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Brema, Germania: Vernice a OHB System Sa

6 marzo 2017

Ieri notte a Brema c’incontrammo presso la centrale di OHB System Sa in Universitätsallee. Da banda arrabbiata attaccammo la facciata e i vetri dell’impresa produttrice d’armi con sacchetti alla vernice e pece da un estintore.

OHB System Sa (Orbitale Hochtechnologie Bremen) è una delle imprese europee più importanti e di successo nell’ambito dell’astronautica e della tecnica satellitare. Una grossa parte della produzione di sistemi satellitari sono ordinazioni dell’esercito federale o dell’ufficio federale per la tecnica di difesa. La ditta stessa si definisce gruppo astronautico e di alta tecnologia e con ciò tace che in realtà è un impresa del riarmo.

Una parte dei prodotti dell’impresa che esiste da 50 anni sono per esempio progetti come lo sviluppo, la costruzione e la gestione di “SAR Lupe”. È il primo sistema tedesco di ricognizione satellitare. Consiste in cinque piccoli satelliti con il relativo segmento a terra e fornisce all’esercito federale immagini di ricognizione a livello mondiale in tempo reale, uguale se nella regione spiata è notte oppure nuvoloso. Nel 2013, l’impresa sviluppava e costruiva, come altro esempio, il sistema di ricognizione satellitare “SARah”, basato sui radar. Committente, sempre l’esercito federale.

Un’ulteriore committente è anche l’agenzia FRONTEX: OBH insieme a EADS e l’università privata Jakobs Bremen sviluppava e costruiva la tecnologia ad utilizzo anzitutto militare per il progetto prestigio GMES, il “Globales Monitoring für Umwelt und Sicherheit (…per l’ambiente e la sicurezza)”. GMES è un progetto in rete nel quale dei diversi segmenti sono destinati allo sviluppo dei relativi satelliti specializzati. Tra l’altro assolve la funzione di rilevare e di “respingere” dai confini europei le persone in fuga.
OHB System rende FRONTEX capace di rilevare e cacciare le persone con l’ausilio di una tecnica di ricognizione ad altissimo livello ed è perciò corresponsabile per la morte di migliaia: per la morte di coloro che si scoprono durante il tragitto sul Mediterraneo che poi sono mandatx indietro e pure di coloro che non ottengono neanche un passaggio e crepano davanti alle porte europee. Questo procedere assassino dovrebbe scoraggiare la gente a lasciare i loro paesi d’origine per così tenerla lontana da qui e da un relativo benessere, che alla fine si basa sulle condizioni di sfruttamento e d’invivibilità nei paesi d’origine di tantx emigratx.

L’argomento di FRONTEX, che la tecnica satellitare salverebbe le persone alla deriva, è falso e questo era chiaro da quando è provato che FRONTEX ricaccia spesso le persone alla deriva nei paesi extraeuropei, o le fa respingere, oppure le abbandona alla loro sorte in alto mare.

Ci sono molti altri esempi di quanto OHB System Sa come impresa del riarmo è parte di una pericolosa macchina assassina, di selezione e di sottomissione. L’impresa contribuisce in modo determinante affinché gli interessi militari UE e anzitutto tedeschi possano essere protetti e realizzati.  OHB System partecipa attivamente alla costruzione della fortezza Europa.

Ma non siamo pienx di rabbia e di fantasia distruttiva solo contro le imprese del riarmo come OHB System. Anche la rapida militarizzazione della società, delle città e del nostro quotidiano ci fa arrabbiare. Permanentemente di raccontano la bugia che la militarizzazione servirebbe alla nostra sicurezza, che la guerra sarebbe necessaria e che saremmo minacciatx da tutti i lati.

L’esercito federale spunta dappertutto e spesso con enormi offensive pubblicitarie alle fermate degli autobus, nelle fiere del lavoro, con apparizioni marziali di soldati in divisa presso il chiosco sotto casa o in altri ambiti come per es. negli istituti di formazione.

Un esempio per tutti per la collaborazione civile e militare è l’università di Brema che con l’esercito federale tiene un corso di studi. Dove la clausola civile è completamente svuotata, la quale doverebbe garantire che la ricerca e l’insegnamento non siano abusati per fini militari. La copertura per questo progetto viene da partiti come i verdi e la SPD che, minimizzando, definiscono l’esercito federale esercito di pace senza fini militari. Con il trattato di cooperazione, l’università riserva all’esercito federale dieci posti di studio per un corso d’informatica per giovani reclute donne. La presenza dex militari nelle istituzioni di formazione fa, tra l’altro, parte del progetto del governo federale di schierare ambiti d’organizzazione militari anzitutto sui fronti  cyberspazio ed informazione.

Un altro esempio per la già menzionata militarizzazione della società e della crescente presenza d’uniformatx nelle strade è la manovra per un impiego interno della esercito federale. Martedì prossimo avrà luogo una manovra nel presidio degli sbirri della Vahr che agirà insieme ax soldatx. La manovra si svolge in vari paesi della federazione. Qui a Brema si addestrano a un procedere comune nel caso di una sparatoria in una scuola e di un’attentato con gli esplosivi.

Marchiamo le fantasie d’onnipotenza della Germania!
Sabotiamo l’esercito federale e le imprese del riarmo!
Distruggiamo la nostra impotenza nei confronti delle condizioni imperanti!
Contro ogni autorità e per la vita!

Anonimo

P.S.: Ci vediamo ad Amburgo e tschüss…

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, CH

[Italia] “Rompere le righe”: Materiali di lotta contro la guerra e il mondo che la produce

Obiettivo del blog romperelerighe.noblogs.org: avvicinare geograficamente e mentalmente il problema della guerra, cuore di questo mondo e della società. Dare al militarismo un nome, un cognome ed un indirizzo come solo modo per spezzare la complicità con i signori dello sfruttamento e della morte e per rompere con la dinamica individuale della servitù volontaria.

“Rompere le righe”, allora. Il titolo non rinvia soltanto al vecchio slogan antimilitarista a favore della diserzione, ma anche alla necessità di sottrarsi all’inquadramento dei cervelli. Righe ben allineate, infine, sono quelle che ci impediscono di comprendere le conseguenze catastrofiche di una società sempre più in guerra con gli uomini e la natura. Rompere le righe significa allora disertare luoghi, parole e logiche dominanti e cercare testardamente un diverso modo di vivere. Rompere le righe significa anche ripetere quelle piccole banalità di base che il pensiero astratto ignora o nasconde ( ad esempio che sul cemento non cresce niente, oppure che non ha molto senso dichiararsi contro la guerra senza poi fare nulla contro le basi che la rendono possibile …). Come si vede, un percorso di resistenza e di liberazione non privo di incognite e di difficoltà. Un percorso tutto da inventare” (da “Rompere le righe”, n. 7, maggio 2009).

Il foglio e l’omonimo blog erano nati come strumenti della lotta contro la costruzione di una base militare a Mattarello (Trento Sud). Il progetto della base è stato alla fine ritirato da Governo e Provincia, ufficialmente in ragione dei tagli al bilancio della Difesa. Vergognosamente, vari politici che mai avevano speso una parola contro la base di Mattarello si sono rallegrati degli ettari di terreno non invasi dal cemento in seguito al cambio di programma governativo. A noi piace pensare che l’opposizione al progetto – in cui siamo stati attivi dall’inizio alla fine – abbia avuto il suo peso nella decisione delle autorità. I lavori veri e propri non erano ancora cominciati, ma su circa un ettaro dei 28 espropriati (e profumatamente pagati ai contadini della zona) era stata fatta una spianata. I lavori preliminari erano stati bloccati più volte e qualche mezzo delle ditte coinvolte incendiato.

La natura ha poi fatto il suo corso. Ed ora la spianata sembra quasi un boschetto, con le piante che hanno bucato il cemento. Esempio di come le costruzioni dell’uomo siano cose effimere rispetto ai cicli della Terra.

Di quei cicli ci sentiamo figli e figlie, pronti a bucare ogni cemento, a spezzare ogni gabbia che trattiene e rinchiude. Con l’abbandono del progetto di Mattarello certo non è certo scomparso il militarismo in Trentino. Non si ragioni, quindi, di sotterrare l’ascia.

A che punto siamo?

La guerra è dappertutto. Con questo blog vogliamo raccogliere materiali ed elaborare riflessioni contro la guerra ed il mondo che la produce. Infatti non ci viviamo la tensione antimilitarista in “senso stretto” come esclusivamente lotta contro la guerra (intesa nel suo significato più tradizionale), ma siamo coscienti che alla guerra “esterna” per l’accaparramento e per la spartizione delle risorse corrisponde (economicamente e socialmente) una guerra “interna” contro gli sfruttati per renderci sempre più precari, controllati e irreggimentati. Operazioni neocoloniali, guerre possibili o indirette fra Stati (l’esempio dell’Ucraina è di per se emblematico), propaganda nazionalista, aggressioni fasciste, razzismo democratico, rastrellamenti nei quartieri e guerra fra poveri sono le meraviglie prodotte dal loro mondo che ci vuole portare – in righe ben allineate – verso l’abisso. L’esempio israeliano è tristemente significativo: dove l’involucro totalitario della democrazia racchiude l’apartheid, il razzismo, la guerra “esterna” e muri e confini “interni”. Il modello gerarchico della caserma è ormai ovunque e, per esistere e riprodursi, ha la necessità di sviluppare e di utilizzare sempre più tecnologie finalizzate alla guerra ed al controllo sociale. Senza queste protesi sviluppate nei centri di ricerca, nelle Università e nei laboratori del dominio, la conservazione del privilegio e le guerre non sarebbero possibili. Questo è uno dei punti per noi fondamentali dai quali abbiamo intenzione di ripartire. La guerra, come già avevamo sostenuto da queste pagine, è sempre di più il cuore di un mondo senza cuore. Alla luce di quello che avviene sempre di più nella nostra quotidianità e attorno a noi sentiamo l’accecante urgenza di una ripresa dell’antimilitarismo, che per noi non può essere che di azione diretta.

In quest’ultimo anno, con l’esempio lampante della situazione Ucraina, stiamo assistendo ad un “ritorno del rimosso” che politici e politicanti, sociologi e buffoni vari al servizio del potere avevano cercato di nascondere o di far dimenticare. E cioè che la guerra è possibile anche nelle forme che avevamo disimparato a conoscere, e cioè come guerra fra Stati. Questa tragica possibilità si fonde sempre di più con un’altra forma di conflitto: quello contro-insurrezionale o di “polizia internazionale” (detto anche “conflitto asimmetrico o di quarta generazione”). Il nostro obbiettivo è semplice ma ambizioso, e cioè di provare a dare un contributo per una possibile prospettiva pratica al rifiuto della guerra, perché esca dalla semplice ed impotente protesta di testimonianza. Una “testimonianza” che si rende funzionale all’interno dell’opinionismo democratico. In sostanza, non si è mai fatto tanto parlare di “pace” come in questo momento dove esistono un’infinità di conflitti. Si tratta di abbandonare la mera lamentazione di fronte all’“idea” guerra per provare a passare all’attacco della “cosa” guerra nelle sue concrete e reali manifestazioni territoriali. La necessità è quella di provare ad inceppare concretamente la macchina bellica in tutte le sue varie ramificazioni.

Fabbricanti di morte a pochi passi da noi. La “Silicon valley d’Italia”: così viene definito il Trentino dai molti sacerdoti ed entusiastici fanatici del progresso e della ricerca. La provincia in cui viviamo, infatti, sia per la sua caratterizzazione sociale (un territorio tutto sommato pacificato e privo di tensioni significative), sia per il particolare status istituzionale di cui gode la “provincia autonoma”, è una candidata ideale per diventare la terra dei laboratori del dominio. In questo territorio è possibile disegnare un vero e proprio mosaico degli orrori con dipartimenti universitari saldamente legati a Finmeccanica, centri e ditte di ricerca che sviluppano sensori e nanotecnologie per alcuni dei prodotti bellici più terribili dell’ultimo decennio (ad esempio come per gli aerei senza pilota “Predator”, già impiegati in Iraq e in Afghanistan), ditte e ricerche sul controllo sociale attraverso l’informatica (come nel caso del “web semantico”), poli di ricerca e strutture trentino-israeliane (come “Create-net” a Trento) ecc. I rapporti di collaborazione con l’industria e l’accademia israeliane (responsabili di fornire strumenti e tecnologie per lo sterminio della popolazione palestinese) sono fra i più significativi in Europa. Non è un caso che il nuovo responsabile di FBK (Fondazione Bruno Kessler, un vero e proprio centro di potere in Trentino) sia Profumo, l’ex ministro della ricerca del governo Monti. Questo per far capire ancora una volta di più quanto sia strategico e fondamentale il ruolo che assume sempre più questa provincia come laboratorio di sviluppo di nuove tecnologie per i dominatori.

L’antimilitarismo come rivolta in primo luogo etica ed individuale. Nel militarismo e nel concetto di guerra si evidenzia al massimo il principio d’autorità e della gerarchia. Secondo noi l’antimilitarismo ha un fondamento che in primis deve essere di natura etica e di insurrezione individuale, scardinando all’interno di noi stessi la meccanica che crea la “servitù volontaria”, disertando la dinamica della “guerra fra poveri” e della “legge del più forte”. Questo è il primo passo per negare la propria vita alla guerra dei padroni per provare a sabotare o ad inceppare il meccanismo della guerra, in ogni forma che si presenti: dal nostro vissuto più quotidiano ai dispositivi tecnologici che rendono possibile l’esistenza di dominatori, sfruttati ed eserciti. Non ci stancheremo di ripetere ancora, come già scrivevamo, che la percezione delle proprie possibilità non è un fatto statico. Nella pratica della rottura (con la routine, le compatibilità politiche, i ruoli della società, il mito del quantitativo) si innalza la temperatura morale e si affina il piacere di vivere. In un’epoca di opinioni all’ingrosso e di passioni tristi, solo battendosi è possibile affinare le idee e allietare gli affetti. A quella “catastrofe che è ogni giorno in cui non accade “nulla” opponiamo l’occasione insurrezionale degli individui, singoli o associati fra loro. La società è un’immensa bomba ad orologeria e gli individui si dividono in coloro che non sentono e in coloro che sentono il ticchettio. Ancora una volta ci rivolgiamo a coloro che lo sentono, e lo maledicono, e non si rassegnano.

Bandung, Indonesia: ELF rivendica incendio di una fabbrica di giubbotti antiproiettile

La polizia è il nemico. Questa è la nostra considerazione finale e non è negoziabile. La polizia non ci è amica, individualmente e come istituzione, e non può essere esclusa dalla lista dei nemici bersagli dei nostri attacchi. Come istituzione e come individui, il fine della polizia è proteggere la civilizzazione e lo sfruttamento a danno della terra. L’obiettivo della polizia – come quello di altri strumenti repressivi – è di mettere al sicuro il denaro e gli investimenti per il distruttivo stile di vita odierno antropocentrico. La polizia non rappresenta i nostri interessi. Piuttosto, è una delle migliaia di facce dello scandalo attuale. La polizia deve essere attaccata, il più duramente possibile.

Per il loro leale servizio come cani da guardia per la domesticazione della vita, essi sono equipaggiati con dotazioni belliche usate contro la liberà volontà e le aspirazioni di una vita selvaggia dove la giustizia e le leggi sono totalmente assenti. Hanno armi, corazze e giubbotti antiproiettile. I dispositivi vengono costruiti affinché i porci possano agire con sicurezza nella guerra contro i loro padroni.

Ma si sbagliano. I poliziotti-porci hanno un’idea totalmente sbagliata se pensano che non siamo abbastanza coraggiosi da attaccare i loro settori fondamentali. Ecco perché abbiamo collocato due contenitori di 5 litri di benzina e 5 di diesel con un innesco automatico. Fatto in modo da avere il tempo di lasciare la zona dell’attacco in modo da non farci catturare. Che è il tempo più che necessario affinché la natura ci protegga rimuovendo tutte le tracce del nostro passaggio.

Abbiamo fatto un nuovo passo per radicalizzare i nostri attacchi ed estendere gli effetti del danno di ogni colpo che infliggiamo al nemico. I dispositivi incendiari sono stati messi in una fabbrica nelle prime ore di lunedi 23 Settembre 2013, situata nella via Canal Suryani, villaggio di Babakan, regione Babakan Ciparay, Bandung, Giava Occidentale.

Il motivo? Questa fabbrica produce giubbotti antiproiettile per poliziotti e soldati. Questo impianto è una delle fonti per la produzione di equipaggiamento bellico per questi porci. I giubbotti antiproiettile servono per proteggere poliziotti e soldati quando aprono il fuoco contro il nemico, sparando contro di noi e i nostri fratelli.

Ecco perché questo posto ha preso fuoco, carbonizzandosi, e questo è il fine dell’azione.

Insieme a queste azioni, mandiamo i nostri rispettosi saluti ai combattenti in ogni parte del mondo che senza esitazioni attaccano per quanto possibile. Saluti all’azione congiunta di CCF Russia e ELF Russia. E anche all’attacco coraggioso dei combattenti Amici della Terra/FAI in Argentina. E ai molteplici attacchi fatti dai valorosi della CCF e della ICR all’interno del Progetto Fenice.

Questa azione è anche il nostro caloroso saluto e abbraccio ai coraggiosi tenuti prigionieri dallo stato ma sempre in guerra nonostante i limiti fisici. A Gabriel Pombo Da Silva, Marco Camenisch, Hans Niemeyer, Walter Bond, alla cellula dei prigionieri membri della CCF e ai prigionieri in Grecia, Italia e Cile che non menzioniamo uno ad uno, ma che sono sempre nei nostri cuori.

Abbattere la civilizzazione.
Vita Selvaggia, adesso!

Fronte di Liberazione della Terra (ELF), Frazione Indonesiana

[alcuni video dalla stampa: i, ii, iii, iv]

La Fortezza Olimpica incombe su Londra

I residenti di Tower Hamlets si sono inorriditi quando hanno appreso che missili di terra/aria dovevano essere posizionati su una torre sul loro sito, e praticamente sulla vecchia fabbrica di fiammiferi Bryant and May. Come risultato una campagna è stata istituita per contrastare le installazioni missilistiche, formata da residenti locali e sostenitori (per maggiori informazioni, qui).

Ma il posizionamento di missili qui e altrove è solo una parte della storia. Ben 48.000 forze di sicurezza saranno impiegate a Londra, oltre ai 13.500 soldati – più dei soldati dell’esercito britannico di stanza in Afghanistan. Un’arma sonica progettata per disperdere la folla con l’emissione di suono capace di causare “dolore fino a far scoppiare la testa”. Aerei senza equipaggio saranno in pattuglia ai cieli sopra Londra. Un portaerei sarà ancorato sul Tamigi vicino ad altre navi da guerra. Una “zona sicura” sarà messa in atto circondata da undici chilometri di recinzione elettrificata, e sorvegliata da 55 squadre di sicurezza con cani da attacco. Questa non è la Corea del Nord o l’Unione Sovietica, ma Londra di oggi-durante le Olimpiadi di Pechino, nemmeno il governo cinese ha messo una tale recinzione o aerei del genere.

L’Olympic Games 2006 Act (la legge che regola le Olimpiadi) impone che non solo la polizia e le forze armate, ma anche le forze di sicurezza private, possono usare la forza fisica per “proteggere le Olimpiadi”. Questo copre qualsiasi cosa, da manifestazioni e scioperi, fino la vendita di prodotti olimpici sulla strada che non sono ufficialmente approvati. “Squadre di protezione di marca” pattuglieranno all’interno dei Giochi per assicurarsi che solo i vestiti o gli accessori ufficialmente omologati con messaggi commerciali possono essere indossati.

In aggiunta persone che si congregano per strada, un fatto normale in particolare nei mesi estivi, saranno perseguitati, in particolare la gioventù locale della classe operaia. Questo sta già succedendo, con una maggiore sorveglianza e persecuzione nei comuni confinanti con l’impianti Olimpici. I senza tetto devono essere rimossi, infatti la polizia può rimuovere qualunque “considerato in alcun modo di essere causa di fastidio”.

Piuttosto, non vi è alcun segno che questo scomparirà con la fine delle Olimpiadi. La polizia uscirà più attrezzata ed arrogante di prima, interi quartieri saranno socialmente puliti e purificati, le tasse saranno aumentate per pagare tutto ciò, e tutti i dispositivi di sicurezza e le telecamere installate rimarranno al loro posto.

I Giochi non sono per lo sport. Essi si svolgono per il patriottismo commercializzato, il posizionamento del marchio, e per i profitti degli agenti immobiliari e dei proprietari. Sono lì per aumentare la spinta verso il neo-liberismo, per distruggere i nostri quartieri della classe operaia, per aumentare la potenza di uno stato che è sempre più uno stato di polizia. Chi è il nemico in questa nuova Gran Bretagna? Siamo noi, la maggioranza della popolazione!

Federazione Anarchica, giugno 2012

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