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Atene: Dichiarazione di Nikos Romanos alla prima udienza (3/2/2014) del tribunale speciale del carcere femminile di Koridallos

Il fine di questa dichiarazione è chiarire le intenzioni a voi e alle vostra corte.

Le azioni, che non sono unite alle parole, affinché il loro contenuto concettuale sia chiaro, portano alla confusione, mentre le parole, che non sono seguite dalle azioni sono significati vuoti di un dilungarsi inoffensivo.

Sono qui come vostro nemico dichiarato e irriducibile, non imploro la vostra clemenza, non cerco il dialogo con voi e i vostri simili. I miei valori sono in guerra coi vostri, quindi ogni frase che mi esce contro di voi è una lama che colpisce le vostre maschere di ipocrisia e chiarifica la posizione e il ruolo di ognuno di noi.

Scrivete centinaia di pagine e create continuamente nuovi casi, per seppellirci nelle carceri della vostra democrazia, per decenni.

Vi state preparando ad imporci “speciali condizioni detentive”, ovvero l’unico colpo mancante nel pantheon del “trattamento speciale” (trasferimenti, processi, leggi), che create per combatterci.

Le semplici leggi della fisica dicono che una reazione è la conseguenza di un’azione.

Fuori dai vostri tribunali nelle terre libere, ci sono persone ribelli, compagni per me, terroristi per voi, che non intendono tollerare il nostro sterminio, volendo far sanguinare prima voi e i vostri supervisori politici.

Potete prendere ciò come una minaccia se vi va.

Io credo che questa sia la realtà cinica. Ogni opzione ha un suo costo. Suppongo che, come giudici e servi della legge, sarete d’accordo con me su questo.

Ma diamo una breve occhiata al vostro meraviglioso mondo. Siamo nell’era della velocità. Tutto si muove velocemente, creando continuamente stati di emergenza. La velocità del tempo storico è deragliata adesso, informazioni e notizie viaggiano in millisecondi, la tecnologia e la scienza stanno avanzando a passi da gigante.

Vicino ad esse, le contraddizioni della moderna civilizzazione esplodono sempre più spesso. Dozzine di fuochi vengono appiccati nelle città, dove tutto sembra calmo, e minacciano di diffondere il caos nell’organizzato ordine del sistema.

Questi eventi creano le condizioni che servono ai nostri propositi. Creiamo ponti di comunicazione con gente dietro le barricate cosicché gli atti di violenza diventino parte di un contesto politico più specifico, aprendo la prospettiva del loro superamento nella lotta per la rivoluzione anarchica.

Lì, dove la rabbia si combina alla consapevolezza.

Lì, dove la gente, le cui budella sono bruciate dal fuoco della libertà, si incontra.

Da qualche parte ci sono le impronte della mia insurrezione.

Anarchica, perché essa è ostile verso ogni tipo di autorità riprodotta dall’uomo, continua perché non cerca di riformare ma distruggere, esistenziale perché attraverso l’insurrezione esprimiamo tutti queste bellissime sensazioni che vogliamo diffondere nei cuori degli insorti.

Inoltre, la qualità della vita viene misurata in momenti e sensazioni.

Sulla base di questa descrizione schematica, dovreste capire che non avete modo di fermare l’inevitabile. La collisione dei nostri mondi.

Ecco perché dichiarazioni come queste hanno questo proposito, mandare un messaggio chiaro.

Non potete piegarci, non potente fermare la tempesta in arrivo.

Questi tempi richiedono riflessione, cautela e continua lotta con ogni mezzo.

Nessun passo indietro!

Più violente contro stato e capitale.

Forza ai guerriglieri urbani anarchici Nikos Maziotis e Pola Roupa, che hanno una taglia sulle loro teste.

Forza a tutti i compagni in clandestinità.

Ficcatevi i soldi delle taglie su per il culo!

LUNGA VITA ALL’ANARCHIA!

Nikos Romanos
3 Febbraio 2014

Nota : Il processo, iniziato il 3 Febbraio, contiene diversi casi. Leggi di più qui.

Prigione di Koridallos, Atene: Aggiornamento sulla 4 udienza per il caso della doppia rapina a Velventòs-Kozani (20 Gennaio 2014)

Dopo le procedure di rito per avvocati e accusa, l’avvocato A. Paparousou ha chiesto di intervenire per fare una dichiarazione riguardo al suo cliente A.-D. Bourzoukos. Il suo cliente, oltre al presente processo, è accusato di azioni avvenute nel 2012 verso le quali non ha alcuna implicazione e per le quali un secondo mandato d’arresto è stato spiccato a suo carico. In questo sono menzionate le azioni per le quali è accusato e sono le stesse del processo in corso. Questa è una pratica che viene fatta dall’antiterrorismo negli ultimi anni, ha notato l’avvocato.

I compagni presenti A. Ntalios e A. D. Bourzoukos, ai quali il presidente ha chiesto se volessero rilasciare dichiarazioni, hanno risposto di aver già reso pubblica la loro posizione. Dopo gli interventi degli avvocati Paparousou e Fytrakis, A.-D. Bourzoukos ha fatto una dichiarazione, dicendo di rifiutare tutte le accuse a suo carico, aggiungendo che nel suo codice di valori la rapina in banca è un momento di lotta, mentre per i giudici è un crimine, così come le sue idee anarchiche, e che i giudici sono una parte del meccanismo oppressivo che agisce senza scrupoli, spesso fabbricando accuse o colpendo in modo spropositato, in base agli ordini dell’antiterrorismo. “Fino a quando ci saranno persone come voi, ci saranno anche quelli che combatteranno per la sovversione e la distruzione del sistema che servite”, ha concluso.

Dopo l’esame di uno “strano” testimone da parte di giudici e avvocati, i compagni Harisis, Ntalios e Bourzoukos hanno fatto alcune domande. Il testimone ha dato un misto di risposte contraddittorie, tra le quali due bugie rilevanti: che avrebbe riconosciuto Michailidis in base agli occhi (che erano gonfi e quindi chiusi a causa dell’infame pestaggio) e che non ha ricevuto pressioni da parte degli agenti per riconoscerlo!

Queste risposte sono state l’ultima goccia per la pazienza dei compagni, i quali gli hanno detto che il suo comportamento è da infame. La risposta del testimone sugli occhi del compagno ha causato la reazione della madre di Michailidis che era in aula. Sua madre ha ricordato che, a causa del pestaggio ricevuto da suo figlio in caserma, quando venne portato in manette ad Atene, neanche lei stessa riuscì a riconoscerlo.

Il processo riprenderà martedi 4 Febbraio 2014, con l’esame dei testimoni dell’accusa.

fonti : 1, 2

Atene, Grecia: Dichiarazione letta al processo da Nikos Romanos e Giannis Michailidis (29/11/2013)

Oggi inizia il teatro delle ombre che voi chiamate processo. È più che evidente che si tratta di un processo dove si stanno giudicando gli anarchici rivoluzionari che hanno rigettato il sistema e i suoi benefici per passare all’attacco contro di esso. Perciò hanno operato decine di questi “colpi di stato speciali” per affrontarci. Tribunali speciali, trasferimenti speciali, leggi speciali antiterroriste, “protezione” speciale da parte della polizia. Tutti questi esempi sono delle ammissioni segrete che vengono nascoste dietro la flessibilità e i duplici discorsi che ci offre il sistema ma in realtà sono cosi codardi che coprono tutta questa parodia con argomenti ancora più ridicoli, negando di ammettere l’ovvietà.

Il fatto che siamo in guerra, che siamo nemici e che ci divide una linea divisoria. Rivoluzione e Controrivoluzione.

Ah, non siamo cosi ingenui da credere che voi adorate il vostro ruolo “speciale” per qualche sacro dovere. Le condanne che ci darete sono dettate politicamente dai vostri superiori politici che state fedelmente servendo per salire in questa gerarchia mafiosa e occupare i ranghi importanti che tanto desiderate.

Siete degli “esperti” ordinari nominati nel loro interesse personale in questa epoca malvagia. Oggi sono venuti qui con tutta la loro solennità e maestà richieste per tali circostanze “speciali”. Inoltre non si tratta solo di fare giustizia e salvaguardare la legalità. I vostri superiori politici sicuramente vi ricompenseranno. Continue reading Atene, Grecia: Dichiarazione letta al processo da Nikos Romanos e Giannis Michailidis (29/11/2013)

Pireo, Grecia: Attacco fascista allo spazio sociale anarchico “Resalto” a Keratsini

Abbattere il fascismo della vita quotidiana
Abbattere il fascismo della vita quotidiana

Sabato mattina, 25 Gennaio, nel quartiere di Keratsini a Pireo (porto di Atene), una numerosa milizia d’assalto di neonazisti ha profanato l’intera zona dove Pavlos Fyssas è stato assassinato da un membro dell’Alba Dorata nel mese di Settembre 2013. Subito dopo, circa 80 membri dell’Alba Dorata hanno attaccato lo spazio auto-organizzato “Resalto”. I neo -nazisti sono stati respinti da 15 compagni che si trovavano all’interno di Resalto. Secondo le prime stime, i fascisti si sono presentati presso il quartiere in gruppi di tre ed hanno attaccato l’esterno di Resalto con pietre, mattoni e vernici sotto la supervisione di agenti di polizia. Tutto questo è durato pochi minuti. I teppisti nazionalisti sono andati via non appena un poliziotto della squadra motorizzata “DIAS” è stato sentito dire a loro: “avete finito da qui”… Di seguito la polizia ha aiutato i fascisti di fuggire dalla scena dell’attacco attraverso la Via Lambraki. Durante l’attacco fascista sul Resalto, le finestre della porta di casa accanto sono state distrutte, ed inoltre dei mattoni sono stati gettati in camera da letto di un bambino. Alcuni dei fascisti sono stati riconosciuti; le loro squadre sono state arrivate dalle zone di Pireo, Perama, Nikaia e Atene. La maggior parte di loro erano giovani, ed alcuni portavano dei caschi con loro. Tutti i compagni sono in buona salute, mentre molti fascisti sono stati probabilmente colpiti alla testa con vari oggetti. L’incidente è durato per dieci minuti al massimo, in presenza dei poliziotti della DIAS che hanno offerto protezione ai neonazisti dell’Alba Dorata per tutto il tempo. Nel frattempo, gruppi di compagni anarchici ed altri antifascisti dal Pireo ed Atene sono stati informati di quanto accaduto e sono arrivati a Keratsini infuriati e pronti a scacciare via i neo- nazisti, ma i teppisti erano già spariti dalla zona. Mezz’ora dopo che i fascisti fossero andati, ulteriori unità motorizzate della DIAS così come dei squadroni anti- sommossa “MAT” sono stati dispiegati nel quartiere. Il collettivo di Resalto ha richiamato ad una manifestazione locale spontanea in Piazza Laou, in risposta all’attacco. Il corteo, con più di 400 manifestanti, è iniziato dopo 14:00 ed abbia attraversato le strade di Keratsini, passando anche dal luogo dove l’antifascista Pavlos Fyssas è stato accoltellato a morte.

Fascisti assassini vi schiacceremo
Fascisti assassini vi schiacceremo

Di seguito è riportato un testo (presente nel video seguente) circa le provocazioni fasciste a Keratsini:

Quattro mesi dopo l’omicidio di Pavlos Fyssas ad Amfiali da un battaglione d’assalto del partito dell’Alba Dorata, circa 100 squadristi fascisti hanno fatto la loro comparsa ancora una volta a Keratsini, presso i quartieri di Amfiali e di Tabouria. Marciando per la Via Tsaldari, i fascisti hanno profanato il luogo dove Pavlos Fyssas è stato accoltellato a morte -un omicidio che essi stessi hanno commesso- hanno cancellano gli slogan dipinti, le poesie e le dediche di decine di persone in suo ricordo abbassando lo striscione dell’associazione locale “Ploumpidis” degli insegnanti della scuola. Questa è stata una chiara rivendicazione di responsabilità dell’omicidio da parte loro, un assassinio che non avevano confessato pubblicamente prima, “scaricando” il loro assassino Roupakias.

Nella loro cammino, hanno abbassato molti altri striscioni degli insegnanti dell’associazione locale, hanno coperto graffiti antifascisti e dipinto le mura con abominevoli slogan fascisti-nazionalisti, e quando hanno raggiunto la piazza Laou (Piazza del Popolo) a Tabouria si sono mossi in modo aggressivo verso lo spazio auto-organizzato di solidarietà e di lotta “Resalto” (situato a 100m da quella piazza). A quanto pare, nel tentativo di riemergere nei quartieri del Pireo nel corso delle ultime settimane e riaprire i loro uffici a Nikaia, sono stati profondamente infastiditi dalla forte resistenza che hanno incontrato da parte delle persone in lotta (ecco perché hanno lanciato le loro provocazioni già dalla settimana precedente, dipingendo uno slogan sul ​​muro dello spazio sociale autogestito “Pasamontaña” a Koridallos, mostrando i loro volti ancora nelle aree di Nikaia e Koridallos durante una delle loro solite sfilate patetiche).

Quasi la metà dei fascisti sono saliti dalla Via Ermou ed hanno attaccato lo spazio sociale, causando allo stesso tempo danni alle case, alle auto e alle moto degli abitanti, mentre il resto di loro aveva bloccato la Via Konstantinoupoleos, impedendo ai veicoli il passaggio e coprendo così il loro gruppo d’assalto. I 15 compagni, uomini e donne che erano dentro il Resalto in quel momento hanno difeso se stessi e il progetto e dopo cinque minuti di scontro sono riusciti a respingere i fascisti. Hanno dimostrato che la lotta collettiva tra compagni, senza le classificazioni della propria “capacità di combattimento” o del sesso è in grado di affrontare i battaglioni d’assalto nazisti quando le forze della repressione non li danno attivamente una mano. Inutile dire che le molte motociclette della polizia DIAS, che scortavano i fascisti dopo il loro attacco fino al loro ritiro da Keratsini, non fecero alcuna detenzione nonostante il fatto che le prime forze di polizia sono arrivate ​​al posto mentre l’assalto-scontro era in corso ed anche anche se molti fascisti (quelli che sono stati in prima linea) si sono ritirati con vernice sui loro vestiti. È importante notare che il fatto principale che conferma la natura antisociale, pezzente e omicida degli fascisti fu la distruzione delle finestre e della facciata della casa accanto con delle pietre, anche se il proprietario stava urlando che si tratta di una casa e c’è un piccolo bambino dentro. La maggior parte delle decine di pietre che sono state gettate in questa casa sono cadute nella stanza del bambino e se la bambina non fosse stata subito spostata dai suoi genitori sarebbe stata gravemente o mortalmente ferita.

Un raduno antifascista fu subito chiamato in piazza Laou, e più di 400 antifascisti hanno effettuato una manifestazione spontanea a Tabouria e Amfiali (passando per le strade dove i fascisti avevano fatto la loro comparsa in precedenza), spazzando via anche gli slogan fascisti dalle mura. Molte persone della zona hanno partecipato al corteo, che è stato sostenuto anche da persone di solidarietà e di lotta dai quartieri circostanti del Pireo e di diversi quartieri di Atene.

I fascisti sono i cani fedeli dello Stato e del Capitale -non importa se continuano a presentarsi come “anti-sistemici”- che sono caduti in disgrazia insieme ai loro padroni (probabile una fase temporanea) a causa di tendenze autonomistiche e una serie di proprie scelte-mosse incontrollabili, come ad esempio il tentativo di omicidio dei sindacalisti del PAME [organo sindacale stalinista] a Perama e l’omicidio di Pavlos Fyssas a Keratsini. Diremo ancora una volta: nelle zone dei profughi, della resistenza, della dignità e della solidarietà, i fascisti, i loro battaglioni d’assalto e i loro sostenitori non sono solo indesiderati ma nemici. Assassini fascisti, non c’è posto per voi nelle nostre zone. Lo confermeremo ogni istante, in ogni modo.

Sabato 25/01/2014
Spazio auto-organizzato di solidarietà e di Lotta “Resalto”
Assemblea antifascista autonoma di Keratsini
Assemblea di piazza di Keratsini-Drapetsona

Di seguito è riportato una ripresa da un vicino di casa (i neo- nazisti gridano “sangue-onore-Alba Dorata” e “anarchici figli di puttana”), riprese dall’interno di Resalto , e momenti dalla manifestazione spontanea a Keratsini:

[dailymotion]http://www.dailymotion.com/video/x1abj6v_25012014-ker_videogames[/dailymotion]

Link video: dai.ly/x1abj6v. Ulteriori foto, che mostrano i manifestanti dall’ambiente anarchico/antiautoritario ma anche dallo spettro della sinistra, a fianco con alcuni vicini del quartiere: Social-Revolution

PROSSIMA AZIONE:
Corteo antifascista a Keratsini – Venerdì, 31 Gennaio 2014, alle 18:00
Raduno a piazza Nikis, in via Tsaldari, Amfiali

tradotto dall’inglese

Atene: Lettera di Giannis Naxakis

Una puntualizzazione sulla lettera che ho diffuso il 3/1/2014

Descrivendo nella mia lettera l’immagine che mi sono fatto del 1° padiglione di Koridallos ho citato un “intenso movimento” di alcuni prigionieri nell’ufficio degli ispetori. Prima di tutto voglio chiarire che non ho detto che tali prigionieri sono degli infami. Ciò che ho detto l’ho detto per sottolineare il mio fastidio verso il coordinamento continuo tra alcuni prigionieri e il personale carcerario.

È importante dire anche che è obbligatorio per tutti i detenuti, me compreso, passare dall’ufficio degli ispettori per vari motivi di vita quotidiana. Quindi, il mio forte disappunto nella lettera dopo l’incidente con Milonas era il risultato del supporto nullo ricevuto da molti gruppi di prigionieri in conflitto con ciò che è accaduto col personale, un supporto che ritengo necessario per i prigionieri quando accadono rotture di questo tipo. Chiarisco che il mio riferimento a particolari gruppi etnici riguardava esclusivamente alcuni nel 1° padiglione ed è impensabile per chiunque credere che io accusi collettivamente intere appartenenze geografiche per le scelte di pochi.

Seguirà prossimamente un testo riguardo ai recenti incidenti.

Giannis Naxakis
4° padiglione di Koridallos
25/1/2014

fonte

Atene: Comunicato collettivo dal 4° padiglione di Koridallos

pack

Siamo costretti ancora una volta a parlare di cose che dovrebbero essere ovvie, sperando e volendo che questa sia l’ultima volta. Ci riferiamo a due testi pubblicati Lunedì sera, 20 Gennaio, su “Inter Arma”, uno di Gerasimos Tsakalos e l’altro di alcuni solidali con la CCF; entrambi hanno insinuato pesanti accuse a nostro carico. Ovviamente, il fatto che ci esprimiamo su entrambi i testi in una lettera aperta non significa in alcun modo che incolpiamo qualcuno per ciò che è stato detto da altri, e vice versa.

Prima di tutto, l’aggiornamento sulle sanzioni disciplinari imposte alla CCF dice che, secondo la direttrice, queste sono state basate su testimonianze del personale carcerario e sul nostro primo testo informativo, quando scrivemmo dell’imboscata della CCF a danno del nostro compagno. Dopo ciò, la prima cosa che abbiamo fatto è stato andata dalla direttrice stessa, alla quale è stato detto di non seminare zizzania ma, piuttosto, di assumersi le proprie responsabilità e fare più attenzione a ciò che dice, lei ha detto che le sanzioni non sono state basate sul nostro testo ma solo sull’incidente stesso, che è avvenuto in pubblico fuori dal 1° padiglione. Ovviamente, non siamo cosi ingenui da credere che lei non abbia mai detto che le sanzioni erano state basate anche sul nostro testo, ma la sua inaffidabilità è mostrata dalle sue stesse parole, che sono contraddittorie, e dal suo ruolo, che è chiaramente ostile verso gli anarchici. Pertanto, nessun anarchico dovrebbe dar credito alle parole di una direttrice; soprattutto nel tentativo di supportare accuse cosi pesanti.

Infatti, nel nostro primo aggiornamento, citammo la CCF senza fare alcun nome in particolare (precisamente perché volevamo evitare che il nostro testo venisse usato per fare accuse), e l’abbiamo fatto perché l’incidente è accaduto a volto scoperto davanti alle guardie e alle telecamere di sorveglianza che stavano registrando. In breve, abbiamo descritto un fatto che era già più che evidente nel controllato ambiente del carcere, cosi l’amministrazione ha deciso di convocare i membri della CCF ad una udienza, basandosi facilmente su informazioni già ottenute, ed è stato completamente irrilevante il nostro aver scritto o no il testo.

Giudicando da quanto detto, e soprattutto perché crediamo che il pestaggio dopo un’imboscata sia di una enorme gravità politica, abbiamo deciso di citare ciò e soprattutto la CCF, per non lasciare ciò seppellito nei confini carcerari ma anche per attribuire ai soggetti coinvolti la loro identità politica, cosicché tutti possano giudicare. Continue reading Atene: Comunicato collettivo dal 4° padiglione di Koridallos

Atene: Testo in merito al processo che inizierà nel tribunale speciale del carcere femminile di Koridallos

ΑIl 3 Febbraio 2014 inizierà un altro processo nel tribunale speciale del carcere femminile di Koridallos, e includerà diversi casi. Alcuni di noi sono accusati nel caso delle abitazioni a Volos e Kallithea (Michalidis, Ntalios, Romanos), lo scontro con gli sbirri a Pefki (Michalidis), altri per la rapina alla ATEbank a Filotas, Florina (Sarafoudis, Michalidis, Politis, Ntalios, Harisis) e per quella alla ATEbank a Pyrgetos, Larissa (Sarafoudis).

Non diremo nulla in relazione alle accuse che “pesano” su di noi. Ognuno di noi ha fatto le proprie scelte e segue la propria strategia riguardo alla gestione del processo sia a livello legale che politico. Alcuni di noi hanno già scritto questo in precedenza rispetto al processo per il caso Velvedo e lo diciamo di nuovo: L’AMICIZIA E LA VICINANZA TRA COMPAGNI che ci legano non saranno colpite dalle scelte legali e politiche del processo.

Con o senza avvocati, rivendicando o meno, noi CONTINUIAMO a guardare il cielo INSIEME da dietro le mura e INSIEME lottiamo contro la prigionia.

BUONA FORTUNA A TUTTI QUELLI CHE STANNO PREPARANDO I LORO ATTACCHI.

Giannis Michailidis, Dimitris Politis, Grigoris Sarafoudis, Argyris Ntalios, Fivos Harisis, Nikos Romanos

fonti: i, ii

Prigione di Koridallos, Atene: Lettera aperta di Gerasimos Tsakalos

Da quando è fuggito il guerrigliero urbano Christodoulos Xiros, l’antiterrorismo, che si promuove come elite poliziesca del Potere, ha iniziato una caccia alla streghe nel tentativo di ottenere vendetta e ripristinare il prestigio ferito.

In parallelo, i media ufficiali in quanto proprietari e creatori esclusivi di verità hanno consolidato la propria falsità tramite una guerra di comunicazione contro la nostra organizzazione. Stavolta la propaganda dei giornalisti ha optato per dipingerci come “mafiosi”, “leader carcerari”, “custodi”, sfruttando un evento – il pestaggio del calunniatore G. Naxakis – e un paio di testi dei suoi compagni che illustrano situazioni e fatti, offrendoli ad ogni prospettiva nemica – polizia, giudici, giornalisti. Non parleremo ancora di ciò; da ora parleranno i fatti se necessario.

All’interno di tale contesto, il 16 Gennaio* abbiamo saputo che Kostas Sakkas è stato nuovamente arrestato, accusato nel caso Halandri sulla base di alcune impronte trovate sui sacchi della spazzatura.

Fin dal primo momento abbiamo chiarito in ogni modo e con ogni tono che nessuno degli arrestati per presunta appartenenza alla CCF, chi non ha mai rivendicato la propria partecipazione, non ha ALCUN TIPO di relazione con l’organizzazione e le nostre pratiche. L’abbiamo detto in aula, l’abbiamo scritto nei nostri testi, e soprattutto, è evidente a causa dei percorsi, valori e convinzioni diverse che abbiamo scelto, in contrasto con quelle di molti di loro.

Quindi, ci ritroviamo in un periodo di intensa campagna antiterrorista contro la CCF.

Gli agenti hanno scoperto “per caso”, dopo 4 anni e mezzo, impronte di K. Sakkas su un sacco della spazzatura che conteneva residui di un dispositivo esplosivo connesso al caso della CCF. Ma gli agenti stessi sanno la verità; è solo che essa non fa comodo al fine del loro piano.

La verità è che K. Sakkas non ha avuto e non potrà avere mai alcun tipo di relazione con la CCF. Il suo unico collegamento all’intera vicenda è la passata amicizia con me – e questo è ben noto ad agenti e giudizi.

Pertanto, il motivo del ritrovamento delle sue impronte sui sacchi – se esso è vero – sta nel fatto che io personalmente ho usato quei sacchi, quando li ho presi dalla casa che condividevo con K. Sakkas. Quindi, è molto probabile che lui abbia toccato uno di quei sacchi, visto che erano in uno spazio comune di quella casa. Continue reading Prigione di Koridallos, Atene: Lettera aperta di Gerasimos Tsakalos

Atene: Aggiornamento sui compagni della CCF dal carcere maschile di Koridallos

wOggi 20 Gennaio 2014, 6 compagni della Cospirazione delle Cellule di Fuoco* sono stati convocati dinnanzi al procuratore del carcere, il quale ha deciso le sanzioni disciplinari a loro carico in seguito al testo diffuso dai prigionieri del 4° padiglione che li** vede come colpevoli del pestaggio di un altro detenuto, in seguito il personale penitenziario ha riportato i fatti. Le sanzioni ammontano a un anno di sanzione disciplinare per avere immobilizzato una guardia, e trenta punti carcerari per aver picchiato un altro detenuto. Ci sarà probabilmente un proseguimento giudiziario per questi fatti. Vi terremo aggiornati.

Solidali con la Cospirazione delle Cellule di Fuoco

Note dei traduttori:
*Il titolo di questo messaggio come anche i link sono a nostra cura.
** Per conoscenza, i dieci prigionieri nel testo non hanno citato per nome i 6 compagni.

in inglese

Atene: Rivendicati incendi in solidarietà a Spyros Stratoulis

Solidarietà con Spyros Stratoulis
Solidarietà con Spyros Stratoulis

Rivendichiamo una tre giorni di incendi e sabotaggi di strutture dello stato e del capitalismo, dal 8 al 10 Gennaio, come gesto solidale con Spyros Stratoulis in sciopero della fame. Abbiamo attaccato :

– Un furgone delle Poste (ELTA) e uno delle Telecomunicazioni (OTE) in Via Siotou nel quartiere di Sepolia.

– un bancomat della Banca del Pireo in Via Dodecanisou nel quartiere di Alimos.

– due bancomat della Banca Nazionale della Grecia in Via Byzantiou nel quartiere di Nea Ionia.

– due bancomat della Banca Nazionale della Grecia all’incrocio della Via Soutsou con Via Iera Odos nel quartiere di Egaleo.

– Tre facciate delle filiali bancarie (Banca del Pireo, Hellenic Postbank, Banca di Cipro) e due bancomat nella Via Ethnikis Antistaseos nel quartiere di Kaisariani.

– una moto di un poliziotto in Via Aghiou Alexandrou nel quartiere di Palaio Faliro.

– un bancomat in Via Gennimata nel quartiere di Ano Glyfada.

Nel frattempo abbiamo saputo che il compagno Spyros Stratoulis ha interrotto lo sciopero della fame. Gli auguriamo buona fortuna, aspettando l’esito del suo caso.

Anarchici

Nota del traduttore : Il 10 Gennaio 2014 il prigioniero Spyros Stratoulis ha interrotto lo sciopero della fame iniziato il 11 Novembre 2013, visto il raggiungimento di una decisione sul suo caso. Anche se la decisione è stata presa, gli verrà notificata solo quando il decreto sarà pubblicamente diffuso.

in inglese

Atene, Grecia: Testo di dieci anarchici detenuti nella quarta sezione del carcere di Koridallos

In seguito ai recenti fatti avvenuti a Koridallos, crediamo sia necessario chiarire alcune questioni. Pensiamo sia importante non condannare o isolare politicamente la CCF nel suo insieme (ci riferiamo qui solo alle cellule dei prigionieri, dato che altre cellule firmano azioni compiute all’estero con la stessa sigla, e probabilmente non sono al corrente né sono responsabili delle azioni compiute da qualcun altro); meno che mai pensiamo che non si debba parlare di questi fatti per via dell’orientamento teorico della CCF. Condannare un’intera tensione anarchica per delle azioni e scelte che riguardano solo una parte di essa rappresenta la peggiore forma di politica. Che si tratti di anarco-sindacalisti o anarco-nichilisti, la critica dev’essere indipendente. Ciò di cui vogliamo parlare riguarda il comportamento autoritario che esiste all’interno del movimento anarchico, comportamento che spesso si esprime attraverso violenza fisica/verbale. Consideriamo la violenza una parte inseparabile della vita e dell’azione politica quando essa è diretta contro lo stato, il capitale e l’autorità; ma la consideriamo improduttiva, dannosa e auto-distruttiva quando viene usata come mezzo di mediazione nelle relazioni tra anarchici. Infatti l’obiettivo oggettivo della violenza è l’imposizione e l’instaurazione, nel modo peggiore possibile, di relazioni autoritarie tra persone che si suppone siano ostili a tutto questo. Gli unici risultati che tale uso della violenza ottiene sono trinceramento di posizioni, la distruzione della dialettica e l’annullamento pratico della nostra proposta anarchica.

Naturalmente tutto questo non è partenogenesi. Inoltre, un’inclinazione naturale all’autorità e all’imposizione esiste in tutti noi, così come esistono passione per la libertà e desiderio di uguaglianza nelle relazioni tra compagni. Spesso questa inclinazione sorge spontanea quale espressione di istinti contraddittori e si esplicita con o senza pretesti morali o politici, ma solitamente a causa di ovvie ragioni. Non è il caso qui di parlare della violenza manifestata per motivi personali all’interno di relazioni interpersonali, diremo solo che evitare tali metodi autoritari è una questione di coscienza e coerenza di valori.

Parleremo invece dell’uso della violenza come strumento di imposizione politica che, quando non diretto contro gli autoritari ma contro gli anarchici, distrugge letteralmente il significato della nostra visione anarchica: se, per esempio, l’uso della violenza viene esercitato durante una manifestazione contro compagni che scelgono una strategia di scontro con gli sbirri quando altri hanno una strategia diversa; oppure quando tale uso concerne una critica che qualcuno considera insultante o diffamatoria. Nel primo caso l’unica soluzione possibile è la sintesi di strategie diverse, e se questa non è possibile a causa di differenze di organizzazione, la soluzione è la creazione di traiettorie di lotta diverse. Nel secondo caso, le analisi abbondano. E’ luogo comune che una realtà qualsiasi viene vissuta diversamente da ciascuno in quanto le verità soggettive di ciascun compagno differiscono. Perciò, quando qualcuno muove una critica, è molto probabile che la persona oggetto di critica si senta calunniata. Il limite tra critica e diffamazione è molto sottile. L’unico modo di ripristinare la verità soggettiva della persona oggetto di critica è la parola. Nessuna imposizione violenta indica chi dice la verità, tale imposiziome indica solo chi ha più forza (fisica, organizzativa o armata). Continue reading Atene, Grecia: Testo di dieci anarchici detenuti nella quarta sezione del carcere di Koridallos

Atene: Azione simbolica di resistenza

E’ in notti come queste quando il mondo avanza.

Nel contesto della giornata delle azioni in solidarietà con Spyros Stratoulis in sciopero della fame, abbiamo realizzato un’azione simbolica di resistenza e appoggio alla sua degna lotta per i suoi diritti, incendiando un veicolo di lusso in una concessionaria di illusioni, in Alexandras street.

All’alba del 9 gennaio 2014.

Anarchici

Atene: Rivendicato incendio di un bus scolastico

Ieri notte (2/1/2014) abbiamo incendiato un bus scolastico della scuola privata Doukas, nella zona di Agios Eleftherios, Atene.

L’UNICA SCUOLA CHE ILLUMINA È QUELLA CHE BRUCIA

LIBERTÀ PER SPYROS MANDYLAS E ANDREAS TSAVDARIDIS

LUNGA VITA ALL’ORGANIZZAZIONE RIVOLUZIONARIA COSPIRAZIONE DELLE CELLULE DI FUOCO

LUNGA VITA ALLE VOLPI SELVAGGE DELLE METROPOLI OCCIDENTALI

Adolescenti Armati

fonte

Prigione di Koridallos, Atene: Lettera di Stefanos Amilitos in riguardo al suo pestaggio il 3 Gennaio

Molto è stato detto e scritto negli ultimi giorni. Pertanto, credo necessario chiarire alcune cose e dire che io sto bene, fisicamente e psicologicamente.

Nel mio lungo corso, nel quale sono stato arrestato venti anni fa nella rivolta del Politecnico di Atene nel 1995, ho incontrato molti compagni, membri della Resistenza e della Lotta. In questo corso sono stato in disaccordo con tanta gente, ma sempre faccia a faccia. Mai dietro le spalle e attraverso “rappresentanti”. Ecco perché credo che la recente ingiuria fatta a me non è stata causata da compagni, da gente che lotta contro l’Autorità. Il diffondere una “rivendicazione” per l’attacco alla mia persona, da parte di “alcuni (anonimi…) prigionieri” che vagamente mi diffamano, sul sito internet della “nuova anarchia”, non può ma sollevare questioni e dubbi.

Da molti anni, dentro e fuori il carcere, resisto e lotto contro i nemici veri — i nostri oppressori, le loro guardie armate e i loro fascisti — non quelli immaginari. Quindi trovo necessario non contribuire ancora alla polarizzazione e alla frammentazione di chi continua a lottare e resistere. Invito tutti i compagni all’esterno a fare lo stesso.

Il 19 Marzo 2014 inizierà il mio processo. Ed esso sarà la battaglia più diretta che intendo combattere con tutta la mia forza. Li, spero che la montatura fatta a mio carico collassi e di ritornare un’altra volta libero con il sostegno della Solidarietà. Libero di condividere le mie opinioni e i miei pensieri in modo più analitico.

PS: Grazie a tutti quelli che continuano a supportarmi, un pugno alzato a chi continua a resistere contro lo stato e i suoi cani, senza dimenticare neanche per un momento il fine.

Stefanos Amilitos
10 Gennaio 2014
Carcere di Koridallos

traduzione dal inglese

Prigione di Koridallos, Atene: Comunicato dei prigionieri membri della CCF sul pestaggio di Naxakis

Non è la prima volta che un attacco diffamatorio è diretto contro la Cospirazione delle Cellule di Fuoco. Alcuni stanno mentendo a nostro danno nel tentativo di ottenere riconoscimento e nascondere la propria inconsistenza. È questo ciò che ha fatto Giannis Naxakis. Questi non è altro che un miserabile leccapiedi. Non c’è bisogno di dire molto a riguardo.

Riportando stralci di argomentazioni antigiuridiche e adottando un comportamento machista, sta cercando di presentarsi come anarchico. Tuttavia, comunque, si è sempre mosso ai confini del tornaconto personale e della sicurezza.

Come ha detto: “secondo me una sanzione disciplinare di due anni è accettabile visto che non mi costa nulla salvo un estremo esito del processo in corso”. Pretende di essere un rivoluzionario solo quando gli conviene. Al fine di dare una migliore immagine di se ai compagni all’esterno, che non sanno quanto è inesistente, dice di supportare l’organizzazione informale. Che relazione possibile c’è tra un bugiardo e un diffamatore e lo spirito insurrezionario di un’organizzazione informale anarchica? Continue reading Prigione di Koridallos, Atene: Comunicato dei prigionieri membri della CCF sul pestaggio di Naxakis

Prigione di Koridallos, Atene: Dichiarazione di Andreas-Dimitris Bourzoukos nel processo del caso della doppia rapina a Velventòs-Kozani

Il motivo della mia presenza – davanti a voi – non è elemosinare la vostra compassione, chiedere clemenza o un giusto processo. Parole e significati come giusto e sbagliato sono degenerati e resi insignificanti dal sistema che servite. Non accetto che alcuna guardia della legalità borghese, nessuno schiavo dell’autorità mi giudichi e condanni. Sono qui oggi, in questo teatro di simbolismi, per ricordarvi che ci saranno sempre persone decise, persone che lottano che non sono sottomesse alla vostra apparente onnipotenza. Sono qui, come anarchico, e come vostro nemico, per rovesciare i termini del conflitto, per uscire dalla posizione difensiva che voi volete per me e andare all’attacco. Per sottolineare il confine tra due mondi. Uno di sfruttamento, oppressione a autorità da voi rappresentato e uno di lotta, solidarietà, rivoluzione del quale io sono una parte.

Un’altra battaglia nell’eterna guerra dei rivoluzionari contro il dominio. E come in ogni battaglia, non siamo da soli, abbiamo vicino a noi, mentalmente e fisicamente, compagni, combattenti, persone che danno vita ad un mondo di lotta. Io sono qui per me, per tutti i compagni che sono stati nella mia posizione prima di me ma anche per quelli che ci si troveranno in futuro. Aggiungendo cosi un momento di lotta alla memoria collettiva.

Forse, quindi, per adesso sono qui e voi deciderete quanti anni affibbiarmi, anni che per voi non sono niente di più che un altro numero che si aggiunge alle migliaia che dispensate cosi facilmente – vedete, il peso “etico” è più leggero cosi e vi offre un sonno tranquillo. Forse, allora, per adesso i ruoli sono questi, ma state sicuri che arriverà il momento – se non per voi, per chi continuerà il vostro sporco lavoro – quando riempiremo di incubi i vostri sogni. Quando le voci di migliaia di insorti echeggeranno, destabilizzando la vostra apparente calma. E allora i ruoli non significheranno nulla, la vostra autorità e il vostro potere crolleranno e le vostre scelte vi si ritorceranno contro. Forse questo giorno arriverà tardi, molto probabilmente neanche vivrò abbastanza per vederlo. Ma comunque, finché l’aria mi arriverà nei polmoni e il sangue nelle vene, non smetterò di lottare per questo. Per la rivoluzione, per la libertà.

VIVA L’ANARCHIA

Andreas-Dimitris Bourzoukos

fonti : tameio, actforfreedomnow

Atene: Giannis Naxakis picchiato e ricoverato in ospedale

Oggi, Domenica 5 Gennaio alle ore 18:30, fuori dal Padiglione A, il nostro compagno anarchico Giannis Naxakis è stato picchiato da almeno 5 membri della CCF, armati di bastoni. Il compagno è stato trasferito nell’ospedale cittadino.

Babis Tsilianidis
Giannis Michailidis
Tasos Theofilou
Dimitris Politis
Fivos Harisis
Argyris Ntalios
Giorgos Karagiannidis
Andreas-Dimitris Bourzoukos
Alexandros Mitroussias
Grigoris Sarafoudis

Aggiornamento : Giannis Naxakis è nell’ospedale del carcere di Koridallos. Ha la gamba sinistra e il braccio sinistro fratturati. Psicologicamente sta bene e non è scoraggiato da quanto successo.

Atene: Rivendicazione di responsabilità per il collocamento di ordigni incendiari

multi-1024x682Nell’alba del 27 Dicembre abbiamo collocato due ordigni incendiari di bassa potenza in due filiali delle “Panetterie Christou” (negli incroci di Via Ippocratous con Via Voulgaroktonou, e Via Acharnon con Via Olympias). La catena delle panetterie in questione appartiene alla moglie del parlamentare dell’Alba Dorata, Germenis, e la sua famiglia. La stessa è un membro di spicco del nucleo femminile dell’Alba Dorata, portando in disgrazia il passato sindacalista del suo padre. Prendiamo di mira qualsiasi “infrastruttura” che fornisce dei soldi all’organizzazione nazista dell’Alba Dorata, ciascuna azienda-business di loro interessi.

Saluti incendiari a tutti i combattenti imprigionati.

Solidarietà alla nostra sorella Mónica Caballero e al nostro fratello Francisco Scolar, prigionieri nello stato spagnolo per delle azioni incendiarie.

anarchici

Prigioni greche: Lettera di Giannis Naxakis

Il 3 Febbraio verrò processato dall’autorità, con tutti i suoi onori, come un altro “terrorista” interno. Non mi frega nulla dei miei accusatori e ovviamente non metterò piede in aula. Veniamo da due mondi moooooooolto diversi, non c’è bisogno di dirlo. Per farla semplice, cago sulla loro giustizia. Le accuse non mi riguardano. Il caso degli arresti a Nea Filadelphia è più o meno noto, io sono accusato per le solite pratiche anarchiche, quindi non c’è utilità nel ripetere cose dette già migliaia di volte.

Diciamola in modo differente. Quando qualcuno ha gettato via la “normale” vita offerta da questo mondo noioso, nella spazzatura, come non si possono eliminare le questioni etiche di restrizione come le leggi dello stato e gli obblighi come il lavoro?

Riguardo all’altra accusa, quella dell’organizzazione, da un po’ noia, perché sono sempre stato contro l’idea delle “organizzazioni”. Sono troppo burocratiche per il mio sentire anarchico. Preferisco i rapporti liberi, informali, o la mia solitudine, per combattere l’esistente. Continue reading Prigioni greche: Lettera di Giannis Naxakis

Grecia: Lettera del compagno incarcerato Tasos Theofilou in occasione del processo

L’11 novembre 2013 nel Tribunale di Appello situato in via Loukareos, in Atene, dopo un ritardo di cinque mesi, comincia il mio processo. Un processo in cui dovrò affrontare una marea di accuse per la mia presunta appartenenza alla CCF e per la mia presunta partecipazione nella rapina in una banca sull’isola di Paros.

Un processo con obiettivi politici e con abitrarietà legali evidenti, con prove tanto inesistenti quanto fabbricate, e con i fatti distorti dall’Unità Antiterrorista e dai procuratori speciali. Un caso che dimostra in cosa consiste la gestione poliziale-giuridica degli esclusi e di chi resiste orchestrata dai mass-media. Si tratta di un esperimento politico, che combina il deus ex machina* della repressione poliziale, l’aspetto scientifico del DNA e la repressione giudiziaria con l’articolo 187A, la cosiddetta legge antiterrorista.

Da un punto di vista giuridico è importante anche che da un lato non esista neanche un briciolo di prova credibile, ma dall’altro, come conseguenza di questa mancanza di prove o indizi, si sta violando tutto il concetto di presunzione di innocenza. L’accusato è chiamato a dimostrare la sua innocenza e non il tribunale a dimostrare la sua colpevolezza, come dovrebbe essere conforme alle garanzie presumibilmente fornite dalla Giustizia Penale influenzata dall’Illuminismo. Nel mio caso succede qualcosa di ancora peggio. Devo rifiutare le accuse senza avere di fronte alcuna prova tangibile, senza niente più che un ragionamento basato su menzogne e conclusioni arbitrarie riguardanti il mio “stile di vita”, e non alcune azioni specifiche.

Comunque, a parte la dimensione giudiziaia, c’è anche quella politica che ha una gran importanza, visto che sorgono molte domande. La più fondamentale di tutte è: perchè l’Unità Antiterrorista anziché la Sicurezza si prende in carico le indagini per una rapina? Semplicemente perchè c’è stato un morto che, naturalmente, era un cittadino. Un’opportunità di prima classe per immischiare l’ambiente anarchico in azioni che non erano dirette contro lo Stato o contro obiettivi capitalisti, ma contro i cittadini. Uno sforzo che è cominciato nel 2009 (?) con la curiosa esplosione di una bomba che ha causato la morte di un giovane immigrato afgano ed è continuata con i tragici avvenimenti della banca Marfin. I mass-media e l’Unità Antiterrorista cercano di convincere che gli anarchici sono un pericolo per chiunque, ma non per il Potere stesso.

Inoltre, è importante vedere cos’è l’Unità Antiterrorista e qual è il suo ruolo. Il suo ruolo, naturalmente, non consiste nel risolvere i casi di rapine e omicidi. Di questo si occupa la Sicurezza. Il ruolo dell’Unità Antiterrorista è liquidare l’ambiente anarchico e qualunque altra comunità di lotta, sempre con il pretesto di “disarticolare” le organizzazioni armate. Così, gli arresti “erronei” non sono il risultato della loro incapacità, ma anzi mostrano la loro capacità di creare un clima di paura e panico tra la gente che lotta. Nella democrazia moderna si suppone che non si perseguano penalmente le idee, ma le azioni. E quando non ci sono azioni criminali, le si inventano. Quindi il 14 agosto 2012 qualche “sconosciuto” chiama l’Unità Antiterrorista “informandoli” che gli autori della rapina a Paros hanno qualcosa a che vedere con il terrorismo e uno di loro ovviamente si chiama Tasos, ha le mie caratteristiche e un indirizzo specifico, cioè vive a casa dei miei genitori.

Il 18 agosto c’è una nuova chiamata telefonica, questa volta che dice loro che sono seduto sugli scalini della stazione della metro Keramikos. E lì mi arrestano. L’Unità Antiterrorista, naturalmente, non ha mai trovato quell’uomo “sconosciuto”.

In questo modo si riempie il posto vacante che l’Antiterrorismo aveva preparato per me già nel dicembre 2010. Il 4 dicembre 2010 arrestarono sei compagni anarchici in un’operazione antiterrorista “impressionante”. Un’operazione che finisce per essere un fiasco, poiché dei 6 arrestati accusati di essere membri dello stesso gruppo, alcuni non si conoscono nemmeno tra di loro, qualcosa che perfino i giudici confermano alcuni mesi dopo, assolvendo due persone da tutte le accuse. E per gli altri quattro, nonostante il trionfalismo dell’allora Ministro di Protezione del Cittadino, Christos Papoutsis, non emerge altro che la possessione di armi, per cui senza tutta una serie di trattamenti alchemici legali non sarebbe possibile aggiungere l’appartenenza alla CCF.

I tre accusati nel caso (Kostas Sakkas, Alexandros Mitrousias e Giorgos Karagiannidis) si prendono la responsabilità per il possesso di armi per l’azione anarchica, mentre l’anarchica Stella Antoniou è nelle mire delle autorità a causa della sua relazione con Kostas Sakkas, ma anche per l’aiuto che ha offerto a Alexandros Mitrousias.

L’Antiterrorismo ovviamente ha saputo che anch’io avevo una relazione di amicizia e da compagni con Kostas Sakkas, con cui dal 2002 sono stato compagno di classe nella facoltà di teologia a Thessaloniki. Più o meno in questo modo è comparsa, nelle loro osservazioni e inseguimenti, una persona, si presume, sconosciuta, che per puro caso ha le mie stesse caratteristiche ed è stata vista in tutta una serie di riunioni, reali o inventate. In realtà questa persona non era loro sconosciuta in assoluto perchè, al momento giusto, hanno lasciato un posto vacante negli atti di accusa. E, considerando le finalità mediatiche, il momento giusto si è prodotto nell’agosto 2012. Naturalmente è impressionante che questa persona “sconosciuta” che non hanno arrestato allora, nel dicembre 2010, perchè non la ritenevano importante, abbiano potuto riconoscerla 2 anni dopo e questo nonostante la sua insignificanza.

L’Unità Antiterrorismo ha deciso di coprire questo posto vacante che aveva riservato per me, e questo nella maniera più contundente, anche se poco credibile. Ha deciso di presentarmi come una persona coinvolta in una rapina che è terminata con un omicidio, basandosi sulle prove del DNA che sono state “trovate” in un cappello che presuntamente avrebbe perso uno dei rapinatori, mentre una serie di sospettose irregolarità, contraddizioni ed omissioni sia riguardo la raccolta di questo DNA sia riguardo al suo esame in laboratorio, indicano che si tratta di una prova inesistente e fabbricata.

Il mio caso non costituisce un’eccezione, è anzi un caso tipico nell’attuale stato di eccezione. E’ chiaro che con la crisi del sistema molte cose sono cambiate a livello economico, politico e sociale. Il Capitale cambia i termini del suo dominio e lo stato di eccezione diventa permanente. Il complesso poliziale-giudiziario ottiene un ruolo più importante, da istituzione complementare si converte in strumento distaccato del Potere.

La repressione penale amplia ed approfondisce il suo ruolo, mantenendosi nel ruolo di unico regolatore e garante della coesione sociale. Nel frattempo il Potere aspira ad ottenere qualunque tipo di consenso sociale attraverso la demonizzazione mediatica e la sanzione penale di chi resiste e degli esclusi, riunendo la parte più conservatrice della società intorno all’ideologia della legalità.

Il totalitarismo capitalista nella sua forma più moderna si articola nell’utilizzo di termini sempre più militari, nell’affrontare un ampio insieme sociale come suo nemico interno potenziale. L’ambiente anarchico e i settori sociali esclusi sono classificati nella stessa cornice, quella dei fattori di destabilizzazione, e trattati con “tolleranza zero”.

Da un lato la polizia con la sua presenza asfissiante ha occupato ogni centimetro dello spazio pubblico, le intercettazioni telefoniche non sorprendono nessuno e le telecamere di vigilanza collocate ogni dieci metri risultano quasi inpercepite. Dall’altro lato gli spazi politici e i settori sociali esclusi lasciano spazio alla gestione penale. Il sequestro di impiegati, l’illegalizzazione degli scioperi, la legge antiterrorista applicata contro i manifestanti, i fatti di Skouries, le occupazioni di scuole, le retate costanti contro gli immigrati “Xenios Zeus”, la repressione contro le donne sieropositive e contro gli zingari. Gli inquisitori dei mezzi di comunicazione, della giustizia e della polizia impongono la legalità come un concetto sacro. Come dogma. La legalità dev’essere realizzata con un fervore religioso, se non con devozione. Come un’orazione che porterà il sacro sviluppo. Le distopie presentate nella letteratura e nel cinema già guardano con stupore la realtà attuale.

La storia non è circolare, ma non è nemmeno una linea dritta. La storia va lì dove la portiamo. E se uno degli estremi, quello dei difensori del totalitarismo capitalista (espresso dalle maniere intimidatorie in cui il primo ministro Samaras si pronuncia in favore del memorandum o da uno sbirro nazi come Michaloliakos), continua a insistere nello spingerla verso l’oscurità più profonda e la barbarie assoluta, l’altro estremo, vale a dire gli anarchici, i comunisti e gli esclusi, nonostante le nostre pur piccole forze dobbiamo spingerla verso la rivoluzione, verso l’emancipazione del proletariato, la liberazione dell’attività umana dall’insieme capitale-lavoro salariato, verso l’anarchia e il comunismo.

Anastasios Theofilou
Carcere di Domokos
4 Novembre 2013

Prigioni greche: Compagni in sciopero della fame e della sete a Koridallos

Manifestazione anarchica davanti al carcere di Koridallos, nella notte del 14 Dicembre:

[vimeo]http://vimeo.com/81901456[/vimeo]

Il 13 Dicembre 2013, ad Atene, gli anarchici prigionieri Fivos Harisis, Argyris Ntalios, Giannis Michailidis, Dimitris Politis and Giorgos Karagiannidis hanno iniziato uno sciopero della fame e della sete dopo il loro trasferimento disciplinare per aver aggredito una guardia — la loro lettera aperta:

“Ieri, 12 Dicembre, mentre eravamo nelle nostre celle, il carceriere Giannis Mylonas ci ha parlato in modo arrogante. Oggi, quandogli abbiamo chiesto spiegazioni, ha continuato ad esserlo – pertanto si è preso una piccola parte della violenza che lui esercita giornalmente. L’amministrazione del carcere, volendo mettere alla prova i nostri limiti e la nostra resistenza, ha deciso di dividerci. Al momento, cinque di noi sono in isolamento nella sezione punitiva nel 3° braccio mentre i compagni Giannis Naxakis e Babis Tsilianidis sono stati portati al 4° braccio e il compagno Grigoris Sarafoudis al 5° (non in sezioni punitive).

Siamo decisi a difendere la nostra comunità ad ogni costo, e questa è il nostro pilastro principale in questo marcio mondo carcerario. Non svendiamo la nostra dignità davanti ad alcun servo codardo dell’ordine legale. Cosi da oggi, 13 Dicembre, iniziamo uno sciopero della fame e della sete richiedendo il nostro ritorno e quello dei nostri compagni al 1° braccio. I responsabili di ciò che potrebbe accadere da adesso sono le guardie Vasilis Lambrakis, Giannis Kontopoulos e Nikos Petropoulos; la direttrice Maria Stefi, il procuratore Troupi, e il capo dei servizi sociali Vasso Fragathoula, i quali formano il consiglio direttivo del carcere.

NESSUN PASSO INDIETRO

PS: Il nostro pensiero va ai combattenti prigionieri in sciopero della fame Spyros Stratoulis, Rami Sirianos, Ergün Mustafa e Michalis Ramadanoglou. Forza vagabondi, fino alla vittoria.

Fivos Harisis, Argyris Ntalios, Giannis Michailidis, Dimitris Politis, Giorgos Karagiannidis”

Al momento (15/12/2013) cinque di loro sono in isolamento nella sezione punitiva del 3° braccio di Koridallos, mentre i compagni Babis Tsilianidis, Giannis Naxakis e Grigoris Sarafoudis sono ora in 4° braccio. Tutti e otto stavano prima al 1° braccio di Koridallos, insieme ad altri anarchici prigionieri. L’amministrazione del carcere sta cercando di spezzare la loro comunità.

Inoltre, il 14 Dicembre 2013, Babis Tsilianidis ha iniziato uno sciopero della fame e della sete. Il 15 Dicembre, anche Grigoris Sarafoudis è entrato in sciopero della fame e della sete.

I sette anarchici in sciopero richiedono il loro ritorno e quello dell’altro compagno al 1° braccio del carcere maschile di Koridallos, e mandano un segnale alla lotta in corso degli scioperanti Spyros Stratoulis (al carcere di Larissa), Rami Syrianos (a Domokos), Ergün Mustafa (a Malandrino) e Michalis Ramadanoglou (a Grevena).

FORZA A TUTTI I COMBATTENTI PRIGIONIERI!

Aspettiamo maggiori informazioni.

Atene: Rivendicazione di responsabilità per l’attacco alla firma legale di Sioufas & Associates (Agenzia legale recupero crediti)

Stiamo attraversando una situazione in cui lo Stato e i padroni hanno lanciato un attacco totale contro i poveri e gli oppressi. Rendendo miserabili le nostre vite e condannandoci alla povertà il Potere mira al controllo di ogni aspetto della nostra vita. Sperimentiamo nella nostra pelle lo smantellamento della sanità pubblica e dell’istruzione, i licenziamenti e le riduzioni salariali, l’incursione delle tasse e la militarizzazione della repressione. In questo declino si è venuto ad aggiungere la messa in questione del presunto “santo” diritto capitalista della casa di proprietà. Ma quando il capitalismo parla di proprietà si riferisce alla proprietà dei mezzi di produzione e questi devono appartenere nelle mani di pochi. È questo che intendono quando battezzano la casa come un investimento.

Un’ingranaggio significante in questo processo di concentrazione “abitazione- investimento” nelle mani di pochi sono le società di recupero crediti (collection centers) per le quali ci è indifferente se sono legali o illegali. Queste aziende fanno estorsioni, terrorizzano e rilasciano ordini di pagamento restrittivo costringendo i debitori ad ipotecare le loro case. Quello che segue sono le aste. La più grande di queste società appartiene alla famiglia di Dimitrios Sioufas, ex ministro e presidente del parlamento. Come poteva infatti mancare da questo business lucrativo e parassitario il personale politico del paese?

Ed è proprio questa azienda, che abbia la sua sede nella zona di Tavros sulla via XXV Marzo 7, che abbiamo scelto di attaccare nella sera del Martedì 12/10/2013. A parte l’ovvio simbolismo politico, questo nostro attacco costituisce un atto di dignità, di solidarietà sociale e di classe. Un’atto di resistenza da e per tutti noi che sperimentiamo quotidianamente la violenza dei padroni. Un’azione che fa parte della nostra lotta complessiva contro lo Stato e il Capitale.

Non dimentichiamo le migliaia dei nostri concittadini che piegati sotto il peso delle barbarie dello Stato e del Capitale sono stati spinti al suicidio. Non perdoniamo nessuno che abbia contribuito a questo risultato.

Alziamo i nostri pugni a coloro che continuano a lottare per la Rivoluzione Sociale dentro e fuori dalle celle della “democrazia”.

Anarchici – Anarchiche

PS1 : Era nostra scelta politica di non entrare in conflitto con i dipendenti. Comprendiamo le condizioni coercitive che possano portarli a questo tipo di lavoro, ma non possiamo chiudere gli occhi di fronte al ruolo che abbiano assunto nell’attacco contro la nostra classe. Quello che meritano è il rifiuto e isolamento sociale.

PS2 : La casa per noi appartiene a chi ci risiede e soddisfa i bisogni primari, fuori da ogni senso di proprietà. Rispondiamo chiaramente che tutto ciò che ci interessa è la salvezza delle case dei piccoli proprietari.

Atene: Rivendicazione di responsabilità per l’attacco ad un internet café

web

Martedì sera, 26 Novembre 2013, abbiamo fatto irruzione all’internet café “Palladium”, situato sulla via Solomou ad Exarchia. Abbiamo vandalizzato il suo interno, distruggendo gli schermi e le vetrate della facciata ed abbiamo incendiato il server, prendendo delle misure adeguate per prevenire incidenti. Di seguito siamo partiti tutti insieme in modo coordinato e in sicurezza assoluta, al fine di evitare qualsiasi spiacevole incontro con i cani della squadra di polizia motorizzata “DELTA”.

Diversi incidenti hanno raggiunto le nostre orecchie in relazione a questo internet café, compreso il fatto che è stato uno dei luoghi preferiti dei poliziotti nel centro di Atene, qualcosa che anche il proprietario stesso ha ammesso durante l’attacco.

Ogni cittadino pacifico che si veste volontariamente nell’uniforme della polizia, tutti coloro che sono in attesa di ricevere una pacca sulla spalla dai poliziotti per aver offerto i propri “servizi “, ognuno la cui miseria e servilismo abbia permeato ogni centimetro della sua personalità dovrebbe tenere in mente che nulla rimane senza risposta. Faremo tutto quanto in nostro potere per dare agli infami ciò che meritano: la realizzazione del loro incubo peggiore, una risposta alla loro sottomissione intenzionale. Hanno un nome, un indirizzo, dirigono i loro negozi, e noi li conoscono molto bene. La loro logica è pericolosa; hanno ideali logori ed si sono consapevolmente assunti il ruolo sottomesso dell’informatore. Se pensano che li permetteremo di svolgere il loro compito senza sopportare le conseguenze, allora stanno sbagliando tristemente. Che sappiano gli individui come il proprietario dell’internet café “Palladium” che saranno costantemente presi di mira da noi, perché continueremo a mostrare la nostra avversione agli informatori e ai ben intenzionati collaboratori di tutti i tipi di poliziotti. Lo dobbiamo ai nostri compagni prigionieri, a quelli che ci hanno lasciato presto e non hanno svolto la loro visione insurrezionale, a quelli che sono “stati fregati” dal lavoro dei sostenitori della sottomissione intenzionale, così come a coloro che continuano la lotta per il disturbo e la de-costruzione dell’inerzia sociale.

Dedichiamo questo attacco ai 4 compagni arrestati a Nea Filadelfeia ( Argyris Ntalios, Fivos Harisis, Grigoris Sarafoudis, Yannis Naxakis )

Forza ai 6 anarchici attualmente sotto processo per il caso di Velventòs ( Andreas-Dimitris Bourzoukos, Dimitris Politis, Nikos Romanos, Yannis Michailidis, Argyris Ntalios, Fivos Harisis ), e a quelli che continuano la loro lotta da dentro le mura

anarchici/e

in inglese

[Atene] Aggiornamenti sul caso di Ilya Eduardovich Romanov dalla Russia, che ha perso una mano dopo l’esplosione di un congegno esplosivo

Segue il testo distribuito durante l’evento svolto al Centro Sociale Occupato VOX, a Exarchia (Atene) il 15 novembre 2013, riguardante il compagno Ilya Romanov:

Libertà per l’anarchico Ilya Romanov

Domenica 27 ottobre 2013 di buon mattino, è esploso un congegno esplosivo dietro all’edificio dell’ufficio di reclutamento nella città russa di Nižnij Novgorod amputando la mano sinistra del compagno che ha tentato l’azione. Sanguinante, il compagno si è diretto da solo all’ospedale più vicino, e poco dopo è stato arrestato dalla polizia.

Appena dopo l’arresto all’ospedale, la polizia ha irrotto in casa sua, confiscando vari libri, computer, tutte le lettere degli anni passati in carcere e “residui chimici sconosciuti”. Il compagno si è ferito anche al volto e all’occhio sinistro, ma per fortuna sono ferite lievi. Per quanto riguarda la mano, i dottori non sono riusciti a salvare nemmeno un dito, ed è stato necessario amputargli tutta la mano. Giorni dopo, è uscito dal reparto intensivo ed è entrato, nella stessa clinica, in un altro reparto, attentamente sorvegliato dalla polizia fino ad oggi. Per ora, pendono le accuse di “rifornimento, traffico e possesso illegale di armi esplosive” sebbene sia stato poi cambiato in “fabbricazione di congegni esplosivi”.

Questo è il caso dell’anarchico di 46 anni Ilya Romanov, che i giornalisti descrivono come “una tragica figura che sembra essere uscita da Dostoevskij” e, per le autorità, non è che un “sospetto conosciuto”, ma per noi è un COMPAGNO. La nostra storia si scrive con il sudore freddo dell’azione e, spesso, con il sangue, ma mai con il fetore ammuffito del rinvio eterno. E, tenendo presente che niente nasce dal niente e le nostre vite si sviluppano in circostanze specifiche e basate su sclte concrete, non possiamo omettere una breve cronaca del compagno.

Ilya Romanov ha partecipò agli spazi anarchici dalla fine degli anni 80, organizzando i primi circoli e gruppi anarchici (degli ultimi tempi) nella sua città (che allora si chiamava Gorkij), ma era anche attivo nei movimenti di occupazioni. Nel 1998, diventò membro della Confederazione degli Anarcosindacalisti, fece conferenze sull’anarchismo, faceva circolare una rivista, oltre a partecipare attivamente alle proteste contro le centrali nucleari. Tra il 1991 e il 1992, creò la campagna di solidarietà con due anarchici detenuti per aver attaccato la polizia dei servizi segreti e, poi, si interessò sempre di creare iniziative solidali per i/le prigionierx anarchicx. Inoltre si dedicava alla propaganda delle idee anarchiche a Mosca e, fu rappresentante del sindacato di base dei/delle giovanx disoccupatx. Nel dicembre del 1998, lo arrestarono con l’accusa di “possesso di droga”, e con i metodi ben conosciuti dell’era sovietica, lo mandarono in una clinica psichiatrica, diagnosticando la sua “pazzia”, poi spedito in prigione per due anni e mezzo.

Nel luglio del 2002, lo arrestarono di nuovo a Mosca e lo mandarono a Penza, dove lo accusarono di “possesso e trasporto di esplosivi”, per quello che successe nel 1997. Bisogna specificare che la sua compagna, Larissa, con cui ha avuto due figli, è stata in carcere per cinque anni e mezzo, accusata insieme ad altre persone all’inizio del 2000, di far parte del gruppo Nuova Alternativa Rivoluzionaria, un’organizzazione di sinistra libertaria che tra il 1996 e il 1999, mise a segno vari attacchi esplosivi, come la bomba che ha distrutto il muro dell’ufficio centrale del FSB (Servizio Federale di Sicurezza della Federazione Russa, la vecchia KGB). Ilya Romanov rifiutò le accuse e negò di dichiarare, si tagliò le vene e la polizia locale lo lasciò libero. Una volta di ritorno a Mosca, venne emesso un ordine di cattura nei suoi confronti, anche se invano, perchè Ilya se ne andò in Ucraina. Il 7 dicembre del 2002, in una piccola cittadina nel sud dell’Ucraina, lo arrestarono perchè in possesso di una pistola, di una cartuccia di dinamite con detonatore elettronico e alcuni proiettili. Da qui seguirono una serie di torture e bastonate al commissariato di polizia locale e poi la prigione. All’inizio l’accusarono di un’esplosione avvenuta nella sede dei servizi segreti di Kiev nei due mesi precedenti. L’azione era stata rivendicata dall’esercito Popolare dei Vendicatori, un’organizzazione di sinistra che decise di “cominciare una guerriglia contro il sistema capitalista imperante in Ucraina”. Allostesso tempo, arrestarono altre 10 persone, che per lo più, erano del Partito Comunista Ucraino giovanile. Agli 11 arrestati si imputavano non solo l’esplosione, ma anche una serie di rapine a mano armata in gioiellerie oltre al possesso di numerose armi. Tuttx gli/le accusatx subirono torture metodiche; durante un interrogatorio unx di loro morì. Romanov dichiarò che la metà dei suoi coimputati non li conosceva, comunque non collaborò con le autorità, partecipò con gli/le altrx agli scioperi della fame, si coalizzò con gli altri carcerati, e questo lo portò ad affrontare l’isolamento. Quando nel luglio del 2004 finalmente iniziò il processo, si tagliò le vene davanti alla corte, non per suicidarsi ma per protestare. Inoltre disse che tutte le dichiarazioni fatte durante gli interrogatori erano false perchè sotto tortura e usando sostanze psicotrope. Romanov fu condannato a 10 anni di prigione, rimanendo fiero e integro fino all’ultimo giorno della sua condanna. Fu scarcerato il 7 dicembre del 2012 e tornò al suo popolo, dove lavorava come operaio in una fabbrica di pasticceria.

Solidarizziamo con il compagno Ilya, che ha dato vita alla progettualità della lotta polimorfa partecipando a molte lotte politiche. Dalle lotte sindacaliste di base alla pubblicazione di materiale, fino alle assemblee in solidarietà con i/le prigionierx politicx, attacchi incendiari ed esplosivi, utilizzando tutti i metodi per un solo obiettivo: la RIVOLUZIONE.

“Se nella storia dell’umanità, la gente avesse mantenuto il silenzio, continueremmo a vivere in un sistema feudale lavorando per i proprietari terrieri, e, inoltre, riverendoli. E’ buono che ci siano persone che non vogliono vivere tenendo la bocca chiusa.”
(da un vecchio scritto del compagno)

Chi volesse sostenere economicamente il compagno, può farlo con paypal scrivendo alla mail abc-msk@riseup.net – c’è anche una cassa di aiuto finanziario per lo stesso caso al CSO VOX (Arachovis con Themistokleous, piazza Exarchia, Atene).

Iniziativa dex compagnx, CSO VOX.