci penso nemmeno adesso. Liberarsi dalla dittatura dello stato e del capitalismo è un obiettivo così attraente che è impossibile distogliere la mia attenzione. Anche se il potere mi minaccia con il dito, il bastone o la prigione… Essere anarchico per me significa capire che queste minacce sono un’inevitabile conseguenza del mio desiderio evidente di libertà. È legato a una vita di ribellione quotidiana. Minacce che non posso evitare ma posso sfidare.  Cosa che faccio e continuerò a fare.

Le circostanze del mio arresto
La polizia mi ha arrestato a Most, la cittadina dove sono nato e ho vissuto a lungo. Lì si trovano parte della mia famiglia e molti amici. A Most con altre persone gestivamo il centro sociale “Ateneo” e abbiamo organizzato una lunga serie di eventi, legati al movimento anarchico. In breve, in questa città sono una persona abbastanza conosciuta, sia alla popolazione sia alla polizia e i burocrati.

Per alcune persone decidere di venire in questa città è stata una manifestazione di “stupidità”, visto che ero sottoposto a un mandato d’arresto europeo. Anche chi mi è più vicino lo penserebbe, e non li biasimo. Perché guardano la questione da una posizione diversa dalla mia. E capisco che alcun* non comprendano i pensieri e le azioni di una persona che sceglie la clandestinità per un lungo periodo. La vita di un* clandestin* è legata alla separazione dalle persone che ama e che prima frequentava spesso. È una delle cose più difficili con cui deve fare i conti una persona in quella situazione. Raccogliere fondi, mangiare, trovare un riparo o mettersi al sicuro, in confronto, sono compiti relativamente facili. Ci sono due modi per gestire questa separazione. O accettarla passivamente, il che significa esporsi alla sofferenza e un’infinita frustrazione. O cercare di superare la separazione con dei contatti occasionali, che naturalmente aumentano considerevolmente il rischio di farsi catturare dalla polizia. “Istintivamente” ho scelto la seconda opzione. Sapevo cosa rischiavo e cosa potevo perdere. Ma sapevo anche che con l’isolamento potevo perdere qualcosa che per me è molto importante – il contatto con le persone che mi sono care e a cui sono caro. Ecco perché ho deciso di venire a Most, consapevole dei rischi.
Tutto avrebbe potuto filare liscio e avrei potuto spostarmi in un luogo sicuro in breve tempo, non era difficile, e avevo previsto la cosa con attenzione. Ma come tutti sanno, nella nostra vita a volte entrano in gioco degli eventi inaspettati, che non possono essere previsti né evitati. In questi casi la preparazione, la volontà o l’abilità non servono. Siamo trascinati dagli eventi senza poterlo impedire o cambiare il corso delle cose. È esattamente quello che è successo nel mio caso. Come risultato non solo non sono riuscito ad avere il contatto che cercavo, ma mi sono anche fatto arrestare. Non spiegherò ora come e perché è successo. Forse lo farò in un altro momento.

Decisione della polizia
Poco dopo l’arresto mi è stata comunicata la decisione di avviare un’azione penale. Durante l’intero processo ho deciso di esercitare il diritto di rimanere in silenzio. L’inchiesta è stata svolta dal dipartimento di polizia di Lotta al Crimine Organizzato (ÚOOZ). Mi accusano di aver creato, sostenuto e promosso un movimento che mira a sopprime i diritti umani e la libertà. Secondo la ÚOOZ ho creato una rete di cellule rivoluzionarie (SRB), participato a degli eventi della SRB e anche di aver scritto alcuni dei comunicati della SRB e di averli pubblicati sul sito “Asociace Alerta”. Affermano inoltre che ho commesso almeno quattro danneggiamenti di beni, deteriorando proprietà altrui. Due volte con un attacco incendiario a una pattuglia. Una volta durante l’attacco incendiario sulla soglia di un negozio. E una per aver taggato il muro della prigione Ruzyne di Praga. E per finire la ÚOOZ mi accusa anche di aver ricattato il proprietario del ristorante di carne “Řízkárna”.

Ho studiato attentamente tutte le accuse per scoprire su quali basi la ÚOOZ crede che io abbia commesso tali atti. Onestamente mi sono tranquillizzato, perché le loro “prove” sono un misto di congetture e valutazione degli “indizi”, che in realtà non provano in alcun modo il mio coinvolgimento nei fatti in questione.

Difesa
Come noto, non ho simpatia per il sistema giudiziario. Lo considero parte degli strumenti repressivi del capitalismo cui mi oppongo. Nonostante questo ho deciso di cercare di difendermi in aula visto che le “prove” presentate contro di me dall’ÚOOZ sono deboli. Mi rendo conto che questa scelta significa combattere sullo stesso terreno del nemico con mezzi limitati. È per questa ragione che non ho grandi aspettative o illusioni sul fatto che la corte si comporti come un’istituzione indipendente che possa servire alla lotta di emancipazione.

In aula mi difenderò, ma considero ancora che la lotta anarchica si deve basare principalmente sulla logica sovversiva dell’azione diretta piuttosto che fare affidamento sugli strumenti istituzionali dello stato e forme di azione indirette (mediate da rappresentanti). Da quello che dico e faccio da anni, è chiaro quale sia il tipo di lotta che preferisco. Continuerò ad agire di conseguenza e chiedo la stessa cosa alle persone che mi sono solidari.

Ancora armato e pericoloso
Mentre ero nascosto, la polizia e i media mi hanno definito come armato e pericoloso. L’ho confermato in un testo – Lukáš Borl v hledáčku policie. (Lukas Borl nel mirino della polizia.) Dopo l’arresto, la polizia mi ha confiscato lo spray al pepe, un tirapugni, una pistola a gas con due caricatori e 23 munizioni (NdT In Repubblica Ceca queste armi sono disponibili legalmente senza porto d’armi). Ora mi tengono in galera. Mantengo di essere ancora armato e pericoloso. Pericoloso (per il capitalismo), perché anche dietro le sbarre rifiuto di adattarmi alle condizioni di sfruttamento e incoraggio gli altri a ribellarsi. Sono ancora armato della mia volontà di essere solidale. Fino ad ora non sono stati capaci di portarmela via e l’hanno registrata come importante nei procedimenti criminali. Solidarietà e rivolta sono armi che ho ancora con me e sono pronto a usarle. L’ho già fatto, lo sto facendo e continuerò a farlo.

Terreno di lotta
Da anarchico, sono sempre stato consapevole della possibilità di poter essere arrestato. Dopotutto ogni regime elimina l’opposizione in questo modo. Ora sono in detenzione predibattimento, ma non la considero come la fine del cammino anarchico. La prigione è soltanto una delle fasi che un* rivoluzionari* può (ma non ha bisogno di) attraversare. Non è la fine. Soltanto un cambiamento di circostanze e di terreno da dove continuerò a combattere contro i responsabili dell’oppressione. Mi fa piacere poter continuare a battermi con altr* anarchic*. Con chi capisce che la lotta collettiva è l’unico modo per uscire dal fango capitalista.

Azioni di solidarietà
Chiunque senta il bisogno di sostenermi può scegliere modi e tempi secondo la propria riflessione. Non dirò a nessuno cosa fare e come. Ma che sia ben chiaro che non voglio vedere nessuno, senza il mio consenso, disconoscere le azioni dirette fatte in mio sostegno. Se non sono d’accordo con un’azione, lo dirò io stesso, se lo considero importante.

Un consiglio per chi ha dei dubbi su quale tipo di azione sarà la benvenuta: informatevi sul mio passato, per capire per quali posizioni ideologiche mi batto. Se vi è comprensibile allora non avrete più dubbi su quali azioni mi faranno piacere e quali no. Non c’è tempo da perdere.
Nessuna pace sociale con chi ci opprime e ci sfrutta. La lotta continua!

Saluti anarchici dalla prigione!
Vostro fratello, amico, compagno Lukáš Borl – 11.9.2016, Litoměřice

Indirizzo:
Lukáš Borl 1.3.1982
Vazební věznice Litoměřice
Veitova 1
412 81 Litoměřice

Per aggiornamenti: antifenix

in inglese

[Stato spagnolo] L* vogliamo liber*! Solidarietà con le vittime della repressione dell’Operazione Ice!

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Presidio : 4 novembre 19h – piazza Tirso de Molina, Madrid. // L* vogliamo liber* // Solidarietà con chi è stato perseguit* nell’Operazione Ice // Nahuel libero

Il 4 novembre di quest’anno sarà passato un anno dall’arresto di 6 dei/lle nostr* compagn* del collettivo Straight Edge Madrid nel contesto dell’Operazione Ice, con un* di loro nel carcere di Aranjuez (Madrid) e tutt* gli/le altr* in attesa di giudizio. Un giudizio senza alcuna legittimità ai nostri occhi, non crediamo né alle vostre leggi né nelle vostre strutture di potere e oppressione.

Crediamo nei/lle nostr* compagn*. Al di là del binomio innocente/colpevole, l* vogliamo liber*.

Facciamo un appello alla solidarietà con i/le nostr* compagn* per tutto il mese di novembre. Un mese di lotta e azione, non ci fermeranno, la lotta continua.

Compagn* nelle mani dello Stato ma mai nell’oblio!

Se ci reprimono per le nostre lotte, risponderemo lottando.
Viva l’anarchia!

in spagnolo

Erfurt, Germania: Sparsa vernice dentro Pax-Bank

1° settembre 2016

Nella notte dal 31 agosto al 1° settembre abbiamo visitato una filiale di Pax-Bank. Con alcuni vetri rotti e i locali che si beccarono una mano di vernice puzzolente di bitume.
Il contesto dell’azione è la repressione contro lx compas accusatx di aver rapinato una banca ad Aachen nel 2013 e 2014, tra l’altro una Pax-Bank. Nelle loro investigazioni gli sbirri collaborano strettamente con vari paesi europei, collezionano (in segreto) alacremente delle prove DNA e si scambiano informazioni sulle serie di DNA già schedate [1,2].
Ogni rapina in banca ci fa piacere e ci sentiamo complici con coloro che rischiano la propria libertà per attaccare lo Stato e il capitale.
Per tuttx lx incarceratx
Per un Settembre Nero
[1] solidariteit.noblogs.org
[2] https://linksunten.indymedia.org/en/node/188041

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, CH

Messico: Giornata di lotta in prigione; Luis Fernando Sotelo, Fernando Bárcenas e Abraham Cortés in sciopero della fame. Miguel Peralta Betanzos digiuna

Dal 28 settembre i compagni Fernando Bárcenas e Abraham Cortes, detenuti nel carcere preventivo Nord, Luis Fernando Sotelo, detenuto nel carcere preventivo Sud di Città del Messico e Miguel Peralta Betanzos, nel carcere di Cuicatlán nello stato di Oaxaca, hanno iniziato una giornata di lotta anti-carceraria all’interno della prigione.

I tre compagni a Città del Messico hanno dichiarato lo sciopero della fame, mentre Miguel ha iniziato un digiuno.

Qui sotto vi proponiamo il comunicato firmato dal compagno anarchico Fernando Bárcenas e da Abraham Cortés.

28 settembre 2016

Ai/lle compagn* ribelli

Ai popoli e le comunità sul piede di guerra

Agli/lle schiav* emancipat*

A chiunque sia interessato a queste posizioni e queste parole…

Oggi, per una liberazione totale, dichiariamo uno sciopero della fame a durata indeterminata come atto di autodeterminazione e d’incitazione a una rivolta generalizzata. Semplicemente perché non possiamo continuare ad assistere, giorno dopo giorno, al genocidio delle nostre comunità e dei nostri popoli.

In questa società esiste una realtà occulta; la democrazia è un colpo di stato che non nasconde i carri armati nelle crepe ma le sostituisce con le telecamere e i microfoni dei giornalisti. La democrazia governa col potere della sua propaganda ed è per questo che sosteniamo che la democrazia è la tecnica e la scienza che il potere utilizzano per non essere percepita come oppressione, il capitalismo ne è il capo e la democrazia il suo ufficio stampa.

È per questa ragione che non ci rivolgiamo né ai media né alle classi dominanti, noi parliamo e ci rivolgiamo ai/lle compagn* dell’immensa galera chiamata Terra, a chi come noi è figli* della guerra per il semplice fatto di essere nat* priv* di tutto.

Ma queste parole non hanno alcuna intenzione di strumentalizzare le forze ribelli e ancor meno di unirle sotto una bandiera qualsiasi, ma piuttosto di aprire un legame di comunicazione, uno spazio di sintonia di lotta e di tutto quello che può emergere da ogni parte come contestazione e atto di auto-determinazione.

Ci sembra, dal nostro punto di vista, che là dove c’è autorità esiste la prigione, ed è per questa ragione che la prigione è ben più che una semplice struttura fisica che ci si impone mediante l’immagine di mura e filo spinato. La prigione, secondo noi, è costituita dalla società intera mentre le prigioni fisiche non sono che l’espressione concreta dell’isolamento sociale che nutre e legittima il potere.

L’urbanismo (per esempio) è la rappresentazione stessa della carcerazione massiccia o, che è lo stesso, della fortificazione dello spazio urbano che si accompagna allo sterminio delle classi popolari più marginalizzate, e che si presenta oggi come parte integrante della fase storico-geografica finale del capitalismo tecno-industriale. (Sforzo finale di ristrutturazione in questa tappa di crisi in cui il solo modo di consolidare la propria dominazione è la guerra).

Ormai non possiamo più credere alle loro bugie perché il loro «fantastico mondo» non esiste attorno a noi; ci trattano come delinquenti, allo stesso modo in cui hanno chiamato selvaggi i primi abitanti delle Americhe, giustificando così il loro genocidio; quello che accade ogni giorno nei nostri quartieri è una guerra coloniale che cerca di tranquillizzare l’effervescenza rivoluzionaria dei nostri simili con tattiche vili come l’inondazione massiccio di droga e armi che implicano immancabilmente l’arrivo nei nostri quartieri e nelle nostre comunità di truppe di occupazione sempre più numerose. Tutto ciò è in relazione diretta con l’aumento della povertà e della carenza educativa e sanitaria nelle comunità e nei quartieri popolari. E che genera come risultato un aumento dell’indice di criminalità, che a sua volta giustifica la repressione da parte dell’apparato politico-militare dello Stato, con la prigione che diventa un monumento al massacro, immensa discarica sociale dove si elimina tutto quello che non piace o che disturba il sistema capitalista…

Attualmente nel paese ci sono 226mila prigionier* e benché le prigioni siano sovrappopolate, il tasso di criminalità non cala, al contrario aumenta o resta stabile. Di conseguenza il problema non sono le 226mila persone detenute ma la società tecno-industriale che ha bisogno di giustificare questo massacro.

La prigione è un’azienda che legittima la guerra contro i poveri e protegge dallo sterminio la società basata sull’accumulazione capitalista.

E qual è il pretesto per condurre in maniera nascosta questo intervento? Basta che i quartieri siano devastati dal crimine, le rapine, i furti, gli omicidi e gli scontri, «le strade non sono sicure», e allora i sindaci e i consigli municipali si trovano d’accordo con i residenti che chiedono «più protezione», senza prendersi la briga di analizzare il contesto di questa sporca guerra.

È evidente che le vittime della piaga della droga sono responsabili dei crimini che avvengono nei quartiere, non lo si può negare. Ma prima di reclamare disperat* «una maggiore protezione della polizia» ricordiamoci piuttosto chi ha imposto questa piaga nei nostri quartieri e comunità. Sarebbe meglio ricordarsi a chi, alla fin fine, giova la dipendenza delle persone alla droga; sarebbe meglio ricordarsi che la polizia è una truppa di occupazione inviata nelle nostre comunità dalla classe dominante, non per proteggere la vita dei poveri ma piuttosto per proteggere gli interessi e la proprietà privata dei capitalisti.

La polizia, i politici e i dirigenti delle grandi aziende sono contenti di vedere i/le giovani proletar* cadere vittime di questa piaga, e per due ragioni, la prima perché il traffico di droga è un’impresa che economicamente rende moltissimo, la seconda è che si rendono conto che finché possono tenere i/le nostr* giovani agli angoli delle strade a «smazzare» per una dose, non dovrenno preoccuparsi di vederci condurre un’efficace battaglia di liberazione.

La polizia non può risolvere il problema, perché fa parte del problema stesso, allo stesso modo le istituzioni del sistema non possono risolvere i problemi sociali, economici e politici del popolo, perché sono loro stessi che li creano e se ne nutrono. La «guerra contro le droghe» non è nient’altro che una dottrina controrivoluzionaria incaricata di conservare e rafforzare la dominazione, lo sfruttamento, l’imprigionamento delle classi sociali più oppresse del proletariato.

Siamo i/le sol* a poter sradicare questa calamità dalle nostre comunictà ed è per questo che invece di collaborare con questa società malata e decadente abbiamo deciso di viverne ai margini per costruire un mondo con le nostre mani, ed è una cosa che passa necessariamente dall’organizzazione rivoluzionaria del popolo.

Libera uno spazio, oKkupa, armati e prenditi cura delle persone che ti sono vicine.

Se ci saranno più azioni di questo tipo, frammentarie e disordinate, senza alcun centro, ma che si riferiscono a mille centri, ognuno auto-determinato, allora ridurle a una formalità e la recuperazione da parte del sistema tecnologico saranno molto più difficili.

Viviamo un’epoca tecnologica in cui il capitalismo si ristruttura attraverso le applicazioni tecnologiche del sistema di controllo sociale e tutto questo ha cambiato il mondo in maniera determinante.

La realtà virtuale di falsi bisogni si è già imposta, gli interessi del proletariato sono stati frantumati in mille pezzi e si perdono nei meandri della realtà virtuale. La democrazia stessa è una di queste realtà virtuali, come tutte le altre.

È evidente che un sistema di questo tipo non può essere tutelato che attraverso la trasformazione degli abitanti del territorio in agenti del sistema, nessun’altra struttura repressiva saprebbe garantirne meglio la difesa.

È per questo che lo stato/capitale tecnologico/moderno non può essere distrutto sul territorio che dall’ascesa generalizzata dell’insurrezione.

Quindi la risposta non si trova nelle teorie, ma concretamente nell’esigenza e la necessità degli/lle esclus* del sistema, i/le ribelli, e per finire nel linciaggio sociale che sono il frutto naturale di una società divisa tra privilegiati da una parte e schiavi dall’altra.

Anche la rivolta è un evento naturale che non è stato appena scoperto dagli/lle anarchic* né gli/le altr* rivoluzionar*.

Ma questa rivolta non è direttamente riconducibile ai vecchi programmi e manuali «rivoluzionari»,  la rivolta dei nostri giorni è atomizzata, disordinata, un fine in sé.

Per noi ribelli sociali, la rivolta è un rifiuto totale delle ideologie tanto che fanno parte del sistema che ci opprime.

Col metodo basato sulla pratica dell’azione diretta, nel conflitto permanente e l’auto-organizzazione delle lotte, senza l’accettazione di alcun moderatore, allora sì che enormi possibilità di sbocchi insurrezionali restano aperte.

Da questo punto di vista, è chiaro che l’anarchia non è un’ideologia ma una forma concreta di opposizione a quello che esiste, per ottenere la sua distruzione totale e definitiva.

Quindi siamo per la ribellione permanente, per l’insurrezione generalizzata, unico modo di rendere impossibile la manifestazione di un potere centralizzato.

Lanciamo questo grido di guerra come forma di difesa della lotta dei/lle prigionier* statunitensi e allo stesso modo di solidarietà con i/le compagn* afro-american* che come noi vivono il genocidio della droga.

Solidarietà con i popoli e le comunità ribelli.

Solidarietà totale col compagno Luis Fernando Sotelo Zambrano.

Per la liberazione totale! Per la distruzione della società carceraria!

Tre anni dopo l’incarcerazione di Abraham Cortés Ávila, il 2 ottobre 2013.

Fernando Bárcenas.
Abraham Cortés Ávila.

Fonte in spagnolo: Croce Nera Anarchica del Messico

in spagnolo, francese, portoghese

Buenos Aires: bruciato un SUV appartenente alla Presidenza della nazione argentina

In risposta alla repressione subita dai/lle compagn* anarchic* che vivono nella regione dominata dallo Stato italiano da parte della DIGOS (Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali) nel quadro dell’operazione “Scripta Manent”, il 25 settembre, all’una del mattino, abbiamo bruciato un SUV che apparteneva alla Presidenza della nazione argentina, all’incrocio fra la via Marcos Paz e via Pedro Lozano, nel quartiere di Villa Devoto a Buenos Aires.

Anna, Marco, Sandrone, Daniele, Danilo e Valentina: sappiate che non siete sol* e che chi è da questa parte delle mura della prigione continuerà ad attaccare l’autorità e a dar fuoco alle città in tutto il mondo.

Libertà o morte (Federazione Anarchica Informale)

in inglese, greco, spagnolo

Francia: Un’utilitaria d’Engie incendiata a Parigi

SCRIPTA MANENT ? ACTA NON VERBA !

Davanti alla repressione che colpisce dei/lle compagn* anarchic* in Italia (Operazione Scripta Manent), davanti ai nostri nemici che sono lo Stato e il capitale, pensiamo ancora e sempre che la migliore solidarietà sia l’attacco. Loro pagano per dei gesti che appartengono a tutt* gli/le anarchic* del mondo. Vogliamo mandar loro un segno della nostra vicinanza con delle azioni. Non come altr* qui e altrove che si accontentano di un po’ di retorica sui loro siti internet.

La notte fra il 3 e il 4 ottobre in via Candale Prolongée a Pantin, abbiamo bruciato un’utilitaria d’Engie, azienda che collabora con lo Stato all’imprigionamento (gestione di prigioni e di centri di retenzione).

Fuoco alle prigioni!
La solidarietà è l’attacco!

Altr* anarchic* solidal* di Parigi

in francese, inglese, greco, portoghese

Atene, Grecia: Gesto di solidarietà con i/le 6 compagn* arrestati recentemente in Italia e con Lukáš Borl in Repubblica Ceca

uroborus-544x352Come gesto di solidarietà con i/le compagn* arrestati ultimamente in Italia e in Repubblica Ceca abbiamo esposto uno striscione nel centro di Atene, che dice: “Attacco armato fino alla distruzione della civiltà del Potere e dei suoi esecutori; per tutt* i fratelli e le sorelle anarchic* prigionier*; per tutti i momenti rubati. Solidarietà & complicità con gli/le anarchic* recentemente arrestat* in Italia & Repubblica Ceca”.

Unione di individualità anarchiche Uroborus
[12 settembre 2016]

in inglese

Prigioni USA: Tenete d’occhio Holman

Servizio da Holman | 27 settembre 2016

Verso mezzanotte un prigioniero è stato pugnalato, mentre dormiva, da un altro prigioniero. I disordini sono avvenuti dopo che colui che aveva commesso l’atto è corso fuori dal dormitorio. Gli sbirri hanno lasciato entrare il prigioniero nel dormitorio-C dopo che i prigioneri alloggiati in quello stesso dormitorio avevano detto loro di non lasciare entrare nessuno. I prigionieri sono corsi dietro al responsabile dell’attacco, sono corsi fuori dal dormitorio, hanno circondato uno sbirro che era uscito dalla cabina di controllo, gli hanno chiesto di aspettare prima di fare qualsiasi cosa e hanno giusto portato il ferito in infermeria.

Quello che vedete in questo breve video è un gruppo di prigionieri infuriati che vedono gli sbirri come facilitatori della violenza che scoppia fra loro.

Qui Mike dalla prigione Holman.

via Anarchy Live!

holman-544x408Lo Stato non riesce a domare i/le ribelli delle prigioni | 29 settembre 2016

Viene riferito che settimana scorsa, alla prigione, dopo aver assistito al funerale dello sbirro pugnalato il 1° settembre e morto in seguito alle ferite, il Coordinatore regionale Grantt Culliver ha dichiarato a diversi prigioneri che il 1° ottobre avrebbe fatto venire alla prigione Holman di Atmore, Alabama, il CERT, l’unità speciale d’intervento del dipartimento carcerario, che rimarranno per i successivi novanta giorni per perquisire la prigione alla ricerca di ogni coltello e cellulare, e che smonteranno la prigione pezzo per pezzo finché non avranno trovato tutte le armi e i telefoni.

Si tratta di un tentativo di intimidazione e una mossa per ristabilire l’autorità e il controllo totale. Controllo sugli esseri umani che stanno resistendo e dicono fanculo l’autorità! Umani che non accettano più il discorso secondo cui sono inutili e che lo stato ha il diritto di punirli e utilizzare la violenza senza che gli venga restituita. Non permetteremo più a queste enormi ingiustizie di passare inosservate.

Vogliamo che tutt* voi che vivete nella prigione all’aria aperta chiamata mondo libero teniate d’occhio quello che accade qui. Sappiamo che gli sbirri sono incazzati per la morte del loro collega per mano di un prigioniero e per la resistenza spuntata nell’ultimo anno, e hanno intenzione di schiacciare la resistenza. Tenete d’occhio Holman e continuate a mostrare la vostra solidarietà attraverso l’azione diretta.

Né dio, né padrone! Morte allo stato! Lunga vita all’anarchia!

via It’s Going Down

 in inglese