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Atene, Grecia: Testo di dieci anarchici detenuti nella quarta sezione del carcere di Koridallos

In seguito ai recenti fatti avvenuti a Koridallos, crediamo sia necessario chiarire alcune questioni. Pensiamo sia importante non condannare o isolare politicamente la CCF nel suo insieme (ci riferiamo qui solo alle cellule dei prigionieri, dato che altre cellule firmano azioni compiute all’estero con la stessa sigla, e probabilmente non sono al corrente né sono responsabili delle azioni compiute da qualcun altro); meno che mai pensiamo che non si debba parlare di questi fatti per via dell’orientamento teorico della CCF. Condannare un’intera tensione anarchica per delle azioni e scelte che riguardano solo una parte di essa rappresenta la peggiore forma di politica. Che si tratti di anarco-sindacalisti o anarco-nichilisti, la critica dev’essere indipendente. Ciò di cui vogliamo parlare riguarda il comportamento autoritario che esiste all’interno del movimento anarchico, comportamento che spesso si esprime attraverso violenza fisica/verbale. Consideriamo la violenza una parte inseparabile della vita e dell’azione politica quando essa è diretta contro lo stato, il capitale e l’autorità; ma la consideriamo improduttiva, dannosa e auto-distruttiva quando viene usata come mezzo di mediazione nelle relazioni tra anarchici. Infatti l’obiettivo oggettivo della violenza è l’imposizione e l’instaurazione, nel modo peggiore possibile, di relazioni autoritarie tra persone che si suppone siano ostili a tutto questo. Gli unici risultati che tale uso della violenza ottiene sono trinceramento di posizioni, la distruzione della dialettica e l’annullamento pratico della nostra proposta anarchica.

Naturalmente tutto questo non è partenogenesi. Inoltre, un’inclinazione naturale all’autorità e all’imposizione esiste in tutti noi, così come esistono passione per la libertà e desiderio di uguaglianza nelle relazioni tra compagni. Spesso questa inclinazione sorge spontanea quale espressione di istinti contraddittori e si esplicita con o senza pretesti morali o politici, ma solitamente a causa di ovvie ragioni. Non è il caso qui di parlare della violenza manifestata per motivi personali all’interno di relazioni interpersonali, diremo solo che evitare tali metodi autoritari è una questione di coscienza e coerenza di valori.

Parleremo invece dell’uso della violenza come strumento di imposizione politica che, quando non diretto contro gli autoritari ma contro gli anarchici, distrugge letteralmente il significato della nostra visione anarchica: se, per esempio, l’uso della violenza viene esercitato durante una manifestazione contro compagni che scelgono una strategia di scontro con gli sbirri quando altri hanno una strategia diversa; oppure quando tale uso concerne una critica che qualcuno considera insultante o diffamatoria. Nel primo caso l’unica soluzione possibile è la sintesi di strategie diverse, e se questa non è possibile a causa di differenze di organizzazione, la soluzione è la creazione di traiettorie di lotta diverse. Nel secondo caso, le analisi abbondano. E’ luogo comune che una realtà qualsiasi viene vissuta diversamente da ciascuno in quanto le verità soggettive di ciascun compagno differiscono. Perciò, quando qualcuno muove una critica, è molto probabile che la persona oggetto di critica si senta calunniata. Il limite tra critica e diffamazione è molto sottile. L’unico modo di ripristinare la verità soggettiva della persona oggetto di critica è la parola. Nessuna imposizione violenta indica chi dice la verità, tale imposiziome indica solo chi ha più forza (fisica, organizzativa o armata). Continue reading Atene, Grecia: Testo di dieci anarchici detenuti nella quarta sezione del carcere di Koridallos

Stati Uniti d’America: Una visione del futuro – Dove tutti i Roberto Adinolfi camminano con le stampelle

Tornando al Maggio 2012, Roberto Adinolfi era a capo di Ansaldo Nucleare, che costruisce centrali nucleari in tutta l’Europa, inclusa una a Kroko, Slovenia, e Cernadova, Romania. Adinolfi ha potere, soldi, prestigio e influenza. Per lui, le sofferenze e le morti a Fukushima, Giappone, non sono state neanche lontanamente vicine quanto l’ufficio con il climatizzatore o la sua lussuosa casa a Genova o i suoi abiti costosi.

Alcune volte, devi rompere qualche uovo per fare una frittata. E inoltre, ancora nessuna delle sue trappole mortali si è sciolta.

Ancora. Parola chiave. Ancora.

Roberto Adinolfi col suo potere, denaro, prestigio e influenza non ha neanche notato il mezzo che lo seguiva davanti casa. Ha creduto con arroganza che avrebbe fatto un’intera carriera guadagnando denaro a palate facendo rotolare il dado radioattivo e scommettendo milioni di vite altrui, e che mai avrebbe dovuto rispondere a nessuno, in ogni caso.

Cosi la mattina del 7 Maggio, Adinolfi è uscito dalla sua lussuosa abitazione a Genova e si è diretto verso il suo ampio ufficio con l’aria condizionata – quando un proiettile anarchico lo ha azzoppato. Ha perso sangue ed ha urlato.

Il suo vestito costoso si era rovinato.

Alfredo Cospito e Nicola Gai si sono assunti questo servizio pubblico umanitario di consegnare un chiaro messaggio ad Adinolfi da parte di milioni di future vittime del suo olocausto nucleare. Non hanno ricevuto premi o encomi, ma rispettivamente 10 anni e 8 mesi e 9 anni e 4 mesi.

Risulta chiaro che il governo italiano reputa più importante il vestito macchiato di Adinolfi rispetto alle milioni di vite che tremano all’ombra dell’incubo nucleare. Data la lunga esperienza di delusi gerarchi, questo probabilmente non suonerà strano.

I comunicati ispiranti e decisi di Alfredo Cospito e di Nicola Gai si trovano, in inglese, su Act For Freedom Now.

Il 30 Ottobre, quando Cospito ha cercato di leggere il proprio comunicato in aula, i giudici lo hanno interrotto e poi mediante l’intervento della polizia hanno espulso i due anarchici dall’aula.

Vedendo tutti i resoconti, l’indirizzo di casa dei giudici è ancora sconosciuto. Il giudice non sembra camminare con una stampella.

I pubblici ministeri Nicola Piacente e Silvio Franz, che hanno arringato a lungo e ottenuto un milione di euro come danni (da pagare senza dubbio per il vestito di Adinolfi) camminano con spensieratezza e passo simmetrico. Questi funzionari chiaramente non hanno ancora ricevuto un proiettile nelle ginocchia.

Ancora. Parola chiave. Ancora.

Oltre alla reale, penetrante, ferita giustizia che è piuttosto ovvia, c’è anche una sorta di giustizia poetica in tutto ciò. Non solo il povero e l’impotente che si svegliano spaventati ogni giorno – non più. Cosi come la gente che teme di sentire la sirena dalla vicina centrale, i funzionari in Italia adesso trattengono il respiro quando escono dalle loro case e si dirigono a commettere la loro quota giornaliera di atrocità mondane.

Quando le auto gli sgommano vicino, loro si pisciano un po addosso, e accelerano, rovesciando il caffè. In quel momento di panico e terrore, intravedono un frammento del futuro, una visione, dove i dirigenti aziendali e i legislatori, banchieri e magnati del petrolio, vertici militari e capi di stato, zoppicano su e giu per i marciapiedi appoggiandosi ai bastoni o incespicando con le stampelle, sorridono e annuiscono gli uni con gli altri mentre passano, ma con sorrisi terribili e occhi spiritati.

Credo che questo momento gli sembri molto reale, e rabbrividiscono quando contemplano tutti questi spari ben mirati, espressamente non letali … perché i tiratori li vogliono vivi.

Se li uccidi, non capiranno nulla.

Ci sono parcheggi in tutti il mondo, dove tanti miseri e infami Adinolfi passano per andare a casa dopo una giornata di lavoro passata ad uccidere il futuro. Parlano ai loro cellulari con le loro mogli mentre mandano messaggi alle amanti e pianificano le fosse comuni che orchestreranno l’indomani.

Non fanno mai caso alle auto alle loro spalle. Non sospendono mai nulla.

Quanti Alfredo Cospito e Nicola Gai potrebbero esserci?

Quanti davvero.

Sean Swain 243205
Ohio State Penitentiary
878 Coitsville-Hubbard Road
Youngstown, Ohio 44505, USA

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Messico: Comunicato di Mario González del 31 Dicembre 2013

internet

Giovedì scorso, 26 Dicembre si è tenuta l’udienza di conclusioni del processo contro di me. La corte ha chiesto che io sia condannato e che non mi sia dato alcun beneficio, in più tutti gli agenti di polizia hanno mentito nelle loro dichiarazioni e sono scomparsi i video a proposito perché, ovviamente, l’intero processo è stato fabbricato nel modo più grottesco, sporco, abusivo, bullo, spregevole, crudele e disumano, dimostrando che le autorità sono i peggiori bugiardi e criminali, che questo sistema criminalizza la povertà e ci toglie la libertà.

Dall’altro canto gli avvocati che portano avanti il mio caso hanno dimostrato, per l’appunto, che l’intero apparato che mi accusa mente e che hanno fallito nel loro tentativo di fabricarmi questo delito. Per ciò, la mia difesa esige ciò che è ovvio: che sia liberato immediatamente e che non sia accusato ingiustamente. Anche se sono fiducioso con il lavoro svolto le autorità potrebbero lasciare di sostenere questa assurda prigionia, per quanto ne so di come agiscono, non mi sorprenderebbe niente di ciò che fanno quei infami complici, che non fanno altro che cercare di rimuovere quellx che non sono come loro vogliono, a chi si ribella contro le condizioni di miseria in cui ci hanno immerso e contro tutta la merda che ci circonda. I governi ostacolano la felicità di tuttx. Per questo faccio un appello alle persone solidali a continuare a mobilitarsi per la libertà di quelli che siamo ostaggi di questo stato, la successiva azione sarà la giornata di solidarietà con i/le prigionierx polítcici/che dal 6 al 10 Gennaio.

Possono imprigionare i nostri corpi, ma mai però le nostre idee.

Mario González

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Stato Spagnolo: Lettera di Claudio Lavazza

Teixeiro, 12-06-2013

Carissimi compagni/e, ho ricevuto la vostra lettera “Saluto dalla conferenza intermedia 2013” e mi ha fatto piacere quella conferenza sul costruire la solidarietà di classe. Si tratta della solidarietà per noi prigionieri rivoluzionari e per quelli che potrebbero diventarlo con il passare degli anni sotto il peso della repressione quotidiana del Sistema Penitenziario.

Per me la rivoluzione non è cosa di pochi, bensì qualcosa che riguarda tutti quelli che per una ragione o per l’altra sono nati dall’altra parte della barricata.

Quindi è un discorso che prevede la possibilità e necessità di far entrare nelle nostre file quanti più prigionieri/e possibile, visto che questa condizione è l’ideale per diffondere la solidarietà rivoluzionaria. Chiaramente sono consapevole della difficoltà di far partecipare al progetto anche quei prigionieri che rivoluzionari non sono mai stati.

Qui in Spagna, dove sono rinchiuso dal 1996, ci sono state varie lotte in cui si è cercato di sensibilizzare la solidarietà fra i detenuti… la lotta per l’abolizione del regime FIES e la lotta contro le condanne di lunga durata e l’ergastolo.

Attualmente è in atto dall’ottobre 2011 una campagna contro la tortura e i maltrattamenti nelle carceri. Le azioni comuni che si concordarono fin dal principio furono scioperi della fame simbolici il primo giorno di ogni mese, la denuncia al Congresso dei Deputati (responsabili politici della persistenza della tortura e delle morti nelle prigioni), ai giudici di sorveglianza, al Defensor del Pueblo(figura istituzionale analoga al garante dei diritti dei detenuti) e ai comitati per i Diritti Umani di Ginevra e Strasburgo. Una lotta riformista. Dopo un anno e mezzo di campagna la lotta continua, purtroppo senza riuscire ad aumentare di numero.

Attualmente siamo 51 prigionieri a partecipare attivamente, distribuiti in 20 carceri diverse. Tutti abbiamo un appoggio giuridico, un successo questo mai visto in passato, neanche nei tempi delle dure lotte contro il regime FIES.

Questo appoggio giuridico che siamo riusciti ad ottenere serve per aiutare i prigionieri che partecipano a questa lotta e che soffrono le rappresaglie del Sistema Penitenziario e non per assistere i prigionieri il cui unico interesse è risolvere i propri problemi personali senza solidarizzare con i problemi del resto dei compagni. Come ben vedete anche noi siamo costretti a stabilire delle differenze… purtroppo… non è ciò che volevamo, però non c’è posto per i problemi personali, come non c’è posto per i falsi rivoluzionari o ribelli.

In passato abbiamo avuto delle esperienze negative lasciando la porta aperta a tutti, convinti che per il solo fatto di essere prigionieri si potessero considerare rivoluzionari e ribelli tutti quelli che soffrivano il peso della detenzione… però la realtà mi dimostrò che fu un errore… Come principio abbiamo il dovere di lasciare le porte aperte, però chi vuole passare deve lottare. Insomma, per riassumere e parlando a titolo personale, vedo di buon occhio gli esempi che riportate di aiuto solidale, senza però dimenticare quelli che (come detto sopra) non sono rivoluzionali riconosciuti ma ugualmente lottano per i loro diritti. Anche loro “bisognerebbe farli partecipare”. L’esito delle lotte non è determinato solamente dalla propria partecipazione, bensì dal numero di persone che si riescono a convincere.

Un abbraccio solidale e forte a tutti/e voi che lottate per un Mondo Nuovo.

Claudio Lavazza

Soccorso Rosso Internazionale

Prigione di Koridallos, Atene: Lettera di Stefanos Amilitos in riguardo al suo pestaggio il 3 Gennaio

Molto è stato detto e scritto negli ultimi giorni. Pertanto, credo necessario chiarire alcune cose e dire che io sto bene, fisicamente e psicologicamente.

Nel mio lungo corso, nel quale sono stato arrestato venti anni fa nella rivolta del Politecnico di Atene nel 1995, ho incontrato molti compagni, membri della Resistenza e della Lotta. In questo corso sono stato in disaccordo con tanta gente, ma sempre faccia a faccia. Mai dietro le spalle e attraverso “rappresentanti”. Ecco perché credo che la recente ingiuria fatta a me non è stata causata da compagni, da gente che lotta contro l’Autorità. Il diffondere una “rivendicazione” per l’attacco alla mia persona, da parte di “alcuni (anonimi…) prigionieri” che vagamente mi diffamano, sul sito internet della “nuova anarchia”, non può ma sollevare questioni e dubbi.

Da molti anni, dentro e fuori il carcere, resisto e lotto contro i nemici veri — i nostri oppressori, le loro guardie armate e i loro fascisti — non quelli immaginari. Quindi trovo necessario non contribuire ancora alla polarizzazione e alla frammentazione di chi continua a lottare e resistere. Invito tutti i compagni all’esterno a fare lo stesso.

Il 19 Marzo 2014 inizierà il mio processo. Ed esso sarà la battaglia più diretta che intendo combattere con tutta la mia forza. Li, spero che la montatura fatta a mio carico collassi e di ritornare un’altra volta libero con il sostegno della Solidarietà. Libero di condividere le mie opinioni e i miei pensieri in modo più analitico.

PS: Grazie a tutti quelli che continuano a supportarmi, un pugno alzato a chi continua a resistere contro lo stato e i suoi cani, senza dimenticare neanche per un momento il fine.

Stefanos Amilitos
10 Gennaio 2014
Carcere di Koridallos

traduzione dal inglese

Vancouver, Canada: Rivendicato attacco contro filiale HSBC

Il 9 Gennaio, abbiamo risposto all’appello solidale con i compagni anarchici arrestati a Città del Messico, Fallon Poisson, Amelie Pelletier e Carlos López Marin. Siamo andati in una filiale HSBC in East Hastings, negli occupati Coast Salish Territory (Vancouver, Columbia Britannica) e abbiamo lasciato un dispositivo nella zona del bancomat causando una grande palla infuocata. HSBC è un simbolo del capitalismo, dell’oppressione e del dominio. Quindi un perfetto obiettivo per la nostra rabbia.

Questo avviene anche mentre il ministro della giustizia canadese Peter Mackay sta avvertendo gli attivisti di non commettere azioni illegali per fermare la costruzione del gasdotto. Mackay, puoi metterti gli avvertimenti su per il culo. I sogni dello stato e delle corporazioni di estrarre risorse cadranno tra le fiamme di rivolta dalle strade fino ai sabotaggi e alle distruzioni notturne. Il bisogno di libertà, anarchia e liberazione distruggerà questo stato coloniale. I nostri sabotaggi sono imprevedibili, strategici e vincenti. Questo attacco a HSBC è solo l’inizio del sabotaggio che verrà. Siamo solidali con i guerrieri Miq’maq e chi protesta ancora accusati e infastiditi dai porci di RCMP e dallo stato canadese per le proteste a Elsipogtog.

SOLIDARIETÀ AI COMPAGNI ARRESTATI A CITTÀ DEL MESSICO!
SOLIDARIETÀ A TUTTI I DIFENSORI DELLE TERRE E AI COMPAGNI ANARCHICI!
SABOTARE I SISTEMI DEL CONTROLLO SOCIALE, DEL DOMINIO, DEL PATRIARCATO E DELL’OPPRESSIONE!

LUNGA VITA ALL’ANARCHIA!

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Prigione di Koridallos, Atene: Comunicato dei prigionieri membri della CCF sul pestaggio di Naxakis

Non è la prima volta che un attacco diffamatorio è diretto contro la Cospirazione delle Cellule di Fuoco. Alcuni stanno mentendo a nostro danno nel tentativo di ottenere riconoscimento e nascondere la propria inconsistenza. È questo ciò che ha fatto Giannis Naxakis. Questi non è altro che un miserabile leccapiedi. Non c’è bisogno di dire molto a riguardo.

Riportando stralci di argomentazioni antigiuridiche e adottando un comportamento machista, sta cercando di presentarsi come anarchico. Tuttavia, comunque, si è sempre mosso ai confini del tornaconto personale e della sicurezza.

Come ha detto: “secondo me una sanzione disciplinare di due anni è accettabile visto che non mi costa nulla salvo un estremo esito del processo in corso”. Pretende di essere un rivoluzionario solo quando gli conviene. Al fine di dare una migliore immagine di se ai compagni all’esterno, che non sanno quanto è inesistente, dice di supportare l’organizzazione informale. Che relazione possibile c’è tra un bugiardo e un diffamatore e lo spirito insurrezionario di un’organizzazione informale anarchica? Continue reading Prigione di Koridallos, Atene: Comunicato dei prigionieri membri della CCF sul pestaggio di Naxakis

Prigione di Koridallos, Atene: Dichiarazione di Andreas-Dimitris Bourzoukos nel processo del caso della doppia rapina a Velventòs-Kozani

Il motivo della mia presenza – davanti a voi – non è elemosinare la vostra compassione, chiedere clemenza o un giusto processo. Parole e significati come giusto e sbagliato sono degenerati e resi insignificanti dal sistema che servite. Non accetto che alcuna guardia della legalità borghese, nessuno schiavo dell’autorità mi giudichi e condanni. Sono qui oggi, in questo teatro di simbolismi, per ricordarvi che ci saranno sempre persone decise, persone che lottano che non sono sottomesse alla vostra apparente onnipotenza. Sono qui, come anarchico, e come vostro nemico, per rovesciare i termini del conflitto, per uscire dalla posizione difensiva che voi volete per me e andare all’attacco. Per sottolineare il confine tra due mondi. Uno di sfruttamento, oppressione a autorità da voi rappresentato e uno di lotta, solidarietà, rivoluzione del quale io sono una parte.

Un’altra battaglia nell’eterna guerra dei rivoluzionari contro il dominio. E come in ogni battaglia, non siamo da soli, abbiamo vicino a noi, mentalmente e fisicamente, compagni, combattenti, persone che danno vita ad un mondo di lotta. Io sono qui per me, per tutti i compagni che sono stati nella mia posizione prima di me ma anche per quelli che ci si troveranno in futuro. Aggiungendo cosi un momento di lotta alla memoria collettiva.

Forse, quindi, per adesso sono qui e voi deciderete quanti anni affibbiarmi, anni che per voi non sono niente di più che un altro numero che si aggiunge alle migliaia che dispensate cosi facilmente – vedete, il peso “etico” è più leggero cosi e vi offre un sonno tranquillo. Forse, allora, per adesso i ruoli sono questi, ma state sicuri che arriverà il momento – se non per voi, per chi continuerà il vostro sporco lavoro – quando riempiremo di incubi i vostri sogni. Quando le voci di migliaia di insorti echeggeranno, destabilizzando la vostra apparente calma. E allora i ruoli non significheranno nulla, la vostra autorità e il vostro potere crolleranno e le vostre scelte vi si ritorceranno contro. Forse questo giorno arriverà tardi, molto probabilmente neanche vivrò abbastanza per vederlo. Ma comunque, finché l’aria mi arriverà nei polmoni e il sangue nelle vene, non smetterò di lottare per questo. Per la rivoluzione, per la libertà.

VIVA L’ANARCHIA

Andreas-Dimitris Bourzoukos

fonti : tameio, actforfreedomnow

Grecia: Lettera dell’anarchico Spyros Mandylas, detenuto per accuse riguardanti il progetto Phoenix, in merito al vaglio della sua custodia cautelare

Questo testo contiene alcune riflessioni e osservazioni in occasioni del vaglio dei 6 mesi della mia custodia cautelare, udienza che avrà luogo il 7 Gennaio presso la Corte d’Appello a Loukareos.

Il mio arresto, la mia custodia e la sua proroga, hanno una caratteristica particolare. Se qualcuno studiasse il mio caso noterebbe che non c’è neanche la minima cosa per giustificare la mia detenzione.

Questo non è inspiegabile. Visto che lo stato capisce la forza e la diffusione della Nuova Anarchia, fa tutto ciò che può per sopprimerla, in ogni aspetto.

Questo pare ovvio, qualunque scusa si usi. Come ho già scritto, il desiderio dello stato di distruggere il ponte tra “legalità” e “illegalità” è primario.

Gli argomenti nel mio caso, per la precedente proroga della custodia, sono state, anche se ridicole, le seguenti:

I) La prima giustificazione viene dal pubblico ministero Apostolos Mkropoulos della Corte d’Appello secondo il quale “sembrano esserci collegamenti tra gli ordini impartiti dai prigionieri membri della Cospirazione delle Cellule di Fuoco in merito alle azioni del Progetto Phoenix e la loro realizzazione fuori dal carcere.” Le sue deduzioni si basano sul fatto che io ho visitato il mio amico e compagno, membro della CCF, Christos Tsakalos, varie volte durante l’anno passato.

II) La seconda ha a che fare con la mia lettera pubblica. Il procuratore speciale Eftyxios Nikopoulos dice che non ho descritto il contesto dei colloqui in carcere che ho fatto… inoltre sottolinea che ho applaudito le azioni di guerriglia, il che sarebbe un indizio speciale.

Da parte mia, dico ciò che segue: Non intendo, in alcun modo, rispondere alle congetture e alle pretese di qualunque procuratore, visto che tali “indizi” non sono bastevoli neanche per adduzioni, men che meno per un arresto e una custodia cautelare.

Il mio arresto può essere visto come parte di una strategia recentemente usata in Grecia contro il nemico interno: ovvero gli anarchici e soprattutto la corrente della Nuova Anarchia. Tale strategia replica le operazioni repressive e le tattiche usate in altri paesi. Lo stesso è accaduto in Italia con l’operazione “Ardire”, dove i partecipanti a progetti di traduzione e diffusione di testi e gestione di siti web sono stati arrestati insieme ad altri, ciò pare essere il piano di alcuni anche in Grecia. Lo stato sa bene che tali progetti e strutture non sono inferiori all’azione diretta piuttosto danno il loro enorme contributo alla costante insurrezione anarchica.

Il mio caso ha un secondo aspetto, oltre alla mia prigionia. Crea un contesto di terrore per chiunque sceglierà di muoversi come me in futuro, promuovendo la costante insurrezione anarchica, non mediando la teoria pratica e la solidarietà attiva attraverso progetti pubblici.

Dico tutto ciò per creare un dibattito pubblico riguardo a come l’apparato repressivo ragiona e opera. In nessun caso imploro solidarietà dalla sinistra o da un movimento che ha adottato i connotati riformisti della disobbedienza civile negli ultimi anni, che organizza feste ed è “sollevato” dal mio arresto.

PS: Vari momenti solidali sono accaduti negli ultimi sei mesi (azioni dirette, eventi, scritte, striscioni, manifesti, flyer ecc), in solidarietà con me e il mio compagno e amico Andreas Tsavdaridis. Questo tipo di solidarietà mi da molta forza e distrugge l’isolamento imposto dallo stato ai prigionieri di guerra anarchici.

FURIA E CONSAPEVOLEZZA

Spyros Mandylas
prigione di Koridallos, sezione A
4/1/2014

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Atene: Giannis Naxakis picchiato e ricoverato in ospedale

Oggi, Domenica 5 Gennaio alle ore 18:30, fuori dal Padiglione A, il nostro compagno anarchico Giannis Naxakis è stato picchiato da almeno 5 membri della CCF, armati di bastoni. Il compagno è stato trasferito nell’ospedale cittadino.

Babis Tsilianidis
Giannis Michailidis
Tasos Theofilou
Dimitris Politis
Fivos Harisis
Argyris Ntalios
Giorgos Karagiannidis
Andreas-Dimitris Bourzoukos
Alexandros Mitroussias
Grigoris Sarafoudis

Aggiornamento : Giannis Naxakis è nell’ospedale del carcere di Koridallos. Ha la gamba sinistra e il braccio sinistro fratturati. Psicologicamente sta bene e non è scoraggiato da quanto successo.

Prigioni greche: Lettera di Giannis Naxakis

Il 3 Febbraio verrò processato dall’autorità, con tutti i suoi onori, come un altro “terrorista” interno. Non mi frega nulla dei miei accusatori e ovviamente non metterò piede in aula. Veniamo da due mondi moooooooolto diversi, non c’è bisogno di dirlo. Per farla semplice, cago sulla loro giustizia. Le accuse non mi riguardano. Il caso degli arresti a Nea Filadelphia è più o meno noto, io sono accusato per le solite pratiche anarchiche, quindi non c’è utilità nel ripetere cose dette già migliaia di volte.

Diciamola in modo differente. Quando qualcuno ha gettato via la “normale” vita offerta da questo mondo noioso, nella spazzatura, come non si possono eliminare le questioni etiche di restrizione come le leggi dello stato e gli obblighi come il lavoro?

Riguardo all’altra accusa, quella dell’organizzazione, da un po’ noia, perché sono sempre stato contro l’idea delle “organizzazioni”. Sono troppo burocratiche per il mio sentire anarchico. Preferisco i rapporti liberi, informali, o la mia solitudine, per combattere l’esistente. Continue reading Prigioni greche: Lettera di Giannis Naxakis

Madrid, Stato spagnolo: Evento solidale con anarchici/che di lunghe condanne

Sabato, 11 Gennaio 2014, il centro sociale occupato “La Gatonera“, situato sulla via Amistad 9, nel quartiere di Carabanchel in Madrid, ospita un evento di informazione in solidarietà con i prigionieri anarchici che affrontano delle lunghe condanne in tutto il mondo.

Ci incontreremo alle 18:30 e cominceremo una conversazione di contro-informazione, con l’obiettivo di diffondere alcuni dei casi di fratelli e sorelle che sono incarcerati nelle galere dei diversi Stati democratici da molti anni ormai. Dopo una presentazione dei casi di Claudio Lavazza e Gabriel Pombo Da Silva (detenuti nello Stato spagnolo), Marco Camenisch (imprigionato in Svizzera), Thomas Meyer-Falk (prigioniero in Germania), Marie Mason ed Eric McDavid (imprigionatx negli Stati Uniti) e José Miguel Sánchez Jiménez (prigioniero in Cile), discuteremo liberamente i modi per rafforzare ed estendere i legami di solidarietà, anche attraverso le strutture di contro-informazione e di sostegno concreto, con i prigionieri della guerra sociale.

Nella serata si include anche una cena solidale con panini vegani per uccidere la fame.

Abbiamo l’intenzione di fare di questo incontro un’ opportunità per rompere il silenzio in cui si cerca di seppellire i prigionieri anarchici, per diffondere le loro parole e per propagare la lotta con tutti i mezzi possibili contro la società carceraria e coloro che la sostengono.

Tra l’altro, questo è un evento auto-organizzato e per questo speriamo di poter contare sul vostro sostegno, sia in termini di presenza fisica e di partecipazione attiva, così come su donazioni libere per i compagni incarcerati.

I prigionieri sulle strade! Strade per l’insurrezione!

Contra Info

Prigioni greche: Ergün Mustafa, Rami Syrianos e Michalis Ramadanoglou hanno termino lo sciopero della fame

Il 31 Dicembre 2013, i compagni prigionieri Ergün Mustafa, Rami Syrianos e Michalis Ramadanoglou, in sciopero della fame da fine Novembre in solidarietà con il prigioniero in lotta Spyros Stratoulis, hanno termino lo sciopero a seguito di questo comunicato:

Oggi (30 Dicembre 2013), dopo 50 giorni di sciopero della fame, vedo che i meccanismi statali stanno cercando di sfinirmi tramite la loro negligenza. Io rispondo continuando la lotta. Ma non permetterò che la mia decisione metta in pericolo i miei compagni.

Gli scioperanti solidali Rami Syrianos, Ergün Mustafa e Michalis Ramadanoglou hanno seguito la mia decisione di fare lo sciopero della fame dal 11 Novembre, richiedendo il mio proscioglimento dalle accuse costruite a mio carico, al fine di riottenere i giorni di permesso.

Non voglio che tre veri guerrieri “cadano” proprio ora – Rami Syrianos dopo 40 giorni, Ergün Mustafa e Michalis Ramadanoglou dopo 36. Ora chiedo loro di darmi retta, di resistere e di mantenere vivi me e la nostra lotta. Ho chiesto con forza ai miei fratelli solidali di interrompere lo sciopero, visto che hanno già raggiunto il loro obiettivo; ovvero trasmettere il potere della solidarietà e il messaggio della resistenza collettiva stando dalla mia parte.

I nostri corpi e le nostre menti hanno agito all’unisono, e io riesco ad essere ancora fermo nella mia posizione grazie a loro. La loro decisione ferma di sostenere la mia lotta resterà per sempre impressa nel mio cuore. Le loro azioni dovrebbero restare nella memoria di tutti noi, per il loro apice di responsabilità politica nell’affrontare insieme e a testa alta il nemico.

La libertà ci appartiene; e ce la riprenderemo.

Mi sono sentito di far arrivare le mie richieste ai miei compagni attraverso questa lettera aperta.

Io continuo lo sciopero della fame; noi siamo INSIEME e resteremo INSIEME fino alla fine.

La passione per la libertà è più forte di tutte le celle!

La resistenza e la solidarietà ci uniscono e ci tengono vivi, ancora.

“Affrontando i nostri nemici dobbiamo dichiarare semplicemente la nostra attitudine. Non chiediamo pietà, e non scenderemo a patti.” (Terence MacSwiney)

Spyros Stratoulis,
prigioniero nel carcere di Larissa

Salonicco, Grecia: Rivendicazione di responsabilità per l’incendio di una banca

Il 29/11 è cominciato il processo degli anarchici G.Michailidis, D.Politis, N.Romanos, A.D.Mpourzoukos, A.Ntalios e F.Charisis-Poulos per la doppia rapina al Velventòs di Kozani. Poche ore dopo l’inizio del processo, abbiamo posizionato un ordigno incendiario in una filiale della Banca del Pireo sulla Via Andreas Papandreou, alla zona di Neapolis a Salonicco, come un piccolo segno di solidarietà con i nostri compagni.

Le banche, come pilastri del capitalismo, costituivano e continueranno a costituire un bersaglio di espropriazione e di distruzione da parte degli uomini combattenti. Per resistere alla brutalità e al totalitarismo, per costruire una società libera di uguaglianza e di libertà.

Solidarietà ai compagni anarchici processati per la doppia rapina a Velventòs.

Non dimentichiamo i nostri compagni G.Naxakis e G.Sarafoudis che sono stati arrestati a N.Philadelfeia.

Immediato rilascio del compagno Sp.Stratoulis dalle accuse che gli negano il diritto al concesso di licenza temporanea dal carcere e si trova in sciopero della fame dal 11/11. Solidarietà al Rami Syrianos, Ergün Mustafa e Michalis Ramadanoglou che si trovano in sciopero della fame in solidarietà con Sp.Stratoulis.

PER L’ANARCHIA E IL COMUNISMO

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Spagna: Lettera di Mónica Caballero e Francisco Solar

animal-libSiamo di nuovo qui, tra queste pareti di cemento e sbarre, tra videocamere e carcerieri. Siamo di nuovo qui, senza abbassare il capo e restando orgogliosi di ciò che siamo. Orgogliosi di essere parte della tempesta imprevedibile che cerca di eliminare ogni traccia del Potere che ancora una volta getta la maschera e si mostra per ciò che è, nella sua brutalità e anche, perché no, nella sua debolezza. In questo particolare caso, la collaborazione tra stato cileno e spagnolo, al fine di organizzare il nostro arresto dimostra lo sforzo congiunto per neutralizzare chi viene considerato una minaccia, ma l’importanza che ci danno questi signori del Potere non riflette altro che la loro fragilità. I loro discorsi inconsistenti di sicurezza sono il velo che nasconde il timore di sapere che un evento può affrontare il timore generalizzato. I loro colpi e le loro minacce non fanno altro che rafforzarci nell’affilare le nostre idee e le nostre vite per prendere parte allo scontro permanente.

Salutiamo con un forte abbraccio tutte le dimostrazioni di appoggio, sono un’arma che indebolisce le sbarre. Intendiamo la solidarietà come la continua prova pratica delle nostre idee anarchiche, in ogni forma, che fanno capire al nemico che nulla finisce, che tutto continua in carcere o fuori. Dovunque ci si trovi: non un minuto di silenzio e una vita di lotta. Soprattutto all’immenso gesto solidale dei compagni che hanno utilizzato il loro corpo come armo entrando in sciopero della fame.

Salutiamo chi continua ad essere complice, a chi si avventura verso l’ignoto, a chi viene motivato dall’incertezza, a chi insiste per l’anarchia. A questi tutto il nostro rispetto e affetto. Abbiamo saputo con grande tristezza della morte di Sebastian, ma ci rallegra la sua vita coerente con i suoi ideali: un guerriero a tutto tondo.

Ci piacerebbe stare con i nostri compagni che ora piangono il nostro caduto, ma da qui inviamo loro molta forza e un “ci vediamo presto”.

Mónica Caballero
Francisco Solar

in spagnolo

Spagna: Trasferita Mónica Caballero

Il 21 Dicembre 2013 la compagna Mónica Caballero è stata nuovamente trasferita, stavolta, dal carcere di Estremera a quello di Brieva (Ávila).

Ricordiamo che la compagna anarchica Mónica, insieme a Francisco Solar, è stata arrestata il 13 Novembre 2013 con l’accusa di partecipazione al Comando Insurrecional Mateo Morral e di aver collocato l’artefatto esplosivo nella cattedrale si Saragoza.

Entrambi sono stati in precedenza assolti nel Caso Bombas. Monica e Francisco sono in regime di FIES.

Solidarietà e affetto sempre in rivolta per Monica e Francisco!

fonte

Italia: Scarcerato Sergio!

Oggi 20 Dicembre 2013, il compagno Sergio Maria Stefani è stato scarcerato per decorrenza termini dopo 18 mesi di custodia preventiva in merito alla cosiddetta “Operazione Ardire”, di cui era rimasto l’ultimo accusato in prigione. Anche lui, come gli altri compagni rilasciati nei mesi scorsi, è stato sottoposto ad obbligo di dimora e di firma.

Solidarietà ai compagni e alle compagne accusati/e!
Per l’Anarchia!

Grecia: Lettera del compagno incarcerato Tasos Theofilou in occasione del processo

L’11 novembre 2013 nel Tribunale di Appello situato in via Loukareos, in Atene, dopo un ritardo di cinque mesi, comincia il mio processo. Un processo in cui dovrò affrontare una marea di accuse per la mia presunta appartenenza alla CCF e per la mia presunta partecipazione nella rapina in una banca sull’isola di Paros.

Un processo con obiettivi politici e con abitrarietà legali evidenti, con prove tanto inesistenti quanto fabbricate, e con i fatti distorti dall’Unità Antiterrorista e dai procuratori speciali. Un caso che dimostra in cosa consiste la gestione poliziale-giuridica degli esclusi e di chi resiste orchestrata dai mass-media. Si tratta di un esperimento politico, che combina il deus ex machina* della repressione poliziale, l’aspetto scientifico del DNA e la repressione giudiziaria con l’articolo 187A, la cosiddetta legge antiterrorista.

Da un punto di vista giuridico è importante anche che da un lato non esista neanche un briciolo di prova credibile, ma dall’altro, come conseguenza di questa mancanza di prove o indizi, si sta violando tutto il concetto di presunzione di innocenza. L’accusato è chiamato a dimostrare la sua innocenza e non il tribunale a dimostrare la sua colpevolezza, come dovrebbe essere conforme alle garanzie presumibilmente fornite dalla Giustizia Penale influenzata dall’Illuminismo. Nel mio caso succede qualcosa di ancora peggio. Devo rifiutare le accuse senza avere di fronte alcuna prova tangibile, senza niente più che un ragionamento basato su menzogne e conclusioni arbitrarie riguardanti il mio “stile di vita”, e non alcune azioni specifiche.

Comunque, a parte la dimensione giudiziaia, c’è anche quella politica che ha una gran importanza, visto che sorgono molte domande. La più fondamentale di tutte è: perchè l’Unità Antiterrorista anziché la Sicurezza si prende in carico le indagini per una rapina? Semplicemente perchè c’è stato un morto che, naturalmente, era un cittadino. Un’opportunità di prima classe per immischiare l’ambiente anarchico in azioni che non erano dirette contro lo Stato o contro obiettivi capitalisti, ma contro i cittadini. Uno sforzo che è cominciato nel 2009 (?) con la curiosa esplosione di una bomba che ha causato la morte di un giovane immigrato afgano ed è continuata con i tragici avvenimenti della banca Marfin. I mass-media e l’Unità Antiterrorista cercano di convincere che gli anarchici sono un pericolo per chiunque, ma non per il Potere stesso.

Inoltre, è importante vedere cos’è l’Unità Antiterrorista e qual è il suo ruolo. Il suo ruolo, naturalmente, non consiste nel risolvere i casi di rapine e omicidi. Di questo si occupa la Sicurezza. Il ruolo dell’Unità Antiterrorista è liquidare l’ambiente anarchico e qualunque altra comunità di lotta, sempre con il pretesto di “disarticolare” le organizzazioni armate. Così, gli arresti “erronei” non sono il risultato della loro incapacità, ma anzi mostrano la loro capacità di creare un clima di paura e panico tra la gente che lotta. Nella democrazia moderna si suppone che non si perseguano penalmente le idee, ma le azioni. E quando non ci sono azioni criminali, le si inventano. Quindi il 14 agosto 2012 qualche “sconosciuto” chiama l’Unità Antiterrorista “informandoli” che gli autori della rapina a Paros hanno qualcosa a che vedere con il terrorismo e uno di loro ovviamente si chiama Tasos, ha le mie caratteristiche e un indirizzo specifico, cioè vive a casa dei miei genitori.

Il 18 agosto c’è una nuova chiamata telefonica, questa volta che dice loro che sono seduto sugli scalini della stazione della metro Keramikos. E lì mi arrestano. L’Unità Antiterrorista, naturalmente, non ha mai trovato quell’uomo “sconosciuto”.

In questo modo si riempie il posto vacante che l’Antiterrorismo aveva preparato per me già nel dicembre 2010. Il 4 dicembre 2010 arrestarono sei compagni anarchici in un’operazione antiterrorista “impressionante”. Un’operazione che finisce per essere un fiasco, poiché dei 6 arrestati accusati di essere membri dello stesso gruppo, alcuni non si conoscono nemmeno tra di loro, qualcosa che perfino i giudici confermano alcuni mesi dopo, assolvendo due persone da tutte le accuse. E per gli altri quattro, nonostante il trionfalismo dell’allora Ministro di Protezione del Cittadino, Christos Papoutsis, non emerge altro che la possessione di armi, per cui senza tutta una serie di trattamenti alchemici legali non sarebbe possibile aggiungere l’appartenenza alla CCF.

I tre accusati nel caso (Kostas Sakkas, Alexandros Mitrousias e Giorgos Karagiannidis) si prendono la responsabilità per il possesso di armi per l’azione anarchica, mentre l’anarchica Stella Antoniou è nelle mire delle autorità a causa della sua relazione con Kostas Sakkas, ma anche per l’aiuto che ha offerto a Alexandros Mitrousias.

L’Antiterrorismo ovviamente ha saputo che anch’io avevo una relazione di amicizia e da compagni con Kostas Sakkas, con cui dal 2002 sono stato compagno di classe nella facoltà di teologia a Thessaloniki. Più o meno in questo modo è comparsa, nelle loro osservazioni e inseguimenti, una persona, si presume, sconosciuta, che per puro caso ha le mie stesse caratteristiche ed è stata vista in tutta una serie di riunioni, reali o inventate. In realtà questa persona non era loro sconosciuta in assoluto perchè, al momento giusto, hanno lasciato un posto vacante negli atti di accusa. E, considerando le finalità mediatiche, il momento giusto si è prodotto nell’agosto 2012. Naturalmente è impressionante che questa persona “sconosciuta” che non hanno arrestato allora, nel dicembre 2010, perchè non la ritenevano importante, abbiano potuto riconoscerla 2 anni dopo e questo nonostante la sua insignificanza.

L’Unità Antiterrorismo ha deciso di coprire questo posto vacante che aveva riservato per me, e questo nella maniera più contundente, anche se poco credibile. Ha deciso di presentarmi come una persona coinvolta in una rapina che è terminata con un omicidio, basandosi sulle prove del DNA che sono state “trovate” in un cappello che presuntamente avrebbe perso uno dei rapinatori, mentre una serie di sospettose irregolarità, contraddizioni ed omissioni sia riguardo la raccolta di questo DNA sia riguardo al suo esame in laboratorio, indicano che si tratta di una prova inesistente e fabbricata.

Il mio caso non costituisce un’eccezione, è anzi un caso tipico nell’attuale stato di eccezione. E’ chiaro che con la crisi del sistema molte cose sono cambiate a livello economico, politico e sociale. Il Capitale cambia i termini del suo dominio e lo stato di eccezione diventa permanente. Il complesso poliziale-giudiziario ottiene un ruolo più importante, da istituzione complementare si converte in strumento distaccato del Potere.

La repressione penale amplia ed approfondisce il suo ruolo, mantenendosi nel ruolo di unico regolatore e garante della coesione sociale. Nel frattempo il Potere aspira ad ottenere qualunque tipo di consenso sociale attraverso la demonizzazione mediatica e la sanzione penale di chi resiste e degli esclusi, riunendo la parte più conservatrice della società intorno all’ideologia della legalità.

Il totalitarismo capitalista nella sua forma più moderna si articola nell’utilizzo di termini sempre più militari, nell’affrontare un ampio insieme sociale come suo nemico interno potenziale. L’ambiente anarchico e i settori sociali esclusi sono classificati nella stessa cornice, quella dei fattori di destabilizzazione, e trattati con “tolleranza zero”.

Da un lato la polizia con la sua presenza asfissiante ha occupato ogni centimetro dello spazio pubblico, le intercettazioni telefoniche non sorprendono nessuno e le telecamere di vigilanza collocate ogni dieci metri risultano quasi inpercepite. Dall’altro lato gli spazi politici e i settori sociali esclusi lasciano spazio alla gestione penale. Il sequestro di impiegati, l’illegalizzazione degli scioperi, la legge antiterrorista applicata contro i manifestanti, i fatti di Skouries, le occupazioni di scuole, le retate costanti contro gli immigrati “Xenios Zeus”, la repressione contro le donne sieropositive e contro gli zingari. Gli inquisitori dei mezzi di comunicazione, della giustizia e della polizia impongono la legalità come un concetto sacro. Come dogma. La legalità dev’essere realizzata con un fervore religioso, se non con devozione. Come un’orazione che porterà il sacro sviluppo. Le distopie presentate nella letteratura e nel cinema già guardano con stupore la realtà attuale.

La storia non è circolare, ma non è nemmeno una linea dritta. La storia va lì dove la portiamo. E se uno degli estremi, quello dei difensori del totalitarismo capitalista (espresso dalle maniere intimidatorie in cui il primo ministro Samaras si pronuncia in favore del memorandum o da uno sbirro nazi come Michaloliakos), continua a insistere nello spingerla verso l’oscurità più profonda e la barbarie assoluta, l’altro estremo, vale a dire gli anarchici, i comunisti e gli esclusi, nonostante le nostre pur piccole forze dobbiamo spingerla verso la rivoluzione, verso l’emancipazione del proletariato, la liberazione dell’attività umana dall’insieme capitale-lavoro salariato, verso l’anarchia e il comunismo.

Anastasios Theofilou
Carcere di Domokos
4 Novembre 2013

Santiago, Cile: Aggiornamento sui compagni arrestati per rapina a Pudahuel

Dopo la rapina (11/12/2013) durante la quale è stato ucciso il compagno anarchico Sebastián Oversluij, si è intensificata la stretta repressiva.

Con l’aiuto dei testimoni la polizia del 26° commissariato avrebbe identificato due dei partecipanti. Sono stati arrestati gli anarchici Alfonso Alvial Sánchez (27 anni) e Hermes González Henríquez (25 anni), trovati in possesso di guanti, parrucche e un revolver a testa. Dopo esser usciti dal commissariato hanno gridato ai giornalisti slogan in ricordo del compagno anarchico caduto durante l’azione.

Il 12 Dicembre 2013 sono state formalizzate le accuse di “rapina con intimidazione” e “porto illegale di arma”. Anche se la procura voleva ottenere una proroga investigativa per approfondire eventuali “vincoli anarchici” e “vincoli col Caso Bombas”. Il tribunale ha rifiutato la richiesta e ha concesso al procuratore Luis Pablo Cortés una proroga di 90 giorni.

Secondo la procura ci sarebbero due fuggitivi, mentre si fanno indagini sulle armi confiscate, sarebbero state rubate a guardie di sicurezza durante rapina nel Gennaio e Marzo 2013.

Attualmente i compagni antiautoritari Hermes e Alfonso sono detenuti nella sezione di massima sicurezza del Carcere di Alta Sicurezza (C.A.S.) di Santiago.

Libertà per tutti/e i/le prigionieri/e rivoluzionari/e anarchici/che!

fonte

Santiago, Cile: Autobus incendiato fuori dal Campus Juan Gómez Millas

Per prima cosa, sull’erronea dicotomia sociale-antisociale degli anarchici… negli ultimi tempi si è diffusa una crescente corrente di anarchici e nichilisti che rivendicano le loro azioni e finalità come antisociali, per chiarire la nostra posizione come una di queste cellule “antisociale” vogliamo dire che:

Punto 1: nel dichiararci antisociali, ci riferiamo semplicemente all’etimologia del concetto antisociale, – contro la società – e così come molti gruppi affini ad idee radicali, contro lo Stato e l’istituzionalizzazione lottano con pugni e coraggio per le loro idee e la loro realizzazione, noi apertamente ci dichiariamo non solo in guerra contro uno, due o tre fattori della società e civilizzazione ma ci dichiariamo in guerra con tutto ciò che sia, appartenga, provenga o aiuti il prevalere della società nella sua totale globalità.

Punto 2: parlare di guerra antisociale non è una negazione delle forme sociali di diffondere l’idea anarchica ma, insistiamo, è solo una delimitazione dei gruppi che con mezzi violenti o nonviolenti, non rivendicano né hanno tra le loro idee la ricerca della distruzione totale della società esistente. Appoggiamo tutte le forme di intensificazione delle idee anti-sistema, anti-capitaliste, anti-civilizzazione; dagli scritti, alle fanzines, iniziative, occupazioni, parole con amore e rabbia, riflessioni e comunicati (come questo), ma sempre avendo chiaro che non basta la mera presa di coscienza se così vogliamo chiamarla, ma bisogna dare colpi concreti, violenti e decisi.

Abbiamo “un” chiaro e gigante nemico; la società e la civilizzazione, che crediamo inglobino il capitalismo, gli stati gerarchici poliziali del mondo e l’alienazione e l’inazione che distrugge la nostra vita giorno dopo giorno.

Intorno alle 22.30 (29 novembre 2013) nel noto Campus Juan Gómez Millas siamo usciti un gruppo di individui e abbiamo proceduto con una finalità chiara.

Abbiamo atteso il momento giusto e abbiamo intercettato un bus del transantiago recorrido 506, facendo scendere la gente che viaggiava e l’autista, per innaffiare il veicolo trasportatore di schiavi con circa 20 litri di combustibile, con una miccia artigianale abbiamo dato fuoco al bus, il quale non ha tardato a bruciare interamente e gridare alla polizia della zona che sono molto vulnerabili e patetici, un saluto al tenente al comando degli operativi preventivi di Macul con grecia, lo sentimos chancho bastardo (non interpretate male questa ironia).

Per l’acuirsi del processo insurrezionale che stanno sollevando le menti critiche e incendiarie, per la distruzione non parziale ma totale di una società che ci vede come materie prime usa e getta, e che non si fa scrupoli nel momento di distruggere milioni di vite.

Per l’intensificazione brutale e violenta delle idee anti-civilizzazione, non dimentichiamo che la globalizzazione e la sua ossessione per la distruzione della natura è ciò che tiene il pianeta e le nostre vite soggiogate a una quotidianità miserabile, psicopatica e che ci fa impazzire.

Solidarietà anarchica insurrezionale per Carlos Gutiérrez, arrestato da un paio di giorni in Angol, Cile, dopo 6 anni di latitanza per le accuse di rapina a mano armata contro la banca Security in cui è finito morto lo sbirro bastardo Moyano.

Un abbraccio fraterno e complice per Mónica Caballero, Francisco Solar e tutti i detenuti a Spagna, per gli attentati esplosivi contro basiliche e chiese.

Un abbraccio indistruttibile per Alfredo Cospito e Nicola Gai, prigionieri in Italia per aver attentato contro un bastardo imprenditore nucleare.

Un grido di guerra e amore per Hans Niemeyer, prigioniero nel Carcere di Alta Sicurezza di Santiago, Cile; accusato di aver attentato con un congegno esplosivo contro una succursale della banca BCI.

E una pacca sulla spalla confortante e ribelle per [Mario López “el Tripa”, arrestato in Messico per aver manipolato un congegno incendiario-esplosivo].

Fraternità internazionale!!! Abolendo tutte le frontiere mentali, tutte le cellule e gli individui insorti siamo unx, facendo paura ai bastardi del potere; sbirri, giudici, politici istituzionali, gendarmi, imprenditori… puntiamo a loro in tutto il mondo aspettando il momento giusto per premere il grilletto, le loro teste sono nel nostro mirino.

Morte a tutti i maledetti stati del mondo.

Morte alla civilizzazione che ogni giorno affonda sempre più l’illusione di una vita felice e meno artificiale.

Fuoco alla società e per questo gridiamo guerra antisociale!
Contro ogni autorità e ogni forma di dominio.

fonte : hommodolars

Prigioni greche: Compagni in sciopero della fame e della sete a Koridallos

Manifestazione anarchica davanti al carcere di Koridallos, nella notte del 14 Dicembre:

[vimeo]http://vimeo.com/81901456[/vimeo]

Il 13 Dicembre 2013, ad Atene, gli anarchici prigionieri Fivos Harisis, Argyris Ntalios, Giannis Michailidis, Dimitris Politis and Giorgos Karagiannidis hanno iniziato uno sciopero della fame e della sete dopo il loro trasferimento disciplinare per aver aggredito una guardia — la loro lettera aperta:

“Ieri, 12 Dicembre, mentre eravamo nelle nostre celle, il carceriere Giannis Mylonas ci ha parlato in modo arrogante. Oggi, quandogli abbiamo chiesto spiegazioni, ha continuato ad esserlo – pertanto si è preso una piccola parte della violenza che lui esercita giornalmente. L’amministrazione del carcere, volendo mettere alla prova i nostri limiti e la nostra resistenza, ha deciso di dividerci. Al momento, cinque di noi sono in isolamento nella sezione punitiva nel 3° braccio mentre i compagni Giannis Naxakis e Babis Tsilianidis sono stati portati al 4° braccio e il compagno Grigoris Sarafoudis al 5° (non in sezioni punitive).

Siamo decisi a difendere la nostra comunità ad ogni costo, e questa è il nostro pilastro principale in questo marcio mondo carcerario. Non svendiamo la nostra dignità davanti ad alcun servo codardo dell’ordine legale. Cosi da oggi, 13 Dicembre, iniziamo uno sciopero della fame e della sete richiedendo il nostro ritorno e quello dei nostri compagni al 1° braccio. I responsabili di ciò che potrebbe accadere da adesso sono le guardie Vasilis Lambrakis, Giannis Kontopoulos e Nikos Petropoulos; la direttrice Maria Stefi, il procuratore Troupi, e il capo dei servizi sociali Vasso Fragathoula, i quali formano il consiglio direttivo del carcere.

NESSUN PASSO INDIETRO

PS: Il nostro pensiero va ai combattenti prigionieri in sciopero della fame Spyros Stratoulis, Rami Sirianos, Ergün Mustafa e Michalis Ramadanoglou. Forza vagabondi, fino alla vittoria.

Fivos Harisis, Argyris Ntalios, Giannis Michailidis, Dimitris Politis, Giorgos Karagiannidis”

Al momento (15/12/2013) cinque di loro sono in isolamento nella sezione punitiva del 3° braccio di Koridallos, mentre i compagni Babis Tsilianidis, Giannis Naxakis e Grigoris Sarafoudis sono ora in 4° braccio. Tutti e otto stavano prima al 1° braccio di Koridallos, insieme ad altri anarchici prigionieri. L’amministrazione del carcere sta cercando di spezzare la loro comunità.

Inoltre, il 14 Dicembre 2013, Babis Tsilianidis ha iniziato uno sciopero della fame e della sete. Il 15 Dicembre, anche Grigoris Sarafoudis è entrato in sciopero della fame e della sete.

I sette anarchici in sciopero richiedono il loro ritorno e quello dell’altro compagno al 1° braccio del carcere maschile di Koridallos, e mandano un segnale alla lotta in corso degli scioperanti Spyros Stratoulis (al carcere di Larissa), Rami Syrianos (a Domokos), Ergün Mustafa (a Malandrino) e Michalis Ramadanoglou (a Grevena).

FORZA A TUTTI I COMBATTENTI PRIGIONIERI!

Aspettiamo maggiori informazioni.

$ile: Lettera dei compagni Freddy, Marcelo e Juan

casosecurity5DOPO DUE SETTIMANE DI CONFRONTO DIRETTO CON LO STATO E LA SUA TRAMA GIURIDICA-POLIZIESCA-CARCERARIA:
INTEGRI E DISPOSTI

Quando parliamo di anticapitalismo assumendo il essere ed il fare, mettiamo non solo lo sguardo, ma anche le nostre ossa.

Quando camminiamo per il solco di essere padroni e attori delle vite e senso. Non vanno solo i nostri passi ed il puntare bene. Ci acompagna la natura di non condizionarci a nessun Stato, patrone, struttura, partito o Dio.

Quando segnaliamo la libertà, non solo desideriamo la distruzione della società carceraria, lottiamo per rinascere di nuovo e respirare ossigeno libertario.

Quando baciamo e accarezziamo i/le nostrx figli/e non rinfreschiamo solo il cuore, facciamo che floriscano le ragioni della vita, le ragioni di combattere. Siamo amore in guerra.

Quando sentiamo la collera nella nostra pelle per la miseria, non solo ci intenzionamo per un giorno diverso. Pure odiamo il mattino.

Quando siamo puntati dalle armi repressive dello Stato capitalista con i suoi giudici, polizia, fiscali, carcerieri. Ci troviamo complici negli sguardi che si uniscono attraversando il sangue delle vene con raffiche precise che un sovversivo mai sarà da solx.

La solidarietà è un’arma che viene caricata con la memoria.

Dopo due settimane di confronto diretto con lo Stato capitale e la sua trama giuridica-poliziesca-carcararia.

Integri e disposti, salutiamo a tuttx quellx che si mantengono con gli occhi aperti in questi tempi di lotta.

Un abbraccio ai/alle nostrx carx, continuiamo intenzionati da qualsiasi angolo individuale o spazio per più sovversione.

Amore e forza indcondizionale a Francisko e Monika!!
Mentre ci sarà miseria ci sarà ribellione!
Solo la lotta ci rende liberi !
Prigionerx sovversivx, autonomx e libertarx del mondo: alla strada!

Freddy, Marcelo e Juan