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Atene: Rafforzare la reciproca solidarietà

Domenica, 11 marzo alcuni compagni provenienti da paesi diversi hanno preso parte all’assemblea aperta di Contra Info ad Atene. Così, il giorno seguente, siamo riusciti a portare a termine un’azione simbolica di solidarietà internazionale e di contro-informazione allo stesso tempo, attaccando striscioni riguardanti quattro importanti casi in diverse parti del centro di Atene.

Un piccolo striscione su cui si legge ‘Solidarietà internazionale tra gli oppressi’ è stato messo all’ingresso del Politecnico in Stournari Street. Inoltre, al Politecnico, sul lato di Via Patission, abbiamo posizionato uno striscione per il compagno Tortuga in vista del 20 marzo, giornata internazionale di azioni in solidarietà con Luciano Pitronello, che rischia di subire  15 anni di carcere da parte delle autorità di perseguimento penale dello Stato cileno, per aver collocato un’ordigno esplosivo in una filiale della Banca Santander il 1 ° giugno 2011, a Santiago. Sullo striscione si legge in spagnolo / greco: ‘Libertà per il compagno Tortuga! Solidarietà con gli ostaggi della guerra in Cile ‘.

In piazza Exarchia abbiamo messo uno striscione in memoria di Oury Jalloh, in tedesco / Greco: ‘Il caso Oury Jalloh: e’ stato un’omicidio! La memoria di Oury Jalloh è viva! Nessuna tolleranza per gli assassini di Stato. Solidarietà con i compagni in Germania. ‘Oury fu bruciato vivo all’interno di una stazione di polizia a Dessau, in Germania, il 7 gennaio 2005. Da allora in avanti, parenti, amici e sostenitori hanno portato il caso davanti ai giudici, chiedendo la punizione dei responsabili per l’omicidio del 36 enne profugo dalla Sierra Leone. Nei giorni scorsi, sotto il terrore della polizia, il caso è stato esaminato nel tribunale distrettuale di Magdeburgo.

In Via Patission, al di fuori dell’ Università di Economia e Commercio di Atene (ASOEE), uno striscione scritto in italiano / greco ‘NO TAV, NO STATO, NO CAPITALE – Solidarietà con Luca Abbà – Sabotaggio a tutte le linee ad alta velocità del sistema’ è stato appeso per l’attivista NO TAV italiano, che è ancora ricoverato in ospedale dopo essere stato ferito gravemente il 27 Febbraio, durante l’ennesima operazione repressiva in Val di Susa. Nonostante la mano assassina dello Stato e del Capitale, la protesta rimane viva; la lotta contro la linea dei treni ad alta velocità Torino-Lione continua dai primi anni ’90 ad oggi.

All’ingresso del Panteion (Università di Scienze Politiche e Sociali), situato sulla Syngrou Avenue, abbiamo messo uno striscione scritto in francese / Greco: ‘Solidarietà con Ivan, Bruno, Damien, Inès, Franck, Javier – Giù le mani dai nostri compagni in Francia ! ‘Questi sei anarchici sono perseguiti sotto la legge anti-terrorismo da quattro anni. In breve, tutti e sei sono nello stesso processo per essere giudicati secondo la legge anti terrorismo francese. Ivan, Bruno e Damien sono stati arrestati nel gennaio 2008 per il possesso di fumogeni mentre si dirigevano verso una protesta fuori dal centro di detenzione di Vincennes. Pochi giorni dopo, Inès e Franck sono stati arrestati in Vierzon per possesso di manuali per le tecniche di sabotaggio ed una mappa del carcere minorile. Le autorità hanno usato l’identificazione del DNA ed hanno affermato che il campione di DNA di Inès  combacia con una delle cinque tracce di DNA trovate sul sacchetto contenente le bottiglie con la benzina in un camion rimorchio della polizia, tra i due turni delle elezioni presidenziali nel 2007. Entrambe le indagini sono state ben presto unite in un unico caso, e i procuratori anti terrorismo hanno preso il sopravvento. Poi i poliziotti avrebbero scoperto il DNA di Damien su tale borsa. A seguito di questa pratica dei test del DNA, non passò molto tempo prima che il fratello di Inès , Javier, fosse  arrestato anche per il fatto del 2007. Inoltre, nel giugno 2010 Javier era stato incriminato per una serie di sabotaggi dei quadri elettrici delle stazioni di segnalazione della SNCF, incendi dolosi che avevano paralizzato parte del traffico ferroviario durante il movimento del ‘CPE’ nel 2006. Ancora una volta, il DNA di Javier fu’ trovato dalla polizia sulla scena di un tentativo di sabotaggio. Tutti e sei hanno fatto dai 5 ai 13 mesi di reclusione come detenuti in attesa di giudizio. Le accuse principali nei loro confronti sono: partecipazione ad un’organizzazione con il fine di preparare atti terroristici (per sei di essi), fabbricazione di esplosivi (per tre di loro), tentata distruzione di beni appartenenti ad altri (per tre di loro), possesso e trasporto di prodotti esplosivi o di incendio (per quattro di loro), ed il rifiuto a presentare campioni di DNA (per tre di essi). Il loro processo è previsto per il 14 maggio 2012, a Parigi – più informazioni in francese 1, 2, 3.

Grecia: Cronaca dei recenti attacchi contro gli immigrati ed alcune prime considerazioni sui recenti avvenimenti a Patrasso

23 Gennaio, 2012

La vecchia fabbrica della Peiraiki-Patraiki (ex produttore tessile più grande della Grecia) è una vasta area di edifici abbandonati proprio di fronte l’ultima Entrata/Uscita del nuovo porto di Patrasso. Negli ultimi mesi poche centinaia di immigrati provenienti dall’Afghanistan, Sudan e altri provenienti dall’Algeria, Somalia e dal Marocco hanno cominciato a vivere in questa zona. E’ una sede “precaria” per le persone che cercano di uscire dalla Grecia tutti i giorni, attraverso il porto, verso una nuova vita.

Non è solo un sogno quotidiano ed un aspirazione di andarsene, però, ma anche una continua lotta per la sopravvivenza; una quotidiana lotta con tutto ciò che comporta. I camion corrono attraverso gli immigrati uccidendoli, e gli immigrati muoiono all’interno dei camion in cerca di un riparo, oppure muoiono dal freddo; devono affrontare gli elementi ed alcuni congelano fino alla morte. Poi c’è sempre la polizia portuale, che li picchia, tortura ed umilia.

Negli ultimi 20 giorni, durante le vacanze di Natale, ci siamo ritrovati accanto ai migranti, dopo ripetuti incidenti, qua riassumiamo le condizioni di miseria e barbarie che vengono riservate loro a Patrasso, come un confine, come un passaggio per il loro transito verso l’Europa. Per essere più specifici :

20-12/2011 : Un 27 enne Afghano si è ferito seriamente alla testa dopo essere saltato dal secondo piano di un palazzo in costruzione nel tentativo di evitare i poliziotti che lo stavano inseguendo a Rio (una zona della città di Patrasso). Gli stessi poliziotti, nonostante il fatto abbiano visto la caduta, hanno lasciato il 27 enne dove si trovava, per terra ferito. Dopo un pò alcuni residenti della zona hanno chiamato un’ambulanza. I medici ospedalieri hanno negato le cure (perchè non aveva i documenti). Quando si sono accorti che aveva un’emorragia interna, lo hanno operato. Dopo l’operazione è rimasto sedato per 15 giorni. Oggi si trova nella clinica neurologica dell’ospedale generale di Patrasso in condizioni stabili.

Patrasso, 23 Dicembre, 2011

23-12/2011 : I migranti che vivono nella Peiraiki-Patraki hanno fatto una manifestazione verso il centro della città e ritorno, con il supporto della gente che mostrava solidarietà, per protestare riguardo l’incidente del 27 enne ed in generale per le loro condizioni di vita.

27-12/2011 : Due giovani immigrati Afghani, che erano scomparsi il giorno precedente, sono tornati alla vecchia fabbrica pieni di ferite alla testa e alle gambe dopo essere stati duramente picchiati dalla guardia costiera dentro il nuovo porto.

03-01/2012 : Tre immigrati (di età compresa tra i 15 ed i 19 anni), che erano appena arrivati alla Peiraiki-Patraiki e non erano riusciti ha trovare un posto dove stabilirsi, hanno trovato rifugio nella cabina di un camion abbandonato all’interno della fabbrica. Hanno fatto un piccolo fuoco in un bidone di metallo per tenersi in caldo, ma sono rimasti bloccati all’interno del veicolo. Ciò ha portato uno di loro alla morte per mancanza di ossigeno e gli altri due sono finiti all’ospedale con gravi problemi di salute. I media locali hanno completamente distorto l’incidente ed hanno detto che il migrante è stato trovato morto nella zona del porto, all’interno di un camion che aveva l’Italia come destinazione finale.

04-01/2012 : Il giorno dopo il decesso all’interno del camion, circa 10 fottuti della DIAS (poliziotti in moto) sono entrati nella fabbrica all’alba. Hanno svegliato coloro che dormivano con calci e pugni, ed hanno proceduto a strappare e bruciare i documenti, rubandogli i soldi e i telefoni cellulari, insultandoli ed umiliandoli.

05-01/2012 : Le forze di polizia hanno fatto irruzione nella vecchia fabbrica ed hanno arrestato più di 50 immigrati, hanno poi raccolto e bruciati i loro averi con l’ausilio dell’OLPA SA (Autorità Portuale di Patrasso-OLPA, l’organizzazione che gestisce il porto di Patrasso) e probabilmente anche con l’aiuto del Comune di Patrasso. In particolare, hanno radunato vestiti, scarpe, coperte e quant’altro hanno potuto scoprire appartenere agli immigrati in cumuli, per gettarli nel fuoco o nell’immondizia.

Secondo i rapporti della polizia, 25 degli arrestati sono stati rilasciati mentre gli altri sono stati trasferiti nei centri di detenzione della polizia regionale ( a Pyrgos, Aigio, ecc.). Mentre il fuoco ardeva nei tre diversi luoghi che i poliziotti avevano appiccato, e distruggeva i beni dei migranti, le persone dell’OLPA sigillavano la fabbrica per rendere difficile ai migranti la permanenza.

Dopo l’arrivo nella zona di persone in solidarietà con gli immigrati, i poliziotti se ne sono andati. I vigili del fuoco sono arrivati 2-3 ore più tardi. Quel pomeriggio, anarchici, anti autoritari ed altri solidali hanno fatto una manifestazione nel centro di Patrasso come prima risposta per l’azione oppressiva contro i migranti.

Dopo l’arrivo nella zona di persone in solidarietà con gli immigrati, i poliziotti se ne sono andati. I vigili del fuoco sono arrivati 2-3 ore più tardi. Quel pomeriggio, anarchici, anti autoritari ed altri solidali hanno fatto una manifestazione nel centro di Patrasso come prima risposta per l’azione oppressiva contro i migranti.

Per noi è molto importante sottolineare lo speciale ruolo che L’OLPA, la polizia, la guardia costiera e i media ufficiali giocano nelle operazioni repressive contro i migranti della Peiraiki-Patraki. Vorremmo iniziare dall’OLPA, il proprietario di questo luogo che usa la scusa del poter fare soldi nella zona della fabbrica per giustificare questi attacchi contro gli immigrati.L’OLPA ha la responsabilità politica per i fatti del 5 Gennaio, così come per qualsiasi altra operazione potrebbe accadere in futuro in questo specifico ambito. Per questa organizzazione, il porto è una zona rossa ed un confine della fortezza Europa che dev’essere protetta con intensi controlli (dalle guardie di sicurezza e dai poliziotti portuali), in modo che il porto di Patrasso non perda l’immagine del moderno sistema di porto europeo. Come risultato, si distinguono contro la presenza dei migranti sia all’interno del porto che all’interno degli edifici della Peiraiki-Ptatraiki, dal momento che la loro presenza vicino i loro ingressi influenza, sia la credibilità del trasporto passeggeri e merci, che la sua immagine come potenziale zona turistica. L’obbiettivo del l’OLPA è quello di far scomparire gli immigrati da questa zona. Ciò può essere ottenuto attraverso la collaborazione della guardia costiera e della polizia, che sono da anni i responsabili di umiliazioni, pestaggi, torture e morte dei migranti.

Il modo come lavorano i meccanismi per l’applicazione della legge lo conosciamo ampiamente ormai da anni. Allo stesso tempo partecipano al traffico a pagamento degli immigrati, facendo finta di adempiere al loro ruolo istituzionale di ordine e legalità. Con tattiche tipicamente mafiose, hanno permesso ad alcuni di loro di passare ogni qualvolta ciò risulti favorevole ai loro traffici, mentre li hanno picchiati duramente ogni volta che non seguivano la “corretta” via per accedere al porto. Per noi, il loro ruolo istituzionale ed il ruolo mafioso sono due facce della stessa medaglia. Essi confermano la loro esistenza come istituzione che perpetua le condizioni di oppressione e sfruttamento. Fondamentalmente, questo è quello che fanno ogni volta che picchiano gli immigrati, attaccare coloro che resistono, mentre proteggono i padroni e le loro strutture. Questo è anche esattamente quello che fanno quando torturano i migranti, quando tengono le loro teste nel mare gelido, quando rubano loro il denaro e i telefoni cellulari, quando maledicono il loro paese ed il loro dio, quando bruciano le loro scarpe, i vestiti e le coperte…

Naturalmente non dobbiamo mai dimenticare in tutto questo i mass media. Dalla morte del migrante all’interno del camion per mancanza di ossigeno, causato dal suo tentativo di scaldarsi, fino all’attacco che ha avuto luogo il 5 Gennaio, i mass media hanno nascosto o distorto i fatti. Sono le stesse istituzioni la cui retorica si basa sullo sforzo di creare una società basata sulla paura degli immigrati e propone l’aumento della polizia come soluzione. Durante il tentativo di legittimare moralmente questo loro discorso, ogni tanto si ricordano le terribili condizioni di vita e la “tragedia di queste persone“, al fine di vestire il lavoro dei meccanismi repressivi di un mantello umanitario.

Siamo solidali con i migranti, non come proveniente da un senso di carità, ma di riconoscimento che in una società strutturata in classi, completa di relazioni autoritarie, l’unica scelta per coloro che sono in basso è quello di creare una comunità di lotta, senza gerarchie e divisioni nazionalistiche. Ai nostri occhi, il nemico non è quello della migrazione, ma le guerre, i saccheggi dell’economia, l’emorragia di interi paesi e persone, e , infine, il significato di capitalismo, tutto ciò che causa la migrazione…

POLIZIOTTI, GUARDIA COSTIERA, AUTORITA’ PORTUALI, MASS MEDIA

SAREMO SEMPRE CONTRO DI VOI.

GIU’ LA MANI DAI MIGRANTI ! LA SOLIDARIETA’ E’ LA NOSTRA ARMA !

Collettivo partecipativo di parola e azione di Perasma (passaggio) dell’occupazione Maragopouleio, via Gournari 102, Patrasso

Poster congiunto della Commissione Relazioni Internazionali della Federazione Anarchica Italiana e del Gruppo dei Comunisti Libertari di Atene

in Grecia e in Italia, i nemici sono banche e governi

In Grecia e in Italia, i capitalisti e i loro referenti politici producono barbarie. Con la scusa del problema del deficit pubblico (debito creato interamente da loro per recuperare i loro margini di profitto) vogliono lentamente riportare il mondo a un secolo fa, quando i ricchi possedevano le risorse naturali, un giorno di lavoro era pagato una miseria, i servizi pubblici erano inesistenti e pochi avevano accesso all’educazione e alla sanità.

In questo modo, passo dopo passo, condannano la maggior parte della società ad una miseria sempre più grande.

Anche concetti come “democrazia” e “costituzione” non reggono più: in Grecia e in Italia, attraverso veri e propri “colpi di Stato” parlamentari, i padroni hanno imposto nuovi governi con a capo esperti tecnocrati.

L’obiettivo che perseguono è quello di imporre, sempre più velocemente, misure ancora più barbare per garantire la loro sopravvivenza ed ampliare la sovranità delle loro banche.

In Grecia e in Italia, lo Stato non esita a modificare le proprie norme di funzionamento: anche in forma preventiva si vuole impedire l’espansione della resistenza sociale che nasce nelle strade e nelle piazze, snervandone e soffocandone lo sviluppo.

In Grecia, in Italia e in tante altre zone dell’Europa e del mondo, i padroni hanno dichiarato guerra aperta alla società.

In Grecia, in Italia e in tante altre zone dell’Europa e del mondo, come un secolo fa, le forme di resistenza autorganizzate, non-gerarchiche e di democrazia diretta iniziano ad espandersi. Tra la gente, contro la barbarie degli Stati e del capitalismo, cresce la speranza libertaria.

Costruiamo comunità di lotta in ogni quartiere, estendiamo le pratiche del sindacalismo rivoluzionario e dell’azione diretta e sosteniamo ogni atto sociale di rivolta e autorganizzato contro le istituzioni. In Grecia, in Italia e dovunque rafforziamo le nostre azioni e puntelliamo le lotte con solidarietà internazionalista.

no pasaran !

gruppo di comunisti libertari (atene)
Federazione Anarchica Italiana (C. Relazioni Internazionali)

[Italia] “Frammento secondo”

Frammento – l’antigiuridismo anarchico-amorale.
Il diritto difesa

“Questa è la magia dell’estremo. La seduzione che esercita
tutto quanto è estremo. Noi immoralisti, noi siamo gli estremi.”1

Lo spirito libero-l’anarco nichilista, avanza e oltrepassa.

I sistemi formali di riferimento, dati dagli organi giudicanti, stabiliscono il ruolo dell’imputato. Il fondamento del mostro_morale giudiziario, è in questo modo stabilizzato in maniera organica. Smantellare e abbattere i “pilastri” del giudizio – diritto è sviscerare l’abisso interiore, fino a trovarne in maniera recondita, i frammenti. L’abbattere ogni dato di riferimento logo-centrico, è negare in un continuo rinnovarsi, nel ribaltare e interpretarne ogni frammento, composto da una “resistenza”, senza nessun angolo. Il fuoco del caos divoratore estingue ogni rielaborazione, di valore razionale nel “negare”, e nel rinnovarsi,negando. Ognuno di noi deve cercare il suo inferno personale.2

Difesa (diritto) art .24 cost. “Diritto inviolabile garantito dalla costituzione che consiste nell’assicurare a tutti la possibilità di tutelare i propri diritti legittimi, attraverso l’azione o la resistenza in giudizio.” Continue reading [Italia] “Frammento secondo”

[Italia] “Frammento”

Proposta: l’antigiuridismo anarchico-amorale

Un frammento “primo” è stato posto nella decostruzione del processo penale, e dell’apparato complessivo del mostro-morale e secolare della giustizia e del “logico” uso del giudizio, in cui ci introduciamo nella “dissoluzione” di ogni legge borghese, che riflette e proietta la sua “ombra” di annullamento dell’individuo e consegna una risoluzione di specificazione dello spinoso e arduo sentiero dell’antigiuridismo. La strada è in salita.

Un secondo frammento andrà a toccate i cavilli burocratici usati in quelli che sono i diritti che si ottengono con le clausole procedurali firmate, per la “certezza” della pena, ma questo in un secondo momento.

Ora era tempo di uscire allo scoperto senza più la paura insita, nell’intromissione di “voci” che vogliono salvare, ma che hanno un effetto nell’inganno della redenzione o specificatamente nella “resipiscenza”.

L’essenza tramuta il “vivere” la repressione sotto una luce chiaroscura che rende la vista (con il “pensiero” che guarda), miope e dai contorni dal doppio effetto.

Dissimulare l’atto di una negazione sottintende a un cedere e franare ai ripetuti tentativi, dati dal mondo dei “normali, nel ritornare nelle insidiose mani della logica-compromesso. Continue reading [Italia] “Frammento”

Italia: Dichiarazione del compagno Federico Buono sul processo del 10 Ottobre

Nella notte del 15 giugno la casualità pone davanti a noi una pattuglia Polfer (Polizia Ferroviaria) nel quartiere Lambrate di Milano. Nella perquisizione avvenuta nel nostro fermo ci trovarono in possesso di due “inneschi artigianali per ordigno”. Sempre il 15 giugno io e il compagno Mattia entriamo a San Vittore. Il successivo 8 luglio il tribunale del riesame ci scarcera. In questo periodo di discussione e approfondimenti politici su come affrontare un processo partendo da principi anarchici-rivoluzionari, io nel determinare il corso degli eventi, tratto la questione posta in essere separandomi da delle scelte che io considero inapplicabili con il principio esposto.

Comprendere le ragioni del caso occorrerebbe più di una premessa.

Per un successivo dibattito sulla questione politica e non sulle proprie scelte personali sono aperto a qualsiasi confronto: CaracoKaos@Krutt.org

“Una rottura dalle infinite possibilità”

Nel processo del 10 Ottobre che mi vede coinputato per possesso e porto in pubblica via di materiale esplodente, vado a chiarire la mia posizione, questo per non dare fraintendimenti a chi legge: Da adesso in poi la mia scelta è quella di proseguire in maniera individuale. Il motivo fondante è dato dall’incongruenza nell’affermare una proposta rivoluzionaria e poi fare uso di cavilli burocratici che ristabiliscono –in una “giustapposizione” degli eventi vissuti– un “confronto” tra l’accusato e l’accusatore.

“La menzogna è la verità che ricorda a se stessa com’è venuta la mondo, maschera della maschera, dall’altra parte della maschera, ancora maschera.”

(Frammenti di un sordo muto in apnea, P. Porcu)

Indossare una maschera (quella di una difesa innocentista), per poi proporre un attacco politicoesistenziale alla fine è per me stabilire una “menzogna”.

Usare una difesa legale per far determinare il giusto/sbagliato, cercando di minimizzare, la parte viva di me stesso e delle mie scelte –che vanno solo allo scontro– è incompatibile con quello che io nel mio percorso di “irruente radicalità”, ho scelto.

L’incompatibilità sta nel rifiutare un ruolo (quello dell’imputato) e poi ristabilirlo facendosi “difendere” e usufruire di quello che le leggi stabiliscono in termini di “certezza “della pena:

“Non cedere a ricatti quando si è prigionieri è e deve essere l’elemento fondamentale per proseguire, pur nei limiti fisici mentali della propria prigionia, un percorso rivoluzionario.”

(Negare ogni resipiscienza)

In questo c’è un annullamento della propria volontà e del proprio “agire”.

Nel mio percorso di rottura con il “mondo circostante”-eretto da un fitto legame di regole di subordinazione al ruolo di umano automizzato- non permetto a nessuno, che non sia la mia volontà, di decidere per me e per questo rifiuto a priori di: presenziare al processo e sottostare a qualunque interrogatorio.

Rifiuto ogni accomodamento nel far venire un perito di parte (e su questo che sta l’incompatibilità nel farsi difendere).

Inoltre nel rifiutare a priori nel non farsi assoggettare a un diritto o dovere dato da una corte giudicante, la mia scelta è quella della revoca degli avvocati.

In questo una “rottura” data dall’attacco, sperimenta infinite possibilità di rivolta nelle scelte che si attuano e che da anarchico rivoluzionario sono l’espressione di me stesso:

“Agire significa essere dotato di una soggettività intrinseca di potenzialità offensiva.”

Federico Buono

Italia: Comunicato del Federico Buono in solidarietà ai membri della Cospirazione delle Cellule di Fuoco

Cari compagni,
Con questo testo scritto do un mio piccolo contributo ai membri della Cospirazione delle Cellule di Fuoco, in ambito di solidarietà.
Federico Buono


La rivoluzione è una lotta esistenziale
Panagiotis Argirou, membro della Cospirazione delle Cellule di Fuoco

Il cammino dalle scintille alle fiamme…

Emerge dalle tenebre della pacificazione sociale, una nuova forza propulsiva che distrugge e annienta tutto-senza guardare in faccia a nessuno: Come un nero avanzare, nel rifiuto di un assopimento indotto dalle luci “artificiali” delle certezze stabili, la normale vita quotidiana viene infranta e ribaltata.
Nell’abbandono di un mondo senza rilievo e dell’impassibile realtà, da un assilante vita regolata da meccanismi artificiali.

Non esiste quieta acquiescenza verso il rispetto delle regole di onore che scandagliano la vita umana, in un continuo ripetersi di gesti meccanici, artefatti nella loro essenza, e che fermano il proprio “modo d’essere” in un limbo di frustrazioni.
La teoria si pratica e la pratica si teorizza senza farsi fermare nel “no collettivo”, che determina il silenzio imposto per non perdere la “certezza alla vita”, e al compromesso.
Quando in un esasperante lacerazione della libera conoscenza e del libero arbitrio, le mani e la propria mente tremano all’unisono, vuol dire che dall’interno della nostra consapevolezza irrompe il sogno tramutato in una reale necessita di mutare l’aria che si respira in un fuoco distruttore e la distruzione dell’ordine regnato fino ad ora-la recisione di tutti i vincoli.

L’esperienza in un “continuo attaccare” della Cospirazione delle Cellule di Fuoco –lontane dal mondo delle leggi “borghesi”– senza certezza alcuna, annienta tutto quello che “permette”al cittadino di vivere un esistenza di claustrofobica normalità.
Concentrarsi nel concetto di normale e anormale scandaglia il vissuto di chi esige da se stesso e da quello che ha attorno un rifiuto netto e di contrapposizione verso una vita a “non esistere”.
Concentrarsi sulla distruzione necessaria e attuarla, comporta uno sforzo superiore alle proprie aspettative.Aspettative che determinano lo stato di immobilità permanente e che riducono i propri desideri di rivolta, in una mera rappresentazione del proprio vissuto quotidiano.
L’intensità di scelte che rifiutano ogni compromesso e attaccano la società legittima, con i suoi codici e i suoi valori, le sue divise d’ordinanza, e i suoi sgherri, ci pone su un piano di conflitto verso i nostri nemici, nel rifiuto delle norme imposte, di convivenza civile.
Questo scardina completamente, quelle istanze di pacificazione, che vorrebbero un adeguamento alle leggi vigenti, posizionandosi sempre e solo sulla scelta della reazione difensiva.

Riprendere in mano la propria vita, ha un significato profondo nella realtà che affrontiamo ogni giorno:è sperimentare forme di attacco che liberano l’individuo da una morale insita dentro noi, annullando completamente l’autorità che non è un principio astratto, ma è fatta di “carne e ossa”. Per distruggere questa autorità, si deve “negare” ogni accondiscendenza verso quello che non sentiamo come nostro. Il negare sfonda un muro fatto di accettazione sociale, disciplina, rispetto sacro dell’amicizia e della vita, del rifiuto dello scontro dialettico e materiale, e crea le basi per rifiutare l’Autorità e tutti i suoi accoliti! Continue reading Italia: Comunicato del Federico Buono in solidarietà ai membri della Cospirazione delle Cellule di Fuoco

Lotta per la libertà contro lo stato di terrore

Rapporto nationale sulla dimostrazione del 6 Dicembre e sull’aggressione senza precedenti da parte della polizia

Atene

Manifestazione mattutina: In vari quartieri di Atene si sono verificati raduni spontanei e cortei, con lo scopo di andare verso il centro e prendere parte alla manifestazione principale.

Raduni e cortei si sono visti a Peristeri, Filadelfia, Egaleo, Koridallos, Psichico ed Exarchia. Gli studenti hanno bloccato le strade centrali di queste aree e hanno marciato aggressivamente cerso le stazioni di polizia dove si sono scontrati con le forze di polizia. Gli sbirri hanno tentato di arrestare diversi studenti, ma ci sono riusciti solo nel quartiere di Koridallos, che è anche quello in cui si trova la più grande carcere di Atene. Subito dopo l’arresto dei 3 ragazzi, una protesta di solidarietà si è svolta sempre a Koridallos, richiedone il rilascio immediato. Nello stesso momento studenti provenienti dai quartieri a nord del centro di Atene hanno marciato verso il centro, bloccando le principali strade della città. Queste tante e piccole demo che sono nate spontaneamente sono anche risposta alla decisione del governo di chiudere tutto il centro della città al traffico –anche dei mezzi pubblici-, sperando in questo modo di scoraggiare o impedire di venire a diverse persone per le quali sarebbe stato difficile dirigersi in centro in assenza di mezzi pubblici.

La dimostrazione principale è inizata con la presenza di circa 5.000 studenti, mentre molte altre persone continuavano ad affluire nella massa itinerante. La manifestazione è stata aggressiva sin dal principio, con attacchi contro banche, camere di sorveglianza e negozi di lusso. In Via Stadiou le prime cariche della polizia hanno avuto come risultato una temporanea interruzione della demo con studenti che correvano in tutti i vicoli per sfuggire alle violenze in atto da parte degli sbirri. In diverse situazioni tuttavia, studenti con attacchi ben organizzati sono riusciti a rispondere e a respingere le forze dell’antisommossa. Gli scontri hanno visto un’escalation fino a quando la testa del corteo ha raggiunto la piazza del parlamento, Syntagma, e ha attaccato ancora una volta le forze dell’antisommossa. Gli sbirri di tutta risposta hanno iniziato da subito a far un larghissimo uso di gas lacrimogeni e granate disperdi-folla. La manifestazione si è conclusa presso i Propilei della vecchia università, dove la maggior parte delle persone si è fermata per partecipare poi alla manifestazione chiamata per il pomeriggio. E’ importante sottolineare che gli studenti, anche se minorenni, non si sono affato fatti spaventare né dai metodi terroristici degli sbirri, né dai mezzi di comunicazione, che da giorni ben svolgono il loro roulo di servi del sistema, fornendo continuamente notizie parziali e monopolizzanti.

Manifestazione pomeridiana: Il raduno pomeridiano ad Atene era stato programmato per le 16.00. L’intero centro della città è stato bloccato per ragioni di “sicurezza”. [link] Continue reading Lotta per la libertà contro lo stato di terrore

Bonanno rilasciato ma costretto a lasciare il paese; Stratigopoulos rimane in prigione: dichiarazione delle famiglie.

Compagni,

Il processo di Bonanno e Stratigopoulos, presso la città di Larissa, ha dato come risultato la condanna per Bonanno a 4 anni di prigione per partecipazione alla rapina, mentre Stratigopoulos è stato condannato per rapina a mano armata ad 8 anni e 3 mesi, senza alcun riconoscimento di circostanze attenuanti e senza possibilità di sospensione di pena. Continue reading Bonanno rilasciato ma costretto a lasciare il paese; Stratigopoulos rimane in prigione: dichiarazione delle famiglie.