Category Archives: Carcere-Reclusione

Grecia: Lettera di Tasos Theofilou

Pochi giorni dopo la condanna datami dalla terza corte penale di Atene, composta da tre giudici, e la pena di 25 anni impostami per dei fatti che ho saputo solo dalla televisione, credo che emergano alcune domande di natura esistenziale e alcune conclusioni di natura politica.

Iniziando dalle domande, ci si chiede come una persona, come il presidente della corte –che assegnarlo ad un bar di periferia sarebbe già un rischio–, possa avere una tale autorità tra le mani. Come può essere che questa persona con la stessa malsana ingenuità con cui ha trattato il mio caso, possa processare a condannare centinaia, forse anche migliaia di altre persone e che questo non sia uno scandalo. Come può essere che questa persona evidentemente non brillante abbia nelle sue mani migliaia di vite. Come può essere che lo stato sia composto da persone così inadeguate e noi non riusciamo ancora a organizzare una rivoluzione contro di esso. Come può essere che l’accusa non ha neanche considerato scortese farsi alcune pennichelle durante il processo e neanche sentire il bisogno di guardare i fascicoli prima di fare l’arringa. Chiunque ha assistito al processo ha potuto concludere che l’arringa era probabilmente riguardante un altro caso. Come può essere che quelli che non considerano la giustizia penale come la vergogna dell’umanità ma come un “servizio”, la allargano trasformandola in un paio di mutande elasticizzate. Come può essere che un presidente e un pubblico ministero non si vergognino pubblicamente di dire che le richieste della difesa non possono essere accettata perché l’accusato non le ha dichiarate durante le udienze speciali di interrogatorio, screditando nel modo più assoluto la presunta parte principale della procedura che è il processo.

Ma alcune conclusioni politiche sono importanti. Come la corte che riconosce la dimensione politica dell’accusa indirettamente tramite la propria decisione, visto che se non l’avesse fatto avrebbe dovuto prosciogliermi, dato che le prove sono cadute nelle prime udienze. Ma ha scelto un campo politico – e non giuridico. Un campo utile per bilanciare le pressioni fatte dall’alto, tra la febbre “antiterrorista”, con pressioni applicate dal basso, pressioni che applichiamo in ogni piccola o grande battaglia che tutti facciamo. Pressioni che anche in un clima di devastazione autocratica sono vive grazie alla nostra incisività, militanza e solidarietà. Questa parte allora, con i molti solidali che hanno seguito il processo cosi come i giornalisti del movimento, ha evitato l’arbitrarietà del presidente e le oscenità dell’accusa (che ondeggiava tra una caricatura di destra e una pericolosa ignoranza del codice penale), restando limiti stretti dell’aula mettendo un freno al loro non senso. La corte ha agito come Ponzio Pilato temendo responsabilità, trasferendo alla corte d’appello ogni responsabilità e possibilità –anche quella di un controappello–, come è successo alla fine.

È anche importante che non sia una sentenza che abbia legittimato il DNA come prova, dato che l’oggetto sul quale sarebbe stato trovato il mio presunto DNA non esiste, ma è una sentenza che abbia legittimato l’immunità poliziesco-giudiziaria che raggiunse l’apice con il controappello proposto dal pubblico ministero Periklis Drakos.

Inoltre, non va tralasciato che nonostante la corte non abbia avuto bisogno di prove per condannarmi per la rapina a Paros, allo stesso tempo questa mancanza è stata abbastanza per prosciogliermi da tutte le accuse di partecipazione alla CCF. Quindi da un punto di vista politico, è importante che questo non è stato un altro passo verso l’acquisizione del “dogma Marini”.

Pertanto rimarrò in prigione per altri anni con la forza datami dalla consapevolezza che come ogni anarchico, non sono dentro “ingiustamente”. Ho commesso il crimine che li contiene tutti. Nella guerra di classe ho preso posizione insieme a chi subisce i torti. La prigione per un anarchico non è una punizione ma un altro campo di lotta. Non c’è spazio per lo scontento ma solo l’intensificazione continua che avanza. Fino alla distruzione dell’ultimo carcere, da Attica a Koridallos, da Pelican Bay a Domokos, da Guantanamo a Amygdaleza.

Tasos Theofilou
Prigione di Domokos
24/2/2014

fonti: asirmatista, actforfreedomnow

Francia: Condannato a 2 anni il compagno anarchico Damien Camelio, per gli attacchi del GADI

Il compagno Damien Camelio è stato condannato a 2 anni di carcere per tre attacchi incendiari a Tarbes e Pau, in Francia, rivendicati dal GADI (Gruppo di Azione Diretta Internazionale).

Per scrivere al compagno:

Maison d’Arrêt de PAU
Damien CAMELIO – Ecrou 25622
14 Bis Rue VIARD
BP 1616, 64 037 PAU CEDEX, Francia

(Ricordate che la posta viene letta.)

Fonte: Antifascisti Anarchici Autonomi

Cile: Nasce blog in solidarietà con i compagni incarcerati Alfonso Alvial e Hermes González

Questo blog, libertad a hermes y alfonso, vuole diffondere la situazione giuridica-politica dei compagni Alfonso Alvial e Hermes González, prigionieri dal 11 Dicembre 2013, in seguito ad un’operazione poliziesca in risposta ad un presunto tentativo di rapina ad una filiale bancaria a Pudahuel. Azione respinta da un vigilantes e terminata con la morte del compagno Sebastián Oversluij “Angry” Seguel durante lo svolgimento.

I nostri obiettivi sono chiari: diffondere la situazione della prigionia dei compagni, attivarci per il loro rapido ritorno in strada, facendo un appello a tutti/e i/le compagni/e che vogliono solidarizzare con la loro situazione e diffondere la vita fatta di lotta del fratello Angry, affinché circoli e mantenga viva la fiamma insorta e anarchica che ha preso il suo cuore.

Perché il web come mezzo di diffusione

Consideriamo la propaganda come un’ulteriore manifestazione contro il potere, attraverso varie forme, colori ed espressioni.

Da questo spazio di diffusione vogliamo far tacere la voce della stampa borghese e del suo miserabile lavoro sempre dalla parte dei potenti. La sua missione è chiara, trasformare tutto a propria convenienza col fine di creare stigma sociale cosicché nessun’altra azione destabilizzi la pace cittadina.

Da qui non pretendiamo di denunciare una montatura del nemico, non difendiamo l’innocenza o la colpevolezza legale dei nostri fratelli. La legalità è un campo che non ci interessa percorrere. Questo mezzo nasce dall’amore e dalla vicinanza tra compagni che i nostri fratelli di lotta hanno costruito ogni giorno di pari passo con le loro vite, e dalla necessità di affrontare questo scenario con questo strumento. Di fatto internet può essere un grande strumento di diffusione, ampliando molto i discorsi, le posizioni, le situazione giuridiche e carcerarie, questo spazio virtuale vuole anche diffondere gli altri mezzi di controinformazione ed espandere la solidarietà attiva con i/le compagni/e prigionieri/e nelle prigioni di tutto il mondo.

Infine, ribadiamo che i compagni sono molto di più che una sola azione particolare. Ogni nome che urliamo insieme ad un Presente!, ogni prigioniero di questa guerra sociale è stato arrestato per la convinzione di concretizzare le proprie idee, e da qui inviamo loro un abbraccio caloroso.

Non dimentichiamo di citare la nostra profonda gratitudine verso i/le compagni/e che sono stati/e presenti con le loro azioni e gesti solidali in tutto il mondo. I nostri ringraziamenti più sinceri e fraterni.

Alfonso e Hermes li vogliamo liberi, li abbracciamo in ogni gesto solidale per la diffusione della loro situazione e per la rottura dell’isolamento che vogliono imporre loro.

Forza e solidarietà a Alfonso Alvial e Hermes González e a tutti/e i/le prigionieri/e della guerra sociale!

Compagna Tamara Sol Farías Vergara, perché la tua valorosa, solidale e decisa azione ha concretizzato la frase “Se toccano uno di noi, toccano tutti” per imitare il tuo coraggio e valore, Newen!

Fratello Angry presente in ogni azione, gesto e iniziativa contro l’autorità e lo sfruttamento!

MORTE AL DOMINIO!

PS: Presto ci sarà un indirizzo per contattarci e al quale inviare contributi per il blog (manifesti, testi, ecc) e critiche (propositive).

fonte : instinto salvaje

Carceri spagnoli: Piccola intervista di Contra Info all’anarchico incarcerato Claudio Lavazza

(Intervista di Contra Info al compagno Claudio Lavazza che si trova dal 1996 rinchiuso nelle celle della democrazia spagnola. L’intervista è stata presentata durante l’incontro in solidarietà con i detenuti anarchici condannati a lunghe pene detentive, tenutosi l’11 gennaio 2014 nel CSO la Gatonera a Madrid.)

Nella ricerca della piena libertà, hai scelto di attaccare il mondo del potere con tutti i mezzi possibili. Quali furono i motivi principali che ti hanno spinto a intraprendere questo sentiero di ribellione armata?

I motivi furono un insieme di circostanze che vanno dal tentativo di colpo di stato in Italia, utilizzando la strategia della tensione (attacchi terroristici con esplosivi in luoghi pubblici) attuata da parte dei gruppi dell’estrema destra e dei servizi segreti, agli attacchi dei partiti politici dell’arco costituzionale con la Democrazia Cristiana particolarmente attiva nel segnalare come responsabili dei gravi attentati la sinistra rivoluzionaria e agli anarchici, fino all’ingiustizia e alla repressione nei confronti della classe operaia portata avanti dall’autorità, la stessa che applaudì il governo fascista di Benito Mussolini e l’entrata nella seconda guerra mondiale dell’Italia a fianco dei nazisti tedeschi.

Nel tuo libro “Autobiografia di un irriducibile” (“Pestifera la mia vita” nella trad. it.), racconti come nel 1981, partecipasti all’assalto del carcere di Frosinone (Lazio, Italia), con l’obiettivo di liberare un compagno. Oggi più di 30 anni dopo sono poche le occasioni in cui la solidarietà di fatto con i prigionieri della guerra sociale arriva fino a questo punto. Come si può riproporre di nuovo la prospettiva della liberazione immediata dei nostri fratelli?

La liberazione immediata è un obiettivo fondamentale in questa guerra sociale… però mentre il sistema è progredito in infrastrutture e mezzi di repressione, noi siamo rimasti alla preistoria, senza avanzare in preparazione militare e tecnologica per far fronte ai super-carceri. Queste costruzioni isolate sono quasi impossibili d’attaccare come è stato fatto nel 1981 in italia, liberando due prigionieri. Certo i tempi sono cambiati, quando si parla di attacco al sistema, anche se non possono piacere termini come preparazione militare, è evidente che si parla di guerra e di scontro e per ottenere dei successi è necessario essere all’altezza dei tempi che lo sviluppo tecnologico impone. Non dico che sia impossibile attaccare strutture come i super-carceri, però per come siamo messi adesso è un sogno irrealizzabile, quello di liberare i prigionieri lì rinchiusi.

Nella tua lunga traiettoria di lotta polimorfa, supponiamo che hai partecipato a varie organizzazioni di controattacco allo stato delle cose. Quali sono le esperienze avute, circa il tema della vera autorganizzazione combattente, senza dirigenti nè diretti?

Le mie esperienze al riguardo sono maturate poco a poco, in 16 anni di clandestinità. Nessuno fa il maestro e tutti dobbiamo imparare da tutti, da chi ha più esperienza e preparazione; tra anarchici abbiamo dei principi anche semplici, che ci permettono di avanzare rapidamente nell’autorganizzazione combattente: Una volta formato un gruppo ci sono compiti che ognuno deve rispettare… per esempio, se io sono un esperto in tattiche di attacchi, gli altri dovranno ascoltarmi, senza che mi vedano come un dirigente, nè loro sentirsi diretti. Tutti avranno qualcosa da dire, però se queste parole sono frutto dell’incapacità e della mancanza d’esperienza, dovranno ascoltare me, per il buon esito dell’operazione. Ugualmente dovrò anch’io ascoltare quello più esperto, se dimostra più capacità di me. Ovvero sono maestro secondo le circostanze in un dato momento, sarò alunno quando qualcuno più preparato di me prende la responsabilità del gruppo. Così, secondo la mia esperienza si crea l’autorganizzazione.

È l’anarchia una via illegalista di per sè? E se è così come possono le individualità in rivolta confluire in fiumi che anneghino le leggi e le norme che ci legano nella miseria?

L’anarchia è illegalista per natura, perchè cerca di esistere al margine della legalità imposta dal sistema. Noi anarchici abbiamo nostre leggi e modi di essere, che vengono sempre condannate dalle leggi e dagli organi degli Stati. il fatto di non accettare le regole imposte del lavoro salariato, rubare ai ricchi è considerato illegale dal sistema, per noi è giusto e obbligatorio, e pertanto legale dal nostro punto di vista. Inoltre qualsiasi atto che non appoggia il mantenimento del potere capitalista, si può considerare come parte di questo fiume di ribellione che annegherà le leggi e le norme.

Se la rivoluzione è un atto quotidiano, sorge la necessità dell’azione diretta tanto per la distruzione di tutto quello che ci opprime, come per la creazione di un nuovo mondo. Come sposare queste due necessità senza cadere nella militanza sterile e alienante o, nel riformismo disfattista?

La creazione di un nuovo mondo e la necessità del lavoro rivoluzionario quotidiano non può cadere nella militarizzazione alienante o nel riformismo disfattista. Bisogna stare attenti su questo aspetto, per evitare di cadere nella stanchezza e che questo provochi l’abbandono dei compagni. È qui dove si manifesta la nostra creatività, con l’apporto di nuove idee e stimoli, la rivoluzione ed il cammino verso la rivoluzione non possono cadere nell’alienazione… bisogna darsi un respiro ogni tanto, per non cadere nella routine. I tempi delle nostre azioni ci appartengono, nè il potere, nè la tristezza sociale stanno aldisopra della nostra necessità di vivere come persone libere.

Nel 1996 sei stato arrestato a Siete Puertas, dopo l’esproprio alla banca Santander di Cordoba. Quali furono le reazioni dei circoli anarchici (con o senza virgolette) a quel tempo, tanto nello stato spagnolo quanto al di fuori di esso?

Sono stato catturato a Bujalance; Sietepuertas è il nome della caffetteria dove mi ha preso la Guardia Civil, la caffetteria non esiste più, al suo posto c’è una banca. Le reazioni dei circoli anarchici dello stato spagnolo furono di dura critica per alcuni, e altri a favore dell’esproprio della banca Santander di Cordoba (una delle più ricche della città). Da fuori abbiamo ricevuto un appoggio solidale commovente dall’Italia. Ricordo quand’ero in isolamento nel carcere di Cordoba, ferito e pestato, mi arrivò un telegramma dall’Italia che mi ha fatto piangere per il calore e la solidarietà che sprigionava. Poi sono arrivate altre lettere e cartoline dalla Spagna e da altri paesi, con la stessa intensità e affetto.

Tu hai portato l’offensiva oltre le frontiere degli stati, burlandoti per molti anni dell’autorità dei vari paesi. Come vedi la lotta antipatriottica ed internazionalista degli anarchici?

Le lotte antipatriottiche ed internazionaliste degli anarchici nel mondo le vedo presenti e costanti, ricevendo in cambio durissime reazioni poliziesche e dei tribunali, segno della loro paura. Voi da fuori avete più dati che certificano l’intensità di queste lotte. Quello che mi piacerebbe vedere, prima di scomparire, è qualche trionfo. Questo sarebbe per me e per voi, un bellissimo regalo… Speriamo che arrivi presto.

Trovandoti rinchiuso nelle segrete della democrazia spagnola hai portato avanti dure lotte per rompere l’isolamento e per l’abolizione del regime speciale FIES. Come valuti questi momenti oggi?

Si, ho portato avanti dure lotte per l’abolizione del FIES e dell’isolamento, l’abolizione delle lunghe pene detentive e del cosiddetto ergastolo nascosto. Ora sono in lotta per l’abolizione delle torture e dei maltrattamenti in carcere, iniziata nell’ottobre 2011, con azioni comuni come lo sciopero della fame simbolico ogni primo del mese e con una rete d’appoggio di avvocati solidali per assistere giuridicamente i compagni in lotta, contro le rappresaglie del sistema penitenziario. Non valuto quei momenti come qualcosa di passato… ma al presente, con meno intensità, forse, e di partecipazione rispetto ad un tempo. Essere prigioniero vuol dire essere in lotta permanente, il carcere non è un luogo dove ci si può rilassare e dimenticare la realtà circostante.

Il tuo è un caso di lunga pena detentiva, come di altri anarchici nel mondo. Dopo tutti questi anni hai notato cambiamenti nell’ambito della società carceraria e della sua popolazione?

Si ci sono stati molti cambiamenti da quando sono entrato la prima volta in carcere nel 1980. La sua popolazione è cambiata con l’entrata delle droghe legali come il metadone e gli psicofarmaci, somministrate quotidianamente dall’amministrazione carceraria. Sono riusciti a isolare la buona parte dei reclusi, trasformandoli in degli individualisti. Non esiste più quella solidarietà combattiva, dove quando toccavano uno, toccavano tutti. Non è più così da molti anni ormai. Il controllo sui detenuti non è solo fisico, ma anche mentale, e impedisce al recluso di seguire la propria personalità. Le droghe, assunte tutti i giorni, tolgono il meglio di sè stessi, lasciando solo la preoccupazione di continuare a prenderle, il resto è secondario e di minore importanza… questa è la sua miserabile lotta e cercare di convincerli del contrario è una perdita di energia e di tempo. Chi si droga è schiavo del sistema due volte, uno per essere prigioniero, l’altro per essere dipendente. Per fortuna esiste una parte…piccola… di popolazione reclusa che non entra in questo insieme, e con questa parte si può lottare insieme per arrivare a dei cambiamenti qui dentro.

Sempre sul tema della lunghezza della pena: Come ha influenzato la tua lunga permanenza in carcere la solidarietà nei tuoi confronti, ma anche le tue amicizie e relazioni?

La solidarietà nei miei confronti mi riempe di orgoglio, soprattutto adesso che è uscita la mia autobiografia.

Qual’è lo stato dei procedimenti giudiziari nei tuoi confronti e quali sono le prospettive per il futuro?

Attualmente, dopo 17 anni in carcere, la mia condanna in Spagna è di 25 anni. Una volta finita mi aspetta una condanna in Italia di 27 anni e sei mesi, un altra condanna in Francia di 30 anni (ed un altro procedimento, che con un pò di fortuna, dovrebbe concludersi con altri 15 anni di galera). Il mio obiettivo è di ottenere un riconteggio della pena in un totale di 30 anni. Non esiste nella legislazione attuale un solo articolo che dica che posso riottenere la libertà dopo 30 anni di carcere. Dovrò lottare per arrivare al tribunale europeo dei diritti umani affincè riconoscano un limite alla pena, sennò il mio è un ergastolo.

Quale messaggio ti piacerebbe trasmettere a chi lotta giorno e notte, dentro e fuori le mura?

A chi lotta, mantenetevi forti e liberi perchè la maniera migliore di lottare contro il sistema e le carceri è di non entrarci mai.

Un forte abbraccio a tutti.
Claudio

Per scrivergli:
Claudio Lavazza
C.P. Teixeiro (módulo 11)
Carretera Paradela s/n
15310 Teixeiro-Curtis (A Coruña)
España/Spagna

Atene: Terzo processo contro la CCF – Udienze 89-98

89 Udienza
L’udienza è stata interrotta, perché uno dei compagni è stato ricoverato per un’operazione prenotata e gli altri accusati non si sono presentati ma hanno inviato un comunicato solidale con Savvas Xiros, in merito alla sua richiesta di sospensione della pena.

90 Udienza
Il processo è continuato con la lettura di alcuni documenti da parte dei giudici.

91 Udienza
Continua la lettura dei documenti.

92 Udienza
In questa udienza, sono stati letti documenti riguardo alle armi da fuoco trovate agli arrestati a Nea Smyrni e Pireo. Questi prigionieri hanno ripetutamente rifiutato ogni associazione con la Cospirazione delle Cellule di Fuoco. Comunque, i giudici hanno insistito nell’accusarli di far parte dell’organizzazione e li hanno definiti come membri della CCF “a capo” della cellula.

Nuovamente i compagni della CCF hanno dichiarato che queste persone non hanno avuto e non hanno nulla a che fare con la CCF.

93 Udienza
Viene completata la lettura delle centinaia di informative sul caso.

94 Udienza
Inizia l’esame di migliaia di foto delle prove trovate dall’antiterrorismo nei covi della CCF ma anche in altre case dei familiari dei compagni.

Tra le foto, una mostra una macchina, di proprietà di un agente di polizia portuale, espropriata dai compagni della CCF a Volos.

Uno dei compagni ha detto che in questa foto, che mostra la falsa targa del veicolo, la data è stata falsificata. Questo fatto era a conoscenza anche dei giudici, mentre esaminavano le foto. Il compagno ha continuato chiarendo che la falsificazione della data non è legalmente importante (dato che i compagni non riconoscono la legge o altra autorità) ma è importante per evidenziare questo fatto, al fine di mostrare i metodi usati dalla polizia per i casi di “alto interesse”.

95 Udienza
Continua l’esame di migliaia di foto. Durante l’esame di alcune foto, che mostrano alcuni copricapi di agenti municipali e portuali, trovati in uno dei covi della CCF, un compagno fa una breve dichiarazione.

Qualche giorno fa in un altro processo, per una rapina in banca presuntamente fatta dalla CCF dove è stato ucciso un cittadino-eroe che ha cercato di fermare i rapinatori, l’unica aggravante a carico dell’accusato è stata un cappello, presuntamente caduto ad uno dei rapinatori durante lo scontro.

Il compagno ha voluto chiarire con questa dichiarazione che gli oggetti mobili (come un cappello) possono essere trovati in posti dove i loro possibili proprietari non sono mai stati. Ha usato come esempio i cappelli degli agenti, espropriati dai compagni della CCF e trovati in un covo dell’organizzazione.

96 Udienza
Continua l’esame delle foto.

97 Udienza
In questa udienza, è stata riaperta la questione della rivendicazione da parte dei compagni, che sono membri della CCF, e più in generale di cosa comporti essere un membro della CCF in termini legali.

Due compagni della CCF hanno risposto alle corte dichiarando chiaramente che i membri della CCF sono solo chi ne ha rivendicato l’appartenenza e nessun altro.

Olga Ekonomidou è intervenuta dicendo che su basandosi su prospetive legali, agenti e giudici hanno etichettato chiunque avesse relazioni d’amicizia con i membri della CCF come membro della stessa.

Dopo, un altro compagno ha parlato della foto che è circolata mentre era ricercato ma che raffigurava una persona che non era lui.

Questo dimostra, ha detto, come l’antiterrorismo cerca di impressionare l’opinione pubblica coinvolgendo quante più persone possibili nel caso della CCF.

98 Udienza
Termina l’esame delle foto.

Cile: José Miguel Sánchez Jiménez ritorna libero dopo 20 anni

Dopo circa 20 anni in carcere, la notte del 27 Febbraio 2014 il compagno José Miguel Sánchez Jiménez ha finito di scontare la condanna impostagli dal potere. Verso la mezzanotte del 28 Febbraio, alcuni familiari e compagni di José Miguel si sono recati alla Ex-Penitenciaria, in Santiago, per accoglierlo nuovamente in strada. Cosi con striscioni, volantini, petardi e grida per ricordare gli/le altri/e prigionieri/e rivoluzionari/e, José Miguel ha lasciato il centro di sterminio a testa e pugno alto. Tra abbracci e saluti, la giornata è terminata senza arresti e con diverbi con i carcerieri.

Non dimentichiamo Marcelo Villarroel, Juan Aliste Vega, Carlos Gutierrez Quiduleo, Freddy Fuentevilla, Hans Niemeyer, Tamara Sol Vergara e tutti i prigionieri rivoluzionari, sovversivi e autonomi.

A rivederci nelle strade:
Saluti e affetto per José Miguel Sánchez, di nuovo libero!

Atene, Grecia: Striscione solidale con i detenuti ricoverati nell’ospedale del carcere di Koridallos

Dal 17 Febbraio 2014, circa 180 detenuti ricoverati nell’“ospedale” Aghios Pavlos nel carcere di Koridallos sono in sciopero, rifiutano vitto e medicazioni, per protestare contro le tremende condizioni.

Gli anarchici del quarto padiglione del carcere maschile di Koridallos hanno esposto uno striscione fuori dalle finestre delle “loro” celle, poste proprio davanti all’ospedale del carcere. Lo striscione recita: “Forza, ragazzi! Rompete la condizione indegna che state vivendo (A)”. I pazienti hanno visto lo striscione e l’hanno gradito molto.

Forza ai prigionieri in lotta nell’ospedale di Koridallos!

(1 Marzo 2014)

Atene – Quarto processo contro la CCF: Aggiornamento sulla 34a udienza (25/2/2014)

Durante la 34a udienza del quarto processo contro la CCF, Vassilis Foukas era tra i testimoni dell’accusa. Vassilis Foukas è stato uno dei principali membri (un ufficiale) della mafia giudiziaria. Ha lavorato come presidente della Corte d’Appello per il caso della “17 Novembre” e come investigatore per i casi di “17 Novembre”, “ELA”, “1 Maggio”, per il caso dell’omicidio di Michalis Prekas e per quello dello scontro armato a Gyzi (Atene) dove Christos Tsoutsouvis e 3 poliziotti sono morti.

Foukas si è mostrato a suo agio in aula visto che ha familiarità col contesto. I compagni della CCF sono accusati di un attacco incendiario contro la sua abitazione nel 2009. Dopo aver testimoniato – durante l’esame dei giudici – di essere rimasto terrorizzato dall’attacco, e che se non fosse stato per lui, sua moglie sarebbe potuta morire, è toccato ai compagni della CCF porre delle domande. Ed ecco che la sua vecchia attitudine investigativa si è “risvegliata”…

Visto che le domande dimostravano che lui abusò del suo potere giudiziario (accedendo a dichiarazioni dei testimoni, ecc) ha iniziato ad indisporsi e ha cominciato ad essere sgarbato nelle risposte. Ad un certo punto quando si è sentito “messo all’angolo” ha interrotto la testimonianza e ha cercato di lasciare l’aula prima che le domande fossero terminate. E lì i compagni della CCF lo hanno attaccato. Uno di loro è saltato oltre i banchi verso di lui e gli ha tagliato la strada, un altro gli ha dato un bel ceffone. Prima che partissero gli altri compagni, gli agenti sono riusciti a farlo scappare. Prima di ciò, l’ex procuratore aveva detto “Non ho nulla da rispondere!” e si era sentito rispondere da un compagno: “Coglione, abbiamo bruciato la tua casa, la prossima volta la faremo esplodere…”.

La corte si è ritirata e ha deciso che il testimone dovrà essere richiamato in modo da completare le domande.

Stato spagnolo: Presidio per i detenuti in Salamanca

Presidio nel carcere di Salamanca il venerdì 28 febbraio 2014; atto nel contesto della chiamata per una settimana di azioni decentrate per i/le detenutx in lotta, scioperi della fame, e per i morti in prigione.

CONCENTRAZIONE VENERDÌ 28 FEBBRAIO ALLE 20.00 ORE
nella piazza del Liceo

Solidarietà con i/le detenutx in lotta
Contro i morti e le torture in prigione

Tre morti in due mesi

CARCERE=TORTURA=MORTE

Prigioni Cilene: La lotta è permanente, oggi e sempre

almost

Oggi, mentre il calore estivo va scemando*, gli attacchi dovrebbero aumentare. I/le guerrieri/e che sono tornati/e dalle vacanze, adesso riprendono il loro posto nelle trincee. Che inutilità, vero? Quelli/e che hanno lottato continuamente senza dar tregua al nemico sono pochi/e, e quindi non hanno vacanze; capiscono che in questa guerra non ci sono tregue, che la lotta non ha pause, l’azione di strada non può calare, o forse il Potere e i suoi apparati repressivi vanno in ferie? Loro non perdono tempo e prendono posto quando noi ripieghiamo o andiamo in vacanza, non possiamo dargli nessun vantaggio o cedere terreno. Non avanzeremo senza essere costanti nei nostri attacchi.

È molto probabile che la mia visione della realtà fuori sia limitata, ma cerco di aggiornarmi in ogni modo e credo che la realtà non sia molto distante dalle mie percezioni. Provo pena per queste situazioni immobili quando c’è l’estate, il calo è risaputo, solo pochi/e stanno sul piede di guerra permanente, e gli/le altri/e?

Invio un forte abbraccio, affetto e rispetto a chi resta a lottare, un saluto combattivo alla Cellula Incendiaria Sebastian Oversluij, spirito combattivo da sottolineare e imitare. Forza fratelli e sorelle, io sono pronto per la lotta di strada, ballando al suono della rivolta con tutti/e gli/le insorti/e.

Alle menti consapevoli dico di non scordarsi dei/lle loro prigionieri/e, solidarizzare attivamente con loro, che mai si sentano soli/e. Nel mio caso, non mi sono mai sentito solo e ho resistito grazie a questo. È importantissimo essere presenti con loro, non immaginate quanto sia prezioso ricevere gesti solidali e affetti dai nostri pari.

Oggi, a 5 giorni dal mio rilascio, l’ansia di essere parte attiva della lotta mi leva il sonno, mi stravolge il sangue e mi fa concludere che tutti/e siamo necessari/e, che dobbiamo aspirare ad essere migliori in ciò che facciamo in ogni modo possibile.

Non immagino come sarà il momento dell’uscita**. Sono molto emotivo e so che le lacrime usciranno anche se le tratterrò. Non credo di essere un buon oratore in questo momento, sarà l’emozione… spero che chi verrà ad aspettarmi mi scuserà. O forse al contrario ho parlato troppo… non lo so, solo in quel momento lo saprò.

Fraternamente,

José Miguel Sánchez Jiménez
Ex Peni***
22 Febbraio 2014

Note:

*In Cile, nell’emisfero sud, c’è l’estate. Ovvero, lì l’estate dura da Dicembre a Marzo. In questi mesi la maggioranza dei/lle lavoratori/trici e la totalità degli/lle studenti/esse va in ferie, le più lunghe dell’anno. Per questo il compagno cita il “ritorno dalle vacanze”.

**Come dice Jose Miguel, la sua uscita è fissata per il 27 Febbraio. Il compagno ha saputo che alle 16:00 di quel giorno, sarà portato in una cella di isolamento senza le sue cose. Intorno alla mezzanotte, gli ridaranno le sue cose e sarà rilasciato.

***Peni è il nome colloquiale col quale è conosciuto il Centro di Detenzione Preventiva Santiago Sur, chiamato anche “Ex Penitenciaria”.

Prigione di Koridallos, Atene: Testo collettivo sullo sciopero della fame e della sete di Dicembre 2013

Il seguente testo è una presentazione di ciò che è seguito dopo l’incidente e anche alcuni pensieri generali riguardo all’istituzione del carcere e a come ci rapportiamo ad esso in quanto anarchici. Il nostro desiderio era di farlo prima, ma il nostro trasferimento in un altro padiglione, il pestaggio di Yannis Naxakis da parte della CCF e altre questioni carcerarie lo hanno rallentato.

Il 13/12/2013 quando è stato chiuso il cortile abbiamo ridato alla guardia di persone Yannis Milonas una piccola parte della violenza che lui applica quotidianamente tenendo una chiave. Questa persona specifica aveva insistito col suo atteggiamento litigioso quando alcuni compagni lo avevano richiamato per dei commenti ironici fatti il giorno prima.

L’incidente è stato, per l’amministrazione, il motivo per rompere la nostra comunità che era diventata una spina costante per essa. In tempi recenti ci sono stati numerosi scontri che abbiamo cercato in vari modi e per motivi che riteniamo nodale per (sciopero della fame dei comunisti turchi, collocamento del filo spinato sopra i cortili) sabotare, in modo possibile, il funzionamento del carcere.

La prima mossa dell’amministrazione è stata trasferire cinque di noi nelle celle punitive, due nel 4° padiglione, uno nel 5° e i tre rimasti nel 1°. Le prime ore sono state acute e abbiamo capito subito le intenzioni dell’amministrazione di romperci e indebolirci. I compagni che si sono trovati nelle anguste celle punitive del 3° padiglione, in celle dove neanche un cane starebbe, hanno deciso di iniziare uno sciopero della fame e della sete per richiedere la riunione immediata della nostra comunità e cosi non c’è stato tempo per l’amministrazione di pianificare mosse successive.

La richiesta era di tornare tutti al 1° padiglione dato che li stavano la maggioranza dei compagni (oltre a quelli nelle celle punitive), le persone con cui abbiamo relazioni amichevoli e anche le nostre cose. Inoltre venne proposto il 1° padiglione per assicurarci contro un possibile nostro trasferimento in un padiglione di isolamento. La condizione complicata che si è creata ha mostrato che sarebbe stato più saggio non proporre questo padiglione specifico ma uno qualsiasi. Spiegheremo perché. Continue reading Prigione di Koridallos, Atene: Testo collettivo sullo sciopero della fame e della sete di Dicembre 2013

Santiago, Cile: Lettera della famiglia di Tamara Sol Farías Vergara

Villa Francia, 3 Febbraio 2014

Cari/e amici/che e compagni/e:

La nostra amata Tamara Sol è prigioniera.

Con la velocità di un fulmine vendicatore, come sempre accade quando condannano una persona povera o un sovversivo, un giudice del sistema, Paola Robinovich, sta valutando di dare una condanna da 10 anni all’ergastolo, accusandola di “rapina aggravata” il reato più grave nel codice penale cilena, sostenendo che Tamara Sol è un pericolo per la società. Società costruita cosi ordinatamente sull’aberrante disuguaglianza tra pochi immensamente ricchi e molti immensamente poveri; una società militarizzata con centinaia di poliziotti nelle strade e soprattutto nella periferia, molestando i giovani dei quartieri, con autorizzazione a picchiare, mentire, creare montature, arrestare, perquisire case, uccidere, spiare, fotografare… una società che è un “grande mercato”, una società orgogliosa dell’individualismo che ha creato, orglogliosa della mediocrità che ha creato, una società dove i mezzi di comunicazione trasmettono solo storie di celebrità o crimini passionali… La giudice, difendendo questa società, ha stabilito che Tamara Sol deve stare per il tempo nelle indagini (che all’inizio è 60 giorni) nel carcere di San Miguel in un modulo di alta sicurezza. Qui ha solo mezz’ora d’aria…ovvero, sta tutto il giorno rinchiusa.

Questa velocità dei giudici nel dare la condanna è completamente contraria quando si tratta di condannare gente in uniforme, che abusa e uccide grazie al potere i giovani o gli abitanti dei quartieri, ma che vive tranquillamente a casa propria. Noi per l’omicidio di Eduardo e Rafael, nostri figli, abbiamo aspettato più di venti anni per un pronunciamento della giustizia e la condanna è stata molto lieve, solo 7 anni per l’omicidio di due persone e l’arresto avvenuto senza alcun mezzo di comunicazione presente, senza mostrare le loro facce, senza manette e dritti all’hotel a 5 stelle di Punta Peuco. Né c’è lo stesso spirito da parte dei giudici quando si tratta condannare i colletti bianchi dove il denaro scorre e tutto si addolcisce, tutto resta segreto.

Vogliamo dirvi che Tamara Sol sta relativamente bene (nella sua condizione di prigioniera). Il suo morale è deciso e alto, è una donna degna e valorosa che ha detto a noi e alla sua famiglia che siamo dei codardi che non usciranno mai dal percorso di questa dannata società, della quale prendiamo le briciole, che non ariverà mai il “momento” per noi, né avremo mai i “mezzi necessari”, che abbiamo aumentato il passo e dato qualche calcio improvviso, ma niente che rompa con questa routine mortale in cui siamo coinvolti.

Siamo tremendamente addolorati perché lei è la nostra ragazza, e la amiamo profondamente, ed è prigioniera. Siamo orgogliosi, tuttavia, perché è già una donna e ha dimostrato una grande valorosità.

Una donna che ci ha cosi profondamente messi alla prova che non possiamo restare immobili in questo sistema, adeguando le nostre vite ai suoi ordini, rassegnandoci agli omicidi dei compagni, alla prigionia di giovani combattenti, alla rapina perpetua che subiamo come popolo in ogni ambito,l’esproprio del nostro quotidiano, l’esproprio delle nostre terre, del nostro mare, delle nostre ricchezze, dei nostri alberi.

Abbiamo bisogno di forza, compagne e compagni, abbiamo bisogno della vostra amicizia sincera e disenteressata, come sempre siete stati.

Il nostro cammino è già delineato e non possiamo restare calmi sperando che altri facciano ciò che noi dobbiamo continuare a fare… amare profondamente l’idea di una società libera e fraterna e costruirla con piccole e grandi azioni, non solo a parole, con tutte le forme di lotta e in ogni ambito della nostra esistenza.

Tamara Sol, figlia, nipote, sorella, ti amiamo con tutte le nostre forze.

Tamara Sol, compagna lottatrice, ti ammiriamo per il tuo valore; siamo con te.

Tamara Sol, ti accompagneremo per sempre; non sarai mai da sola.

Tamara Sol, “il cielo si specchia nel mare cosicché tu debba guardare solo la Luna”. Pazienza, pazienza, pazienza, amore.

Vorremmo ringraziare chi ci ha fatto visita, chi da subito ha dimostrato il proprio affetto, e chi ha dimostrato solidarietà fornendo ciò di cui ha biosogno Tamara Sol in carcere.

Siamo grati alle donne che l’hanno accolta in quel lugubre carcere e che la supportano con affetto.

Sappiamo anche chi non sta dalla nostra parte, dimostrandoci la propria condotta che non è d’accordo con Tamara Sol e questo ci ha fatto capire su chi potremo contare da ora in poi.

Ana Vergara Toledo, Luisa Toledo Sepúlveda, Manuel Vergara Meza

fonti : refractario, waronsociety

Atene, Grecia: Una critica alla CCF (novembre 2013)

MURA VISIBILI E INVISIBILI – UNA CRITICA ALLA O.R. CCF

Il fine di questo testo è prima di tutto rifiutare la propaganda che costruisce la realtà in base a ostilità personali, e anche contribuire alla (ri)considerazione degli incidenti e le nostre relazioni per il superamento di annosi problemi nel movimento anarchico.

E’ difficile resistere al naturale impulso di rispondere allo screditamento subdolo in modi che non corrispondono alle nostre idee. Ma diventando anarchici insurrezionalisti, abbiamo sacrificato molto e non intendiamo svendere i nostri valori. Quindi ancora una volta risponderemo alla mancanza di rispetto col rispetto che è adatto tra anarchici rivoluzionari. Al posto dello sterile, insultante, disprezzante e affascinante linguaggio di allusioni, che alimenta il gossip che dovrebbe odiare, parleremo il chiaro linguaggio della critica costruttiva.

UNA RISPOSTA IN RELAZIONE AL DISPREZZO VERSO DI NOI

Prima di tutto chiariamo che la falsa carta di identità sulla quale si basa la recente accusa fatta da Gerasimos Tsakalos, non era stata fatta per essere conservata ma perché la consideravamo ancora utile. Un nostro serio errore, che comunque abbiamo fatto, esattamente perché avevamo delle relazioni con i membri della CCF e perché credevamo ancora che lui potesse uscire di prigione, nonostante lui dica che abbiamo interrotto tutte le relazioni un anno fa!

Il fatto che essa sia stata trovata in una casa per la quale non avevamo pronto un piano di rimozione di oggetti in caso di arresto è sicuramente il secondo nostro errore, e di conseguenza accettiamo una critica (anche pubblica) su questo.

Inoltre, nessuno va volontariamente in carcere, ma per errori, omissioni, arroganze. Perché semplicemente gli errori non sono fatti da chi non fa nulla. Accettiamo le conseguenze della legge come risultato naturale della nostra scelta di attaccare lo stato e la diffusa civilizzazione dell’autorità, scelta che include anche errori che ci costeranno, cosi come ai nostri compagni. Continue reading Atene, Grecia: Una critica alla CCF (novembre 2013)

Messico: Cade l’accusa di terrorismo per Carlos, Amelie e Fallon

Fine delle indagini per Carlos, Amelie e Fallon, denunciati per danni e attacco alla quiete pubblica. Cade la montatura di terrorismo.

Il 17 Febbraio 2014 sono scaduti i 40 giorni di indagine che la Procura Generale della Repubblica aveva deciso per il nostro compagno Carlos Lopez e le nostre compagne Amelie Pelletier e Fallon Poisson.

Durante questi quaranta giorni hanno tentato di accusarle/i di terrorismo e delinquenza organizzato, senza dubbi, usando metodi intimidatori e inquisitori, tuttavia non sono riusciti a montare il caso, quindi sono stati scarcerate/i per mancanza di prove; tuttavia la polizia locale del distretto federale li ha nuovamente arrestati per l’accusa pendente di danni e attacchi alla quiete pubblica.

Le compagne si trovano al Reclusorio Femenil di Santa Martha e hanno ricevuto la visita degli avvocati, mentre Carlos ha informato che sta nel Reclusorio Oriente, e a breve riceverà le visite.

I reati dei quali sono accusate/i non sono gravi, quindi dovrebbero ottenere la cauzione, ma ricordiamo che nella stessa situazione c’è il compa Mario González al quale è stata sempre negata la cauzione col pretesto del pericolo sociale.

Continuiamo a solidarizzare con le nostre sorelle e i nostri fratelli sequestrati/e dallo Stato!

Libertà per Carlos, Amelie e Fallon!
Libertà per Mario, Salvador e Fernando!

Libertà per tutti/e!
Abbasso le mura delle prigioni!

Croce Nera Anarchica Messico

Stato Spagnolo: Aggiornamento sulla situazione carceraria di Mónica Caballero

Informazioni importanti sui pacchi per Mónica al carcere di Brieva

La compagna può ricevere solo 1 pacco al mese, che include tutto (anche libri). C’è gente che le sta inviando pacchi con libri e oggetti a mezzo posta, e se questi entrano contano come un pacco e, quindi, non possono entrare le altre cose che le servono. Se qualcuno vuole spedirle delle cose in solidarietà, per favore ci contatti a solidaridadylucha@riseup.net e così organizzeremo le cose per il suo pacco mensile.

La compagna sta col morale alto e forte. Ha avuto il suo primo colloquio lo scorso fine settimana!

Si prega di diffondere l’informazioni.

Continuando l’agitazione, se toccano una toccano tutte!

fonte : machorka

Prigione di Koridallos, Atene: Lettera del compagno anarchico Giannis Naxakis – risposta alla CCF

Ci sono momenti dove le provocazioni della vita libera che cerchiamo in questo mondo oppresso inevitabilmente ci portano davanti a piccoli o grandi dilemmi. Se c’è comunque una bellezza in questo mondo, di certo non si trova nelel strade dove si muove la folla esitante, ma nei percorsi che senza preavviso fuggono dal nostro campo percettivo. L’imboscata e il pestaggio che ho subito è stata una conseguenza inaspettata di una decisione che ho fatto e sicuramente un incidente che mi ha ferito. Ma su questo non userò altre parole, perché forse le parole sono abbastanza per descrivere un tale incidente, ma sicuramente non lo sono per rispondere ad esso in qualunque modo. Riguardo al loro testo, il mio desiderio è stato fin dal primo momento di rispondere molto semplicemente e tranquillamente alle loro posizioni nella sequenza con cui le hanno scritte. Ho iniziato a farlo qualche giorno dopo l’attacco, e ho finito poco tempo fa. Comunque, dopo aver letto più volte il loro testo semplicemente non riesco a capirlo. Come rispondere ad un tale delirio di bugie senza scendere al loro livello? Come rispondere alla finzione? Come rispondere a un testo che spazia tra paranoia, esagerazione e bugie dove anche nel migliore scenario dove qualcosa è anche vera, probabilmente pensavano qualcosa di diverso?

Rivedendo più volte il loro testo, inizialmente non potevo credere a quanto miseramente non sono riusciti a capire alcune dei punti del mio testo. Il più importante di tutti, senza che l’avessi detto io, è che si sono inclusi tra i capi dei detenuti che ho citato e la cosa più fastidiosa è la questione della mia posizione sulle sanzioni disciplinari che loro hanno trasformato in “pensare al proprio tornaconto”, visto che tutti sanno che l’ultima cosa di cui mi curo sono le sanzioni disciplinari e ciò che ho scritto sui 2 anni di sanzione disciplinare era fondamentalmente il mio considerarli ininfluenti (i permessi e la sospensione della pena sono fuori questione almeno durante i primi due anni). Ciò che è molto chiaro nei loro scritto è il disperato tentativo di salvare ciò che possono con l’uso di una propaganda inimmaginabile e impressionante. Lo scoppio di odio con questo uso preconfezionato di slogan per una persona che conoscono rivela in modo ancora più chiaro la percezione di livellamento di queste persone verso ogni espressione che le colloca nel campo della critica. Sebbene abbiano detto il contrario, il loro non accettare la critica diventa ovvio quando, nella loro plateale tendenza ad esagerare, descrivono la mia critica come una calunnia e un insulto quando l’unica cosa che la diversifica dalle altre è la deviazione dalle norme del linguaggio del politicamente corretto, un linguaggio che teoricamente loro stessi disprezzano. Una caratteristica della loro risposta confusa è che sono arrivati al punto di essere infastiditi anche dalla mia dichiarazione antigiuridica, perché sembra che non riescono a credere che l’organizzazione informale non è un’innovazione che riguarda solo loro e i loro compagni fuori, ma è un modello organizzativo d’attacco attraverso il creare gruppi (non necessariamente della FAI) che viene proposto da anni da molti anarchici che cercano, tra le altre cose, la decostruzione delle logiche pionieristiche dellle organizzazioni rivoluzionarie. Per il “inesistente” che hanno citato, i commenti abbondano. E come si sa la CCF usa “ignorare” l’esistenza della maggior parte dei prigionieri anarchici in Grecia da un pò. Cosi come anche la frase “chi ha bisogno di sapere sa a cosa mi riferisco” che ho detto riguardo ai commenti era ovviamente un modo di dire usato per motivi di sicurezza. Chi sta dietro a questi commenti calunniatori è sicuramente qualcuno che non proverò mai in senso giuridico. Ma ci sono sempre più dettagli, oltre il nome, che possono far capire di chi si tratta in questo caso.

Quello che hanno detto e gli scenari falsi che hanno dipinto è qualcosa di tragicomico. Il testo che hanno scritto non si fa mancare nulla. Dalle teorie del complotto riguardo a metà delle cose che ho scritto (il culmine è stato sicuramente la teoria che vede dietro al mio testo….un trucco per far andare bene il mio processo) fino alla citazione casuale della loro storia di lotta in carcere. Qui c’è, come loro stessi hanno detto, il punto dove i limiti della paranoia e dell’insicurezza esistenziale si mescolano. Non penso di avere altro da dire su di loro, perché si sono già malamente esposti con il loro comportamento. Adesso credo che non ci sia assolutamente bisogno di scusarsi, perché non ho mai chiesto scusa al nemico, quindi non vedo perché farlo a un gruppo di individui voltafaccia con una storia anarchica e la mentalità di un gregge. Fortunatamente i veri compagni i cui percorsi si sono incrociati coi miei non sono pochi (alcuni dei quali hanno incrociato anche la CCF) e possono parlare per me. Chiunque ha facoltà di giudicare può fare le proprie conclusioni riguardo alla realtà distorta che stanno cercando di imporre agli altri riguardo al loro nome e a loro stessi. C’è comunque in questa rabbia personale anche una profonda soddisfazione che prevale sulla loro purezza rivoluzionaria. E’ sicuramente difficile fare lunghe analisi e trovare le vere ragioni di questa storia. Forse l’inclinazione ad accumulare potere era preesistente tra di loro e si è manifestata come sentimento represso dopo la deprivazione della libertà e l’imprigionamento, come unico modo di vivere rimasto in una difficile condizione che richiede nient’altro che la forza. Questa forza comunque non può mai essere misurata in percentuali comparabili di violenza fisica ma a che livello essa si combina con la consapevolezza individuale e contribuisce al giudizio individuale.

Per finire, a causa delle sporche tattiche di calunnia dalla loro parte verso di me che continuano nel tentativo di convincere altri prigionieri del fatto che io li ho definiti infami, sarebbe bene per loro dire anche ai prigionieri l’opinione della CCF riguardo alla popolazione carceraria cosi come l’hanno espressa nei loro testi. Fa piacre sapere che ci sono molti prigionieri che non si bevono la propaganda di questi individui e sono rimasti vicino a me. Se la mia scelta di scrivere quella lettera può essere considerata un errore, lo potrebbe essere perché non ho pensato alle conseguenze che avrebbe potuto avere. Per alcuni motivi ho creduto che questo gruppo, che alla fine mi ha aggredito, sapesse come dare priorità alla consapevolezza verso chi ha attorno e affrontare le persone di conseguenza. Comunque ora devo fare i conti con le conseguenze. Adesso, ma finché sarò in carcere, farò i conti con i pericoli che vanno da un attacco come quello avvenuto alla mia annunciata “fine” dato che questo gruppo si sta dimostrando spietato verso chiunque ora mette in dubbio direttamente la loro seria immagine che si sono costruiti per mostrarla all’esterno, ma spietati anche nelle pratiche usate per sterminarmi, cercando di mettere altri contro di me.

Da ora per la CCF io sarò “Naxakis il calunniatore” visto che è questa la strategia migliore scelta da alcuni di loro per uscirsene in fretta dal campo del confronto. Una strategia che include tutti i trucchetti sporchi di questo mondo, lo stesso mondo con gli stessi trucchetti che ho odiato e che ho rifiutato diventando ciò che sono.

Forza a chi pensa liberamente e osa pericolosamente.

Giannis Naxakis, 4° padiglione del carcere di Koridallos, 5 Febbraio 2014

tradotto da actforfreedomnow / fonte : asirmatista

Grecia: Comunicato sulle recenti perquisizioni ad Atene e Salonicco

Di seguito un comunicato fatto dall’Assemblea degli anarchici per l’unione delle lotte nella società-galera (“Sasta”), a Salonicco, riguardo alle recenti perquisizioni domiciliari nel contesto dell’”operazione tenaglia” antiterrorista condotta dalla polizia greca a danno di individualità anarchiche/antiautoritarie dal 21 Gennaio 2014.

Ultimamente, nelle città di Salonicco e Atene, gli agenti dell’antiterrorismo e della sicurezza statale hanno perquisito le case di combattenti e dimore dei loro amici, in base al pretesto di aver ricevuto “anonime denunce” riguardo ad armi ed esplosivi, mentre poi dichiarano -alla televisione- che questa operazione è legata alla fuga di Christodoulos Xiros (membro dell’organizzazione rivoluzionaria “17 Novembre” recentemente evaso grazie a un permesso). Queste perquisizioni tendono ad essere solo un altro fenomeno ordinario; solo nell’ultimo mese, 60 perquisizioni domiciliari, con la polizia greca che fa spettacolo… Agenti incappucciati occupano i nostri spazi personali, disturbano i nostri quartieri, e arrestano i nostri compagni, realizzando una “super operazione” antiterrorista come già altre volte in passato…

Questa operazione non può essere vista solo come un’azione rivolta al movimento anarchico. Siamo stati testimoni di mosse simili un anno fa, anche su larga scala, con le perquisizioni agli abitanti della penisola di Halkidiki (nord della Grecia), che resistevano contro la miniera d’oro. Inoltre, l’obiettivo dello stato era colpire il contesto sociale e interrompere la lotta.

Questa specifica pratica può essere vista solo come dimostrazione di forza del potere che mira a intimidire e terrorizzare chi resiste; chi è contro il potere, chi non accetta di far parte del regime schiavista che le autorità vogliono imporci. Una pratica affine al resto dei piani repressivi dello stato: creare prigioni di massima sicurezza per i rivoluzionari, vietare i permessi carcerari e rafforzare le conseguenze legali per i combattenti, conducendo guerre chimiche durante i cortei, effettuando pogrom contro migranti, sgomberando squat ecc.

Questa “spettacolare” operazione repressiva è un attacco -stavolta contro gli anarchici- che mira ad essere un esempio contro chi resiste allo stato e ai suoi meccanismi, ma anche un avvertimento per chiunque voglia opporsi alle sue regole.

In un tempo dove la nostra vita quotidiana è strangolata dai doveri di lavoro, scuola e università, addossati negli autobus, in corda presso i supermercati, e sottomessi ai “desideri” dei dominatori, non possiamo chiudere gli occhi.

In un tempo dove la nostra vita quotidiana è consumare paura dai telegiornali delle 20, nutrendosi di pubblicità e psicofarmaci, socializzando sui social media online, e confinati in gabbie di cemento, considerarsi liberi è allarmante. E ugualmente preoccupa adattarsi alle catene che indossiamo e restare passivi, inguiando le percezioni della purezza sociale che ci forniscono senza neanche masticarle.

Nel nostro tempo, dove il volto della democrazia è più chiaro che mai, anche al necessità della lotta contro la democrazia diventa chiara. La necessità di agire e organizzarci, stando lontani da mediazioni e gerarchie, al fine di creare strutture di resistenza, comunità di autorganizzazione e solidarietà in ogni quartiere, posto di lavoro, scuola e università, in ogni carcere. Non possiamo lasciare che poliziotti, fascisti, giornaliste, spie e ogni sorta di lacché faccia il proprio lavoro senza problemi.

Dobbiamo ritornare, in ogni modo possibile, la violenza che loro impongono ogni giorno alle nostre vite.

Non dobbiamo permettere che chi ci mangia sia completamente sazio.

SOLIDARIETÀ – AUTORGANIZZAZIONE – ANARCHIA

USA: Brian Vaillancourt condannato a 9 anni di carcere

Brian Vaillancourt, attivista per i diritti animali di lungo corso e vegano, è stato arrestato il 9 Febbraio 2013 per un presunto tentato incendio di un macello noto come McDonald’s a Chicago.

Dopo aver scontato un anno di pena al Cook County, ha accettato un patteggiamento non cooperativo. Il 3 Febbraio 2014 è stato trasferito al carcere di Stateville, per scontare i 9 anni di condanna.

Quando venne arrestato fu accusato di incendio aggravato, uno dei reati più seri in Illinois. Visto che Brian non si è potuto permettere un avvocato di fiducia, na ha avuto uno d’ufficio che non aveva le competenze adatte per rappresentarlo. Cosi, alla fine ha accettato un patteggiamento a 9 anni temendo che andando a processo con l’avvocato d’ufficio avrebbe rischiato una condanna fino a 30 anni.

Brian ha meno di 30 giorni per ricorrere in appello. “Earth First!” sta cercando di raccogliere denaro per dargli un avvocato di fiducia. Il sito di supporto è http://www.gofundme.com/6s3pvg

Brian Vaillancourt
#M42889, Stateville Correctional Center, P.O. Box 112, Joliet, Illinois 60434, USA

Atene: Aggiornamento sul processo e dichiarazioni dei compagni accusati

bandana-cat

Un altro processo-terrore è iniziato oggi, 3 Febbraio 2014, nel carcere di Korydallos, con 7 compagni anarchici accusati di partecipazione alla CCF e rapine a Pirgetos e Filota. 5 dei compagni sono già stati accusati di far parte della CCF, sebbene anche gli stessi prigionieri membri della CCF hanno più volte negato il loro coinvolgimento. L’antiterrorismo cosi come i giudici comunque insistono di proposito nel presentarli come membri della CCF.

I compagni accusati G. Mihailidis e G. Naxakis hanno dichiarato di non volere difesa legale. La corte ha nominato dei legali d’ufficio.

In queste processo sono riuniti tre casi. Due per le rapine a Pirgetos e Filota, e anche l’ordinanza 207, che è sotto processo contemporaneamente in un altro processo a Koridallos e presso la corte d’appello a Via Loukareos. Infatti, non si è mai visto che un’ordinanza viene aggiudicata tre volte (e non sappiamo quante altre ancora), perché questo adesso è il metodo del capo dell’antiterrorismo E. Hardalias.
L’avvocato dei compagni F. Harisis e A. Ntalios ha detto che ad un certo punto bisognerà esaminare la questione del rinvio del processo e che non si potranno fare processi in posti che sembrano delle baracche. Appena nominati gli avvocati, la corte si è ritirata.

I compagni G. Sarafoudis, A. Ntalios, F. Harisis, N. Romanos e G. Mihailidis hanno fatto le loro dichiarazioni. Continue reading Atene: Aggiornamento sul processo e dichiarazioni dei compagni accusati

Grecia: Dichiarazione di F. Harisis e A. Ntalios al processo (29/11/13)

Forza ai combattenti anarchici impenitenti: Harisis, Politis, Bourzoukos, Ntalios, Romanos, Michailidis in giudizio per la doppia rapina al Velventòs di Kozani
Forza ai combattenti anarchici impenitenti: Harisis, Politis, Bourzoukos, Ntalios, Romanos, Michailidis in giudizio per la doppia rapina al Velventòs di Kozani

Eccoci in questa aula di tribunale.
Circondati dai maiali della polizia, davanti a chi giudice le nostre vite.
Imprigionati dalle leggi del vostro sistema.
Il mercanteggiare numeri sopra la nostra libertà ferita.
E alcune parole molto adatte per ribadire nel miglior modo possibile IL CONFLITTO CHE ESISTE TRA I NOSTRI MONDI. “Tutte le parole che si scrivono sono complici del contenuto semantico del loro testo. Non esistono parole libere.” (T. Sinopoulos)(1)

Meglio che sia cosi. Le parole sono complici delle bocche che le pronunciano. Portano le nostre opinioni, nascondono significati, dichiarano le nostre intenzioni. Sono queste le parole che abbiamo scelto per riflettere la nostra rabbia e sbloccare le porte delle nostre celle. Da un lato svantaggiati perché da più di sei mesi siamo privati della nostra libertà, dall’altro siamo decisi ad affrontare faccia a faccia i vostri discorsi ostili, affrontare le chiacchiere della prigionia e le grida servili del mondo carcerario.

Iniziamo. Voi siete soliti parlare di “innocenti” e “colpevoli”. E non solo parlare: classificate le persone in “dentro” o “fuori” in base alla loro “innocenza” o “colpa”. Voi invocate termini come “giustizia” e “ingiustizia” o altri come “legalità” e “illegalità”.

Noi non cercheremo di convincervi aprendo un dialogo. Parliamo lingue diverse, facciamo scelte diverse. La vostra ipocrisia straborda, la vostra codardia è lampante. E la vendetta che subirete è stata, è e sarà caricata da tutta la rabbia del mondo, dalla rabbia di tutte quelle persone che voi una volta – in aule come questa – avete esiliato nel “paese che non esiste”, dove voi stessi non potreste vivere nemmeno nei peggiori incubi. Non avete fastidio nel farlo. Nelle righe dei vostri libri costituzionali, leggi e paragrafi che avete davanti non rientrano i nostri sogni, i nostri desideri e i nostri sentimenti armati. Non andiamo a discutere qui delle nostre idee “innocenti” e ideologie “pure”. Le idee e le ideologie riposano li dove appartengono, nelle fiabe. E questa fiaba del vostro mondo gronda sangue, crea muri e recinzioni, si ferma per dar luogo a torture ed è ipocrita. Questa fiaba del vostro mondo dietro l’apparenza ornata di immagini suggestive e belle parole nasconde nient’altro che la MORTE stessa.
Qualsiasi movimento che osa sfidare le tenaglie della vostra legge diventa un bersaglio, va localizzato e punito. Per confermare l’essenza dell’onnipotenza del vostro sistema. Per dissuadere chiunque può pensare di fare altrimenti. Continue reading Grecia: Dichiarazione di F. Harisis e A. Ntalios al processo (29/11/13)

Atene, Grecia: Condannato l’anarchico comunista Tasos Theofilou

Il 7 Febbraio 2014 l’anarchico comunista Tasos Theofilou è stato condannato a 25 anni di carcere, anche se lui abbia negato tutte le accuse fin dall’inizio. Una corte di tre membri ha raggiunto una sentenza di maggioranza (invece di un verdetto unanime) presso il tribunale di Atene.

Tasos Theofilou è stato prosciolto da accuse gravi in relazione alla “formazione di e appartenenza ad una organizzazione terroristica” (cioè il suo presunto coinvolgimento nel gruppo di guerriglia urbana Cospirazione delle Cellule di Fuoco), nonché dal possesso di esplosivi e ordigni (queste accuse erano anche cadute, dal momento che i giudici hanno stabilito che non è mai stato un membro della CCF), falsificazione di cinque carte d’identità, l’uso di un’arma da fuoco e due tentativi di omicidio.

Tuttavia egli è stato trovato colpevole di due accuse penali: partecipare ad una rapina con le sue caratteristiche fisiche coperte, e di essere complice in omicidio colposo commesso in uno stato di calma mentale. È stato anche giudicato colpevole di tre reati: di portare un arma da fuoco, forgiatura ripetuta (accusa relativa ai veicoli dei ladri), e ricezione di proventi di reato (la macchina di fuga dei ladri).

In altre parole, la corte ha deciso che presumibilmente Theofilou (senza essere un membro della CCF o di un’altra organizzazione) abbia partecipato alla rapina nella banca all’isola di Paros nel mese di Agosto 2012, ma non era quello che abbia ucciso Dimitris Michas (il cittadino che aveva tentato di bloccare la fuga dei ladri). Secondo uno dei suoi avvocati difensori, questa è una decisione presa sulla base di una ed unica indicazione (un campione di DNA discutibile su un cappello che presumibilmente è caduto ad uno dei rapinatori). Almeno l’imposizione di ergastolo è stata impedita, perché non è stato condannato per omicidio colposo intenzionale…

Molti fatti del caso e le prove presentate al tribunale sono state a favore della sua assoluzione (ad esempio nessuno dei testimoni oculari abbia riconosciuto Theofilou durante il processo). Tuttavia, come era accaduto nel caso del prigioniero anarchico Babis Tsilianidis, anche in questo procedimento l’imputato è stato trovato colpevole esclusivamente sulla base del DNA, che sarebbe stato trovato su un oggetto mobile.

La corte di primo grado ha imposto: 16 anni per favoreggiamento ad omicidio colposo, 15 anni per aver commesso la rapina, tre anni per forgiatura, due anni per porto di un’arma da fuoco (più una multa di 5.000 euro) e due anni per aver ricevuto proventi di reato; un totale di 38 anni. La sentenza aggregata è di 25 anni di carcere. Il compagno ha il diritto di appello contro la sua condanna, ma l’appello non ha effetto sospensivo, cioè, deve rimanere in carcere fino al suo prossimo processo in corte d’appello (ma nel frattempo egli può richiedere che la sua pena detentiva sia sospesa).

PIENA ASSOLUZIONE E RILASCIO IMMEDIATO DEL COMPAGNO TASOS THEOFILOU.

tradotto dall’inglese

Atene: Dichiarazione di Nikos Romanos alla prima udienza (3/2/2014) del tribunale speciale del carcere femminile di Koridallos

Il fine di questa dichiarazione è chiarire le intenzioni a voi e alle vostra corte.

Le azioni, che non sono unite alle parole, affinché il loro contenuto concettuale sia chiaro, portano alla confusione, mentre le parole, che non sono seguite dalle azioni sono significati vuoti di un dilungarsi inoffensivo.

Sono qui come vostro nemico dichiarato e irriducibile, non imploro la vostra clemenza, non cerco il dialogo con voi e i vostri simili. I miei valori sono in guerra coi vostri, quindi ogni frase che mi esce contro di voi è una lama che colpisce le vostre maschere di ipocrisia e chiarifica la posizione e il ruolo di ognuno di noi.

Scrivete centinaia di pagine e create continuamente nuovi casi, per seppellirci nelle carceri della vostra democrazia, per decenni.

Vi state preparando ad imporci “speciali condizioni detentive”, ovvero l’unico colpo mancante nel pantheon del “trattamento speciale” (trasferimenti, processi, leggi), che create per combatterci.

Le semplici leggi della fisica dicono che una reazione è la conseguenza di un’azione.

Fuori dai vostri tribunali nelle terre libere, ci sono persone ribelli, compagni per me, terroristi per voi, che non intendono tollerare il nostro sterminio, volendo far sanguinare prima voi e i vostri supervisori politici.

Potete prendere ciò come una minaccia se vi va.

Io credo che questa sia la realtà cinica. Ogni opzione ha un suo costo. Suppongo che, come giudici e servi della legge, sarete d’accordo con me su questo.

Ma diamo una breve occhiata al vostro meraviglioso mondo. Siamo nell’era della velocità. Tutto si muove velocemente, creando continuamente stati di emergenza. La velocità del tempo storico è deragliata adesso, informazioni e notizie viaggiano in millisecondi, la tecnologia e la scienza stanno avanzando a passi da gigante.

Vicino ad esse, le contraddizioni della moderna civilizzazione esplodono sempre più spesso. Dozzine di fuochi vengono appiccati nelle città, dove tutto sembra calmo, e minacciano di diffondere il caos nell’organizzato ordine del sistema.

Questi eventi creano le condizioni che servono ai nostri propositi. Creiamo ponti di comunicazione con gente dietro le barricate cosicché gli atti di violenza diventino parte di un contesto politico più specifico, aprendo la prospettiva del loro superamento nella lotta per la rivoluzione anarchica.

Lì, dove la rabbia si combina alla consapevolezza.

Lì, dove la gente, le cui budella sono bruciate dal fuoco della libertà, si incontra.

Da qualche parte ci sono le impronte della mia insurrezione.

Anarchica, perché essa è ostile verso ogni tipo di autorità riprodotta dall’uomo, continua perché non cerca di riformare ma distruggere, esistenziale perché attraverso l’insurrezione esprimiamo tutti queste bellissime sensazioni che vogliamo diffondere nei cuori degli insorti.

Inoltre, la qualità della vita viene misurata in momenti e sensazioni.

Sulla base di questa descrizione schematica, dovreste capire che non avete modo di fermare l’inevitabile. La collisione dei nostri mondi.

Ecco perché dichiarazioni come queste hanno questo proposito, mandare un messaggio chiaro.

Non potete piegarci, non potente fermare la tempesta in arrivo.

Questi tempi richiedono riflessione, cautela e continua lotta con ogni mezzo.

Nessun passo indietro!

Più violente contro stato e capitale.

Forza ai guerriglieri urbani anarchici Nikos Maziotis e Pola Roupa, che hanno una taglia sulle loro teste.

Forza a tutti i compagni in clandestinità.

Ficcatevi i soldi delle taglie su per il culo!

LUNGA VITA ALL’ANARCHIA!

Nikos Romanos
3 Febbraio 2014

Nota : Il processo, iniziato il 3 Febbraio, contiene diversi casi. Leggi di più qui.

Prigione di Koridallos, Atene: Aggiornamento sulla 4 udienza per il caso della doppia rapina a Velventòs-Kozani (20 Gennaio 2014)

Dopo le procedure di rito per avvocati e accusa, l’avvocato A. Paparousou ha chiesto di intervenire per fare una dichiarazione riguardo al suo cliente A.-D. Bourzoukos. Il suo cliente, oltre al presente processo, è accusato di azioni avvenute nel 2012 verso le quali non ha alcuna implicazione e per le quali un secondo mandato d’arresto è stato spiccato a suo carico. In questo sono menzionate le azioni per le quali è accusato e sono le stesse del processo in corso. Questa è una pratica che viene fatta dall’antiterrorismo negli ultimi anni, ha notato l’avvocato.

I compagni presenti A. Ntalios e A. D. Bourzoukos, ai quali il presidente ha chiesto se volessero rilasciare dichiarazioni, hanno risposto di aver già reso pubblica la loro posizione. Dopo gli interventi degli avvocati Paparousou e Fytrakis, A.-D. Bourzoukos ha fatto una dichiarazione, dicendo di rifiutare tutte le accuse a suo carico, aggiungendo che nel suo codice di valori la rapina in banca è un momento di lotta, mentre per i giudici è un crimine, così come le sue idee anarchiche, e che i giudici sono una parte del meccanismo oppressivo che agisce senza scrupoli, spesso fabbricando accuse o colpendo in modo spropositato, in base agli ordini dell’antiterrorismo. “Fino a quando ci saranno persone come voi, ci saranno anche quelli che combatteranno per la sovversione e la distruzione del sistema che servite”, ha concluso.

Dopo l’esame di uno “strano” testimone da parte di giudici e avvocati, i compagni Harisis, Ntalios e Bourzoukos hanno fatto alcune domande. Il testimone ha dato un misto di risposte contraddittorie, tra le quali due bugie rilevanti: che avrebbe riconosciuto Michailidis in base agli occhi (che erano gonfi e quindi chiusi a causa dell’infame pestaggio) e che non ha ricevuto pressioni da parte degli agenti per riconoscerlo!

Queste risposte sono state l’ultima goccia per la pazienza dei compagni, i quali gli hanno detto che il suo comportamento è da infame. La risposta del testimone sugli occhi del compagno ha causato la reazione della madre di Michailidis che era in aula. Sua madre ha ricordato che, a causa del pestaggio ricevuto da suo figlio in caserma, quando venne portato in manette ad Atene, neanche lei stessa riuscì a riconoscerlo.

Il processo riprenderà martedi 4 Febbraio 2014, con l’esame dei testimoni dell’accusa.

fonti : 1, 2

Roma: Azione in solidarietà con i/le compagnx arrestatx il 9 decembre

Roma. Alle 5.15 di mercoledi 29 gennaio una catena con due mattoni è finita sui cavi della corrente della linea AV in un tratto urbano in solidarietà con i compagni e la compagna arrestati il 9 dicembre scorso, ai quali sono stati bloccati i colloqui. Contemporaneamente è stato attaccato uno striscione sul cavalcavia con scritto:

NO TAV LIBERI/E
TUTTI/E LIBERI/E
TERRORISTA è LO STATO