Intervento ad Egaleo da parte del ritrovo autogestito (steki) del Technological Educational Institute (TEI) di Atene in solidarietà con i quattro compagni detenuti che sono stati arrestati durante la demo del 12 Febbraio.
Rilascio immediato dei 4 detenuti in custodia cautelare da Domenica,12/02 – La solidarietà è la nostra arma!
Il 29 Febbraio, il ritrovo auto gestito della TEI di Atene hanno effettuato un’intervento in solidarietà con i quattro dimostranti che sono tenuti sotto custodia cautelare dal 12 Febbraio.
Striscioni di solidarietà sono stati collocati al di fuori della stazione della metropolitana di Egaleo a Iera Odhos con il crocevia Thivon. Inoltre, sono stati lanciati volantini con slogans nelle zone centrali del quartiere.
L’incarcerazione dei manifestanti dopo un’accusa criminale, la loro gogna attraverso il rilascio di foto e dettagli, così come gli appelli della polizia di fare la spia consistono nello sforzo dello Stato di terrorizzare i combattenti.
La nostra risposta dev’essere la solidarietà fattiva. Nessuno dev’essere lasciato solo.
Chi dimentica gli ostaggi di guerra, dimentica la guerra stessa – Immediato rilascio dei 4 imprigionati da Domenica 12/02
Oggi, Lunedi 27 Febbraio, i nostri compagni Freddy Fuentevilla, Marcelo Villarroel e juan Aliste continuano il loro sciopero della fame e dei liquidi, e come punizione sono ancora detenuti nella sezione di massima sicurezza, una situazione che non cambiera’ fino a quando non termineranno la loro mobilitazione. In questo contesto, i nostri compagni hanno perso notevolmente peso: Freddy ha perso 5.400 kg, Marcelo 7.400 kg e Juan 4 kg.
Nonostante il deperimento fisico, i nostri compagni sono di buon umore e fermi nella loro convinzione di continuare con lo sciopero della fame come strumento di lotta contro le carceri e per essere presenti durante le giornate di Solidarieta’ Internazionali (19-29/02), che sono state indette per supportare i compagni di tutto il mondo.
Infine, facciamo un’appello per continuare la solidarieta’ verso i nostri compagni, e chiedervi di far conoscere la situazione in cui si trovano all’interno dei sotterranei del Capitale, per diffondere la disobbedienza permanente dei loro corpi e menti. Vorremmo anche invitarvi ad inviare bottiglie d’acqua, sali per la reidratazione orale o confezioni di bevande energetiche, Lunedi e Mercoledi, fuori il Carcere di Massima Sicurezza (Carcel de Alta Securidad).
Il video A Guerrilla Signal è stato recentemente diffuso via internet. Esso racchiude la cronistoria delle attività della Cospirazione delle Cellule di Fuoco tramite l’uso dei comunicati del gruppo oltre alle immagini prese dai mass media. Il video è stato mostrato per la prima volta a Salonicco il 15 Aprile 2011 durante un incontro organizzato dall’Assemblea Anarchica per l’Azione Sovversiva. Una versione aggiornata è poi stata diffusa l’8 Dicembre 2011 allo squat anarchico Nadir a Salonicco. Il vodeo è in greco, ed i sottotitoli potrebbero essere aggiunti in futuro. In ogni caso, il seguente è un testo scritto dai membri della Cospirazione delle Cellule di Fuoco per accompagnare una di queste visioni:
Le immagini sottomettono i significati e quindi la gente, trasformando essa in spettatori. Il linguaggio dell’immagine è un linguaggio superficiale che produce emozioni mediate e artificiali. La sfida in atto qui nella presentazione fatta dai compagni che hanno scelto queste istanze dell’azione della Cospirazione delle Cellule di Fuoco è di liberare i significati dal giogo dell’immagine. Oltre agli incendi di banche e concessionarie, oltre ai vapori tossici di dozzine di litri di benzina, oltre alla gioia di assemblare un dispositivo con timer e la distruzione degli edifici del nemico, oltre alle arme e ai proiettili, la decisione presa da poche persone è la cosa più importante che c’era ed è – la decisione di stare l’uno con l’altro come veri compagni al fine di trasformare il mondo dell’ordine in una maceria antica. Queste persone sono ognuna una di noi, ognuna di voi che osate vivere pericolosamente e rischiare per la libertà. Li, dove tutto è possibile.
Mao Zedong ha detto:
E’ un bene se siamo attaccati dal nemico, questo prova che abbiamo tracciato una chiara linea di demarcazione tra l’enemico e noi stessi. E’ ancora meglio se il nemico ci attacca violentemente e ci dipinge assolutamente cattivi e senza una sola virtù; ciò dimostra che non solo abbiamo tracciato una chiara linea di demarcazione tra noi e il nemico ma abbiamo raggiunto un importante obiettivo nel nostro operato
Noi, Cospirazione delle Cellule di Fuoco, dalle prigione dove ci hanno sparpagliato, mandiamo un saluto rivoluzionario alla visione di oggi e un segnale di guerriglia ai compagni che guarderanno questo documentario riguardante la nostra breve ma intensa storia con gli occhi degli autori, non spettatori. Perché questi compagni sanno che le azioni nascoste sono spesso le più genuine. Quando sappiamo che hanno luogo queste azioni, sentiamo che stiamo scoprendo fratelli e sorelli mai incontrati prima. La cosa più bella è che neanche chi proietta lo spettacolo può riuscire ad assimilarli, né i giudici possono riuscire a sopprimerli. Essi sono atti di esplosione, fuoco, e sabotaggio che recano il messaggio puro di una nuova rivoluzione sperimentata qui e ora. Perché la guerra non si ferma mai.
Lunga vita alla nuova guerriglia urbana.
LUNGA VITA ALLA RIVOLUZIONE.
Cospirazione delle Cellule di Fuoco: Giorgos Nikolopoulos, Damiano Bolano, Panayiotis Argyrou, Gerasimos Tsakalos, Michalis Nikolopoulos, Olga Economidou, Christos Tsakalos, Giorgos Polydoros, Haris Hatzimichelakis
Il 22 Febbraio, ad Atene, il nostro compagno Panagiotis Giannikakis è caduto vittima della feroce repressione delle “forze dell’ordine”. E’ stato fermato, portato al quartier generale della polizia ed è stato brutalmente maltrattato. Takis Giannikakis è un ex membro della Federazione degli Anarchici Greca (OAE) ed ora è un membro del gruppo Kath’odon (“per strada”). E’ anche l’autore dell’edizione Greca del libro ” Cronaca della caduta di Slobodan Milosevic” (2007). Ecco cosa racconta della sua vicissitudine:
“Mercoledì, 22 Febbraio, come tutti sapete, era stato organizzato un concentramento in Piazza Syntagma. La verità è che questa volta la partecipazione della gente è stata bassa.
Verso le 19.00, dopo che la gente si era dispersa ed il traffico era tornato alla normalità, ho lasciato la piazza camminando verso via Panepistimiou. Dopo circa 300 metri, all’angolo tra le vie Panepistimiou e Amerikis, proseguendo, sono stato attaccato all’improvviso da un’intera squadra antisommossa (MAT). I poliziotti si sono precipitati su di me prendendomi alla sprovvista ed hanno cominciato a picchiarmi con gli scudi! I colpi sono stati così duri che mi colava sangue dal naso, e per un attimo ho pensato che era la fine della mia vita…
La squadra di polizia mi ha inchiodato sul marciapiede ed hanno cominciato a ridicolizzarmi, minacciando ed imprecando contro di me. Hanno afferrato il berretto che indossavo, che porta la A cerchiata. Mi avevano circondato, e non ero nemmeno visibile dai passanti. Allo stesso momento, uno dei poliziotti ha chiesto perchè mi puntavano così e gli altri hanno detto che ero un’anarchico. Quello che voglio segnalare qui è la questione che tutto quello che è accaduto è stato causato dal mio essere anarchico.
Una volta che mi hanno restituito il berretto e la carta d’identità, mi hanno ammanettato con le mani dietro la schiena e mi hanno spinto dentro una macchina della polizia. Sono stato trasferito al quartier generale della polizia (GADA) scortato da due poliziotti in borghese. Lì, mi sono state tolte le manette, hanno preso i miei dati, e dopo circa tre ore sono stato rilasciato.
Nel frattempo, la polizia non ha arrestato solo me; ho visto degli altri lì, giovani ed anziani, che erano stati fermati dalla polizia in diverse parti della città, e tutti provenienti da Syntagma. Dopo aver parlato con alcuni di loro, mi sono reso conto che perlomeno nessuno era stato picchiato. L’unico ricoperto di sangue ero io. Anche lo spolverino impermeabile che indossavo era pieno di sangue. Inoltre, c’erano macchie di sangue sui pantaloni. Dico tutto questo per sottolineare l’intensità dei colpi subiti”.
Cani da guardia del Potere, giù le mani dai compagni!
RILASCIO IMMEDIATO DELLA COMPAGNA ANARCHICA
STELLA ANTONIOU
NESSUN OSTAGGIO NELLE MANI DELLO STATO
Abbiamo messo questo striscione di solidarietà a Francoforte lungo il fiume Main, nella parte della città vecchia. Stella, Forza! Siamo con te, tu ci dai lezioni di coraggio in ogni momento con il tuo atteggiamento da dietro la sbarre della prigione. In questi momenti, in cui il numero dei compagni processati aumenta, non dobbiamo cessare di mostrare la nostra solidarietà!
L’occupazione del nostro ospedale in Kilkis da parte dei lavoratori è cominciato Martedi, 20 Febbraio, alle ore 08.30 locali. Questa occupazione non riguarda solo noi, i medici ed i lavoratori dell’ospedale di Kilkis. Nè si tratta solo del Sistema Sanitario Nazionale Greco (ESY), che sta crollando, anzi. Ci troviamo in questa lotta perchè ciò che realmente è in pericolo ora sono i diritti umani. E questa minaccia non è solo contro una nazione, o contro alcuni paesi, o alcuni gruppi sociali, ma contro le classi a basso e medio livello in Europa, America Asia, Africa, e in tutto il mondo. Ciò che è oggi in Grecia, è l’immagine del domani in Portogallo, Spagna, Italia ed il resto dei paesi nel mondo.
I lavoratori all’ospedale di Kilkis e nella maggior parte degli ospedali e dei centri sanitari in Grecia non vengono pagati in tempo ed alcuni di loro vedono i loro stipendi tagliati fino praticamente a zero. Un mio collega lavoratore e compagno è stato trasferito nella nostra clinica cardiologica in stato di shock, quando si è reso conto che invece di ricevere il solito assegno di 800 euro ( sì, quello è il suo stipendio mensile) da parte dello stato, ha ricevuto una nota che diceva che non solo non gli sarebbe stato pagato nulla per quel mese, ma deve anche restituire 170 euro. Altri lavoratori sono stati pagati solo 9 (nove) euro per questo mese. Quelli di noi che continuano a ricevere un qualche stipendio li sosterranno in ogni modo possibile.
I lavoratori all’ospedale di Kilkis e nella maggior parte degli ospedali e dei centri sanitari in Grecia non vengono pagati in tempo ed alcuni di loro vedono i loro stipendi tagliati fino praticamente a zero. Un mio collega lavoratore e compagno è stato trasferito nella nostra clinica cardiologica in stato di shock, quando si è reso conto che invece di ricevere il solito assegno di 800 euro ( sì, quello è il suo stipendio mensile) da parte dello stato, ha ricevuto una nota che diceva che non solo non gli sarebbe stato pagato nulla per quel mese, ma deve anche restituire 170 euro. Altri lavoratori sono stati pagati solo 9 (nove) euro per questo mese. Quelli di noi che continuano a ricevere un qualche stipendio li sosterranno in ogni modo possibile.
Questa è una guerra contro il popolo, contro tutta la comunità. Coloro che dicono che il debito pubblico della Grecia è il debito del popolo greco mentono. Non è il debito della gente. E’ stato creato dai governi in collaborazione con i banchieri, al fine di rendere la gente schiava. I prestiti alla Grecia non vengono utilizzati per gli stipendi, le pensioni e l’assistenza pubblica. E’ esattamente il contrario: i salari, le pensioni a l’assistenza sono usati per pagare i banchieri. Stanno mentendo. Contrariamente a quanto dichiarano, non vogliono una società libera dal debito. Creano i debiti loro stessi (con l’aiuto di governi e politici corrotti) per un loro beneficio. Hanno dato alla Grecia un primo ministro banchiere per garantire che il “lavoro” venga fatto correttamente. Il nostro Primo Ministro Lucas Papademos non è sato eletto affatto. E’ stato nominato dalla BCE e dai banchieri, con l’aiuto di politici corrotti Europei e Greci. Questa è la loro interpretazione del termine “democrazia”.
I debiti sono creati dalle banche che creano denaro dal nulla e riscuotono gli interessi, solo perchè i nostri governi hanno dato loro il diritto di farlo. E continuano a dire che quei debiti simo io e tu e i nostri figli e nipoti che dobbiamo pagarli con le nostre risorse personali e nazionali, con le nostre vite. Noi non gli dobbiamo nulla. Al contrario, loro devono al popolo gran parte delle fortune che hanno fatto grazie alla corruzione politica.
Se non apriamo gli occhi su questa verità, diventeremo presto tutti schiavi, lavorando per 200 euro al mese o meno. Questo per quelli di noi che saranno in grado di trovare un lavoro. Nessuna assistenza medica, senza pensioni, senza casa ed affamati, come è il caso oggi per i miei concittadini in Grecia. Migliaia di loro vivono all’aperto e affamati.
Non abbiamo alcuna intenzione di dipingere la realtà con tinte fosche, ma questa è la verità. Questa situazione non è dovuta per causa di un’incidente finanziario o monetario o per un’errore. E’ l’inizio della brutta fase di un lungo processo che segue con cura un piano progettato, un processo che si è avviato decenni fa.
Dobbiamo combattere insieme contro questo piano neo liberista. E questo è ciò che, a Kilkis ed in tante città in tutto il mondo, facciamo ora.
Per il momento, non stiamo considerando l’apertura di un conto per le donazioni. Potremmo, tuttavia aver bisogno di farlo in pochi mesi o settimane, se la situazione peggiora. Ciò di cui abbiamo bisogno oggi più di tutto è il sostegno morale e pubblicità. Le lotte locali di tutto il mondo vanno fatte conoscere e sostenute massicciamente se vogliamo vincere la guerra contro il sistema corrotto. Se potete pensare ad eventuali altri modi per diffondere le nostre notizie ed idee, sarebbe grandioso.
Potete contattarci a enosi.kilkis@yahoo.gr
Ancora una volta, non possiamo ringraziarvi abbastanza per i vostri pensieri e le vostre gentili parole.
Due processi sono attualmente in corso. Uno riguarda Lotta Rivoluzionaria (con otto accusati: quelli che hanno rivendicato l’appartenenza, Kostas Gournas, Nikos Maziotis e Pola Roupa, e Christoforos Kortesis, Sarantos Nikitopoulos, Vaggelis Stathopoulos, Maria Beraha e Kostas Katsenos, che rifiutano le accuse). Adesso, Katsenos è l’unico accusato ad essere detenuto. L’altro processo riguarda il caso Halandri (con quattro accusati: i quattro che hanno rivendicato l’appartenenza alla Cospirazione delle Cellule di Fuoco, Damiano Bolano, Giorgos e Michalis Nikolopoulos, Christos Tsakalos).
Il processo ai quattro compagni di Salonicco accusati di aver compiuto diversi attacchi incendiari tra il 2006 eil 2007 era stato stabilito per il 17 Febbraio, ma rinviato poi al 10 Gennaio 2013. Questo processo segna il primo tentativo da parte delle autorità greche di applicare agli anarchici la legge antiterrorista. Uno degli accusati, Vaggelis Botzatzis, ha già trascorso un anno in detenzione preventiva. Gli altri, Ilias Nikolaou, Dimitra Syrianou e Kostas Halazas erano clandestini fino a quando si sono consegnati nel Dicembre 2008 dopo che a Botzatzis era stato garantito il rilascio condizionale. Nikolaou, Syrianou e Halazas vennero rilasciati, ma Nikolaou venne di nuovo arrestato nel Gennaio 2009 e accusato di aver collocato un dispositivo incendiario in una caserma. Nikolaou ha scontato la condanna ed è stato rilasciato poco tempo fa. Comunque, il nuovo processo si prospetta difficile per tutti e quattro gli accusati.
A Marzo, tra poche settimane, gli ultimi due (almeno speriamo) processi che riguardano Simos Seisidis dovrebbero iniziare. Uno riguarda il furto di un’arma ad una guardia che sorvegliava la casa del giudice della corte suprema Kedikoglou, avvenuto un paio di anni fa. L’altro riguarda una rapina alla Alpha Bank nel quartiere di Nea Halkidona ad Atene, avvenuta diversi anni fa. I due reati gli sono stati attribuiti mentre era in clandestinità, e in sua assenza venne condannato a sei anni per la rapina a Alpha Bank. Pubblicheremo a breve più informazioni dettagliate sulla situazione di Seisidis.
L’8 Marzo è previsto l’inizio del processo al compagno anarchico Apostolis Kyriakopoulos e ad altri tre arrestati durante la rivolta di Dicembre 2008. Kyriakopoulos ha passato sei mesin in prigione prima del rilascio su condizione con accuse di lancio di molotov, ecc.
Il 5 Marzo, Konstantina Karakatsani – condannata a 11 anni durante il primo processo del caso Halandri, presenterà richiesta per la sospensione della pena. Lo stesso, il 19 Marzo, farà Panayiotis Masouras, accusato nello stesso caso.
Il 6 Marzo, la compagna Stella Antoniou, accusata della partecipazione nella Cospirazione delle Cellule di Fuoco, presenterà per la quinta volta la richiesta di rilascio per motivi di salute.
Il processo a Rami Syrianos inizierà il 26 Marzo. Egli è stato arrestato nel Gennaio 2011 dopo una rapina ad un’asta di veicoli a Salonicco. Un altro compagno, Kleomenis Savvanidis, sarà processato insieme a lui. Savvanidis venne arrestato lo stesso giorno di Syrianos e accusati di essere suo complice nonostante la mancanza di prove. Avendo dato un solido alibi e con diverse testimonianze a suo favore, Savvanidis è stato rilasciato su condizione due giorni dopo l’arresto, ma restano le accuse a suo carico.
L’udienza d’appello per Vaggelis Chrysochoidis e Polykarpos Georgiadis è programmata per il 26 Aprile. Entrambi sono stati arrestati nell’estate 2008 e accusati del rapimento dell’industriale Giorgos Mylonas e di altre rapine. Sono stati condannati a 22 anni e 6 mesi.
In tempi in cui i poveri sono battezzati come dei “mendicanti” e i ricchi come “filantropi”… in tempi di crisi generalizzata, quando il totalitarismo avanza, quando il centro di Atene è sotto uno stato di polizia per essere ricostruito, e le persone che lottano e provengono dagli strati sociali più bassi sono stigmatizzate come criminali, quando i migranti sono oggetto dell’accelerazione della società verso il fascismo e dagli attacchi razzisti… In questi tempi i centri sociali, come collinette di resistenza e lotta contro la barbarie, sono minacciati dalla repressione di stato…
OCCUPIAMO LE CASE VUOTE
PRENDIAMO LA VITA NELLE NOSTRE MANI
All’alba di giovedì 23 febbraio, abbiamo attaccato vari obiettivi in cinque aree differenti di Atene:
– Bancomat della National Bank of Greece a Thymarakia
– Bancomat della Marfin bank a Palaio Faliro
– Un veicolo del giornale Free Sunday, dell’editore Giorgos Kyrtsos, a Ilioupoli
– 4 bancomat a Ano Petralona (due della National Bank, uno della Piraeus bank, uno della Millennium bank)
– Una sede del Ministero della Cultura a Exarchia
Dedichiamo questi attacchi alla compagna anarchica Stella Antoniou, che è incarcerata nella prigione femminile di Koridallos dal 4 dicembre 2010, originariamente accusata di partecipazione in un’organizzazione terrorista sconosciuta, accusa che presto diventò partecipazione nella Cospirazione delle Cellule di Fuoco, secondo gli astratti scenari dell’unità antiterrorista della polizia. La verità è che Stella è accusata per la sua posizione combattiva contro lo Stato ed il Capitale. Mantiene questa posizione combattiva fino ad oggi, dentro le mura della prigione, partecipando attivamente alle lotte di massa dei reclusi, così come con la sua presenza nei problemi della vita quotidiana in carcere.
Stella affronta gravi problemi di salute cronici, che rendono il suo rilascio immediato, ed un suo regolare monitoraggio da parte dei dottori imperativo, qualcosa che è impossibile che succeda in quello che è chiamato in maniera eufemistica ospedale della prigione di Koridallos.
La posizione delle autorità dell’accusa, attraverso la ripetuta respinta delle sollecitazioni per il suo rilascio, mostra la natura vendicativa dello Stato contro le persone che ancora combattono; contro tutti coloro che né abbassano la loro testa, né accettano l’oppressione e la miseria imposte dal Potere dominante.
Nei nostri tempi, quando le ineguaglianze classiste diventano palesi nella pratica, colpendo sempre più strati sociali, noi progettiamo la solidarietà di classe tra i combattenti, la creazione di tumuli contro i piani del dominio, la rivoluzione sociale come unica via d’uscita verso la liberazione delle nostre vite.
Mandiamo i nostri saluti militanti all’anarchica Stella Antoniou e chiediamo il suo rilascio immediato
SOLIDARIETA’ CON ALEXANDROS MITROUSSIAS, KOSTAS SAKKAS E GIORGOS KARAGIANNIDIS, ACCUSATI PER LO STESSO CASO
Alcuni manifesti diffusi dal collettivo anarchico Vogliamo Tutto di Atene:
SIETE STATI, E RIMARRETE, FECCIA, SPIE E GIORNALISTI.
“Giovani incappucciati saccheggiano il centro di Atene. La città in fiamme è nelle loro mani. Caos, 50 vandali distruggono tutto ciò che trovano dinnanzi a loro e respingono i dimostranti pacifici. Dov’è la polizia?” (descrizione degli eventi del 12 Febbraio fatta dai media).
Gli scagnozzi dei padroni hanno offerto ancora una volta le proprie credenziali. La disgustosa attività dei giornalisti che non hanno esitato a parlare di lavoratori minacciati di perdere il lavoro come conseguenza degli scontri, o presunti piccoli imprenditori (si, le banche e le multinazionali!) di Stadiou Avenue! … fino alle teorie cospirative, ai provocatori parastatali. Queste non sono solo voci giornalistiche contorte o suscettibili. La fogna scoperchiata dalla feccia dei media è una pratica standard del dominio. Diffamazione, calunnie e disinformazione mirano all’isolamento e alla condanna della controviolenza sociale e a mettere paura ai proletari in lotta e agli insorti.
A QUESTO PUNTO, NESSUNO PUO’ FARE A MENO DI PRENDERE UNA POSIZIONE. POTETE CHINARE IL CAPO O SCENDERE NELLE STRADE!
Vogliamo tutto e per tutti, gruppo anarchico nel quartiere di Nea Smyrni e nelle zone vicine
SIAMO STATI, E RIMARREMO NELLE STRADE E SULLE BARRICATE
“Migliaia di insorti proletari hanno scelto di scontrarsi furiosamente con le forze repressive dei padroni, o si sono rifiutati di ritirarsi da Syntagma Square, nonostante l’infinito lancio di lacrimogeni da parte dell’antisommossa.” (Descrizione di ciò che abbiamo vissuto durante i magici momenti delle barricate ma anche delle proteste del 12 Febbraio).
Nel giorno della decisione sull’accordo dei prestiti, il giorno dove i padroni locali e internazionali decidevano il totale dissanguamento dei loro sottoposti, centinaia di migliaia di persone sono scese nelle strade. Slogan, passione, scontri, incendi di banche e catene commerciali, espropri e solidarietà attiva tra lavoratori nelle strade. I seguci della democrazia hanno attaccato con forza ma hanno fallito nel contenere la rabbia della gente. Ai telegiornali della sera, è seguita una seconda ondata di attacco repressivo da parte dei media, nel tentativo di intralciare la controviolenza sociale e di calunniare la moltitudine in lotta. E ancora, chiunque si sia trovato nelle strade in quei giorni sa fin troppo bene cosa è successo, sa chi sono i vari parastatali, chi ruba le loro vite, chi sono i nemici. Non esiste qualcosa come la realtà oggettiva. Potete rimanere spettatori, o essere li…
Vogliamo tutto e per tutti, gruppo anarchico nel quartiere di Nea Smyrni e nelle zone vicine
Il processo ai compagni è stato fissato per il 21 Marzo.
I compagni sono accusati di aver bruciato dei veicoli della Compagnia Elettrica Nazionale greca il 13 Ottobre 2010 a Salonicco. Per l’azione specifica, è stato arrestato ed è prigioniero il compagno Giannis Skouloudis, che ha rivendicato la responsabilità.
I compagni Tzifkas, Fessas, Dimtsiadis e Tsilianidis sono stati arrestati il 13 Gennaio 2011 visto che erano ricercati per lo stesso caso. Essi aspettano un secondo processo per altre accuse a loro carico.
MANIFESTO SOLIDALE DA SALONICCO:
SEMPRE IN GUERRA FINO ALLA LIBERAZIONE INDIVIDUALE E COLLETTIVA
con le mani che scavano vie di fuga
e i piedi infaticabili
aprendo percorsi di conflitto,
i nostri pensieri diverranno ombre feroci
e le nostre ombre si incontreranno
ancora e ancora
sotto il sole della costante rivolta
I NOSTRI OCCHI SPLENDONO NELL’OSCURITA’
SOLIDARIETA’ AGLI ANARCHICI RIVOLUZIONARI D. DIMTSIADIS, G. SKOULOUDIS, M. TSILIANIDIS, S. TZIFKAS.
Insieme a quelli che hanno osato con quelli che lottano ad ogni costo con quelli che si sono rifiutati di obbedire con quelli che scelgono di vivere furiosi con quelli che a scapito dei nostri tempi non si piegano con quelli che fieramente hanno supportato le proprie scelte.
La testimone Mattheou, residente a Dafni, era la proprietaria dell’auto su cui Lambros Foundas venne ucciso dai poliziotti. La donna, ovviamente, non ha potuto testimoniare nulla. Lei venne a sapere dell’incidente dalla televisione. Non ha neanche sentito i colpi di pistola. Non ha neanche ricordato se la sua macchina, che ha visto dopo un anno e mezzo, avesse due o tre fori di proiettile.
Della scena a Dafni, ha commentato N. Maziotis, l’accusa ha convocato solo questo testimone e non i due poliziotti coinvolti nell’omicidio di Lambros Foundas. Non ha convocato gli assassini, ovviamente per motivi di protezione. Questo comportamento non ci sorprende, ha continuato. Il ruolo della corte è di proteggere gli scagnozzi del sistema. Il valore della vita e della giustizia è rapportato alla stato di classe. Voi proteggete solo quelli come voi. Lambros Foundas rimarrà nella storia come combattente. Ha perso la vita combattendo per il cambiamento della società, quindi la crisi diventa la causa della rivoluzione sociale. E’ nostro compito difendere Lambros Foundas. Lui non è morto. E’ presente e immortale.
Questo giorno è particolarmente importante per noi cosi come per l’organizzazione, ha continuato P. Roupa. Parleremo del nostro compagno, per noi lui è ancora vivo. Lambros Foundas è “caduto” durante una precisa scelta dell’organizzazione. Lui è un simbolo della resistenza e dell’imminente rivoluzione sociale.
La testimone Vagou, proprietaria di un appartamento ad Ano Patissia, ha citato un tale Mantalozis che ha affittato l’appartamento, con il suo documento di identità. Quando ad un certo punto delle tasse comunali rimasero non pagate, lei guardò nella rubrica, trovato il Mantalozis, lui disse di non essere coinvolto, e lei capì che qualcosa non andava, fin quando lui le disse che sarebbe andato alla polizia. Lei potè entrare nell’appartamento solo 6 mesi dopo l’intervento della polizia e trovò tutto annerito per il tentativo di trovare impronte. Le dissero che non avevano trovato nulla. La testimone ha insistito nel dire che non riconosce alcuno degli accusati. Continue reading Aggiornamento sul processo a Lotta Rivoluzionaria, 06-02-2012→
La vecchia fabbrica della Peiraiki-Patraiki (ex produttore tessile più grande della Grecia) è una vasta area di edifici abbandonati proprio di fronte l’ultima Entrata/Uscita del nuovo porto di Patrasso. Negli ultimi mesi poche centinaia di immigrati provenienti dall’Afghanistan, Sudan e altri provenienti dall’Algeria, Somalia e dal Marocco hanno cominciato a vivere in questa zona. E’ una sede “precaria” per le persone che cercano di uscire dalla Grecia tutti i giorni, attraverso il porto, verso una nuova vita.
Non è solo un sogno quotidiano ed un aspirazione di andarsene, però, ma anche una continua lotta per la sopravvivenza; una quotidiana lotta con tutto ciò che comporta. I camion corrono attraverso gli immigrati uccidendoli, e gli immigrati muoiono all’interno dei camion in cerca di un riparo, oppure muoiono dal freddo; devono affrontare gli elementi ed alcuni congelano fino alla morte. Poi c’è sempre la polizia portuale, che li picchia, tortura ed umilia.
Negli ultimi 20 giorni, durante le vacanze di Natale, ci siamo ritrovati accanto ai migranti, dopo ripetuti incidenti, qua riassumiamo le condizioni di miseria e barbarie che vengono riservate loro a Patrasso, come un confine, come un passaggio per il loro transito verso l’Europa. Per essere più specifici :
20-12/2011 : Un 27 enne Afghano si è ferito seriamente alla testa dopo essere saltato dal secondo piano di un palazzo in costruzione nel tentativo di evitare i poliziotti che lo stavano inseguendo a Rio (una zona della città di Patrasso). Gli stessi poliziotti, nonostante il fatto abbiano visto la caduta, hanno lasciato il 27 enne dove si trovava, per terra ferito. Dopo un pò alcuni residenti della zona hanno chiamato un’ambulanza. I medici ospedalieri hanno negato le cure (perchè non aveva i documenti). Quando si sono accorti che aveva un’emorragia interna, lo hanno operato. Dopo l’operazione è rimasto sedato per 15 giorni. Oggi si trova nella clinica neurologica dell’ospedale generale di Patrasso in condizioni stabili.
23-12/2011 : I migranti che vivono nella Peiraiki-Patraki hanno fatto una manifestazione verso il centro della città e ritorno, con il supporto della gente che mostrava solidarietà, per protestare riguardo l’incidente del 27 enne ed in generale per le loro condizioni di vita.
27-12/2011 : Due giovani immigrati Afghani, che erano scomparsi il giorno precedente, sono tornati alla vecchia fabbrica pieni di ferite alla testa e alle gambe dopo essere stati duramente picchiati dalla guardia costiera dentro il nuovo porto.
03-01/2012 : Tre immigrati (di età compresa tra i 15 ed i 19 anni), che erano appena arrivati alla Peiraiki-Patraiki e non erano riusciti ha trovare un posto dove stabilirsi, hanno trovato rifugio nella cabina di un camion abbandonato all’interno della fabbrica. Hanno fatto un piccolo fuoco in un bidone di metallo per tenersi in caldo, ma sono rimasti bloccati all’interno del veicolo. Ciò ha portato uno di loro alla morte per mancanza di ossigeno e gli altri due sono finiti all’ospedale con gravi problemi di salute. I media locali hanno completamente distorto l’incidente ed hanno detto che il migrante è stato trovato morto nella zona del porto, all’interno di un camion che aveva l’Italia come destinazione finale.
04-01/2012 : Il giorno dopo il decesso all’interno del camion, circa 10 fottuti della DIAS (poliziotti in moto) sono entrati nella fabbrica all’alba. Hanno svegliato coloro che dormivano con calci e pugni, ed hanno proceduto a strappare e bruciare i documenti, rubandogli i soldi e i telefoni cellulari, insultandoli ed umiliandoli.
05-01/2012 : Le forze di polizia hanno fatto irruzione nella vecchia fabbrica ed hanno arrestato più di 50 immigrati, hanno poi raccolto e bruciati i loro averi con l’ausilio dell’OLPA SA (Autorità Portuale di Patrasso-OLPA, l’organizzazione che gestisce il porto di Patrasso) e probabilmente anche con l’aiuto del Comune di Patrasso. In particolare, hanno radunato vestiti, scarpe, coperte e quant’altro hanno potuto scoprire appartenere agli immigrati in cumuli, per gettarli nel fuoco o nell’immondizia.
Secondo i rapporti della polizia, 25 degli arrestati sono stati rilasciati mentre gli altri sono stati trasferiti nei centri di detenzione della polizia regionale ( a Pyrgos, Aigio, ecc.). Mentre il fuoco ardeva nei tre diversi luoghi che i poliziotti avevano appiccato, e distruggeva i beni dei migranti, le persone dell’OLPA sigillavano la fabbrica per rendere difficile ai migranti la permanenza.
Dopo l’arrivo nella zona di persone in solidarietà con gli immigrati, i poliziotti se ne sono andati. I vigili del fuoco sono arrivati 2-3 ore più tardi. Quel pomeriggio, anarchici, anti autoritari ed altri solidali hanno fatto una manifestazione nel centro di Patrasso come prima risposta per l’azione oppressiva contro i migranti.
Dopo l’arrivo nella zona di persone in solidarietà con gli immigrati, i poliziotti se ne sono andati. I vigili del fuoco sono arrivati 2-3 ore più tardi. Quel pomeriggio, anarchici, anti autoritari ed altri solidali hanno fatto una manifestazione nel centro di Patrasso come prima risposta per l’azione oppressiva contro i migranti.
Per noi è molto importante sottolineare lo speciale ruolo che L’OLPA, la polizia, la guardia costiera e i media ufficiali giocano nelle operazioni repressive contro i migranti della Peiraiki-Patraki. Vorremmo iniziare dall’OLPA, il proprietario di questo luogo che usa la scusa del poter fare soldi nella zona della fabbrica per giustificare questi attacchi contro gli immigrati.L’OLPA ha la responsabilità politica per i fatti del 5 Gennaio, così come per qualsiasi altra operazione potrebbe accadere in futuro in questo specifico ambito. Per questa organizzazione, il porto è una zona rossa ed un confine della fortezza Europa che dev’essere protetta con intensi controlli (dalle guardie di sicurezza e dai poliziotti portuali), in modo che il porto di Patrasso non perda l’immagine del moderno sistema di porto europeo. Come risultato, si distinguono contro la presenza dei migranti sia all’interno del porto che all’interno degli edifici della Peiraiki-Ptatraiki, dal momento che la loro presenza vicino i loro ingressi influenza, sia la credibilità del trasporto passeggeri e merci, che la sua immagine come potenziale zona turistica. L’obbiettivo del l’OLPA è quello di far scomparire gli immigrati da questa zona. Ciò può essere ottenuto attraverso la collaborazione della guardia costiera e della polizia, che sono da anni i responsabili di umiliazioni, pestaggi, torture e morte dei migranti.
Il modo come lavorano i meccanismi per l’applicazione della legge lo conosciamo ampiamente ormai da anni. Allo stesso tempo partecipano al traffico a pagamento degli immigrati, facendo finta di adempiere al loro ruolo istituzionale di ordine e legalità. Con tattiche tipicamente mafiose, hanno permesso ad alcuni di loro di passare ogni qualvolta ciò risulti favorevole ai loro traffici, mentre li hanno picchiati duramente ogni volta che non seguivano la “corretta” via per accedere al porto. Per noi, il loro ruolo istituzionale ed il ruolo mafioso sono due facce della stessa medaglia. Essi confermano la loro esistenza come istituzione che perpetua le condizioni di oppressione e sfruttamento. Fondamentalmente, questo è quello che fanno ogni volta che picchiano gli immigrati, attaccare coloro che resistono, mentre proteggono i padroni e le loro strutture. Questo è anche esattamente quello che fanno quando torturano i migranti, quando tengono le loro teste nel mare gelido, quando rubano loro il denaro e i telefoni cellulari, quando maledicono il loro paese ed il loro dio, quando bruciano le loro scarpe, i vestiti e le coperte…
Naturalmente non dobbiamo mai dimenticare in tutto questo i mass media. Dalla morte del migrante all’interno del camion per mancanza di ossigeno, causato dal suo tentativo di scaldarsi, fino all’attacco che ha avuto luogo il 5 Gennaio, i mass media hanno nascosto o distorto i fatti. Sono le stesse istituzioni la cui retorica si basa sullo sforzo di creare una società basata sulla paura degli immigrati e propone l’aumento della polizia come soluzione. Durante il tentativo di legittimare moralmente questo loro discorso, ogni tanto si ricordano le terribili condizioni di vita e la “tragedia di queste persone“, al fine di vestire il lavoro dei meccanismi repressivi di un mantello umanitario.
Siamo solidali con i migranti, non come proveniente da un senso di carità, ma di riconoscimento che in una società strutturata in classi, completa di relazioni autoritarie, l’unica scelta per coloro che sono in basso è quello di creare una comunità di lotta, senza gerarchie e divisioni nazionalistiche. Ai nostri occhi, il nemico non è quello della migrazione, ma le guerre, i saccheggi dell’economia, l’emorragia di interi paesi e persone, e , infine, il significato di capitalismo, tutto ciò che causa la migrazione…
POLIZIOTTI, GUARDIA COSTIERA, AUTORITA’ PORTUALI, MASS MEDIA
SAREMO SEMPRE CONTRO DI VOI.
GIU’ LA MANI DAI MIGRANTI ! LA SOLIDARIETA’ E’ LA NOSTRA ARMA !
Collettivo partecipativo di parola e azione di Perasma (passaggio) dell’occupazione Maragopouleio, via Gournari 102, Patrasso
Dal 17 Febbraio, i compagni Freddy Fuentevilla, Marcelo Villarroel e Juan Aliste, sono in sciopero della fame, in conformita’ con i giorni di agitazione internazionale di solidarieta’ per la loro liberta’ (dal 19 al 29 Febbraio). Qui potete leggere gli ultimi aggiornamenti sullo sciopero della fame dei tre combattenti, cosi come piu’ informazioni sul caso.
Venerdi’ mattina, la polizia e gli sceriffi sono venuti a sfrattare una serie di case occupate a Dalston Lane (nord-est di Londra), pero’ sfortunatamnete la brigata anti sfratto stava fuori, numerosa, questa volta con sessanta persone che bloccavano l’entrata e stavano allineati sul tetto.
Mentre la mattinata andava avanti con musica, sandwiches e l’abbaiare di un cane, la polizia e gli sceriffi guardavano senza speranza. Alla fine hanno accettato di andarsene, pero’ solo se lo striscione su cui c’era scritto “Fotti i giochi olimpici” fosse stato rimosso visto che era un po’ “forte”, cio’ ha provocato grandi risate della gente che stava sul tetto mentre si rifiutavano di farlo, la polizia se ne e’ andata da li’, moralmente sconfitta.
In questi tempi d’incertezza per il futuro dell’occupazione, la gente mantiene la sua solidarieta’ nel momento di dare rifugio
“Lo spirito dell’insurrezionalismo è ancora nell’aria come un faro di speranza – in questa oscura atmosfera da gabbie di repressione”. Eat e Billy (FAI indonesiana)
Odiamo i ricchi in BMW, infatti ci danno così fastidio che gli abbiamo mostrato il nostro odio bruciando una BMW ed un’altro SUV vicino, in Kimberly Avenue a Cambridge alle prime ore del 19 Febbraio. Proprio davanti alle case di questi coglioni che ovviamente si sono schierati volontariamente dalla parte di questa massiccia civilizzazione industriale e carceraria, per la distruzione della nostra madre terra e contro tutto ciò che amiamo. Solo un’altro piccolo gesto nella nostra guerra al mondo. Ci siamo riempiti con l’amore caldo e bruciante come il nostro odio – i nostri pensieri verso Reyhard Rumbayan (Eat) e Billy Augustan, sotto processo in Indonesia per aver bruciato un bancomat della BRI Bank a Yogyarta, il 7 Ottobre 2011, azione che hanno rivendicato come membri della Cellula Lunga Vita a Luciano Tortuga – FAI Indonesiana (Federazione Anarchica Informale). La loro tortura e la lunga prigionia, che i bastardi dello stato indonesiano hanno per loro pianificato grazie alla legge terrorista, sono solo un’altro motivo per il nostro rimanere ostinati nel nostro attacco a tutto il mondo – gli anarchici insurrezionali dell’internazionale nera – con incendi, bombe, sabotaggi e proiettili.
Mandiamo il nostro amore anche ai compagni sovversivi Juan Aliste, Freddy Fuentevilla e Marcelo Villaroel accusati in Cile di tre rapine in banca e di aver ucciso un poliziotto nell’Ottobre 2007, memori dell’appello internazionale di solidarietà tra il 19 e il 29 Febbraio, con questi compagni in sciopero della fame, per il quale sono stati isolati in celle di massima sicurezza – dichiarando “la nostra protesta non contempla domande d’appello dentro la prigione. Più accuratamente, essa è un gesto – e un’azione d’attacco di resistenza anticapitalistica che ci unisce con ogni altro prigioniero sovversivo autonomo anarchico rivoluzionario che, da differenti luoghi e campi di morte/isolamento, tiene viva la rivolta della rivoluzione sociale e la scomparsa della società di classi”. Forza ai dignitosi rivoluzionari Freddy, Juan e Marcelo che giornalmente ci danno molta forza! E solidarietà infiammata a tutti i nostri compagni in tutto l mondo che scelgono il difficile cammino della rivolta contro tutte le ineguaglianze. Sembra che non dobbiamo guardare troppo lontano per vedere altri che riscaldano i nostri cuori con la loro irriducibile ribellione contro questa grigia prigione di un mondo di auto e strade, centri commerciali e recinti spinati, complessi di case identiche e scuole/posti di lavoro/galere. La stampa locale ha speculato sul fatto che il 22 Novembre 2011 la Fire Cell/FAI ha bruciato delle auto al Histon Vauxhall Garage. Questo non è un caso e noi mandiamo i nostri calorosi saluti a questi anonimi incendiari – continuate ad appiccare il fuoco fino aquando le città non saranno polvere per fertilizzare un’immaginabile selvaggio futuro!!! Come anche salutiamo l’attacco incendiario che ha parzialmente danneggiato la banca Santander nel centro di Cambridge il 1 Febbraio 2012 e ci amareggia l’arresto di un giovane avvenuto in seguito, TUTTA LA NOSTRA SOLIDARIETA’ AGLI INCENDIARI ANTISISTEMA e ovviamente agli arrestati dopo gli scontri a Cambridge nella rivolta di Agosto nei quali alcuni poliziotti sono stati schiacciati e a chiunque senta la fiamma della vita bruciare più luminosa – avremo ancora il nostro momento, fino a quando saremo rivoltosi, gli scontri non sono morti – NULLA E’ FINITO TUTTO CONTINUA.
Ovviamente, non c’è bisogno di aspettare per iniziare a distruggere, così come non smetteremo di saccheggiare il sistema capitalista solo perchè non ci sono rivolte – dovete solo essere un pò più furbi! Chiunque può formare una cellula di resistenza senza leader e realizzare azioni come questa, condividendo metodi ed idee, coordinando anonimamente colpi contro il nemico, oltre tutti i confini, proprio come i nostri compagni a Bristol, Nottingham, Londra e in tutto il mondo!!
TERRORIZZIAMO IL NEMICO
DIFFONDIAMO IL FUOCO
Fire Cell / Informal Anarchist Federation – International Conspiracy for Revenge
Due ripetitori telefonici sono stati bruciati a sud di Mosca (in direzione di Rostov-na-Donu). Il plesso che abbiamo deciso di sabotare è un luogo popolare tra i cacciatori. E non solo. I residenti locali hanno deciso di aggiungere all’abuso della natura selvaggia, l’apertura di due resort per il commercio ittico. Essi allevano pesce per farlo pescare ai turisti.
Quindi con uno spirito festivo invernale (Natale/anno nuovo e San Valentino) abbiamo deciso di mandar loro un messaggio d’amore e d’armonia: 1 ripetitore è stato completamente bruciato, l’altro gravemente danneggiato.
Abbiamo usato dei dispositivi incendiari con 1,5 litri di benzina ciascuno.
Parole di solidarietà e supporto a Marco Camenisch, ai membri della FAI indonesiana (due in prigioniri ed uno latitante), ed a Silvia, Costa e Billy.
Il nostro rispetto e pieno supporto alle azioni realizzate dalle ITS (Individuals Tending towards the Wild), così come agli altri collettivi di liberazione degli animali / e della terra.
Il 9 Febbraio 2012, alle ore 06.30 del mattino nella zona dell’Istituto FIAN, un bidello ha trovato il corpo di Nikita Kalin, nato nel 1991. Alle 08.00 è arrivata la polizia, e alle ore 11.00 i poliziotti finalmente hanno contattato la madre dell’assassinato. Secondo sua madre, Nikita è stato accoltellato 61 volte; oltre a questo, le costole hanno subito fratture multiple, e la testa a pure delle ferite. Nessun oggetto personale è stato rubato. Attualmente, è stato arrestato un sospetto per l’omicidio, siccome è stato trovato del sangue di Nikita sui vestiti dell’arrestato.
E’ ovvio che Nikita sia stato attaccato da un gruppo. La polizia ha anche detto alla madre (in via ufficiosa) che l’indagato detenuto è un’attivista dei socialisti nazionali (neo-Nazi), e si rifiuta di fare i nomi di altri sospetti. Nonostante la brutalità dell’omicidio, l’investigazione non ha ancora proceduto a nessun interrogatorio, nè alla madre di Nikita, nè ai suoi amici, che sono state le ultime persone ad averlo visto. A causa di questo fatto, si presume che ci sarà un tentativo di insabbiare il caso, come spesso accade in Russia. Tuttavia, l’indagato ha già assunto un’avvocato.
Temiamo che le indagini della polizia stiano già lavorando in difesa degli interessi dell’arrestato, così è necessario il vostro supporto. A questo punto, un’organizzazione dei diritti umani ha fornito un’avvocato, ma altri fondi sono necessari per le spese funerarie. Nikita veniva da una semplice famiglia di operai, e non ha mai nascosto la sua visione antifascista ed anarchica. Se volete aiutare i suoi amici e la famiglia per i costi del funerale, potete donare alla Croce Nera Anarchica di Mosca, qui.
Gli assassini in uniforme hanno picchiato e fermato dei giovani per aver chiesto di veder rispettati i loro diritti, e come le proteste in corso di numerosi studenti e dei loro sostenitori affrontano un’epidemica brutalità della polizia
Mercoledì, 15 Febbraio 2012, numerose forze di polizia hanno attaccato una protesta degli studenti fuori l’IES Lluìs Vives (Istituto di Istruzione Secondaria, con studenti fra i 13 e i 18 anni) a Valencia, la terza più grande città di Spagna dopo Madrid e Barcellona. I poliziotti hanno brutalmente picchiato molti studenti che si erano radunati per esprimere la loro opposizione agli ulteriori tagli nel settore dell’istruzione pubblica e , in particolare per protestare contro le deplorevoli condizioni delle loro scuole. Durante il raid della polizia nel luogo del concentramento e nelle vie vicine, è stato arrestato un giovane.
^ Gli studenti cantano”ASSASSINI” dopo l’assalto dei poliziotti
Il 16 Febbraio, e mentre una massiccia protesta era stata indetta come risposta alla feroce aggressione della polizia del giorno precedente, i poliziotti hanno attaccato ancora una volta i manifestanti, che stavano bloccando il traffico nella via centrale Xàtiva. A nostra conoscenza, sei persone sono state arrestate. Poco dopo, quasi 300 sostenitori si sono riuniti davanti la sede della polizia per chiedere la liberazione di tutti i fermati. La feccia che applica la legge non ha esitato a lanciare un’altro attacco contro la folla, e questa volta sono state rapite e prese in custodia altre tre persone. Dopo molte ore, i fermati sono stati finalmente rilasciati, molti dei quali accusati di reati minori.
Ecco un’estratto da una dichiarazione dei compagni su quanto riguarda la loro presenza nelle strade della città il 17 Febbraio: “Venerd’ scorso, per il terzo giorno consecutivo, siamo scesi ancora nelle strade , incontrandoci all’entrata di una scuola, mostrando solidarietà con i fermati e coloro che lottano contro le misure sia del governo centrale che del governo della Catalogna che continuano a soffocarci e a provocare tensione a Valencia. Venerdì scorso siamo tornati a vedere le facce della gente, nella strada dove ci piace creare il nostro spazio ed a resistere ai colpi della polizia. Si dice che non tutti fossero studenti provenienti dall’ IES Lluis Vives, ed infatti è vero, alcuni di noi erano studenti provenienti da altre strutture, ed altri erano lavoratori part-time sfruttati, ma ognuno di noi è rimasto sbalordito dalla lezione di dignità degli studenti di questo istituto secondario , i quali erano auto organizzati e lottavano con i propri mezzi. E il fatto è che la lotta non dev’essere solo per il riscaldamento nelle aule, o per riparare una crepa. La lotta dev’essere per la nostra dignità, per riconquistare la nostra vita e costruire il nostro futuro”.
I maiali in uniforme ovviamente non erano contenti della repressione della settimana precedente sugli alunni, nonchè sui giovani manifestanti di diverse provenienze. Così, l’operazione di repressione è continuata il 20 Febbraio, durante le nuove proteste per l’istruzione per le strade di Valencia.
Nella mattinata di Lunedi, 6 Febbraio, una segnalazione della presenza della polizia vicino l’entrata principale del campus universitario, ha mobilitato il movimento studentesco ed altri sostenitori. E’ stata la fine della riappropriazione dello spazio autonomo studentesco, conosciuto come Ripresa Moradia (“Casa Ripresa”), che si trova al piano terra del blocco G dei locali residenziali dell’USP (CRUSP).
Dopo la serie di violazioni dei diritti umani durante la riappropriazione del Rettorato occupato, alla fine dello scorso anno, le persecuzioni contro il sindacato dei lavoratori dell’USP, i licenziamenti di massa e gli attacchi alla ” Cellula della Consapevolezza Nera”, il rettore continua a gestire l’Universita’ come se fosse un’impresa. Questa volta, ha deciso di “ripulire” il campus universitario pochi giorni prima dell’immatricolazione degli studenti del primo anno, che ha avuto luogo l’8 e il 9 Febbraio.
Nelle prime ore del 19 Febbraio, durante le vacanze di Carnevale, la polizia militare di San Paolo ha colto l’occasione per attaccare lo spazio autonomo degli studenti dell’USP. I poliziotti hanno usato proiettili di gomma, e nessuno studente dall’adiacente edificio poteva avvicinarsi per filmare, perlomeno, l’operazione di repressione. Dodici studenti sono stati arrestati. Sono trattenuti nel 14º dipartimento di polizia militare, che si trova in via Deputato Lacerda Franco 139, accusati di disobbedienza civile a danneggiamento di proprieta’ pubblica. Tutti e dodici non sono ancora stati rilasciati, perche’ caricati da una cauzione pecuniaria. Un gruppo di studenti che supporta i detenuti invitano tutti a San Paolo per un presidio fuori la stazione di polizia, per supportare il movimento studentesco ed aiutare a decidere sulle prossime iniziative di lotta nell’USP.
Si deve notare che, spesso in Brasile, i giovani vengono cacciati dalla polizia dai dormitori degli edifici residenziali universitari. A San Paolo, gli studenti rivendicano degli alloggi attraverso una politica degli alloggi, cosi’ come la fine della sorveglianza delle attivita’ politiche del personale e delle persone che vivono nel CRUSP.
Lo spazio autogestito Moradia Retomada esiste dal 17 Marzo 2010. Questo edificio era formalmente sotto l’amministrazione del Coordinamento dell’Assistenza Sociale (COSEAS). Lo spazio autonomo studentesco e’ stato sia leggittimato che , in quasi due anni, ha dato prova di aver fornito piu’ assistenza agli studenti del primo anno rispetto a quello che il sistema burocratico destinato a questo servizio abbia mai potuto dare. Contando sull’organizzazione interna, i membri di Moradia Retomada progettando e promuovendo attivita’ per l’accoglienza di nuovi studenti. Questo spazio auto organizzato dev’essere conservato come importante base per la lotta studentesca in corso.
Sabato 18/02, nella piazza centrale di Aghia Paraskevi (periferia nord di Atene), l’assemblea aperta dei residenti ha tenuto un raduno con microfono contro la repressione di stato, con la partecipazione di 50 persone, in solidarietà con il nostro compagno Panayiotis K. (membro dell’assemblea popolare) e degli altri tre compagni che sono stati arrestati alla manifestazione di Domenica 12/02, che si trova sotto CUSTODIA CAUTELARE da Giovedì, 16/02.
Il presidio è durato tre ore. Un comunicato è stato distribuito fra i passanti ed è stato letto attraverso l’impianto audio. Uno dei tre striscioni posti nella piazza recita “Poliziotti, mass media, autorità giudiziarie, giù le mani dai combattenti. Il 12 Febbraio è stato solo l’inizio. Rivolta fino al rovesciamento. Tutti nelle strade!”.
Noi condanniamo la custodia provocatoria e fascista, così come la gogna mediatica verso Panayiotis e gli altri tre manifestanti.
Esprimiamo la nostra solidarietà incondizionata verso gli arrestati e chiediamo la loro immediata liberazione. La solidarietà è la nostra arma!
Secondo aggiornamento sul processo a Eat e Billy (7/2/12)
La seconda fase del processo ai due combattenti sociali Reyhard Rumbayan (Eat) e Billy Augustea si è tenuta il 7 Febbraio 2012. L’ordine del giorno dell’udienza svoltasi presso il tribunale di Lahore, Jogjakarta, ha previsto l’ascolto dei testimoni. E’ stata presentata una testimonianza schiacciante e sono stati mostrati i dispositivi usati dai compagni nel secondo attacco.L’udienza riprenderà domani 14 Febbraio 2012. L’ordine sarà lo stesso, ovvero l’ascolto dei testimoni oculari.Chiediamo solidarietà e ancora una volta l’invito a partecipare all’udienza di domani. Mostrando solidarietà ai due coraggiosi che hanno attaccato l’oppressore. Mostrando che non lasceremo soli i nostri fratelli.Lunga vita all’azione diretta!
Lunga vita alla resistenza!
Terzo Aggiornamento sul processo a Eat e Billy (14/2/12)
Reyhard Rumbayan (Eat) e Billy Augustan (Billy) sono tornati ieri (14 Febbraio 2012) in aula per la terza volta. Il programma iniziato con l’udienza del 7 Febbraio è proseguito con l’ascolto delle testimonianze. L’accusa ha detto che presenterà 30 testimoni per dimostrare al giudice che i due combattenti possono essere accusati di terrorismo.Il processo stesso ci sembra che sia incredibilmente chiaro una triste parodia dello stato. I due testimoni presentati nella seconda udienza avevano anche ammesso che la loro prova consisteva solo nell’aver visto Eat e Billy in un bar prima che avvenisse l’incendio. E i due testimoni, che sono i proprietari del bar, davanti ai giudici, hanno dichiarato che che non avevano sentito la conversazione la notte prima che avvenisse l’attacco.Un’altra peculiarità è anche la prova che le istituzioni stanno cercando di intrappolare i nostri fratelli. Uno degli altri testimoni ha detto di non aver visto Eat sul posto quando il bancomat della Bri Bank è stato incendiato. E’ piuttosto certo che l’accusa – come strumento della repressione statale – sia incapace di produrre testimoni per provare che questi due combattenti sono coinvolto in una rete di terrorismo internazionale.Un altro brutto scenario per i due fratelli-combattenti è la creazione di un secondo processo separato. Per cercare di farli testimoniare a scapito dell’altro. Entrambi i compagni continuano a ricevere l’intimidazione e il terrore degli interroganti, oltre al fatto che sono in bracci della prigione dove le condizioni sono misere. La polizia ha inoltre deliberatamente interrotto i tentativi di comunicazione con alcuni compagni dei combattenti, quelli che seguono gli sviluppi di questo caso e sono più vicini.La lunghezza dello sviluppo del processo è anche una tattica usata dallo stato per sottoporre i compagni Eat e Billy a sfinimento psicologico. Lo stato sta deliberatamente facendo un secondo processo come strumento di terrore contro il dissenso crescente.Ma noi siamo molto sicuri che i due fratelli non si arrenderanno e non soccomberanno alle forze del capitale e dello stato. Crediamo inoltre che l’imprigionamento che li affligge non smorzerà l’espressione di rabbia contro la tirannia.
Lunga vita all’azione! Libertù per Eat e Billy! Fuoco a tutte le prigioni!
PS : Entrambi i compagni (Eat e Billy) chiedono supporto psicologico sotto forma di donazione di libri. Se qualcuno ha letto un libro tipo romanzo e vuole esprimere solidarietà, può contattarci via mail (negasidaurulang (at) gmail.com) per concordare l’eventuale invio della corrispondenza.
Dal momento che l’attacco generalizzato a tutta la società in termini di diritti del lavoro, sociali e politici ha avuto una massiccia risposta la scorsa Domenica, 12-02, con il concentramento di centinaia di miglia di manifestanti in tutta la Grecia, il Potere gioca la sua ultima carta, quella di intensificare la repressione, per poter gestire la rabbia sociale.
Domenica mattina, decine di attivisti sono stati rapiti dallo Stato-terrorista, alcuni addirittura dalle loro case. Quattro dimostranti ateniesi, difensori del diritto alla vita, e non alla mera sopravvivenza, sono stati imprigionati prima del processo che potrebbe richiedere mesi prima del suo inizio. Altri sono stati perseguiti tre giorni dopo le proteste e le dimostrazioni in altre città Greche. Pochi giorni prima, sui canali televisivi e sui media, grande presenza dei politici, dirigenti collaboratori della Troika che sollevavano interrogativi sull’esistenza e sul funzionamento di Indymedia.
Con un’annuncio di Venerdì pomeriggio, 17/02, il Rettore del Politecnico di Atene mette in guardia il pubblico circa interruzioni di energia negli edifici universitari per motivi di “manutenzione”! Hanno trovato così un modo per imbavagliare athens.indymedia.org, tagliando l’energia elettrica. Hanno già lanciato attacchi informatici al server di Atene IMC domenica scorsa, 12/02, durante le grandi manifestazioni in tutto il paese.
Questo annuncio puzza di repressione di stato da chilometri di distanza., soprattutto se prendiamo in considerazione la sequenza degli eventi e delle pressioni della scosra settimana, con l’inasprimento dell’atteggiamento del regime. Questo odora di cattive notizie in vista della prossima mobilitazione di larghe parti della società, Domenica 19 Febbraio, dal momento che Atene IMC è uno dei pochi spazi dove gli eventi sono comunicati dai partecipanti senza mediazioni o distorsioni dei sottomessi media pubblici.
Ma continueranno a trovarci di fronte a loro.
P.S. Non abbiamo dimenticato, naturalmente, tutte le precedenti manipolazioni non repressive dello Stato, in coordinamento con i fascisti, anche allora, quando non hanno collaborato ufficialmente l’uno con l’altro e hanno mantenuto una certa formale distanza…
Da https://chat.koumbit.net si può accedere al canale IRC di Atene IMC per la diffusione immediata di aggiornamenti, scegliere un nickname distintivo su (Nicknames:) e digitare #athens nel campo (Channels)
Canzone anti autoritaria, basata su una poesia del 1978 della poetessa anarchica Katerina Gogou, riarrangiata dalla band Entropia
“25 Maggio”
Una mattina aprirò la porta,
e uscirò per le strade, come ho fatto ieri
E penserò a nient’altro
ma quel pezzo dal padre e dal mare
questi unici pezzi con cui mi hanno lasciato ;
e la città, la città che hanno lasciato a marcire, ed i nostri amici che sono andati perduti.
Una mattina aprirò la porta
e passerò direttamente nel fuoco
Vado fuori come ho fatto ieri,
gridando “fascisti!”
erigendo barricate e lanciando pietre,
con una bandiera rossa tenuta in alto, splende il sole.
Aprirò la porta_ e non è che ho paura –
ma, vedete, volevo dirti
che io non ce l’ho fatta in tempo
e che avete bisogno d’imparare
non scendere nelle strade senza nessuna arma
come ho fatto io; perchè non ho fatto in tempo,
altrimenti sparirete come ho fatto io, “così”, “vagamente”,
rotto in piccoli pezzi come il mare,
anni d’infanzia e striscioni rossi.
Una mattina apro la porta e svanirò via con il sogno della rivoluzione
all’interno della solitudine infinita delle strade che saranno in fiamme,
all’interno della solitudine infinita delle barricate di carta,
essere chiamati – non ci credo! – come “provocatori”.
I nostri cuori battono per la libertà. Quando si guarda la Grecia, dove migliaia di persone, ogni volta più intensamente, si rivoltano contro lo Stato, il Capitale, lo sfruttamento e l’oppressione, vengono picchiate sempre di più.
In solidarietà con i rivoltosi vogliamo partecipare alla diffusione della rivolta da qui, nel quasi pacifico territorio del capitalismo.
Siamo pieni di passione per una società libera, una società solidale in cui ognuno auto determina la propria vita e in cui il denaro non ha alcun ruolo per quel che riguarda i bisogni di base.
In profonda negazione con il sistema dominante del denaro, dei privilegi e dell’autorità, abbiamo scaricato la nostra rabbia contro le vetrine e un Bancomat della Commerzbank della città di Bielefeld, nella notte del 17 Febbraio.