Tag Archives: prigionier* anarchic*

Londra: Striscione per i 3 di Varsavia e serate a venire

Lo scorso fine settimana, degli individui hanno distribuito delle fanzine ed esposto uno striscione al TRESPASS (DIY Punk show) per sensibilizzare e sollecitare sostegno per i 3 di Varsavia; tre anarchici arrestati e accusati nel contesto delle nuove leggi anti-terrorismo. Sono state raccolte delle donazioni destinate alle spese legali.

banner-drop_censored-544x362Il 28 settembre alle 19h al Decentre si svolgerà una serata di informazione per discutere del caso dei 3 di Varsavia e di come faccia parte di uno schema di repressione crescente dello Stato nei confronti degli/lle anarchic* e tutt* coloro che sono implicat* nei movimenti e nelle lotte sociali. Discuteremo con un compagno del collettivo ROD basato a Varsavia, verrà proiettato un cortometraggio e ci sarà da bere e da mangiare per raccogliere fondi.

w31-page-001-544x769Il 7 ottobre alle 20h, venite al concerto/party di solidarietà con gruppi e musicisti di Londra per raccogliere fondi per i 3 di Varsavia!

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I 3 di Varsavia e tutt* gli/le ostaggi dello Stato liber*!

in inglese

[Italia]: Due antenne ripetitrici della Wind/Ericson bruciate in Valsavignone

Ma che caldo fa!

Il 13 settembre, in località Valsavignone, abbiamo bruciato due antenne ripetitrici della Wind/Ericson.

Una risposta minima alla RECENTE INCARCERAZIONE DEI/LLE NOSTRI/E COMPAGNI/E Anna, Vale, Alfredo, Nicola, Danilo, Daniele, Divo, Marco e Sandro.

Che ogni colpo inferto dal nemico sia un ritorno di fiamma inflitto al nemico: il suo volto è ovunque… beh, noi anche!

Che le nostre quotidianità, con o senza repressione, siano (anche) distruttive!

Che la solidarietà, una volta di più quando la repressione colpisce, sia (anche) attacco!!

Giuriam giuriam vendetta, o Libertà o morte!

Varsavia: Il giudice rende pubblica la cauzione per i 3 di Varsavia. Una settimana per la raccolta fondi

screen-shot-2016-09-15-at-19-16-09I 3 di Varsavia sono stati arrestati a maggio e mantenuti da allora in un carcere di alta sicurezza, con contatti con l’esterno limitatissimi, e rischiano delle condanne pesanti nel contesto delle nuove leggi antiterroristiche e anti-anarchiche. Sono ancora in attesa di processo.

Il 14 settembre, durante una breve udienza riguardante il reclamo deposto per l’arresto prolungato dei tre anarchici, è stata presa la decisione di rilasciarli su cauzione. La cauzione è stata stabilita a 20mila PLN (4600 euro) ciascuno. Se la somma viene trasferita nel giro di una settimana (7 giorni a partire dal 14, cioè fino al 21 settembre), gli arrestati saranno rilasciati e resteranno sotto controllo giudiziario.
60mila PLN (13 800 euro) sono una fortuna per le famiglie e gli/le amic* degli arrestati. Raccogliere una tale somma in una settimana sembra quasi impossibile. Se potete – mostrate il vostro sostegno, finanziariamente o diffondendo l’appello alla raccolta fondi. Ogni euro ci avvicina alla loro liberazione.

Per gli anarchici incarcerati venire rilasciati significherebbe la fine delle torture quotidiane cui sono sottoposti da più di tre mesi,  in regime di isolamento. Non possiamo lasciarci sfuggire questa occasione!

Per sostenerli:
Conto corrente: VpKK e.V.
IBAN: DE 4085 0205 0000 0361 5700
BIC: BFSWDE33DRE
Bank für Sozialwirtschaft

Nota: Donation ABC Warsaw \ ACK Warszawa

IMPORTANTE: Non dimenticate di scrivere “Donation ABC Warsaw” o “ACK Warszawa”. In caso contrario nessuno saprò che la vostra donazione è destinata ai tre anarchici di Varsavia.
Altre informazioni: www.wawa3.noblogs.org

[Aggiornamento: il primo degli arrestati è stato rilasciato. Gli altri due dovrebbero lasciare il carcere fra qualche giorno. La raccolta fondi continua.]

in inglese, francese

Xanthi, Grecia del Nord: Solidarietà con i/le compagn* sospettat* di far parte della FAI (Italia)

xanthi-544x265Abbiamo esposto uno striscione all’entrata principale del Politecnico nel centro di Xanthi, che dice: “Rispetto e solidarietà ai/lle compagn* arrestat* della FAI”. Il nostro pensiero va ai/lle compagn* arrestat* per gli attacchi della FAI in Italia e a tutt* i/le compagn* arrestat* ovunque.

in inglese

Karditsa, Grecia: Azione per la settimana internazionale di solidarietà con gli/le prigionier* anarchic*

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Libertà per gli/le anarchic* in tutto il pianeta
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Gli Stati sono gli unici terroristi… Solidarietà con i/le compagn* in prigione
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Fino alla demolizione dell’ultima prigione… Solidarietà con le sorelle e i fratelli incarcerat*!
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Hey, attenzione! Il loro obiettivo è la mente…
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Dalla Grecia al Cile, fuoco ed esplosioni in ogni prigione

Qualche giorno fa, abbiamo scritto degli slogan con le bombolette nel centro di Karditsa e bloccato dei bancomat in risposta all’appello internazionale per una settimana di azioni in solidarietà con i/le anarchic* arrestat*.

Non dimentichiamo le nostre sorelle e i nostri fratelli incarcerat* in tutto il mondo!

Nessun* anarchic* incarcerat* resterà sol*!

La passione per la libertà è più forte di tutte le prigioni!
Forza ai/lle compagn* in fuga!

Anarchic*
(2 settembre 2016)

in inglese

 

 

 

Grecia: Aggiornamenti sui compagni Kostas Sakkas e Marios Seisidis, recentemente arrestati

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Forza ai compagni Sakkas e Seisidis – Niente è finito – La lotta per la rivoluzione e l’Anarchia continua (manifesto dello squat Terra Incognita a Salonicco, Grecia)

Il 17 agosto 2016 Kostas Sakkas e Marios Seisidis sono comparsi in aula ad Atene per quel che riguarda le circostanze del loro arresto a Sparta (4 agosto).

Durante il processo, protrattosi diverse ore, c’è stata una presenza costante di compagn* in solidarietà con Marios Seisidis e Kostas Sakkas, che hanno dichiarato alla corte di essere anarchici e hanno spiegato le ragioni della loro latitanza. Hanno entrambi negato le accuse ed esposto le menzogne dei testimoni dell’accusa (3 sbirri). L’accusa ha dichiarato che, basandosi semplicemente sulle opinioni dei due accusati, le prove di un atto punibile sono sufficienti. Marios Seisidis è stato condannato a 32 mesi di prigione per aver utilizzato una carta d’identità falsa e delle false targhe d’immatricolazione, aver rubato una macchina e resistenza a pubblico ufficiale; Kostas Sakkas è stato condannato a 33 mesi per lo stesso reato, e ha ricevuto una multa di 200 euro per infrazione stradale.

Atualmente Kostas Sakkas si trova nella prigione di Koridallos (Atene) e Marios Seisidis è rinchiuso nella prigione di Malandrino (Focide).

in inglese

Amburgo: Bancomat sabotati in solidarietà con le anarchiche accusate per il caso di Aachen

bankraub-544x490Nella notte del 1° settembre 2016 abbiamo sabotato diversi bancomat ad Amburgo per mostrare la nostra solidarietà con le compagne.

L’udienza di estradizione della compagna, perseguita dallo Stato tedesco per una rapina ad Aachen, si è svolta nei Paesi Bassi il 1° settembre.

La nostra solidarietà va non solo a lei ma anche agli/lle altr* anarchic* toccat* dalla repressione anti-anarchica.

Solidarietà, rabbia e anarchia!

Aggiornamenti [in inglese] sul caso di estradizione ad Amsterdam

in inglese

[Messico] : Riflessioni di Fernando Bárcenas Castillo a proposito del giornale anti-carcerario «El Canero»

libertadFernando Bárcenas Castillo è un giovane anarchico, musicista e studente all’Università di Scienze Umane, nella sede di Vallejo – città del Messico. Ha vent’anni ed è stato arrestato il 13 dicembre 2012 durante la protesta contro l’aumento del prezzo dei biglietti del metrò. È stato accusato di aver incendiato l’albero di Natale della Coca-Cola, e da allora si trova nella prigione Nord a Mexico. Nel dicembre 2014 è stato condannato a cinque anni e nove mesi di prigione per i reati di attacco alla quiete pubblica e associazione a delinquere, ha fatto appello ed è in attesa della decisione. All’interno della prigione Fernando ha organizzato diversi progetti di diffusione e informazione, per esempio delle fanzine e il giornale anticarcerale «El Canero».

Riflessioni sul giornale « El Canero » di Fernando Bárcenas
Prigione Nord di città del Messico, giugno 2016

Il progetto di «El Canero» è nato nelle ore di noia, di condivisione delle discussioni e delle riflessioni nelle celle d’isolamento, nella zona 3 del reparto di entrata, osservando la routine e capendo che dobbiamo sempre ricominciare da capo; è così che è nato il bisogno di ridare senso.

Cosa significava realmente lottare contro la dominazione e lo Stato?
Credere ciecamente nelle mie idee aveva davvero ancora senso?

Tante domande affollavano la mia testa e ho capito allora che dovevo trovare una forma per non ritrovarmi in preda all’angoscia e alla disperazione…
Dapprima ho cominciato a scrivere per iniziare un dialogo con me stesso, poi, quando ho concepito il modo di materializzare la mia libertà interiore, l’ho utilizzata come luogo di introspezione a partire da dove mi trovavo con i miei aguzzini, delle mie prigioni soggettive, dei miei atteggiamenti autoritari e di sottomissione, un luogo dove non avevo senso che cercando me stesso e che ha in effetti funzionato come strumento per riacquistare fiducia nella mia individualità unica e libera.

Poi sono venute le domande.
Aveva senso scrivere per sé?
Cosa serviva per spezzare le barriere dell’isolamento?
Le risposte infinite a queste domande mi hanno condotto a una sola risposta: «Scrivere!»
Se la libertà è indispensabile e apprezzata quanto la vita stessa, al punto che saremmo capaci di sacrificare la nostra vita piuttosto che sottometterla alla schiavitù e le catene, allora perché non battersi per diffonderla e fare in modo che altri possano sperimentare qui e adesso la sensazione di libertà e pienezza che ci procura e che percorre il nostro corpo ogni volta che evadiamo dal perimetro legale, della norma sociale?

Siamo attori della rivolta e per ogni atto deciso, ci accettiamo come esseri capaci di autodeterminarci, di riappropriarci delle nostre vie e avanzare in modo coerente verso la sperimentazione e la creazione di nuove forme di rapporti senza per questo trasformarci in istituzioni sociali. È per questo che all’interno come all’esterno delle prigioni fisiche dobbiamo riflettere e interrogarci: siamo soddisfatti di vivere sottomessi a tali condizioni? Abbiamo voglia di distruggere la realtà o vogliamo soltanto trasformarla? Ma soprattutto dobbiamo sapere se questa scelta siamo davvero noi a compierla, se è davvero la nostra.

Fernando Bárcenas
Prigione Nord della città del Messico

in francese

Berlino: Pietre e fuoco al Spittelmarkt

184878Berlino, 10 luglio 2016

Siamo davvero molto incazzatx per lo sgombero della Kadterschmiede. Siamo molto contentx per l’appello a un Luglio Nero. Questi sentimenti li abbiamo sfogati e come contributo all’appello abbiamo colpito presso lo Spittelmarkt a Berlino-Mitte nella notte del 10 luglio 2016.

Attaccando due auto di grande valore sul retro del ministero degli ordigni incendiari. Nel contempo abbiamo espresso il nostro rifiuto di una città capitalista togliendo ogni lustro alle pompose vetrine del pianoterra del “Haus Spittelmarkt” con vernice e  pietre.

Le minacce di sgombero da parte delle autorità continuano e così anche noi daremo dei giri di vite all’escalation finché non si rinuncerà allo sgombero del M99 a Kreuzberg e gli sbirri e la sicurezza si saranno tolti di torno dalla Rigaer.

Saluti focosi li mandiamo alle galere: alle due persone che dalla manifestazione di sabato sono in carcerazione preventiva e ax anarchicx che sono statx arrestatx per l’azione di esproprio ad Aachen e ora attendono il processo.

Tanta forza e capacità di resistenza! Libertà per tuttx!

Cordialissimamente,
Lx amicx della compagnia perbene delle grigliate

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez, CH

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Grecia: I compagni prigionieri Marios Seisidis e Kostas Sakkas passeranno in processo il 17 agosto

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Striscione nel quartiere ateniese di Zografou che dice: “A fuoco le celle di prigione! Forza a Sakkas e Seisidis!” (Gli/Le anarchic* hanno espropriato il materiale al comune di Zografou per realizzare lo striscione.)

Il 5 agosto 2016, Kostas Sakkas e Marios Seisidis sono stati condotti alla sede centrale della polizia di Atene e di conseguenza presentati alla corte, dove la loro udienza è stata rinviata. Sembrerebbe che i due compagni siano stati trasferiti in due prigioni diverse lontane da Atene; Marios Seisidis nella prigione Malandrino, e Kostas Sakkas nella prigione Domokos. Entrambi passeranno in processo il 17 agosto a proposito del loro arresto a Sparta.

in inglese, portoghese

Alabama, USA: Il compagno anarchico Michael Kimble piazzato in isolamento dopo l’ultima rivolta alla prigione di Holman

Il 1° agosto 2016 alla prigione Holman in Alabama è scoppiata una sommossa dopo una lite in cui sono stati feriti diversi detenuti e almeno un secondino. I prigionieri si sono barricati nel dormitorio-C, che ospita 114 detenuti, appiccando il fuoco e resistendo alla squadra antisommossa (CERT) arrivata per reprimere la rivolta. Luce e acqua sono state tolte e l’intera prigione messa sotto massima sicurezza. Questa è solo l’ultima di una serie di rivolte nella prigione di Holman. Nel marzo 2016, il direttore è stato pugnalato quando mise piede nel dormitorio-C, e i prigionieri si sono ribellati più volte, appiccando incendi, erigendo barricate etc.

mmmain-544x408Qui sotto una lettera del compagno anarchico Michael Kimble, messo in isolamento dopo l’ultima sommossa alla prigione di Holman; ricevuta l’ 8 agosto 2016 da Anarchy Live!:

Rivolta continua

In questo momento scrivo dalla cella d’isolamento dopo essere stato denudato, ammanettato, schiaffeggiato e piazzato qui dal CERT (squadra antisommossa) lunedì 1° agosto 2016 verso le 23:45 circa. Oggi è mercoledì e non mi hanno dato i miei oggetti personali (scarpe/ciabatte, sapone, deodorante, abiti, spazzolino, etc.) né ho ricevuto la notifica d’inchiesta sul perché sono trattenuto in isolamento entro le 72 ore.

Suppongo che mi trattengano perché implicato nella rivolta (sommossa) scoppiata il 1° agosto 2016 verso le 15:06 pm. All’inizio si trattava di una rissa tra prigionieri, ma si è inasprita diventando rivolta contro i secondini quando hanno cercato di intervenire dopo che era stato detto loro a più riprese che la situazione era sotto controllo.

I secondini non hanno ascoltato e sono stati buttati fuori dal dormitorio-C, diventato un luogo di autonomia e resistenza contro gli agenti di custodia. Sono stati appiccati degli incendi, prese delle centraline.

Faccio parte della decina di prigionieri che sono stati messi in isolamento.

Quindi se non avete direttamente mie notizie è perché tutte le mie cose, comprese le lettere, gli indirizzi, i numeri di telefono, sono stati distrutti o persi. Ho dovuto chiedere in prestito il materiale per scrivere per fare uscire questo messaggio.

in inglese, greco

Amburgo: Banche attaccate in solidarietà con le anarchiche accusate nel caso della rapina ad Aachen

until-all-are-freeNella notte fra il 24 e il 25 luglio 2016 le vetrine e i bancomat di due banche ad Amburgo sono stati spaccati, e degli slogan verniciati in solidarietà con le due anarchiche accusate di rapina nella città tedesca di Aachen.

Non le lasceremo sole! Finché non saranno tutt* liber*!

“Non ci interessa se la compagna sia ‘colpevole’ o ‘non colpevole’ delle azioni che le sono attribuite; sono categorie che lasciamo ai difensori del sistema, che si nutrono di carogne. Ogni atto di esproprio contro il nemico che ci deruba da centinaia di anni è non solo legittimo ma opportuno. La nostra complicità con chiunque rischi la propria libertà per espropriare il Capitale è senza limiti.” – estratto da “Ogni cuore è una bomba a orologeria” („Jedes Herz ist eine Zeitbombe“) riguardo l’arresto del 13 aprile a Barcellona.

Maggiori informazioni sul caso: solidariteit.noblogs.org.

in inglese, portoghese

Altsasu, Navarra: Striscione esposto in solidarietà con la compañera Lisa, incarcerata in Germania

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Prigionieri per le strade / Lisa libera!

Domenica 3 luglio 2016 abbiamo esposto uno striscione in solidarietà con la compagna anarchica Lisa, imprigionata dallo Stato spagnolo in collaborazione con quello tedesco per proteggere la proprietà privata delle banche; una facciata, come tutti sanno, per il commercio d’armi e il finanziamento internazionale delle guerre attuali e future. Lo striscione è stato esposto sulla Nazionale n.1 in direzione di Altsasu (Navarra).

La solidarietà è un’arma, e continueremo a usarla. Gli stati-tiranni spagnolo e tedesco scopriranno cosa significa.

Sbirri assassini e aguzzini.

LISA ASKATU! LISA LIBERA!
(A)

2016-07-544x326Nota di Contra Info: Lisa è stata arrestata a Barcelona il 13 aprile 2016, accusata dell’esproprio di una filiale della Pax-Bank (istituto finanziario al servizio della Chiesa cattolica) ad Aachen nel 2014. La compañera è stata estradata in Germania in attesa del processo. Attualmente si trova incarcerata nella prigione di Colonia, tenuta in isolamento, con una sola ora d’aria nel cortile della prigione al giorno, e le sue comunicazione con l’esterno sono estremamente ridotte. Aggiornamenti in catalano/spagnolo: solidaritat rebel

in inglese, greco, spagnolo

Barcellona: Filiale della Deutsche Bank sabotata

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né addomesticate né imbavagliate // solidarietà ribelle e internazionalista con l’anarchica arrestata il 13 aprile

Il 21 maggio 2016 abbiamo attaccato una filiale della Deutsche Bank situata in via Gran de Sant Andreu. Abbiamo spaccato tutte le vetrine e lo schermo del bancomat, e scritto degli slogan con le bombolette chiedendo il rilascio della compañera arrestata il 13 aprile con l’accusa di aver rapinato la banca del Vaticano nella città tedesca di Aachen.

Incoraggiamo tutt* a continuare le azioni e i gesti di solidarietà con chi è sottoposto alla prigionia e alle rappresaglie per essersi battut*.

La lotta è l’unico strumento.

Barcellona, estate 2016

in inglese, greco, spagnolo

Salonicco, Grecia: Solidarietà con le anarchiche accusate per le rapine ad Aachen

kamara-544x408stencil-544x408postering-544x408flyers-544x408poster-544x408A Salonicco, Grecia, sono stati distribuiti poster e volantini con un appello alla solidarietà con le compagne anarchiche accusate in due casi di rapina in Germania.

Degli stencil sono stati dipinti in tutta la città, e a Kamara è stato appeso uno striscione che dice: ‘Solidarietà con le compagne anarchiche in carcere accusate di rapina in Germania’. Il testo del volantino che è stato distribuito in greco e inglese lo trovate su Athens IMC & Indymedia.nl.

[Nota di Contra Info:] Ricordiamo che il 15 luglio la compagna detenuta in preventiva ad Amsterdam è stata rilasciata in attesa della decisione riguardo l’estradizione; rimane comunque sottoposta a misure cautelari. L’udienza per l’estradizione è stata fissata per il 1° settembre. Aggiornamenti via Solidariteit.noblogs.org

in inglese

Prigione di Koridallos, Atene: Riepilogo delle sentenze nel processo per il caso dell’evasione della CCF

HammerHand-544x534L’8 luglio 2016, la corte della prigione di Koridallos – presieduta dal giudice speciale Asimina Yfanti – ha condannato tutti i membri dell’organizzazione rivoluzionaria anarchica Conspirazione delle Cellule di Fuoco, accusati di aver piazzato un ordigno esplosivo all’ufficio del fisco di Koridallos; di aver spedito un pacco bomba alla stazione di polizia di Itea (in rappresaglia all’omicidio del detenuto Ilir Kareli da parte dei secondini); di aver spedito una lettera esplosiva a casa di Dimitris Mokkas (giudice speciale della corte d’appello contro il terrorismo); di aver progettato un’evasione armata dalla prigione di Koridallos (detto “progetto Gorgopotamos”); e di possesso di armi da fuoco, esplosivi e lancia-razzi anticarri con l’obiettivo di “perturbare la vita sociale, economica e politica del paese.” In più, in rapporto a queste accuse, sono stati dichiarati colpevoli di “gestione di un’organizzazione terrorista” e incitazione (“istigazione morale”) a quattro tentativi di omicidio.

Durante la sentenza c’era una forte presenza di compagn* in solidarietà con gli/le anarchic* e i degni individui co-accusati nel processo per il caso d’evasione. Anche la presenza della polizia (compresa la squadra antisommossa) era importante.

Membri della CCF:

I/Le 10 prigionier* anarchic* della CCF Gerasimos Tsakalos, Christos Tsakalos, Giorgos Polidoros, Olga Ekonomidou, Theofilos Mavropoulos, Panagiotis Argirou, Giorgos Nikolopoulos, Michalis Nikolopoulos, Damiano Bolano, Haris Hadjimihelakis sono stati condannat* a 115 anni di prigione ciascun*.

La compagna Angeliki Spyropoulou:
La prigioniera anarchica Angeliki Spyropoulou è stata condannata a 28 anni di prigione.

Parenti di membri della CCF:
Athena Tsakalou (la madre dei membri della CCF  Gerasimos Tsakalos e Christos Tsakalos) ed Evi Statiri (la compagna di Gerasimos Tsakalos) sono state riconosciute non colpevoli a maggioranza (e non a verdetto unanime).

Tuttavia Christos Polidoros (fratello del membro della CCF Giorgos Polidoros) è stato condannato per “appartenenza all’organizzazione terrorista Conspirazione delle Cellule di Fuoco” e ha ricevuto una sentenza a sei anni con la condizionale.

Altre condanne e un paio di assoluzioni:
Christos Rodopoulos (soprannominato “Iasonas” dalle autorità), che aveva negato ogni accusa, è stato condannato a 75 anni di prigione.

Christodoulos Xiros (membro condannato di 17N) è stato condannato a 65 anni di prigione.

Altri quattro imputati sono stati condannati per presunta appartenenza all’organizzazione e condannati a 27-28 anni di prigione ciascuno.

Fabio Dusko è stato condannato a 8 anni di prigione.

Altri quattro imputati sono stati assolti dall’accusa di appartenenza all’organizzazione ma hanno preso 6 anni con la condizionale.

Altri due imputati sono stati dichiarati colpevoli di reati minori.

Due imputati sono stati dichiarati non colpevoli.

in inglese, tedesco

Atene: Striscione in solidarietà con i tre compagni arrestati a Varsavia, Polonia

warsaw-3-544x408warsaw3-544x408Il 23 maggio 2016 tre compagni sono stati arrestati in Polonia, accusati di tentativo di attacco incendiario a una vettura di polizia. Saranno trattenuti in custodia preventiva per tre mesi, in attesa di processo, e rischiano fino a 8 anni di prigione. I compagni negano ogni coinvolgimento nell’azione; uno è stato violentemente picchiato dagli sbirri.

Lo Stato polacco ha parlato di terroristi – come ci si aspetta da ogni meccanismo autoritario che cerca di conservare il proprio potere – e ha sottoposto i compagni alla pubblica gogna tramite i media, volendo far passare indisturbatamente e “legittimamente” una nuova legge anti-terrorismo, con lo scopo di accrescere la repressione e la sorveglianza.

Nel loro tentativo di imporre la dottrine “Ordine e Sicurezza”, gli sbirri hanno già fatto irruzione due volte (il 23 maggio e il 2 giugno) al Radykalne Ogrody Działkowe (ROD – Radical Allotment Gardens), investigando nella zona, perquisendo le case dei compagni, facendo domande, e controllando documenti.

Vogliamo mandare il messaggio che i compagni in Polonia non sono soli; ecco perché abbiamo esposto uno striscione di solidarietà al Politecnico di Atene (sulla via Stournari a Exarchia), che dice: “Forza ai 3 anarchici arrestati in Polonia, che dal 23/5 sono accusati di tentato incendio di un’autopattuglia di polizia – Fratelli, non siete soli – Quando la solidarietà prende le armi, distrugge confini, Stati, prigioni”.

PIENA SOLIDARIETÀ CON I COMPAGNI ARRESTATI IN POLONIA.

FUOCO E FIAMME PER LE PATTUGLIE DEGLI SBIRRI, LE PRIGIONI E OGNI BERSAGLIO AUTORITARIO.

ONESTI E RETTI CASTIGATORI; UFFICIALI GIUDIZIARI E SECONDINI, SBIRRI, MEDIA, E TUTTA L’ALTRA FECCIA AUTORITARIA: NON AVETE RAGIONI DI DORMIRE TRANQUILLI.

Iniziativa di alcuni individui del gruppo artistico anarchico Ochetos

in inglese, greco e polacco

Prigioni spagnole: Rappresaglie contro la compagna detenuta a Madrid, accusata dell’esproprio di una banca

Da vari giorni, la compagna detenuta dal 13 aprile a Soto del Real (Madrid) sta subendo diversi abusi da parte del direttivo del centro penitenziario. Allegando “ragioni di sicurezza”, non solo le è stata negata la possibilità di avere un vis à vis con la sua compagna ma le è anche stata proibita qualsiasi comunicazione telefonica con lei e un’altra persona. In più il vice direttore le ha notificato  diverse sanzioni/richiami disciplinari per, secondo lo stesso, “incitamento alla rivolta” e punizioni per aver parlato con le altre detenute durante la notte.

È facile capire che queste punizioni sono una rappresaglia per l’attitudine combattiva e solidaria della compagna, che malgrado la distanza e l’isolamento continua con determinazione a partecipare alle lotte di strada, mandando messaggi di appoggio al Banc Expropiat di Gracia e una lettera dove riaffermava le sue convinzioni e pratiche politiche di lotta contro lo stato e il sistema capitalista.

Dal nostro punto di vista, tutti questi tentativi di silenziarla e isolarla possono soltanto condurre a un moltiplicarsi di dimostrazioni di solidarietà e a una maggiore diffusione di queste sue parole per le quali la stanno punendo.
Ricordiamo anche  che a breve finisce il tempo limite per l’estradizione in Germania che dovrebbe essere il 30 giugno.

Non permetteremo che mettano a tacere la voce delle combattenti detenute!

Abbattiamo i muri che isolano e nostre compagne!

Diffondete!

Cronaca della concentrazione al carcere di Soto del Real (Madrid) dove è detenuta la compagna arrestata il 13 aprile

Lo scorso fine settimana un gruppo di compagnx sono andatx al carcere di Madrid  Soto del Real per rompere l’isolamento che cercano di imporre alla compagna anarchica arrestata lo scorso 13 aprile e per dimostrare all’istituzione penitenziaria che né lei né nessuna detenuta sarà mai sola davanti allo Stato.
Il corteo, anche se poco numeroso, è stato un successo e la compagna ci ha poi confermato di aver sentito suoni e voci delle persone, cancellando per un momento il silenzio che cercano di imporre.

Breve resoconto del corteo:

Sabato 25 di giugno una trentina di persone si sono ritrovate davanti alla prigione di Soto del Real per mostare il loro rifiuto alla detenzione ed estradizione della compagna arrestata il 13 aprile, accusata di esproprio di una banca in Germania.
Si è gridato in solidarietà con le detenute e contro le carceri, è stato letto un comunicato solidario con la compagna e un altro dove si spiegava la situazione delle donne detenute. Nel mentre venivano lanciati petardi per poter oltrepassare i muri con il forte rumore, accorciando così le distanze tra il dentro e il fuori.
Durante la concentrazione sono arrivati gli agenti della Guardia Civil chiedendo i documenti ai/alle solidarix che si sono rifiutatx di farsi identificare.
Quindi alla fine dell’atto, le autorità hanno fermato tutte le macchine che si dirigevano all’uscita, perquisendole e forzando le identificazioni.
Ricordiamo che giovedì 30 giugno la compagna verrà estradata e messa a disposizione delle autorità tedesche. Tutto questo dopo aver subito numerosi abusi da parte del direttivo penitenziario di Soto del Real, come il diniego ad avere un vis à vis con la sua compagna il giorno del matrimonio o il divieto di telefonate con lei e altre persone.

Diffondiamo la solidarietà e la ribellione!
Abbattiamo i muri delle prigioni!
Muri e guardiani non faranno tacere la nostra passione per la libertà!

Polonia: Appello alla solidarietà – Tre mesi di carcere per il blocco di un’espulsione

7-May-demo-in-solidarity-with-poet-Łukasz-Bukowski-544x408Ricevuto il 19 maggio via Rozbrat.org:

Il 27 aprile 2016 Lukasz Bukowski, membre della Federazione Anarchica di Poznan, in Polonia, è stato incarcerato per tre mesi, accusato e condannato per violazione dell’integrità fisica di un agente durante il blocco dell’esplusione di una donna disabile e di suo marito, Katrzyna and Ryszard Jencz, da un complesso di appartamenti a Poznan. Lukasz ha rifiutato di pagare la multa, che è stata trasformata in lavori socialmente utili e successivamente in pena detentiva. Si è presentato in una prigione a Poznan dove trascorrerà i prossimi tre mesi. Lukasz vuole attirare l’attenzione sui trasferimenti e le espulsioni brutali che avvengono ancora non solo a Poznan ma in tutta la Polonia. Si è rifiutato di pagare la multa perché crede che il suo gesto di difendere gli inquilini fosse giusto. Vuole attirare l’attenzione anche sull’iniquo e ingiusto trattamento nei confronti degli inquilini e sulla repressione che colpisce tutte le persone che difendono i loro diritti.

L’espulsione di Ryszard e Katarzyna (che è gravemente malata e si trova in carrozzina da anni) è avvenuta il 25 ottobre 2011. Nonostante le gravi condizioni di Katarzyna siano visibili, la corte che ha emesso l’avviso di espulsione non ha assegnato loro una casa popolare (obbligatorio per legge, ma la corte rifiuta spesso di farlo a causa della carenza di case popolari). Quindi la coppia era stata di fatto buttata in strada.

Un ampio spiegamento di forze di polizia è stato mobilizzato e si è presentato davanti l’edificio poche ore prima dell’espulsione, bloccando l’accesso al palazzo e all’appartamento. Una settantina di attivisti hanno cercato di bloccare l’espulsione. Si sono unite anche delle persone che abitano nel quartiere, ma alla fine Katarzyna Jencz è stata trasportata fuori dall’edificio in barella a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute. Il notaio ha quindi pignorato l’appartamento.

Durante il blocco sono state fermate tre persone, compreso Lukasz. Afferma che le accuse cui deve fare fronte non sono giustificate e che la sua condanna è una forma di vendetta per la sua resistenza sociale. La polizia ha anche accusato altre due persone di aver tenuto un presidio non autorizzato, ma sono stati entrambi assolti.

Ogni anno le corti polacche emettono tra 30,000 e 40,000 avvisi di espulsione. I notai s’incaricano di circa 8,000 espulsioni; sono spesso accompagnati dalla polizia. Altre persone che hanno ricevuto l’avviso di espulsione lasciano semplicemente il loro appartamento prima dello sfratto. La principale causa deglli sfratti è il debito in aumento a causa degli affitti alti, delle bollette di luce e gas, basso reddito e forme di impiego precarie, così come l’assenza di servizi sociali. Spesso gli inquilini espulsi non ottengono il diritto a una casa popolare. Le autorità non riconoscono l’obbligo costituzionale a fornire una casa popolare alle persone nelle condizioni economiche peggiori, persone malate e disoccupate. Il caso di Katarzyna e Ryszard Jencz è uno dei più spaventosi, in quanto ha mostrato la spietatezza degli sfratti e dei trasferimenti da parte delle autorità cittadine che spesso rappresentano gli interessi di proprietari e imprenditori.

Come movimento riteniamo che Lukasz sia un prigioniero politico, un prigioniero di coscienza, che chiede rispetto per i diritti degli inquilini e chiede che le espulsioni abbiano fine. La sua incarcerazione segna l’inizio di un’altra campagna contro gli sfratti, i trasferimenti illegali e la violazione dei diritti degli inquilini. Insieme a Lukasz chiediamo la fine delle espulsioni e il cambiamento dell’ingiusta politica di alloggi popolari che provoca un gran numero di tragedie umane. Le vittime di questa politica sono spesso le persone più povere. Chiediamo alle autorità di Poznan di fermare i 250 sfratti dalle case popolari che hanno annunciato di effettuare fino a novembre e di garantire a ogni abitante di questa città un posto dove vivere. Mostrate una reale volontà di cambiare la politica dell’alloggio sociale!

Allo stesso tempo facciamo appello a tutte le persone che partecipano al movimento anarchico e per i diritti degli inquilini a dimostrare la loro solidarietà con Lukasz, tutti gli inquilini espulsi e le vittime della violenza della polizia.
Basta con la violazione dei diritti degli inquilini! Stop alla violenza della polizia! Stop agli sfratti!

Scrivete a  Łukasz (parla inglese):
Łukasz Bukowski s. Zbigniewa
Zakład Karny Gorzów Wielkopolski P-2
ul. Podmiejska 17
66-400 Gorzów Wlkp.
Polonia

in inglese

Varsavia, Polonia: Tre anarchici in preventiva accusati di tentato attacco esplosivo

3warsaw-544x381Nelle prime ore del 23 maggio 2016, tre anarchic* sono stati arrestati nei pressi di un parcheggio nel quartiere Włochy, a Varsavia, per, sembra, aver piazzato un ordigno esplosivo artigianale sotto l’automobile di un poliziotto, nel tentativo di attaccare il commissariato locale. I/Le tre compagn* – di 17, 31 e 35 anni – si sono rifiutat* di testimoniare e hanno negato tutte le accuse a loro carico. Almeno un* di loro è stato picchiat* durante il fermo.

Lo stesso giorno, la zona occupata di Radykalne Ogrody Działkowe (Giardini Radicali) ha subito un’incursione, è stata ispezionata e ripetutamente ‘visitata’ dagli sbirri che hanno controllato i documenti di tutte le persone presenti e hanno cercato di interrogare i giardinieri. (Il 2 giugno gli sbirri hanno di nuovo ‘visitato’ il ROD.)

Gli arresti hanno provocato la frenesia dei media. I/Le tre anarchic* sono stati descritt* come terrorist*, e fin dal principio sono state pubblicate le loro foto. Si trovano in carcere preventivo, dove resteranno per i tre mesi che li separano dal processo. Rischiano fino a 8 anni di carcere.

I tre squat di Varsavia – Syrena, Przychodnia e ROD – e diversi altri collettivi della comunità anarchica e di giustizia sociale polacchi (leggi qui le firme) hanno diffuso una lettera aperta in solidarietà con i/le tre arrestati – dichiarando, fra le altre cose, che tutto questo accade in un momento in cui le autorità polacche spingono per il varo di una nuova legge anti-terrorismo sostenuta dal partito PiS (Legge e Giustizia) al potere.

Un’altra dichiarazione è stata rilasciata da Łukasz Bukowski, anarchico imprigionato a Poznań, che incita i/le compagn* a essere solidal* con i tre arrestati.

I prigionieri hanno anche il sostegno del portale di contro-informazione Grecja w Ogniu.

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Il 1° giugno, nella città di Poznań è stato appeso uno striscione, accompagnato da queste parole:

A uno dei cavalcavia di Poznań’ abbiamo appeso uno striscione in solidarietà con i/le tre anarchic* incarcerat* a Varsavia.

La nostra solidarietà agli/lle arrestat*. Non siamo d’accordo né con la manipulazione dei media e della polizia, né con l’atteggiamento di parti del milieu, che nel caso di vera repressione isola e critica chi è in carcere, pur dichiarando in ogni corte LA SOLIDARIETÀ È LA NOSTRA ARMA.

Sosterremo sempre chi viene colpito dalla violenza della polizia e chi ci si oppone fermamente!

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Prigioni spagnole: Che lo Stato non chiuda le sue grinfie sux ribelli. Su Gabriel Pombo da Silva.

Dopo più di 30 anni trascorsi nelle celle degli stati spagnoli e tedeschi, finalmente sembra si possa vedere una luce alla fine del tunnel per il compagno Gabriel Pombo da Silva.

Estradato dalla Germania secondo un ordine di detenzione europea emessa dal tribunale di Albacete per una condanna di 3 anni e 7 mesi, tramite l’applicazione delle retenzioni ordinarie, ecco che termina di scontare questa condanna. Il 17 maggio, lo stesso tribunale di Albacete ha stabilito un ordine di messa in libertà immediata e nei giorni successivi alcunx compagnx sono andatx fino al carcere per accoglierlo all’uscita. Invano, dato che è ancora ingabbiato.

La direzione del carcere dove si trova (C.P. La Moraleja, Dueñas, provincia di Palencia), e diverse altre istanze giudiziarie, tra le altre quella del tribunale di Girona, hanno inoltrato rapidamente vari procedimenti dubbiosi per impedire la sua liberazione. Questi hanno come obiettivo quello di prolungare la sua detenzione a tempo indeterminato nonostante ci siano vari ricorsi giuridici in corso.
Che lo stato, che fa la legge come gli conviene, sia il primo a calpestarla, è un classico di tutte le epoche, dicano ciò che vogliono i difensori della democrazia. Allo stesso modo non c’è nulla di sorprendente nel fatto che i loro sbirri siano disposti a usare ogni mezzo per schiacciare chi si rifiuta di piegarsi di fronte a loro.

In Spagna, come in altre parti, l’indurimento delle leggi e dei codici penali, le ondate repressive contro x “sovversivx”, la minaccia “terrorista” utilizzata freneticamente sono destinati a far sì che tutto il mondo righi dritto e a fare accettare, costi quel che costi, un sistema basato sullo sfruttamento e il dominio. Mettere e mantenere in galera coloro che, come Gabriel, continuano contro vento e marea a esprimere il proprio rifiuto dell’autorità e dell’oppressione, è a sua volta un modo per sequestrarlx e un chiaro segno diretto a chi, in un modo o nell’altro, si avventa contro quest’ordine sociale.
A intervalli regolari si sollevano voci dalla galera per denunciare le condizioni carcerarie e quanto siano di fatto perpetue, gli introiti dex aguzzinx e, a volte, anche la detenzione di per sé.
Se hanno contribuito a metter fine momentaneamente alle lotte collettive al suo interno, la repressione e le ristrutturazioni carcerarie non ce l’hanno fatta ad annientare tutta la rivolta… e in qualche occasione la rivolta ha incontrato echi al di fuori di quelle mura. È tale diffusione che rompe l’atomizzazione quella di cui hanno paura i potenti, ed è anche contro di essa che lo stato e i suoi cani da guardia portano avanti una guerra sporca basata su pressioni fisiche e psicologiche, oltre che sulle abituali manovre giudiziarie e penitenziarie.

La situazione del compagno anarchico Gabriel Pombo da Silva dimostra chiaramente che a tutt’oggi si trova nel mirino delle istituzioni che vogliono seppellirlo nelle loro celle per ciò che è, per quello che pensa e per ciò che continua a esprimere.
Un modo per rispondere a questa guerra portata avanti contro x non-sottomessx è la solidarietà.Che ognunx la esprima nella forma che considera adeguata.

Libertà per tutte e tutti. Liberazione immediata per Gabriel Pombo da Silva!

Anarchici senza frontiere, 25 maggio 2016

Prigioni spagnole: Scritto della compagna arrestata a Barcellona il 13 aprile

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Pochi giorni fa, quando ormai avevamo dato per scontato l’estradizione della compagna arrestata lo scorso 13 aprile, riceviamo la notizia che la consegna allo stato tedesco verrà posticipata di un mese, proroga decisa dalla Audiencia Nacional, in risposta a una richiesta fatta dal nostro avvocato in quanto prima dell’arresto della compagna era già in corso la preparazione della documentazione per il matrimonio.

Nel momento in cui arrivava la decisione del tribunale, la compagna veniva trasferita nel carcere femminile di Brieva (Avila), da dove crediamo stessero preparando il volo verso la Germania.

Da lì ci ha fatto arrivare questo scritto che pubblichiamo immediatamente.
Attualmente la compagna si trova nuovamente nella prigione di Soto del Real (Madrid), in isolamento e con possibilità di cortile con le altre detenute, almeno fino al 30 giugno, data in cui termina la proroga che consente la celebrazione del matrimonio.
Nel frattempo facciamo appello a continuare a mostrare la solidarietà con la compagna per le strade, a dimostrare il nostro appoggio con tutte le combattenti imprigionate e mostrare il profondo disprezzo per il sistema che le mantiene sequestrate per difendere il suo miserabile ordine.

Scritto della compagna arrestata il 13 aprile:

“Compagne e compagni, scrivo dal carcere di Brieva, Avila, dove mi hanno appena portato dopo un mese e mezzo di detenzione nel carcere di Soto del Real, Madrid, sempre in Fies e in regime di isolamento. Avrei voluto scrivere prima ma le comunicazioni e informazioni sono molto lente e limitate, per questo non l’ho fatto fino adesso.

Apprezzo profondamente tutti i gesti e dimostrazioni di solidarietà e sostegno.
Li ho sentiti così forte che hanno attraversato i muri, le sbarre e tutti i sistemi di sicurezza e controllo. Per quanto ci provino, non riusciranno mai a rompere o frenare la nostra volontà e la nostra determinazione a ribellarci contro questo mondo di miseria totale in cui ci obbligano a vivere.
Sono precisamente le condizioni più difficili quelle che ci danno più forza e determinazione per avanzare ed affilare la varie possibiltà di conflitto che abbiamo, sia qui dentro che fuori. Le lotte per la liberazione da ogni forma di oppressione e autorità sono molteplici, come lo sono le metodologie e le giuste e legittime pratiche di lotta.
Dal semplice rifiuto a riconoscere qualsiasi autorità, all’attacco o l’esproprio di una banca.
La cosa più importante delle azioni è che possano essere comprese di per sé; gli obiettivi,  il fine e il valore.

Quando le differenti lotte si intrecciano tra loro in un contesto più ampio, si complementano e rafforzano, rompendo con la separazione tra il politico e il quotidiano/personale; perché tutte le decisioni personali che prendiamo durante la nostra vita finiscono per essere politiche, così come  le scelte politiche influenzano direttamente la nostra vita  privata.

È evidente che bisogna stare attente ad ogni passo che facciamo per non cadere nelle grinfie dello stato e dei suoi servi.
Ma sappiamo bene che lottare ha il suo prezzo.
Lo stato e i media rispondono ogni volta con maggiore repressione e con persecuzioni mediatiche sempre più pressanti, rivolte a tutte quelle che gli si mettono contro.

Per ora sono qui, ma probabilmente presto verrò estradata in Germania. Mi sento forte per poter affrontare questa situazione e tutto quello che verrà. Soprattutto orgogliosa delle nostre idee, dei nostri valori e delle pratiche anarchiche, della vita che abbiamo scelto e che continuiamo a scegliere ogni giorno.

Forza e solidarietà a tutte e tutti combattenti, perseguitatx e detenutx!
La lotta continua, non ci fermeranno mai!”

01 giugno 2016

Carcere di Brieva (Avila, Spagna)

Madrid: Processo contro Mónica Caballero e Francisco Solar

8 marzo 2016

Riassunto della prima udienza del processo contro Mónica Caballero e Francisco Solar:

Proprio all’inizio del processo, uno degli avvocati della difesa interviene per ricordare in aula che è stato preparato un testo dove si espone la mancanza di imparzialità da parte del tribunale e se ne chiede il cambio. È stata anche sollecitata un’altra forma di processo, in cui gli accusati dichiarino in ultima istanza, dopo tutti i testimoni e i periti. Di fronte al rifiuto del tribunale di entrambe le questioni, il processo inizia con le dichiarazioni di Francisco e Mónica che si rifiutano di rispondere alle domande del Pubblico Ministero e alle accuse specifiche, rispondendo esclusivamente alle domande dei loro avvocati.

Entrambi hanno riaffermato le loro idee anarchiche, hanno negato la responsabilità dell’attacco alla Basilica del Pilar, così come di appartenere ad alcuna organizzazione che, come la stessa teoria poliziesca descrive, è composta da un leader e gerarchie. Francisco ha dichiarato, prima di essere interrotto dalla giudice del tribunale Angela Murillo: “Sì, sono anarchico perché credo che sia la libertà ad evitare ogni costrizione. Penso che la creatività individuale nasca quando non ci sono né autorità né ordini né comandamenti rigidi, che atrofizzano e degradano solamente il comportamento umano. Lo Stato implica subordinazione ed è contrario ad ogni tentativo di libertà, implica anche l’esistenza di usurai e sfruttatori.” E sulle organizzazioni… “opprimono la libertà individuale e limitano l’iniziativa delle persone alle norme di comportamento prestabilite”. E Mónica: “Qualsiasi base gerarchica è incompatibile con la mia ideologia e forma di pensiero, visto che qualsiasi vertice del Potere è dannosa e opprime l’essere umano.” E, rispondendo a una delle domande della sua avvocatessa, approfittò per rivendicare i propri legami di affinità e di solidarietà con altri compagni prigionieri.

Dopo le dichiarazioni dei compagni, è il turno dei testimoni, a cominciare da diversi membri della Polizia Nazionale, nove in tutto, che parteciparono ad alcuni momenti dell’indagine. In queste dichiarazioni si incorre in alcune contraddizioni in merito alla collaborazione e flusso d’informazione che offre lo Stato cileno e in merito a come ciò abbia potuto influire in maniera tale da concentrare le indagini su Mónica e Francisco. In questo senso, uno degli avvocati della difesa ha presentato come prova un articolo di stampa della Direzione Generale della Polizia Nazionale, nella quale, allora, si informava dell’operazione e la si accettava come un successo della collaborazione tra Stati. Nonostante questo, il tribunale non lo ha preso in considerazione. Si è parlato anche della metodologia impiegata per l’identificazione degli accusati e, quindi, della veridicità dei risultati. Successivamente si procede con la dichiarazione dei testimoni presenti al momento dell’esplosione nel tempio religioso. Innanzi tutto, la donna che ha riportato lesioni all’udito ha dichiarato come, mentre pregava, due persone si avvicinarono a lei e una di loro la avvisò di dover lasciare il posto. Nonostante questo, non può confermare nemmeno se si trattasse di due uomini o di un uomo e una donna. Semplicemente vide il profilo di un uomo che non sarebbe in grado di identificare. Gli altri due testimoni sono una guardia di sicurezza e un custode della Basilica del Pilar che, a parte aver descritto il momento dell’esplosione, si sono sforzati di trasmettere la sensazione della grande pericolosità dell’artefatto.

Bisogna anche dire che, giorni prima del processo, il rappresentante della chiesa di Saragoza ha ritirato l’accusa privata.

*
9 marzo 2016

Durante il giorno di oggi, mercoledì 9 marzo, si è svolta la seconda udienza del processo contro Francisco e Mónica, compagnx accusatx di appartenenza ad organizzazione terrorista, stragi, lesioni e cospirazione, accuse per le quali il Pubblico Ministero chiede 44 anni di carcere per uno.

Mentre avveniva quest’udienza nell’aula n°4 del Tribunale Nazionale, un gruppo di solidalx si è riunito all’esterno del recinto, gridando slogan d’appoggio che potevano essere sentite dax compagnx dall’interno dell’aula.

Nonostante l’udienza di ieri fosse centrata sulle dichiarazioni di Mónica, di Francisco e dei testimoni (poliziotti e testimoni oculari) che ha presentato il Pubblico Ministero, quella di oggi è iniziata con i testimoni chiamati a dichiarare dalla difesa per passare poi alle dichiarazioni dei periti.

I 4 testimoni che ha presentato la difesa hanno confermato le dichiarazioni che al momento diedero alla polizia, nelle quali nessuna delle caratteristiche che descrissero corrispondono con quelle di Mónica e Francisco.

I testimoni dei periti (tutti poliziotti) che sono stati convocati dal Pubblico Ministero si sono concentrati su vari aspetti:
– Pericolosità dell’artefatto esplosivo: i poliziotti che hanno deposto (nazionale, scientifica e TEDAX) hanno seguito la stessa linea di voler sottolineare la supposta pericolosità dell’esplosione e la possibilità di causare danni alla vita umana. Si è voluto avallare scientificamente questo argomento a partire da uno studio teorico sull’impatto di un artefatto di 3 Kg di polvere da sparo in campo aperto. Questa argomentazione è stata contrastata dalla difesa visto che, sebbene l’inchiesta parli di una carica tra i 2 e i 3 Kg e il comunicato di rivendicazione dell’azione descriva l’utilizzo di 2 Kg di polvere da sparo, i rapporti sono stati fatti in base al criterio teorico di uno di 3 Kg, il che mette in evidenza le intenzioni della polizia.
– Analisi antropometriche: queste relazioni mettono in comparazione le immagini di Francisco e Mónica prese da internet (senza sapere se la polizia le abbia manipolate o no) con le immagini della telecamera di videosorveglianza di Barcellona. Se ne conclude un’alta probabilità di coincidenza nel caso di Francisco e una minore nel caso di Mónica. Bisogna segnalare che nessuno dei testimoni ha titoli relazionati con perizie antropometriche. L’intervento della difesa ha permesso di mettere in evidenza gli handicap del sistema informatico usato, che può solamente dare delle probabilità ma non può stabilire delle identità senza ombra di dubbio.
– Appartenenza a organizzazione terrorista: l’argomentazione poliziesca si basa sul considerare che FAI-FRI, GAC e Comando Insurreccional Mateo Morral fanno parte della stessa organizzazione terrorista. I poliziotti che hanno elaborato la relazione sulla FAI-FRI come organizzazione terrorista segnalavano che così viene considerata in una Disposizione Europea del 2001, però non sapevano che già dal 2009, nella stessa Disposizione, non viene più considerata come organizzazione terrorista. Inoltre citano nei loro rapporti vari processi avvenuti contro la FAI-FRI nei paesi europei. Chiedendo loro quali le fonti consultate per venire a conoscenza di tali processi, hanno palesato di averli presi da fonti aperte (internet, stampa) e in nessun caso da nessun organo ufficiale (tribunale, corpi di polizia, ecc). Per stabilire il legame tra la FAI-FRI e i GAC fanno riferimento al fatto che questi ultimi rispondono all’appello per l’azione diretta, la solidarietà e l’appoggio mutuo che realizza la FAI-FRI. Un altro argomento che espone la polizia per sostenere che i GAC sono un’organizzazione terroristica è la temporalità: segnalano che successivamente al primo testo di presentazione che appare dei GAC si realizza la prima azione coordinata nello Stato Spagnolo. Nella descrizione che fanno del funzionamento dei GAC si segnala l’esistenza di un certo tipo di leadership informale. Si segnalano anche, come indizio di appartenenza di Mónica e Francisco a un’organizzazione terrorista, i differenti comunicati internazionali nei quali si solidarizza con loro, come per esempio quelli che vengono fatti a partire dall’appello per un “dicembre nero”; si menziona anche il testo solidale che Mónica apporta al libro “Mapeando el fuego” mentre erano processati in Cile per il caso Bombas.

Per ultimo, nella sessione pomeridiana, ha deposto il perito medico che citò le accuse specifiche della donna ferita con le quali si certifica principalmente la sequela psicologica derivate dal vissuto del Pilar. Si è conclusa la giornata con i poliziotti incaricati della perizia relativa a impronte digitali e DNA, che hanno accertato non aver trovato ne l’uno né l’altro nei posti ispezionati a Saragoza (nei resti di esplosivo e nella cabina telefonica dalla quale venne fatta la chiamata di avviso della bomba).

Di fronte a questo processo-farsa, le compagne non sono sole. Fino a quando non saremo tuttx liberx! Solidarietà e lotta!

*
10 marzo 2016

Oggi, giovedì 10 marzo, c’è stata la terza e ultima udienza del processo ax nostrx compagnx Mónica e Francisco. Ci sono state principalmente le discussioni finali sia dex avvocatx difensorx sia dell’accusa privata e del Pubblico Ministero.

L’udienza è iniziata con i testimoni delle perizie, convocati a processo dalla difesa, i quali hanno presentato relazioni sullo studio comparativo del DNA tra una serie di oggetti che sono stati rinvenuti dopo l’esplosione, e il DNA di Francisco e Mónica estratti da oggetti prelevati dalle loro celle. Hanno confermato quello già esposto nelle relazioni: non c’è nessun tipo di coincidenza.

Successivamente la giudice ha chiesto se le parti confermavano le proprie conclusioni iniziali, domanda di fronte alla quale l’avvocato dell’accusa privata, la donna che si trovava nel Pilar al momento dell’esplosione, ha manifestato di voler sostenere sì l’accusa di “danneggiamento” e “lesioni”, ma di voler ritirare le accuse di appartenenza e cospirazione, abbassando considerevolmente la richiesta a 12 anni e un giorno per ognunx e sollecitando un indennizzo di 102.000 euro.

Le discussioni conclusive sono iniziate con il Pubblico Ministero che ha mantenuto i 4 reati imputati come nel testo d’accusa: appartenenza, strage, lesioni e cospirazione. Ha mantenuto anche la richiesta di 44 anni di prigione a testa. Nella sua argomentazione ha insistito sul fatto che dopo l’udienza orale e i rapporti degli investigatori, rimane comprovata la partecipazione dex compagnx a un’organizzazione di natura terrorista. Di fronte al discredito dei periti che la difesa aveva avanzato nelle udienze precedenti alludendo alla mancanza di formazione documentata di costoro in relazione a quanto esposto nelle relazioni, il Pubblico Ministero  ha voluto convalidare le sue cariche professionali sulla base delle sue conoscenze tecniche e pratiche. Su questa stessa linea, il Pubblico Ministero ha proseguito nella sua esposizione dando per scontata la partecipazione di Francisco e Mónica nell’azione del Pilar e la loro intenzione di attentare al santuario di Montserrat. In merito all’accusa di lesioni, ha fatto riferimento ai rapporti  medici che prendono in considerazione le lesioni acustiche e le sequele psicologiche della donna colpita.

Ha proseguito con le esposizioni l’accusa privata, spiegando il perché del cambiamento delle sue conclusioni dopo l’udienza orale, segnalando che, sebbene coincidesse con il Pubblico Ministero in merito all’appartenenza dex compagnx alla FAI-FRI e GAC, non ci sono argomentazioni sufficienti per considerare questa un’organizzazione terrorista. Un argomentazione simile l’ha utilizzata per giustificare il ritiro dell’accusa di stragi: considera che effettivamente la loro visita a Montserrat aveva l’intenzione di attentare contro lo stesso, ma non esistono le prove sufficienti per provarlo. In merito alle accuse sostenute, è importante segnalare che ha cambiato il ruolo di “stragi” in “danneggiamento” con finalità terrorista.

Le esposizioni finali sono toccate alla difesa e sono state forti e categoriche in relazione alla discussione della tesi accusatoria. È stata un’esposizione estesa per cui tratteremo qui gli aspetti centrali dell’argomentazione:
– Mancanza di imparzialità dell’aula del tribunale per aver partecipato alle indagini che spettavano al giudice istruttore. In questo punto si è discusso anche che fosse un segno di imparzialità il fatto che quest’aula sarebbe stata la stessa a decretare l’allungamento della prigione preventiva sostenendo che esistevano “prove” sufficienti per adottare questa misura. Si è discusso anche del fatto che siano stati inclusi nel processo rapporti polizieschi come prove di perizie.
– Mancanza di verità per aver segnalato nelle indagini che Francisco e Mónica erano stati condannati in Cile per il caso Bombas e poi rimessi in libertà per un “errore processuale” visto che sono stati assolti per mancanza di prove.
– Il fatto che l’ordinanza di procedimento giudiziario e il testo dell’accusa fossero un “taglia e incolla” dei rapporti degli investigatori mette in evidenza la mancanza di imparzialità nelle indagini da parte del Pubblico Ministero e nell’istruttoria del caso.
– Con una solida documentazione tecnica, si mette in discussione la rigorosità del sistema utilizzato per ottenere i risultati delle analisi antropometriche, segnalando, per esempio, che non è mai chiaro quali siano le specificità tecniche del programma che è stato applicato; il perché si sia utilizzato questo sistema e non un altro e il fatto che i risultati siano lontani dall’essere affidabili visto che non hanno i minimi requisiti tecnici necessari (distanza della telecamera, angolo, luce, pixel, qualità dell’immagine).
– Si è discusso sull’utilizzo delle fonti “aperte”, cioè, ottenute da internet senza un confronto con fonti originali.
– Viene ribadito che nessun testimone oculare dà una descrizione che coincida con i tratti dex due.
– Il concetto e la pratica di “solidarietà e appoggio mutuo” sono inerenti a tuttx lx anarchicx.
– Nell’aver bisogno di almeno 3 persone per costituire un’organizzazione terrorista, l’indagine poliziesca ha avuto bisogno di vincolare x due con altre persone e gruppi ed è qui che appaiono i GAC nel processo.
– Non esistono indizi sufficienti per metterlx in collegamento con i GAC e in nessun caso si può considerare questa come un’organizzazione terrorista, segnalando che non c’è nessuna azione che si sia rivendicata con questa sigla. Inoltre è stata fatta una revisione dei comunicati dei GAC e del libro “Contro la democrazia”, dimostrando che non c’è nessun aspetto tra i suoi contenuti che possa indicare che si tratti di una organizzazione con finalità terrorista.
– La difesa argomenta che FAI-FRI non corrisponde a nessuna struttura né organizzazione e che è una “firma” con la quale si chiama all’azione dex anarchicx a livello internazionale. Si reitera anche il fatto che dall’anno 2010 non è più identificata come organizzazione terrorista dalla Comunità Europea.
– In merito al rapporto di pericolosità dell’artefatto esplosivo, partendo dalla convinzione che non sono statx loro x responsabilx del fatto, viene segnalato che chi ha commesso l’azione del Pilar non aveva intenzione di provocare danni alle persone viste le caratteristiche dell’artefatto, l’ora in cui esplose e l’avviso telefonico effettuato.
Il processo si è concluso con Francisco e Mónica e il loro diritto a un’ultima parola con cui hanno approfittato per riaffermare le loro idee come anarchicx. Successivamente a ciò la giudice ha ordinato lo sgombero dell’aula tra le grida di appoggio dex compagnx presentx al processo.

Concludiamo questo riassunto citando le parole dex compagnx con le quali hanno concluso le loro dichiarazioni e che riflettono la forza e la coerenza delle loro convinzioni:

MORTE ALLO STATO E VIVA L’ANARCHIA!!!

Atene: Percosse al prigioniero anarchico Panos Aspiotis per aver rifiutato il prelievo del DNA

L’anarchico Panagiotis (Panos) Aspiotis era ricercato dal marzo 2013 con l’accusa di possesso di armi da fuoco (“violazione della legge sulle armi”). Nell’ottobre 2015 si è presentato spontaneamente alle autorità. È stato inviato in custodia preventiva in una prigione lontana da Atene (sua precedente residenza). Durante i mesi passati in prigione ha rifiutato di fornire alla polizia un campione di DNA.

Sabato 6 febbraio 2016, Panos Aspiotis è stato trasferito dalla prigione di Nafplion ad Atene, dove era previsto che comparisse lunedì 8 davanti al giudice istruttore Eftichis Nikopoulos (giudice della corte d’appello speciale contro il terrorismo). Il compagno doveva essere condotto alla prigione di Koridallos, invece è stato portato alla Divisione per i prigionieri in attesa di trasferimento. È stato separato dagli altri prigionieri e messo in una cella senza telecamere di sorveglianza dove è stato aggredito da poliziotti incappucciati dell’unità anti-terrorismo che hanno cercato di prelevare con la forza un campione di DNA. Ha ricevuto colpi e calci in testa, nelle costole e in tutto il corpo. Il compagno ha resistito al primo tentativo ingoiando il tampone per il prelievo. I poliziotti hanno continuato a picchiarlo anche dopo aver ottenuto con la forza il campione DNA.

SOLIDARIETÀ COL PRIGIONIERO ANARCHICO PANOS ASPIOTIS.

in inglese, portoghese