Category Archives: Carcere-Reclusione

Bergamo: 3°Edizione Tattoo Convention @Laboratorio Anarchico La*Zona

Rettifica del programma della Tattoo Convention 014 che si terrà l’8 e il 9 novembre al Laboratorio Anarchico LA*ZONA di Bergamo.
L’incontro con Alfredo Maria Bonanno che si doveva svolgere Sabato 8 verrà posticipato a Sabato 15 Novembre durante la tre giorni per il sesto compleanno del La*Zona.

TATTOO CONVENTION 014
8 e 9 novembre
Benefit Prigionier*

SABATO 8:
10.00 si inizia!
13.00 Pranzo by Trattoria Vegana
Dopo pranzo si continua a tatuare..
20.00 Cena made by Trattoria Vegan
A seguire DjSet..!

DOMENICA 9:
10.00 si inizia!
13.00 Pranzo made by Trattoria vegana!
Dopo pranzo si continua a tatuare..
20.00 Cena made by Trattoria Vegana
Dopo Cena: Videoproiezione de “The Experiment”
Cercasi cavie umane – das experiment
Un film del 2001 diretto da Oliver Hirschbiergel, tratto dal romando black box di Mario Giordano, basato a sua volta sugli eventi pertinenti l’esperimento carcerario di Standford, condotto nel 1971 dallo psicologo statunitense Philip Zimbardo.Il tassista Trek Fahd legge su un giornale la pubblicità di un esperimento organizzato da una squadra di psicologi. L’esperimento prevedeva l’assegnazione ai volognati che accettarono di parteciparvi, dei ruoli di guardie e prigionieri all’interno di un carcere simulato. Durata 2 settimane. Compenso 4.000 franchi. i volontari che dovranno impersonare otto guardie avranno il compito di assicurare il rispetto delle regole e mantenere l’ordine. l’esperimento verrà tenuto sotto videosorveglianza 24 ore su 24. queste ebbe dei risultati drammatici: la pirigione finta, nell’esperienza psicologica vissuta dai soggetti di entrambi i gruppi, era diventata una prigione vera. “assumere una funzione di controllo sugli altri nell’ambito di una istituzione come quella del carcere, assumere cioè un ruolo istituzionale, induce ad assumere le norme e le regole dell’istituzione come unico valore”.
Parliamone Assieme!!

@Laboratorio Anarchico LA*ZONA
via bonomelli 9, Bergamo
lab.lazona@gmail.com

PER PRENOTARSI PER I TATUAGGI SCRIVERE ALLA MAIL IL PRIMA POSSIBILE!

A BREVE MANDEREMO LA LISTA DEI TATUATORI E DELLE TATUATRICI PER SEMPLIFICARE LA SCELTA E LA PRENOTAZIONE DI CHI SI VORRA’ TATUARE!

Carcere di Spoleto: Lettera del prigioniero in lotta Maurizio Alfieri

La lettera che pubblichiamo e che chiediamo di diffondere il più possibile (siti, radio di movimento, situazioni di lotta ecc.) è un coraggioso atto di accusa contro il carcere di Terni e contro tutta l’amministrazione penitenziaria. Non ci facciamo certo illusioni su di un’inchiesta da parte della magistratura, ma non possiamo lasciare solo Maurizio, uomo retto che non ha mai avuto paura di esporsi. Il DAP e i carcerieri devono sapere che a fianco di Maurizio ci siamo tutti/e noi ad urlare che sono degli assassini.

Una coraggiosa denuncia da parte di Maurizio Alfieri

Carissimi/e compagni/e

Prima di tutto vi devo dire una cosa che mi sono tenuto dentro e mi faceva male… ma la colpa non è solo mia e poi potete capire e commentare la situazione in cui mi sono trovato e che ora rendiamo pubblica.

L’anno scorso mentre a Terni ero sottoposto al 14 bis arrivarono due ragazzi, li sentivo urlare che volevano essere trasferiti perché le guardie avevano ammazzato un loro amico… così mi faccio raccontare tutto, e loro mi dicono che un loro amico di 31 anni era stato picchiato perché lo avevano trovato che stava passando un orologio (da 5 euro) dalla finestra con una cordicina, così lo chiamarono sotto e lo picchiarono dicendogli che lo toglievano anche dal lavoro (era il barbiere), lui minacciò che se lo avessero chiuso si sarebbe impiccato, così dopo le botte lo mandarono in sezione, lui cercò di impiccarsi ma i detenuti lo salvarono tagliando il lenzuolo, così quei bastardi lo chiamarono ancora sotto e lo presero a schiaffi dicendogli che se non si impiccava lo uccidevano loro. Così quel povero ragazzo è salito, ha preparato un’altra corda, i suoi amici se ne sono accorti ed hanno avvisato la guardia, ma nel frattempo era salito l’ispettore perché era orario di chiusura, l’agente iniziò a chiudere le celle, ne mancavano solo tre da chiudere, tra cui quella del povero ragazzo, i due testimoni gridano all’ispettore che il ragazzo si sta impiccando e per tutta risposta ricevono minacce di rapporto perché si rifiutavano di rientrare in cella, finché dalla paura anche loro sono rientrati dopo aver visto che il loro amico romeno si era lasciato andare dallo sgabello con la corda al collo, e quei bastardi hanno chiuso a tutti tornando dopo un’ora con il dottore che ne costatava la morte e facendo le fotografie al morto…

Quei ragazzi mi hanno scritto la testimonianza quando sono scesi in isolamento, poi li chiamò il comandante Fabio Gallo e gli disse che se non dicevano niente li avrebbe trasferiti dove volevano… quei ragazzi vennero da me piangendo, implorandomi di non denunciare la cosa e di ridargli ciò che avevano scritto, io in un primo tempo non volevo, mi arrivò una perquisizione in cella alla ricerca della testimonianza ma non la trovarono, loro il giorno dopo furono trasferiti, poi mi scrissero che se pubblicavo la cosa li avrebbero uccisi, io confermai che potevano fidarsi. I fatti risalgono a luglio 2013, ai due ragazzi mancava un anno per cui ora saranno fuori. La testimonianza è al sicuro fuori di qui, assieme ad un’altra su un pestaggio di un detenuto che ho difeso e dice delle cose molto belle su di me. Ecco perché da Terni mi hanno trasferito subito!

Ora possiamo fare aprire un’inchiesta e a voi spetta una mobilitazione fuori per supportarmi perché adesso cercheranno di farla pagare a me, ma io non ho paura di loro.

Perdonatemi se sono stato zitto tutto questo tempo ma lo ho fatto per quei due ragazzi che erano terrorizzati… ora ci vuole un’inchiesta per far interrogare tutti i ragazzi che erano in sezione, serve un presidio sotto al DAP a Roma così a me non possono farmi niente.

Non possiamo lasciar impunita questa istigazione al suicidio… devono pagarla.

Ora mi sento a posto con la coscienza, sono stato male a pensare alla mamma di quel povero ragazzo che lavorava e mandava 80 euro alla sua famiglia per mangiare, quei due ragazzi erano terrorizzati, non ho voluto fare niente finché non uscissero, adesso per dare giustizia iniziamo noi a mobilitarci… sono sicuro che voi capirete perché sono stato zitto fino ad ora.

Un abbraccio con ogni bene e tanto amore.

Carcere di Spoleto, 20 settembre 2014

Maurizio Alfieri (a-cerchiata)

Grecia: Sull’arresto del compagno Antonis Stamboulos

Mercoledì 1° ottobre a Vyronas, quartiere di Atene, è stato arrestato il compagno anarchico Antonis Stamboulos. La polizia ha fatto irruzione in un garage – a loro dire un covo – e poi a casa dei suoi genitori a Maroussi, sua sorella a Thissio e in una casa a Kypseli affittata con un altro nome. In tutte le case non hanno trovato niente. Dicono che al momento dell’arresto Antonis Stamboulos aveva uno zaino all’interno del quale c’era un’agenda in cui, sempre a loro dire, c’era la mappa e il piano per un attacco a Marinakis (presidente dell’Olympiakos e ricco imprenditore). Su questo fatto i media hanno creato il solito spauracchio del terrorismo. Consensualmente il PM e procuratore hanno deciso il suo arresto. Il compagno si è rifiutato di parlare e, come ha detto l’avvocato, probabilmente lo farà quando avrà a disposizione tutti i documenti che lo riguardano e, nello specifico, di cosa esattamente è accusato dal momento che nell’accusa in realtà non compaiono neanche le cose menzionate dai media. Ad Antonis Stamboulos è stata formalizzata l’accusa di partecipazione a un’organizzazione terroristica e, secondo i documenti del caso redatti dall’antiterrorismo, figurerebbe come un membro di Lotta Rivoluzionaria (in stretto rapporto con Nikos Maziotis). Domenica 5 ottobre, giorno della convalida dell’arresto, anarchici e antiautoritari si sono radunati fuori dal tribunale. Inoltre, alcuni compagni hanno fatto due volantinaggi, uno a Vyronas dove è stato arrestato, e uno a Marousi fuori dalla casa dei genitori per rompere il clima di terrorismo creato dalla polizia e dai media.

Di seguito pubblichiamo il primo comunicato del compagno, che dal 6 ottobre ha iniziato uno sciopero della fame e della sete per protestare contro il suo trasferimento nel carcere di Larissa. Il 11 ottobre Antonis Stamboulos ha sospeso lo sciopero.

Sono stato arrestato il 1° ottobre, incappucciato e portato in una stanza per gli interrogatori dell’unità antiterrorismo. Dalle 5 del pomeriggio all’1 di notte, un gruppo di sbirri incappucciati – mentre ero ammanettato dietro la schiena – hanno preso con la forza campioni del mio DNA, le mie impronte digitali e (hanno provato) a farmi delle foto, mentre venivo deriso, soffocato, picchiato e minacciato di essere sottoposto a elettroshock, con la speranza che ciò mi avrebbe fatto collaborare. All’una di note ho visto per la prima volta gli sbirri senza cappuccino, che mi hanno comunicato di essere accusato di terrorismo. Fino alle 5 e mezza della mattina sono rimasto in una cella di un metro per tre, sempre ammanettato dietro la schiena. Il giorno dopo hanno provato a fotografarmi di nuovo.

Da parte mia non ho toccato né cibo né acqua dal primo momento e ho chiesto di vedere un avvocato. Dopo 24 ore di detenzione mi hanno permesso di nominare un avvocato e ho deciso di incontrarla solo per pochi minuti prima di essere portato dal pubblico ministero.

Ho condiviso questo con i compagni combattenti come una piccola esperienza di lotta.

Se l’atteggiamento dello stato nei nostri confronti è o non è tenero o duro – questo dipende sempre dalle circostanze – non può mai piegarci se siamo consapevoli della responsabilità che deriva dalla nostra posizione di anarchici nei momenti di avversità.

I tempi duri della lotta sono quelli che temprano la nostra coscienza con forza. In queste circostanze ciascuno di noi innalza gli ideali della società che stiamo lottando per costruire. Molto sangue è stato versato nella lotta per l’emancipazione dalla società classista, e tuttavia solo gli stupidi possono credere che piegheremo la testa di fronte agli abusi della polizia. Continuo ad essere contrario a fornire i miei dati personali agli scagnozzi dello stato per due ragioni. Il primo motivo è per coerenza ai mie valori, in quanto credo che ogni anarchico rivoluzionario non dovrebbe mai cedere di un centimetro al nemico di classe. In secondo luogo perchè sono consapevole della gravità del caso in cui sono implicato, quindi voglio proteggere i miei compagni e amici da i corvi che continuano a tenermi in prigione. Mentre i Clouseau di turno non erano in grado di scoprire il mio nome, non ero per niente disposto a darglielo. Nel momento in cui sto scrivendo, due giorni dopo l’arresto, la polizia mi ha “finalmente” identificato.

È chiaro che gli ufficiali della squadra antiterrorismo e specialmente i loro superiori politici speravano di fare uno scoop col mio arresto, perciò la fuga di notizie alla stampa che riguardava l’agenda contenente gli “orari precisi degli spostamenti”, gli obiettivi e cazzi vari. Ricamano la loro storia per rendere credibile il loro scenario; uno scenario in cui, alla fine, risultano sempre vincitori.

La polizia e i pubblici ministeri non hanno alcun diritto a sapere cosa ho fatto, chi sono e perché ero nel luogo dove sono stato preso; non è realmente la loro preoccupazione, ma la mia. Pertanto, non ho bisogno di difendermi di fronte ai guardiani della legalità borghese, ma solo di fronte al movimento rivoluzionario, i compagni e le persone che hanno scelto di non vivere come schiavi.

Credo che il primo comunicato con il mondo esterno sia necessario, dal momento che non mi illudo di non essere incarcerato preventivamente.

Per adesso, sono ancora nelle mani dei servi del capitale, ma il mio cuore batte ancora per la rivoluzione.

La lotta continua.
Lunga vita alla rivoluzione.
Lunga vita all’Anarchia.

Antonis Stamboulos (detenuto nella questura di Atene, 4 ottobre 2014)

Italia: Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò rivendicano il sabotaggio al cantiere di Chiomonte

Torino, 24 settembre 2014 – Questa mattina, durante l’udienza del processo per l’attacco contro il cantiere di Chiomonte, del 13 maggio 2013, Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò hanno rivelato che quella notte c’erano anche loro. Se volete, potete ascoltare le loro parole: 1, 2.

Più informazioni qui.

Grecia: Le autorità iniziano a svuotare il carcere di Domokos per trasformarlo in un’altra Guantanamo

Lo scorso lunedì 25 agosto 2014, il servizio delle guardie carcerarie ha cominciato a svuotare la prigione di Domokos per poterla trasformare in un carcere di tipo C, conformemente alla legge fascista 4274/2014. Lunedì, martedì e mercoledì (25-27/08) hanno trasferito circa 100 prigionieri in altre prigioni della Grecia.

Appena ricevuta l’informazione della procedura di svuotamento di Domokos, abbiamo reperito la decisione del ministro della giustizia datata primo agosto 2014, che ordina la “trasformazione della Struttura Correzionale di Domokos da una prigione di tipo B a una di tipo C”. Questa procedura dovrebbe completarsi in due mesi dalla pubblicazione della legge fascista.

Secondo fonti sicure, l’intero processo di evacuazione del carcere di Domokos e il trasferimento di tutti prigionieri destinati al carcere di tipo C (in prima linea i prigionieri sentenziati per azione armata rivoluzionaria), dovrebbero terminare alla fine di settembre. Questa legge fascista recita che i detenuti verranno trasferiti al tipo C entro 10 giorni dalla publicazione dell’articolo 17, paragrafo 1, della legge 4274/2014. Non è una coincidenza che stanno svuotando Domokos ad un ritmo così veloce (da 30 a 40 prigionieri al giorno).

fonte: eksegersi.gr via actforfreedomnow

Grecia: Poche parole legate alla chiamata ad una settimana di azioni in solidarietà con i prigionieri anarchici

Ogni Società che voi costruirete avrà i suoi margini e sui margini di ogni Società si aggireranno i vagabondi eroici e scapigliati, dai pensieri vergini e selvaggi che solo sanno vivere preparando sempre nuove e formidabili esplosioni ribelli!
Renzo Novatore

Scriviamo questo testo per tutti gli anarchici e i ribelli, dentro e fuori le mura del carcere in tutto il mondo, in risposta alla chiamata internazionale ad una settimana di azioni per i prigionieri anarchici (23-30 agosto). Una coordinazione di azioni di questo tipo è necessaria, soprattutto a livello internazionale, dato che sollecita indivudui e collettivi ad agire nel modo che sentono, e ad esprimere e diffondere la guerra di liberazione anarchica. Comunque sia, non dovremmo dipendere solo da queste chiamate per far sentire le nostre voci e mostrare le nostre azioni. Perciò, dando per scontato che siamo una guerra infuriata, e avendo scelto questa posizione, ci confrontiamo con un nemico che possiede ogni mezzo per batterci in qualsiasi momento dell’attacco. Eserciti, sbirri, tecnologie di controllo, sorveglianza avanzata, stoccaggio del dna e impronte digitali, i media, e molte altre istituzioni e menti costituiscono il dominio verso il quale noi siamo ostili. In questa guerra, l’unica certezza è che avremo prigionieri, o anche vittime, e ciò è il punto sul quale la verifica della stessa battaglia mente.

Viviamo in un periodo nel quale lo Stato Greco ha catturato decine di anarchici nelle se prigioni per i loro atti contro il dominio. La prigione non è riuscita e mai riuscità a schiacciare i principi, il temperamento e le lotte degli anarchici, e lo dimostra la loro quotidiana e dignitosa attitudine all’interno delle celle della democrazia ma anche le lotte che essi continuano dietro le sbarre. La distinzione tra “innocenza” e “colpa” è falsa e può applicarsi solo allìarsenale dello stato.

Nell’ambito della repressione generalizzata, la proposta di legge sulle prigioni di tipo C e le nuove condizioni di detenzione speciali è passata durante l’estate, seguendo gli standard Americani ed Europei per schiacciare la dignità dei prigionieri. Senza perdere un secondo, le autorità hanno già cominciato il primo trasferimento di carcerati dall’inferno di Domokos ad altre prigioni, svuotando la prigione di Domokos per trasformarla in una struttura di massima sicurezza, e i primi prigionieri ad esservi condotti saranno anarchici e lottatori della guerrilla urbana.

Più è intensa la stretta alla gola, più la loro democrazia e il loro sistema di correzione riproducono una morte in dosi.

Poliziotti, giudici, guardie carcerarie e la loro schiera, trogloditi in schiavitù per la loro democrazia, asserviti alla propria miseria, consumatori di beni inutili che la dominazione offre generosamente, stanno attraversando una morte quotidiana in termini di vita cancerosa. I detentori di posizioni di rilievo, che approfittano della loro autorità, stanno cercando di riformulare un regno minore di cittadini che sognano di grandezza proprio come loro. Essi forgiano la mente umana a diventare uno stampo adatto per la fusione dei valori e delle istituzioni artificiali, spingendo gli esseri umani all’apatia attraverso i media, le droghe, la cultura del consumo generalizzato, attraverso la religione e il patriottismo, tenendo l’individuo lontano dal pensare e all’agire a seconda dei suoi propri desideri. Annegato nell’inerzia, gli esseri umani scelgono di stupire se stessi, sottoporsi a schiavitù brutalizzanti dalla durata di 8 ore, si nutrono di nozioni artificiose, si aggrappano alle dipendenze del sistema, e all’essere schiavi di una vita predeterminata prima di una morte certa e innattiva.

I ribelli che non hanno orizzonte oltre le mura delle loro coercizioni sono introversi nella loro inesistenza. Vedere se stessi attraverso la prospettiva di coercizioni significa che si accetta la direzione impostata dal Potere, così accettando o semplicemente respingendolo. L’insurrezione deve mirare alla distruzione totale del Potere; niente meno che tutto è abbastanza per noi.

Il dominio finanzia la guerra su tutti i fronti, distruggendo non solo vite umane ma anche schiavizzando animali non-umani e la natura, per cui anche la nostra risposta deve avvenire su tutti i fronti con lo scopo di una liberazione totale. Battaglie parziali hanno la loro propria importanza; comunque, niente sarà libero finchè non saremo tutti liberi.

Gli anachici lottano fino alla distruzione dell’ultima prigione
Solidarietà con i prigionieri anarchici di tutto il mondo

Anarchici per la liberazione totale

Spagna: Aggiornamenti sulla situazione di Gabriel Pombo Da Silva

Mercoledì, 6 agosto 2014, il compagno Gabriel Pombo Da Silva alla fine è uscito dall’isolamento provvisorio (al quale era stato sottoposto il 17 giugno ad A Lama) per essere trasferito al carcere di Topas (Salamanca), dove è arrivato venerdì 8 agosto. Adesso è in una cella singola.

Appena arrivato gli è stato nuovamente notificato il controllo di tutte le comunicazioni (scritte, telefoniche e dei colloqui). L’amministrazione penitenziaria dispone anche di tutto un arsenale di misure e molestie per punire e vendicarsi di coloro che, come Gabriel, Francisco, Mónica e molti altri, si rifiutano di abbassare la testa e sottomettersi. Citiamo tra l’altro i ripetuti tentativi di interrompere le relazioni del prigioniero, rendendo difficili – e a volte impossibili – i contatti con l’esterno o di separarlo dai suoi amici con i trasferimenti da un modulo all’altro, come è appena accaduto, a soli tre giorni dal suo arrivo a Topas.

Questi piccoli giochi sporchi caratteristici del Potere e dell’Autorità non hanno nulla di sorprendente, fanno parte dell’abominevole routine carceraria e del ricatto della “buona condotta” del bastone e della carota.

E’ proprio perché lo sappiamo e non siamo disposti ad accettarlo che staremo attenti alla situazione dei compagni, e soprattutto continueremo a lottare contro la macchina di frantumazione che vuole schiacciarci.

Da entrambi i lati del muro, distruggiamo ciò che ci distrugge!

Per la Libertà,
Alcuni anarchici
16 agosto 2014

Per scrivere a Gabriel:

Gabriel Pombo Da Silva
Centro Penitenciario de Topas – Salamanca
Ctra. N-630, km. 314
37799 Topas (Salamanca), Spagna

[Italia] Sabotaggio, bene comune?

NoTav, terrorismo e contro-insurrezione
maggio 2014

Il compressore
maggio 2014

Viene considerata sabotaggio una «azione di disturbo o di danneggiamento intesa a ostacolare il normale svolgimento di un lavoro produttivo, il regolare funzionamento dei servizi bellici del nemico, l’efficienza e la sicurezza dei servizi e dei trasporti pubblici». Ridotto alla sua essenza, il sabotaggio è quindi una pratica di lotta, uno strumento che è possibile mettere al servizio di qualsiasi fine. Un’arma potente che, come tutte le armi, può essere usata da chiunque. Lo zoccolo (sabot) lanciato negli ingranaggi spiega una meravigliosa origine del nome, ma purtroppo non riesce anche ad indicare le motivazioni del gesto. Una fabbrica può essere sabotata dagli operai in sciopero o dai tirapiedi assoldati da un industriale rivale, un mezzo militare può essere sabotato da soldati di un esercito nemico o da disertori, un cantiere può essere sabotato da chi contesta l’opera in costruzione o da chi è interessato agli appalti. Se in ambito reazionario il sabotaggio può essere impiegato anche da difensori dell’ordine stabilito, in ambito rivoluzionario può essere praticato tanto dagli amici di un nuovo Stato che dai nemici di qualsiasi Stato.

Che significa tutto ciò? Che ogni considerazione sulla natura di un sabotaggio – lasciando nelle latrine la sua condanna a priori, e negli asili la sua apologia incondizionata – non può evitare di affrontare sia le motivazioni che spingono al ricorso di questo strumento di lotta, sia il contesto in cui esso si manifesta. In altre parole, dimmi come, quando e perché sostieni il sabotaggio e saprò chi sei.

Ecco, a dirci come, quando e perché sostenere il sabotaggio sono sopraggiunte negli ultimi mesi un paio di pubblicazioni, alla vigilia della manifestazione nazionale dello scorso 10 maggio a Torino, in solidarietà con i quattro NoTav arrestati il 9 dicembre 2013 perché accusati di aver partecipato nella notte fra il 13 e il 14 maggio di quell’anno all’assalto contro il cantiere di Chiomonte. Quella notte di primavera il cantiere si trovò illuminato dal bagliore dei petardi, e alcune attrezzature della ditta responsabile dei lavori andarono in fumo. Tanto è bastato alla Procura di Torino per formulare contro quattro NoTav l’accusa di “terrorismo”. Pochi giorni prima che la stessa Cassazione si esprimesse su questa aggravante, facendola poi cadere, alcuni solidali NoTav hanno diffuso il proprio contributo teorico per «smontare il discorso sul terrorismo» e per svelare «se a terrorizzare sia lo Stato o chi gli si oppone». Stiamo parlando dei due opuscoli NoTav, terrorismo e contro-insurrezione e Il compressore, le cui campane hanno timbri diversi quel tanto che basta per poterli distinguere con facilità. Più rivolto al diritto il primo, più interessato alla storia il secondo, ma scritti sull’onda della medesima esigenza di giustificare e legittimare quanto accaduto quella notte, entrambi seguono spesso lo stesso ritmo.

Ad ogni modo almeno su un punto dello spartito, quello sul linguaggio, i rintocchi sembrano perfettamente sincronizzati. Al ding del «le parole non si accontentano di descrivere il mondo così com’è. Gli danno forma, lo producono come tale, sono elementi materiali. Il campo linguistico è anche un campo di battaglia», risponde il dong del «non essendo il linguaggio uno strumento “neutro”, ma piuttosto qualcosa con cui si dà forma alla realtà, ogni parola reca in sé premesse e decisioni valoriali, interpretative e prospettiche, tutt’altro che scontate». Ora, poiché le parole di certi trogloditi (sempre pronti col dito puntato a fare le pulci agli altri) non vanno ascoltate a prescindere, abbiamo trovato davvero magnifico che a sostenere con chiarezza la praticità del linguaggio sia finalmente qualche sovversivo dall’adeguato pedigree. Ma è stato un attimo, una soddisfazione effimera, spazzata via dal ricordo dell’aneddoto riportato da uno dei più celebri NoTav valsusini, il telemetereologo più amato da certi anarchici. Lui, NoTav sostenitore della Decrescita, stava discutendo con un sindaco SiTav fautore del Progresso, e si sono ritrovati entrambi d’accordo nell’elogiare un libro di denuncia dell’imminente tracollo cui è destinata la civiltà qualora proseguisse la sua folle corsa senza freni. Il brillante umorismo del telemetereologo nell’esporre il paradosso istituzionale – è proprio perché questo mondo corre verso il precipizio che bisogna costruire treni superveloci! – fece ridere a crepapelle i suoi ascoltatori. A noi no, non è venuto affatto da ridere nel veder contrabbandate su questi due testi false promesse per reali premesse.

NoTav, terrorismo e contro-insurrezione è presentato come il «frutto di riflessioni condivise con tanti compagni in giro per l’Italia e l’Europa che hanno avuto a che fare con questo tipo di accusa». Beh, il risultato di questo brain-storming dell’esperienza sovversiva continentale è a dir poco imbarazzante. Questi critici degli «elementi di linguaggio subdoli» utilizzati dai media iniziano la loro introduzione precisando che quando si evoca il terrorismo «nel contesto italiano, c’è un aspetto in più: “gli anni di piombo”, le stragi, i gruppi di lotta armata, un passato cupo e sinistro…». Mamma, che paura! Più che leggere i libri di Giorgio Agamben, sembra che abbiano visto i programmi di Giovanni Minoli. Il piombo che si è beccato Luigi Calabresi è cupo e sinistro quanto quello che ha colpito Giorgiana Masi? I gruppi di lotta armata erano tutti uguali, essendo NAR e NAP, BR e AR… solo lettere incrociabili sullo Scarabeo?

L’intento degli autori è quello di far crollare «l’edificio linguistico e affettivo» costruito dai mass-media attorno alla questione, ma solo per costruirne un altro diametralmente opposto e del tutto speculare. Chi non ama crogiolarsi nel tremendismo dell’accusa di “terrorismo” fa più che bene a rispedirla al mittente. Ma per far ciò, non basterebbe far notare come l’uso indiscriminato del terrore a fini politici calzi perfettamente con chi inquina l’aria, avvelena l’acqua, devasta la terra, contamina il cibo, irradia uranio, fabbrica armamenti, affama continenti, bombarda popolazioni? Non è certo lo Stato, creatore e garante di questa infame società, a poter accusare chi attacca i suoi cantieri (o i suoi funzionari) di seminare panico e terrore. L’incendio di qualche macchinario non terrorizza proprio nessuno (così come il ferimento di un amministratore delegato dell’industria nucleare può spaventare al massimo i suoi degni colleghi o i suoi committenti). Continue reading [Italia] Sabotaggio, bene comune?

[Grecia/Italia] Intervista CCF/Alfredo Cospito

Dalle carceri greche all’AS2 di Ferrara: Quattro parole in “ libertà”.

Intervista delle Ccf a me medesimo.

Prima di rispondere alle vostre domande voglio sottolineare che quel che dirò è la mia verità. Uno tra i tanti punti di vista, sensibilità e sfumature individuali all’interno di quel crogiolo di pensiero ed azione che va sotto il nome di Fai-Fri. Federazione informale che, rifiutando qualsiasi tentazione egemonica, rappresenta uno strumento, un metodo di una delle componenti dell’anarchismo d’azione. Anarchismo d’azione che solo quando si fa informale, non costringendosi in strutture organizzative(specifiche, formali, di sintesi)quando non è all’assillante ricerca di consenso (quindi rifiuta la politica)si può riconoscere in un più largo caotico universo che va sotto il nome di “internazionale nera”. Per capirci meglio la Fai-Fri è una metodologia d’azione che solo una parte delle sorelle e fratelli dell’internazionale nera praticano, non un’organizzazione né tanto meno una semplice firma collettiva, ma uno strumento che tende all’efficienza, che ha come obiettivo quello di rafforzare i nuclei e i singoli compagni/e d’azione attraverso un patto di mutuo appoggio su tre punti – solidarietà rivoluzionaria, campagne rivoluzionarie, comunicazione tra gruppi/singoli:

’’SOLIDARIETÀ RIVOLUZIONARIA. Ogni gruppo d’azione della Fai si impegna a dare la propria solidarietà rivoluzionaria ad eventuali compagni arrestati o latitanti. La solidarietà si concretizzerà soprattutto attraverso l’azione armata, attacco a strutture e uomini responsabili della detenzione del compagno. Non sussiste l’eventualità di mancata solidarietà perché verrebbero meno i principi su cui il vivere e il sentire anarchico si basano. Per appoggio nella repressione non si intende ovviamente quello di carattere di assistenza tecnico/legale: la società borghese offre sufficienti avvocati, assistenti sociali o preti, perché i rivoluzionari possano occuparsi d’altro.

CAMPAGNE RIVOLUZIONARIE. Ogni gruppo o singolo una volta iniziata una campagna di lotta attraverso azione e conseguente comunicato verrà seguito dagli altri gruppi/singoli della Federazione Anarchica Informale secondo i propri tempi e modalità. Ogni singolo/ gruppo può lanciare una campagna di lotta su obiettivi particolari semplicemente “promuovendo” il progetto attraverso una o più azioni accompagnate dalla firma del singolo gruppo d’azione a cui si aggiunge il richiamo della Federazione nella sigla. Se una campagna non viene condivisa, se ritenuto necessario, la critica si concretizzerà attraverso le azioni/comunicati che contribuiranno a correggerne il tiro o a metterla in discussione.

COMUNICAZIONE TRA GRUPPI/SINGOLI. I gruppi d’azione della Federazione Anarchica Informale non sono tenuti a conoscersi tra di loro, non sussiste la necessità ove altrimenti si rischierebbe di offrire il fianco alla repressione, a leaderismi dei singoli ed alla burocratizzazione. La comunicazione tra gruppi/singoli avviene essenzialmente attraverso le azioni stesse e attraverso i canali informativi di movimento senza la necessità di conoscenza reciproca (tratto dalla rivendicazione dell’attentato a Prodi, all’epoca presidente della Commissione Europea, 21 dicembre 2003, tratto da Il dito e la luna, pag. 15-16).

Questo patto di mutuo appoggio di fatto scavalca l’assemblea, i suoi leaders, gli specialisti della parola, della politica ed i meccanismi autoritari che si innescano anche in ambiti anarchici quando l’assemblea diventa organo decisionale. Quello che l’internazionale nera nei prossimi anni dovrebbe fare è riannodare quel “filo nero” che si era spezzato da tempo. Un filo che lega l’anarchismo di ieri che praticava la “propaganda del fatto”, figlia del Congresso Internazionale di Londra del 1881, all’anarchia d’azione di oggi, informale, anti-organizzatrice, nichilista, anti-civilizzatrice, antisociale. Nicola ed io, unici componenti del “nucleo Olga”, non conosciamo di persona gli altri fratelli e sorelle della Fai, conoscerli vorrebbe dire vederli rinchiusi tra le quattro mura di una cella. Ci siamo convinti dell’utilità della Fai-Fri grazie alle parole(rivendicazioni)ed alle azioni dei fratelli e sorelle che ci hanno preceduti. Le loro parole sempre confermate dall’azione ci hanno regalato l’indispensabile costanza senza la quale un qualsiasi progetto si riduce, nell’era del virtuale in inutili, sterili parole al vento. Avevamo bisogno di una bussola per orientarci, uno strumento per riconoscere e smascherare coloro che dell’anarchia hanno fatto una palestra per parolai, un filtro per distinguere le parole vuote da quelle portatrici di realtà. Abbiamo trovato in questa “nuova anarchia”, nelle sue rivendicazioni e nelle conseguenti campagne rivoluzionarie, una prospettiva di attacco reale che amplifica le nostre potenzialità distruttive, salvaguarda la nostra autonomia di individui ribelli ed anarchici e ci da la possibilità di collaborare, di colpire insieme, senza conoscerci direttamente. Nessun tipo di coordinamento può essere incluso nella nostra progettualità. Il “coordinamento” presupporrebbe necessariamente la conoscenza, l’organizzarsi tra le sorelle e fratelli dei diversi nuclei. Tale coordinamento ucciderebbe l’autonomia di ogni gruppo e singolo/a. Il gruppo più “efficiente“, più preparato, più coraggioso, più carismatico inevitabilmente avrebbe il sopravvento riproducendo gli stessi meccanismi deleteri dell’assemblea, alla lunga si ripresenterebbero leaders, ideologhi, capi carismatici, si andrebbe verso l’organizzazione: la morte stessa della libertà. Qualcuno potrebbe contestare che anche in un gruppo di affinità, in un nucleo Fai potrebbe annidarsi un leader carismatico, un “capo”. Nel nostro caso il danno però verrebbe limitato perché tra i nuclei non vi è conoscenza diretta. La cancrena non potrebbe estendersi. Il nostro essere anti-organizzatorici preserva da questo rischio. Per questo motivo bisogna affidarsi alle “campagne rivoluzionarie” che escludono la conoscenza tra i gruppi e singoli/e uccidendo così qualunque barlume d’organizzazione. Mai bisogna confondere le campagne con il coordinamento, questa è l’informalità, questa è l’essenza, secondo me, della nostra progettualità operativa. Sia chiaro che quando parlo di gruppo di affinità o nucleo d’azione posso far riferimento ad un solo individuo od a un gruppo di affinità numeroso. Non bisogna farne una questione di numeri. E’ chiaro che la singola azione viene pianificata tra i vari componenti del gruppo, in quel caso non si può parlare di coordinamento, mai tale pianificazione deve estendersi agli altri gruppi Fai-Fri. Al di fuori del proprio gruppo bisogna “limitarsi” a comunicare unicamente attraverso le “campagne rivoluzionarie” e le conseguenti azioni. La nostra conoscenza della Fai-Fri deve sempre rimanere parzialissima, limitata ai nostri affini. Della Fai-Fri dobbiamo conoscere solo le zampate, i graffi, le ferite apportate al potere. Mortale sarebbe creare qualcosa di monolitico o strutturato, ognuno di noi deve evitare equivoci o fascinazioni egemoniche. L’organizzazione limiterebbe enormemente le nostre prospettive, invertendo il processo dal qualitativo al quantitativo. Nell’azione di uno la volontà di un altro si rafforza dando ispirazione. Le campagne si diffondono a macchia di leopardo. Mille teste contro il potere infuriano, impossibile mozzarle tutte. Sono proprio queste azioni accompagnate dalle parole(rivendicazioni)a permetterci a colpo sicuro di escludere i teorici puri amanti della parola, dandoci la possibilità di rapportarci unicamente con chi vive nel mondo reale, sporcandosi le mani, rischiando sulla propria pelle. Quelle parole sono le uniche che contano veramente, le uniche che ci permettono di crescere, di evolverci. Le campagne rivoluzionarie sono lo strumento più efficace per incidere, fare male dove più nuoce. Dandoci la possibilità di diffonderci nel mondo come un virus portatore di rivolta e anarchia.

CCF: Per conoscerci dicci qualcosa sulla tua situazione attuale.

Alfredo: C’è poco da dire siamo stati arrestati per la gambizzazione di Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare. Per inesperienza abbiamo fatto degli errori che ci sono costati l’arresto: non abbiamo coperto la targa della moto che abbiamo usato per l’azione, l’abbiamo parcheggiata troppo vicino al posto del’agguato e, soprattutto non ci siamo accorti di una telecamera di un bar, gravissimo errore che oggi stiamo pagando. Abbiamo rivendicato la nostra azione come nucleo “Olga Fai-Fri”. Io sono stato condannato a 10 anni e 8 mesi, Nicola a 9 anni e quattro mesi. Nei prossimi mesi avremo un’ulteriore processo per associazione sovversiva. Questa è più o meno la nostra attuale situazione processuale.

CCF: I prigionieri anarchici e la prigione. Come sono le vostre condizioni nelle sezioni speciali, come si comportano i carcerieri e come sono i vostri rapporti con gli altri prigionieri?

Alfredo: In Italia attraverso i circuiti di Alta Sicurezza, che comportano molte restrizioni, lo stato democratico ci vuole isolare, relegandoci in sezioni completamente separate dal contesto generale del carcere. Impossibile qualunque contatto con gli altri carcerati, non abbiamo la possibilità di andare all’aperto, solo due ore in un piccolo cortile di cemento. La censura per me e Nicola è sempre stata rinnovata, quindi con ritardo e difficoltà riceviamo posta e giornali, le cose particolarmente interessanti per noi ci vengono sequestrate in entrata ed uscita. In questo momento siamo rinchiusi in una AS2, alta sorveglianza specifica per i prigionieri anarchici. Il “rapporto” tra noi ed i carcerieri è di indifferenza reciproca e naturale ostilità. Cos’altro dire, dal mio punto di vista le proteste “civili” fuori e dentro il carcere sono inutili, la “vivibilità” dentro è semplicemente una questione di rapporti di forza. Dal carcere bisogna uscire, tocca a chi sta dentro farsene capace… Continue reading [Grecia/Italia] Intervista CCF/Alfredo Cospito

Grecia: Altre azioni di sostegno a Nikos Maziotis da Salonicco

photo2 photo1Altri due striscioni nella città di Salonicco in solidarietà con il compagno prigioniero Nikos Maziotis. Uno è stato appeso sul ponte pedonale di fronte all’hotel Macedonia Pallas e recita quanto segue: “Solidarietà con Nikos Maziotis”. Il secondo è stato appeso in piazza Navarinou e arreca scritto: “Sbirri, giornalisti, delatori e infiltrati il sangue versato dai rivoluzionari innaffia l’albero in cui noi li appenderemo”.

Forza e solidarietà con Nikos Maziotis e i rivoluzionari in clandestinità.

Sparta, Grecia: Manifesto solidale con il guerrigliero Nikos Maziotis

Azione solidale dalla città di Sparta per il compagno Nikos Maziotis, membro di Lotta Rivoluzionaria che è stato ferito e arrestato dopo una sparatoria con la polizia nel centro di Atene il 16 luglio ed ero ricoverato all’ ospedale Evangelismos. Lo striscione recita: “Lo Stato e il capitale sono gli unici terroristi. Solidarietà con il compagni e combattente Nikos Maziotis.”

La passione per la libertà è più forte di tutte le galere!

Atene: Presidio solidale con il prigioniero anarchico Nikos Maziotis

Lo Stato e il capitale sono gli unici terroristi

Subito dopo la sparatoria del 16 luglio a Monastiraki, che si è conclusa con Nikos Maziotis, combattente anarchico e membro di Lotta Rivoluzionaria, ferito e catturato, l’apparato di propaganda del regime di Stato in emergenza permanente ha scatenato una vera e propria guerra mediatica.

La lunga storia del compagno, le posizioni e il percorso di organizzazione di Lotta Rivoluzionaria sono la testimonianza dei suoi valori e degli obiettivi nella sua lotta contro il capitale e lo Stato, per la rivoluzione sociale.

Solidarietà con i guerriglieri urbani
Nikos Maziotis e Pola Roupa

Abbasso gli infiltrati, avanti compagni!

Concentrazione
Sabato, 19 luglio, alle ore 12:00, nel parco Evangelismos (vicino all’ospedale dove il compagno è stato internato)

anarchici/e

Grecia: Forza all’anarchico Nikos Maziotis, arrestato ad Atene il 16 luglio!

Lo Stato e il Capitale sono gli unici terroristi.
Solidarietà con N. Maziotis

Il 16 luglio 2014, verso sera, alcuni compagni hanno appeso uno striscione di solidarietà all’ingresso della Scuola Politecnica, in via Patission, in risposta all’arresto di Nikos Maziotis, membro di Lotta Rivoluzionaria catturato dalla polizia nel centro di Atene poche ore prima.

L’anarchico Nikos Maziotis, che viveva in clandestinità da due anni, è stato ferito gravemente quella giornata durante una sparatoria con la polizia nella zona di Monastiraki, nel centro di Atene. Il compagno fu trasferito all’ospedale Evangelismos, dove è stato ricoverato in ospedale sotto stretta custodia della polizia. Secondo il suo avvocato, la sua vita non è in pericolo.

Intorno alle 22:30 decine di compagni e compagne si sono ritrovati di fronte all’ospedale Evangelismos, mostrando il loro sostegno al guerrigliero anarchico Nikos Maziotis. Verso le 23:30 è terminato il presidio di solidarietà, e è stata convocata un assemblea per 17/7 presso la Scuola Politecnica di Exarchia.

Genova: Riconfermate le condanne per Alfredo Cospito e Nicola Gai

Genova 11 luglio – La corte d’ appello ha riconfermato integralmente la condanne di primo grado in rito abbreviato per l’il ferimento all’AD di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi: 10 anni e 8 mesi ad Alfredo e 9 anni e 4 mesi a Nicola. In primo grado i compagni avevano rivendicato in aula l’azione e la loro appartenenza, come unici componenti del nucleo Olga Fai/Fri. In appello hanno rifiutato di assistere alla farsa processuale in videoconferenza.

Savona: Moloverde 25-26-27 luglio

DOVE LORO DEVASTANO NOI RICOSTRUIAMO
-una tre giorni dedicata alla condivisione e alla (ri)costruzione di una baracca in spiaggia-

Come ogni anno ci ritroviamo al Moloverde, dopo l’opposizione al progetto, ormai quasi estinto, di un porticciolo turistico sulla spiaggia della Margonara a Savona. Dopo cimenti invernali, iniziative, concerti, grigliate, musica e condivisione pensiamo a ricostruire ciò che è stato distrutto negli anni dai soliti speculatori vomitacemento. Proprio su questi scogli sorgevano splendide baracche usate sia da pescatori della zona, che da viandanti o senza tetto. Quest anno ci ritroviamo per una tre giorni dedicata alla costruzione di una nuova baracca che rimarrà a disposizione di chiunque passi di li, un piccolo passo iniziale con l’auspicio che un domani possano sorgere, come un tempo, altre baracche nell’area.

I lavori inizieranno venerdì 25 luglio dalle 14.00 per terminare domenica 27 luglio.

La spiaggia è molto grande e vi sarà la possibilità di montare la propria tenda, oppure di parcheggiare a poca distanza macchina, camper o furgone. Verrà allestita una cambusa da gestire e utilizzare insieme. Pranzi e cene verranno preparati in condivisione, portando ognuno ciò che vorrebbe trovare ad eccezione della grigliata di Sabato per onnivori, vegani e vegetariani il quale ricavato andrà insieme a quello dell’intera serata a sostegno di Gianluca e Adriano, anarchici arrestati lo scorso 19 Settembre e ad oggi ancora detenuti in carcere in regime di Alta Sorveglianza, accusati di 13 danneggiamenti di varia natura compiuti nei confronti di alcune banche, di una pellicceria, di sedi distaccate di Eni e Enel e della discarica di Roncigliano.

Sarà una tre giorni tutta da scoprire ed inventare!!

VENERDI 25
h 14-00 inizio lavori
h 19-00 cena bella vita a seguire dj set aperto- porta la tua chiavetta!

SABATO 26
h 9-00 caffè, focaccia a seguire continuazione dei lavori
h 13-00 pranzo bella vita a seguire continuazione dei lavori
h 19-00 grigliata a sostegno di Gianluca e Adriano
h 23-00 concerto con: GLI ALTRI – LEISFA – NO CHAPPI? BOURGEOIS! – a seguire DJSET

DOMENICA 27
h 9-30 anche 10! caffè, focaccia a seguire continuazione dei lavori
h 13-00 pranzo bella vita a seguire conclusione dei lavori

sono ben accetti:
materiali(legno, viti, chiodi, ecc…)
attrezzi (martelli, avvitatori, seghe, ecc…)

LA MARGONARA E’ NOSTRA! E DI TUTTI I FRATELLI DELLA COSTA, PIRATI RIBELLI, INDIVIDUI NON ADDOMESTICATI NE’ ARRESI. RIPRENDIAMOCI I NOSTRI ORIZZONTI SUBITO! SEMMU TUTTI MARGUNARI!!

Come raggiungere la spiaggia della Margonara:
Dalla stazione di Savona autobus 7 7/ o Varazze scendere alla prima fermata dopo la galleria tra Savona e Albisola
In macchina uscita autostrada ad Albisola girare a destra direzione Savona proseguire sull’ Aurelia fino alla galleria.

Per ulteriori informazioni o proposte di progetti per la costruzione: solidali15ottobregenova@gmail.com

Navarra: Cronaca del presidio del 6 luglio nella macrocarcere di Iruñea

Come da qualche anno, circa 20 compagni e compagne ci siamo trovati alle ore 11 di oggi, 6 luglio, sul lato sinistro della macrocarcere di Iruñea/Pamplona. Dopo circa un’ora di slogan gridati, qualche parola con il microfono e musica, sono arrivati 3 furgoni della polizia e una macchina degli sbirri del reparto (dis)informazioni, per 20 minuti hanno controllato e perquisito a tuttx i/le presenti nel presidio e infine mandato via con le minacce come è il loro solito.

I razzi per celebrare il txupinazo (razzi che aprono le feste della città) sono stati lanciati tanto al cielo come al indirizzo del carcere.

Questa nuova bara dei vivi chiamata carcere non è ancora piena e i/le pochi/e detenutx che ci hanno visto e sentito hanno gridato insieme ai manifestanti quello che non ci scanseremmo di ripetere: espetxeak apurtu = distruggere le carceri.

Cile – Caso Security: Condanne contro Juan Aliste, Freddy Fuentevilla e Marcelo Villarroel

Il 2 luglio 2014, i compagni sono stati condannati in assenza già che hanno rifiutato di assistere allo spettacolo giuridico, che era disponibile per le loro famiglie e compagni sotto “teleconferenza”.

L’inquisizione democratica ancora una volta ha deciso sulla vita dei compagni; questa volta le condanne sono state:

Juan Aliste: 18 anni per essere l’autore dell’omicidio di Moyano + 10 anni per il tentato omicidio del poliziotto Abarca + 14 anni per l’assalto al Banco Santander in Valparaíso e al Banco Security in Santiago = 42 anni di carcere.

Freddy Fuentevilla: 5 anni per coprire l’omicidio di Moyano + 3 anni per coprire il tentato omicidio di Abarca + 7 anni per la rapina al Banco Security in Santiago = 15 anni di carcere.

Marcelo Villarroel: 14 anni di carcere per l’assalto al Banco Santander in Valparaíso e al Banco Security in Santiago.

Qui trovi le informazioni sul verdetto del Caso Security.

Solidarietà irrefrenabile con i compagni in prigione!

Né gli anni a cottimo che danno i giudici possono fermare o far retrocedere ne anche un centimetro le convinzioni e valori antiautoritari!

fonte : refractario

Prigioni greche: Sospeso lo sciopero della fame di massa

Chania, Isola di Creta, 27 giugno: “No ai Guantánamo greci – Solidarietà con la lotta dei prigionieri”

Oggi, martedì 1 luglio, sospendiamo lo sciopero della fame di massa che abbiamo cominciato (dal 23 giugno) contro il disegno di legge per la costruzione di carceri di massima sicurezza.

Sospendiamo lo sciopero della fame ma non terminiamo la nostra mobilitazione. Al contrario, recuperiamo le forze e comunichiamo al ministero della Giustizia che non accetteremo il funzionamento del Guantánamo greco, né nelle prigioni di Domokos, nè dovunque.

Restiamo diffidenti rispetto alle proposte di miglioramento al disegno di legge che sarà presentato giovedì (3/7) da parte del ministero, e siamo pronti a lottare con tutti i mezzi per evitare che questo disegno di legge-mostruosità per le carceri di massima sicurezza.

Sappiamo che non ci sarebbero state proposte di miglioramento se non avessimo fatto lo sciopero della fame. Ma il ministero dovrebbe anche sapere che di fronte all’organizzato silenzio imposto dalla stampa che ha taciuto sullo sciopero della fame di massa portato avanti nelle carceri greche (con la partecipazione di 4500 prigionieri), da ora cambiamo i mezzi di lotta e se necessario avanzeremo forme di lotta più incisive. Senza inutili indugi…

Iniziativa del Comitato di lotta dei prigionieri

Barcellona: Striscione solidale con i detenuti No Tav in Italia

Striscione davanti alla stazione di Barcellona Sants in solidarietà con Niccolò, Claudio, Mattia y Chiara, compagni accusati di terrorismo nello stato italiano per aver attaccato il cantiere Tav.

Negli ultimi giorni è caduta l’accusa di terrorismo. Tuttavia, i/le compagni/e continuano ad essere incarcerati, e il lavori nel cantiere Tav stanno avanzando.

Libertà per i/le compagni/e !
Che non si ferme l’azione e il sabotaggio; fuoco al Tav e a tutte le galere !

fonte : barcelona indymedia

Grecia: Si intensifica la lotta contro la costruzione delle prigioni di massima sicurezza

Dal 28 giugno (6° giorno di sciopero della fame di massa), la lotta si sta intensificando in vista del voto sul progetto di legge per la costruzione delle prigioni di massima sicurezza il prossimo giovedì, 3 luglio 2014.

Il 27 giugno, la rete dei prigionieri in lotta ha chiamato alla mobilitazione solidale, anche in riferimento allo sciopero della fame di Nicolò Angelino, che è sotto detenzione in Italia.

Più di 30 scioperanti della fame sono stati trasferiti all’ospedale del carcere maschile di Koridallos, mentre il 28 giugno, la mattina, i compagni Panagiotis Argirou e Michalis Nikolopoulos (membri prigionieri della Cospirazione delle Cellule di Fuoco) sono stati portati anche loro in ospedale, insieme ai compagni Argyris Ntalios, Yannis Michailidis e Nikos Romanos.

Tuttavia, il servizio sanitario del carcere e l’ospedale non hanno personale sufficiente per prendersi cura degli scioperanti che lì transitano urgentemente, mentre l’amministrazione del carcere mostra un totale disprezzo per la loro salute, inviandoli nuovamente in gli moduli. Inoltre, le guardie carcerarie sono entrate in “sciopero”, impedendo di fatto le visite dei prigionieri con i loro avvocati e le loro famiglie. In risposta ad entrambi, nella tarda-sera del 27 giugno, i prigionieri restati a Koridallos si sono trattenuti fuori dalle loro celle per un’ora in più oltre il tempo prestabilito.

Occorre qui menzionare la compagna Olga Ekonomidou, nel carcere femminile, è entrata in sciopero della fame il 25 giugno.

In termini numerici, i prigionieri di due prigioni si sono uniti alla mobilitazione (50 a Corinto e 60 sull’isola di Kos). Inoltre, nella dell’isola di Corfù, più prigionieri sono scesi in sciopero della fame immediatamente dopo una forte e calda manifestazione di sostegno di fronte alle mura di questo centro di sterminio, messa in atto la notte del 26 giugno da più di 20 individui.

https://www.youtube.com/watch?v=WFCpZjTpZRg

Video dell’intervento di fronte alla prigione di Corfù

Infine, nel carcere di Alikarnassos (Creta), tutti i detenuti sono stati coinvolti nelle proteste mediante l’astensione dai pasti forniti dalla prigione (per i più poveri dei prigionieri questo equivale quasi ad uno sciopero della fame).

Vi terremo in aggiornamento. Incoraggiamo la riproduzione di notizie relative alla lotta contro la nuova legge e la realizzazione di gesti solidali oltre i confini.

Salonicco, Grecia: Barricate di fuoco in solidarietà con la lotta dei prigionieri

Nei prossimi giorni lo Stato tenterà di approvare una legge per attuare nuove condizioni speciali di detenzione, le prigioni di tipo C.

Questo disegno di legge contiene una serie di riforme volte a rafforzare il controllo e la repressione sui prigionieri “pericolosi”.

La lotta contro l’imposizione di nuove condizioni di vita è iniziata, sia dentro che fuori le mura.

Da lunedì 23 giugno migliaia di prigionieri in diverse carceri greche hanno iniziato uno sciopero della fame di massa, chiedendo l’abolizione di questo nuovo disegno di legge.

Questa lotta si porta avanti, come dovrebbe, attraverso azioni di solidarietà multiforme.

Questo momento storico non deve trovarci impreparati, ma convinti e pronti alla lotta sia contro questo disegno di legge, in particolare, sia anche contro le condizioni di reclusione e di repressione che  finora abbiamo tollerato. Noi ci poniamo contro lo Stato e il Capitale, affianco dei prigionieri in lotta.

Come parte di questa lotta, mercoledì 25 giugno, durante la notte, due gruppi di compagni si sono incamminati coordinatamente per le strade di Olympiados e Grigoriou Lampraki, per innalzare barricate e bloccare il traffico, versando benzina su dei pneumatici e contenitori e dando loro fuoco.

Ci vediamo per le strade, fino alla completa distruzione delle carceri.

Solidarietà con i prigionieri in lotta.

Anarchici