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Prigione di Koridallos, Atene: Testo collettivo sullo sciopero della fame e della sete di Dicembre 2013

Il seguente testo è una presentazione di ciò che è seguito dopo l’incidente e anche alcuni pensieri generali riguardo all’istituzione del carcere e a come ci rapportiamo ad esso in quanto anarchici. Il nostro desiderio era di farlo prima, ma il nostro trasferimento in un altro padiglione, il pestaggio di Yannis Naxakis da parte della CCF e altre questioni carcerarie lo hanno rallentato.

Il 13/12/2013 quando è stato chiuso il cortile abbiamo ridato alla guardia di persone Yannis Milonas una piccola parte della violenza che lui applica quotidianamente tenendo una chiave. Questa persona specifica aveva insistito col suo atteggiamento litigioso quando alcuni compagni lo avevano richiamato per dei commenti ironici fatti il giorno prima.

L’incidente è stato, per l’amministrazione, il motivo per rompere la nostra comunità che era diventata una spina costante per essa. In tempi recenti ci sono stati numerosi scontri che abbiamo cercato in vari modi e per motivi che riteniamo nodale per (sciopero della fame dei comunisti turchi, collocamento del filo spinato sopra i cortili) sabotare, in modo possibile, il funzionamento del carcere.

La prima mossa dell’amministrazione è stata trasferire cinque di noi nelle celle punitive, due nel 4° padiglione, uno nel 5° e i tre rimasti nel 1°. Le prime ore sono state acute e abbiamo capito subito le intenzioni dell’amministrazione di romperci e indebolirci. I compagni che si sono trovati nelle anguste celle punitive del 3° padiglione, in celle dove neanche un cane starebbe, hanno deciso di iniziare uno sciopero della fame e della sete per richiedere la riunione immediata della nostra comunità e cosi non c’è stato tempo per l’amministrazione di pianificare mosse successive.

La richiesta era di tornare tutti al 1° padiglione dato che li stavano la maggioranza dei compagni (oltre a quelli nelle celle punitive), le persone con cui abbiamo relazioni amichevoli e anche le nostre cose. Inoltre venne proposto il 1° padiglione per assicurarci contro un possibile nostro trasferimento in un padiglione di isolamento. La condizione complicata che si è creata ha mostrato che sarebbe stato più saggio non proporre questo padiglione specifico ma uno qualsiasi. Spiegheremo perché. Continue reading Prigione di Koridallos, Atene: Testo collettivo sullo sciopero della fame e della sete di Dicembre 2013

Atene, Grecia: Una critica alla CCF (novembre 2013)

MURA VISIBILI E INVISIBILI – UNA CRITICA ALLA O.R. CCF

Il fine di questo testo è prima di tutto rifiutare la propaganda che costruisce la realtà in base a ostilità personali, e anche contribuire alla (ri)considerazione degli incidenti e le nostre relazioni per il superamento di annosi problemi nel movimento anarchico.

E’ difficile resistere al naturale impulso di rispondere allo screditamento subdolo in modi che non corrispondono alle nostre idee. Ma diventando anarchici insurrezionalisti, abbiamo sacrificato molto e non intendiamo svendere i nostri valori. Quindi ancora una volta risponderemo alla mancanza di rispetto col rispetto che è adatto tra anarchici rivoluzionari. Al posto dello sterile, insultante, disprezzante e affascinante linguaggio di allusioni, che alimenta il gossip che dovrebbe odiare, parleremo il chiaro linguaggio della critica costruttiva.

UNA RISPOSTA IN RELAZIONE AL DISPREZZO VERSO DI NOI

Prima di tutto chiariamo che la falsa carta di identità sulla quale si basa la recente accusa fatta da Gerasimos Tsakalos, non era stata fatta per essere conservata ma perché la consideravamo ancora utile. Un nostro serio errore, che comunque abbiamo fatto, esattamente perché avevamo delle relazioni con i membri della CCF e perché credevamo ancora che lui potesse uscire di prigione, nonostante lui dica che abbiamo interrotto tutte le relazioni un anno fa!

Il fatto che essa sia stata trovata in una casa per la quale non avevamo pronto un piano di rimozione di oggetti in caso di arresto è sicuramente il secondo nostro errore, e di conseguenza accettiamo una critica (anche pubblica) su questo.

Inoltre, nessuno va volontariamente in carcere, ma per errori, omissioni, arroganze. Perché semplicemente gli errori non sono fatti da chi non fa nulla. Accettiamo le conseguenze della legge come risultato naturale della nostra scelta di attaccare lo stato e la diffusa civilizzazione dell’autorità, scelta che include anche errori che ci costeranno, cosi come ai nostri compagni. Continue reading Atene, Grecia: Una critica alla CCF (novembre 2013)

Prigione di Koridallos, Atene: Lettera del compagno anarchico Giannis Naxakis – risposta alla CCF

Ci sono momenti dove le provocazioni della vita libera che cerchiamo in questo mondo oppresso inevitabilmente ci portano davanti a piccoli o grandi dilemmi. Se c’è comunque una bellezza in questo mondo, di certo non si trova nelel strade dove si muove la folla esitante, ma nei percorsi che senza preavviso fuggono dal nostro campo percettivo. L’imboscata e il pestaggio che ho subito è stata una conseguenza inaspettata di una decisione che ho fatto e sicuramente un incidente che mi ha ferito. Ma su questo non userò altre parole, perché forse le parole sono abbastanza per descrivere un tale incidente, ma sicuramente non lo sono per rispondere ad esso in qualunque modo. Riguardo al loro testo, il mio desiderio è stato fin dal primo momento di rispondere molto semplicemente e tranquillamente alle loro posizioni nella sequenza con cui le hanno scritte. Ho iniziato a farlo qualche giorno dopo l’attacco, e ho finito poco tempo fa. Comunque, dopo aver letto più volte il loro testo semplicemente non riesco a capirlo. Come rispondere ad un tale delirio di bugie senza scendere al loro livello? Come rispondere alla finzione? Come rispondere a un testo che spazia tra paranoia, esagerazione e bugie dove anche nel migliore scenario dove qualcosa è anche vera, probabilmente pensavano qualcosa di diverso?

Rivedendo più volte il loro testo, inizialmente non potevo credere a quanto miseramente non sono riusciti a capire alcune dei punti del mio testo. Il più importante di tutti, senza che l’avessi detto io, è che si sono inclusi tra i capi dei detenuti che ho citato e la cosa più fastidiosa è la questione della mia posizione sulle sanzioni disciplinari che loro hanno trasformato in “pensare al proprio tornaconto”, visto che tutti sanno che l’ultima cosa di cui mi curo sono le sanzioni disciplinari e ciò che ho scritto sui 2 anni di sanzione disciplinare era fondamentalmente il mio considerarli ininfluenti (i permessi e la sospensione della pena sono fuori questione almeno durante i primi due anni). Ciò che è molto chiaro nei loro scritto è il disperato tentativo di salvare ciò che possono con l’uso di una propaganda inimmaginabile e impressionante. Lo scoppio di odio con questo uso preconfezionato di slogan per una persona che conoscono rivela in modo ancora più chiaro la percezione di livellamento di queste persone verso ogni espressione che le colloca nel campo della critica. Sebbene abbiano detto il contrario, il loro non accettare la critica diventa ovvio quando, nella loro plateale tendenza ad esagerare, descrivono la mia critica come una calunnia e un insulto quando l’unica cosa che la diversifica dalle altre è la deviazione dalle norme del linguaggio del politicamente corretto, un linguaggio che teoricamente loro stessi disprezzano. Una caratteristica della loro risposta confusa è che sono arrivati al punto di essere infastiditi anche dalla mia dichiarazione antigiuridica, perché sembra che non riescono a credere che l’organizzazione informale non è un’innovazione che riguarda solo loro e i loro compagni fuori, ma è un modello organizzativo d’attacco attraverso il creare gruppi (non necessariamente della FAI) che viene proposto da anni da molti anarchici che cercano, tra le altre cose, la decostruzione delle logiche pionieristiche dellle organizzazioni rivoluzionarie. Per il “inesistente” che hanno citato, i commenti abbondano. E come si sa la CCF usa “ignorare” l’esistenza della maggior parte dei prigionieri anarchici in Grecia da un pò. Cosi come anche la frase “chi ha bisogno di sapere sa a cosa mi riferisco” che ho detto riguardo ai commenti era ovviamente un modo di dire usato per motivi di sicurezza. Chi sta dietro a questi commenti calunniatori è sicuramente qualcuno che non proverò mai in senso giuridico. Ma ci sono sempre più dettagli, oltre il nome, che possono far capire di chi si tratta in questo caso.

Quello che hanno detto e gli scenari falsi che hanno dipinto è qualcosa di tragicomico. Il testo che hanno scritto non si fa mancare nulla. Dalle teorie del complotto riguardo a metà delle cose che ho scritto (il culmine è stato sicuramente la teoria che vede dietro al mio testo….un trucco per far andare bene il mio processo) fino alla citazione casuale della loro storia di lotta in carcere. Qui c’è, come loro stessi hanno detto, il punto dove i limiti della paranoia e dell’insicurezza esistenziale si mescolano. Non penso di avere altro da dire su di loro, perché si sono già malamente esposti con il loro comportamento. Adesso credo che non ci sia assolutamente bisogno di scusarsi, perché non ho mai chiesto scusa al nemico, quindi non vedo perché farlo a un gruppo di individui voltafaccia con una storia anarchica e la mentalità di un gregge. Fortunatamente i veri compagni i cui percorsi si sono incrociati coi miei non sono pochi (alcuni dei quali hanno incrociato anche la CCF) e possono parlare per me. Chiunque ha facoltà di giudicare può fare le proprie conclusioni riguardo alla realtà distorta che stanno cercando di imporre agli altri riguardo al loro nome e a loro stessi. C’è comunque in questa rabbia personale anche una profonda soddisfazione che prevale sulla loro purezza rivoluzionaria. E’ sicuramente difficile fare lunghe analisi e trovare le vere ragioni di questa storia. Forse l’inclinazione ad accumulare potere era preesistente tra di loro e si è manifestata come sentimento represso dopo la deprivazione della libertà e l’imprigionamento, come unico modo di vivere rimasto in una difficile condizione che richiede nient’altro che la forza. Questa forza comunque non può mai essere misurata in percentuali comparabili di violenza fisica ma a che livello essa si combina con la consapevolezza individuale e contribuisce al giudizio individuale.

Per finire, a causa delle sporche tattiche di calunnia dalla loro parte verso di me che continuano nel tentativo di convincere altri prigionieri del fatto che io li ho definiti infami, sarebbe bene per loro dire anche ai prigionieri l’opinione della CCF riguardo alla popolazione carceraria cosi come l’hanno espressa nei loro testi. Fa piacre sapere che ci sono molti prigionieri che non si bevono la propaganda di questi individui e sono rimasti vicino a me. Se la mia scelta di scrivere quella lettera può essere considerata un errore, lo potrebbe essere perché non ho pensato alle conseguenze che avrebbe potuto avere. Per alcuni motivi ho creduto che questo gruppo, che alla fine mi ha aggredito, sapesse come dare priorità alla consapevolezza verso chi ha attorno e affrontare le persone di conseguenza. Comunque ora devo fare i conti con le conseguenze. Adesso, ma finché sarò in carcere, farò i conti con i pericoli che vanno da un attacco come quello avvenuto alla mia annunciata “fine” dato che questo gruppo si sta dimostrando spietato verso chiunque ora mette in dubbio direttamente la loro seria immagine che si sono costruiti per mostrarla all’esterno, ma spietati anche nelle pratiche usate per sterminarmi, cercando di mettere altri contro di me.

Da ora per la CCF io sarò “Naxakis il calunniatore” visto che è questa la strategia migliore scelta da alcuni di loro per uscirsene in fretta dal campo del confronto. Una strategia che include tutti i trucchetti sporchi di questo mondo, lo stesso mondo con gli stessi trucchetti che ho odiato e che ho rifiutato diventando ciò che sono.

Forza a chi pensa liberamente e osa pericolosamente.

Giannis Naxakis, 4° padiglione del carcere di Koridallos, 5 Febbraio 2014

tradotto da actforfreedomnow / fonte : asirmatista

Atene: Aggiornamento sul processo e dichiarazioni dei compagni accusati

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Un altro processo-terrore è iniziato oggi, 3 Febbraio 2014, nel carcere di Korydallos, con 7 compagni anarchici accusati di partecipazione alla CCF e rapine a Pirgetos e Filota. 5 dei compagni sono già stati accusati di far parte della CCF, sebbene anche gli stessi prigionieri membri della CCF hanno più volte negato il loro coinvolgimento. L’antiterrorismo cosi come i giudici comunque insistono di proposito nel presentarli come membri della CCF.

I compagni accusati G. Mihailidis e G. Naxakis hanno dichiarato di non volere difesa legale. La corte ha nominato dei legali d’ufficio.

In queste processo sono riuniti tre casi. Due per le rapine a Pirgetos e Filota, e anche l’ordinanza 207, che è sotto processo contemporaneamente in un altro processo a Koridallos e presso la corte d’appello a Via Loukareos. Infatti, non si è mai visto che un’ordinanza viene aggiudicata tre volte (e non sappiamo quante altre ancora), perché questo adesso è il metodo del capo dell’antiterrorismo E. Hardalias.
L’avvocato dei compagni F. Harisis e A. Ntalios ha detto che ad un certo punto bisognerà esaminare la questione del rinvio del processo e che non si potranno fare processi in posti che sembrano delle baracche. Appena nominati gli avvocati, la corte si è ritirata.

I compagni G. Sarafoudis, A. Ntalios, F. Harisis, N. Romanos e G. Mihailidis hanno fatto le loro dichiarazioni. Continue reading Atene: Aggiornamento sul processo e dichiarazioni dei compagni accusati

Atene: Dichiarazione di Nikos Romanos alla prima udienza (3/2/2014) del tribunale speciale del carcere femminile di Koridallos

Il fine di questa dichiarazione è chiarire le intenzioni a voi e alle vostra corte.

Le azioni, che non sono unite alle parole, affinché il loro contenuto concettuale sia chiaro, portano alla confusione, mentre le parole, che non sono seguite dalle azioni sono significati vuoti di un dilungarsi inoffensivo.

Sono qui come vostro nemico dichiarato e irriducibile, non imploro la vostra clemenza, non cerco il dialogo con voi e i vostri simili. I miei valori sono in guerra coi vostri, quindi ogni frase che mi esce contro di voi è una lama che colpisce le vostre maschere di ipocrisia e chiarifica la posizione e il ruolo di ognuno di noi.

Scrivete centinaia di pagine e create continuamente nuovi casi, per seppellirci nelle carceri della vostra democrazia, per decenni.

Vi state preparando ad imporci “speciali condizioni detentive”, ovvero l’unico colpo mancante nel pantheon del “trattamento speciale” (trasferimenti, processi, leggi), che create per combatterci.

Le semplici leggi della fisica dicono che una reazione è la conseguenza di un’azione.

Fuori dai vostri tribunali nelle terre libere, ci sono persone ribelli, compagni per me, terroristi per voi, che non intendono tollerare il nostro sterminio, volendo far sanguinare prima voi e i vostri supervisori politici.

Potete prendere ciò come una minaccia se vi va.

Io credo che questa sia la realtà cinica. Ogni opzione ha un suo costo. Suppongo che, come giudici e servi della legge, sarete d’accordo con me su questo.

Ma diamo una breve occhiata al vostro meraviglioso mondo. Siamo nell’era della velocità. Tutto si muove velocemente, creando continuamente stati di emergenza. La velocità del tempo storico è deragliata adesso, informazioni e notizie viaggiano in millisecondi, la tecnologia e la scienza stanno avanzando a passi da gigante.

Vicino ad esse, le contraddizioni della moderna civilizzazione esplodono sempre più spesso. Dozzine di fuochi vengono appiccati nelle città, dove tutto sembra calmo, e minacciano di diffondere il caos nell’organizzato ordine del sistema.

Questi eventi creano le condizioni che servono ai nostri propositi. Creiamo ponti di comunicazione con gente dietro le barricate cosicché gli atti di violenza diventino parte di un contesto politico più specifico, aprendo la prospettiva del loro superamento nella lotta per la rivoluzione anarchica.

Lì, dove la rabbia si combina alla consapevolezza.

Lì, dove la gente, le cui budella sono bruciate dal fuoco della libertà, si incontra.

Da qualche parte ci sono le impronte della mia insurrezione.

Anarchica, perché essa è ostile verso ogni tipo di autorità riprodotta dall’uomo, continua perché non cerca di riformare ma distruggere, esistenziale perché attraverso l’insurrezione esprimiamo tutti queste bellissime sensazioni che vogliamo diffondere nei cuori degli insorti.

Inoltre, la qualità della vita viene misurata in momenti e sensazioni.

Sulla base di questa descrizione schematica, dovreste capire che non avete modo di fermare l’inevitabile. La collisione dei nostri mondi.

Ecco perché dichiarazioni come queste hanno questo proposito, mandare un messaggio chiaro.

Non potete piegarci, non potente fermare la tempesta in arrivo.

Questi tempi richiedono riflessione, cautela e continua lotta con ogni mezzo.

Nessun passo indietro!

Più violente contro stato e capitale.

Forza ai guerriglieri urbani anarchici Nikos Maziotis e Pola Roupa, che hanno una taglia sulle loro teste.

Forza a tutti i compagni in clandestinità.

Ficcatevi i soldi delle taglie su per il culo!

LUNGA VITA ALL’ANARCHIA!

Nikos Romanos
3 Febbraio 2014

Nota : Il processo, iniziato il 3 Febbraio, contiene diversi casi. Leggi di più qui.

Prigione di Koridallos, Atene: Aggiornamento sulla 4 udienza per il caso della doppia rapina a Velventòs-Kozani (20 Gennaio 2014)

Dopo le procedure di rito per avvocati e accusa, l’avvocato A. Paparousou ha chiesto di intervenire per fare una dichiarazione riguardo al suo cliente A.-D. Bourzoukos. Il suo cliente, oltre al presente processo, è accusato di azioni avvenute nel 2012 verso le quali non ha alcuna implicazione e per le quali un secondo mandato d’arresto è stato spiccato a suo carico. In questo sono menzionate le azioni per le quali è accusato e sono le stesse del processo in corso. Questa è una pratica che viene fatta dall’antiterrorismo negli ultimi anni, ha notato l’avvocato.

I compagni presenti A. Ntalios e A. D. Bourzoukos, ai quali il presidente ha chiesto se volessero rilasciare dichiarazioni, hanno risposto di aver già reso pubblica la loro posizione. Dopo gli interventi degli avvocati Paparousou e Fytrakis, A.-D. Bourzoukos ha fatto una dichiarazione, dicendo di rifiutare tutte le accuse a suo carico, aggiungendo che nel suo codice di valori la rapina in banca è un momento di lotta, mentre per i giudici è un crimine, così come le sue idee anarchiche, e che i giudici sono una parte del meccanismo oppressivo che agisce senza scrupoli, spesso fabbricando accuse o colpendo in modo spropositato, in base agli ordini dell’antiterrorismo. “Fino a quando ci saranno persone come voi, ci saranno anche quelli che combatteranno per la sovversione e la distruzione del sistema che servite”, ha concluso.

Dopo l’esame di uno “strano” testimone da parte di giudici e avvocati, i compagni Harisis, Ntalios e Bourzoukos hanno fatto alcune domande. Il testimone ha dato un misto di risposte contraddittorie, tra le quali due bugie rilevanti: che avrebbe riconosciuto Michailidis in base agli occhi (che erano gonfi e quindi chiusi a causa dell’infame pestaggio) e che non ha ricevuto pressioni da parte degli agenti per riconoscerlo!

Queste risposte sono state l’ultima goccia per la pazienza dei compagni, i quali gli hanno detto che il suo comportamento è da infame. La risposta del testimone sugli occhi del compagno ha causato la reazione della madre di Michailidis che era in aula. Sua madre ha ricordato che, a causa del pestaggio ricevuto da suo figlio in caserma, quando venne portato in manette ad Atene, neanche lei stessa riuscì a riconoscerlo.

Il processo riprenderà martedi 4 Febbraio 2014, con l’esame dei testimoni dell’accusa.

fonti : 1, 2

Atene, Grecia: Dichiarazione letta al processo da Nikos Romanos e Giannis Michailidis (29/11/2013)

Oggi inizia il teatro delle ombre che voi chiamate processo. È più che evidente che si tratta di un processo dove si stanno giudicando gli anarchici rivoluzionari che hanno rigettato il sistema e i suoi benefici per passare all’attacco contro di esso. Perciò hanno operato decine di questi “colpi di stato speciali” per affrontarci. Tribunali speciali, trasferimenti speciali, leggi speciali antiterroriste, “protezione” speciale da parte della polizia. Tutti questi esempi sono delle ammissioni segrete che vengono nascoste dietro la flessibilità e i duplici discorsi che ci offre il sistema ma in realtà sono cosi codardi che coprono tutta questa parodia con argomenti ancora più ridicoli, negando di ammettere l’ovvietà.

Il fatto che siamo in guerra, che siamo nemici e che ci divide una linea divisoria. Rivoluzione e Controrivoluzione.

Ah, non siamo cosi ingenui da credere che voi adorate il vostro ruolo “speciale” per qualche sacro dovere. Le condanne che ci darete sono dettate politicamente dai vostri superiori politici che state fedelmente servendo per salire in questa gerarchia mafiosa e occupare i ranghi importanti che tanto desiderate.

Siete degli “esperti” ordinari nominati nel loro interesse personale in questa epoca malvagia. Oggi sono venuti qui con tutta la loro solennità e maestà richieste per tali circostanze “speciali”. Inoltre non si tratta solo di fare giustizia e salvaguardare la legalità. I vostri superiori politici sicuramente vi ricompenseranno. Continue reading Atene, Grecia: Dichiarazione letta al processo da Nikos Romanos e Giannis Michailidis (29/11/2013)

Atene: Lettera di Giannis Naxakis

Una puntualizzazione sulla lettera che ho diffuso il 3/1/2014

Descrivendo nella mia lettera l’immagine che mi sono fatto del 1° padiglione di Koridallos ho citato un “intenso movimento” di alcuni prigionieri nell’ufficio degli ispetori. Prima di tutto voglio chiarire che non ho detto che tali prigionieri sono degli infami. Ciò che ho detto l’ho detto per sottolineare il mio fastidio verso il coordinamento continuo tra alcuni prigionieri e il personale carcerario.

È importante dire anche che è obbligatorio per tutti i detenuti, me compreso, passare dall’ufficio degli ispettori per vari motivi di vita quotidiana. Quindi, il mio forte disappunto nella lettera dopo l’incidente con Milonas era il risultato del supporto nullo ricevuto da molti gruppi di prigionieri in conflitto con ciò che è accaduto col personale, un supporto che ritengo necessario per i prigionieri quando accadono rotture di questo tipo. Chiarisco che il mio riferimento a particolari gruppi etnici riguardava esclusivamente alcuni nel 1° padiglione ed è impensabile per chiunque credere che io accusi collettivamente intere appartenenze geografiche per le scelte di pochi.

Seguirà prossimamente un testo riguardo ai recenti incidenti.

Giannis Naxakis
4° padiglione di Koridallos
25/1/2014

fonte

Atene: Comunicato collettivo dal 4° padiglione di Koridallos

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Siamo costretti ancora una volta a parlare di cose che dovrebbero essere ovvie, sperando e volendo che questa sia l’ultima volta. Ci riferiamo a due testi pubblicati Lunedì sera, 20 Gennaio, su “Inter Arma”, uno di Gerasimos Tsakalos e l’altro di alcuni solidali con la CCF; entrambi hanno insinuato pesanti accuse a nostro carico. Ovviamente, il fatto che ci esprimiamo su entrambi i testi in una lettera aperta non significa in alcun modo che incolpiamo qualcuno per ciò che è stato detto da altri, e vice versa.

Prima di tutto, l’aggiornamento sulle sanzioni disciplinari imposte alla CCF dice che, secondo la direttrice, queste sono state basate su testimonianze del personale carcerario e sul nostro primo testo informativo, quando scrivemmo dell’imboscata della CCF a danno del nostro compagno. Dopo ciò, la prima cosa che abbiamo fatto è stato andata dalla direttrice stessa, alla quale è stato detto di non seminare zizzania ma, piuttosto, di assumersi le proprie responsabilità e fare più attenzione a ciò che dice, lei ha detto che le sanzioni non sono state basate sul nostro testo ma solo sull’incidente stesso, che è avvenuto in pubblico fuori dal 1° padiglione. Ovviamente, non siamo cosi ingenui da credere che lei non abbia mai detto che le sanzioni erano state basate anche sul nostro testo, ma la sua inaffidabilità è mostrata dalle sue stesse parole, che sono contraddittorie, e dal suo ruolo, che è chiaramente ostile verso gli anarchici. Pertanto, nessun anarchico dovrebbe dar credito alle parole di una direttrice; soprattutto nel tentativo di supportare accuse cosi pesanti.

Infatti, nel nostro primo aggiornamento, citammo la CCF senza fare alcun nome in particolare (precisamente perché volevamo evitare che il nostro testo venisse usato per fare accuse), e l’abbiamo fatto perché l’incidente è accaduto a volto scoperto davanti alle guardie e alle telecamere di sorveglianza che stavano registrando. In breve, abbiamo descritto un fatto che era già più che evidente nel controllato ambiente del carcere, cosi l’amministrazione ha deciso di convocare i membri della CCF ad una udienza, basandosi facilmente su informazioni già ottenute, ed è stato completamente irrilevante il nostro aver scritto o no il testo.

Giudicando da quanto detto, e soprattutto perché crediamo che il pestaggio dopo un’imboscata sia di una enorme gravità politica, abbiamo deciso di citare ciò e soprattutto la CCF, per non lasciare ciò seppellito nei confini carcerari ma anche per attribuire ai soggetti coinvolti la loro identità politica, cosicché tutti possano giudicare. Continue reading Atene: Comunicato collettivo dal 4° padiglione di Koridallos

Prigione di Koridallos, Atene: Lettera aperta di Gerasimos Tsakalos

Da quando è fuggito il guerrigliero urbano Christodoulos Xiros, l’antiterrorismo, che si promuove come elite poliziesca del Potere, ha iniziato una caccia alla streghe nel tentativo di ottenere vendetta e ripristinare il prestigio ferito.

In parallelo, i media ufficiali in quanto proprietari e creatori esclusivi di verità hanno consolidato la propria falsità tramite una guerra di comunicazione contro la nostra organizzazione. Stavolta la propaganda dei giornalisti ha optato per dipingerci come “mafiosi”, “leader carcerari”, “custodi”, sfruttando un evento – il pestaggio del calunniatore G. Naxakis – e un paio di testi dei suoi compagni che illustrano situazioni e fatti, offrendoli ad ogni prospettiva nemica – polizia, giudici, giornalisti. Non parleremo ancora di ciò; da ora parleranno i fatti se necessario.

All’interno di tale contesto, il 16 Gennaio* abbiamo saputo che Kostas Sakkas è stato nuovamente arrestato, accusato nel caso Halandri sulla base di alcune impronte trovate sui sacchi della spazzatura.

Fin dal primo momento abbiamo chiarito in ogni modo e con ogni tono che nessuno degli arrestati per presunta appartenenza alla CCF, chi non ha mai rivendicato la propria partecipazione, non ha ALCUN TIPO di relazione con l’organizzazione e le nostre pratiche. L’abbiamo detto in aula, l’abbiamo scritto nei nostri testi, e soprattutto, è evidente a causa dei percorsi, valori e convinzioni diverse che abbiamo scelto, in contrasto con quelle di molti di loro.

Quindi, ci ritroviamo in un periodo di intensa campagna antiterrorista contro la CCF.

Gli agenti hanno scoperto “per caso”, dopo 4 anni e mezzo, impronte di K. Sakkas su un sacco della spazzatura che conteneva residui di un dispositivo esplosivo connesso al caso della CCF. Ma gli agenti stessi sanno la verità; è solo che essa non fa comodo al fine del loro piano.

La verità è che K. Sakkas non ha avuto e non potrà avere mai alcun tipo di relazione con la CCF. Il suo unico collegamento all’intera vicenda è la passata amicizia con me – e questo è ben noto ad agenti e giudizi.

Pertanto, il motivo del ritrovamento delle sue impronte sui sacchi – se esso è vero – sta nel fatto che io personalmente ho usato quei sacchi, quando li ho presi dalla casa che condividevo con K. Sakkas. Quindi, è molto probabile che lui abbia toccato uno di quei sacchi, visto che erano in uno spazio comune di quella casa. Continue reading Prigione di Koridallos, Atene: Lettera aperta di Gerasimos Tsakalos

Atene: Aggiornamento sui compagni della CCF dal carcere maschile di Koridallos

wOggi 20 Gennaio 2014, 6 compagni della Cospirazione delle Cellule di Fuoco* sono stati convocati dinnanzi al procuratore del carcere, il quale ha deciso le sanzioni disciplinari a loro carico in seguito al testo diffuso dai prigionieri del 4° padiglione che li** vede come colpevoli del pestaggio di un altro detenuto, in seguito il personale penitenziario ha riportato i fatti. Le sanzioni ammontano a un anno di sanzione disciplinare per avere immobilizzato una guardia, e trenta punti carcerari per aver picchiato un altro detenuto. Ci sarà probabilmente un proseguimento giudiziario per questi fatti. Vi terremo aggiornati.

Solidali con la Cospirazione delle Cellule di Fuoco

Note dei traduttori:
*Il titolo di questo messaggio come anche i link sono a nostra cura.
** Per conoscenza, i dieci prigionieri nel testo non hanno citato per nome i 6 compagni.

in inglese

Atene, Grecia: Testo di dieci anarchici detenuti nella quarta sezione del carcere di Koridallos

In seguito ai recenti fatti avvenuti a Koridallos, crediamo sia necessario chiarire alcune questioni. Pensiamo sia importante non condannare o isolare politicamente la CCF nel suo insieme (ci riferiamo qui solo alle cellule dei prigionieri, dato che altre cellule firmano azioni compiute all’estero con la stessa sigla, e probabilmente non sono al corrente né sono responsabili delle azioni compiute da qualcun altro); meno che mai pensiamo che non si debba parlare di questi fatti per via dell’orientamento teorico della CCF. Condannare un’intera tensione anarchica per delle azioni e scelte che riguardano solo una parte di essa rappresenta la peggiore forma di politica. Che si tratti di anarco-sindacalisti o anarco-nichilisti, la critica dev’essere indipendente. Ciò di cui vogliamo parlare riguarda il comportamento autoritario che esiste all’interno del movimento anarchico, comportamento che spesso si esprime attraverso violenza fisica/verbale. Consideriamo la violenza una parte inseparabile della vita e dell’azione politica quando essa è diretta contro lo stato, il capitale e l’autorità; ma la consideriamo improduttiva, dannosa e auto-distruttiva quando viene usata come mezzo di mediazione nelle relazioni tra anarchici. Infatti l’obiettivo oggettivo della violenza è l’imposizione e l’instaurazione, nel modo peggiore possibile, di relazioni autoritarie tra persone che si suppone siano ostili a tutto questo. Gli unici risultati che tale uso della violenza ottiene sono trinceramento di posizioni, la distruzione della dialettica e l’annullamento pratico della nostra proposta anarchica.

Naturalmente tutto questo non è partenogenesi. Inoltre, un’inclinazione naturale all’autorità e all’imposizione esiste in tutti noi, così come esistono passione per la libertà e desiderio di uguaglianza nelle relazioni tra compagni. Spesso questa inclinazione sorge spontanea quale espressione di istinti contraddittori e si esplicita con o senza pretesti morali o politici, ma solitamente a causa di ovvie ragioni. Non è il caso qui di parlare della violenza manifestata per motivi personali all’interno di relazioni interpersonali, diremo solo che evitare tali metodi autoritari è una questione di coscienza e coerenza di valori.

Parleremo invece dell’uso della violenza come strumento di imposizione politica che, quando non diretto contro gli autoritari ma contro gli anarchici, distrugge letteralmente il significato della nostra visione anarchica: se, per esempio, l’uso della violenza viene esercitato durante una manifestazione contro compagni che scelgono una strategia di scontro con gli sbirri quando altri hanno una strategia diversa; oppure quando tale uso concerne una critica che qualcuno considera insultante o diffamatoria. Nel primo caso l’unica soluzione possibile è la sintesi di strategie diverse, e se questa non è possibile a causa di differenze di organizzazione, la soluzione è la creazione di traiettorie di lotta diverse. Nel secondo caso, le analisi abbondano. E’ luogo comune che una realtà qualsiasi viene vissuta diversamente da ciascuno in quanto le verità soggettive di ciascun compagno differiscono. Perciò, quando qualcuno muove una critica, è molto probabile che la persona oggetto di critica si senta calunniata. Il limite tra critica e diffamazione è molto sottile. L’unico modo di ripristinare la verità soggettiva della persona oggetto di critica è la parola. Nessuna imposizione violenta indica chi dice la verità, tale imposiziome indica solo chi ha più forza (fisica, organizzativa o armata). Continue reading Atene, Grecia: Testo di dieci anarchici detenuti nella quarta sezione del carcere di Koridallos

Prigione di Koridallos, Atene: Lettera di Stefanos Amilitos in riguardo al suo pestaggio il 3 Gennaio

Molto è stato detto e scritto negli ultimi giorni. Pertanto, credo necessario chiarire alcune cose e dire che io sto bene, fisicamente e psicologicamente.

Nel mio lungo corso, nel quale sono stato arrestato venti anni fa nella rivolta del Politecnico di Atene nel 1995, ho incontrato molti compagni, membri della Resistenza e della Lotta. In questo corso sono stato in disaccordo con tanta gente, ma sempre faccia a faccia. Mai dietro le spalle e attraverso “rappresentanti”. Ecco perché credo che la recente ingiuria fatta a me non è stata causata da compagni, da gente che lotta contro l’Autorità. Il diffondere una “rivendicazione” per l’attacco alla mia persona, da parte di “alcuni (anonimi…) prigionieri” che vagamente mi diffamano, sul sito internet della “nuova anarchia”, non può ma sollevare questioni e dubbi.

Da molti anni, dentro e fuori il carcere, resisto e lotto contro i nemici veri — i nostri oppressori, le loro guardie armate e i loro fascisti — non quelli immaginari. Quindi trovo necessario non contribuire ancora alla polarizzazione e alla frammentazione di chi continua a lottare e resistere. Invito tutti i compagni all’esterno a fare lo stesso.

Il 19 Marzo 2014 inizierà il mio processo. Ed esso sarà la battaglia più diretta che intendo combattere con tutta la mia forza. Li, spero che la montatura fatta a mio carico collassi e di ritornare un’altra volta libero con il sostegno della Solidarietà. Libero di condividere le mie opinioni e i miei pensieri in modo più analitico.

PS: Grazie a tutti quelli che continuano a supportarmi, un pugno alzato a chi continua a resistere contro lo stato e i suoi cani, senza dimenticare neanche per un momento il fine.

Stefanos Amilitos
10 Gennaio 2014
Carcere di Koridallos

traduzione dal inglese

Prigione di Koridallos, Atene: Comunicato dei prigionieri membri della CCF sul pestaggio di Naxakis

Non è la prima volta che un attacco diffamatorio è diretto contro la Cospirazione delle Cellule di Fuoco. Alcuni stanno mentendo a nostro danno nel tentativo di ottenere riconoscimento e nascondere la propria inconsistenza. È questo ciò che ha fatto Giannis Naxakis. Questi non è altro che un miserabile leccapiedi. Non c’è bisogno di dire molto a riguardo.

Riportando stralci di argomentazioni antigiuridiche e adottando un comportamento machista, sta cercando di presentarsi come anarchico. Tuttavia, comunque, si è sempre mosso ai confini del tornaconto personale e della sicurezza.

Come ha detto: “secondo me una sanzione disciplinare di due anni è accettabile visto che non mi costa nulla salvo un estremo esito del processo in corso”. Pretende di essere un rivoluzionario solo quando gli conviene. Al fine di dare una migliore immagine di se ai compagni all’esterno, che non sanno quanto è inesistente, dice di supportare l’organizzazione informale. Che relazione possibile c’è tra un bugiardo e un diffamatore e lo spirito insurrezionario di un’organizzazione informale anarchica? Continue reading Prigione di Koridallos, Atene: Comunicato dei prigionieri membri della CCF sul pestaggio di Naxakis

Prigione di Koridallos, Atene: Dichiarazione di Andreas-Dimitris Bourzoukos nel processo del caso della doppia rapina a Velventòs-Kozani

Il motivo della mia presenza – davanti a voi – non è elemosinare la vostra compassione, chiedere clemenza o un giusto processo. Parole e significati come giusto e sbagliato sono degenerati e resi insignificanti dal sistema che servite. Non accetto che alcuna guardia della legalità borghese, nessuno schiavo dell’autorità mi giudichi e condanni. Sono qui oggi, in questo teatro di simbolismi, per ricordarvi che ci saranno sempre persone decise, persone che lottano che non sono sottomesse alla vostra apparente onnipotenza. Sono qui, come anarchico, e come vostro nemico, per rovesciare i termini del conflitto, per uscire dalla posizione difensiva che voi volete per me e andare all’attacco. Per sottolineare il confine tra due mondi. Uno di sfruttamento, oppressione a autorità da voi rappresentato e uno di lotta, solidarietà, rivoluzione del quale io sono una parte.

Un’altra battaglia nell’eterna guerra dei rivoluzionari contro il dominio. E come in ogni battaglia, non siamo da soli, abbiamo vicino a noi, mentalmente e fisicamente, compagni, combattenti, persone che danno vita ad un mondo di lotta. Io sono qui per me, per tutti i compagni che sono stati nella mia posizione prima di me ma anche per quelli che ci si troveranno in futuro. Aggiungendo cosi un momento di lotta alla memoria collettiva.

Forse, quindi, per adesso sono qui e voi deciderete quanti anni affibbiarmi, anni che per voi non sono niente di più che un altro numero che si aggiunge alle migliaia che dispensate cosi facilmente – vedete, il peso “etico” è più leggero cosi e vi offre un sonno tranquillo. Forse, allora, per adesso i ruoli sono questi, ma state sicuri che arriverà il momento – se non per voi, per chi continuerà il vostro sporco lavoro – quando riempiremo di incubi i vostri sogni. Quando le voci di migliaia di insorti echeggeranno, destabilizzando la vostra apparente calma. E allora i ruoli non significheranno nulla, la vostra autorità e il vostro potere crolleranno e le vostre scelte vi si ritorceranno contro. Forse questo giorno arriverà tardi, molto probabilmente neanche vivrò abbastanza per vederlo. Ma comunque, finché l’aria mi arriverà nei polmoni e il sangue nelle vene, non smetterò di lottare per questo. Per la rivoluzione, per la libertà.

VIVA L’ANARCHIA

Andreas-Dimitris Bourzoukos

fonti : tameio, actforfreedomnow

Atene: Giannis Naxakis picchiato e ricoverato in ospedale

Oggi, Domenica 5 Gennaio alle ore 18:30, fuori dal Padiglione A, il nostro compagno anarchico Giannis Naxakis è stato picchiato da almeno 5 membri della CCF, armati di bastoni. Il compagno è stato trasferito nell’ospedale cittadino.

Babis Tsilianidis
Giannis Michailidis
Tasos Theofilou
Dimitris Politis
Fivos Harisis
Argyris Ntalios
Giorgos Karagiannidis
Andreas-Dimitris Bourzoukos
Alexandros Mitroussias
Grigoris Sarafoudis

Aggiornamento : Giannis Naxakis è nell’ospedale del carcere di Koridallos. Ha la gamba sinistra e il braccio sinistro fratturati. Psicologicamente sta bene e non è scoraggiato da quanto successo.

Prigioni greche: Lettera di Giannis Naxakis

Il 3 Febbraio verrò processato dall’autorità, con tutti i suoi onori, come un altro “terrorista” interno. Non mi frega nulla dei miei accusatori e ovviamente non metterò piede in aula. Veniamo da due mondi moooooooolto diversi, non c’è bisogno di dirlo. Per farla semplice, cago sulla loro giustizia. Le accuse non mi riguardano. Il caso degli arresti a Nea Filadelphia è più o meno noto, io sono accusato per le solite pratiche anarchiche, quindi non c’è utilità nel ripetere cose dette già migliaia di volte.

Diciamola in modo differente. Quando qualcuno ha gettato via la “normale” vita offerta da questo mondo noioso, nella spazzatura, come non si possono eliminare le questioni etiche di restrizione come le leggi dello stato e gli obblighi come il lavoro?

Riguardo all’altra accusa, quella dell’organizzazione, da un po’ noia, perché sono sempre stato contro l’idea delle “organizzazioni”. Sono troppo burocratiche per il mio sentire anarchico. Preferisco i rapporti liberi, informali, o la mia solitudine, per combattere l’esistente. Continue reading Prigioni greche: Lettera di Giannis Naxakis

Prigioni greche: Compagni in sciopero della fame e della sete a Koridallos

Manifestazione anarchica davanti al carcere di Koridallos, nella notte del 14 Dicembre:

[vimeo]http://vimeo.com/81901456[/vimeo]

Il 13 Dicembre 2013, ad Atene, gli anarchici prigionieri Fivos Harisis, Argyris Ntalios, Giannis Michailidis, Dimitris Politis and Giorgos Karagiannidis hanno iniziato uno sciopero della fame e della sete dopo il loro trasferimento disciplinare per aver aggredito una guardia — la loro lettera aperta:

“Ieri, 12 Dicembre, mentre eravamo nelle nostre celle, il carceriere Giannis Mylonas ci ha parlato in modo arrogante. Oggi, quandogli abbiamo chiesto spiegazioni, ha continuato ad esserlo – pertanto si è preso una piccola parte della violenza che lui esercita giornalmente. L’amministrazione del carcere, volendo mettere alla prova i nostri limiti e la nostra resistenza, ha deciso di dividerci. Al momento, cinque di noi sono in isolamento nella sezione punitiva nel 3° braccio mentre i compagni Giannis Naxakis e Babis Tsilianidis sono stati portati al 4° braccio e il compagno Grigoris Sarafoudis al 5° (non in sezioni punitive).

Siamo decisi a difendere la nostra comunità ad ogni costo, e questa è il nostro pilastro principale in questo marcio mondo carcerario. Non svendiamo la nostra dignità davanti ad alcun servo codardo dell’ordine legale. Cosi da oggi, 13 Dicembre, iniziamo uno sciopero della fame e della sete richiedendo il nostro ritorno e quello dei nostri compagni al 1° braccio. I responsabili di ciò che potrebbe accadere da adesso sono le guardie Vasilis Lambrakis, Giannis Kontopoulos e Nikos Petropoulos; la direttrice Maria Stefi, il procuratore Troupi, e il capo dei servizi sociali Vasso Fragathoula, i quali formano il consiglio direttivo del carcere.

NESSUN PASSO INDIETRO

PS: Il nostro pensiero va ai combattenti prigionieri in sciopero della fame Spyros Stratoulis, Rami Sirianos, Ergün Mustafa e Michalis Ramadanoglou. Forza vagabondi, fino alla vittoria.

Fivos Harisis, Argyris Ntalios, Giannis Michailidis, Dimitris Politis, Giorgos Karagiannidis”

Al momento (15/12/2013) cinque di loro sono in isolamento nella sezione punitiva del 3° braccio di Koridallos, mentre i compagni Babis Tsilianidis, Giannis Naxakis e Grigoris Sarafoudis sono ora in 4° braccio. Tutti e otto stavano prima al 1° braccio di Koridallos, insieme ad altri anarchici prigionieri. L’amministrazione del carcere sta cercando di spezzare la loro comunità.

Inoltre, il 14 Dicembre 2013, Babis Tsilianidis ha iniziato uno sciopero della fame e della sete. Il 15 Dicembre, anche Grigoris Sarafoudis è entrato in sciopero della fame e della sete.

I sette anarchici in sciopero richiedono il loro ritorno e quello dell’altro compagno al 1° braccio del carcere maschile di Koridallos, e mandano un segnale alla lotta in corso degli scioperanti Spyros Stratoulis (al carcere di Larissa), Rami Syrianos (a Domokos), Ergün Mustafa (a Malandrino) e Michalis Ramadanoglou (a Grevena).

FORZA A TUTTI I COMBATTENTI PRIGIONIERI!

Aspettiamo maggiori informazioni.

Grecia: Testo di Kostas Gournas, membro prigioniero di Lotta Rivoluzionaria

SOLIDARIETÀ A SPYROS STRATOULIS

Certe volte è sufficiente guardare qualcuno negli occhi per vedere se si è “sicuri”. Soprattutto in prigione dove gli sguardi limpidi sono pochi.

Spyros Stratoulis è l’incarnazione della passione per la libertà. È in sciopero della fame dal 11 novembre 2013 perché dopo 21 anni di carcere, gli hanno tolto il beneficio dei giorni di permesso ottenuti solo un anno fa, a causa di costruite accuse che lo implicherebbero con un caso riguardante gli squat a Salonicco.

Spyros fino ad ora è stato obiettivo delle autorità a causa della sua attitudine combattiva in carcere. Questo metodo mostra l’aspetto vendicativo dell’autorità che vuole imprigionarlo a vita.

Non lasciamo il combattente Spyros Stratoulis ostaggio nelle mani dei meccanismi giudiziari-polizieschi.

Kostas Gournas
Prigione di Koridallos

Grecia: Lettera dei compagni accusati per la doppia rapina a Velventos-Kozani

Il 29 Novembre 2013 inizierà il processo per la doppia rapina a Velventos-Kozani. Si terrà nella sezione femminile del carcere di Koridallos (e non -come annunciato all’inizio- nel tribunale sulla via Loukareos). L’aula, sacro bordello della giustizia, è sempre stata lo spazio dove la classe dominante – l’autorità – ha dimostrato il suo dominio sugli “illegali” di questo stato.

Ecco perché la questione della solidarietà è un fastidio permanente, nel caso degli anarchici, e i poliziotti di ogni categoria, antisommossa, in borghese, antiterrorismo, si affrettano a riempire le aule nel tentativo di ostacolarne l’espressione. Comunque visto il fallimento di queste pratiche e con l’evidente interesse di rendere “sicuro” il trasferimento (dal carcere al tribunale) di un nutrito gruppo di anarchici, hanno risolto entrambi i problemi grazie alle aule speciali (due per ora) dentro la sezione femminile. E’ ovvio che il cambio di sede è il risultato di entrambi i motivi. Da un lato il minimo rischio a livello logistico e dall’altro la registrazione di tutti i solidali che vorranno entrare.

Per noi la sede non fa differenza, l’aula è un territorio ostile, che sia in prigione o nei giardini pensili di Babilonia. E se la tattica di registrare ostacola la presenza dei compagni in aula, niente e nessuno può fermare la forza che avremo dal sentire le voci e le urla che entreranno oltre le mura della prigione e i furgoni blindati. Un presidio fuori dal tribunale può rompere l’isolamento che vogliono realizzare.

Inoltre, per noi la solidarietà rivoluzionaria non si limita ad eventi di supporto in occasione delle udienze. La corte non è altro che lo spazio dove il nemico convalida la propria vittoria, è il meccanismo di assimilazione della violenza repressiva nell’ideologia democratica. Soprattutto nel nostro caso non ci sarà la solita “pressione” sui giudici per avere sentenze più favorevoli. Le decisioni sono predeterminate. E questo non ci interessa, dato che abbiamo una condotta ostile verso i giudici non perché ci prendono di mira, ma perché il loro lavoro è distruggere le persone sotto lo stabile dell’autorità statale.

La solidarietà è una relazione continua. Le sue forme di espressione sono varie e trovano concretezza nei momenti d’attacco al sistema e ovviamente un presidio può essere uno di questi momenti per chi vuole farlo, ma non è un presupposto o l’unico momento per la solidarietà. E soprattutto, la solidarietà con i rivoluzionari prigionieri non è una statistica dettata dal momento, è un bisogno, un’emozione, è la realizzazione di una comunità di lotta, con ogni mezzo scelto dai compagni per esprimere la propria solidarietà, sia con la presenza fuori dall’aula o con l’attacco alle rappresentazioni del dominio coinvolte nel nostro processo.

In chiusura, vogliamo chiarire che tutte le RELAZIONI TRA COMPAGNI che ci uniscono, la nostra comune visione della libertà, i sogni che condividiamo non saranno mai incrinati da qualsiasi tipo di divisione riguardo alla gestione del processo o dalle diverse accuse a nostro carico. Il fatto che alcuni di noi avranno gli avvocati ad esempio, mentre altri no, che alcuni rivendicheranno la partecipazione alla rapina ed altri no, non sono motivi per dividere la comunità di lotta che ci tiene uniti dietro le sbarre.

In questo processo l’essenza è nel fatto che lo stato e i suoi meccanismi mettono alla prova gli anarchici avversi del sistema, suoi oppositori. E’ meno importate come essi cercheranno di tenerci prigionieri il più a lungo possibile (vedi le accuse).

Il loro interesse principale è la nostra condanna come NEMICI del sistema. Dal nostro lato non riconosciamo la dicotomia innocente-colpevole (in questo e in qualsiasi processo a carico di combattenti anarchici). Siamo colpevoli per il loro mondo, colpevoli per la loro “innocenza”. I nostri pensieri e i nostri cuori sono vicini ad ogni tentativo che cerca di combattere l’autorità.

RABBIA E CONSAPEVOLEZZA

Fivos Harisis, Argyris Ntalios, Giannis Michailidis, Dimitris Bourzoukos, Dimitris Politis, Nikos Romanos

fonti : i, ii

Grecia: Manifesto solidale per il caso di Lotta Rivoluzionaria

“Signori, la vita è breve! E se viviamo, viviamo per colpire i re…”
-Shakespeare

LIBERTÀ PER I COMBATTENTI IMPRIGIONATI

Durante i 18 mesi di processo, i membri di Lotta Rivoluzionaria hanno difeso le azioni e gli attacchi dell’organizzazione, e i compagni che hanno rigettato le accuse hanno difeso il loro percorso nel movimento.

Il tribunale speciale di Koridallos ha condannato i compagni:
Nikos Maziotis a 50 anni
Pola Roupa a 50 anni
Kostas Gournas a 50 anni e 6 mesi
Vaggelis Stathopoulos a 7 anni e 6 mesi
Christophoros Kortesis a 7 anni

SOLIDARIETÀ AI COMPAGNI CONDANNATI PER IL CASO DI LOTTA RIVOLUZIONARIA

Assemblea solidale per il caso di Lotta Rivoluzionaria

fonti : a, b

Atene: Comunicato in merito agli scontri con gli agenti a Koridallos

6120_1205055122898_1124225717_30647Ci muoviamo in libertà, ma tra virgolette, e per questo abbiamo riempito i nostri occhi con esplosivi

Il 13 Giugno – mentre il nostro compagno K. Sakkas è al 10° giorno di sciopero della fame per ottenere l’immediato rilascio, noi quattro per diversi casi siamo stati al tribunale di Loukareos. Durante il nostro trasferimento e comparizione al tribunale ci sono state provocazioni dagli agenti del EOM (unità speciale di trasferimento). Il “compito” di queste merde dell’EOM è di trasferire gli anarchici come anche i prigionieri pericolosi che potrebbero fuggire.

Mentre lasciavamo il tribunale tra i cori dei compagni, uno di noi è stato attaccato dagli agenti. Questi codardi lo hanno buttato a terra a 10 metri dal blindato, trascinato fino a questo a suon di calci e pugni per poi metterlo in gabbia ancora ammanettato. Tornati a Koridallos, e dopo altre provocazioni, abbiamo attaccato 13 agenti dell’EOM con tutto ciò che avevamo a tiro (sedi, telefoni, estintori, cassetti, posaceneri) distruggendo la sala d’ingresso e respingendo gli agenti.

La prigione è il mondo delle convenzioni e noi in larga parte l’abbiamo sistemato. Formalità, diritti democratici, “servizi” giornalieri, chiusure e aperture, “piacevoli” trasferimenti. L’inoffensività sulla quale la funzione della prigione è basata non ci fa dimenticare il ruolo ostile di chi abbiamo davanti. Dalla nostra parte sceglieremo l’attacco quando i limiti della dignità che abbiamo stabilito saranno sorpassati. Devono sapere che qualsiasi mossa faranno ci troveranno davanti.

RABBIA E CONSAPEVOLEZZA

Gli anarchici Dimitris Politis, Argyris Ntalios, Fivos Harisis, Kostas Sakkas

fonte, in inglese

Atene: Lettera del compagno Grigoris Sarafoudis arrestato il 30 aprile e accusato di rapine

Riguardo al caso di Nea Filadelfia

Il giorno 30 aprile intorno alle 3.00 di pomeriggio vengo arrestato insieme a 4 altri compagni e dopo un procedimento molto rapido mi portano al 12° piano del Commissariato Centrale di Atene. Una volta lì, iniziano le solite procedure (DNA, impronte digitali), chiaramente senza la nostra autorizzazione, qualcosa comunque di molto comune. Più tardi, la notte, mi informano che sono accusato di “favoreggiamento”, “resistenza contro l’autorità” e “spergiuro”. La mattina del giorno seguente mi informano che a queste accuse si aggiunge anche “gruppo criminale con la finalità di commettere rapine”, e questo senza che esista nessuna rapina in concreto per accusare questo presunto gruppo.

Allo stesso tempo mi informano che oltre a queste accuse, io stesso sono accusato di una rapina a una banca realizzata nella località di Filota vicino alla città di Florina e anche di un’altra rapina, questa volta nella località di Pyrgeto vicino a Larissa. Tutto questo secondo un qualche tipo di identificazione del DNA, senza che mi consegnino l’informativa che corrisponde a questa identificazione. A partire da questo momento, dato che il caso della rapina di Filota, per la sua presunta implicazione nella cosiddetta “cassa rivoluzionaria”, si trova nelle mani del giudice istruttore Nikopoulos, le mie accuse risultano ancora più “ingrassate”, ora anche per l’accusa di “appartenenza a organizzazione terrorista”, nello specifico alla Cospirazione delle Cellule di Fuoco.

A questo punto mi piacerebbe mettere in chiaro che ho negato le accuse che mi stanno attribuendo e non sono mai stato membro della CCF. Essendo anarchico solidarizzo, in maniera rivoluzionaria, con l’azione e il contributo dell’organizzazione CCF come anche solidarizzo con gli anarchici rivoluzionari che hanno rivendicato la responsabilità politica di appartenenza a questa organizzazione e per le loro azioni, e con gli anarchici che, in vari momenti, sono stati accusati di appartenere alla stessa organizzazione ma che hanno negato la loro appartenenza.

Se facessimo un breve ripasso del passato recente, potremmo osservare facilmente che decine di compagni anarchici sono stati accusati di appartenenza all’organizzazione rivoluzionaria CCF, mentre sia loro che i membri stessi di questa organizzazione lo negavano (visti i disaccordi politici – dall’uno o dall’altro lato – sempre in una cornice di complementarsi dentro al movimento anarchico, e non di rottura tra di noi). Da una parte perchè così piace al sistema legale che in questo modo può accusare più compagni anarchici e aggiungere un tocco di “terrorismo” a ognuno dei casi, e dall’altra parte perchè così rende un miglior servizio al meccanismo dello Stato mettendo sotto un “ombrello” chiamato CCF (una organizzazione rivoluzionaria molto specifica, con un forte agire fuori e dentro il carcere) ogni tipo di azione forte o “violenta” e questo con l’obiettivo di impedire all’anarchico la possibilità di definirsi da sé e dimostrare la multiforme dialettica e proposta che c’è nel movimento anarchico.

Niente è terminato, tutto continua
Solidarietà a tutti i lottatori anarchici dentro e fuori le mura

Grigoris Sarafoudis
Ala A di Koridallos
18/5/2013

fonti : a, b

Atene: Lettera dei prigionieri anarchici Fivos Harisis-Poulos e Argyris Ntalios

Il 30 aprile 2013 nel quartiere di Nea Filadelfia (Atene) sono stati arrestati 5 anarchici. Due di essi, Fivos Harisis e Argyris Ntalios erano latitanti dal 15 febbraio quando, nella cornice delle indagini legate alla doppia rapina di Velvedo (1 febbraio 2013, terminata con l’arresto di 4 compagni anarchici Giannis Mihailidis, Dimitris Politis, Nikos Romanos e Andreas-Dimitris Bourzoukos), erano stati emessi mandati di cattura contro di loro. Adesso, sia Fivos e Argyris come due degli altri compagni (Giannis Naxakis e Grigoris Sarafoudis) si trovano in carcere accusati di varie rapine in banca, mentre il quinto, Dimitris Hatzivasiliadis, è uscito con accuse minori (resistenza all’arresto, ecc.).

Quella che segue è la lettera che hanno fatto uscire Fivos e Argyris:

“A te che la notte vai a dormire disperato per quanto è vana la lotta, per la repressione che ci sta “rubando” i nostri compagni, case occupate e che travolge al suo passaggio tutto quanto si trovi di fronte a sé. Vestiti, porta con te una decisione e lotta. Che la storia scriva di coloro che lottano fino alla fine, fino a che gli ultimi rivoluzionari si trasformino in polvere al passaggio della repressione tecnologica avanzata. Che la fottuta storia scriva delle grida di rabbia che gli Esseri Umani hanno lanciato prima di essere giustiziati. Sì, a te che la notte conti le stelle e il cui cuore batte più velocemente, più velocemente, sempre più velocemente aspettando pazientemente l’alba per continuare il proposito e la lotta… TUTTO PER TUTTO”

In quel mezzogiorno nella zona di Nea Filadelfia è arrivato alla fine un bel viaggio di libertà che abbiamo iniziato subito dopo che è stata proclamata ufficialmente la nostra clandestinità. Il tempo si è congelato, perfino i secondi sono stati messi sotto vigilanza e il cielo si è nascosto dietro i passamontagna dei nostri persecutori. Siamo caduti nelle loro mani e la sensazione amari della sconfitta che comporta una prigionia ci continuerà a perseguire anche dietro le mura, così come i ricordi della nostra vita in libertà continueranno a rivivere nella nostra memoria. Il viaggio della nostra clandestinità, lotta e libertà non è comunque affatto cominciato a metà febbraio – quando sono stati emessi i mandati di cattura -, e nemmeno è terminato con le manette sulle auto private degli sbirri.

Quello che siamo arrivati a vivere in questi anni in cui abbiamo deciso di prendere una posizione di combattimento nella lotta anarchica, sono stati momenti importanti di scontri, violenza, agitazione e dibattito, di sforzi e di perdite. Ma soprattutto è il sorriso che lascia la sensazione di aver ottenuto qualcosa, quel sassolino che insieme ai nostri compagni abbiamo posto per costruire una vita vera e non schiavizzata. Continue reading Atene: Lettera dei prigionieri anarchici Fivos Harisis-Poulos e Argyris Ntalios