Il Coordinamento Liber*Selvadec vi invita all’incontro “Cominciando dai visoni…” che si terrà giovedì 23 Gennaio 2014 c/o Arci INK MANIA di Treviglio (BG) dalle ore 20.30.
Per informazioni: liberselvadec@inventati.org
Il Coordinamento Liber*Selvadec vi invita all’incontro “Cominciando dai visoni…” che si terrà giovedì 23 Gennaio 2014 c/o Arci INK MANIA di Treviglio (BG) dalle ore 20.30.
Per informazioni: liberselvadec@inventati.org
Oggi 17 Gennaio 2014 si è tenuta l’udienza preliminare per il caso della “Operazione Ardire” relativo al filone perugino, l’accusa di associazione terrorista (270bis), su richiesta della stessa PM Manuela Comodi, è stata archiviata, mentre i/le compagni/e sono stati rinviati a giudizio per alcuni fatti specifici (imbrattamenti, ecc), a cui però è stata riconosciuta l’aggravante di terrorismo.
Solidarietà a tutti/e i/le compagni/e imputati/e!
Tornando al Maggio 2012, Roberto Adinolfi era a capo di Ansaldo Nucleare, che costruisce centrali nucleari in tutta l’Europa, inclusa una a Kroko, Slovenia, e Cernadova, Romania. Adinolfi ha potere, soldi, prestigio e influenza. Per lui, le sofferenze e le morti a Fukushima, Giappone, non sono state neanche lontanamente vicine quanto l’ufficio con il climatizzatore o la sua lussuosa casa a Genova o i suoi abiti costosi.
Alcune volte, devi rompere qualche uovo per fare una frittata. E inoltre, ancora nessuna delle sue trappole mortali si è sciolta.
Ancora. Parola chiave. Ancora.
Roberto Adinolfi col suo potere, denaro, prestigio e influenza non ha neanche notato il mezzo che lo seguiva davanti casa. Ha creduto con arroganza che avrebbe fatto un’intera carriera guadagnando denaro a palate facendo rotolare il dado radioattivo e scommettendo milioni di vite altrui, e che mai avrebbe dovuto rispondere a nessuno, in ogni caso.
Cosi la mattina del 7 Maggio, Adinolfi è uscito dalla sua lussuosa abitazione a Genova e si è diretto verso il suo ampio ufficio con l’aria condizionata – quando un proiettile anarchico lo ha azzoppato. Ha perso sangue ed ha urlato.
Il suo vestito costoso si era rovinato.
Alfredo Cospito e Nicola Gai si sono assunti questo servizio pubblico umanitario di consegnare un chiaro messaggio ad Adinolfi da parte di milioni di future vittime del suo olocausto nucleare. Non hanno ricevuto premi o encomi, ma rispettivamente 10 anni e 8 mesi e 9 anni e 4 mesi.
Risulta chiaro che il governo italiano reputa più importante il vestito macchiato di Adinolfi rispetto alle milioni di vite che tremano all’ombra dell’incubo nucleare. Data la lunga esperienza di delusi gerarchi, questo probabilmente non suonerà strano.
I comunicati ispiranti e decisi di Alfredo Cospito e di Nicola Gai si trovano, in inglese, su Act For Freedom Now.
Il 30 Ottobre, quando Cospito ha cercato di leggere il proprio comunicato in aula, i giudici lo hanno interrotto e poi mediante l’intervento della polizia hanno espulso i due anarchici dall’aula.
Vedendo tutti i resoconti, l’indirizzo di casa dei giudici è ancora sconosciuto. Il giudice non sembra camminare con una stampella.
I pubblici ministeri Nicola Piacente e Silvio Franz, che hanno arringato a lungo e ottenuto un milione di euro come danni (da pagare senza dubbio per il vestito di Adinolfi) camminano con spensieratezza e passo simmetrico. Questi funzionari chiaramente non hanno ancora ricevuto un proiettile nelle ginocchia.
Ancora. Parola chiave. Ancora.
Oltre alla reale, penetrante, ferita giustizia che è piuttosto ovvia, c’è anche una sorta di giustizia poetica in tutto ciò. Non solo il povero e l’impotente che si svegliano spaventati ogni giorno – non più. Cosi come la gente che teme di sentire la sirena dalla vicina centrale, i funzionari in Italia adesso trattengono il respiro quando escono dalle loro case e si dirigono a commettere la loro quota giornaliera di atrocità mondane.
Quando le auto gli sgommano vicino, loro si pisciano un po addosso, e accelerano, rovesciando il caffè. In quel momento di panico e terrore, intravedono un frammento del futuro, una visione, dove i dirigenti aziendali e i legislatori, banchieri e magnati del petrolio, vertici militari e capi di stato, zoppicano su e giu per i marciapiedi appoggiandosi ai bastoni o incespicando con le stampelle, sorridono e annuiscono gli uni con gli altri mentre passano, ma con sorrisi terribili e occhi spiritati.
Credo che questo momento gli sembri molto reale, e rabbrividiscono quando contemplano tutti questi spari ben mirati, espressamente non letali … perché i tiratori li vogliono vivi.
Se li uccidi, non capiranno nulla.
Ci sono parcheggi in tutti il mondo, dove tanti miseri e infami Adinolfi passano per andare a casa dopo una giornata di lavoro passata ad uccidere il futuro. Parlano ai loro cellulari con le loro mogli mentre mandano messaggi alle amanti e pianificano le fosse comuni che orchestreranno l’indomani.
Non fanno mai caso alle auto alle loro spalle. Non sospendono mai nulla.
Quanti Alfredo Cospito e Nicola Gai potrebbero esserci?
Quanti davvero.
Sean Swain 243205
Ohio State Penitentiary
878 Coitsville-Hubbard Road
Youngstown, Ohio 44505, USA
Oggi 20 Dicembre 2013, il compagno Sergio Maria Stefani è stato scarcerato per decorrenza termini dopo 18 mesi di custodia preventiva in merito alla cosiddetta “Operazione Ardire”, di cui era rimasto l’ultimo accusato in prigione. Anche lui, come gli altri compagni rilasciati nei mesi scorsi, è stato sottoposto ad obbligo di dimora e di firma.
In 17 Novembre, a seguito della decisione dell’Udienza Nazionale a Madrid, è stata disposta la custodia cautelare (molto probabilmente FIES) per Mónica Caballero e Francisco Solar. Mentre i compagni Gerardo Formoso, X.X e Rocío Yune sono stati scarcerati dopo 5 giorni di detenzione in isolamento, il passaporto gli è stato ritirato e rimangono con l’obbligo di firma periodica nei tribunali.
I reati per i quali sono stati accusati sono :
– appartenenza ad un’organizzazione terroristica,
– attentati terroristi (collocazione dell’artefatto a Saragozza),
– cospirazione per la commissione di attentati terroristi (presunti progetti per un attentato al monastero di Montserrat a Barcellona).
Ricordiamo che la compagna Mónica è vegana (rimanendo tale anche durante la sua carcerazione in Cile nel 2010) ed è un punto da tenere presente nella sua quotidianità, dovunque si trovi.
Compagn* non dimenticate e non lasciamoli soli!
Libertà per Monica e Francisco!
È stata emessa stamattina la sentenza nei confronti di Nicola Gai ed Alfredo Cospito, primo grado in rito abbreviato, per il ferimento Adinolfi, da loro rivendicato in aula nella scorsa udienza del 30 ottobre, i compagni non hanno partecipato a quest’udienza. Queste le condanne:
– 10 anni ed 8 mesi ad Alfredo
– 9 anni e 4 mesi a Nicola
Per attentato con finalità di terrorismo, art. 280, con reato ostativo (impossibilità di avere accesso a benefici, domiciliari, semilibertà, ecc. viste riconosciute le finalità di terrorismo). La valutazione del risarcimento richiesto dalle parti civili (Stato Italiano, Ansaldo Nucleare ed Adinolfi stesso) è stata rimandata ad una eventuale causa civile. La gup Giacalone si è dimostrata completamente asservita alle tesi della procura secondo cui sussistono le finalita di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico visto che, nella persona di Adinolfi, amministratore delegato Ansaldo Nucleare, è stata colpita la Finmeccanica, azienda di stato, con interessi mondiali nella produzione di sistemi di controllo e difesa.
Nella certezza di dove realmente alberghino i reali produttori di terrore indiscriminato e morte, un forte abbraccio solidale a Nicola, ad Alfredo, a quanti non si piegano alle logiche del terrore proprie del dominio.
per scrivere ai compagni
Nicola Gai
Alfredo Cospito
C.C.Ferrara Via Arginone 327. 44122 Ferrara
più d’informazione: nidieunimaitres@gmail.com
30 ottobre
Tribunale di Genova blindato, ingresso ‘’preferenziale’’ sul retro per accedere direttamente all’ aula Coco, non più di 24 per volta, secondo la capienza massima dell’ aula scelta per ordine della Procura, per motivi di ordine pubblico. L’ accesso dei solidali, in un ‘aula già colma di pennivendoli e sbirri in borghese, è ulteriormente rallentato dai controlli: perquisizioni, metal detector, fotocopia dei documenti. La maggior parte dei solidali, 200 secondo i media di regime, rimane all’ esterno dell’ aula, di fronte alle guardie in tenuta antisommossa.
Alfredo e Nicola- portati in mattinata direttamente dal carcere di Ferrara- vengono fatti sedere nelle prime fila, non nella gabbia perché troppo vicini al pubblico, all’ ingresso del giudice si rifiutano di alzarsi, appena la gup Annalisa Giacalone inizia a parlare, Alfredo la interrompe affermando di non riconoscere quel tribunale e di aver intenzione di leggere un documento, senza aspettare i tempi ed i riti processuali. Inizia a leggere tra le urla di incitamento dei solidali e le lamentele della Giacalone. Dopo pochi minuti viene allontanato, con Nicola, a forza, dall’ aula: i compagni lanciano gli scritti nelle loro mani contro il giudice tra le urla dei solidali che, non appena Nicola ed Alfredo escono abbandonano a loro volta l’ aula.
Un corteo spontaneo abbandona il tribunale ed occupa un’ aula universitaria, più tardi verrà affisso nel centro di Genova uno striscione ‘’Solidali con Nicola ed Alfredo, Finmeccanica fabbrica morte’’. Nel frattempo vengono resi pubblici gli scritti di Nicola ed Alfredo in cui rivendicano, con orgoglio ed ironia, di essere gli autori del gesto e la loro identità di anarchici, sottolineano le responsabilità mortifere di Ansaldo e Finmeccanica, rendono pubbliche le modalità dell’ azione e l’ urlo di Adinolfi al momento del ferimento “…so chi vi manda…”, più tardi i media di regime ricameranno su queste affermazioni.
Il pm Silvio Franz ed il procuratore aggiunto Nicola Piacente chiedono, subordinati al rito abbreviato, 12 anni per Alfredo, 10 per Nicola (richieste iniziali di 18 e 15 anni ), in base all’ accusa di 280 bis, il ministero dell’ interno costituitosi parte civile (Gianmario Rocchittta, avvocato dello stato) un milione di euro di risarcimento. La prossima e conclusiva udienza, con le repliche e la sentenza, si terrà il 12 novembre, i compagni hanno già fatto sapere di non aver intenzione di presenziarvi.
più d’informazione: nidieunimaitres@gmail.com
Nella mattinata di oggi, 30 Ottobre 2013, si è aperto al tribunale di Genova il processo a carico dei compagni anarchici Alfredo Cospito e Nicola Gai, accusati di aver gambizzato l’ad di Finmeccanica Roberto Adinolfi. Azione rivendicata dal Nucleo Olga FAI/FRI.
Più di duecento compagni solidali si sono presentati all’appuntamento, diverse decine hanno anche presenziato in aula. Tribunale e zone adiacenti massicciamente militarizzate (chiuse al traffico le vie d’accesso), con grandi dispiegamento di polizia (circa un centinaio di agenti, molti in tenuta antisommossa) e rigorose misure di sicurezza. La Questura, infatti, non ha perso tempo a parlare di “serio rischio per l’ordine pubblico”.
L’arrivo di Alfredo e Nicola è stato salutato dalle urla e dagli applausi dei compagni all’interno dell’aula. Alfredo, prendendo la parola incurante della volontà della corte, ha iniziato a leggere il proprio contributo. Lette appena poche righe, è avvenuto il suo prevedibile allontanamento coatto dall’aula, disposto dal giudice e contestato sonoramente dai presenti. Nicola, di conseguenza, poco dopo ha lasciato l’aula.
I giudici hanno pertanto messo agli atti, e successivamente letto, i contributi dei due compagni, i quali hanno rivendicato l’azione e ne hanno spiegato i motivi, oltre che la ricostruzione, all’interno dei loro testi.
Dopo l’allontanamento di Alfredo e Nicola, molti compagni si sono diretti verso l’aula magna dell’università sita in Via delle Fontane, per poi occuparla poco dopo.
Le richieste di condanne da parte dell’accusa sono di 12 anni per Alfredo e 10 per Nicola.
Il processo riprenderà il 12 Novembre 2013, e ci sarà la sentenza!
Solidarietà ai compagni Alfredo e Nicola!
Fuori tutti dalle galere, dentro nessuno solo macerie!
Per l’Anarchia!
Puoi leggere le dichiarazioni di Alfredo Cospito e Nicola Gai, quì e quì
Dopo un po’ di discussioni sull’istituzione carceraria, dopo alcune riflessioni sia collettive che individuali, e dopo varie critiche e auto-critiche sul modo di lottare contro il carcere e la società che lo genera, abbiamo deciso di fare un opuscolo di approfondimento per conoscere meglio il nostro nemico. Come individui che anelano alla propria “libertà” non possiamo che odiare nel profondo di noi stessi tale struttura e chi vi “lavora” o chi vi collabora. Per noi il carcere non è solamente rappresentato da quelle mura che vediamo, ma anche dalle relazioni economiche, politiche e sociali che ruotano attorno a questa struttura. Per questo motivo abbiamo deciso di approfondire un po’ meglio tutte queste relazioni che si reggono sulla sofferenza di migliaia di uomini che sono rinchiusi in questi posti e sulla collaborazione di altri che contribuiscono a mantenere e a far funzionare la reclusione carceraria.
Clicca sulla foto per scaricarlo in PDF.
Oggi 22/10/13, presso il tribunale di Perugia, è stata emessa la sentenza di primo grado in merito alla cosiddetta operazione “Shadow”. L’impianto accusatorio è crollato interamente, tutti/e i/le compagni/e sono stati assolti perché il fatto non sussiste. Fa eccezione Sergio Maria Stefani, condannato a 3 anni e 3 mesi per furto d’auto. Adesso la PM Comodi, distintasi come al solito per i suoi deliri in aula, stavolta prontamente contrastati dal compagno Sergio che ha partecipato al processo (istantaneamente denunciato da lei per oltraggio), ha 90 giorni per impugnare la sentenza e presentare ricorso in appello.
Sergio resta prigioniero nel carcere di Ferrara in custodia cautelare per via dell’operazione “Ardire” (partorita sempre dalla Comodi). Mentre il 6/11/13 ci sarà, sempre al tribunale di Perugia, l’udienza preliminare dell’operazione “Ardire” relativa al troncone perugino.
metà settembre 2013
“Come libeccio con le anime mortali” è nato dal bisogno e dal desiderio di creare una possibilità di autofinanziamento a partire da una passione che nessuna gabbia potrà mai rinchiudere: la poesia. Così, nonostante i muri e le sbarre che pretendono isolarci e annulare ogni impulso vitale, grazie alla disponibilità e al lavoro paziente di carissimi individui affini e solidali, i miei versi sono stati salvati dalla dispersione e convertiti in un libro-raccolta. Solo una minima parte li ho scritto in carcere (capitolo 3) anche se dopo la consegna delle bozze ne ho composti altri, ispirata da quelle stesse sbarre che rinchiudono e spesso uccidono.
Questo libro rappresenta un modesto contributo per le spese che purtroppo, quando si ha a che fare con la galera e repressione, si rivelano necessarie; il ricavato della sua vendita, infatti, verrà versato alle Casse di Solidarietà delle Alpi Occidentali e Aracnide che lo utilizzeranno nel modo più opportuno.
“Come libeccio con le anime mortali” è uscito qualche giorno prima di me, da pochi giorni “libera”. Mai come in questo periodo osservo con intensità la società e l’ambiente in cui viviamo come un’enorme prigione a cielo aperto…mai come ora penso sia necessario continuare a combattere la paura e lottare per l’Annarchia e per una vita realmente libera e liberata da ogni forma di autorità.
Saluto e ringrazio con forza e determinazione tutti/e coloro che avranno modo di ritrovarsi tra le mani questa raccolta di poesie e di contribuire alla sua diffusione.
Colgo l’occasione per salutare e ringraziare caramente i/le compagni/e di Barcellona che si son dimostrati/e disponibili a leggere le mie poesie…un giorno ci incontreremo.
Contro ogni gabbia!
Elisa Di Bernardo
* Il confino era una misura data agli anarchici e non dal regime fascista negli anni ’20-’30, ora nel regime democratico nulla è cambiato
In data 9/10/13, presso la corte d’assise di Perugia, la PM Manuela Comodi ha chiesto le seguenti condanne per i/le compagni/e accusati nel cosiddetto processo “Shadow”:
Sergio Maria Stefani – 10 anni e 1200 euro di multa
Alessandro Settepani – 8 anni
Alfredo Cospito, Anna Beniamino e Stefano dal Moro – 5 anni e 6 mesi
Maria Ludovica Maschietto – 4 anni
Il 16 Ottobre sono previste le repliche della difesa, mentre la sentenza è programmata per il 22 Ottobre.
Solidarietà a tutti i/le compagni/e accusati!
Apprendiamo oggi 8/9/13 che i compagni Stefano Gabriele Fosco ed Elisa Di Bernardo, redattori di Culmine e arrestati il 13 Giugno 2012 per la cosiddetta “Operazione Ardire”, sono stati scarcerati in data odierna a seguito di una richiesta per decorrenza termini. I compagni, cosi come Giuseppe Lo Turco ed Alessandro Settepani scarcerati a metà giugno di quest’anno, sono sottoposti ad obbligo di firma e di dimora.
Sergio Maria Stefani, al momento, resta ancora in custodia preventiva e l’ultimo dei prigionieri di tale operazione repressiva.
Domenica 15 settembre, alle 14:00, si terrà alla Riottosa Squat a Firenze il 3° incontro “A testa alta” sulla lotta e solidarietà rivoluzionaria e per una presenza solidale al processo a Nicola Gai e Alfredo Cospito che si terrà il 30 ottobre a Genova.
Sono Francesco mi trovo agli arresti domiciliari da ormai 9 mesi per i fatti accaduti a Roma il 15 ottobre 2011, durante le più o meno lunghe giornate trascorse tra le mura di casa ho potuto fare molti ragionamenti sulla repressione e comprendere maggiormente quanto sia importante la solidarietà e quanto basti poco per attuarla.
Anche solo due righe su un foglietto da parte di un amico o di uno sconosciuto o un saluto dal vicolo sotto casa riempiono il cuore e danno la forza di andare avanti e resistere, per questo voglio ringraziare tutti coloro che mi sono stati e sono vicini senza i quali non so davvero come avrei potuto fare.
Sono già parecchie le condanne inflitte per quella giornata e a settembre ripartirà il processo, derivante dal terzo filone d’indagini, nel quale con altre 17 persone siamo imputati con l’accusa di devastazione e saccheggio per tutti, resistenza e tentato omicidio per alcuni.
Con pene che vanno dagli 8 ai 15 anni di reclusione, lo stato vuol renderci dei veri e propri spaventa passeri, degli esempi di cosa succede a chi osa alzare la testa e ribellarsi in questo sistema marcio e infame. Così succede anche in Val Susa con perquisizioni, fogli di via e arresti mirati a valligiani e compagni più presenti e attivi, operazioni che tendono a smorzare la forza d’animo di un movimento popolare che vive da più di vent’anni.
Ebbene io non voglio essere uno spaventa passeri per nessuno, anzi…convinto del fatto che la miglior difesa sia l’attacco e che bisogna rispondere colpo su colpo alla repressione la giusta reazione è continuare a lottare con più determinazione e rabbia ad ogni arresto, e pensare ai prigionieri come compagni da liberare e non come esempi di quello che può succedere lottando…essere consapevoli dei rischi vuol dire accettarli,con timore magari, ma non averne paura!
Questa mia situazione attuale di detenzione la vivo come una fase, un periodo di rafforzamento interiore contro il sistema a cui mi oppongo cercando di continuare a combattere come posso, non sono certo il rimorso o il pentimento che mi pervadono, anzi la rabbia e la determinazione a continuare a lottare.
Un pensiero particolare va al mio amico e compagno Albe anche lui costretto agli arresti domiciliari per essersi opposto alla devastazione, al saccheggio e alla militarizzazione della Val Susa, speriamo di rivederci presto tra i vicoli e i sentieri!!
tutta la mia solidarietà va ai prigionieri nelle case, nelle carceri e nei cie, ai detenuti in lotta, e a chi continua a ribellarsi nelle strade, valli e città…
non c’è miglior solidarietà dell’azione diretta.
Ogni giorno 15 ottobre.
Fra
Riceviamo via Hors Service. Fonte: Tairsìa, n°5, agosto 2013.
Oggi, 14 Agosto 2013, è stata notificata la chiusura delle indagini preliminari in riferimento all’Operazione Thor portata avanti della Procura di Bologna dai pm Antonio Guastapane e Antonella Scandellari. Sei in tutto i/le compagni/e indagati/e, con l’aggiunta dei compagni Stefano Fosco (attualmente prigioniero nel carcere di Ferrara per l’operazione “Ardire”) e Giuseppe Lo Turco (i quali, ad Agosto 2012, non risultavano indagati per questi fatti). Forse cosi si potrebbe spiegare la “visita informale” ricevuta nel carcere di Ferrare dai due compagni a metà Aprile 2013, proprio da personale della ps di Ravenna. Visita finita chiaramente con un buco nell’acqua da parte degli sbirri.
Il reato contestato a tutti gli indagati è il sempre presente 270bis, in merito alla costituzione di un presunto gruppo aderente alla FAI/FRI. Poi ad alcuni vengono contestati episodi specifici, tra cui:
– La distruzione di un bancomat Unicredit a Ravenna (21 Settembre 2011): rivendicazione
– Il danneggiamento di una decina di veicoli (di ENI, CMC, suv di lusso ecc) a Ravenna (19-20 Novembre 2011): rivendicazione
– L’incendio dell’ingresso di una filiale Unicredit (3-4 Dicembre 2011) a Ravenna: rivendicazione
Aggiornamenti I & II qui
Quelli che seguono sono i due scritti di Nicola Gai censurati e trattenuti dall’amministrazione penitenziaria, il secondo in particolare, è quello che ha provocato il procedimento per tentata istigazione a delinquere ai danni di Nicola, citando integralmente l’ineguagliabile prosa giudiziaria “per aver compiuto atti idonei diretti in modo non equivoco a istigare appartenenti a organizzazioni anarchiche a compiere atti violenti con finalità di terrorismo in particolare”, utilizzando la corrispondenza di Sergio Stefani, anch’egli detenuto presso la casa circondariale di Ferrara, invitava a seguire l’esempio degli appartenenti alle Cellule di Fuoco Fai/Fri greche che nel giugno 2013 hanno “fatto saltare in aria la macchina del direttore del carcere di Koridallos ad Atene” e indicando come obiettivo il direttore della Casa Circondariale di Ferrara (“informiamoci su dove parcheggia il direttore e agiamo di conseguenza” ) – fatto non verificatosi in quanto la missiva era fatta oggetto di censura in Ferrara nel giugno 2013. In data 29 luglio è stata poi ufficialmente disposta la censura della corrispondenza di Sergio e Stefano.
Per informazioni ed aggiornamenti : nidieunimaitres@gmail.com
UN CONTRIBUTO PER L’ INCONTRO DEL 3 AGOSTO ALLA RIOTTOSA
Care compagne e cari compagni, ho saputo con piacere degli incontri che si stanno tenendo per organizzare una presenza solidale in occasione del nostro processo. Vi invio questo scritto, anche se non pensato specificatamente per tali riunioni, ma penso che possa dare degli ulteriori spunti per la discussione. Sia Alfredo che io abbiamo trovato molto interessante che il documento “A testa alta”, che introduce gli incontri, non sia strettamente incentrato sul nostro caso, ma “usi” questo specifico episodio repressivo per tornare a discutere di temi importanti, quali la solidarietà rivoluzionaria, l’azione anarchica, il rapporto con le lotte sociali, ecc., di cui, purtroppo, ultimamente si ragiona, o meglio, non si ragiona che per frasi fatte. Noi non possiamo che augurarci che tutte queste discussioni non perdano mai di vista l’ aspetto pratico della lotta anarchica, crediamo che tutti i ragionamenti debbano essere indirizzati a rendere più incisiva e concreta la nostra azione. In merito a quello di cui siamo accusati, il ferimento dell’ A.D.di Ansaldo Nucleare, ci pronunceremo più avanti quando inizierà il processo il 30 ottobre.
Forza compagni c’è un intero mondo da demolire! Viva la nuova anarchia!
Nicola Gai
23/07/2013 Ferrara
Ferrara, giugno 2013
SULLA LOTTA ANTICARCERARIA
Da qualche tempo è evidente come sia tornata alla ribalta la lotta anticarceraria, nuove figure di “ribelli sociali” vengono spinte sul palcoscenico dal movimento allora si ricomincia: manifestazioni, presidi e proposte di bollettini per dare spazio alle lamentazioni che vengono dalle segrete di stato. Niente di nuovo all’ orizzonte, ciclicamente la trottola, cui troppo sovente somiglia il nostro movimento, rimbalza su di un diverso aspetto di questo mondo di merda e si rimette a girare. L’ interesse dei compagni si ridesta, si dà vita ad assemblee in cui si sostiene che bisogna approfondire l’argomento, capire quello che succede nei luoghi di tortura…e qual’ è il risultato? Si decide di andare a volantinare ai familiari dei detenuti nei giorni di colloquio e si organizza un presidio che sicuramente sarà un successo, in quanto i prigionieri “risponderanno” numerosi ed entusiasti. A dir la verità ultimamente, si è aggiunto al solito copione un nuovo atto, a dir poco sconcertante : un presidio “determinato e comunicativo” sotto il ministero di Giustizia a Roma. Per quanto ci abbia pensato non sono riuscito a capire cosa ci facciano degli anarchici, incazzati per i pestaggi avvenuti nel carcere di Tolmezzo, sotto il ministero se non sono lì per dargli fuoco.
Per quanto il carcere sia un problema permanente, le “mobilitazioni” contro di esso sono episodi che durano finché l’attenzione dei compagni non è richiamata da qualche altra “emergenza”. O finché l’oggetto delle nostre attenzioni (il ribelle sociale, il proletario recluso, ecc.) non cerca un interlocutore, più o meno istituzionale, che ritiene più adatto a soddisfare le sue necessità. Le mie considerazioni, ci tengo a chiarirlo non sono dettate da qualsivoglia astio personale o pretesa di particolare competenza del settore, ma dal semplice dato anagrafico : ho partecipato a diverse ondate di lotta anticarceraria, tutte nate con premesse simili e smorzatesi nello stesso modo. Mi ricordo molto bene la lotta degli ergastolani, anche in quel caso entusiasmo, assemblee, presidi, un bollettino anticarcerario, poi i protagonisti della protesta, spesso dipinti come ribelli indomiti, decidono di sospendere lo sciopero della fame ed i percorrere strade più istituzionali per risolvere il loro problema : fine di tutto e si riparte con un’altra lotta. Penso che sia necessario fermarsi a riflettere sul perché ciclicamente si ripresentino le stesse situazioni, sempre simili negli esiti. Perché non riusciamo a dare maggior continuità ed incisività al nostro agire? Sono certo che dobbiamo smetterla di farci trasportare dall’ emotività, dall’ emergenza del momento. Giochiamo troppo spesso in difesa, sembra quasi che il compito degli anarchici sia quello di risolvere i problemi dell’ ”oggetto” rivoluzionario di turno :carcerati, immigrati, sfruttati, ecc. Sono convinto che gli anarchici debbano “semplicemente” attaccare, ognuno con i propri metodi e tempi, cercando di vivere la [….], la gioia della distruzione senza cercare il “consenso” fra gli sfruttati di turno. A questo punto qualcuno potrebbe farmi notare che le mie sono enunciazioni di principio, da tutti condivisibili, ma praticamente cosa propongo di fare? Prendiamo spunto da quanto accade attorno a noi. Il carcere è una tale mostruosità che non abbiamo bisogno di conoscere ogni singolo sopruso che vi venga commesso per sapere che vada distrutto. Non impelaghiamoci in più o meno approfonditi studi sulle trasformazioni dell’ apparato carcerario, facciamo come i compagni greci della Cospirazione delle cellule di fuoco-Fai/Fri- Bande della Coscienza-Fai/Irf Cellula Sole-Baleno *: informiamoci su dove parcheggia il direttore ed agiamo di conseguenza. Imitiamo i compagni cileni della Cellula antiautoritaria insurrezionale -“Panagiotis Argirou”-Fai/Irf che il 12 maggio hanno colpito l’Associazione nazionale dei funzionari penitenziari a Santiago del Cile.Oppure prendiamo spunto dagli anonimi compagni che a Trento, alcuni mesi fa, hanno dato fuoco agli automezzi di una ditta che specula sul sopravvitto dei detenuti.
Se siamo tutti concordi che non ci sia niente di più bello che un carcere che bruci, armiamo i nostri desideri e diamoci da fare.
Nicola Gai
* Ai primi di giugno è stata fatta saltare in aria la macchina del direttore del carcere di Koridallos ad Atene. Tale azione è stata la prima del “Progetto Fenice”, è stata poi seguita dall’attacco contro l’auto di un secondino del carcere di Nafplio, sempre in Grecia, ad opera dei compagni della Cospirazione internazionale per la vendetta-Fai/Fri. Il progetto Fenice ha avuto un ulteriore seguito con due azioni, in Indonesia e, nuovamente in Grecia.
(Tratto da “Aversión”–publicación anarquista, n°8, Maggio 2013)
1.-AVERSIÓN: Negli ultimi anni. Per ragioni che rifuggono da quest’analisi e che hanno a che vedere più che altro con l’indirizzo che sta prendendo il sistema, ma che evidentemente colpiscono la nostra maniera di relazionarci, ci sono nati blog e siti web che hanno rimpiazzato il compito che fino ad ora veniva svolto dalle nostre pubblicazioni. Come credete che ciò influenzi le lotte e la loro percezione?.
-CULMINE: siamo sicuramente convintx che stiamo vivendo un periodo nuovo all’interno dell’anarchismo. I blog ed i siti web permettono la diffusione di comunicati, scritti, elaborazioni in maniera veloce in tutte le parti del pianeta, e permettono lo scambio di idee e proposte tra compagnx che probabilmente non avranno mai la possibilità di incontrarsi fisicamente. Si tratta di una vera e propria rivoluzione all’interno dei rapporti tra anarchicx. Siamo ben consci dei grandi limiti presenti in questo nuovo modo di rapportarsi, sia perché lo strumento utilizzato non è neutro, ma gestito e controllato dal nemico, sia perché i rischi che si corrono sono molto elevati, come è accaduto con “Culmine”, che comunque non ha scelto l’anonimato. Il blog anarchico “Culmine” è stato ingabbiato il 13 Giugno 2012 anche per il suo lavoro di controinformazione.
Piuttosto complesso è il discorso relativo alle lotte ed alla loro percezione. Bisogna partire dal dato di fatto che, attualmente – nel 2013 – , tutti movimenti utilizzano internet: politici, ecologisti, culturali e persino antitecnologici (questo paradosso meriterebbe un approfondimento ma non in questa sede). Anche all’interno dell’anarchismo praticamente tutti i gruppi di qualsiasi tendenza hanno a che vedere con la rete, ma negli ultimi tempi c’è stata l’irruzione delle reti sociali, come twitter o facebook. Con effetti deleteri. Ad ogni modo non abbiamo mai pensato che i blog di controinformazione debbano sostituire le pubblicazioni in cartaceo.
2. A: Sembra che attualmente internet abbracci molti aspetti della nostra esistenza influendo in maniera radicale nelle relazioni umane, contribuendo enormemente all’isolamento, all’atomizzazione e all’alienazione. Non credete che manchino delle posizioni critiche dall’ambiente anarchico su questo strumento?.
-C: sì, è vero che internet è fortemente presente nelle nostre vite esistenti ma noi tuttx, anarchicx compresx, utilizziamo questo strumento nella vita quotidiana anche per viaggiare o leggere un quotidiano. Non ci sono posizioni di forte e dura critica e distacco nei confronti di tale tecnologia e non crediamo bastino alcune analisi di critica e distacco nei confronti della rete, con un atteggiamento di snobismo elitista da parte dei pochi che tutto hanno compreso. Condividiamo l’urgenza del problema, ossia che corriamo il rischio di isolarci sempre più e di rendere virtuale qualsiasi aspetto della lotta, anche il confronto umano, ma al contempo noi non cessiamo di immaginare le potenzialità insite in una diffusione in tutti gli angoli del pianeta delle nostre idee e pratiche iconoclaste. Più che altro manca una doverosa riflessione su come impostare la nostra esistenza totalmente fuori dalla virtualità. Si tratta, in fin dei conti, del dilemma dell’anti civilizzazione, ancora troppo ancorato all’attuale modello della nostra società. A tal proposito “Culmine” più di una volta ha dimostrato di apprezzare questa tematica rimandando però ad un futuro indefinito un proprio scritto di riflessione. Premessa l’attuale estrema difficoltà di poterlo stilare congiuntamente in tempi celeri, non esclude di farlo prossimamente.
3. A: Concretamente, “Culmine” è il primo caso che si sappia di repressione contro un blog anarchico di controinformazione. A cosa credete si debba questo?. Perché “Culmine” e non altri blog e siti?.
-C: in primo luogo la repressione contro “Culmine” ha a che vedere con la legislazione antiterrorista italiana. Erede delle leggi speciali utilizzate nei cosiddetto “anni di piombo”. Bisogna specificare che noi di “Culmine” non siamo solo accusatx di violazione delle leggi sull’informazione o sull’apologia, ma di aver progettato, finanziato ed effettuato materialmente degli attentati esplosivi. Perché “Culmine” e non altri blog?. Perché, a nostro avviso, “Culmine” negli anni della sua esistenza s’è caratterizzato nel non censurare comunicati di azioni dirette da tutto il mondo, dando anche spazio alla voce dex tantx prigionierx anarchicx. Non siamo i soli a farlo, abbiamo visto nascere tanti altri blog o siti con i quali abbiamo condiviso riflessioni ed esperienze. L’ingabbiamento di “Culmine” è un brutto segnale da parte della repressione in quanto rappresenta uno scenario che potrebbe ripetersi anche per altre esperienze simili a livello controinformativo. È significativo, per esempio, che secondo l’accusa riprova della nostra non resipiscenza dopo la perquisizione del 29 Marzo 2012 (che già preannunciava una repressione crescente) sia stata la nostra immediata diffusione di un comunicato per avvertire altri blog dell’accaduto e della violazione dello stesso “Culmine”. Continue reading Intervista al blog incarcerato “Culmine”
“Primo opuscolo di Edizioni RadioAzione, realizzato grazie alla collaborazione del compagno Marco Camenisch a cui va tutta la mia solidarietà e complicità.” —RadioAzione