Gli/le indomabili hanno sempre combattuto la normalizzazione.
La normalizzazione ha molti aspetti, alcuni impliciti- come la televisione, gli spot pubblicitari, i ‘mi piace’, i modelli culturali- ed altri espliciti, taluni addirittura estremamente fisici: il carcere, gli ospedali psichiatrici, i riformatori… In queste strutture i ‘deviati’ vengono rinchiusi e nascosti all’occhio perbenista, imbottiti di psicofarmaci per essere riportati alla normalità.
I manicomi non esistono più, ma essi sopravvivono in strutture gemelle: gli ospedali psichiatrici. E hanno dispositivi loro diretta diramazione: i TSO.
I TSO (Trattamenti Sanitari Obbligatori) sono programmi di sanità mentale atti a far rimanere il manicomio nelle nostre vite. Loro obiettivo è normalizzare i pazzi, i deviati, i non allineati, le ribelli, le indomabili. Attraverso le pillole della felicità, normalizzare significa creare zombi, burattini, marionette e soldati. Nonchè creare profitto dalla vendita dei medicinali e dal mantenimento delle strutture sanitarie.
La normalizzazione, quindi, genera controllo e denaro. E’ figlia del capitalismo e della forma più completa e sottile del controllo sociale, quella che divide in sani e in malati, da curare e normalizzare. Ecco perchè gli/le indomabili la hanno sempre combattuta.
Nel 2007 a Bologna alcuni/e indomabili si sono opposti/e alla normalizzazione cercando di impedire un TSO. In seguito sono stat* arrestat* e incarcerat*.
Oggi, 7 anni dopo, stanno ancora fronteggiando il processo che non ha raggiunto nemmeno il primo grado di giudizio.
Le richieste di condanna del pm, emesse nel luglio scorso, sono altissime: vanno dai sei anni e mezzo ai sette anni e mezzo di reclusione.
Non ci stupiamo che il potere cerchi sempre di reprimere gli animi dei/lle ribelli e in questo caso, infatti, alle normali accuse di resistenza, violenza e oltraggio a pubblico ufficiale è stata aggiunta una tipica montatura di stato: i/le compagn* sono stati/e accusat* di rapina di un paio di manette.
Quello che inizialmente sembrava un mero desiderio di vendetta contro i/le compagn*, ora ha assunto le fattezze di quello che potrebbe diventare un precedente atto a legittimare una repressione assurda e gravosa contro coloro che non vogliono normalizzarsi.
Alla loro normalità preferiamo la follia!
Ecco perchè venerdì 17 ottobre, a Bologna al Piazzale Maggiore alle 16.00, saremo in piazza, a fianco dei/lle nostr* compagn* colpit* dalla repressione di stato.
Il 17 Ottobre si terrà l’ennesima udienza, che potrebbe essere quella definitiva, per quanto riguarda il primo grado di giudizio, sui fatti di Piazza Verdi 2007.
Questo processo vede coinvolti/e quattro compagni e una compagna. Il pm Simone Purgato ha chiesto per i 5, che all’epoca erano stat* arrestat* per aver ostacolato un T.S.O., pene elevate che vanno dai 6 anni e mezzo ai 7 anni e mezzo di reclusione.
Anarchiche e Anarchici.
ALLA LORO NORMALITA’ PREFERIAMO LA FOLLIA.
I VERI PAZZI STANNO FUORI!
Massima solidarietà e complicità
con Sirio, Madda, Fede, Juan e Fako!
Nessuna condanna Nessuna sentenza Nessun tribunale NO T.S.O.
Subito dopo la sparatoria del 16 luglio a Monastiraki, che si è conclusa con Nikos Maziotis, combattente anarchico e membro di Lotta Rivoluzionaria, ferito e catturato, l’apparato di propaganda del regime di Stato in emergenza permanente ha scatenato una vera e propria guerra mediatica.
La lunga storia del compagno, le posizioni e il percorso di organizzazione di Lotta Rivoluzionaria sono la testimonianza dei suoi valori e degli obiettivi nella sua lotta contro il capitale e lo Stato, per la rivoluzione sociale.
Solidarietà con i guerriglieri urbani Nikos Maziotis e Pola Roupa
Abbasso gli infiltrati, avanti compagni!
Concentrazione Sabato, 19 luglio, alle ore 12:00, nel parco Evangelismos (vicino all’ospedale dove il compagno è stato internato)
DOVE LORO DEVASTANO NOI RICOSTRUIAMO
-una tre giorni dedicata alla condivisione e alla (ri)costruzione di una baracca in spiaggia-
Come ogni anno ci ritroviamo al Moloverde, dopo l’opposizione al progetto, ormai quasi estinto, di un porticciolo turistico sulla spiaggia della Margonara a Savona. Dopo cimenti invernali, iniziative, concerti, grigliate, musica e condivisione pensiamo a ricostruire ciò che è stato distrutto negli anni dai soliti speculatori vomitacemento. Proprio su questi scogli sorgevano splendide baracche usate sia da pescatori della zona, che da viandanti o senza tetto. Quest anno ci ritroviamo per una tre giorni dedicata alla costruzione di una nuova baracca che rimarrà a disposizione di chiunque passi di li, un piccolo passo iniziale con l’auspicio che un domani possano sorgere, come un tempo, altre baracche nell’area.
I lavori inizieranno venerdì 25 luglio dalle 14.00 per terminare domenica 27 luglio.
La spiaggia è molto grande e vi sarà la possibilità di montare la propria tenda, oppure di parcheggiare a poca distanza macchina, camper o furgone. Verrà allestita una cambusa da gestire e utilizzare insieme. Pranzi e cene verranno preparati in condivisione, portando ognuno ciò che vorrebbe trovare ad eccezione della grigliata di Sabato per onnivori, vegani e vegetariani il quale ricavato andrà insieme a quello dell’intera serata a sostegno di Gianluca e Adriano, anarchici arrestati lo scorso 19 Settembre e ad oggi ancora detenuti in carcere in regime di Alta Sorveglianza, accusati di 13 danneggiamenti di varia natura compiuti nei confronti di alcune banche, di una pellicceria, di sedi distaccate di Eni e Enel e della discarica di Roncigliano.
Sarà una tre giorni tutta da scoprire ed inventare!!
VENERDI 25
h 14-00 inizio lavori
h 19-00 cena bella vita a seguire dj set aperto- porta la tua chiavetta!
SABATO 26
h 9-00 caffè, focaccia a seguire continuazione dei lavori
h 13-00 pranzo bella vita a seguire continuazione dei lavori
h 19-00 grigliata a sostegno di Gianluca e Adriano
h 23-00 concerto con: GLI ALTRI – LEISFA – NO CHAPPI? BOURGEOIS! – a seguire DJSET
DOMENICA 27
h 9-30 anche 10! caffè, focaccia a seguire continuazione dei lavori
h 13-00 pranzo bella vita a seguire conclusione dei lavori
sono ben accetti:
materiali(legno, viti, chiodi, ecc…)
attrezzi (martelli, avvitatori, seghe, ecc…)
LA MARGONARA E’ NOSTRA! E DI TUTTI I FRATELLI DELLA COSTA, PIRATI RIBELLI, INDIVIDUI NON ADDOMESTICATI NE’ ARRESI. RIPRENDIAMOCI I NOSTRI ORIZZONTI SUBITO! SEMMU TUTTI MARGUNARI!!
Come raggiungere la spiaggia della Margonara:
Dalla stazione di Savona autobus 7 7/ o Varazze scendere alla prima fermata dopo la galleria tra Savona e Albisola
In macchina uscita autostrada ad Albisola girare a destra direzione Savona proseguire sull’ Aurelia fino alla galleria.
Per ulteriori informazioni o proposte di progetti per la costruzione: solidali15ottobregenova@gmail.com
Striscione davanti alla stazione di Barcellona Sants in solidarietà con Niccolò, Claudio, Mattia y Chiara, compagni accusati di terrorismo nello stato italiano per aver attaccato il cantiere Tav.
Negli ultimi giorni è caduta l’accusa di terrorismo. Tuttavia, i/le compagni/e continuano ad essere incarcerati, e il lavori nel cantiere Tav stanno avanzando.
Libertà per i/le compagni/e !
Che non si ferme l’azione e il sabotaggio; fuoco al Tav e a tutte le galere !
Dal 18 giugno 2014 tutti i prigionieri in Grecia hanno fatto lo sciopero del carrello in segno di protesta contro il disegno di legge fascista sulle carceri di tipo C) e in difesa del diritto al permesso temporaneo e alla concessione di libertà condizionale.
Tuttavia, il ministro di Giustizia e il governo insistono a ignorare la nostra protesta. Non hanno risposto assolutamente alle nostre giuste richieste e in modo provocatorio tendono ad approvare il disegno di legge nella sessione parlamentare estiva, per tentare di impedire la reazione popolare.
Contro questo disegno di legge che ci condanna a rimanere prigionieri per sempre senza diritti o speranza poniamo i nostri corpi e spiriti come scudi. Questo è la sola cosa che ci è rimasta.
Da lunedì 23 giugno 2014 inizieremo uno sciopero della fame di massa in tutte le prigioni della Grecia. Rivendichiamo i nostri diritti e lottiamo per restare degli individui, invece di fantasmi umani rinchiusi e dimenticati nella disperazione.
Chiediamo:
1. Il ritiro del disegno di legge fascista sulle carceri di tipo C). Siamo contro la Grecia ‘Guantanamo’, “prigione nella prigione” senza la concessione di permessi temporanei, visite, senza domani…
2. Permessi e libertà condizionale devono essere un diritto innegabile per tutti i prigionieri. La Grecia è l’unico paese in cui il detenuto è sottoposto a processi e punizioni ogni giorno. Mentre la legge prevede che a chiunque abbia scontato 1/5 e 3/5 della sua pena (donne e uomini rispettivamente) siano concessi giorni di permesso d’uscita dalla prigione e libertà provvisoria, i prigionieri sono invece costretti a subire sempre più la santa inquisizione dei persecutori del carcere che respingono le richieste una dopo l’altra senza ragione o per azioni disciplinari pendenti. Questo è il modo con cui creano prigionieri disperati e riproducono la criminalità.
3. Sia applicata l’equità di fronte alla legge per tutti. I prigionieri detenuti per droga secondo la vecchia legge 3459/2006 (perché la polizia ha assicurato che rappresentano affermati trafficanti, invece di tossicodipendenti) devono avere il diritto a un nuovo processo, conformemente alla nuova legge e alle sue clausole beneficiarie per i tossicodipendenti (4139/2013).
4. Sia attuato il diritto alle visite coniugali. In prigione si è privati della propria libertà. Ma nelle prigioni greche ti privano persino del piacere della comunicazione sociale e del contatto diretto con i propri cari. In tutte le prigioni dei paesi europei sono permesse le visite coniugali, solo in Grecia al detenuto viene negato il diritto alla comunicazione umana.
5. Infine, ora parliamo della continua prigionia di chi subisce la deportazione. Centinaia d’immigrati sono detenute per le burocrazie delle ambasciate, anche quelli che hanno scontato l’intera pena. Chiediamo il loro immediato rilascio.
Chiediamo che il ministro di Giustizia affronti questi problemi riguardanti le prigioni e ritiri immediatamente il disegno fascista per la ‘Guantanamo’ greca nel carcere di Domokos.
Il ministro di Giustizia sarà considerato responsabile per ogni giorno di sciopero della fame e per ogni prigioniero la cui vita è in pericolo.
Né alle sostanze chimiche delle loro guerre, né ai petroli della loro “pace”.
Nei giochi geostrategici brutali di dominio e di potere messi in esecuzione dalle superpotenze mondiali, a volte con il pugno militare e, talvolta, attraverso il potere economico, le uniche vittime e permanenti sono le società e l’ambiente del pianeta che ci ospita.
Dalla metà di Febbraio con pioniere il governo degli Stati Uniti e col pieno consenso e l’assistenza del governo Russo, è stata lanciata con la massima riservatezza un’operazione di trasporto e di distruzione dell’arsenale chimico della Siria nella zona marittima tra la Creta, Malta e la Sicilia. L’intero progetto è stato orchestrato ed è supervisionato dalla NATO, mentre l’UE (e ovviamente anche la Grecia in bancarotta) contribuisce nel finanziamento dell’operazione, un fatto che non è stato reso noto ampiamente, dal momento che è stata resa pubblica la distruzione delle sudette sostanze chimiche.
Lo stato greco come un’altra macchina imperialista partecipa alla banda della NATO, compie esercitazioni congiunte con altri Stati terroristi, invade, oppure fornisce il suo territorio attraverso la basi della NATO, nei paesi africani e altrove (Iraq, Afghanistan, Libia, Kosovo, ecc) e tutto cio’ per gli interessi dei potenti stati imperialisti e dell’impero globale del denaro. La posizione geopolitica della Grecia porta il paese alla ribalta degli sviluppi geostrategici ed ogni governo greco di turno non perde l’occasione per sfruttarla (espansione economica nei Balcani, contrabbando di carburante, aziende di costruzioni nei paesi saccheggiati). Il loro alibi, per legittimarsi agli occhi della gente, è la retorica nazionalista permanente per i nemici esterni della nazione, che “sono in guardia” e “i obblighi del paese verso i suoi alleati.” In questo modo, anche in un momento di crisi del sistema capitalista vediamo il bilancio dello stato per gli armamenti di espandersi in modo inversamente analogo col tentativo di saccheggio dei salari, delle pensioni, e delle strutture pubbliche (sanità, istruzione, ecc.)
Tonnellate di armi chimiche stanno già facendo il giro del Mediterraneo (un mare con piccolo tasso di rinnovamento delle acque) con una nave marcia (di 36 anni, senza cassoni di fondazione, monoscafo) effettuando un metodo di distruzione che non è mai stato testato in mare e su larga scala. I dominanti ci dicono che il metodo sperimentale della idrolisi dei gas chimici nervini è completamente sicuro, senza pero’ portare alcuna prova per questo, mentre non è un caso che paesi come Francia, Germania, Norvegia, Belgio e Albania, i quali possiedono impianti per la gestione di tali rifiuti pericolosi, hanno già rifiutato di distruggere le armi chimiche all’interno dei loro confini, citando “la mancanza di infrastrutture”. Per quanto riguarda i mercanti di morte, le superpotenze che producono e vendono nei paesi-canaglia le armi chimiche, nemmeno una parola per prenderle e distruggerle nelle strutture in cui sono state prodotte.
Le convenzioni internazionali vengono annulate dai stessi governi, che ipocritamente firmano il divieto di produzione di armi chimiche, mentre allo stesso tempo gli forniscono nelle “zone di guerra”. Al di là dei giochi geopolitici del massacro umano nella Siria (per il quale esiste l’indifferenza completa) e il rifiuto di asilo ai rifugiati, le armi chimiche anche quando vengono distrutte, rappresentano una minaccia a causa dell’incoscienza dei funzionari militari e civili in carica. Il processo di distruzione delle sostanze chimiche nel cuore del Mediterraneo rappresenta un grave rischio di rilascio di tonnellate di rifiuti tossici, costituendo una grave minaccia per l’ambiente e la salute pubblica.
Il metodo e le attrezzature che sarà utilizzato è la Field Deployable Hydrolysis System, che è stata sviluppata solo nell’ultimo anno, e utilizza una varietà di sostanze chimiche per neutralizzare le armi. Produce grandi quantità di rifiuti liquidi tossici, noti come uscite. Il metodo e le apparecchiature installate nella nave da guerra americana, MV Cape Ray, sono state testate solo una volta in mare, e per neutralizzare una piccola quantità di armi chimiche. Questo supera di gran lunga la dimensione dell’arsenale siriano da distruggere, che è più di 700 tonnellate di armi. Poi, la MV Cape Ray è stata originariamente progettata per il trasporto di cibo e di attrezzature, 36 anni fa, senza cassoni di fondazione, ed è costruita come monoscafo, che la rende inadatta per una tale operazione di alto rischio a causa della grande probabilità di un incidente. Le conseguenze di un’eventuale perdita (accidentale o intenzionale) di rifiuti solidi o liquidi generata durante il processo è imprevedibile, soprattutto in considerazione del rischio di dispersione nel bacino del Mediterraneo, attraverso le sue potenti correnti marine.
La scelta del sito non è stata casuale. Il fatto che molti paesi del Mediterraneo stanno affrontando attualmente una grave crisi economica e di instabilità politica, piega la reazione della società e la loro capacità di intervento. L’OPCW, organizzazione responsabile del processo, sfrutta queste condizioni e pone il rischio di trasformare il Mediterraneo in un’area di smaltimento dei rifiuti pericolosi.
Le questioni che sorgono sono dunque molto serie: Nessuno conosce (compreso l’esercito americano) se le sostanze chimiche contengono degli aggiuntivi, e quindi non possano essere idrolizzate. Non conosciamo se il processo di idrolisi è funzionale in mare con le macchine che si muovano in un’altro livello di altezza e quindi di pressione dalle sostanze chimiche. Anche se il lavoro di idrolisi in mare funzionerà, non vi è alcun studio sull’impatto ambientale in caso di un incidente (che impatto avrà un incidente). È interessante che la rivista (conservatrice) americana, American Thinker, chiede in un articolo al governo degli Stati Uniti perché si impegna a fare qualcosa nel Mediterraneo che nel suo paese sarebbe illegale, e arriva fino a chiedersi se questi rifiuti tossici saranno affidati a qualche azienda “sporca” che li farà sparire senza troppe domande.
Tutto questo a livello internazionale. A livello locale siamo spettatori di un recital di ipocrisia da parte dei potenti (sindaci, prefetti), dei partiti e degli uomini d’affari i quali (per coincidenza poco prima dell’inizio della stagione turistica e in vista delle elezioni) si sono “sensibilizzati” per l’ambiente. Tutti questi anni pero’ mostrano la loro indifferenza di fronte alla devastazione causata nell’isola dall’industria del turismo, dagli impianti industriali di energia alternativa e non solo. Mentre è stato recentemente annunciato che questa estate saranno lanciati i concorsi per le ricerche di petrolio nel Mar Ionio e nella zona di mare a sud di Creta, e se i risultati saranno promettenti e redditizi per le aziende multinazionali che gli gestiranno, saranno costruiti impianti petroliferi con la conseguente minaccia per tutta l’area marittima e non solo da un grande ed estremamente difficile da invertire inquinamento, sia da un possibile incidente, come ad esempio quello nel Golfo del Messico, e generalmente dalle navi che trasporteranno il petrolio greggio.
Oltretutto, caratteristica dell’ipocrisia dei governanti locali è che nessuno di loro non parli mai della base militare della NATO a Souda, dove si attraccano navi da guerra e sottomarini a propulsione nucleare, ma anche fregate con armi chimiche. Tutti questi piccoli potenti locali che ora presumibilmente si preoccupano per le armi chimiche non menzionano mai la morte che disperdono le navi e gli aerei della Nato che operano da Souda. Non parlano nemmeno per le esercitazioni della NATO nel Mediterraneo che distruggendo le specie di vita sottomarine e fanno uscire sulle coste delle specie marine morti (come recentemente sulla costa di Ierapetra, dove delle balene da becco d’oca –Ziphius cavirostris– sono uscite a terra morte per la ragione che sono state “impazzite” dai sonar delle navi da guerra) e rifiuti tossici. Per non parlare delle centinaia di migliaia di persone costrette a diventare profughi a causa delle guerre predatorie dei dominanti. Molti di loro, dopo essere stati salvati (temporaneamente) dalle bombe e dai proiettili di guerra, vengono uccisi dalle onde del Mar Egeo all’interno delle navi marce degli mercanti di uomini moderni. E per quale motivo interessarsi? Dal momento che i boss locali a Creta trattano i rifugiati come manodopera a basso costo e nello stesso tempo si arricchiscono dalle uscite dei soldati, ma anche dalle attività commerciali della base militare. Sono così le stesse persone che da un lato versano lacrime di coccodrillo per l’arsenale chimico della Siria e dall’altro lato si grattano le mani come i pezzenti del mercato nero per l’eminente estrazione di petrolio e di gas naturale, immaginando se stessi come qualcosa tra i sceicchi del Golfo Persico e i boss del petrolio del Texas.
La guerra è la macchina del capitalismo e della sovranità degli stati. Intorno ad essa si raccolgono e si smistano i più grossi appalti, si generano enormi profitti e “respira” il capitalismo e lo sfruttamento. I governi, come personale civile dei guerrafondai, alimentano l’industria bellica a causa degli enormi profitti, ma soprattutto perché i costi (sociali, ambientali) non li pagano quelli che raccolgono i profitti ma i popoli del mondo. I principali reati ambientali mostrano il futuro di un mondo pieno di “zone grigie”. Zone in cui sarà impossibile l’esistenza della vita. È nostro dovere di fermare la macchina capitalista di distruzione e di sostenere la popolazione dei rifugiati richiedenti asilo, di rispondere a livello della nostra classe, in modo combattente ed umano contro la guerra dei padroni.
La lotta contro la loro guerra, non può che essere solo contro il dominio globale dei pochi che la provoca.
Nessuna guerra tra le “nazioni” – nessuna pace tra le classi! Per un mondo senza eserciti, stati e confini.
Sine Dominis, collettivo anarchico dall’Occupazione Evangelismos sinedominis@espiv.net
Il testo è stato distribuito alla città di Heraklion il 22 maggio durante il raduno per la giornata nazionale di azione contro la distruzione di sostanze chimiche nella zona del mare.
Il 14 giugno abbiamo sottratto all’Acer, l’ente che si occupa delle case popolari,un locale in via Zampieri 14/A. Ne vogliamo fare uno spazio aperto a tutto il quartiere, un circoletto dove fare iniziative, cene, proiezioni, dibattitti, allestire una biblioteca, scambiarsi due chiacchiere.
Ne vogliamo fare soprattutto un laboratorio di lotta, uno spazio dove organizzarsi per risolvere i problemi delle nostre vite in quartiere, a partire dai bisogni principali, come la casa, il cibo e la libertà.
La Bolognina è in questi ultimi tempi al centro di progetti di riqualificazione urbana, che da una parte creano il terreno fertile per le speculazioni edilizie di imprenditori sanguisughe e dall’altra attivano un processo di gentrification, che punta a cacciare la popolazione attuale fuori dal quartiere e sostituirla con i ricchi.
Per molti di noi questi progetti si trasformano in sfratti, sgomberi, impossibilità di viversi i propri spazi e le proprie strade trasformate in perenni cantieri, retate della polizia e aumento del controllo sociale.
Vogliamo contrastare la riqualificazione della Bolognina partendo da uno dei principali responsabili, l’Acer, perchè è quella che aumenta gli affitti degli appartamenti popolari, che sfratta la gente, che decide chi può e chi non può abitare in quartiere, che alimenta il circolo della speculazione edilizia con le decine di progetti di ristrutturazione mai ultimati o palazzi consegnati al lusso e all’Alta Velocità.
Vogliamo partire dalla riqualificazione del quartiere, perchè è il frutto di una società che si basa sull’autorità e sul controllo, dove banche e politici impogono dall’alto come e dove vivere alla maggior parte della popolazione, mentre polizia e giudici reprimono violentemente con botte e arresti chi decide di non sottostare a questa miseria imposta.
Dedichiamo quindi questa occupazione ai 17 compagni arrestati a Torino lo scorso 3 giugno, perchè accusati di aver lottato contro gli sfratti, contro il PD e contro le retate della polizia.
Per questo invitiamo chiunque a contribuire nei prossimi giorni all’allestimento del posto, magari portando mobili, tavoli, libri, che non vengono più usati e che possono trovare una nuova vita attraverso la condivisione; a partecipare alle iniziative e all’assemblee che organizzeremo nei prossimi giorni; ad organizzarsi, in maniera collettiva o singolarmente, per resistere alla metropoli che avanza o semplicemente a fare un salto e 4 chiacchiere al nuovo circoletto occupato.
Il nuovo posto si trova in Piazza Santa Maria in Passione n. 6, Genova.
Dopo lo sgombero e la ri-occupazione, nasce anche il blog del Mainasso. La pagina Il Mainasso ospiterà le iniziative proposte dal Mainasso e non solo, oltre a testi e pubblicazioni proprie o comunque ritenute interessanti!
NUOVA OCCUPAZIONE: P.S.M. CHE PASSIONE!
Nella notte del 27 maggio la questura ha sgomberato con un imponente spiegamento di forze il Mainasso occupato da appena 2 mesi.
Ciò non ci scoraggia, ma anzi ci spinge ad andare avanti per la nostra strada senza esitazioni.
Per 2 mesi uno spazio di proprietà delle Opere Pie (il famigerato Ente Morale), abbandonato da tempo (e che tale rimarrà, blindato e oscurato), è stato sottratto alle dinamiche imperanti del profitto, della passività e dell’alienazione. Non ponendosi obbiettivi specifici a termine, un semplice fondo di pochi metri quadrati è diventato un posto di ritrovo per chiunque si ostini a voler vivere il piacere dell’incontro, della condivisione e del confronto, per chiunque si ostini a voler vivere ancora le strade.
Un posto dove ospitare iniziative, cineforum, cene, incontri… Sempre con la priorità di sostenere e portare la solidarietà a chi è colpito dalla repressione per essersi battuto contro questo stato delle cose, contro questa società infame nella quale vorrebbero costringerci a vivere.
Uno spazio ritorna al suo precedente stato di inerzia, ma chi lo ha vissuto non intende limitarsi in alcun modo.
Oggi 1 giugno IL MAINASSO continua a soffiare, spostando le iniziative e la sua vita pochi vicoli più in su.
Abbiamo occupato un altro fondo in P.iazza S.anta M.aria in Passione 6 per ribadire la nostra volontà di concretizzare una critica reale all’esistente in tutte le sue varie forme.
Le prossime iniziative saranno:
LUNEDI 2 GIUGNO dalle 19 presentazione del progetto editoriale CROCE NERA ANARCHICA
MARTEDI 3 GIUGNO dalle 21 proiezione di BRAZIL per il ciclo “VERITà E CONFLITTO TRA INDIVIDUO E AUTORITà”
VENERDI’ 6 GIUGNO dalle 19 presentazione dell’opuscolo “DIVIDE ET IUDICA – IL LABIRINTO PROCESSUALE DEL 15 OTTOBRE”
Ciò non ci scoraggia, ma anzi ci spinge ad andare avanti per la nostra strada senza esitazioni.
Per 2 mesi uno spazio di proprietà delle Opere Pie (il famigerato Ente Morale), abbandonato da tempo (e che tale rimarrà, blindato e oscurato), è stato sottratto alle dinamiche imperanti del profitto, della passività e dell’alienazione. Non ponendosi obbiettivi specifici a termine, un semplice fondo di pochi metri quadrati è diventato un posto di ritrovo per chiunque si ostini a voler vivere il piacere dell’incontro, della condivisione e del confronto, per chiunque si ostini a voler vivere ancora le strade.
Un posto dove ospitare iniziative, cineforum, cene, incontri… Sempre con la priorità di sostenere e portare la solidarietà a chi è colpito dalla repressione per essersi battuto contro questo stato delle cose, contro questa società infame nella quale vorrebbero costringerci a vivere.
Uno spazio ritorna al suo precedente stato di inerzia, ma chi lo ha vissuto non intende limitarsi in alcun modo.
Per questo le iniziative previste verranno mantenute, a partire da stasera, con luoghi e modalità che saranno comunicati di volta in volta.
STASERA alle 21 in PIAZZA DELLE ERBE per la rassegna “VERITÀ E CONFLITTO TRA INDIVIDUO E AUTORITÀ”, I DIAVOLI di Ken Russell
LUNEDÌ 2 GIUGNO dalle 19 presentazione del progetto editoriale CROCE NERA ANARCHICA
VENERDÌ 6 GIUGNO dalle 19 presentazione dell’opuscolo “DIVIDE ET IUDICA – IL LABIRINTO PROCESSUALE DEL 15 OTTOBRE”
SABATO 7 GIUGNO dalle ore 18 aperitivo in sostegno ad un compagno sotto processo per i blocchi stradali avvenuti in seguito alla morte di un operaio in porto nel 2007
Siamo un collettivo che da anni lavora su tematiche come l’ecologismo radicale e la critica alla società tecno-industriale. Realizzando bollettini, riviste, materiale informativo e numerose iniziative che hanno portato a mobilitazioni come quella contro l’Efsa di Parma (Ente europeo sicurezza alimentare), primo responsabile in Europa della diffusione di ogm, pesticidi e nocività di ogni tipo e adesso anche le nanotecnologie.
Perché “Resistere al nanomondo”?
Quello che sta avvenendo sul pianeta ad una velocità impressionante è una distruzione di tale proporzioni che non necessita di alcun strumento o specialista per rendersene conto. L’ecocidio in atto ha ormai raggiunto e superato quasi ovunque la soglia dell’irreversibilità: gli stessi elementi che rendono possibile la vita sul pianeta stanno scomparendo, un ecosistema più complesso nella sua integrità è diventato una rarità.
Questo sistema sta lavorando al dopo: dopo aver garantito e messo in atto un saccheggio e una distruzione senza precedenti, si appresta a far a meno della natura e quindi anche dell’uomo, per come si è inteso fino ad ora essere umano.
Ma non stiamo parlando di un salto che sta per compiersi da parte del totalitarismo tecnologico. La tecnologia, trama del nostro quotidiano e dimensione interiorizzata che plasma e modifica la stessa realtà, non fa salti, può stare nascosta per anni in qualche laboratorio di ricerca, ma assolutamente non fa salti. Ci siamo già dentro a pieno a questa singolarità, come è stato definito questo radicale cambiamento in corso.
Dal chip sotto pelle ai droni sui quartieri a “rischio” l’avanzata del dominio tecnologico è lenta e inarrestabile: talmente lenta che neanche ce ne rendiamo conto. Ma è una finta lentezza: se gaggets tecnologici, diventati protesi nel nostro quotidiano come i cellulari, si rinnovano in tempi sempre più corti, lo stesso avviene per le tecnologie militari e di controllo. Con un certo eufemismo, si potrebbe dire che quello non immediatamente utile al militare viene lasciato al pubblico per farlo concentrare sulla propria alienazione o per affinare intorno a se quella vasta gabbia tecnologica, di cui l’espressione più evidente è il cosiddetto “internet delle cose”: sempre connessi e sempre sotto controllo!
Il ruolo delle grosse multinazionali come sempre è chiave, quando è in corso un cambiamento di tali proporzioni e dalle così vaste implicazioni per il futuro, ma non si può ridurre tutto alle compagnie come IBM, Monsanto, Basf … per citarne solo alcune. La questione è molto più ampia e complessa, coinvolge tutto il sistema della ricerca scientifica dell’alta tecnologia e un determinismo tecnologico che ci vuole sempre più imbrigliati.
Ci sentiamo di puntare forte l’attenzione sull’interconnessione delle scienze convergenti: biotecnologia, nanotecnologia, neuroscienze, informatica. Sentiamo di dare un ruolo particolare alle nanotecnologie e al nanomondo che si sta realizzando passo dopo passo, dove le decisioni sono già state prese e partecipare al dibattito con i loro tavoli truccati non significa altro che consolidare il proprio sfruttamento in forma consensuale. In questo stato di cose anche le normali manifestazioni di consenso vengono meno o si fanno superflue, una tecnologia che si è fatta sistema muove i suoi passi a prescindere da noi. L’ingegneria genetica va di pari passo con l’ingegneria sociale, dove il vivente viene snaturato della sua stessa essenza e dove questo “uomo nuovo” deve essere il miglior custode della gabbia.
Le nanotecnologie non sono arrivate dal nulla, come dicono gli stessi estimatori il debito verso le biotecnologie è enorme, non sono altro che la loro continuazione. Per questo pensiamo sia necessario non separarle mai, mettendone in luce la comune origine e il medesimo percorso. Il terrore dei sostenitori del nanomondo è vedere ripetersi quello che è avvenuto con gli ogm, dove una visione fortemente negativa ha preso piede in tutto il mondo creando numerose resistenze.
Pensiamo sia importante trasmettere delle analisi per sviluppare un pensiero critico. Con questo sito vogliamo portare e sviluppare una critica radicale a queste tecnologie anche soffermandoci su singole questioni e aspetti. Cercando però sempre di far capire i vari passaggi e collegamenti per esprimere e trasmettere una visione più ampia. Per esempio mostrando le similitudini esistenti tra un microchip in un animale in un’impresa industriale e un chip sotto pelle ad un bambino per fare in modo che sia sempre rintracciabile; tra un micro drone per il controllo cittadino e i bombardamenti sui civili fatti dai droni in Pachistan dall’esercito americano.
Apparentemente la questione si presenta molto complessa, al di fuori della nostra comprensione, soprattutto se non ci si intende di scienza, ma non è così! L’analisi e critica che vogliamo sviluppare non porterà a capire cosa avviene sotto le lenti di un microscopio a scansione tunnel, strumento altamente specializzato capace di configurare in nanoscala e di spostare molecole. Questo non ci interessa non tanto perché all’IBM o in altre compagnie e centri di ricerca non è gradito chi curiosa nei loro affari e non ci farebbero entrare, ma perché non è trasformandosi a nostra volta in scienziati, o avendone a nostra disposizione, che si arriverà a capo di qualcosa. Sono proprio scienziati, tecnici e specialisti di ogni sorta che stanno dando un fondamentale contributo (ovviamente supportato da un sistema che legifera e soprattutto esprime le loro indicazioni) a questo tecnomondo.
La prospettiva da dove osserveremo sarà totalmente diversa: non daremo forza alla nostra voce su simili basi, ma partiremo da svelare quello che si presenta come neutrale e invece neutrale non lo è. Non c’è da girarci tanto intorno: riconoscere l’ammissibilità e validità alla nanotecnologia significa supportare la nano-guerra e il nuovo totalitarismo, perlomeno uno degli strumenti che ne diventerà il suo più prezioso alleato. La coesistenza richiamandosi a qualche metodo precauzionale è impossibile, abbiamo già visto cosa è avvenuto con gli Ogm in agricoltura o con il nucleare, con la convergenza delle tecniche la situazione non è gestibile e decisamente più grave.
Un sito ha ovviamente tutti i suoi limiti, ci auguriamo che nella sua semplicità possa stimolare ulteriori riflessioni e la realizzazione di altri strumenti, in lingua italiana analisi e critiche su certe questioni sono ancora troppo rare. Questo sito ospita testi, scritti, notizie e video che portano una critica radicale con lo scopo di contribuire a creare un pensiero critico e un’opposizione verso questo esistente.
Non è nostro fine creare uno strumento per la realizzazione di un contesto culturale chiuso in se stesso e con una falsata apertura verso l’esterno. Il nostro strumento vuole essere diretto a chiunque vuol saperne di più su certe questioni.
Consideriamo questo progetto come qualcosa in movimento, che potrà supportare o dare vita a campagne e momenti di resistenza al nanomondo.
Pensiamo che la critica deve trasformarsi in azione, per questo motivo ospitiamo e diamo ampio spazio anche a chi non accetta questo stato di cose e decide di opporsi concretamente, dando vita ad altre situazioni, mobilitazioni, azioni, che vanno ad infittire quella resistenza che ha origini lontane e ora più che mai si fa necessaria: perché il nanomondo è irreversibile.
Fuochi di rivolta continuano a rischiarare le tenebre di un mondo altrimenti volto all’annientamento dell’ individuo ed alla schiavitù omologata: ad attizzare questi fuochi e ad accenderne nuovi queste pagine sono destinate.
Uno dei pochi vantaggi forniti dalla parossistica ricerca di informazione globale è lo scoprire che anche agli antipodi ci sono cuori che battono allo stesso ritmo dei nostri e che armano mani abili a fare molto più che battere su una tastiera. La corsa verso l’abisso della società tecnologica si fa sempre più forsennata, ma i combattenti di tutto il mondo tengono il passo e pur a rischio di venir schiacciati da un mostro così gigantesco, provano ad ostacolarlo e farlo cadere a terra. Adesso è il momento di rimboccarsi le maniche e fare sempre di più.
Con questa tensione abbiamo deciso di dar vita ad una nuova Croce Nera Anarchica. Iniziamo questo percorso con la consapevolezza di vivere in tempi in cui è sempre più facile pagare ad alto prezzo la scelta di continuare a diffondere certe idee e pratiche, ma abbiamo sempre sostenuto che la rassegnazione sia complicità e- sebbene non siamo tra quelli che reputano che “la penna valga quanto il fucile” – risulta oramai evidente che anche all’interno del cosiddetto movimento anarchico si sia venuta a creare una intollerabile omogeneità di pensiero, che le pratiche collegate appaiano sempre più il risultato di un’asta al ribasso e che quindi sia imprescindibile tornare a far sentire altre voci. Rompiamo il silenzio assordante di questi ultimi anni, consapevoli del fatto che certe voci, le nostre, troppo a lungo non si sono fatte sentire.
Questa nuova Croce Nera nasce con lo specifico obiettivo di diventare una palestra di idee con come minimo comun denominatore la centralità della pratica distruttiva : non basta più usare la definizione “azione diretta”, visto che sembra aver acquisito il significato di “tutto ed il contrario di tutto”… Ovviamente daremo il più ampio spazio possibile al contributo dei compagni finiti nelle maglie della repressione, senza ridurci ad una sorta di croce rossa ridipinta, ma supportando in ogni modo la continuazione del loro percorso di lotta.
Lo scopo del progetto, che mai dovrà assumere i toni o le forme dell’assistenzialismo, è quello di rilanciare certe idee e conseguentemente certe pratiche.
Speriamo che, partendo da questi presupposti, si crei un reale dibattito, che non scada mai nella misera partigianeria, ma vivo a tal punto da farsi acceso fino allo scontro, perché siamo stanchi di un tiepido e possibilista “va bene tutto”.
Abbiamo deciso di dare forma cartacea al bollettino, più tangibile e duraturo dello scorrimento veloce della rete, mantenendo comunque il corrispondente blog con fondamentale funzione di volano e di strumento più rapido per la diffusione di notizie e comunicati su azione e repressione. Sentiamo la scelta della forma fisica del giornale non come sterile feticcio nostalgico, ma convinti che non ci si possa continuare a lamentare dei danni distruttivi della società tecnologica e ignorare come anche noi anarchici ci si sia lasciati ridurre a semplici “utenti” di un mondo sempre più virtuale in cui anche le lotte rientrano nell’idiota meccanismo di essere maggiormente “di successo” in base a quanti più “mi piace” ricevono…
Inoltre desideriamo ricreare un luogo fisico in cui incontrarsi, confrontarsi e trovare nuovi complici. Ci aspettiamo di ricevere molti contributi, anche critici e faremo il possibile per creare occasioni per presentare in bollettino e finalmente tornare a guardarsi negli occhi mentre si parla di quello che continua ad essere il nostro più ardente desiderio: la distruzione di quest’esistente che ci annichilisce e la gioia di contribuire a vederlo crollare in macerie.
Dopo aver appreso l’iniziativa dei compagni del CSO VOX di Atene in solidarietà ad Ilya Romanov,* abbiamo voluto raccogliere l’appello di raccolta fondi per il compagno arrestato e la sua famiglia. Vorremmo, visti i molteplici impegni dei compagni e compagne, che ogni gruppo ed i singoli individui raccogliessero i soldi facendo “colletta”, oppure per chi riesce, organizzando iniziative in sostegno ad Ilya.
Varie realtà hanno già devoluto dei soldi a seconda delle loro possibilità, chiediamo ai compagni un altro sforzo.
La nostra intenzione è che anche dall’Italia arrivi un segnale di solidarietà internazionale ad un compagno presente nelle lotte da più di vent’anni con determinazione.
La solidarietà va portata avanti soprattutto continuando la lotta contro la guerra con le più svariate pratiche, ma anche raccogliendo fondi per un compagno ferito in azione.
Gli ultimi aggiornamenti arrivati da Mosca ci dicono che Ilya è in carcere e sta aspettando che gli fissino la data del processo; non si sanno ancora le accuse che pendono a suo carico, probabilmente il processo inizierà quest’estate. Ad Ilya fa molto male la mano ma sta bene di morale, la sua famiglia può fargli avere le medicine ma è in difficoltà nella raccolta dei soldi per la difesa legale.
Se qualcuno volesse scrivergli una lettera in inglese la spedisca a questo indirizzo e i compagni provvederanno a tradurla in russo: abc-msk(at)riseup.net
Ringraziamo in anticipo i compagni e le compagne che supporteranno questa causa.
Anarchiche ed Anarchici di Trento e Rovereto
Per chi volesse contribuire alla raccolta fondi il versamento dei soldi è tramite carta Postepay ed il suo codice è: 4023-6005-5882-3706 / Intestata ha: Luigia Cecchin
* il testo distribuito durante l’evento svolto al Centro Sociale Occupato VOX, a Exarchia (Atene) il 15 novembre 2013 —in inglese qui
Libertà per Amelie, Carlos e Fallon
Né colpevoli né innocenti; solo conseguenti
Venerdì 2 maggio 2014
Ore 19.30: Guerra sociale in Messico, terrorismo dello stato e solidarietà come bastione della resistenza (a carico di un compagno militante messicano)
Ore 21.30: Cena vegana e messicana (5 euro destinati a compagnx detenutx in Messico)
Appoggiano e organizano:
Centro antiautoritario Subeltz, A.G. Gaztea Anarkistak (giovani anarchici), CNT Nafarroa
Nel centro antiautoritario Subeltz, Via Curia, 29, Iruña (Navarra)
I possibili benefici andranno a compagnx anarchici/che rappresagliatx.
L’11 giugno si sta rapidamente avvicinando. Come rivitalizzazione della giornata di supporto per i/le prigionierx ecologistx, la Giornata Internazionale di Solidarietà con Marie Mason, Eric McDavid e i/le Prigionierx Anarchichx di Lunga Data ha visto negli ultimi 3 anni un’enorme diffusione del supporto e dell’amore per Marie ed Eric in tutti gli angoli del mondo.
Significativamente, oltre al fiorire del supporto sia materiale che immateriale, abbiamo visto la proliferazione di azioni di solidarietà in molti diversi contesti, che ha diffuso lo spirito e i contributi alle nostre lotte di chi lo Stato ha cercato di far sparire. La solidarietà coordinata internazionale ha cominciato a diffondersi, con informazioni sui/le prigionierx anarchichx di lunga data ed ecologisti, superando molte barriere geografiche e linguistiche.
Questi sforzi hanno avuto effetti molto tangibili sulle vite di Marie ed Eric (e moltx altrx). Le iniziative benefit li hanno aiutati a rimanere fedeli ai loro valori vegan, le persone care sono state in grado di far loro visita regolarmente nonostante le lunghe distanze, nuove generazioni di persone radicali in tutto il mondo li hanno raggiunti con la solidarietà. Insomma, l’11 giugno è stato molto efficace nell’aiutare a mantenere Marie, Eric e moltx altrx prigionierx anarchichx ed ecologisti di lunga data nei nostri cuori e nelle nostre menti, e mantenerli vivi nelle nostre lotte.
Ma questo processo del ricordare – del “mantenere vivi” – è una cosa infida.
Le nostre lotte e i nostri movimenti sono spesso colpiti da una mancanza di memoria, e da una mancanza di comprensione e connessione con il passato come modo di informare le nostre azioni nel presente. Questo è sia una conseguenza dell’alienazione tecnologica della nostra epoca che una conseguenza della repressione strategica da parte delle forze dello stato. Lo stato, al presente, ha la capacità di rapire i/le nostrx compagnx e seppellirlx vivx, di forzarlx a languire tra cemento e freddo acciaio per decenni o per sempre. Sono strappatx via dalle nostre comunità, dalle nostre vite. E al loro posto rimane un vuoto doloroso.
Lo stato, da parte sua, sta banchettando sulla veridicità del vecchio detto “il tempo guarisce tutte le ferite”; sperando che questo vuoto si stringerà e che “dimenticheremo”. Se mantenutx prigionierx per abbastanza tempo, così pensa lo stato, le azioni dei/le nostrx coraggiosx compagnx svaniranno nell’oblio della storia e noi fuori rimarremo senza la loro presenza costruttiva e appassionata nelle nostre lotte. Dobbiamo combattere contro questa tendenza repressiva; non dobbiamo mai dimenticare.
Negli ultimi anni abbiamo visto un netto incremento nelle azioni di difesa ecologica e di liberazione animale in tutto il mondo. In questa resistenza sempre maggiore è importante che riconosciamo le azioni e le lotte del passato, dei/le compagnx che oggi dobbiamo purtroppo chiamare “prigionierx anarchichx di lunga data”. La continuazione delle loro lotte – ricordarli in maniera attiva – dev’essere mantenuta viva.
A questo scopo, per l’11 giugno di quest’anno vogliamo fare una chiamata specifica. Mentre negli scorsi anni possiamo aver enfatizzato alcuni aspetti del supporto per i/le prigionierx di lunga data (per es. supporto materiale, la costruzione di legami internazionali, ecc.), quest’anno vogliamo che sia esplicito.
Come gruppo che organizza l’11 giugno, abbiamo spesso usato il termine “ricordo attivo” per descrivere un processo che sentiamo sia cruciale nel fare supporto ai/le prigionierx di lunga data. Ovvero, siamo arrivatx a vedere la necessità di non portare semplicemente avanti una serie di nomi da “onorare e ricordare”, ma di lavorare verso una modalità di supporto che lega le nostre relazioni con i/le prigionierx anarchichx ed ecologisti di lunga data all’azione nelle nostre/loro lotte in corso.
Marie ed Eric, essendo al centro dei nostri sforzi organizzativi per l’11 giugno, sono entrambi vegani convinti imprigionati per aver agito in diretta opposizione alla distruzione della terra. In uno sforzo di “ricordarli attivamente” e di coinvolgerli nel presente connettendoli a una continuazione della loro lotta, stiamo incoraggiando le persone a legare le loro iniziative dell’11 giugno alle lotte in corso ecologiste e di liberazione animale.
Questa chiamata non è proscrittiva in nessun modo; leggete quello che volete in queste parole e mettetelo in azione come voi e il vostro gruppo credete sia meglio. Ma ricordate, quella che stiamo chiedendo non è un’espressione ritualistica di solidarietà, una festa una volta l’anno in cui, per solo un istante, richiamiamo alla mente quellx catturatx dallo Stato. Piuttosto, la nostra è una chiamata a vivere la storia dei/le nostrx compagnx imprigionatx, a prendere i loro nomi, le loro azioni, e le loro lotte e restituirli al mondo che li imprigiona. La nostra è una chiamata all’azione.
In solidarietà con Marie e Eric, con tuttx i/le prigionierx anarchichx di lunga data; in difesa della terra; finchè ogni gabbia non sarà vuota!
Inizia oggi, 24 Marzo 2014, la mobilitazione nazionale nelle prigioni greche contro la nuova riforma riguardo alla creazione di strutture carcerarie di tipo C.
Il primo passo della mobilitazione è stata la protesta di oggi pomeriggio, quando i prigionieri si sono rifiutati di rientrare nelle celle. Le prime prigioni che hanno aderito alla protesta oggi sono state quelle di Koridallos (carceri maschili e femminili), Corfù e Domokos.
In questi giorni la riforma del ministero della giustizia riguardo alle prigioni di massima sicurezza e al ritiro dei permessi esterni è arrivata alla consultazione pubblica. Le prime misure della riforma sono già state pubblicate.
1) Classificazione dei detenuti in 3 tipi (A, B e C). Il tipo C includerà tutti i detenuti accusati di rapine o estorsioni all’interno di organizzazioni criminali, prigionieri politici e tutti quelli considerati “pericolosi” e con condanne da 10 anni fino all’ergastolo, oltre a chi si ribella dentro il carcere.
2) I detenuti di tipo C non avranno più permessi esterni e i loro colloqui e telefonate subiranno limitazioni.
3) Le celle di tipo C saranno create (non solo a Domokos ma anche in altre carceri) al fine di isolare i detenuti.
4) La polizia adesso acquista un posto permanente nel carcere (perquisizioni delle celle, trasporto dei detenuti dentro il carcere ecc) con compiti segreti e autorità neanche menzionate nella gazzetta governativa.
Sabato 22 marzo 2014 a Genova al Csa Pinelli ci sarà una serata benefit in solidarietà con i 4 No Tav arrestati con l’accusa di terrorismo in seguito ad attacchi e sabotaggi al cantiere di Chiomonte in Val Susa.
Attraverso queste nostre parole ci piacerebbe condividere un attacco sicuro al nemico, e inviare un caloroso saluto ai nostri fratelli e alle nostre sorella sequestrati/e dallo stato/capitale. Con quei desideri che ci infiammano il cuore abbiamo deciso di vincere la paura e con un piccolo gesto illuminare la lunga notte del dominio con un artefatto esplosivo. Abbiamo deciso il dove e il quanto, abbiamo creato un piano e ci siamo avventurati.
La mattina seguente abbiamo cercato notizie per sapere come era andata l’azione e non abbiamo trovato nulla. Per togliere ogni dubbio, visto che l’obiettivo lo permetteva, siamo tornati sul posto per osservare la situazione. L’estintore pieno di 1 kg di polvere nera, dadi e bulloni era nello stesso posto dove lo avevamo collocato. Il sistema di innesco fatto da un tubo di carta pieno della stessa polvere e teste di fiammiferi aveva funzionato, questo si era consumato fino a raggiungere il buco fatto nel recipiente e per questo avevamo inserito diversi centimetri di miccia artigianale. Ciò che è successo è che al contatto con della miccia accesa con l’estintore e il suo contenuto, la polvere si era riscaldata provocando l’allargamento del buco. Infine, l’unica cosa che è accaduta è stata che l’estintore si è riscaldato e coperto di cenere senza esplodere.
In una prova precedente era successa la stessa cosa, ma con un estintore vecchio e ossidato, e pensavamo che la non esplosione fosse dovuta al degrado del materiale. Il contenitore che abbiamo usato stavolta era nuovo e non credevamo sarebbe andata allo stesso moto, avevamo una rivendicazione, che per ora dovrà attendere. Abbiamo molto da imparare. Non nasconderemo il nostro desiderio di veder bruciare questo mondo in rovina e la nostra frustrazione nel non poter vedere concretizzato il nostro volore. Ma abbiamo pazienza, stiamo crescendo, imparando, migliorando le nostre tecniche e infrastrutture. Allo stesso tempo ci trasformiamo noi stessi, disimparando quanto ci è stato inculcato e sviluppando nuove relazioni con noi stessi e con tutto ciò che ci circonda. Abbiamo molto da fare e non pensiamo di desistere.
In questo affanno per continuare ad imparare di pari passo con l’esperienza di altri compagni/complici scriviamo queste parole cercando di comunicare con chi, in base all’esperienza, abbia le risposte che cerchiamo, dove sta l’errore nel nostro dispositivo? Cosa abbiamo sbagliato o dobbiamo fare?
Crediamo che questo mezzo virtuale per esporre i nostri dubbi sia il più giusto perché può servire da aiuto ad altri nel loro cammino e arricchire il nostro agire.
Sperando di aprire un dialogo fraterno con chi lo desidera mandiamo un abbraccio pieno di amore a chi rischia e arma i propri desideri.