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Prigione di Koridallos, Atene: Lettera del compagno anarchico Giannis Naxakis – risposta alla CCF

Ci sono momenti dove le provocazioni della vita libera che cerchiamo in questo mondo oppresso inevitabilmente ci portano davanti a piccoli o grandi dilemmi. Se c’è comunque una bellezza in questo mondo, di certo non si trova nelel strade dove si muove la folla esitante, ma nei percorsi che senza preavviso fuggono dal nostro campo percettivo. L’imboscata e il pestaggio che ho subito è stata una conseguenza inaspettata di una decisione che ho fatto e sicuramente un incidente che mi ha ferito. Ma su questo non userò altre parole, perché forse le parole sono abbastanza per descrivere un tale incidente, ma sicuramente non lo sono per rispondere ad esso in qualunque modo. Riguardo al loro testo, il mio desiderio è stato fin dal primo momento di rispondere molto semplicemente e tranquillamente alle loro posizioni nella sequenza con cui le hanno scritte. Ho iniziato a farlo qualche giorno dopo l’attacco, e ho finito poco tempo fa. Comunque, dopo aver letto più volte il loro testo semplicemente non riesco a capirlo. Come rispondere ad un tale delirio di bugie senza scendere al loro livello? Come rispondere alla finzione? Come rispondere a un testo che spazia tra paranoia, esagerazione e bugie dove anche nel migliore scenario dove qualcosa è anche vera, probabilmente pensavano qualcosa di diverso?

Rivedendo più volte il loro testo, inizialmente non potevo credere a quanto miseramente non sono riusciti a capire alcune dei punti del mio testo. Il più importante di tutti, senza che l’avessi detto io, è che si sono inclusi tra i capi dei detenuti che ho citato e la cosa più fastidiosa è la questione della mia posizione sulle sanzioni disciplinari che loro hanno trasformato in “pensare al proprio tornaconto”, visto che tutti sanno che l’ultima cosa di cui mi curo sono le sanzioni disciplinari e ciò che ho scritto sui 2 anni di sanzione disciplinare era fondamentalmente il mio considerarli ininfluenti (i permessi e la sospensione della pena sono fuori questione almeno durante i primi due anni). Ciò che è molto chiaro nei loro scritto è il disperato tentativo di salvare ciò che possono con l’uso di una propaganda inimmaginabile e impressionante. Lo scoppio di odio con questo uso preconfezionato di slogan per una persona che conoscono rivela in modo ancora più chiaro la percezione di livellamento di queste persone verso ogni espressione che le colloca nel campo della critica. Sebbene abbiano detto il contrario, il loro non accettare la critica diventa ovvio quando, nella loro plateale tendenza ad esagerare, descrivono la mia critica come una calunnia e un insulto quando l’unica cosa che la diversifica dalle altre è la deviazione dalle norme del linguaggio del politicamente corretto, un linguaggio che teoricamente loro stessi disprezzano. Una caratteristica della loro risposta confusa è che sono arrivati al punto di essere infastiditi anche dalla mia dichiarazione antigiuridica, perché sembra che non riescono a credere che l’organizzazione informale non è un’innovazione che riguarda solo loro e i loro compagni fuori, ma è un modello organizzativo d’attacco attraverso il creare gruppi (non necessariamente della FAI) che viene proposto da anni da molti anarchici che cercano, tra le altre cose, la decostruzione delle logiche pionieristiche dellle organizzazioni rivoluzionarie. Per il “inesistente” che hanno citato, i commenti abbondano. E come si sa la CCF usa “ignorare” l’esistenza della maggior parte dei prigionieri anarchici in Grecia da un pò. Cosi come anche la frase “chi ha bisogno di sapere sa a cosa mi riferisco” che ho detto riguardo ai commenti era ovviamente un modo di dire usato per motivi di sicurezza. Chi sta dietro a questi commenti calunniatori è sicuramente qualcuno che non proverò mai in senso giuridico. Ma ci sono sempre più dettagli, oltre il nome, che possono far capire di chi si tratta in questo caso.

Quello che hanno detto e gli scenari falsi che hanno dipinto è qualcosa di tragicomico. Il testo che hanno scritto non si fa mancare nulla. Dalle teorie del complotto riguardo a metà delle cose che ho scritto (il culmine è stato sicuramente la teoria che vede dietro al mio testo….un trucco per far andare bene il mio processo) fino alla citazione casuale della loro storia di lotta in carcere. Qui c’è, come loro stessi hanno detto, il punto dove i limiti della paranoia e dell’insicurezza esistenziale si mescolano. Non penso di avere altro da dire su di loro, perché si sono già malamente esposti con il loro comportamento. Adesso credo che non ci sia assolutamente bisogno di scusarsi, perché non ho mai chiesto scusa al nemico, quindi non vedo perché farlo a un gruppo di individui voltafaccia con una storia anarchica e la mentalità di un gregge. Fortunatamente i veri compagni i cui percorsi si sono incrociati coi miei non sono pochi (alcuni dei quali hanno incrociato anche la CCF) e possono parlare per me. Chiunque ha facoltà di giudicare può fare le proprie conclusioni riguardo alla realtà distorta che stanno cercando di imporre agli altri riguardo al loro nome e a loro stessi. C’è comunque in questa rabbia personale anche una profonda soddisfazione che prevale sulla loro purezza rivoluzionaria. E’ sicuramente difficile fare lunghe analisi e trovare le vere ragioni di questa storia. Forse l’inclinazione ad accumulare potere era preesistente tra di loro e si è manifestata come sentimento represso dopo la deprivazione della libertà e l’imprigionamento, come unico modo di vivere rimasto in una difficile condizione che richiede nient’altro che la forza. Questa forza comunque non può mai essere misurata in percentuali comparabili di violenza fisica ma a che livello essa si combina con la consapevolezza individuale e contribuisce al giudizio individuale.

Per finire, a causa delle sporche tattiche di calunnia dalla loro parte verso di me che continuano nel tentativo di convincere altri prigionieri del fatto che io li ho definiti infami, sarebbe bene per loro dire anche ai prigionieri l’opinione della CCF riguardo alla popolazione carceraria cosi come l’hanno espressa nei loro testi. Fa piacre sapere che ci sono molti prigionieri che non si bevono la propaganda di questi individui e sono rimasti vicino a me. Se la mia scelta di scrivere quella lettera può essere considerata un errore, lo potrebbe essere perché non ho pensato alle conseguenze che avrebbe potuto avere. Per alcuni motivi ho creduto che questo gruppo, che alla fine mi ha aggredito, sapesse come dare priorità alla consapevolezza verso chi ha attorno e affrontare le persone di conseguenza. Comunque ora devo fare i conti con le conseguenze. Adesso, ma finché sarò in carcere, farò i conti con i pericoli che vanno da un attacco come quello avvenuto alla mia annunciata “fine” dato che questo gruppo si sta dimostrando spietato verso chiunque ora mette in dubbio direttamente la loro seria immagine che si sono costruiti per mostrarla all’esterno, ma spietati anche nelle pratiche usate per sterminarmi, cercando di mettere altri contro di me.

Da ora per la CCF io sarò “Naxakis il calunniatore” visto che è questa la strategia migliore scelta da alcuni di loro per uscirsene in fretta dal campo del confronto. Una strategia che include tutti i trucchetti sporchi di questo mondo, lo stesso mondo con gli stessi trucchetti che ho odiato e che ho rifiutato diventando ciò che sono.

Forza a chi pensa liberamente e osa pericolosamente.

Giannis Naxakis, 4° padiglione del carcere di Koridallos, 5 Febbraio 2014

tradotto da actforfreedomnow / fonte : asirmatista

Inghilterra: Cellula FAI rivendica attacco contro base della marina reale

11 Febbraio 2014, base della riserva della marina militare del Regno Unito (Royal Marines Reserve) a Clifton, Bristol.

La propaganda militare dipinge le forze armate come protettori “del popolo”. Fin dalla prima civilizzazione ciò è stato usato per giustificare la conquista e l’occupazione di territori a vantaggio della classe dominante, sacrificando i propri lacché per costruire imperi grandi o piccoli.

Si aspettano che crediamo (o che comunque agiamo come se ci credessimo) che ciò che è negli interessi degli politici, generali e economisti è davvero nel nostro interesse.

Ma non ci facciamo prendere in giro. Stamattina il fumo si è alzato sopra Clifton dai due furgoni e da un grande mezzo di trasporto personale bianco che abbiamo incendiato con esche rudimentali dopo essere entrati nel campo del distaccamento della Royal Marines Reserve di Bristol, che è impegnata in Iraq e Afghanistan. È disgustoso come questi commando part-time pensino di poter operare qui impunemente mentre altrove i loro colleghi uccidono, violentano e terrorizzano. Alexander Blackman – il marine britannico omicida scoperto recentemente per le sue azioni in Afghanistan – è solo un esempio della loro sistematica e ampia brutalità, e non la pietosa aberrazione tramite la quale viene descritto. Inoltre, ovunque ci sono militari essi sono il simbolo del dominio statale che rinforzano. Forse per chi ha a che fare con questo campo il simbolo adesso è stato un pò scosso. Per gli ingranaggi della macchina da guerra questi colpi guerriglieri oltre le linee restano una minaccia costante.

Li vediamo reclutare nelle città, collegi e agenzia di reclutamento, attirare sfruttati e classi marginalizzate con denaro sporco di sangue, patriottismo idiota e la promessa di un avventura che rimpiazzi la miseria, con campi d’addestramento macho o sale di controllo per controllo remoto di tecnologie omicide simili a videogiochi. Nonostante i tagli la Gran Bretagna ha il quarto budget militare più grande nel mondo visto che gestisce un operato imperiale di genocidio e schiavitù. Oggi gli eserciti occidentali sono flessibili per le guerre democratiche-espansioniste, interventi di “peacekeeping” per facilitare la nuova epoca coloniale della globalizzazione delle corporation, la controinsurrezione, le manovre geopolitiche e il controllo delle risorse, o si preparano per operazioni di polizia interna e crumiraggio. I loro fini sono i soliti di sempre, come in Afghanistan, Mali o Libia – i potenti mentono, i poveri muoiono, il capitalismo guadagna.

La guerra è una caratteristica permanente del sistema globale, foraggiato in una scala prima impensabile dalle nuove tecnologie e dall’organizzazione sociale di massa, ed è necessario per i potenti sia per il controllo sociale che per il benessere economico. La guerra del terrore, guerra della droga, guerra del petrolio, prima o poi la guerra per l’acqua potabile – questo è il corteo funebre della civilizzazione industriale. La schiavitù della “pace” ingabbiata nella Gran Bretagna “post-industriale” è davvero solo una sottile patina di ghiaccio che copre lo sfruttamento dei vari conflitti all’estero per terre, minerali e lavoro. Ampliando le fratture ci troviamo in questa situazione, situiamo i nostri attacchi in una ricca tradizione di rivolte e insubordinazione. La guerra sociale, che è tra noi e ogni coercizione e lo sfruttamento della terra, è l’unica guerra che accettiamo e conduciamo. Abbiamo il fine di sottolineare le chiare opportunità per lasciare la passività in un ordine sociale fondato sulla nostra collaborazione con ciò che ci reprime. Possiamo rivoltarci con ogni mezzo disponibile per la possibilità di una vita libera dall’autorità, individualmente o con chi ci sta vicino, sopraffacendo chi costantemente stravolge le nostre menti, le nostre relazioni e l’ambiente. Il sistema – che include l’aspetto militare e altro – cerca di trasformare ciò che amiamo in un regime di obbedienza, alienazione e comodità prive di vita. Per questo motivo devono allearsi con l’intolleranza e l’ostilità ovunque si trovano. Dovrebbero aspettarci.

Contro i giochi di potere dell’elite globale – solidarietà internazionale!
Contro la pace militarizzata della regina – guerra sociale!

Gruppo di Ammutinamento della Federazione Anarchica Informale (FAI)

NB.: Questo è il modo che conosciamo per onorare la tragica breve vita del nostro compagno Darko Mathers. In “questo mondo che dobbiamo lasciare”, Darko è scappato presto. Desideriamo solo che ci aspetti cosi un giorno potremmo ballare insieme sulle rovine. Lo teniamo vicino non per un minuto di silenzio ma per una vita di combattimento. Ancora una volte, le parole di Bruno Filippi:

“Per questo anime in pena del mondo, io vi chiamo a raccolta.
Il vessillo è già al vento.
È nero: lutto vuol dire. Avanti dunque, forsennati Prometei. L’urlo della vendetta è una musica dolce e cara.”

La controparte delle nostre forze di sicurezza in Russia si stanno riunendo per le Olimpiadi Invernali. Ricordando l’enorme spettacolo di truppe e guardie per i Giochi di Londra e tenendo sempre a mente che l’evento comporta sempre repressione militare tra le altre atrocità, il nostro incendio dimostra che la fiamma anti-olimpica continua a bruciare. Con forza nei nostri pensieri mentre andavamo in azione c’era Ilya Romanov che è rimasto ferito ad Ottobre 2013 in Russia e ora è di nuovo prigioniero dei fottuti sbirri.

Il nostro pieno supporto va agli indomiti Mónica Caballero e Francisco Solar in attesa di processo per l’azione diretta a Saragoza (Spagna) – nessuna ritirata, nessuna resa. Infine questo attacco da il benvenuto all’esplosione anarchica del black-bloc in Brasile e alle cellule incendiarie internazionaliste (tra le quali la FAI), e un saluto di cuore al Gruppo di Azione Diretta Internazionale–GADI in Francia, e ai prigionieri che lo scorso mese si sono ribellati nel carcere di Sua Maestà di Oakwood qui, in Inghiltterra, meravigliosi nella loro rivolta. Avanti, più fuoco allo stato, agli eserciti, alle scuole, alle chiese, alle burocrazie, alle carceri e alla civilizzazione che li crea.

Salonicco: Comunicato dello squat anarchico Nadir sull’ultima ondata repressiva

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“Se il nemico ci sta comtattendo, è bene. Perché dimostra che tra noi ed esso abbiamo tracciato un netto confine. Se il nostro nemico attivamente ci contrasta e ci descrive con parole infamanti, ancora meglio. Perché ciò vuol dire, che non solo abbiamo tracciato un preciso confine tra noi ed esso, ma anche che il nostro agire ha avuto grandi successi.”

Mao Tse Tung

A metà Gennaio, in preda al panico lo Stato ha iniziato l’operazione “tenaglia”. Perquisendo le abitazioni di anarchici, partecipanti del movimento radicale anarchico, lo stato ancora una volta ha trovato l’occasione per colpire lo squat anarchico Nadir e chi lo supporta. Più di dieci perquisizioni in case di compagni da vari tipi agenti (antiterrorismo, opke, agenzia per la sicurezza) hanno avunto luogo. I pretesti per esse sono state chiamate, fatte presuntamente da spie ignote o no, che hanno descritto le case dei nostri compagni come presunti depositi di armi, esplosivi e covi del guerrigliero urbano Christodoulos Xiros. Prelevati da tribunali e università, minacciando le loro famiglie, tramite indagini, interrogatori e minacce da parte di uomini incappucciati, trasferimenti spettacolari fatti da agenti pesantemente armati in tribunale. Ovviamente, colpire i nostri compagni ha a che fare con la nostra attività politica anarco-nichilista, illegalista, la solidarietà ai guerriglieri urbani e ai militanti antifascisti. Inoltre, dal giorno della fuga di Christodoulos Xiros, i media hanno creato sospetti e cospirazioni unendo lotte legali e illegali. Non ci sono mezze verità nei media. Solo totali bugie dello Stato. I poliziotti, ancora una volta, non hanno evitato di deridere il nostro compagno e membro dell’assemblea dello squat anarchico Nadir Spyros Mandylas, prigioniero da 7 mesi, accusato di aver preso parte al Progetto Fenice. Per noi, la repressione è una forte pioggia che cade su una montagna. La pioggia porterà via tutto il marcio, lasciando incolume la montagna. Noi non vacilleremo e la nostra lotta non finirà.

“La verità è fatta di consapevolezza.

… Ricostruirò l’Uomo che sono.”

Antonin Artaud

Qualche parole riguardo alla tensione anti-guerrigliera e all’attacco contro la Nuova Anarchia.

Negli ultimi anni, il sistema ha scelto di attaccare il movimento anarchico concentrandosi sull’anarchismo insurrezionalista. Usando come pretesto il fatto che Christodoulos Xiros è evaso, le tensioni pubbliche e armate del movimento radicale sono di nuovo presentate come una minaccia per i progetti anarchici pubblici. Alcuni parlano nuovamente dell’aumento della repressione, dando la colpa all’anarchismo insurrezionalista e alla teoria pratica. Noi gli rispondiamo che non c’è alcuna possibilità per lo stato di raggiungere una tregua con quelli che hanno rinunciato alla lotta armata. Al contrario, lo stato considera ciò come una debolezza e il suo attacco diventa più violento. In guerra, per ogni passo che fai indietro, il nemico ne fa due avanti. È chiaro che la guerriglia urbana è una
minaccia per lo stato e mette in discussione la sua rivendicazione di onnipotenza. Dissentiamo totalmente con la rinuncia della lotta armata e con le dichiarazioni di fedeltà e pentimento. Sappiamo che tali tattiche penalizzano l’interezza del movimento e l’indivisibilità di teoria e azione. Per noi, la nostra solidarietà non è negoziabile.

Per quanto riguarda lo squat anarchico Nadir, il suo diventare un obiettivo ha diversi destinatari. Essi sono quei compagni che con dignità stanno dalla parte dei nostri impenitenti compagni prigionieri e che non rinunciano alla lotta armata o fanno dichiarazioni di fedeltà al regime. Quelli che con furia e consapevoloezza lottano contro il proprio tempo.

FORZA AGLI INSUBORDINATI LAVORATORI DEL NEGATIVO

BUONA FORTUNA E FORZA AL GUERRIGLIERO URBANO CHRISTODOULOS XIROS

LIBERTÀ PER IL NOSTRO COMPAGNO/MEMBRO DELL’ASSEMBLEA DELLO SQUAT ANARCHICO NADIR SPYROS MANDYLAS

FORZA AL COMPAGNO ANDREAS TSAVDARIDIS (MEMBRO DELLA FAI/FRI)

LIBERTÀ PER TUTTI GLI ANARCHICI PRIGIONIERI DI GUERRA E I GUERRIGLIERI IMPENITENTI DEL MONDO

LUNGA VITA ALL’INTERNAZIONALE NERA

E ripartiamo di nuovo, stavolta fino alla fine.

Squat Anarchico Nadir

fonte

Atene: Aggiornamento sul processo e dichiarazioni dei compagni accusati

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Un altro processo-terrore è iniziato oggi, 3 Febbraio 2014, nel carcere di Korydallos, con 7 compagni anarchici accusati di partecipazione alla CCF e rapine a Pirgetos e Filota. 5 dei compagni sono già stati accusati di far parte della CCF, sebbene anche gli stessi prigionieri membri della CCF hanno più volte negato il loro coinvolgimento. L’antiterrorismo cosi come i giudici comunque insistono di proposito nel presentarli come membri della CCF.

I compagni accusati G. Mihailidis e G. Naxakis hanno dichiarato di non volere difesa legale. La corte ha nominato dei legali d’ufficio.

In queste processo sono riuniti tre casi. Due per le rapine a Pirgetos e Filota, e anche l’ordinanza 207, che è sotto processo contemporaneamente in un altro processo a Koridallos e presso la corte d’appello a Via Loukareos. Infatti, non si è mai visto che un’ordinanza viene aggiudicata tre volte (e non sappiamo quante altre ancora), perché questo adesso è il metodo del capo dell’antiterrorismo E. Hardalias.
L’avvocato dei compagni F. Harisis e A. Ntalios ha detto che ad un certo punto bisognerà esaminare la questione del rinvio del processo e che non si potranno fare processi in posti che sembrano delle baracche. Appena nominati gli avvocati, la corte si è ritirata.

I compagni G. Sarafoudis, A. Ntalios, F. Harisis, N. Romanos e G. Mihailidis hanno fatto le loro dichiarazioni. Continue reading Atene: Aggiornamento sul processo e dichiarazioni dei compagni accusati

Grecia: Dichiarazione di F. Harisis e A. Ntalios al processo (29/11/13)

Forza ai combattenti anarchici impenitenti: Harisis, Politis, Bourzoukos, Ntalios, Romanos, Michailidis in giudizio per la doppia rapina al Velventòs di Kozani
Forza ai combattenti anarchici impenitenti: Harisis, Politis, Bourzoukos, Ntalios, Romanos, Michailidis in giudizio per la doppia rapina al Velventòs di Kozani

Eccoci in questa aula di tribunale.
Circondati dai maiali della polizia, davanti a chi giudice le nostre vite.
Imprigionati dalle leggi del vostro sistema.
Il mercanteggiare numeri sopra la nostra libertà ferita.
E alcune parole molto adatte per ribadire nel miglior modo possibile IL CONFLITTO CHE ESISTE TRA I NOSTRI MONDI. “Tutte le parole che si scrivono sono complici del contenuto semantico del loro testo. Non esistono parole libere.” (T. Sinopoulos)(1)

Meglio che sia cosi. Le parole sono complici delle bocche che le pronunciano. Portano le nostre opinioni, nascondono significati, dichiarano le nostre intenzioni. Sono queste le parole che abbiamo scelto per riflettere la nostra rabbia e sbloccare le porte delle nostre celle. Da un lato svantaggiati perché da più di sei mesi siamo privati della nostra libertà, dall’altro siamo decisi ad affrontare faccia a faccia i vostri discorsi ostili, affrontare le chiacchiere della prigionia e le grida servili del mondo carcerario.

Iniziamo. Voi siete soliti parlare di “innocenti” e “colpevoli”. E non solo parlare: classificate le persone in “dentro” o “fuori” in base alla loro “innocenza” o “colpa”. Voi invocate termini come “giustizia” e “ingiustizia” o altri come “legalità” e “illegalità”.

Noi non cercheremo di convincervi aprendo un dialogo. Parliamo lingue diverse, facciamo scelte diverse. La vostra ipocrisia straborda, la vostra codardia è lampante. E la vendetta che subirete è stata, è e sarà caricata da tutta la rabbia del mondo, dalla rabbia di tutte quelle persone che voi una volta – in aule come questa – avete esiliato nel “paese che non esiste”, dove voi stessi non potreste vivere nemmeno nei peggiori incubi. Non avete fastidio nel farlo. Nelle righe dei vostri libri costituzionali, leggi e paragrafi che avete davanti non rientrano i nostri sogni, i nostri desideri e i nostri sentimenti armati. Non andiamo a discutere qui delle nostre idee “innocenti” e ideologie “pure”. Le idee e le ideologie riposano li dove appartengono, nelle fiabe. E questa fiaba del vostro mondo gronda sangue, crea muri e recinzioni, si ferma per dar luogo a torture ed è ipocrita. Questa fiaba del vostro mondo dietro l’apparenza ornata di immagini suggestive e belle parole nasconde nient’altro che la MORTE stessa.
Qualsiasi movimento che osa sfidare le tenaglie della vostra legge diventa un bersaglio, va localizzato e punito. Per confermare l’essenza dell’onnipotenza del vostro sistema. Per dissuadere chiunque può pensare di fare altrimenti. Continue reading Grecia: Dichiarazione di F. Harisis e A. Ntalios al processo (29/11/13)

Atene, Grecia: Condannato l’anarchico comunista Tasos Theofilou

Il 7 Febbraio 2014 l’anarchico comunista Tasos Theofilou è stato condannato a 25 anni di carcere, anche se lui abbia negato tutte le accuse fin dall’inizio. Una corte di tre membri ha raggiunto una sentenza di maggioranza (invece di un verdetto unanime) presso il tribunale di Atene.

Tasos Theofilou è stato prosciolto da accuse gravi in relazione alla “formazione di e appartenenza ad una organizzazione terroristica” (cioè il suo presunto coinvolgimento nel gruppo di guerriglia urbana Cospirazione delle Cellule di Fuoco), nonché dal possesso di esplosivi e ordigni (queste accuse erano anche cadute, dal momento che i giudici hanno stabilito che non è mai stato un membro della CCF), falsificazione di cinque carte d’identità, l’uso di un’arma da fuoco e due tentativi di omicidio.

Tuttavia egli è stato trovato colpevole di due accuse penali: partecipare ad una rapina con le sue caratteristiche fisiche coperte, e di essere complice in omicidio colposo commesso in uno stato di calma mentale. È stato anche giudicato colpevole di tre reati: di portare un arma da fuoco, forgiatura ripetuta (accusa relativa ai veicoli dei ladri), e ricezione di proventi di reato (la macchina di fuga dei ladri).

In altre parole, la corte ha deciso che presumibilmente Theofilou (senza essere un membro della CCF o di un’altra organizzazione) abbia partecipato alla rapina nella banca all’isola di Paros nel mese di Agosto 2012, ma non era quello che abbia ucciso Dimitris Michas (il cittadino che aveva tentato di bloccare la fuga dei ladri). Secondo uno dei suoi avvocati difensori, questa è una decisione presa sulla base di una ed unica indicazione (un campione di DNA discutibile su un cappello che presumibilmente è caduto ad uno dei rapinatori). Almeno l’imposizione di ergastolo è stata impedita, perché non è stato condannato per omicidio colposo intenzionale…

Molti fatti del caso e le prove presentate al tribunale sono state a favore della sua assoluzione (ad esempio nessuno dei testimoni oculari abbia riconosciuto Theofilou durante il processo). Tuttavia, come era accaduto nel caso del prigioniero anarchico Babis Tsilianidis, anche in questo procedimento l’imputato è stato trovato colpevole esclusivamente sulla base del DNA, che sarebbe stato trovato su un oggetto mobile.

La corte di primo grado ha imposto: 16 anni per favoreggiamento ad omicidio colposo, 15 anni per aver commesso la rapina, tre anni per forgiatura, due anni per porto di un’arma da fuoco (più una multa di 5.000 euro) e due anni per aver ricevuto proventi di reato; un totale di 38 anni. La sentenza aggregata è di 25 anni di carcere. Il compagno ha il diritto di appello contro la sua condanna, ma l’appello non ha effetto sospensivo, cioè, deve rimanere in carcere fino al suo prossimo processo in corte d’appello (ma nel frattempo egli può richiedere che la sua pena detentiva sia sospesa).

PIENA ASSOLUZIONE E RILASCIO IMMEDIATO DEL COMPAGNO TASOS THEOFILOU.

tradotto dall’inglese

Prigione di Koridallos, Atene: Aggiornamento sulla 4 udienza per il caso della doppia rapina a Velventòs-Kozani (20 Gennaio 2014)

Dopo le procedure di rito per avvocati e accusa, l’avvocato A. Paparousou ha chiesto di intervenire per fare una dichiarazione riguardo al suo cliente A.-D. Bourzoukos. Il suo cliente, oltre al presente processo, è accusato di azioni avvenute nel 2012 verso le quali non ha alcuna implicazione e per le quali un secondo mandato d’arresto è stato spiccato a suo carico. In questo sono menzionate le azioni per le quali è accusato e sono le stesse del processo in corso. Questa è una pratica che viene fatta dall’antiterrorismo negli ultimi anni, ha notato l’avvocato.

I compagni presenti A. Ntalios e A. D. Bourzoukos, ai quali il presidente ha chiesto se volessero rilasciare dichiarazioni, hanno risposto di aver già reso pubblica la loro posizione. Dopo gli interventi degli avvocati Paparousou e Fytrakis, A.-D. Bourzoukos ha fatto una dichiarazione, dicendo di rifiutare tutte le accuse a suo carico, aggiungendo che nel suo codice di valori la rapina in banca è un momento di lotta, mentre per i giudici è un crimine, così come le sue idee anarchiche, e che i giudici sono una parte del meccanismo oppressivo che agisce senza scrupoli, spesso fabbricando accuse o colpendo in modo spropositato, in base agli ordini dell’antiterrorismo. “Fino a quando ci saranno persone come voi, ci saranno anche quelli che combatteranno per la sovversione e la distruzione del sistema che servite”, ha concluso.

Dopo l’esame di uno “strano” testimone da parte di giudici e avvocati, i compagni Harisis, Ntalios e Bourzoukos hanno fatto alcune domande. Il testimone ha dato un misto di risposte contraddittorie, tra le quali due bugie rilevanti: che avrebbe riconosciuto Michailidis in base agli occhi (che erano gonfi e quindi chiusi a causa dell’infame pestaggio) e che non ha ricevuto pressioni da parte degli agenti per riconoscerlo!

Queste risposte sono state l’ultima goccia per la pazienza dei compagni, i quali gli hanno detto che il suo comportamento è da infame. La risposta del testimone sugli occhi del compagno ha causato la reazione della madre di Michailidis che era in aula. Sua madre ha ricordato che, a causa del pestaggio ricevuto da suo figlio in caserma, quando venne portato in manette ad Atene, neanche lei stessa riuscì a riconoscerlo.

Il processo riprenderà martedi 4 Febbraio 2014, con l’esame dei testimoni dell’accusa.

fonti : 1, 2

Roma: Azione in solidarietà con i/le compagnx arrestatx il 9 decembre

Roma. Alle 5.15 di mercoledi 29 gennaio una catena con due mattoni è finita sui cavi della corrente della linea AV in un tratto urbano in solidarietà con i compagni e la compagna arrestati il 9 dicembre scorso, ai quali sono stati bloccati i colloqui. Contemporaneamente è stato attaccato uno striscione sul cavalcavia con scritto:

NO TAV LIBERI/E
TUTTI/E LIBERI/E
TERRORISTA è LO STATO

Atene, Grecia: Dichiarazione letta al processo da Nikos Romanos e Giannis Michailidis (29/11/2013)

Oggi inizia il teatro delle ombre che voi chiamate processo. È più che evidente che si tratta di un processo dove si stanno giudicando gli anarchici rivoluzionari che hanno rigettato il sistema e i suoi benefici per passare all’attacco contro di esso. Perciò hanno operato decine di questi “colpi di stato speciali” per affrontarci. Tribunali speciali, trasferimenti speciali, leggi speciali antiterroriste, “protezione” speciale da parte della polizia. Tutti questi esempi sono delle ammissioni segrete che vengono nascoste dietro la flessibilità e i duplici discorsi che ci offre il sistema ma in realtà sono cosi codardi che coprono tutta questa parodia con argomenti ancora più ridicoli, negando di ammettere l’ovvietà.

Il fatto che siamo in guerra, che siamo nemici e che ci divide una linea divisoria. Rivoluzione e Controrivoluzione.

Ah, non siamo cosi ingenui da credere che voi adorate il vostro ruolo “speciale” per qualche sacro dovere. Le condanne che ci darete sono dettate politicamente dai vostri superiori politici che state fedelmente servendo per salire in questa gerarchia mafiosa e occupare i ranghi importanti che tanto desiderate.

Siete degli “esperti” ordinari nominati nel loro interesse personale in questa epoca malvagia. Oggi sono venuti qui con tutta la loro solennità e maestà richieste per tali circostanze “speciali”. Inoltre non si tratta solo di fare giustizia e salvaguardare la legalità. I vostri superiori politici sicuramente vi ricompenseranno. Continue reading Atene, Grecia: Dichiarazione letta al processo da Nikos Romanos e Giannis Michailidis (29/11/2013)

Grecia: Comunicato dei 6 compagni accusati per la rapina di Velventòs

È certamente bello e allo stesso tempo necessario trovare sempre le parole per interpretare e analizzare il significato più profondo della solidarietà.

Lo sviluppo della teoria, tanto a livello di essenza che di diffusione, è la forza motrice nel percorso che porta alla crescita di una comunità di lotta. La reciprocità di relazione si conferma attraverso una comunicazione continua e una capacità di esprimere a parole questo miscuglio di esperienze, di esperienza personale e percezione di lotta in generale, come anche il tema della solidarietà in particolare.

Ciò che abbiamo vissuto il 29 Novembre in aula è la dimensione materiale delle nostre progettualità e dei nostri “sogni”. Ogni tentativo di parlare e di “catturare” tutti questi sentimenti, emozioni e la loro forza per iscritto, è condannato alla mediocrità. Non potremo mai – almeno noi – descrivere a parole, parole che, fortunatamente o no, portano l’oscurità di un mondo privo di libertà, la sensazione dell’avverarsi dei nostri desideri più forti.

Dopo vari mesi di isolamento fisico, la presenza dei/lle compagni/e e l’intensità con la quale “ci siamo uniti” con i loro abbracci e sguardi, ci ha dato la sensazione/impressione di due fiumi in piena che si uniscono subito dopo aver distrutto una diga.

Questo, compagni, la rottura dell’isolamento, che sia immaginario o reale.

L’abbiamo vinta qui questa scommessa.

Si, la solidarietà è una delle nostre armi. E nessuno sbirro potrà mai scoprire il “posto sicuro” dove nascondiamo questa arma.

PS. Abbiamo scritto questo testo per il primo giorno del nostro processo, senza dubbio ogni slogan, striscione, manifesto fatto, ogni incendio ed ogni iniziativa solidale ci hanno riempiti di forza allo stesso modo.

INSIEME FINO ALLA DISTRUZIONE DI QUESTO MONDO PUTRIDO
INSIEME FINO ALLA LIBERTÀ

Gli anarchici: Nikos Romanos, Fivos Harisis, Argyris Ntalios, Andreas-Dimitris Bourzoukos, Dimitris Politis e Giannis Mihailidis

fonte

Stato spagnolo: Se toccano uno/a – Su Monica e Francisco

Sono passati due mesi da quando cinque persone sono state arrestate ed isolate. Due di queste, Monica e Francisco, sono rinchiuse nel duro regime spagnolo FIES, e il resto è in libertà vigilata (sottoposti ad obblighi di firma settimanali presso il tribunale), in attesa del processo con le medesime accuse.

Molti compagni in giro ci hanno detto della apparente aura di segretezza che coprirebbe tutto ciò che riguarda l’attuale situazione dei/lle compagni/e e il caso e che dopo il circo mediatico che ha accompagnato gli arresti, qualcosa andava detto. La verità è che, come sappiamo già, contro i media e i loro rappresentanti, poco si può fare in termini di contropropaganda. Possiamo esporla, imparare come costruiscono le loro reti e vedere come lavorano a fianco con lo stato nel costruire un vuoto che cercano di riempire con il prossimo nemico interno: musulmani, indipendentisti, galiziani, animalisti accusati di aver aperto troppe gabbie, anarchici… Tutti questi riempiranno il vuoto lasciato dal ETA, un vuoto non solo nel senso di un nemico interno che nutre un enorme apparato burocratico, repressivo e giudiziario: il cosiddetto antiterrorismo; un’istituzione che si rifiuta di scomparire e che deve provare la propria necessaria esistenza ed efficienza… Un tale vuoto sarebbe notato nelle loro nuove celle che vanno riempite e sulle pagine dei giornali, qualcosa che potrebbe lasciar spazio ad altri problemi nelle teste dei lettori… Oggi poche preoccupazioni nascono dagli sfratti massicci, dal fatto che milioni di persone non arrivano alla fine del mese (neanche con la schiavitù salariale), che i politici continuano a riempirsi le tasche e ridere di noi. Ci sono dei fantasmi molto pericolosi, dicono, che dobbiamo davvero temere: immigrati, terroristi, ecc… Continue reading Stato spagnolo: Se toccano uno/a – Su Monica e Francisco

Stati Uniti d’America: Rebecca Rubin condannata a 5 anni

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Dopo essersi consegnata nel 2012 a seguito di 7 anni in clandestinità, accettando la condanna nello scorso Ottobre, questa settimana Rebecca Rubin è stata condannata a 5 anni di carcere federale. La condanna è minore dei 7 anni e mezzo che il governo aveva chiesto.

Per i media, gli attacchi incendiari a lei attribuiti hanno messo in ombra le due azioni che ha rivendicato di liberazioni di cavalli selvaggi dai recinti BLM, dove i cavalli erano messi all’asta per il macello.

Rebecca è stata condannata per quattro azioni di ALF e ELF:

– Liberazione di 400 cavalli selvaggi da un recinto in Oregon e incendio della proprietà (1998)
– Aver portato della benzina in un resort di montagna in costruzione a Vail, Colorado, usata poi per appiccare il fuoco che ha distrutto il complesso sciistico (1998)
– Avert portato dispositivi incendiari a Medford, Oregon, presso l’ufficio delle US Forest Industries, usati poi per appiccare il fuoco (1998)
– Liberazioni di cavalli selvaggi da una struttura BLM in California e incendio di un fienile

“Gli animali e il mondo naturale sono sempre stati per me una fonte di profonda gioia, meraviglia e conforto, e il loro maltrattamento e annientamento una fonte di infinito dolore. Cercando di spiegare – e non scusare – le mie azioni, ho raggiunto un punto intorno ai venti anni dove non ho potuto più contenere o indirizzare appropriatamente il dispiacere, la disperazione e l’impotenza che sentivo verso il maltrattamento subito dagli animali e dal mondo naturale.”

Inoltre lei sarà in libertà vigilata dopo aver lasciato il carcere, e dovrà pagare mensilmente una quota per restituire danni per un totale di circa 13 milioni di dollari.

Durante la sentenza, il giudice ha anche chiesto alla Rubin di leggere l’ultimo libro di Malcom Gladwell, Davide e Golia, che le potrebbe insegnare i mezzi “non violenti” di protesta.

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Stati Uniti d’America: Liberato Jerry Koch

Martedì 28 Gennaio, l’anarchico Gerald “Jerry” Koch che si è rifiutato di prender parte al Grand Jury è stato liberato dal Centro Correzionale federale metropolitano a Manhattan. Il rilascio di Koch arriva dopo otto mesi di prigionia dovuti al suo rifiuto di testimoniare al Grand Jury riguardo all’indagine sul cosiddetto caso del bombarolo in bicicletta.

Il giudice John Keenan, che presiedeva il caso di Jerry, ritiene che la posizione di un governo fuori controllo, che usa il grand jury come una caccia alle streghe, è un “delirio di grandezza”. Il giudice Keenan ha proseguito:

“Semplicemente non ci sono prove che il governo, minacciato dall’abilità sovversiva di Koch, riesca a portarlo davanti al grand jury con un pretesto, o di avere accesso al tesoro rappresentato dal circolo dei suoi amici o mandare un messaggio minaccioso ai dissidenti politici.”

In realtà, il governo degli Stati Uniti stava seguendo lo schema di usare i grand juries come stratagemma nel tentativo di capire le reti sociali e politiche degli anarchici. Questa tattica è stata usata recentemente nel Pacific Nortwest e in California. Comunque, il rilascio di Jerry non arriva perché un giudice ha “visto la luce” e ha fatto aprire i cancelli. Arriva a causa della diligenza del suo supporto legale che ha fatto una complessa mozione. Dice il giudice:

“La posizione di Koch è lineare. Dato che lui continua ad opporsi al governo in generale e al grand jury nello specifico, sottolinea che la prigionia prolungata non lo indurranno a testimoniare. Infatti, dice che la sua detenzione al MCC hanno radicalizzato le sue idee riguardo alla repressione governativa.”

Arrestare qualcuno per vilipendio civile al fine di costringerlo a testimoniare, per lo stato, non è un atto punitivo. Quando diventa punitivo e perde ogni potere coercitivo, l’individuo deve essere rilasciato. Il contenuto della mozione presentata dal team legale sosteneva che il fine della detenzione di Jerry – costringerlo a testimoniare al grand jury, fosse fallimentare e di fatto era diventato meramente punitivo. In base a ciò, il giudice ha dato il proprio assenso. Ed ecco perché ha deciso di liberare Jerry.

La decisione del giudice Keenan rivela anche l’importanza del supporto fuori. Articoli scritti su Jerry, lettere, una petizione online aggiunta alla forza della mozione presentata. Una forte solidarietà dagli amici e dai familiari ha contribuito al rilascio di Jerry.

Nel leggere la decisione del giudice Keenan, è chiaro che l’unica gioia che è in grado di provare nella sua misera vita è l’invettiva lanciata contro Jerry e gli anarchici in generale. E alla fine del giorno, gli insulti infantili del giudice non contano nulla. Ciò che conta è che il nostro compagno è tornato tra noi.

Ancora le parole del giudice Keenan, Jerry “ha deciso di restare un oppositore – infatti ha promesso di continuare eternamente la sua protesta.” E per questo ti applaudiamo Jerry. Bentornato a casa.

fonte : anarchist news

Roma: Blocco stradale in solidarietà ai 4 compagni arrestati il 9 dicembre

In solidarietà con i compagni arrestati il 9 dicembre 2013 per alcune azioni contro l’alta velocità, lunedì 27 Gennaio, verso sera, un gruppo di una ventina di anarchici ha interrotto il traffico sulla tangenziale est nei pressi della nuova stazione Tiburtina, che presto sarà dedicata ai T.A.V.

Rallentando il traffico con fumogeni e torce in una strada a percorrenza veloce abbiamo messo in mezzo alla strada dei cassonetti legati tra loro con un filo d’acciaio al quale è stato legato uno striscione in solidarietà e contro le condizioni di isolamento in cui si trovano ora i prigionieri rivoluzionari. I cassonetti infine hanno preso fuoco!

Un saluto a tutti i prigionieri rivoluzionari!
Libertà per tutti!
Terrorista è lo stato!

Italia: Aggiornamenti sulla censura in AS2 del carcere di Ferrara

28 gennaio 2014 – Continuano la censura ed il sequestro arbitrario di corrispondenza e stampa anarchica, in entrata ed in uscita, dalla sezione di Alta Sorveglianza di Ferrara: lettere e aggiornamenti informativi stampati dai siti e blog di movimento consegnati con settimane di ritardo, stampa anarchica di lingua inglese trattenuta e sequestrata da due mesi, corrispondenza con alcuni compagni in carcere all’estero bloccata e sequestrata dalla censura.

Va ricordato che nella sezione AS2 ferrarese sono rinchiusi unicamente tre anarchici [Adriano Antonacci, Nicola Gai e Alfredo Cospito] e che non hanno alcuna possibilità di contatto con il resto dei prigionieri, tutto questo concorre ad ostacolare se non impedire di fatto qualsiasi intervento attivo nelle discussioni fuori, visto che le notizie arrivano tardi e con il contagocce.

Alfredo in particolare chiede di far presente la situazione (l’ultimo episodio –di cui ha ricevuto notizia la scorsa settimana dall’amministrazione penitenziaria– è il sequestro di una sua lettera/intervista indirizzata ai compagni in carcere in Grecia delle CCF, bloccata due mesi fa e mai uscita dalle mura del carcere) e ribadisce solidarietà e vicinanza ai quanti continuano ad agire, in Italia ed all’estero, ai compagni prigionieri ed in particolare alla compagna Tamara Sol Vergara, sequestrata dallo stato cileno per aver attaccato un guardiano del BancoEstado, in solidarietà a Sebastian Oversluij, anarchico ucciso durante un esproprio.

Per scrivere ai compagni …
Alfredo Cospito – Nicola Gai
C.C. Ferrara, Via Arginone 327, 44122 Ferrara (Italia)

Più d’informazione : nidieunimaitres@gmail.com

Stati Uniti d’America: Kevin Olliff condannato a 2 anni e mezzo

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Martedì, Kevin Olliff ha accettato di patteggiare la pena ed è stato condannato a 2 anni e mezzo. L’unica prova a sua carico è stata il possesso di strumenti che per l’accusa erano pronti per essere usati per “danneggiare” un allevamento di volpi.

Con i benefici per la pena scontata, e quelli relativi al Illinois, Kevin dovrebbe essere rilasciato tra 10 mesi.

Questa è una condanna significativamente più pesante rispetto a quella ricevuta dal coimputato Tyler Lang, che è uscito a Novembre. Si è detto che i trascorsi di Kevin con i suoi arresti per la militanza animalista lo abbiano reso un bersaglio per l’accusa, traducendosi con una condanna più lunga (Kevin ha scontato in California per delle accuse di “stalking” riguardo al suo ruolo nella vittoriosa compagna contro POM Wonderful).

La storia

Tyler Lang e Kevin Oliff sono due attivisti animalisti di Los Angeles che sono stati arrestati in Illinois in Agosto per “possesso di strumenti per vandalismo”. Dopo un primo momento dove si sono rifiutati di far effettuare la perquisizione dalla polizia, la loro automobile è stata comunque perquisita. Dentro, la polizia ha trovato cesoie, acido muriatico, maschere da sciatori, tronchesi, abbigliamento mimetico. Secondo l’accusa tali strumenti erano utili per colpire un vicino allevamento per pellicce.

Un caso che parte dal generico vandalismo e finisce nella liberazione animale

Questo caso ha avuto numerose svolte, incluso l’accusa che ha sostenuto di avere immagini di sorveglianza di un attacco ad un allevamento di visoni in Illinois avvenuto la notte prima del suo arresto (insieme a Tyler Lang).

Mentre è stato chiaro dall’inizio che l’accusa stava usando le loro storie di attivisti animalisti contro Tyler e Kevin, solo alla fine ciò è stato esplicito.

Prima, l’accusa ha detto di usare Morris, la liberazione di visoni in Illinois (avvenuta la notte prima dell’arresto) per costruire un caso circostanziale e sostenere che Kevin Olliff volesse usare gli strumenti trovati in auto per colpire un allevamento per pellicce.

Dopo, l’accusa ha citato uno specifico allevamento che credeva fosse l’obiettivo di Kevin e Tyler la notte del loro arresto.

Alla fine, il governo è stato esplicito: Hanno voluto processare Kevin e Tyler per l’aver cospirato in piena regola di attaccare un allevamento.

Governo alla disperata ricerca di un arresto

Negli ultimi 6 mesi del 2013 10 allevamenti sono stati attaccati e nessuno è stato arrestato. È chiaro che il governo ha avuto un particolare interesse per Kevin e Tyler in assenza di poter arrestare membri del ALF. Nonostante quasi tutti gli attacchi siano avvenuti dopo il loro arresto, il governo è sembrato voler rochestrare qualcosa di simbolico (arrestando
attivisti animalisti di notte nel Midwest) contro gli attuali successi del Fronte di Liberazione Animale.

Trasporto in carcere

Kevin è stato trasferito dal tribunale di Woodford quasi subito dopo la sentenza, e trasferito in una struttura a Joliet. Dovrebbe star li un mese, prima di essere portato in una vera prigione. Durante il prossimo mese, avrà limitazioni sulle telefonate, potrà ricevere (ma non inviare) mail. Il suo nuovo indirizzo verrà postato appena possibile.

Cosa si può fare

Questo risultato, anche se non ideale, non sarebbe stato possibile senza le manovre legali del team legale di Kevin, un gruppo di duramente impegniati avvocati attivisti da Chicago (ed un avvocato dal Woodford County). Il fondo di sostegno di Kevin è ancora in rosso dalle sconfinanti spese legali, e diverse migliaia di dollari sono ancora necessari per pagare gli avvocati. Considerate di organizzare una raccolta di fondi per Kevin, o donare direttamente alla sua difesa legale.

Per donazioni qui.

Controllate il sito del supporto Kevin & Tyler per aggiornamenti frequenti, per donare, e per tutte le ultime novità.

fonte

Messico: Rilasciato su cauzione il compagno Mario Lopez

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Abbiamo saputo dagli avvocati che il compagno Mario Lopez è stato scarcerato su cauzione dopo essere stato arrestato lo scorso 20 Gennaio con l’accusa di aver violato la legge federale sulle armi e gli esplosivi, per fabbricazione di esplosivi.

Ciò ci rallegra molto, senza dubbio, ma è chiaro che prosegue la caccia alle streghe contro gli anarchici; arrestati, deportazioni, minacce, montature giuridiche, ecc. La detenzione di Mario è parte di questa strategia terrorista dello Stato.

Al momento non sappiamo altro.

Abbasso le mura delle prigioni!

Libertà per tutti/e!

Croce Nera Anarchica México

fonte ~ in inglese

Stato spagnolo: Trasferimento a Cordoba per il compagno Francisco Solar

Sembra che il potere, vuole fare ancora una mossa, cercando di distruggere la solidarietà e l’amicizia che ci unisce.

Per la seconda volta, Francisco Solar, sarà trasferito di carcere. Dopo settimane senza alcun contatto con un altro prigioniero, Francisco è da una settimana che condivide il cortile con un altro detenuto, con il quale congiuntamente sarà trasferito alla prima prigione. Oggi stesso (25 Gennaio) sarà trasferito al carcere di Valdemoros, dove starà per quattro giorni, fino a Mercoledì, quando sarà trasferito al carcere di Córdoba. Il compagno rimane forte e con la testa alta!

Cogliamo l’occasione per aggiornare e diffondere la direzione di Monica, che continua imprigionata nel carcere di Brieva.

Monica Andrea Caballero Sepulveda
C. P. Avila
Ctra. Vicolozano-Brieva S/N
05194 Brieva-Vicolozano (Avila).

Morte allo stato e viva l’anarchia!

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Atene, 20/01/2014: Dichiarazione dell’anarchico Andreas Dimitris Bourzoukos riguardo il capo d’accusa attribuitogli per la rapina a Velventòs di Kozani

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Nego il capo d’accusa che mi viene attribuito da un tribunale nei sensi della legalità borghese. Nel mio mondo la rapina in banca è un momento di lotta, un’azione concreta di resistenza di fronte alla dittatura del denaro e del profitto. Per voi questa azione è un crimine come i miei pensieri anarchici e il progetto per una vita libera dall’autorità, traducendolo come terrorismo.

Gli unici terroristi che vedo io qui dentro li tengo difronte a me, siete voi, che con questa calma criminale condannate persone nella continua tortura della carcerazione. Siete parte di un meccanismo repressivo che in base alla politica -eliminare il nemico interno- agisce spietatamente, molte volte ”gonfiando” capi d’accusa o anche costruendo interamente accuse, in accordo sempre con le indicazioni del reparto antiterrorismo. Vi ricordo allora che sono nemico di tutto quello che volete mantenere intatto, sono nemico del mondo della sottomissione e del vassallaggio che voi volete imporre.

Secondo voi terrorista, secondo me e tanti ancora compagni anarchico.

E come anarchico, l’unico significato di giustizia che potrei accettare sarebbe quello di una giustizia che viene fatta dal basso, una giustizia che rigurgiterà l’etica del capitalismo, dove parole e significati come proprietà, autorità, sfruttamento, dio, stato, legge smetteranno di avere senso.

Sono pericoloso per la vostra democrazia per adesso, e questa è l’unica accusa che riconosco in sostanza.

Anche se è una verità che cercate di camuffare dietro i processi legali, il vostro agire repressivo ha come scopo primario quello di eliminare ogni tipo di resistenza e di concreta negazione delle vostre leggi e dei vostri valori.

Fino a quando esisteranno persone come voi, esisteranno anche coloro che con ogni mezzo lotteranno per il vostro rovesciamento e per la distruzione del sistema che asservite.

Andreas Dimitris Bourzoukos

fonte

Atene: Testo in merito al processo che inizierà nel tribunale speciale del carcere femminile di Koridallos

ΑIl 3 Febbraio 2014 inizierà un altro processo nel tribunale speciale del carcere femminile di Koridallos, e includerà diversi casi. Alcuni di noi sono accusati nel caso delle abitazioni a Volos e Kallithea (Michalidis, Ntalios, Romanos), lo scontro con gli sbirri a Pefki (Michalidis), altri per la rapina alla ATEbank a Filotas, Florina (Sarafoudis, Michalidis, Politis, Ntalios, Harisis) e per quella alla ATEbank a Pyrgetos, Larissa (Sarafoudis).

Non diremo nulla in relazione alle accuse che “pesano” su di noi. Ognuno di noi ha fatto le proprie scelte e segue la propria strategia riguardo alla gestione del processo sia a livello legale che politico. Alcuni di noi hanno già scritto questo in precedenza rispetto al processo per il caso Velvedo e lo diciamo di nuovo: L’AMICIZIA E LA VICINANZA TRA COMPAGNI che ci legano non saranno colpite dalle scelte legali e politiche del processo.

Con o senza avvocati, rivendicando o meno, noi CONTINUIAMO a guardare il cielo INSIEME da dietro le mura e INSIEME lottiamo contro la prigionia.

BUONA FORTUNA A TUTTI QUELLI CHE STANNO PREPARANDO I LORO ATTACCHI.

Giannis Michailidis, Dimitris Politis, Grigoris Sarafoudis, Argyris Ntalios, Fivos Harisis, Nikos Romanos

fonti: i, ii

Prigione di Koridallos, Atene: Lettera aperta di Gerasimos Tsakalos

Da quando è fuggito il guerrigliero urbano Christodoulos Xiros, l’antiterrorismo, che si promuove come elite poliziesca del Potere, ha iniziato una caccia alla streghe nel tentativo di ottenere vendetta e ripristinare il prestigio ferito.

In parallelo, i media ufficiali in quanto proprietari e creatori esclusivi di verità hanno consolidato la propria falsità tramite una guerra di comunicazione contro la nostra organizzazione. Stavolta la propaganda dei giornalisti ha optato per dipingerci come “mafiosi”, “leader carcerari”, “custodi”, sfruttando un evento – il pestaggio del calunniatore G. Naxakis – e un paio di testi dei suoi compagni che illustrano situazioni e fatti, offrendoli ad ogni prospettiva nemica – polizia, giudici, giornalisti. Non parleremo ancora di ciò; da ora parleranno i fatti se necessario.

All’interno di tale contesto, il 16 Gennaio* abbiamo saputo che Kostas Sakkas è stato nuovamente arrestato, accusato nel caso Halandri sulla base di alcune impronte trovate sui sacchi della spazzatura.

Fin dal primo momento abbiamo chiarito in ogni modo e con ogni tono che nessuno degli arrestati per presunta appartenenza alla CCF, chi non ha mai rivendicato la propria partecipazione, non ha ALCUN TIPO di relazione con l’organizzazione e le nostre pratiche. L’abbiamo detto in aula, l’abbiamo scritto nei nostri testi, e soprattutto, è evidente a causa dei percorsi, valori e convinzioni diverse che abbiamo scelto, in contrasto con quelle di molti di loro.

Quindi, ci ritroviamo in un periodo di intensa campagna antiterrorista contro la CCF.

Gli agenti hanno scoperto “per caso”, dopo 4 anni e mezzo, impronte di K. Sakkas su un sacco della spazzatura che conteneva residui di un dispositivo esplosivo connesso al caso della CCF. Ma gli agenti stessi sanno la verità; è solo che essa non fa comodo al fine del loro piano.

La verità è che K. Sakkas non ha avuto e non potrà avere mai alcun tipo di relazione con la CCF. Il suo unico collegamento all’intera vicenda è la passata amicizia con me – e questo è ben noto ad agenti e giudizi.

Pertanto, il motivo del ritrovamento delle sue impronte sui sacchi – se esso è vero – sta nel fatto che io personalmente ho usato quei sacchi, quando li ho presi dalla casa che condividevo con K. Sakkas. Quindi, è molto probabile che lui abbia toccato uno di quei sacchi, visto che erano in uno spazio comune di quella casa. Continue reading Prigione di Koridallos, Atene: Lettera aperta di Gerasimos Tsakalos

Salonicco, Grecia: Aggiornamento sul compagno Babis Tsilianidis

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Il 15 Gennaio 2014, durante una nuova udienza al tribunale di Salonicco, i giudici hanno esaminato la richiesta presentata da Babis Tsilianidis in merito alla sospensione della pena fino all’appello nel caso della rapina all’ospedale AHEPA. La richiesta è stata rifiutata. Il compagno è prigioniero nel 4° padiglione del carcere di Koridallos ad Atene.

Solidarietà con l’anarchico Babis Tsilianidis
Solidarietà con quelli che lottano, si rivoltano e si scontrano.

in inglese

Messico: Lettera della compagna Fallon arrestata dopo attacco incendiario alla Nissan

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Ciao amici e amiche!

Siamo qui insieme, noi su questo lato e dall’altro voi forse. Nel linguaggio dello stato ci sono anni o km che ci separano, ma la cosa che condividiamo è molto più grande di tutti i chilometri e anni. Lo Stato prevede di creare una distanza tra noi, ma invece è al contrario. Saremo più insieme che mai!

Oggi è l’8, ci sono circa 60 ore che viaggiamo tra le auto della polizia del cazzo e i centri federali e provinciali, anche se loro hanno deciso che dobbiamo rimanere qui altre 48 ore, non hanno nulla perché il silenzio è più forte della repressione.

La cosa più importante per me ora è quella di costruire una forza più grande del carcere. Abbiamo il contesto delle relazioni internazionali. Per me la solidarietà è i amici/che, non sono una vittima o una detenuta politica, io voglio utilizzare la realtà in cui viviamo in questo momento per costruire una amicizia più forte e più grande. Sono pronta per combattere l’autorità qui come fuori, mai mi fermerò.

Il carcere è una realtà normale e userò questa esperienza, e spero che anche voi pure per sviluppare una forza individuale più forte ogni giorno.

Siamo qui e sempre saremo qui per affrontare tutta le realtà nel carcere e fuori. Un forte abbraccio a tutti e tutte.

Contro l’autorità qui e fuori!

Fallon

fonte

Stato spagnolo, Siviglia: Incendiato portone di una chiesa in solidarietà con Mónica e Francisco

Attacco incendiario contro una chiesa situata nella Via San Luis a Siviglia. Nella notte tra il 4 e il 5 Gennaio 2014, nel buio della notte, i lupi hanno ululato ancora… Questa volta l’ingresso di una chiesa è stato colpito da molotov e scritte solidali con gli arrestati a Barcellona.

Per l’odio rappresentato dalla Chiesa e le sue sedi, e in solidarietà con Monica, Carinoso e tutti quelli che lottano; nessun passo indietro; se toccate uno di noi, toccate tutti noi.

SALUTE E RIVOLTA

LIBERTÀ PER MONICA E FRANCISCO

in spagnolo