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Grecia: Testo redatto da Nikos Maziotis sulle elezioni tenutesi il 25 gennaio 2015 e sulla coalizione di SYRIZA e ANEL

Le elezioni del 25 gennaio sono uno dei maggiori “trionfi” della democrazia civile. Sono state anche la prova del discredito cui è giunto un sistema politico marcio in cui oltre 1/3 dell’elettorato ha voltato le spalle alla “festa” della democrazia e non ha votato. Su circa 9.800.000 aventi diritto al voto, vi ha partecipato il 63,5%, vale a dire che i voti validi sono stati circa 6.180.000, mentre i rimanenti 3.620.000, pari al 36,5%, non sono andati a votare. Di tutti i votanti, SYRIZA ha ottenuto il 36% pari a circa 2.200.000 voti, cioè il governo di SYRIZA si è basato sul voto di ¼ dell’elettorato.

Trattasi, pertanto, di un trionfo “a prevalenza popolare” e caratterizzato dalla centralizzazione democratica! Infine, non è la maggioranza a “governare”  tramite i propri rappresentanti, come dovrebbe essere, ma la minoranza. Ancora una volta si è dimostrato che il sistema politico basato sul parlamentarismo civile è discreditato da milioni di cittadini. È stato esattamente provato che, a causa del discredito verso il sistema politico come risultato della crisi economica, tutti i governi succedutisi negli ultimi anni sono governi di minoranza e che ora confidare in se stessi è impossibile. In realtà si potrebbe dire che il potere principale sia nelle mani di quelli che si astengono dalle illusioni elettorali e dai circoli organizzati di impostori e truffatori di professione, a destra e a sinistra.

Milioni di cittadini non sperano e non si aspettano niente da qualunque partito politico. Ma la rabbia e il risentimento, se non accompagnati da azione politica attiva per il rovesciamento del potere dell’élite economica sovranazionale e del parlamentarismo civile che la sostiene, non porta risultati. Usciremo dall’attuale stato di sofferenza solo se la rabbia e il risentimento di milioni di cittadini si trasformerà in un’azione politica dinamica. Ovvero, in un’ampia tendenza di classe e sociale che si ponga la prospettiva rivoluzionaria, il sovvertimento armato e violento del Capitalismo e dello Stato nella prospettiva della democrazia diretta in cui, invece di affidare le questioni sociali a politici di professione, queste sono affrontate tramite strutture autogestite. Come ci si aspettava, i risultati delle elezioni del 25 gennaio hanno prodotto un governo  di coalizione di sinistra e destra.

Perché, come si potrebbe definire diversamente ANEL (partito dei “Greci Indipendenti” con cui l’ala destra di SYRYZA ha formato la coalizione), se non un partito proveniente dal profondo della destra nazionalista tradizionale? Ha un programma di estrema destra basato su dogmi ortodossi e nazionalisti quali “nazione-religione-famiglia”, una linea politica caratterizzata da autoritarismo dello Stato, dai dogmi incentrati su ordine e disciplina, da crescente intolleranza, retorica della teoria della cospirazione e della paura e dall’atteggiamento favorevole al pugno di ferro contro quelli considerati pericolosi per il Paese, cioè gli immigrati, gli anarchici, i combattenti della lotta armata.

Mancano solo le svastiche. Ma la sete di autorità di quelli di SYRIZA e di ANEL ha reso possibile questo strano coniugio fra sinistra ed estrema destra, fondato in modo sporco su un nebuloso blocco anti-memorandum, cosa mai vista prima non solo in Grecia, ma anche a livello internazionale. Ma pure il partito nazista “Alba Dorata” è giudicato un partito anti-memorandum. Contrariamente a SYRIZA è fermamente contro la UE. La stragrande maggioranza dei suoi votanti proviene dall’area della destra nazionalista tradizionale, delusa dal partito di “Nuova Democrazia” (corrente di destra del governo uscente), fino a poco tempo fa espressione della maggioranza di quest’area, parte della quale da sempre ha considerato i collaborazionisti e i traditori (dell’occupazione nazista), i “Chites” (membri del gruppo militare “X”che ha cooperato con i nazisti durante l’occupazione della Grecia) e i componenti del “Battaglione di Sicurezza” (gruppi paramilitari che hanno operato a stretto contatto con le forze italo-tedesche durante l’occupazione della Grecia) dei “patrioti greci” che hanno salvato il Paese dal comunismo, alleandosi con i tedeschi.

Molti degli elettori di ANEL hanno la stessa opinione. Perciò è un paradosso che, mentre parecchi, anche anarchici, hanno votato per SYRIZA come baluardo contro l’estrema destra, SYRIZA  stia cooperando con parte dello schieramento politico di estrema destra per governare. È un dato di fatto che molti hanno votato SYRIZA per la disperazione, credendo di scegliere il minore dei mali. E lo stesso avviene per quegli anarchici che, tradendo i propri valori hanno votato SYRIZA perché aveva promesso di abolire le carceri di massima sicurezza di tipo C contro i prigionieri politici e i combattenti della lotta armata, hanno creduto a un’attenuazione dello stato di oppressione da parte del nuovo governo rispetto alle mobilitazioni e manifestazioni. Ma anche se il governo di SYRIZA-ANEL con una mossa tattica dovesse abolire le carceri di tipo C, ciò non scuserebbe il voto e il tradimento dei valori anarchici rivoluzionari.

Questo perché le conquiste si ottengono lottando come ha mostrato la storia del movimento rivoluzionario, non tramite le concessioni di ogni autorità competente per motivi tattici, che in tal caso al fine di assimilare l’area anarchica-antiautoritaria, sa come usare la carota e se necessario il bastone. I voti degli anarchici per SYRIZA sono stati comprati. È un fenomeno ridicolo vedere anarchici che manifestano con settori giovanili del partito di governo che ha cooperato con membri di estrema destra di ANEL in occasione dell’anniversario riguardante l’incidente di Imia, contro il raduno di “Alba Dorata”.

Sono i movimenti che hanno sviluppato la lotta antifascista, la lotta antifascista armata, come gli anarchici in Spagna nel 1936, non i governi eletti. Ora lo stato di coalizione dato da SYRIZA e dall’estrema destra di ANEL è “antifascista”!! Così come il governo Samaras era presumibilmente “antifascista”, perché ha imprigionato membri di “Alba Dorata”!! In realtà, tutti quelli che si considerano contestatori o anarchici e hanno votato, non hanno dato prova di una buona manovra tattica, ma della loro debolezza politica e della mancanza di volontà politica nel contribuire alla creazione di un movimento rivoluzionario anticapitalista capace di sovvertire il regime, responsabile della crisi e dei mali che ha provocati.

Con il loro atteggiamento, tutti quelli che si considerano contestatori o anarchici e hanno votato hanno dimostrato di essere stati assimilati e di accodarsi al governo, stampella di sinistra del capitalismo. Naturalmente hanno dimenticato lo storico slogan che lanciavamo alle manifestazioni “I padroni sono sempre gli stessi, sia a destra che a sinistra”, L’avvento al potere di SYRIZA non cambia la posizione di quegli anarchici che si considerano coerenti e si dedicano alla lotta per la rivoluzione, la lotta per la sovversione del Capitale e della Stato e in questa lotta SYRIZA, come ogni governo, si frappone come ostacolo e nemico.

Come ho precisato nel testo “La soluzione non si ha con le elezioni ma con il popolo in armi”, sarà breve la durata della coalizione SYRIZA-ANEL e avrà la stessa fortuna dei precedenti governi di Samaras e Papandreou. Questo perché subirà una decomposizione, un collasso sotto il peso delle sue contraddizioni e la violazione delle  sue dichiarazioni elettorali, non potendo evitare la responsabilità per le politiche che è costretta ad attuare e i compromessi con i dirigenti della’élite economica sovranazionale. Una grossa questione per l’era post-SYRIZA è quali riserve politiche il sistema ha per gestire la crisi in Grecia. Una prova ulteriore dell’instabilità evidente del governo attuale che accelererà la crisi e il suo crollo, non è rappresentata solo dalla tendenza pluralistica dei suoi componenti, ma anche dalla collaborazione con ANEL di estrema destra.

È un dato di fatto che questo governo deluderà molti elettori di SYRIZA, esattamente per le aspettative che ha creato e per il suo profilo “di sinistra”. Già le dichiarazioni del nuovo governo la notte delle elezioni, da parte del Premier, Tsipras, secondo le quali non si sarebbe entrati in conflitto con istituti di credito ed élite economica sovranazionale, presagiscono prossimi compromessi. Perché non esistono vie di mezzo fra conflitto e soggiogamento. E dato che il nuovo governo non creerà conflitto, dovrà assoggettarsi.

Ciò che abbiamo affermato come “Lotta Rivoluzionaria” è dimostrato, ovvero né SYRIZA né qualunque altro partito del regime vuole fare la guerra all’élite economica sovranazionale e agli istituti di credito e il loro unico interesse è l’autorità, assicurarsi la torta del potere. Già la questione dell’abolizione delle convenzioni del memorandum, come alcuni membri di SYRIZA avevano propagandato prima delle elezioni, è qualcosa del passato, ora dentro l’orologio della storia, sostituito da quanto atteso, la rinegoziazione del memorandum e del debito.

Ciò significa che non rifiutano il memorandum o il debito, cioè le catene per il popolo greco. Anche prima che “il gallo cantasse” si è consumato il primo principale tradimento e si è avuta la violazione delle dichiarazioni pre-elettorali per le quali sono stati votati. Anche se affermano che stanno sospendendo il completamento di alcune privatizzazioni, quali quella parziale del porto del Pireo (OLP) e della Società Nazionale per l’Elettricità (DEI) o della Società Pubblica per il Gas Naturale (DEPA), dichiarano che rispetteranno ancora le convenzioni esistenti e che lo fanno per favorire gli investimenti, in particolare per sfruttare la gente, i lavoratori e le risorse naturali del Paese in favore del capitale. Lafazanis, ministro per la Ricostruzione Produttiva, l’Ambiente e l’Energia, nonché membro della piattaforma di sinistra e difensore della drachma (valuta greca prima dell’euro) ha sostenuto di essere per la privatizzazione della DEPA ma ha anche detto che tutti i memorandum saranno aboliti man mano.

Quanto al nuovo ministro dell’Economia, Varoufakis, questi afferma che è a favore della privatizzazione, ad esempio di OLP. Il Premier, Tsipras, su Bloomberg assicura che il Paese non verrà mano agli obblighi contratti con la Banca centrale europea (BCE) e il Fondo monetario internazionale (FMI), mentre Varoufakis all’incontro di Parigi con la sua controparte francese dice di essere favorevole alla stipula di un nuovo contratto o a un nuovo accordo con i soci-finanziatori. Vale a dire, adozione di un nuovo programma, indipendentemente dal fatto che si chiami memorandum o meno, con l’imposizione di nuove misure, tagli o modifiche strutturali correttive. Lo ha ripetuto al banchetto organizzato nella City di Londra da Deutsche Bank e Merrill Lynch. Vorrei ricordare che il precedente governo Samaras stava per adottare nuove misure dopo l’ultima stima fatta dalla Troika (FMI-UE-BCE) con un nuovo programma che, secondo loro, non sarebbe stato un nuovo memorandum.

La rinuncia di SYRIZA rispetto alle dichiarazioni pre-elettorali continua senza sosta sotto il peso degli istituti di credito e specialmente dopo la decisione della BCE di non accettare le obbligazioni greche, decisione sebbene con effetto dal 28 febbraio quando scadrà l’attuale programma di memorandum, cosa che avverrà molti giorni prima per esercitare pressione sul governo greco a sottomettersi, con la paura della liquidità, della mancanza e della bancarotta, perché le riserve di liquidità del Paese stanno divenendo sempre più scarse. Così i regressi, le contraddizioni palesi e le auto-smentite di affermazioni e dichiarazioni continuano. Sebbene Varoufakis, incontrando Dijsselbloem abbia parlato di strappare il memorandum, nella riunione con il ministro delle Finanze tedesco, Schaeuble, ha detto che rispetterà il 67% degli obblighi derivanti dal memorandum.

Il nuovo vice-ministro dell’Economia, Valavanis, malgrado avesse inizialmente richiesto le dimissioni del TAIPED (Fondo di sviluppo delle risorse della repubblica ellenica) con la prospettiva di svilupparlo, la settimana dopo ha annullato la sua decisione in seguito agli sviluppi intervenuti. Altrimenti, continuano a ingannare il popolo sulla fine dell’era del memorandum. Sono i più volgari mercanti di speranza di un intero popolo.

Già con le prime avvisaglie di quanto abbiamo scritto come “Lotta Rivoluzionaria” pochi giorni dopo le elezioni, quando abbiamo attaccato il Controllo di gestione della Banca di Grecia, si sono manifestati l’inattuabilità e l’utopismo delle proposte socialdemocratiche di SYRIZA con il suo totale arretramento su tutte le questioni riguardanti la gestione della crisi e la sua trasformazione in partito socialista-neoliberale. Non si è mai verificato un rifiuto delle promesse pre-elettorali nella storia della politica greca più rapido di quello di SYRIZA.

La politica del governo di SYRIZA-ANEL non differisce da quella dei suoi predecessori e prima o poi porterà al suo fallimento politico e al collasso, come è stato per  i suoi predecessori. Si devono tagliare completamente le catene che trattengono il popolo greco, in particolare il debito e il programma di memorandum per il salvataggio.

Non si deve negoziare il loro prolungamento. Questo può essere fatto dopo una rivoluzione solo con il popolo in armi e succede con il non riconoscimento e la cancellazione unilaterale di tutto il debito, l’abolizione del memorandum e l’annullamento di ogni debito contratto dal popolo verso le banche, la restituzione di piccole proprietà di cui le banche si sono appropriate, l’abolizione del sistema bancario e la socializzazione degli attivi bancari.

Così come la riappropriazione e socializzazione della ricchezza del Capitale e dello Stato, delle grandi imprese e della multinazionali.

Una riappropriazione che comprenderà liquidità, beni mobili e immobili. La ricostruzione economica sarà finanziata e supportata materialmente in base all’autogestione e autorganizzazione. Così come la ricostruzione produttiva e industriale, la ricostruzione della produzione agricola e l’autorganizzazione della vita sociale sarà sostenuta ovunque. Solamente un tale processo rivoluzionario fornirà una soluzione alle sofferenze prodotte dalla crisi capitalista. Si elimineranno divisioni sociali e di classe, si affiderà la gestione dei problemi sociali al popolo, tramite strutture autorganizzante e autogestite, attraverso un sistema confederale di assemblee popolari e di consigli dei lavoratori che avvieranno il comunismo libertario.

Pertanto, è dovere di tutti i combattenti, è dovere dell’area anarchica-antiautoritaria, di tutti noi lavorare per la creazione di un movimento rivoluzionario per il sovvertimento  del Capitale e dello Stato e sfruttare il fallimento politico dei pagliacci di SYRIZA e del sistema politico in generale.

NESSUNA TREGUA – NESSUNA ASSIMILAZIONE
COSTRUIAMO UN MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO
ARMATO di CONTRATTACCO PER IL SOVVERTIMENTO DELLO STATO E DEL CAPITALE

Nikos Maziotis, membro di Lotta Rivoluzionaria
carcere di Domokos

08/02/2015

Grecia: Sciopero della fame dei detenuti nella prigione di Domokos Kostas Gournas e Dimitris Koufontinas

carcereNoi, Kostas Gournas [membro di Lotta Rivoluzionaria] e Dimitris Koufontinas [membro dell’organizzazione 17 Novembre], prigionieri politici detenuti nella prigione di tipo C a Domokos, iniziamo uno sciopero della fame da lunedì 2 marzo 2015.

Lottiamo per l’abolizione degli art. 187 e 187A del codice penale, per la revoca della legge d’emergenza che prevede misure speciali con cui le autorità cercano di criminalizzare e distruggere i loro oppositori politici.

Lottiamo per l’abolizione dei tribunali speciali e dei tribunali militari eccezionali, questa struttura per lo sterminio di coloro che lottano, fatta di accordi speciali, leggi speciali incostituzionali, uso empirico e fraudolento della prova (ad esempio, riguardo il DNA) e l’apporto di prova speciale.

Lottiamo per l’abolizione di tutte le leggi repressive speciali fatte contro gli oppositori e le mobilitazioni popolari.

Chiediamo l’immediata abolizione delle prigioni di tipo C, simbolo dello stato d’esenzione dei prigionieri politici e d’intimidazione verso la società che resiste.

Chiediamo l’immediato rilascio di Savvas Xiros. Ormai da 13 anni, le autorità metodicamente e in modo vendicativo lo annientano, provocandogli danni irreparabili fino al 98% di disabilità.

La repressione è l’altra faccia dell’austerità, la lotta del movimento popolare contro l’austerità è inscindibile dalla lotta contro la repressione e, in particolare, contro questo regime permanente dello stato d’emergenza. Chiediamo il sostegno da tutta la società in lotta.

Questa lotta dei prigionieri politici, le proteste e gli scioperi della fame hanno lo scopo di mandare un messaggio di resistenza al popolo greco. Siamo quelli che ci assumiamo la responsabilità delle nostre scelte, ci occorre essere uniti e determinati, perché il nostro destino è nelle nostre mani. Questa è la nostra missione per la nostra dignità, per le future generazioni.

La speranza sta solo nella lotta.

Prigione di tipo C a Domokos
2 marzo 2015

Kostas Gournas
Dimitris Koufontinas

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Prigione di Domokos, Grecia: Sciopero della fame di Nikos Maziotis, membro di Lotta Rivoluzionaria

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Negli ultimi 15 anni e, specialmente dopo lo scoppio della guerra contro il “terrorismo”, in campo internazionale il sistema capitalistico ha assunto caratteristiche totalitarie, al fine d’imporre la dittatura dei mercati, gli interessi dell’élite finanziaria sovranazionale emersi dalla procedura della globalizzazione del sistema con la fine del bipolarismo. In tale contesto, la repressione, strumento dell’arsenale legale e penale di cui gli Stati si servono nella nuova situazione globalizzata per contrastare i nemici politici del nuovo ordine delle cose e, in particolare, la minaccia dell’azione rivoluzionaria armata, assume grande importanza e applicazione per la riproduzione del sistema, specialmente negli anni recenti con l’esplodere della crisi finanziaria globale.

Lo Stato greco, costruito sul capitale sovranazionale, da un lato ha adottato le riforme neoliberali imposte dalla UE, dall’altro ha aggiornato l’arsenale legale e penale secondo le esigenze della “guerra contro il terrorismo” lanciata a livello internazionale. Per questa ragione, nel 2001 il governo ha votato, con la legge A contro il terrorismo, l’art. 187 del codice penale (organizzazione criminale). Nel 2009, subito dopo la rivolta del dicembre 2008, il governo ha votato la legge contro il cappuccio, nel 2010 ha inasprito l’art. 187 A. In seguito a un’ordinanza legale generale, nel 2012 il governo ha imposto il prelievo forzato del DNA e, infine, nel corso dell’estate 2014 ha approvato, quale logica conseguenza della sua politica repressiva, la legge sulle prigioni di tipo C per i prigionieri politici.

In tutti questi anni l’attacco repressivo dello Stato si è sempre più intensificato parallelamente alle riforme neoliberali adottate dai governi greci. Inoltre, tale attacco è stato rafforzato dopo l’esplosione della crisi finanziaria globale, la rivolta del dicembre 2008 e in seguito alla subalternità del Paese al FMI, alla UE e alla BCE, attraverso l’accettazione del primo Memorandum nel 2010.

Per la maggioranza della società si tratta di un regime delegittimato a causa della rapina sociale perpetrata contro la società greca, il che per un’elevata percentuale di popolazione produce fame, povertà e miseria, migliaia di morti suicidi, malattie, mancanza di beni di prima necessità, migliaia di senzatetto e migliaia di persone che pescano il cibo dalla spazzatura o mangiano alla mensa dei poveri. Quanto sopra sta creando le condizioni opportune per la prospettiva di una rivoluzione e un rovesciamento del regime, che è responsabile della crisi e di tutte le sofferenze.

Lo svolgimento del controllo e della gestione della crisi capitalistica da Syriza, dopo le elezioni del 25 gennaio 2015, non rappresenta una modifica sostanziale della situazione. Malgrado le promesse fatte prima delle elezioni inerenti l’abolizione delle convenzioni contenute nel memorandum e la riduzione del debito, la politica del governo di Syriza non si differenzia da quella dei suoi predecessori. Ciò può essere dimostrato dall’ampliamento dell’attuale programma di salvataggio. Anche se si usano trucchi nella comunicazione quali non chiamare ciò “memorandum” o non dire “Troika” (FMI, UE e BCE), le considerano istituzioni. La verità è che Syriza ha accettato il memorandum e il debito e firmerà un nuovo memorandum di salvataggio dopo che sarà prorogato l’attuale.

Come membro di Lotta Rivoluzionaria e come prigioniero politico detenuto nelle carceri di tipo C credo che l’unica via d’uscita sia la scelta della rivoluzione armata popolare e sociale e il rovesciamento del regime può dare una spinta per superare la crisi e può ribaltare il memorandum, le convenzioni di finanziamento e cancellare il debito. Come membro di Lotta Rivoluzionaria e come prigioniero politico detenuto nelle carceri di tipo C, durante la lotta dei prigionieri politici contro le legislazioni speciali “contro il terrorismo”, i tribunali e le prigioni speciali, dal 2 marzo 2015 partecipo a un sciopero della fame. Chiediamo:

1) abolizione della legge A “contro il terrorismo” emanata nel 2011, dell’art. 187 (organizzazione criminale)
2) abolizione della legge B “contro il terrorismo” emanata nel 2004, dell’art. 187A (organizzazione terroristica)
3) abolizione della “legge sul cappuccio”
4) abolizione della legge sulle prigioni di tipo C
5) rilascio del prigioniero Savvas Xiros (condannato nel caso dell’organizzazione 17 Novembre) per motivi di salute.

Nikos Maziotis, membro di Lotta Rivoluzionaria
Prigione di tipo C a Domokos

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Il processo a Billy, Silvia e Costa si avvicina: rilanciamo la lotta alle nocività

TOWSono passati quasi cinque anni dal nostro arresto in Svizzera, quando ad un posto di blocco sul passo dell’Albis, nel Canton Zurigo, venne rinvenuto nell’auto su cui viaggiavamo dell’esplosivo, alcune bombole di gas propano, taniche di benzina e diverse copie di uno scritto rivendicativo a firma Earth Liberation Front Switzerland. Obiettivo dell’attacco rivendicato negli scritti era il “Binning and Rohrer Nanotechology Center”, una struttura allora in costruzione, di proprietà dell’ IBM e in collaborazione con l’ETH, il Politecnico federale di Zurigo.

Il processo si tenne un anno e mezzo dopo il nostro arresto con tre accuse a nostro carico: atti preparatori punibili di incendio intenzionale; occultamento e trasporto di materie esplosive; commercio non autorizzato (importazione) di esplosivi. Le richieste di pena formulate dal procuratore federale Hansjörg Stadler, tra i 3 anni e 4 mesi e i 3 anni e 8 mesi vennero ampiamente accolte dal giudice federale Walter Wütrich, la quale corte confermò tutti i capi d’accusa ad eccezione del traffico (importazione) illecito di esplosivi, accusa dalla quale fummo assolti.

Parallelamente, la procura di Torino aveva da subito dato avvio ad un’indagine a tutto tondo intorno alle cartucce di esplosivo che gli svizzeri ci trovarono addosso, con l’obbiettivo di poterne determinare la provenienza. Ad indagine conclusa, le accuse a nostro carico ipotizzate dal pm Enrico Arnaldi Di Balme, sono pure tre: atto di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi, detenzione e trasporto in luogo pubblico di esplosivi e ricettazione per l’esplosivo, accuse tutte aggravate dalla finalità di terrorismo.

In questi 5 anni passati, la nostra analisi del presente ha solo continuato a confermarsi e, conseguentemente, il nostro sentire anarchico ed ecologista non ha potuto che rafforzarsi. Le nano – biotecnologie sono gli ultimi sentieri battuti dalla corsa del sistema capitalista tecno-industriale al saccheggio e alla devastazione della Terra. Sentieri che, come tutti quelli precedenti (si pensi all’era dell’industrializzazione), presentano come miracoli cio’ che, possiamo facilmente immaginare, in futuro è destinato a trasformarsi in incubo.

Tecnologie che nascono dal cambio di visione del mondo che l’era informatica ha portato con se, soppiantando la visione meccanicista delle leve e degli ingranaggi con una visione matematica fatta di bits d’informazione in cui la realta’ tutta deve poter rientrare in un logaritmo. Una visione nuova che si e’ affermata perche’ meglio risponde alle esigenze del sistema. Affermandosi, ha schiuso alla scienza delle possibilità fino ad ora pressoche’ inimmaginabili per adempiere a quel compito che i tempi e l’autofagia del sistema le richiedono con sempre piu’ impellenza: riuscire ad appropiarsi di ogni cosa nell’universo per scomporla nei suoi piu piccoli, infinitesimali componenti, nei suoi “bits”. Ovvero, arrivare ad ottenere una qualche unità di base universale, attraverso la quale gli scienziati possano ridurre tutto l’esistente ad un grado sufficiente d’interscambiabilita’ ed equivalenza, affinchè in seguito, con l’ingegnerizzazione di questa nuova (perche prima inaccessibile) materia prima, ogni cosa di questo universo diventi fruibile alle necessità del dominio. Queste tecnologie sono dunque per il sistema un pilastro su cui rifondare i processi produttivi e di approvigionamento, fondamentali per la sua crescita. Una crescita che si vorrebbe senza fine in un pianeta saccheggiato già oltre ogni limite delle sue possibilità. E la convergenza delle scienze, cosi come con gli OGM, è l’ultima delle promesse di uno sviluppo che avrebbe dovuto risolvere la crisi ecologica a cui ci ha portati lo stesso progresso ecocida.

Come già detto in un precedente scritto, il “Binning and Rohrer Nanotechology Center” è stato reso operativo ed inaugurato pochi mesi prima del nostro processo in Svizzera. Da quasi tre anni a questa parte offre 950m2 di superficie alla collaborazione per la ricerca di base su nuovi materiali ed elementi di costruzione in scala nanometrica. Un luogo di ricerca che permetterà ai ricercatori, tanto di IBM che dell’ETH e di altri partner, di spingere la conoscenza, ma sopprattutto le possibilità di applicazione delle nanotecnologie, ben oltre, ma molto ben oltre, l’attuale impiego raggiunto tra cosmetici, pneumatici o spray nanotech. Cosi assicura il direttore della struttura, Matthias Kaiserswerth. Per noi, per quanto quelli di IBM o dell’ ETH si vantino di avere tra le mani un laboratorio unico al mondo – e per certi aspetti hanno pure ragione – la realtà è che i luoghi dentro cui si sta spingendo l’ingegnerizzazione e la manipolazione del vivente e del pianeta sono molti e, soprattutto, sono un po’ ovunque. Dai centri di ricerca delle multinazionali alle università, dai poli scientifici alle istituzioni di ricerca sovranazionali, un mondo che si muove in parallelo alla realtà che viviamo, e che sulla nostra testa progetta e costruisce il futuro che ci verrà imposto e i cui lineamenti già li abbiamo sotto gli occhi. Un mondo che ha un nome e un indirizzo.

Negli anni abbiamo sempre più sentito l’urgenza di provare a costruire lotte contro questo sviluppo, partendo proprio dalla comprensione della sua imprescindibilità per il sistema, oltre che per la nocività che gli sviluppi bio e nanotecnologici rappresentano. Nocività, e conviene chiarirlo, non in quanto danno alla salute umana, problema ambientale, ma in quanto rapporto tra potere e tecnologia che si traduce in rimodellamentosostituzionedistruzione degli ecosistemi e del vivente. Un concetto di nocività ben più ampio e che si ricollega a filo diretto all’unica vera nocività rappresentata dal sistema stesso. Un’urgenza che continuiamo a sentire e per cui, davanti a questo salto in avanti che il sistema tecnologico ed industriale sta compiendo, rimaniamo convinti di come questa si debba tradurre in una critica necessariamente radicale e che non possa prescindere dal contesto sociale e economico, di cui queste nocività sono il prodotto e per cui sono necessarie. Critica che a sua volta sappia trasformare i fiumi d’inchiostro e le parole, necessarie per esprimerla e svilupparla, in lotta e azione diretta. Rimaniamo dunque ancora convinti/e della necessità di sviluppare lotte ecologiste radicali per contrastare questo sviluppo tecno-industriale mortifero, tracciando però come linea chiara quella di vedere nella lotta unicamente una reale possibilità per rimettere tutto in discussione, e non uno spazio in cui provare a ritagliarsi la propria parte nel teatrino politico o  per offrire alternative “eco-sostenibili” al sistema.

Quello che vediamo è come i luoghi del potere tecno-scientifico si stiano decentralizzando e molecolarizzando in una costellazione di interessi e progetti ultra specifici, nonostante poi tra loro siano sempre e necessariamente interconnessi. Intervenire e colpire là dove più nuoce è sempre meno evidente e facile da capire. Una continua fonte d’ispirazione in questo senso è rappresentata da chi, in tutto il mondo, continua a sentire l’urgenza della lotta, portando avanti progetti, campagne, mobilitazioni e lotte in difesa di quanto ci si sente parte, e di sabotaggio e attacco distruttivo contro quegli ingranaggi che compongono il sistema industriale tecno-scientifico, patriarcale e capitalista.

Mettersi in gioco attraverso la lotta, sappiamo bene che probabilmente, presto o tardi, significa dovere fare i conti con la repressione e da questo non si sfugge. Quello da cui pero’ si puo’ e anzi si deve sfuggire, è lasciare soli/e coloro che sono colpiti/e dalla repressione. Il sostegno ai/alle prigionieri/e e’ qualcosa a cui non si puo’ prescindere, e oltre alla solidarieta’ e supporto piu’ immediato, altrettanto importante e fondamentale e’ il dare seguito alle lotte per cui compagni/e stanno pagando.

Nel nostro caso, trovandoci fuori da quelle mura, abbiamo davvero apprezzato le energie di tanti/e che attraverso serate e iniziative negli ultimi mesi, oltre al calore del supporto piu’ immediato e necessario, hanno dato spazio al nostro caso ma, sopprattutto, alle tematiche su cui ci preme un confronto e il trasmettere il nostro sentire. Questo per noi rimane fondamentale.

Il 23 aprile e’ la data in cui e’ stata fissata l’udienza preliminare, dove si deciderà se verrà fatto o meno questo processo “déjà vu”. Da parte nostra, quello che sentiamo, non e’ tanto un interesse a richiamare l’attenzione sul nostro caso specifico, sul processo nei nostri confronti, quanto più la voglia di riuscire a trasformare questo momento in un’occasione, anche di mobilitazione, per rilanciare queste tematiche e il sentire che ci accomuna.

Mettere al centro non la repressione, ma l’agire senza delegare ad altri/e contro le bio e le nanotecnologie, contro il nucleare, contro ogni altra nocivita’ di questo sistema mortifero e in sostanza: contro questo presente di annientamento e devastazione.

Per la liberazione della Terra. Per la liberazione animale.
Billy, Costa, Silvia, Febbraio 2015

In vista del processo ci troviamo a sostenere numerose spese legali, chiediamo a tutte e  tutti supporto con iniziative benefit e donazioni al conto corrente postale intestato a Marta Cattaneo codice IBAN: IT11A0760111100001022596116, specificare la causale: solidarietà a Silvia Billy Costa
Per contatti: info@resistenzealnanomondo.org
www.resistenzealnanomondo.org, www. silviabillycostaliberi.noblogs.org

Buenos Aires : Striscione di solidarietà con Tamara Sol Farías Vergara

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La nostra bellezza sta nella vendetta. Sol Vergara libera!

Oggi (2 febbraio), nelle prime ore del mattino, uno striscione è stato appeso sul ponte pedonale  in Avenida Figueroa Alcorta, a pochi metri dall’ambasciata cilena in solidarietà con la compagna Sol Vergara in attesa di giudizio in una prigione di questa regione.  Un piccolo gesto che cerca di promuovere la solidarietà  e trasmettere forza a Sole e ai suoi compagni.
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Nota di Contra Info : La compagna è stata condannata a 7 anni e 61 giorni di carcere.

Salonicco, Grecia: Manifesto dell’Assemblea anarchica contro le condizioni speciali di detenzione e l’istituzione carceraria

FINO ALLA DISTRUZIONE DELL’ULTIMA PRIGIONE.

FERMIAMO LE CONDIZIONI DI DETENZIONE SPECIALE.

Dopo l’ esplosione della crisi del sistema nel 2008 e il crollo della prosperità fittizia, lo stato e il capitale si riprendono tutto quello che con sangue e lotte era stato conquistato. Senza la maschera della previdenza sociale, impoverimento (“immiserabilimento”) e repressione sono le uniche cose che lo stato ha da offrire agli oppressi e alle oppresse. Mentre parte della società sceglie di resistere con differenti mezzi (scioperi, cortei, sabotaggi, lotta armata), lo stato intensifica la repressione e rafforza (arrichisce) il suo arsenale legale avendo da affrontare un maggior numero di potenziali nemici interni. In questo contesto è passata la terza modifica della legge antiterrorismo, in base alla quale si leggittima l’annientamento di coloro che scelgono la lotta armata, spianando allo stesso tempo la strada per la criminalizzazione di ogni forma di lotta.

Sulla stessa lunghezza d’onda è stata impostata la ristrutturazione del sistema penitenziario, allo scopo di terrorizzare ulteriormente i combattenti all’interno e all’esterno delle mura carcerarie e di annientarli ulteriormente a livello fisico e psicologico.

In base a questa nuova legge iniziano a funzionare le carceri di tipo “Gamma”, nelle quali è prevista la detenzione dei carcerati indisciplinati che non si adeguano alla miserabile realtà delle carceri (ammutinamento, rivolta, tentata evasione) o di quelli che l’istituzione penitenziaria ritiene pericolosi per il suo normale funzionamento. Inoltre tutti quelli che sono accusati di associazione a delinquere o di partecipazione ad attività rivoluzionarie armate sulla base della legge atiterrorismo.

In piena campagna elettorale, il partito Nea Dimokratìa prima dello scioglimento del governo e volendo conquistare l’elettorato della destra più conservatrice promuovendo il dogma Legge e Ordine, inaugura le prigioni di tipo Gamma trasferendoci i primi prigionieri politici, che sono stati condannati per lotta rivoluzionaria armata e alcuni prigionieri che hanno lunghe pene da scontare. I trasferimenti-sequestro sono avvenuti in un clima di terrore con l’impiego di violenze e minacce e da come si deduce non saranno gli ultimi.

In un regime sociale in cui vengono precettati gli scioperanti, vengono attaccati i cortei, la repressione si espande in ogni frangente delle nostre vite, in contemporanea alla povertà, il razzismo e la paura abbiamo il dovere di organizzarci dal basso in una lotta per distruggere il crescente totalitarismo statale. Un fronte di lotta che annullerà pragmaticamente le sadiche condizioni di detenzione speciale, le quali si compiono come incoronamento dell’onnipotenza statale. Antistituzionalmente, antigerarchicamente, non solo senza collaborazioni con i partiti, i media, gli enti… bensì contro. Dobbiamo lottare per la distruzione delle prigioni e del sistema che le crea.

LOTTA CONTRO STATO E CAPITALE.

Assemblea Anarchica Contro le Condizioni Speciali di Detenzione e l’Istituzione Carceraria (Salonicco).

fonte: athens.indymedia.org

Irunea, Spagna : Presidio anarchico davanti al governo civile contro la repressione

16.01.15

Circa 60 compagn* ci siamo trovat* davanti al governo civile (rappresentante del governo centrale nella provincia) in solidarietà con i/le 7 anarchici/che detenut* a Barna nella chiamata operazione Pandora; per Alfon (recentemente condannato per il porto di un ordigno durante il passato sciopero generale a Madrid ) e per i/le avvocat*  dei detenuti politici baschi recentemente incarcerat*.

Il presidio era indetto dai vari collettivi anarchici della città.

Non stiamo tutt* ! mancano i/le detenut* !
Libertà per i/le 7 compagn* anarchici/che incarcerat*
Morte allo stato e viva l’anarchia
(A)

Stato spagnolo: Parole di alcune compagne arrestate nell’Operazione Pandora

LA TEMPESTA SCATENATA DI PANDORA

Alla nostra gente, a tutti i compagni conosciuti e sconosciuti che abbracciano le idee anarchiche e a tutti i solidali e interessati.

La mattina del 16 dicembre, un grande dispiegamento di polizia ha fatto irruzione nei quartieri Sant Andreu, Poble Sec e Gracia di Barcellona, Manresa, Sabadell e Carabanchel di Madrid, entrando nelle nostre case al grido di “Polizia!” e dopo meticolose perquisizioni ci hanno arrestati in 11. Allo stesso tempo sono stati perquisiti l’Ateneu Llibertari di Sant Andreu, l’Ateneu anarchico di Poble Sec, Kasa de la Muntanya e le abitazioni di alcuni amici, senza che ci fossero altri arresti.

Quando i poliziotti si sono stancati di frugare, registrare e raccogliere supposti indizi, noi arrestati in Catalunya siamo stati portati separatamente in diverse stazioni di polizia fuori Barcellona, con l’obiettivo di ostacolare qualsiasi gesto di solidarietà, e 48 ore più tardi siamo stati trasferiti di 600 km fino alla Audiencia Nacional a Madrid. Dopo lunghe ore di attesa nelle quali la reciproca ostilità si tagliava col coltello, 4 compagni sono stati rilasciati con altre misure cautelari e a noi 7 ci hanno messo in carcere preventivo senza cauzione con l’accusa di creazione, promozione, gestione e appartenenza a un’organizzazione terroristica, devastazione e possesso di esplosivi e ordigni incendiari.

All’inizio ci hanno portato tutti al carcere Soto del Real (Madrid) e ci hanno applicato il regime FIES 3, riservato ai reati di banda armata. A tutta la nostra corrispondenza viene applicata la censura e anche se non abbiamo alcun limite per il numero di lettere che riceviamo, ne possiamo inviare solo 2 a settimana. Il nostro arresto e la nostra detenzione si inquadrano nell’ “Operazione Pandora” orchestrata dalla Audiencia Nacional e dai Mossos d’Esquadra, contro un’organizzazione terroristica fittizia a cui attribuiscono la responsabilità di azioni che a noi sono ancora sconosciute.

Quest’ultimo colpo repressivo lo percepiamo come un attacco alle idee e alle pratiche anarchiche, in un momento in cui lo Stato ha bisogno di nemici interni per giustificare una serie di misure sempre più oppressive e coercitive per rafforzare le attuali forme di totalitarismo. Con il discorso della crisi e dell’insicurezza come sfondo, abbiamo assistito all’intensificazione del controllo delle frontiere, delle retate razziste, degli sfratti, della violenza etero-patriarcale e dello sfruttamento del lavoro e di un lungo eccetera che si traduce in condizioni sempre più infelici per la maggior parte della gente.

Queste pareti fredde dove oggi siamo rinchiusi hanno nascosto i sorrisi che si disegnano sui nostri volti quando veniamo a sapere che familiari, amici e compagni hanno trascorso ore e ore di fronte alle questure e alla Audiencia Nacional, prendendosi cura di noi nonostante il freddo e la distanza. Allo stesso modo, ci riempie di gioia sapere che c’è stata una grande manifestazione solidale e combattiva a Barcellona e anche altrove, gesti che ci colmano di forza e di coraggio per affrontare nel modo più dignitoso questa situazione.

Mandiamo un saluto sempre combattivo, sempre fraterno a Francisco Solar, Monica Caballero, Gabriel Pombo Da Silva e a tutti gli e le indomabili che oltre i confini imposti e nonostante la prigionia, l’oppressione e le difficoltà, non abbassano la testa e continuano a scommettere sulla lotta.

Il nostro cuore è con voi.

Ora e sempre morte allo Stato e viva l’Anarchia.

Alcuni anarchici sotto rappresaglia dall’Operazione Pandora.
Madrid, fine 2014.

Veria, Grecia: Azioni contro le prigioni di massima sicurezza

La mattina del 30 dicembre 2014, il compagno Nikos Maziotis è stato trasferito nelle prigioni di tipo C di Domokos – con l’intento di inaugurarle ufficialmente.

Come di riflesso, noialtri siamo usciti quella stessa notte e abbiamo vandalizzato con vernice e scritte l’edificio del Consiglio Legale di Stato-Ufficio Giudiziario di Veria, oltre a sabotare 4 bancomat.

Lotta, insieme ai compagni incarcerati, contro le carceri.

[Italia/Spagna] Riflessioni sulla repressione

Il torturatore è un funzionario.
Il dittatore è un funzionario.
Burocrati armati, che perdono il loro impiego se non eseguono con efficienza il loro compito.
Non sono mostri straordinari.
Non gli regaleremo una simile grandezza.
Eduardo Galeano

A Francesco, Graziano e Lucio, già in carcere dall’11 luglio accusati per il sabotaggio nella notte tra il 13 e il 14 di maggio di 2013, nella mattinata del 9 di dicembre è stato consegnato un nuovo mandato di cattura con l’accusa di attentato alla vita umana (art. 280), fabbricazione di armi da guerra (art. 280 bis) e l’aggravante di finalità terroristica (art. 270 sexies), ovvero le stesse accuse già contestate a Claudio, Chiara, Mattia e Niccolò. Nell’occasione hanno subito la perquisizione delle celle con relativo sequestro di vario materiale cartaceo. Ad alcuni di loro sono stati immediatamente bloccati i colloqui e Lucio si trova in isolamento. Dopo la sentenza di primo grado ai quattro, per loro l’accusa di terrorismo è decaduta, in quanto il fatto non sussiste. Ma il terrorismo rimane a Francesco, Graziano e Lucio. Lucio rimane in isolamento nel carcere di Busto Arsizio ed il trasferimento sarà a breve, mentre Francesco e Graziano sono stati trasferiti a Ferrara in AS2,* dove hanno il divieto d’incontro tra loro e con tutti gli altri compagni della sezione, quindi in isolamento. Successivamente i compagni hanno riottenuto l’aria in comune.

Nello stesso momento in Spagna, dopo alcuni giorni dall’approvazione della legge Mordazza, inizia un’operazione repressiva denominata Pandora, contro il “terrorismo anarchico”. Attualmente delle 11 persone arrestate inizialmente, sette rimangono agli arresti.

L’apparato giudiziario è un teatro fatto di carta ma protetto da una forte corazza che prende forma a seconda dei suoi interessi. Le sue leggi, manganellate e sentenze ci colpiscono in diversi livelli e in diverse forme.

Una delle molteplici finalità della repressione è rompere e spersonalizzare l’identità individuale e collettiva. L’identità ci aiuta a sostenere le idee, la sicurezza emozionale e quindi la nostra capacità di azione e reazione, dandoci consapevolezza delle svariate situazioni ed il nostro ruolo in esse. Proprio per questo é necessario condividere le reazioni personali ed elaborarle collettivamente nei gruppi di affinità per trasformarle in forza collettiva. Tutte e tutti abbiamo bisogno di affetti, luce, ombre, calore, valvole di sfogo, cura e conflitto.

Quando una persona viene arrestata la frustrazione e l’impotenza che ci invadono non sono facili da gestire, ci vogliono disorganizzati, passivi, distanti da chi è dentro. É di fondamentale importanza trasformare quei sentimenti in un dialogo attivo con chi sta dentro. Questa costante guerra ci fa male, è un dito nella piaga, ma dobbiamo usarla per creare ponti tra chi è nella gabbia piccola e opprimente del carcere e chi é nella gabbia grande e apparentemente confortevole che è la società.

Che la rabbia sia il carburante delle nostre azioni ma anche occasione per riflettere creando momenti di intimità, fiducia, convivialità, bruciando le paure che ci frenano.

Condividere analisi e sentimenti con chi ha già vissuto situazioni repressive, aiuta a costruire e rafforzare la lotta, la solidarietà, noi stessi.

Accettare il linguaggio del dominio, la sua violenza fisica e psichica, nel personale e nel sociale, altera i nostri valori rischiando di farli sparire ed inglobarci nel sistema.

È allora importante partire dalle esperienze traumatiche che derivano dalla repressione per elaborare modi per affrontarle, per esempio potenziando i processi di mutuo-appoggio, ricostruendo la rete dei gruppi sociali, la memoria, dando priorità al senso comunitario. Tutto ciò è un percorso non facile ma non impossibile.

Per questo è necessario affrontare la repressione e gli effetti che ha sulle nostre vite, in maniera collettiva, per creare consapevolezza e strumenti che possano darci forza.

* il 22 dicembre anche Lucio, come Francesco e Graziano, è stato trasferito nella sezione AS2 del carcere di Ferrara

[Stato spagnolo] Manifesto in solidarietà con le compagne e i compagni arrestati per l’Operazione Pandora

Sette degli undici arrestati nel corso dell’operazione anti-anarchica denominata “Pandora” sono stati trasferiti in carcere.

Cassa di solidarietà per sostenere compagn* arrestat* a Madrid e Barcellona:

ES68 3025 0001 19 1433523907 (Caixa d’Enginyers)

Tag in spagnolo | Per maggiori informazioni, contattare: solidaridadylucha@riseup.net

[Genova] Il Mainasso: Rompere l’isolamento

Per chi possa aver piacere nell’utilizzarla in iniziative, banchetti, cene, aperitivi, presidi ecc. ecco una mostra che abbiamo preparato: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12.

Si tratta di un lavoro senza pretese, una raccolta di testi – impaginati come pannelli da esporre – usciti dalle carceri e dalle aule di tribunale negli ultimi anni. Sempre perchè riteniamo fondamentale, al di là delle differenti inclinazioni, sostenere costantemente chi si assume la responsabilità delle proprie parole e delle proprie azioni, pagandone anche le conseguenze in maniera pesante.

La mostra prevede ancora un’appendice alla parte sulle dichiarazioni e un’ulteriore sezione sulla questione dei processi in video conferenza. Coi nostri tempi (!) arriverà anche il resto.

La mostra potete scaricarla dal blog: Il Mainasso

Se notate errori, imprecisioni ecc. e ne avete voglia, fateceli notare! Se qualcuno sa dove trovare la dichiarazione di Vincenzo per la sentenza G8, ci dica dove.

Il vaso di Pandora e il minestrone dell’antiterrorismo spagnolo

La mattina di martedì 16 dicembre siamo stati sorpresi da un’ondata di perquisizioni e di arresti… Sorpresi? Inutile mentire. Riprendiamo dall’inizio. La mattina del 16 dicembre non siamo rimasti sorpresi. La polizia autonoma catalana, i Mossos d’Esquadra, la Guardia Civil e gli agenti giudiziari della Audencia Nacional* sono partiti all’assalto di oltre una decina fra abitazioni e spazi anarchici a Barcellona, Sabadell, Manresa e Madrid, col loro armamentario di perquisizioni, arresti, sequestro di materiale di propaganda ed informatico, approfittando dell’occasione per rivoltare tutto e saccheggiare, utilizzando tutti i corpi antisommossa della Brigata Mobile dei Mossos d’Esquadra nella vecchia Kasa de la Muntanya, uno spazio occupato che ha appena festeggiato i suoi 25 anni.

Secondo la stampa, che ha come di consueto mostrato il suo ruolo di portavoce delle veline poliziesche, l’obiettivo di questi arresti è disarticolare «un’organizzazione criminale con finalità terroristiche e dal carattere anarchico violento». Benché sia facile ripetere la solita frase fatta, lo faremo ancora una volta: la sola organizzazione criminale che cerca di terrorizzare le persone col suo carattere violento è lo Stato con i suoi tentacoli: la stampa, l’apparato giudiziario, i suoi corpi repressivi e i suoi politici, da qualsiasi parte provengano.

Perché questa repressione non ci sorprende? Perché ce l’aspettavamo.

Non si tratta di atteggiarsi a fare gli oracoli, niente di tutto ciò, solo di saper leggere tra le righe, e a volte letteralmente, gli avvenimenti. Com’è già avvenuto con la detenzione di altri compagni l’anno scorso, da tempo vengono orchestrate retate come quella di martedì contro gli ambienti libertari ed antiautoritari. E anche se le varie retate non sono mai state così vaste, hanno comunque messo in evidenza un orizzonte disseminato di situazioni del genere.

Operazione «all’italiana»

Da circa due decenni l’ambiente anarchico della vicina Italia deve far fronte di tanto in tanto, e sempre più regolarmente negli ultimi anni, a macro-operazioni simili a quelle di martedì. Non solo perché si tratta di retate simultanee con perquisizioni di diverse abitazioni, ma anche a causa dell’utilizzo di nomi facili da ricordare e dotati di un certo humour nero, come nel caso di questa operazione, chiamata Pandora poiché nello specifico, secondo ciò che la stampa ha ripreso dalle sue fonti giudiziarie, «era un contenitore che, per i numerosi timori che avevamo, era impossibile aprire». Con «numerosi timori», si riferiscono a diverse azioni avvenute negli ultimi anni in tutto il territorio dello Stato spagnolo. Per tornare alle operazioni italiane, basterebbe ricordarne qualcuna degli ultimi anni, come l’Operazione Thor, il cui nome riguardava l’accusa di una serie di attacchi a colpi di martello contro bancomat e altri uffici; l’Operazione Ixodidae, che si riferisce al nome tecnico della famiglia delle zecche, il modo con cui i fascisti si rivolgono a comunisti e ad anarchici; o altre come Ardire, Cervantes, Nottetempo, ecc.

Oltre alla procedura e alla nomenclatura, un altro fattore che ci ricorda molto il vicino paese è il ruolo della stampa, grazie alla quale abbiamo capito ciò che stava per accadere. Da circa tre anni, o poco più, la stampa spagnola ha avviato una campagna per preparare il terreno in modo che operazioni del genere siano non solo possibili, ma anche prevedibili. Puntando il dito su ambienti, e talvolta anche su precisi spazi e persone con nome e cognome, o collettivi, ecc. essa cerca di costruire un’immagine caricaturale e uno strano nulla di un nemico interno che, benché ciò sia abituale da diverso tempo, ha assunto negli ultimi anni i caratteri più specifici dell’«anarchico violento», dell’«insurrezionalista», dell’«antisistema che si infiltra nei movimenti sociali», eccetera.

Il fiasco cileno

Il 2010 è stato un anno glorioso per lo Stato cileno. Sebastian Piñera, di destra, imprenditore e quarto uomo più ricco del paese, oltre ad essere eletto presidente, ha orchestrato un’operazione poliziesca, mediatica e giudiziaria contro l’ambiente antiautoritario con oltre una decina di perquisizioni ed arresti – conosciuta come Operazione Salamandra, ancor più nota come «Caso Bombas», in quanto partiva dall’inchiesta su una serie di attentati esplosivi degli anni precedenti – e la creazione attraverso l’immaginario poliziesco di una macro-struttura gerarchica di una presunta rete incaricata di tutti quegli attentati: un circo che non solo ha indebolito l’immagine dello Stato, oltre a farlo cadere nel ridicolo, ma che ha soprattutto messo in evidenza la grossolanità delle procedure investigative, che comprendono la falsificazione di prove, il ricatto e le pressioni per ottenere informazioni o “pentiti”, possibilità, ecc. Il processo è cominciato col rilascio di tutte le persone coinvolte e una sete di vendetta da parte dello Stato cileno contro il movimento e le persone mescolate nell’inchiesta.

Un anno dopo la finalizzazione di quella farsa che era il «Caso Bombas», e attraverso un’altra operazione da questa parte dell’oceano, i ministeri, i giudici e gli sbirri spagnoli e cileni hanno lavorato di concerto su un nuovo caso. Mónica Caballero e Francisco Solar, entrambi perseguiti prima nel «Caso Bombas», vengono arrestati a Barcellona, dove vivevano allora, con altre tre persone che più tardi sono state dichiarate estranee, con l’accusa di aver posizionato un congegno esplosivo nella basilica del Pilar a Saragoza, cospirazione in vista di realizzare un analogo atto e appartenenza ad una presunta organizzazione terrorista. Questi compagni sono attualmente in carcere preventivo, in attesa di un processo di cui si ignora la data, e inoltre non sappiamo in cosa il loro processo sarà alterato da questa nuova ondata repressiva.

La situazione è più o meno conosciuta da tutti e tutte, e se siamo certi di qualcosa, è che i recenti arresti servono a dare corpo ad una operazione che non sta in piedi da sola.

Un caso?

Alcune ore prima degli arresti di martedì, il governo spagnolo amplificava nei media il fatto che «i ministeri dell’Interno spagnolo e cileno aprono una nuova fase di collaborazione rafforzata nella lotta contro il terrorismo anarchico». Lo scorso lunedì 15 dicembre, il ministro dell’Interno spagnolo, Jorge Fernández Diaz, ha incontrato in Cile il vicepresidente e ministro dell’Interno cileno Rodrigo Peñailillo, nel palazzo della Moneda, sede del governo a Santiago del Cile. «Nella lotta contro il terrorismo il Cile troverà nella Spagna una solida alleata», si gargarizzava lo spagnolo, mentre riceveva la Gran Croce dell’Ordine del Merito cilena, «la più grande onorificenza di merito civile del paese», secondo la stampa, un trofeo che lo Stato cileno concede nello specifico per il lavoro poliziesco e come prezzo per l’arresto dei compagni Mónica e Francisco lo scorso anno.

Oltre a questi prezzi e a questi elogi, Fernandez il bottegaio ha venduto un po’ della sua mercanzia: perfezionamento poliziesco e giudiziario, materiale repressivo di vario tipo, eccetera.

E ciò che accadrà…

Quale sarà il prossimo episodio repressivo? Lo ignoriamo. Finora non si sa quasi nulla della situazione dei nostri compagni e compagne, di cosa siano accusati esattamente, a quali misure repressive saranno sottoposti, se li attende il carcere preventivo, ecc.

Ciò che è certo, è che questa operazione non è un fatto isolato, ma piuttosto un ulteriore anello di una catena. Una catena repressiva a volte brutale e a volte sottile, in cui potrebbero rientrare le nuove leggi (basti pensare alla recente Ley Mordaza**), l’attacco condotto contro i senza-documenti con retate razziste sempre più imponenti, la brutalità poliziesca, o ancora l’aspirazione a gestire la miseria e ad amministrare la repressione (che dopo tutto è ciò che fa lo Stato) da una parte della pseudo-sinistra (con Podemos*** in testa) ridotta in modo sempre più evidente ad una parodia di se stessa. Espulsioni abitative, pestaggi fascisti, recrudescenze legali e punitive di ogni sorta, giochi di specchio nazionalisti e socialdemocratici, è ciò che ci delinea il presente. Non c’è nulla di peggiore da aspettarsi: il peggio non è mai iniziato. La gamma di possibilità dell’antiterrorismo spagnolo è un minestrone. È là, bene in vista, a ricordarci che per lo Stato la lotta è sinonimo di terrorismo. Funziona come uno spauracchio. Dovremmo farci spaventare?

Lo Stato e i suoi agenti affermano di aver aperto il vaso di Pandora. Nella mitologia greca, Pandora è l’equivalente della biblica Eva. Con la misoginia caratteristica delle due mitologie, Pandora apre il suo vaso come Eva mangia la sua mela, liberandone tutti i mali contenuti.

Noi siamo in grado di creare la nostra narrazione e di sbattercene della loro mitologia di merda se vogliamo. La nostra storia è differente. Il «vaso» che questa operazione repressiva ha aperto ci esorta ad agire, a non abbassare la guardia, a prestare attenzione ai loro prossimi movimenti. Ci fa pensare e ripensare al mondo che vogliamo e alla distanza tra questo mondo e il loro. Ci porta a vedere l’urgenza di agire, di andare avanti.

Le compagne e i compagni arrestati fanno parte di diversi progetti, spazi, collettivi, ecc. ed è molto importante che questi non ne risentano, che la rovina (in ogni senso del termine) che queste situazioni solitamente generano non induca all’impotenza e alla paralisi. Affermiamo sempre che «la migliore solidarietà è continuare la lotta». D’accordo. Ma cosa significa nella pratica? Ribadiamo anche che «chi tocca uno di noi, tocca tutti e tutte». Ciò è stato dimostrato dalle risposte e dalle manifestazioni che hanno avuto luogo in differenti luoghi, così come il calore incondizionato di chi è rimasto fuori.

Se siamo sicuri di qualcosa, è che le compagne ed i compagni detenuti possono sentire questo calore che passa oltre le sbarre e l’isolamento, perché è il medesimo calore che loro stessi hanno saputo dare in altre occasioni.

Barcellona, 18 dicembre 2014

Note:
* L’Audencia Nacional è un tribunale supremo che si occupa, tra le altre cose, di tutte le inchieste dell’antiterrorismo in Spagna.
** La Ley Mordaza è la nuova legge sulla sicurezza pubblica in Spagna, che limita i “diritti fondamentali”, fissa le quote dell’immigrazione, criminalizza le occupazioni di immobili e nelle strade, ecc. Diverse iniziative sono previste in questi giorni contro l’attuazione di questa legge.
*** Podemos è un’organizzazione di sinistra nata dall’incontro dei politicanti dei resti del movimento 15M [indignados] e della sinistra trotskista, che si presenta alle elezioni e pretende di rappresentare l’alternativa ai politici liberali.

da finimondo.org

Radiocane: A proposito dello sciopero della fame di Nikos Romanos

Lo sciopero della fame di Nikos Romanos, incominciato nelle galere greche lo scorso 10 novembre, sta scatenando la rabbia di molti compagni e solidali in Grecia e altrove. A riguardo una breve corrispondenza con un compagno di Atene.

Ascolta: Radiocane.info

Atene: Comunicato dell’occupazione del Centro Culturale Melina, nel quartiere Thissio

Lo striscione recita: “Lo stato di diritto uccide. Solidarietà con Nikos Romanos e gli altri compagni in sciopero della fame”

Il 6 dicembre 2014 occupiamo il Centro Culturale Melina, all’incrocio tra la strada Irakleidon 66 e Thesalonikis, nel quartiere Thissio, ad Atene.

L’occupazione è in solidarietà con la lotta in corso di Nikos Romanos, sei anni dopo la morte di Alexandros Grigoropoulos.

Il nostro obiettivo è una continuazione e escalazione dell’azione anarchica multiforme. Sosteniamo tutte le iniziative che contribuiscono all’inasprimento della guerra sociale.

Vittoria per la lotta degli scioperanti della fame Nikos Romanos, Yannis Michailidis, Andreas-Dimitris Bourzoukos e Dimitris Politis.

Forza al compagno G.S., da Mesolongi, che è in sciopero della fame dal 3 dicembre 2014.

Sosteniamo la lotta dei rifugiati e delle rifugiate provenienti dalla Siria.

Un pugno alzato per i detenuti nelle carceri greche che si rifiutano di entrare nelle loro celle, o si astengono dal cibo della prigione, o attuano simbolici scioperi della fame in solidarietà con l’anarchico Nikos Romanos.

FUOCO ALLE FRONTIEREFUOCO ALLE CARCERI

NON DIMENTICHIAMONON PERDONIAMO

PS: Ci vediamo sulle strade, barricate e occupazioni

Lleida, Catalogna: Camminata contro il carcere di Ponent

SECONDA FIACCOLATA CONTRO IL CARCERE DI PONENT
ed appogio ai prigionieri ed ai famigliari delle vittime di torture.

Saluti a tutt*!

Quest’anno la fiaccolata contro il carcere di Ponent, di Lleida, si terrà Sabato 6 Dicembre. Incontro alle 19:00h su Piazza Europa (Lleida), nel passaggio sopra le vie di treno.

Nel pomeriggio, all’ora del caffè (16:30h) si farà un aggiornamento informativo della situazione dei compagni anarchici prigionieri Francisco Solar e Mónica Caballero nel Ateneo Libertario “L’Arrel” di Lleida (via Comptes d’Urgell, 31), seguito di un dibattito sulle “azioni di solidarietà contro le prigioni”.

Perché esistono tante ragioni di dire NO alle prigioni! Ne a Ponent, ne altrove!

PARTECIPA ALLA GIORNATA DI LOTTA!

in catalano, castigliano & francese

Atene : Lo scioperante della fame Nikos Romanos trasferito all’ospedale

Striscione sulla scuola Politecnica di Exarchia : Solidarietà con l’anarchico Nikos Romanos, in sciopero della fame dal 10/11

Il 24 novembre del 2014, il prigioniero anarchico Nikos Romanos, in sciopero della fame dal 10 novembre, è stato trasferito dalle prigioni di Koridallos verso l’ospedale Gennimatas, sul corso Mesogeion, 154. E’ stato chiamato un presidio solidale per il giorno di oggi, 25 novembre, alle 17.00 di fronte all’ospedale.

Atene: Attaccata la sede del partito di governo Nea Dimokratia

La mattina di mercoledì 19 novembre abbiamo visitato la locale sede di ‘Nuova Democrazia’, nel distretto di Ampelokipi (situato tra la questura di polizia e il commissariato di Ampelokipi), affinché si “senta chiaro” in tutta la zona la nostra solidarietà con gli scioperanti della fame Nikos Romanos e Iraklis Kostaris e con la loro esigenza di far valere il diritto all’istruzione e alle uscite dal carcere a cui hanno diritto, ma che non gli viene concesso dal consiglio di carcere di Koridallos e da un burocrate giudiziario chiamato Eftichis Nikopoulos.

La nostra solidarietà va anche con Yannis Michailidis (in sciopero della fame solidale) e con tutti gli anarchici nemici politici del regime di cui sono prigionieri.

… e come ben si dice… Forza!

Prigioni greche: Attualizzazione sullo sciopero della fame di Nikos Romanos (20/11)

Striscione ad Atene: “Ora tocca a noi. Ora cadiamo senza esitazione… Forza Nikos Romanos.”

La mattina del 20 novembre, undicesimo giorno di sciopero della fame, il compagno Nikos Romanos è stato trasferito al cosiddetto ospedale del carcere di Koridallos, a seguito della richiesta del medico responsabile.

L’ovvio deterioramento del suo stato di salute ha reso necessario il trasferimento in ospedale, dove sono stati condotti ulteriori esami prima di un nuovo trasferimento in cella.

Forza e solidarietà con Nikos Romanos.

Nessuno venga lasciato solo nelle mani dello stato.

fonte: athens imc

Padova, 29/30 novembre: Giornate di solidarietà a Gianluca e Adriano @Marzolo Occupata

la locandina in pdf

GIORNATE DI SOLIDARIETA’ A GIANLUCA E ADRIANO

La civiltà tecnologica investe oramai ogni aspetto della nostra quotidianità. Tutte quelle forme di vita che si sottraggono ancora alla schiavitù e all’alienazione del vivere civile, vengono o distrutte oppure marginalizzate.

Esiste ancora la possibilità di condurre un’esistenza libera e selvaggia, priva di ogni forma di autorità? I movimenti ecologisti degli ultimi anni, puntano ad una liberazione totale oppure si limitano a criticare solo uno degli aspetti del dominio?

Vogliamo riflettere soprattutto sull’importanza di una lotta ecologista radicale al sistema, tentando di riflettere intorno al tentativo del dominio di costruire ed imporre un totalitarismo tecnologico.

L’iniziativa sarà a sostegno di Gianluca e Adriano, compagni anarchici, in carcere dal settembre 2013, accusati di aver attaccato l’industria dello sfruttamento animale e della terra, e per questo condannati. Ed è proprio da questo che vogliamo partire nei dibattiti, tentando di valutare quali rapporti intercorrono tra lotte individuali e lotte popolari; per soffermarci, infine sullo stato della solidarietà rivoluzionaria nei confronti dei compagni incarcerati.

malacoda@distruzione.org

SABATO 29 NOVEMBRE

ore 16 dibattito sul dominio tecnologico con alcuni redattori del sito “Resistenze al nanomondo”

ore 20.30 cena vegan benefit

a seguire concerto in acustico con WASTED PIDO Lo-Fi R’n’R One Man Band da Venezia

DOMENICA 30 NOVEMBRE

ore 9.00 colazione in compagnia

ore 10.00 dibattito sulle pratiche individuali e collettive di resistenza alle nocività

a seguire pranzo vegan benefit

Porta la distro. Nè fasci, né guardie!

LE INIZIATIVE SI TERRANNO PRESSO LA MARZOLO OCCUPATA

via Marzolo, 4 – quartiere Portello (Padova)

Bergamo: Laboratorio Anarchico LA*ZONA – 6 anni di autogestione

6 ANNI DI AUTOGESTIONE
Laboratorio Anarchico LA*ZONA
via bonomelli 9 – lab.lazona@gmail.com

VENERDI’ 14
dalle 18.30 Aperitivo Vegan
& presentazione de “IL COMPRESSORE”
“opuscolo in cui si chiarisce se sia più veloce il Tav o la devastazione dei territori che esso collega, se la storia sia una cassetta degli attrezzi o solo un incubo da cui destarsi, se a terrorizzare sia lo stato o chi gli si oppone, se sia più giudizioso battersi per vivere o dimenarsi per sopravvivere, se sia lecito insultare politici, magistrati e giornalisti e se questo serva, se sia morale distruggere le macchine che ci distruggono, e se questo basta”
Nel mese di novembre è prevista la richiesta di condanna e in dicembre la sentenza del processo a carico di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò. A gennaio verrà emessa la sentenza del maxiprocesso ai 53 No tav. Ricordiamo quindi l’appello per una settimana di mobilitazione naionale e di lotta, da venerdì 14 a sabato 22 novembre, ognuno nel proprio territorio.
A SEGUIRE: Cena Vegan & DJset

SABATO 15
Dalle 17.00
Dibattito su repressione, carcere e solidarietà.
Interverrà ALFREDO MARIA BONANNO e a seguire in via eccezionale

Proiezione di un videodocumento girato da Bonanno con l’aiuto di altri prigionieri nel carcere speciale di Rebibbia (reparto grandi infezioni) nel 1997. Erano anni dove scioperi, scontri, scioperi della fame e rivolte dilagavano nelle carceri internazionali. Questo video è un rarissimo documento riguardante la pesantissima situazione vissuta dai malati di AIDS in quegli anni.
Con Cena Vegan.

DOMENICA 16
Dalle 16.30 – concerto ArdeCore con
LUDD – hc da Rovereto
AFTER DEMISE – trashcore Lecco
LURIDA – post hc Bergamo
STATO DI EBREZZA – punk rock express da Milano
a seguire Cena Vegan & Djset