[Italia] “Frammento secondo”

Frammento – l’antigiuridismo anarchico-amorale.
Il diritto difesa

“Questa è la magia dell’estremo. La seduzione che esercita
tutto quanto è estremo. Noi immoralisti, noi siamo gli estremi.”1

Lo spirito libero-l’anarco nichilista, avanza e oltrepassa.

I sistemi formali di riferimento, dati dagli organi giudicanti, stabiliscono il ruolo dell’imputato. Il fondamento del mostro_morale giudiziario, è in questo modo stabilizzato in maniera organica. Smantellare e abbattere i “pilastri” del giudizio – diritto è sviscerare l’abisso interiore, fino a trovarne in maniera recondita, i frammenti. L’abbattere ogni dato di riferimento logo-centrico, è negare in un continuo rinnovarsi, nel ribaltare e interpretarne ogni frammento, composto da una “resistenza”, senza nessun angolo. Il fuoco del caos divoratore estingue ogni rielaborazione, di valore razionale nel “negare”, e nel rinnovarsi,negando. Ognuno di noi deve cercare il suo inferno personale.2

Difesa (diritto) art .24 cost. “Diritto inviolabile garantito dalla costituzione che consiste nell’assicurare a tutti la possibilità di tutelare i propri diritti legittimi, attraverso l’azione o la resistenza in giudizio.”

Il placido ripetersi di un movimento teso a logicizzare la logica conseguenza, si dissolve in un trama filo-consequienziale. La disamina della trama, tende – porta alla teorizzazione, assimilata, in maniera assimetrica, del determinato. Nell’ascoltare, l’assenza muta, il “timbro” dato dalla presenza dell’assenza, è l’assenza stessa. L’assenza è la presenza dell’“essere assente”.

Il produrre una serie di conseguenze logice-razionali, creano “distensione”, andando alla determinazione nel determinare, questa distensione, che diventa quieta acquisizione, nel veicolare la ragione che ha creato la distensione: il circoscrivere e determinare gli eventi determinandoli in una logica-razionale.

In maniera aprioristica il soggetto-individuo scevro nella sua deduzione logica degli effetti di questo “determinare”, ne accetta l’ordinarietà, in quanto la distanza tra l’acquisizione del logico-effetto e il suo logicizzare, si assottiglia fino a rimarginarsi, accentrando l’effetto stesso.

“Il difensore del *** si è opposto atteso che il materiale sequestrato non è classificabile, come innesco o come esplosivo (…). In ogni caso ha chiesto il rigetto della misura coercitiva anche per difetto di ogni riferibilità della condotta contestata al proprio assistito (…). In subordine, ha chiesto applicarsi misura non detentiva.”

La linea scelta razionalizza gli eventi e apporta, nel catalogare il segno-effetto che emerge dinanzi alla portata degli eventi stessi. Il fatalismo “afferma” il soggetto-individuo che diviene, a se stesso, ogni movimento-momento, nel suo realizzarsi, come il “logico” andamento della logica che semplifica e adatta nel livellare l’andamento stesso: Nell’evidenza supposta che l’andamento sia il determinare, l’evento che la logica ha portato il realizzare, determinandosi.

La dinamica del “difendersi”, rende vani i sensi percettori dell’individualità propria, che rilevando-acquisiscono, l’incedere dei significati. Il segno convenzionale-polarizza l’omologazione del ruolo-imputato, stabilito dagli organi giudicanti. La sistematicità assorbe gli eventi a cui e in cui è sottoposto il soggetto-individuo che antepone se stesso alle dipendenze di una “gabbia dorata”. La portata degli avvenimenti tramutano-stabilendo il filo-trama, che dissolvendosi, sublimina nel “nulla”. Il sistema formale di riferimento per l’individuo privato dall’essenza, nell’”essere” individuo, inasprisce e assoggetta la ragione, assimilandole in maniera ineluttabile alla “maschera del diritto”. Fondamento e valore è l’assimilazione di una radice morale, in cui l’affermazione di se stessi è la prigionia sociale, dove la trasposizione tra l’individuo che si afferma “affermandosi”, e il prigioniero che si conforma, omologandosi, si fonda e si annulla.

Difensore art 96 s.s. c.p.p. “Garantisce all’imputato ed altri parti per cui è prevista la nomina la difesa tecnica nel procedimento penale”.

Gli intenti primari del soggetto_individuo, ormai imputato, vengono dissipati in una dissociazione_logica, che modula l’interpretazione della dottrina giuridica e la “garanzia”. L’imputato percorre un sentiero ordinato che “definendosi”, definisce il “garantito”, come clausola procedurale di una falsificazione soggettiva.
Prevedendo, avalla se stesso – in una costituzione_costruzione, dando un significato_significante al “suo ” nulla.

“I caratteri della difesa sono l’effettività e la libertà del difensore”.

Fagocitato dal diritto giuridico l’imputato non-individuo, assimila i caratteri essenziali, che compongono la struttura procedurale, in cui i segni convenzionali riemergono nella sua composizione in un ottica logico_razionale. Ogni “carattere” da un obbligo morale, in cui l’imputato rimane intrappolato – senza via d’uscita. L’espiazione diventa l’apparenza, che si tramuta in una subordinazione, nel vuoto creato in un assolutizzazione del ruolo giuridico che mira a redimere annullando.

“L’effettività che il difensore abbia nel processo un ruolo dinamico, creativo e partecipativo nella dialettica con il Pm.”

Il ruolo stabilito dal difensore rende netti e coincisi i contorni dell’imputato che non riconoscendo-avendo annullato la propria individualità-le proprie peculiarità, si tramuta in una forma ricomposta e uniforme. La sua identità è il “diritto”. Gli effetti dei segni del ruolo della difesa assumono, mutando, la soggettività dell’imputato e applicano nella farsa giuridica, un linguaggio_dialettica onnicomprensivo, nel ricondurre le parti mancanti della riabilitazione totalizzante.

Le parti ricomposte,espropriano ogni fibra dell’individuo, catalizzando in maniera meccanicistica, l’adeguarsi alle prospettive della riconciliazione, sintetica del significativo. Il proclama è la privazione della “rivolta interiore”, in un abbandono nel “nulla”.

Il coinciliante è il permanente. Invasivo come un “agente patogeno”, il difensore ora assume l’humus del soggetto, in una completa opera di rimozione di ogni “carattere” singolare, stabilizzandosi. L’articolazione metodologica del “compromesso”, è introiettata come fondamento.

“Tra ciò che in e intorno a lui declina,
e ciò che lo esalta,
passa il vento di una catastrofe”
P. Klossowski

La vivisezione della coscienza, rappresenta il concetto della “ragione” in una manifesta attività metafisica_razionale. L’efficacia della ragione, dissezionata, riconduce all’effetto alla riduzione_rappresentazione, in un soggetto in cui l’espressione diventa l’intersecazione fedele della dissezione. Lo “scarto” assimilato dalla voce della coscienza, che disseziona, priva l’individuo nella sua essenza,di ogni peculiarità, rendendo lo scopo-verità, come concetto globale dato dalla “voce”. La “voce” espone la logica_morale, che esprime il valore del mondo in base a categorie, che sono risultati e prospettive di utilità, determinate nel determinato.

Edificati dalla coscienza, i valori sono derivazioni del mantenimento della forma dominio_umana. La proiezione di dati formali, e di concetti_comandamenti danno al diritto, il “diritto” di esistere. La rinuncia diventa virtù. La virtù di questa rinuncia subentra come necessità nel soggetto, in uno stato psicologico dissezionato.

La morale mette in un “angolo”, l’individuo che subisce i colpi senza percepirne l’assoggettamento.

La voce della coscienza, “dice”, esprimendosi: “I valori universali dell’uomo, sono i miei valori, come valori fondanti.

Il valore comune del diritto, rappresenta la comprensione logica, che da ai valori universali, un “diritto” di esistere.

Il diritto di difesa

“La difesa è un diritto inviolabile in ogni stato e grado di procedimento” (art.24.cost.)

“L’imputato a differenza di quanto è ritenuto, non è oggetto della pretesa punitiva dello stato, né tanto meno, un mero soggetto passivo di tale pretesa, ma è un vero e proprio soggetto processuale, cui la legge riconosce, alcuni diritti e poteri (diritti dell’imputato)”.

Il fondamento della disciplina giuridica, esige_affermandosi, il semplificare e ridurre, la decostruzione interpretativa dell’individuo (individuale), marginalizzando, l’espressione di una specificità esistenziale, e riducendo l’espressione muta in una forma morta. Gli effetti della “legittima difesa”, traducono la manifestazione sintomatica, di una patologia dello spirito,in cui gli elementi dell’esprimersi, sono concatenati alla deducibilità, della sostanza_morale, che tradendo i segni di questi effetti, portano al sintomo del “ravvedersi”, come segno della ragione.

Questi valori,inibiscono –l’input annientatore– e diventano la logica egemonica del diritto. In una prospettiva della conciliazione, riemerge la ragione che dà un senso, alla rinuncia e all’estinzione della volontà di potenza. Eticizzando, la conciliazione, l’apporto è la “traccia”, del segno convenzionale del “diritto a una difesa”. Il trauma si ricompone in una convenzione conciliante. Il riadattarsi, accentua nel dare un senso, alle cose, nei lati affermati e accettati della coscienza_esistenza. Il necessario è il desiderabile. La suppurazione morale prevale.

“La costituzione democratica, essendo fondata sulle leggi, è quella che assicura la vera libertà, e la concordia, a patto che i cittadini non si danneggino, e sappiano adattarsi, alla vita in comune, inspirata alla concordia.”3

Federico Buono

Note
1 F. Nietzsche, Volontà di potenza
2 “Non è un caso, Cerbero sorveglia le porte del nostro Inferno personale dove nessuno può entrare e dove nulla esce” Cfr. Cattive passioni, Edizioni Cerbero
3 H. Diels – W. Franz, Die fragmente der vorsokratiken

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