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Da Genova. Su sabotaggi e delazioni.
AZIONE DIRETTA e SABOTAGGIO – DISSOCIAZIONE e DELAZIONE:
E’ IL MOMENTO DI SCEGLIERE, SENZA PIU’ ESITARE!
“Io non possiedo il cervello: solo paglia”
“Come fai a parlare se non hai il cervello?”
“Non lo so. Ma molta gente senza cervello ne fa tante di chiacchiere”
Riteniamo assolutamente necessario prendere la parola in maniera decisa dopo aver assistito a qualcosa che consideriamo inammissibile. Già da tempo trovavamo preoccupante il diffondersi di determinate pratiche all’interno degli ambiti di lotta. Ora non crediamo sia più possibile soprassedere oltre. Ciò che spesso viene spacciato per disputa ideologica o discussione tra punti di vista ha raggiunto la vera e propria pratica della delazione.
Questo è quanto accaduto con la pubblicazione del testo “I burabacio” nei siti notav.info e infoaut.org, in seguito ai sabotaggi avvenuti nel dicembre scorso alle stazioni di Firenze e Bologna. Siti che, sicuramente, non rispecchiano le posizioni dell’intero movimento No Tav, che a sua volta non può avere certo la pretesa di rappresentare chiunque decida di intraprendere un percorso o una singola azione di contrasto all’Alta Velocità e alle nocività.
Da tempo assistiamo alla pubblica diffusione sul web di testi e controversie inquietanti, episodi ritenuti accettabili da alcuni, spacciati come dibattiti dagli autori o considerati in maniera marginale da altri, ora siamo arrivati ad un punto di non ritorno in cui è necessario che ognuno si assuma le proprie responsabilità.
Dalla richiesta di incolumità per un’infiltrata, alle continue dissociazioni e prese di distanza rispetto ad attacchi contro il dominio, inclusi quelli riconducibili alla lotta contro il Tav, fino a tergiversare con tolleranza sulla presenza di collaboratori di Giustizia negli spazi occupati, ecco che si giunge a postare articoli su internet in cui si denunciano pubblicamente presunti responsabili di azioni specifiche (in questo caso i redattori di Finimondo.org, autori del testo “A stormo!”).
Probabilmente il non essere sempre puntuali nell’esprimersi in modo critico riguardo a questi eventi ha fatto si che queste pratiche prendessero campo e scadessero in questo degenero. In nome della strategia politica e di una esasperata ricerca di legittimazione mediatica e sociale, ogni critica radicale all’esistente, espressa attraverso parole e/o azioni, che esula dal già predisposto, viene spesso messa all’indice o, nel migliore dei casi, snobbata.
A dimostrazione di ciò, nel momento in cui gli autori stessi prendono atto della sconvenienza (a proprio svantaggio) di queste degenerazioni vigliacche ed insolenti, di cui si rendono protagonisti, non fanno altro che rivisitare goffamente le proprie parole, negandone la paternità o semplicemente cancellando le parti più gravi dei loro testi, già nati come impellente necessità di pararsi il culo.
Si passa dall’ipocrita ossessione di voler differenziare a tutti i costi gli attacchi che colpiscono solo oggetti inanimati a quelli che coinvolgono anche esseri umani (o presunti tali), giustificando i primi e criminalizzando duramente i secondi; per arrivare alla contraddizione di promuovere una politica che incita, almeno apparentemente, a determinate pratiche (come il sabotaggio) per poi prenderne realmente le distanze, addirittura puntando il dito verso altri.
Proprio perché “il sabotaggio è una pratica seria”, storicamente prassi di chiunque nella storia abbia deciso di mettersi in gioco per combattere una singola ingiustizia come l’intero sistema di dominio, non può essere relegato a diventare oggetto di una campagna specifica, tanto meno necessita di essere legittimato da parte di una qualsiasi assemblea, dall’intellettuale di sinistra di turno o dal politicante di movimento a seconda della convenienza e delle relative manovre repressive.
Riteniamo fondamentale che da ora in poi ognuno si assuma la responsabilità di non far più finta di nulla.
Da parte nostra la presenza delle persone responsabili di delazione (riconducibili ai redattori di notav.info e infoaut.org) ad iniziative pubbliche rimane cosa inaccettabile. A maggior ragione nel momento in cui si arrogano la pretesa di disquisire su sabotaggio, accuse di terrorismo e prigionieri anarchici, come stava per avvenire a Genova il 13 di questo mese.
Ora o in futuro, indipendentemente da dove, si ripresenterà la medesima situazione, continueremo a ritenere la loro presenza non gradita.
Rinnoviamo la nostra solidarietà a chi continua ad opporsi al potere e all’autorità senza mediazioni e pericolosi distinguo.
I presenti all’incontro del 12/01/2015 al Mainasso Occupato, Genova
Link di riferimento:
• “A stormo!” 23/12/14
• “I burabacio” –versione originale, 28/12/14 (29/12/14)
• “I burabacio” –versione ritoccata
[si veda anche Macerie –lista in aggiornamento]
[Italia] Nuove uscite di Indesiderabili Edizioni – ottobre 2014
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[Stato spagnolo] Scritto del compagno Francisco Solar Dominguez a cinque anni dopo la morte del anarchico Mauricio Morales in combattimento
Ancora si respirava il fumo dei lacrimogeni nelle strade di Valparaiso dopo le proteste che hanno cercato il discorso presidenziale quell’anno.
Il pneumatici già spenti segnalavano la fine di una giornata di lotta che ritorna con nuove energie il prossimo anno.
L’Armata s’inebria con i suoi festeggi, passate le ore, già di notte i giovani cominciando a divertirsi cercando di dimenticare una settimana in più di noia del lavoro e studiantile, schierato tutto il loro ingegno per realizzare il suo scopo di trascorrere un tempo gradevole.
Ma uno c’era che ha anche voluto liberare i propri sogni, ma di un’altra forma, a suo modo. Per lui, il confronto non aveva iniziato o finito quel pomeriggio nel porto. Tutto continuava.
Sarà necessario realizzare questa azione? Il rischio lo meritarà tanto? Quali conseguenze può avere? Queste discussioni sterili erano fuori della sua testa non le importavano più, il suo sguardo non si spostava del obiettivo, ma qualcosa falli.
La carogna giornalistica dimenticò i dettagli della verbosità presidenziale, dando una copertura speciale a quello che è successo. Hanno fatto il festino con il tuo corpo.
La polizia ha pensato di aver finalmente dato con i responsabili delle azioni che da anni si riproducono ripetutamente nella capitale chilena e cominciò:
Invasioni, persecuzioni, arresti, risposte, solidarietà, convinzione, collaborazione, confronto, dissociazione, claudicare e senza fine.
Sono passati cinque anni, molta acqua è passata sotto i ponti. I socialisti ritornano ad amministrare lo stato con la signora Bachelet alla testa e la nostra memoria che è principalmente presente, continuava intatta sapendo che solo l’oblio è la morte.
Mauricio Morales è in ogni anti-autoritario. Non voglio usare qui parole come onore e gloria che penso sono piene di senso autoritario e religioso che poco o nulla hanno che fare con noi.
Manifesto tutto il mio rispetto e riconoscimento a Mauricio Morales Duarte per aver dato il meglio di se nel confronto contro il potere, per la sua costante messa in discussione, per cercare di tradurre in atto le proprie idee, la sua convinzione che solo con l’audacia nemica di tutte le regole e disciplina imposti può lo stato essere superato è quella di molte e molti.
Con i nostri morti nella memoria
per l’anarchia.
[Stato spagnolo] Disegno della compagna Mónica Caballero a 5 anni della morte in combattimento del compagno Mauricio Morales
La compagna Mónica Caballero si trova in prigione dal 13 di Novembre 2013 accusata di diversi attacchi esplosivi contro chiese nello stato spagnolo. Cercando di apportare al presente di lotta, la compagna invio questo disegno a 5 anni della morte in combattimento del anarchico di azione Mauricio Morales, il 22 Maggio del 2009 attaccando la scuola della gendarmeria. I colori i tratti realizzati per la compagna attraversano distanze e distruggono amnesie.
fonte : machorka
[Italia] Prime uscite di Indesiderabili Edizioni
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Atene, Grecia: Lettera di Kostas Gournas in ricordo di Lambros Foundas
ONORE ETERNO A LAMBROS FOUNDAS
Quattro anni fa, il respiro di un grande combattente si è fermato, il mio compagno di Lotta Rivoluzionaria, Lambros Foundas. E’ stato ucciso durante una sparatoria, quando i membri dell’organizzazione stavano cercando di rubare un veicolo a Dafni (Atene).
Lambros è cresciuto politicamente nell’ultimo periodo della transizione politica dopo la giunta e si era unito al movimento antiautoritario. Aveva preso parte agli scontri sociali del periodo caratterizzati da quello spirito speciale del dopo giunta che faceva innalzare la tradizione militante, la memoria collettiva di un popolo assetato di libertà.
Era cresciuto politicamente all’alba del nuovo millennio, li dove il movimento radicale cercava di trovare una connessione col passato tramite le rovine del periodo post giunta al fine di affermarsi nel nuovo periodo di privatizzazione e consumismo. Quando – come ora – lottiamo per capire i grandi cambiamenti nella società greca, cambiamenti che comparati al presente, si sono dimostrati indolori. Dopo ha fatto parte di Lotta Rivoluzionaria e dalle sue fila ha dato l’ultima battaglia della sua vita.
Lambros se ne è andato insieme a tutto un periodo. In questi quattro anni dalla sua assenza, il paese ha sperimentato una doppia bancarotta, politica ed economica. Il sistema bipartitico dell’autorità che è stato il pilastro dello stato dopo la giunta è collassato insieme ad ogni credibilità del suo staff politico. Allo stesso tempo è crollata l’intera struttura economica fondata sull’entrata del paese nella comunità europea. Il paese adesso è colonizzato dall’elite finanziaria del nord europa e la produzione è svenduta dai suoi locali amministratori. Oggi, il fascismo non è alle porte, è già qui. Nei ragazzi arrabbiati, nei disoccupati, nella disperazione, nelle squadracce, nel terrorismo di stato…
Oggi, quattro anni dopo la morte di Lambros Foundas, la battaglia di Lotta Rivoluzionaria, la battaglia del movimento radicale per la libertà e la giustizia sociale è presente più che mai perché abbiamo fatto in modo di essere dove dovevamo essere prima della tempesta, prima di entrare nell’oscurità, in lotta contro il fascismo neoliberale.
E tutto ciò che rimane, Lambros, è rispondere alla domanda eterna, le tue ultime parole, “E ora che facciamo?…” E io lascio che la tua domanda assordante metta le radici nel presente e nel futuro, nelle anime spaventate e nelle stanze dei ragazzi. Non abbiamo altro cammino meritevole di essere seguito se non quello della resistenza. Il cammino di Lambros, il cammino della vita.
Dall’introduzione di Nikos Kazantzakis in “Capitano Michalis”:
“Molti di quelli che leggono Capitano Michalis pensano che questi ragazzi – come degli ometti, come diciamo a Creta – non sono mai esistiti, neanche uomini cosi forti fisicamente e mentalmente, che amano la vita cosi tanto da guardare alla morte con tale disprezzo. Come può il non credente credere ai miracoli che crea la fede? Dimenticano che l’anima di una persona diventa onnipotente quando reca una grande idea. Fa paura quando, dopo duri processi, capisci che dentro di noi c’è una forza che può soverchiare la forza di un umano. Ti spaventi, perché dal momento che capisci che questa forza esiste non puoi trovare più scuse per i tuoi atti inutili o codardi, in merito alla perdita della tua vita, all’accusare gli altri. Adesso sai che tu, non la fortuna, non il fato, non chi ti circonda, solo tu hai, non importa cosa fai, non importa cosa diventi, la responsabilità. E allora ti vergogni di ridere, ti imbarazzi nel prendere in giro se un’anima fiammeggiante ti chiede l’impossibile.
Capisci molto bene ora che questo è il valore dell’umano, chiedere e sapere che il suo chiedere l’impossibile ed essere sicuro che lo raggiungerà, perché sa che se darà tutto, se non darà retta a ciò che comanda la logica, ma tratterrà la sua anima coi denti e continuerà ad aver fede, nella testardaggine di inseguire l’impossibile, allora il miracolo accadrà, quello che la mente comune priva d’ali non poteva pensare: L’impossibile diventa possibile.”
Kostas Gournas
Prigione di Koridallos
[Italia] E’ uscito il 4° numero di “Fenrir”, pubblicazione anarchica ecologista
Dopo una lunga assenza è uscito il 4° numero di “Fenrir”, pubblicazione cartacea anarchica ecologista di supporto ai/le prigionierx, azione diretta, aggiornamenti e analisi sulle lotte anarchiche e di liberazione animale, umana e della terra in tutto il mondo.
In questo numero trovate:
– Se non ora quando? Azioni dirette antiautoritarie nel mondo
Azioni dirette contro le carceri in Belgio
Brasile in rivolta contro la vivisezione
Liberazione animale in Italia
Attacco al dominio della scienza e delle multinazionali
– Alcune note sull’anarchismo e il mito proletario, di S.E.Parker
– L’individuo e la liberazione totale
– Esercizi di memoria rivoluzionaria: il GARI (Gruppi di Azione Rivoluzionaria Internazionalista)
– Ultime notizie dalla resistenza indigena. La lotta Mapuche non si arresta
– Riflessioni dalla lotta minoritaria in Cile. In insurrezione permanente contro l’oblio, il silenzio e l’alienazione che alimentano il potere, di Sin Banderas Ni Fronteras
– Dichiarazioni in aula di Alfredo Cospito e Nicola Gai
– Solidarietà è complicità
– Liberazione animale e anarchia
– Lettere dal carcere
– Grecia, arrestati compagni anarchici per una doppia rapina. Una piccola narrazione di una storia di illegalità
– “I nostri giorni passano, le nostre notti no”. Testo dei 4 anarchici greci arrestati riguardo alla doppia rapina di Kozani
– “I banditi sociali più ricercati della Grecia”. La storia dei fratelli Palaiokostas.
– Un soggetto difficile
– Quale anti-civilizzazione? di Elisa Di Bernardo
– Allora, come diventare selvaggi? di Wolfi Landstreicher
– Notizie dal necromondo. Ultime novità dalla ricerca su biotecnologie, nanotecnologie, manipolazione genetica e altre aberrazioni
– La solidarietà è la nostra arma. Aggiornamenti sui/le prigionierx e sulla repressione di Stato
– Indirizzi dei/le prigionierx e ultimi aggiornamenti prima di andare in stampa
– 23/30 agosto 2014 settimana dedicata ai/le prigionierx anarchicx: appello per una mobilitazione internazionale
Per ricevere una o più copie scriveteci: fenrir@riseup.net
Aiutaci a distribuire “Fenrir”, se hai una distro o vuoi un po’ di copie, contattaci!
[Da qualche parte] Note su un attacco fallito ed esperienza da accumulare
Attraverso queste nostre parole ci piacerebbe condividere un attacco sicuro al nemico, e inviare un caloroso saluto ai nostri fratelli e alle nostre sorella sequestrati/e dallo stato/capitale. Con quei desideri che ci infiammano il cuore abbiamo deciso di vincere la paura e con un piccolo gesto illuminare la lunga notte del dominio con un artefatto esplosivo. Abbiamo deciso il dove e il quanto, abbiamo creato un piano e ci siamo avventurati.
La mattina seguente abbiamo cercato notizie per sapere come era andata l’azione e non abbiamo trovato nulla. Per togliere ogni dubbio, visto che l’obiettivo lo permetteva, siamo tornati sul posto per osservare la situazione. L’estintore pieno di 1 kg di polvere nera, dadi e bulloni era nello stesso posto dove lo avevamo collocato. Il sistema di innesco fatto da un tubo di carta pieno della stessa polvere e teste di fiammiferi aveva funzionato, questo si era consumato fino a raggiungere il buco fatto nel recipiente e per questo avevamo inserito diversi centimetri di miccia artigianale. Ciò che è successo è che al contatto con della miccia accesa con l’estintore e il suo contenuto, la polvere si era riscaldata provocando l’allargamento del buco. Infine, l’unica cosa che è accaduta è stata che l’estintore si è riscaldato e coperto di cenere senza esplodere.
In una prova precedente era successa la stessa cosa, ma con un estintore vecchio e ossidato, e pensavamo che la non esplosione fosse dovuta al degrado del materiale. Il contenitore che abbiamo usato stavolta era nuovo e non credevamo sarebbe andata allo stesso moto, avevamo una rivendicazione, che per ora dovrà attendere. Abbiamo molto da imparare. Non nasconderemo il nostro desiderio di veder bruciare questo mondo in rovina e la nostra frustrazione nel non poter vedere concretizzato il nostro volore. Ma abbiamo pazienza, stiamo crescendo, imparando, migliorando le nostre tecniche e infrastrutture. Allo stesso tempo ci trasformiamo noi stessi, disimparando quanto ci è stato inculcato e sviluppando nuove relazioni con noi stessi e con tutto ciò che ci circonda. Abbiamo molto da fare e non pensiamo di desistere.
In questo affanno per continuare ad imparare di pari passo con l’esperienza di altri compagni/complici scriviamo queste parole cercando di comunicare con chi, in base all’esperienza, abbia le risposte che cerchiamo, dove sta l’errore nel nostro dispositivo? Cosa abbiamo sbagliato o dobbiamo fare?
Crediamo che questo mezzo virtuale per esporre i nostri dubbi sia il più giusto perché può servire da aiuto ad altri nel loro cammino e arricchire il nostro agire.
Sperando di aprire un dialogo fraterno con chi lo desidera mandiamo un abbraccio pieno di amore a chi rischia e arma i propri desideri.
Ogni cuore è una bomba artigianale
MORTE ALLA CIVILIZZAZIONE
VIVA L’ANARCHIA
Stato Spagnolo: Aggiornamento sulla situazione carceraria di Mónica Caballero
Informazioni importanti sui pacchi per Mónica al carcere di Brieva
La compagna può ricevere solo 1 pacco al mese, che include tutto (anche libri). C’è gente che le sta inviando pacchi con libri e oggetti a mezzo posta, e se questi entrano contano come un pacco e, quindi, non possono entrare le altre cose che le servono. Se qualcuno vuole spedirle delle cose in solidarietà, per favore ci contatti a solidaridadylucha@riseup.net e così organizzeremo le cose per il suo pacco mensile.
La compagna sta col morale alto e forte. Ha avuto il suo primo colloquio lo scorso fine settimana!
Si prega di diffondere l’informazioni.
Continuando l’agitazione, se toccano una toccano tutte!
fonte : machorka
Prigione di Koridallos, Atene: Lettera del compagno anarchico Giannis Naxakis – risposta alla CCF
Ci sono momenti dove le provocazioni della vita libera che cerchiamo in questo mondo oppresso inevitabilmente ci portano davanti a piccoli o grandi dilemmi. Se c’è comunque una bellezza in questo mondo, di certo non si trova nelel strade dove si muove la folla esitante, ma nei percorsi che senza preavviso fuggono dal nostro campo percettivo. L’imboscata e il pestaggio che ho subito è stata una conseguenza inaspettata di una decisione che ho fatto e sicuramente un incidente che mi ha ferito. Ma su questo non userò altre parole, perché forse le parole sono abbastanza per descrivere un tale incidente, ma sicuramente non lo sono per rispondere ad esso in qualunque modo. Riguardo al loro testo, il mio desiderio è stato fin dal primo momento di rispondere molto semplicemente e tranquillamente alle loro posizioni nella sequenza con cui le hanno scritte. Ho iniziato a farlo qualche giorno dopo l’attacco, e ho finito poco tempo fa. Comunque, dopo aver letto più volte il loro testo semplicemente non riesco a capirlo. Come rispondere ad un tale delirio di bugie senza scendere al loro livello? Come rispondere alla finzione? Come rispondere a un testo che spazia tra paranoia, esagerazione e bugie dove anche nel migliore scenario dove qualcosa è anche vera, probabilmente pensavano qualcosa di diverso?
Rivedendo più volte il loro testo, inizialmente non potevo credere a quanto miseramente non sono riusciti a capire alcune dei punti del mio testo. Il più importante di tutti, senza che l’avessi detto io, è che si sono inclusi tra i capi dei detenuti che ho citato e la cosa più fastidiosa è la questione della mia posizione sulle sanzioni disciplinari che loro hanno trasformato in “pensare al proprio tornaconto”, visto che tutti sanno che l’ultima cosa di cui mi curo sono le sanzioni disciplinari e ciò che ho scritto sui 2 anni di sanzione disciplinare era fondamentalmente il mio considerarli ininfluenti (i permessi e la sospensione della pena sono fuori questione almeno durante i primi due anni). Ciò che è molto chiaro nei loro scritto è il disperato tentativo di salvare ciò che possono con l’uso di una propaganda inimmaginabile e impressionante. Lo scoppio di odio con questo uso preconfezionato di slogan per una persona che conoscono rivela in modo ancora più chiaro la percezione di livellamento di queste persone verso ogni espressione che le colloca nel campo della critica. Sebbene abbiano detto il contrario, il loro non accettare la critica diventa ovvio quando, nella loro plateale tendenza ad esagerare, descrivono la mia critica come una calunnia e un insulto quando l’unica cosa che la diversifica dalle altre è la deviazione dalle norme del linguaggio del politicamente corretto, un linguaggio che teoricamente loro stessi disprezzano. Una caratteristica della loro risposta confusa è che sono arrivati al punto di essere infastiditi anche dalla mia dichiarazione antigiuridica, perché sembra che non riescono a credere che l’organizzazione informale non è un’innovazione che riguarda solo loro e i loro compagni fuori, ma è un modello organizzativo d’attacco attraverso il creare gruppi (non necessariamente della FAI) che viene proposto da anni da molti anarchici che cercano, tra le altre cose, la decostruzione delle logiche pionieristiche dellle organizzazioni rivoluzionarie. Per il “inesistente” che hanno citato, i commenti abbondano. E come si sa la CCF usa “ignorare” l’esistenza della maggior parte dei prigionieri anarchici in Grecia da un pò. Cosi come anche la frase “chi ha bisogno di sapere sa a cosa mi riferisco” che ho detto riguardo ai commenti era ovviamente un modo di dire usato per motivi di sicurezza. Chi sta dietro a questi commenti calunniatori è sicuramente qualcuno che non proverò mai in senso giuridico. Ma ci sono sempre più dettagli, oltre il nome, che possono far capire di chi si tratta in questo caso.
Quello che hanno detto e gli scenari falsi che hanno dipinto è qualcosa di tragicomico. Il testo che hanno scritto non si fa mancare nulla. Dalle teorie del complotto riguardo a metà delle cose che ho scritto (il culmine è stato sicuramente la teoria che vede dietro al mio testo….un trucco per far andare bene il mio processo) fino alla citazione casuale della loro storia di lotta in carcere. Qui c’è, come loro stessi hanno detto, il punto dove i limiti della paranoia e dell’insicurezza esistenziale si mescolano. Non penso di avere altro da dire su di loro, perché si sono già malamente esposti con il loro comportamento. Adesso credo che non ci sia assolutamente bisogno di scusarsi, perché non ho mai chiesto scusa al nemico, quindi non vedo perché farlo a un gruppo di individui voltafaccia con una storia anarchica e la mentalità di un gregge. Fortunatamente i veri compagni i cui percorsi si sono incrociati coi miei non sono pochi (alcuni dei quali hanno incrociato anche la CCF) e possono parlare per me. Chiunque ha facoltà di giudicare può fare le proprie conclusioni riguardo alla realtà distorta che stanno cercando di imporre agli altri riguardo al loro nome e a loro stessi. C’è comunque in questa rabbia personale anche una profonda soddisfazione che prevale sulla loro purezza rivoluzionaria. E’ sicuramente difficile fare lunghe analisi e trovare le vere ragioni di questa storia. Forse l’inclinazione ad accumulare potere era preesistente tra di loro e si è manifestata come sentimento represso dopo la deprivazione della libertà e l’imprigionamento, come unico modo di vivere rimasto in una difficile condizione che richiede nient’altro che la forza. Questa forza comunque non può mai essere misurata in percentuali comparabili di violenza fisica ma a che livello essa si combina con la consapevolezza individuale e contribuisce al giudizio individuale.
Per finire, a causa delle sporche tattiche di calunnia dalla loro parte verso di me che continuano nel tentativo di convincere altri prigionieri del fatto che io li ho definiti infami, sarebbe bene per loro dire anche ai prigionieri l’opinione della CCF riguardo alla popolazione carceraria cosi come l’hanno espressa nei loro testi. Fa piacre sapere che ci sono molti prigionieri che non si bevono la propaganda di questi individui e sono rimasti vicino a me. Se la mia scelta di scrivere quella lettera può essere considerata un errore, lo potrebbe essere perché non ho pensato alle conseguenze che avrebbe potuto avere. Per alcuni motivi ho creduto che questo gruppo, che alla fine mi ha aggredito, sapesse come dare priorità alla consapevolezza verso chi ha attorno e affrontare le persone di conseguenza. Comunque ora devo fare i conti con le conseguenze. Adesso, ma finché sarò in carcere, farò i conti con i pericoli che vanno da un attacco come quello avvenuto alla mia annunciata “fine” dato che questo gruppo si sta dimostrando spietato verso chiunque ora mette in dubbio direttamente la loro seria immagine che si sono costruiti per mostrarla all’esterno, ma spietati anche nelle pratiche usate per sterminarmi, cercando di mettere altri contro di me.
Da ora per la CCF io sarò “Naxakis il calunniatore” visto che è questa la strategia migliore scelta da alcuni di loro per uscirsene in fretta dal campo del confronto. Una strategia che include tutti i trucchetti sporchi di questo mondo, lo stesso mondo con gli stessi trucchetti che ho odiato e che ho rifiutato diventando ciò che sono.
Forza a chi pensa liberamente e osa pericolosamente.
Giannis Naxakis, 4° padiglione del carcere di Koridallos, 5 Febbraio 2014
tradotto da actforfreedomnow / fonte : asirmatista
Grecia: Poesia dedicata alla Cospirazione delle Cellule di Fuoco
Le maschere sono cadute. I denti dietro i sorrisi hanno già iniziato a triturare e masticare le parti molli. E non si tratta della repressione, degli omicidi o delle persecuzioni. Bensì ciò che sta marcendo in silenzio e preparando la carne per il pranzo a seguire. Indifferenza, paura, avidità, ozio. La lenta ma costante umiliazione per i limiti del mito di parole come coraggio, responsabilità, fiducia, idea, integrità. La perdita di ogni traccia e caratteristica, che rende questo mammifero bipede responsabile e capace di grandezze. Il passato diventa un’ancora di salvezza, mentre il futuro un proseguire colpevole verso la notte del genere umano.
Ma ancora qualcosa dentro questo carrion non è stata alterata, qualcosa resiste ancora. Una voce che alza il suo No, non sarò un anello nella catena che ci trascina tutti giù nell’abisso. Un nodo della corda di chi si suicida, che contribuisce a diffondere la piaga. Posso anche perire ma nessun altro lo faccia insieme a me.
Quindi a queste, non solo, silenti esplosioni, che rovinano la festa, rivolgo il mio cuore, la mia mente e le mie mani. Per abbracciarle, per imparare e per dare. A tutti voi compagni, ma soprattutto a quelli che hanno agito col fuoco con ogni mezzo necessario, bruciandosi mani e occhi, controllandolo e nutrendolo fino al suo dispiegare le ali.
Alla O.R. CCF. «Compagni, possa la vostra fuga diventare anche la “mia”».
P. H.
Komotini 27/1/14
Atene: Lettera di Giannis Naxakis
Una puntualizzazione sulla lettera che ho diffuso il 3/1/2014
Descrivendo nella mia lettera l’immagine che mi sono fatto del 1° padiglione di Koridallos ho citato un “intenso movimento” di alcuni prigionieri nell’ufficio degli ispetori. Prima di tutto voglio chiarire che non ho detto che tali prigionieri sono degli infami. Ciò che ho detto l’ho detto per sottolineare il mio fastidio verso il coordinamento continuo tra alcuni prigionieri e il personale carcerario.
È importante dire anche che è obbligatorio per tutti i detenuti, me compreso, passare dall’ufficio degli ispettori per vari motivi di vita quotidiana. Quindi, il mio forte disappunto nella lettera dopo l’incidente con Milonas era il risultato del supporto nullo ricevuto da molti gruppi di prigionieri in conflitto con ciò che è accaduto col personale, un supporto che ritengo necessario per i prigionieri quando accadono rotture di questo tipo. Chiarisco che il mio riferimento a particolari gruppi etnici riguardava esclusivamente alcuni nel 1° padiglione ed è impensabile per chiunque credere che io accusi collettivamente intere appartenenze geografiche per le scelte di pochi.
Seguirà prossimamente un testo riguardo ai recenti incidenti.
Giannis Naxakis
4° padiglione di Koridallos
25/1/2014
Atene: Comunicato collettivo dal 4° padiglione di Koridallos
Siamo costretti ancora una volta a parlare di cose che dovrebbero essere ovvie, sperando e volendo che questa sia l’ultima volta. Ci riferiamo a due testi pubblicati Lunedì sera, 20 Gennaio, su “Inter Arma”, uno di Gerasimos Tsakalos e l’altro di alcuni solidali con la CCF; entrambi hanno insinuato pesanti accuse a nostro carico. Ovviamente, il fatto che ci esprimiamo su entrambi i testi in una lettera aperta non significa in alcun modo che incolpiamo qualcuno per ciò che è stato detto da altri, e vice versa.
Prima di tutto, l’aggiornamento sulle sanzioni disciplinari imposte alla CCF dice che, secondo la direttrice, queste sono state basate su testimonianze del personale carcerario e sul nostro primo testo informativo, quando scrivemmo dell’imboscata della CCF a danno del nostro compagno. Dopo ciò, la prima cosa che abbiamo fatto è stato andata dalla direttrice stessa, alla quale è stato detto di non seminare zizzania ma, piuttosto, di assumersi le proprie responsabilità e fare più attenzione a ciò che dice, lei ha detto che le sanzioni non sono state basate sul nostro testo ma solo sull’incidente stesso, che è avvenuto in pubblico fuori dal 1° padiglione. Ovviamente, non siamo cosi ingenui da credere che lei non abbia mai detto che le sanzioni erano state basate anche sul nostro testo, ma la sua inaffidabilità è mostrata dalle sue stesse parole, che sono contraddittorie, e dal suo ruolo, che è chiaramente ostile verso gli anarchici. Pertanto, nessun anarchico dovrebbe dar credito alle parole di una direttrice; soprattutto nel tentativo di supportare accuse cosi pesanti.
Infatti, nel nostro primo aggiornamento, citammo la CCF senza fare alcun nome in particolare (precisamente perché volevamo evitare che il nostro testo venisse usato per fare accuse), e l’abbiamo fatto perché l’incidente è accaduto a volto scoperto davanti alle guardie e alle telecamere di sorveglianza che stavano registrando. In breve, abbiamo descritto un fatto che era già più che evidente nel controllato ambiente del carcere, cosi l’amministrazione ha deciso di convocare i membri della CCF ad una udienza, basandosi facilmente su informazioni già ottenute, ed è stato completamente irrilevante il nostro aver scritto o no il testo.
Giudicando da quanto detto, e soprattutto perché crediamo che il pestaggio dopo un’imboscata sia di una enorme gravità politica, abbiamo deciso di citare ciò e soprattutto la CCF, per non lasciare ciò seppellito nei confini carcerari ma anche per attribuire ai soggetti coinvolti la loro identità politica, cosicché tutti possano giudicare. Continue reading Atene: Comunicato collettivo dal 4° padiglione di Koridallos
Grecia: Sulla pratica rivoluzionaria del sabotaggio in merito al progetto “Nemesi verde”
Mentre la rivendicazione della Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale (Cellula Nicola e Alfredo) riguardo al sabotaggio contro i prodotti Coca-Cola e Nestle non è ancora stata ampiamente diffusa, e nonostante il fatto che i membri abbiano totalmente raggiunto il loro obiettivo in poche ore, visto che la Coca-Cola ha annunciato il ritiro cautelativo di “ogni bottiglia di plastica di 500ml PET di CocaCola Light e Nestea (tutti i gusti)”, è iniziato un assillante chiacchiericcio da ogni parte – anche da chi dice di opporsi al capitalismo e di volere che non solo loro stessi ma anche i loro amici pensino (di loro) che “appartengono al movimento” – riguardo alla correttezza politica dell’azione, le sue dimensioni morali, la sua efficacia dalla prospettiva del movimento/rivoluzione, ecc..
Gli oggetti del (consumo) pubblico
Sembra che ogni persona che non riesce a sbarazzarsi dalla sua dimensione di consumatore, che appare essere una delle più grandi, sarà sempre capace di fare migliaia di obiezioni, plausibili o anche ragionevoli se viste da un punto di vista “capitalista”, nel tentativo di respingere qualunque azione che va oltre i confini della legalità dentro un sistema che si suppone dovrebbe combattere. Come risultato, un amministratore capo della CocaCola in Grecia non deve pagare per una nuova campagna di comunicazione: gliela generano i clienti che gli danno ragione, e anche a gratis.
Quindi, il chiacchiericcio su quanto sia pericoloso sabotare due marchi di largo consumo: “e se un bambino beve una bottiglia adulterata? E se un vostro amico resta avvelenato? Un vostro caro? Il prete della parrocchia? Innocenti pagheranno le conseguenze ancora una volta e nulla cambierà…”
Altri si concentrano sul fatto che due colossi multinazionali come CocaCola e Nestle non sentiranno neanche il colpo, che un tale danno non gli causa nulla, che anche un sabotaggio a livello globale, “troverebbero il modo di superarlo, cambiando le confezioni in modo da non farle sabotare, cambiando il prezzo a danno del consumatore”, o “il consumatore potrebbe facilmente comprare, per qualche giorno, un altro marchio di coca cola o te freddo, e non ci sarebbe alcun danno al sistema stesso”.
Ovviamente, ogni movimentismo sterile termina con la solita conclusione che questa particolare azione “può solo danneggiare il movimento, diffamarlo, far aumentare la repressione contro di esso, e che questi attivisti non sono altro che un branco di idioti che agisce dannosamente”, e quant’altro.
Non si sforzano neanche di pensare, neanche a livello logico, la contro argomentazione. Continue reading Grecia: Sulla pratica rivoluzionaria del sabotaggio in merito al progetto “Nemesi verde”
Stato spagnolo: La solidarietà con Gamonal si fa sentire in Donosti
La concentrazione è iniziata alle ore 20, circa 300 persone si sono radunate gridando slogan in sostegno del quartiere di Gamonal in Burgos [Spagna centrale], tra il rumore prodotto dai petardoni che sono stati lanciati. Dopo circa 20-25 minuti, la manifestazione è iniziata, uno striscione portato da giovanx incappucciatx è partito verso le principale strade della città, un altro striscione partecipante nella concentrazione non si è mosso rimanendo nel Boulevard di Donostia.
Il corteo si è svolto in un ambiente combattivo, diversi slogan si potevano sentire in basco e castigliano insieme al rumore dei petardoni, “Tuttx siamo Gamonal”, “Libertà a Gamonal”, “Gamonal in lotta”, “A- anti-anticapitalista”, “Nessun passo indietro contro il terrorismo del capitale “, tra molti altri, come quelli che chiedevano la liberazione dei detenuti. All’altezza della via Hernani una succursale del banco BBVA è stata attaccata ed è stata spaccata la finestra, ciò ha causato una piccola fuga precipitosa della parte posteriore della manifestazione verso i marciapiedi e poi una piccola discussione tra i manifestanti, senza importanza, il corteo ha continuato il suo corso con tutte le persone insieme. Dopo qualche minuto si sono presentati due furgoni di sbirri che finora non si erano visti, almeno non in divisa, dal quel momento hanno seguito tutto il corteo insieme alla manifestazione, senza “abbandonarci”, sono stati accolti al grido di “Cani guardiani dell’ordine e la legge, assassini stipendiati. Abuso di potere” [vecchio pezzo da una canzone punk degli anni ’80]. Passando anche accanto ad un furgone della polizia si è gridato “Si può. Sì, si può, con pietre e picchetti i maiali retrocedono”.
Quando si lasciava indietro l’Avenida della Libertà le prime linee della manifestazione si sono arrestate ed è stato rovesciato un contenitore sulla strada, non siamo stati molto tempo tagliando il traffico giacche le persone che stavano al fondo del corteo erano quelle che si trovavano più vicine ai furgoni della polizia che ci seguivano, quindi si è esortato a continuare il corteo e tornare di nuovo al Boulevard, anche in questo punto si è creata un piccola lite fra i manifestanti per il contenitore rovesciato.
Già nel Boulevard si è fatto una breve assemblea di circa 100 persone, megafono in mano, e un po’ tesa e caotica. Alcuni incoraggiavano a “fare qualcosa di più”, una ragazza ha ricordato che 8 donne sono state uccise (dai loro familiari) e non si aveva fatto nessuna manifestazione, un’altra donna ha approfittato dell’opportunità per mettere la notizia delle marce convocate a Madrid Per il 22 marzo, altri interventi sono stati intorno alla violenza-non violenza, altri con l’intenzione di proseguire la protesta il sabato/domenica, o tentare di dare una continuità il fine settimana successivo. Non ci sono stati arrestatx ni identificazioni.
Da qui, un saluto a tutti coloro che abbiano attivamente solidarizzato con il quartiere Gamonal di Burgos, in particolare con quelli/e detenuti/e in tutto lo Stato spagnolo e a quelli/e che lottano lasciando di lato la paura, l’esclusività delle vie democratiche e legalistiche. Così come denunciare il silenzio dei giornali “dell’area” e dei blogs e le pagine web “alternative” che hanno tentato di silenziare e hanno trascurato, lo poco però interessante accaduto a Donostia il venerdì.
Aupa Gamonal! Kalea gurea da! Borroka da erantzuna, anarkia irtenbidea!
Aupa Gamonal! La strada è nostra! La lotta è la risposta, l’anarchia è la soluzione!
Grecia: Comunicato dei prigionieri membri della CCF sulla morte di Marian Kola
MIRUPAFSHIM*
Ma, dopo tutto, come si ottiene davvero la libertà? L’unica cosa certa è che essa sta fuori dalle celle della Democrazia, fuori dal magazzino delle anime umane, fuori dalla terra della “correzione”, obbedienza, apatia e droghe psichiatriche.
Ogni giorno è una realtà ripetitiva. Ogni giorno, pomeriggio, sera ascolti il suono dei portachiavi. La conta. Devono essere sicuri che sei chiuso, dentro quattro mura. E solo un girare nel cortile della prigione, mentre guardi il cielo azzurro, che ti fa bramare l’esterno… e l’indomani si riparte… in una routine quotidiana, dove il tempo sembra congelarsi…
In questo contento, se sei fortunato, puoi anche incontrare gente, la cui mente non è imprigionata dal cemento. Pensano costantemente a come tirare giù le mura, come fuggire… Li, nelle segrete di Trikala, abbiamo incontrato Marian.
Non vogliamo encomiare nessuno. Sappiamo, in un modo o nell’altro, che Marian non era anarchico, né un nostro compagno. Ma sappiamo anche che aveva uno spirito libero e che il suo sguardo volgeva all’orizzonte, cercando sempre la possibilità di lasciare lo spazio e il tempo della prigione.
Ecco perché abbiamo scelto di parlarne. Per le poche parole che abbiamo scambiato con lui. Per quanto ha voluto e ottenuto la sua libertà senza condizioni. Per il modo appassionato con il quale ha realizzato il suo sogno. Per la libertà, per la quale ha sanguinato ed è morto. Per un cammino, che davvero in pochi percorrono fino alla fine. Per tutte quelle cose che abbiamo apprezzato di lui, quando lo abbiamo incontrato.
Un addio per te, amico nostro. Un addio per tutti quelli che “cadono” mentre cercano di fuggire dalle celle della Democrazia.
Alcuni prigionieri membri della CCF che si sono trovati insieme a Marian nella prigione di Trikala
PS. Per le imboscate mortali e i moderni cacciatori di teste, non abbiamo parole. Il nostro piacere è vedervi piangere sopra le bare dei vostri colleghi morti.
* Mirupafshim significa “fino a quando ci rivedremo” in albanese.
Note:
1. Marian Kola era un prigioniero membro di una banda di rapinatori. Egli, insieme ad altri 10 detenuti, era scappato dalla prigione di Trikala alcuni mesi fa per poi darsi alla macchia. Tutta la polizia greca con l’aiuto dell’esercito ha fatto diversi tentativi di riprenderli. Un civile ed un poliziotto (quello che si suppone sia stato ucciso da Kola stesso) sono morti in diverse occasioni in sparatorie tra fuggitivi e poliziotti. Durante questa ricerca, i mass media hanno dipinto la banda come “nemico pubblico numero uno”, preparando l’omicidio dei fuggitivi. In totale, 11 sono fuggiti dalla prigione di Trikala il 22 Marzo 2013. Quattro sono stati localizzati ed arrestati, 2 sono stati localizzati ed uccisi dai poliziotti (tra questi 2, Kola che è stato ucciso il 21 Luglio 2013). Cinque rimangono ancora latitanti.
2. È da notare che la nazionalità albanese del gruppo ha avuto un ruolo cruciale nel demonizzarli, visto che la minoranza albanese è stata l’obiettivo principale del razzismo greco tra gli anni ’80 e ’90. La settimana scorsa, un gruppo di latitanti è stato localizzato in una montagna nel nord ovest della Grecia. Il loro covo è stato invaso dai poliziotti e Kola è stato ucciso.
Nuovo sito – “Solidarity Knows no Borders”
E’ stato creato un nuovo blog per rendere più semplice la comunicazione tra compagnx in tutto il mondo. Tra quellx che sono nelle strade e quellx che sono attualmente in carcere, quellx che hanno scelto un modo di vita clandestino e quellx che hanno sofferto le conseguenze della lotta contro il capitalismo.
solidarityknowsnoborders@riseup.net
solidaritynow.noblogs.org
Marzo 2013: Mappa della Federazione Anarchica Informale-Fronte Rivoluzionario Internazionale
Regno Unito: I progetti sinistroidi “Libcom” e “Aufheben” collaborano la polizia
Il gruppo inglese di ‘anarchismo civile’ “Libcom” e i comunisti borghesi di “Aufheben”, è confermato che fraternizzino/difendano/collaborino con i consulenti di polizia John Drury e Clifford Stott, parassiti accademici che lavorano per migliorare le tecniche di polizia e il controllo sociale.
Leggi la rivelazione qui.
[Purtroppo, tutti i testi relativi sono solo in inglese fino ad ora.]
Grecia: Grande operazione di repressione a Salonicco
Il 2 Luglio 2012, una vasta operazione di polizia è stata lanciata su tutta la città di Salonicco, con incursioni in due case occupate, perquisizioni domiciliari e massicce detenzioni preventive ( persone che siano state catturate anche nelle loro abitazioni private, e su molte strade, e solo dopo alcune ore sono state rilasciate dai dipartimenti della polizia), e con arresti. Finora sono riportarti 25 arrestati, ed è possibile che saranno accusati di crimini.
In particolare, le forze di polizia hanno preso d’assalto lo spazio anarchico Nadir alle 6:30 circa, detenendo persone all’interno dell’edificio. I sbirri di seguito hanno preso d’assalto anche l’occupazione Orfanotrofio, detenendo anche persone da lì.
I mezzi d’informazione greci hanno immediatamente collegato questa repressione a delle indagini della polizia in merito ad eventi che hanno avuto luogo negli ultimi mesi in questa città del nord della Grecia.
Al diavolo i mercenari della polizia ed i media dominanti… Siamo ben consapevoli del fatto che la magistratura e la polizia serviranno lealmente qualsiasi propaganda dominante, all’interno d’una guerra crescente contro il nemico interno.
Tuttavia, non possiamo evitare di menzionare che questi cosiddetti “eventi degli ultimi mesi” potrebbero realmente far riferimento a dei gravi conflitti tra individui e/o collettivi di Salonicco che sono ( almeno in teoria, o secondo osservatori esterni ) affiliati allo stesso spazio politico, ma hanno adottato tendenze ed approcci diversi, il più delle volte uno contro l’altro (anche con comunicati pubblici in alcuni casi). Ci sono molti fatti deliberatamente lasciati “in silenzio” per quello che riguarda un apparente conflitto interno all’interno degli spazi attivi dell’ampio movimento libertario della città di Salonicco, e questo dibattito potrebbe anche non essere mai analizzato pubblicamente. Ma possiamo riflettere sul pericolo più profondo che si cela dietro tali discordie, ora che la repressione ha colpito duramente, ed apparentemente l’operazione poliziesca colpisce compagni di entrambe le “parti” di questo tipo di conflitto.
Cerchiamo di dimostrare il nostro sostegno non negoziabile per gli arrestati, prima di passare ad una autocritica di fatto. Solidarietà prima e sempre, libertà per tutti i compagni.
Patriottismo globale, un “dramma lirico” dopo il 12 Febbraio
In molti eventi e proteste nel mondo riguardo gli sviluppi recenti in Grecia, numerosi dimostranti hanno usato il presunto motto popolare, ma populista “Siamo tutti greci”. Che ragioni esprime questo motto e che impatto ha direttamente o indirettamente su quelli che conducono una lotta senza capi in Grecia?
Probabilmente, alcune persone sentono un qualche tipo di compassione per i “greci che soffrono” o anche hanno paura di cosa ci sia in serbo per loro nel prossimo futuro. Essi sono (dis)informati, soprattutto tramite la visione dei mass media e dei social network, riguardo al fatto che la Grecia è afflitta da misure di austerità “ingiuste e non democratiche” e tagli selvaggi; ed è questo tutto ciò che c’è… Possono essere stati il marketing politico o gli slogan “patriottici” che hanno reintrodotto nella scena politica globale uno dei patriottismo più famosi citati in inglese (attribuito a P.B. Shelley, dal suo “Hellas, a lyrical drama” del 1821. In ogni modo, la dichiarazione è stata ricordata ampiamente e pubblicamente, attraverso i social media e dopo nelle strade. Quindi, oggi la conseguente propaganda di massa sta crescendo, spesso accompagnata da simboli come bandiere nazionali, antiche figure greche, ecc. Varie entità (dall’estrema destra ai riformisti o patrioti di sinistra) stanno ancora promuovendo la “solidarietà” al popolo greco identificando questo con una qualità nazionale, una qualità di citadinanza, anche con specifiche radici. Certamente, il motto reca delle visioni pro-nazionaliste, e non solo termina intrappolando quelli che adottano la schifezza “tutti greci” in una progettualità di unità nazionale, ma anche rafforza la propaganda statale, che attacca e accusa ogni soggetto radicale politico attivo nelle varie lotte sociali, nel territorio controllato dallo stato greco e altrove.
Invece di rompere con i compartamenti stagni ai quali lo stato ci ha confinato fino ad ora, piuttosto che sostenere la causa rivoluzionaria molti passi oltre una lotta delimitata, questa “unica nazionalità” falsa cattura i suoi seguaci ingenui in movimenti reazionari che possono facilmente essere accorpati e controllati dal sistema. Ecco perché le forze neoliberali e di estrema destra hanno visto come “ottimiste” queste ondate di supporto, mentre i neonazisti si stanno rinforzando piuttosto indisturbati nella loro campagna elettorale o d’odio razzista in tutta la Grecia, raggiungendo anche tutti i greci…
In questa parte del mondo, come in tante altre, lo stato e i padroni attacco selvaggiamente gli oppressi. Le lite finanziarie e industriali conducono un attacco spietato contro le parti più deboli della società, privando il sistema borghese delle sue pretese “democratiche”, che sono state mantenute per motivi “tattici”, al fine di insabbiare, soffocare o pacificare ogni potenziale contrattacco. La gente vede sempre più dimostranti scendere nelle strade delle città greche, mentre molti si rifiutano di protestare rimanendo calmi, ma piuttosto attaccano direttamente le strutture che rendono le loro vite una mera sopravvivenza.
Quando il supporto agli altri, che si sforzano e lottano, è basato su un astratto lamento chiamato nazionalità, ciò riproduce schemi patriottici offerti in aiuto allo stato e ai padroni sopranazionali, per soffocare le intensificate lotte sociali; un aiuto per raggiungere o rinforzare ciò che vogliamo distruggere: la pace sociale. Più che altro, esso offre a gruppi molto eterogenei di dimostranti il “rifugio” dell’unità nazionale. Nulla può unire i contrasti tanto efficentemente quanto può l’unità nazionale: un grande ideale che unifica le persone, verso un non esistente nemico interno o esterno o una minaccia. E ogni autorità usa queste armi in momenti di scontri e rivolte, in un periodo di tensioni che spesso sono espresse con le caratteristiche di una guerra civile interna. Nulla può riunirci ai nostri oppressori e sfruttatori. Nessun confine può limitare i nostri sogni. Nessuna bandiera di stato può neanche remotamente riflettere le nostre lotte. Il fattore unificante più forte per noi, anarchici/libertari, non solo in Grecia ma in tutto il mondo, è il fatto che viviamo lo stesso contesto di povertà generalzizata, che noi ci rendiamo conto di ciò, e la fiamma della nostra passione per la libertà brucia e brucerà fin quando vivremo; fino a quando, individualmente e collettivamente, getteremo via le abitudine, comportamenti e mentalità impostici per tanti anni, fino a quando aboliremo una volta per tutte lo stato e le sue leggi, il capitale e le sue strutture. Nel nostro cammino, il germe patriottico è un ostacolo che deve essere combattuto senza sosta.
Infatti, ogni supporto dimostrato con “slogan” orecchiabili e assimilabili risulta l’esatto opposto di ciò che significa una rivolta. Più che altro, ciò si rivela essere pericoloso per ogni senso di solidarietà tra gli oppressi. Non possiamo più guardare la solidarietà trasformata in un messaggio di supporto da svendere come risveglio nazionale. La solidarietà è la nostra arma, e noi la difendiamo costantemente nelle battaglie contro il potere, dentro e fuori le prigioni.
Né pro-nazionalisti, né patrioti;
Siamo traditori nazionali che vogliono diffondere la rivolta.
CONTRO TUTTI GLI STATI E LE PATRIE
Traduzione: ParoleArmate