Breve testo ricevuto con le foto il 22/03/2017:
Dopo la manifestazione contro lo sgombero della Solidaria le forze dell’ordine hanno fermato due persone, domani compariranno al tribunale di via Bartolomé Mitre.
in spagnolo
Breve testo ricevuto con le foto il 22/03/2017:
Dopo la manifestazione contro lo sgombero della Solidaria le forze dell’ordine hanno fermato due persone, domani compariranno al tribunale di via Bartolomé Mitre.
in spagnolo
Venerdì pomeriggio, 26 febbraio 2016, un’iniziativa di individui dello squat Themistokleous 58 a Exarchia e di compagn* solidali – quasi una ventina di persone in tutto – si è radunata davanti all’ambasciata dell’Uruguay a Kifissia (uno dei quartieri agiati nel nord di Atene) in risposta all’appello internazionale per una settimana di azioni contro l’espulsione del centro sociale autonomo La Solidaria a Montevideo. Abbiamo spiegato uno striscione, lanciato volantini e cantato degli slogan in diverse lingue, interrompendo anche solo in maniera simbolica la normalità borghese di Kifissia, e chiarito ai funzionari dello Stato uruguaiano che i/le nostr* compagn* di Montevideo non sono sol*.
Forza a chi difende lo squat La Solidaria!
Lotta anarchica ovunque!
Mercoledì sera, 24 febbraio 2016, un gran numero di persone si sono riunite in piazza Libertad nel contesto della settimana internazionale di azione contro l’espulsione del centro sociale autonomo La Solidaria. Dopo le 19h, compagn* che scandivano “No all’espulsione della Solidaria” e tenevano diversi striscioni in difesa degli spazi autonomi hanno cominciato a manifestare nelle strade di Montevideo e sono avanzati fino all’angolo tra viale Fernández Crespo e via Cerro Largo, dovì’è situata La Solidaria.
Davanti la porta dello squat è stato letto un testo che finiva con queste parole:
“Non un solo passo indietro!
Non trattiamo niente, vogliamo tutto!
Oggi e sempre: contro ogni autorità!
La Solidaria resiste!”
Altre foto della manifestazione qui.
La Solidaria è un centro sociale autonomo aperto dal 2012, momento in cui è stato occupato per costruire uno spazio che servisse come strumento per praticare la nostra propria autonomia e lo sviluppo della lotta sociale.
A fine ottobre dell’anno scorso è arrivata la minaccia di sfratto, invitandoci a lasciare il posto, ma come quando ci hanno provato nel 2013, non sarà così facile…
Abbiamo difeso e difenderemo il posto, non per l’importanza dello spazio edilizio, ma perché da lì promoviamo codici e valori opposti a quelli che impongono lo Stato ed il Capitale. Promuoviamo invece rapporti basati sulla solidarietà, l’autogestione, l’orizzontalità e l’azione diretta. Ci consideriamo parte dal conflitto sociale, parte degli sforzi più ampi di trasformare la realtà, finirla col mondo basato sul denaro, e creare un mondo basato sulla solidarietà e la libertà.
La stampa s’è già messa al servizio dello stato e degli speculatori, che hanno acquistato la casa, per propiziare lo sgombero. Siamo in momenti decisivi, l’ultima settimana di febbraio si prenderà una decisione sullo sgombero.
Ecco perché chiediamo una settimana di azione in solidarietà con lo spazio, una settimana di agitazione contro lo sgombero del centro sociale autonomo La Solidaria.
Ogni colpo ci rassicura nel nostro cammino e ci rende più forti. Di fronte alle minacce di sgombero: più resistenza e più azione!
La solidarietà non conosce frontiere, giù le mani dai nostri centri sociali!
Assemblea del centro sociale autonomo La Solidaria.
lasolidaria@mail.com
Il 7 novembre 2015 a mezzogiorno, tra la folla del sabato, alcun* di noi hanno effettuato un’azione nel quartiere di Exarchia e le strade vicine nel centro di Atene, a Monastiraki e Thissio, con la volontà di esprimere la nostra solidarietà con i/le compagn* che subiscono la repressione in diversi angoli del mondo, e in particolare i territori di Brasile, Uruguay e lo Stato Spagnolo.
Abbiamo esposto striscioni in portoghese, inglese, spagnolo e greco ai cancelli del Politecnico di Atene sulle strade di Patission e Stournari, sulla piazza di Exarchia, e di fronte la stazione del metrò a Thissio.
Lungo il cammino abbiamo anche lanciato dei volantini (1, 2) in solidarietà con le femministe libertarie in Brasile che hanno reagito con dignità e continuità della loro azione di fronte al violento attacco che hanno subìto da parte dei poliziotti durante il Primo salone del libro autonomo e femminista a Porto Alegre.
Abbiamo esposto tre striscioni per lo stesso caso; in via Patission: “Nemmeno un passo indietro nella lotta femminista – Solidarietà con le compagne a Porto Alegre, Brasile”; in piazza Exarchia: “Nessun attacco misogino senza risposta – Solidarietà con le compagne a Porto Alegre, Brasile”; e a Thissio: “Nessun attacco misogino e razzista senza reazione – Morte allo Stato – Lunga vita all’anarchia.”
L’altro striscione in via Patission è stato messo in solidarietà con chi ha subito un raid, un arresto o è stato inviato in carcere preventivo nelle recenti operazioni processuali nello Stato Spagnolo: “Forza ai/lle compagn* perseguitat* – Sempre a testa alta.”
Al cancello d’entrata in via Stournari abbiamo appeso uno striscione in solidarietà col centro sociale autonomo La Solidaria a Montevideo, Uruguay, attualmente minacciato di espulsione dal nuovo proprietario perché, secondo l’avviso di espulsione, l’edificio è “occupato in maniera precaria da un gruppo anarchico.” Lo spazio, libero da febbraio 2012, è stato ancora una volta obiettivo della repressione, in quanto il progetto – tra gli altri – resiste ai piani di urbanisazzazione e di speculazione immobiliare del quartiere. Lo striscione dice: “Solidarietà con lo squat «La Solidaria», Montevideo – Dall’Uruguay alla Greece, siamo la stessa resistenza.”
in inglese, greco, tedesco, spagnolo, portoghese
Dire che appaiono ogni cinque anni non è un cliché. Le elezioni municipali si avvicinano e nei loro programmi i politici abbordano un tema comune. Tutt* parlano di un problema che non l* aveva mai interessat* prima: lo zoo Villa Dolores.
Ma cosa è cambiato in questi ultimi tempi perché di colpo si interessino tutt* ai cambiamenti o alla chiusura di questo zoo, e da quali interessi sono spint*? La risposta è chiara: la lotta che viene portata avanti e la quantità di persone che pensano che lo zoo Villa Dolores deve chiudere immediatamente. Non è assolutamente un caso che per anni non abbiano mai menzionato la vicenda e che ora che ci troviamo nel bel mezzo di una campagna per chiuderlo, e che in più si avvicinano le elezioni municipali, tutt* ne abbiano qualcosa da dire.
Nel ventaglio di opportunist* che approfittano della situazione per trarne vantaggio (voti), ce ne sono di ogni tipo, da quell* che ritengono che Villa Dolores debba essere chiuso a quell* che affermano che non si dovrebbe mantenere il modello attuale dello zoo proponendo più o meno la stessa cosa che fa l’amministrazione: una prigione di animali autoctoni.
Mentre questi personaggi a caccia disperata di voti girano tutta la stampa riempiendosi la bocca di quello che farebbero o non farebbero una volta lo zoo nelle loro mani, noi giriamo tutte le vie col pugno levato durante ogni corteo, con i nostri cartelli e i nostri manifesti, decis* a frenare la carcerazione. Mentre loro escono a ripetere i loro slogan vuoti nei loro discorsi, noi mettiamo il tema in discussione attraverso l’informazione dispensata sulle piazze e nei mercati. Mentre loro riempiono la città di manifesti e affreschi con un nome e un numero che non dicono niente, noi lasciamo il segno della lotta con dipinti e attività.
Il motore di questa campagna è la libertà, libertà che non esce da nessuna urna, ma soltanto dalle nostre azioni, quelle che conduciamo ogni giorno, individualmente o collettivamente a fianco di chi partecipa a questa lotta. Non quelli che ne parlano per ottenere qualcosa in cambio, non quelli che si battono per il potere.
Nessuno li chiama, ma compaiono sempre. Come la traiettoia di una cometa vista dalla Terra, questo fenomeno si ripete con precisione matematica, ogni cinque anni in questo caso, intervallo durante il quale i politici si aggrappano ovunque possono per ottenere qualche voto; ora si tratta della lotta per chiudere lo zoo, ieri era quella contro la mega-mina Aratirí, e se risaliamo nel tempo, non finisce mai.
Mentre il riformista Álvaro Garcé si fa propaganda attraverso il suo ambizioso piano di apportare qualche cambiamento allo zoo, e mentre gli opportunisti Virginia Cardozo, Edgardo Novick e Daniel Martínez tentano di raccattare qualche voto con la favoletta di voler chiudere lo zoo, la lotta non si ferma un solo secondo.
Una cometa passa e rimane lontana, ed è tutto quello che ci si deve aspettare dalle elezioni municipali, che passino, perché non hanno niente a che vedere con la lotta.
Né con i/le riformist*, né con gli/le opportunist*.
La lotta si svolge in strada, non nelle urne.
Le riforme non ci fermeranno, faremo chiudere Villa Dolores!
Coordinazione per la chiusura dello zoo Villa Dolores
Montevideo, Aprile 2015.
All’alba del 1° dicembre una cellula del Fronte di Liberazione Animale è entrata nella facoltà di veterinaria ed è riuscita a salvare due conigli che sarebbero stati utilizzati come oggetti di sperimentazione.
Abbiamo lasciato sul posto alcuni volantini in cui si manifestava il nostro rifiuto per la privazione di libertà, per lo sfruttamento e per qualunque pratica specista.
La scienza, il “progresso”, il capitale… tutto questo sta lasciando vittime sul suo cammino, ed è tempo di finirla.
La legge non significa giustizia e non ci rappresenta.
Continueremo finchè tutte le gabbie non saranno vuote e distrutte.
Liberazione Animale!
fonte : vivalaanarquia
escrache all’ambasciata spagnola
giovedì 5 dicembre 2013, alle 18h (concentrazione in rivera y soca)
libertà per mónica e francisco
in prigione preventiva dal 17 novembre
Proclama letto alla fine della marcia, alle porte del Dinama:
Perché è in pericolo,
perché è unica ma appartiene a tutti,
perché altrimenti se non la difendiamo siamo complici,
abbiamo deciso di difenderla rompendo il silenzio.
Siamo parte della stessa lotta, la stessa resistenza che sorge in tutto il mondo. I nostri fratelli sono coloro che ovunque si trovano sono stati incarcerati, perseguitati e uccisi. Anche sgombrati come è accaduto oggi in Bella Union Tedhy Ney, cacciati dalla terra per un anno avevano curavano e su cui avevano vissuto. Come dicono i compagni co-UTAA: la terra è di chi la lavora e la abita.
Circondano il bosco, ci sfruttano attraverso i datori di lavoro, siamo contaminati dai loro cibi transgenici OGM , avvelenano le fonti d’acqua, inquinano l’aria e vogliamo convincerci a consumare cose che non servono. Ma cadranno.
Ripetiamo ancora una volta, la terra non sta morendo, la stanno uccidendo. I responsabili hanno dei nomi e sappiamo a quali interessi rispondono. Vogliamo un mondo sano e libero senza mediatori, lo stiamo costruendo e no chiederemo il permesso. Dare alla terra parte di ciò che ci dà, attaccando chi ci attacca.
Il Capitale ci riempie con i suoi mega-progetti, noi gli opponiamo un mondo che difende la vita e libertà. Qualsiasi altro megaprogetto come l’ Aratiri, porterebbe solo contaminazione distruzione e morte.
LA TERRA NON SI VENDE, LA TERRA SI DIFENDE!
trad. orizzontelibertario