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[Italia] Rinviati a giudizio Billy, Costa e Silvia

Il 17 Luglio a Torino si è svolta l’udienza preliminare contro Silvia Guerini, Costantino Ragusa e Billy Bernasconi. Sono stati rinviati a giudizio per: “art.110, 280 c.p. … perchè in concorso tra loro, a nome dell’ELF-Earth Liberation Front, movimento ispirato all’ecologismo radicale, per finalità di terrorismo, compivano atti diretti a danneggiare cose mobili o immobili altrui, mediante l’uso di dispositivi esplosivi o comunque micidiali”, art.110, 81,61 c.p. … perché in concorso tra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso… illegalmente detenevano e portavano in luogo pubblico, trasferendo dalla Valchiusella a Bergamo e quindi in Svizzera il seguente materiale esplosivo atto all’impiego… art.110, 648 c.p. … perché in concorso tra loro… conoscendone la provenienza delittuosa, ricevevano da soggetti rimasti ignoti il materiale per ordigni esplosivi… prevento di sottrazione illecita ai danni di una delle imprese rimasta non identificata che, autorizzata all’utilizzo di esplosivi.” Tutte le accuse contengono l’aggravante della finalità di terrorismo.

Il Gup Silvia Graziella Carosio ha accettato la tesi portata avanti dal sostituto procuratore Enrico Arnaldi Di Balme e ha trovato irrilevante che siano già stati processati e condannati nella Confederazione Elvetica.
Il 15 Aprile 2010 Billy, Costa e Silvia vennero fermati e arrestati dalla polizia elvetica che, perquisendo la loro auto, aveva trovato materiali esplosivi e incendiari e dei volantini che rivendicavano un imminente sabotaggio a firma “Earth Liberation Front Switzerland” (Fronte di liberazione della Terra) contro un centro di ricerche, in fase di realizzazione, sulle nanotecnologie di IBM, a Ruschlikon. Processati con l’accusa di atti preparatori d’incendio, trasporto illegale e occultamento di materiale esplosivo, erano stati condannati il 22 Luglio 2011, Costa a 3 anni e 8 mesi, Billy a 3 anni e 6 mesi e Silvia a 3 anni e 4 mesi.

L’inizio del processo sarà il 13 Gennaio 2016 a Torino.

RILANCIAMO LA LOTTA ALLE NOCIVITA’

In vista del processo ci troviamo a sostenere numerose spese legali, chiediamo a tutte e tutti supporto con iniziative benefit e donazioni al conto corrente postale intestato a Marta Cattaneo codice IBAN: IT11A0760111100001022596116, dall’estero: Codice BIC BPPIITRRXXX
specificare la causale: solidarietà a Silvia Billy Costa

Per contatti: info@resistenzealnanomondo.org
resistenzealnanomondo.org, silviabillycostaliberi.noblogs.org

[Italia/Spagna] Riflessioni sulla repressione

Il torturatore è un funzionario.
Il dittatore è un funzionario.
Burocrati armati, che perdono il loro impiego se non eseguono con efficienza il loro compito.
Non sono mostri straordinari.
Non gli regaleremo una simile grandezza.
Eduardo Galeano

A Francesco, Graziano e Lucio, già in carcere dall’11 luglio accusati per il sabotaggio nella notte tra il 13 e il 14 di maggio di 2013, nella mattinata del 9 di dicembre è stato consegnato un nuovo mandato di cattura con l’accusa di attentato alla vita umana (art. 280), fabbricazione di armi da guerra (art. 280 bis) e l’aggravante di finalità terroristica (art. 270 sexies), ovvero le stesse accuse già contestate a Claudio, Chiara, Mattia e Niccolò. Nell’occasione hanno subito la perquisizione delle celle con relativo sequestro di vario materiale cartaceo. Ad alcuni di loro sono stati immediatamente bloccati i colloqui e Lucio si trova in isolamento. Dopo la sentenza di primo grado ai quattro, per loro l’accusa di terrorismo è decaduta, in quanto il fatto non sussiste. Ma il terrorismo rimane a Francesco, Graziano e Lucio. Lucio rimane in isolamento nel carcere di Busto Arsizio ed il trasferimento sarà a breve, mentre Francesco e Graziano sono stati trasferiti a Ferrara in AS2,* dove hanno il divieto d’incontro tra loro e con tutti gli altri compagni della sezione, quindi in isolamento. Successivamente i compagni hanno riottenuto l’aria in comune.

Nello stesso momento in Spagna, dopo alcuni giorni dall’approvazione della legge Mordazza, inizia un’operazione repressiva denominata Pandora, contro il “terrorismo anarchico”. Attualmente delle 11 persone arrestate inizialmente, sette rimangono agli arresti.

L’apparato giudiziario è un teatro fatto di carta ma protetto da una forte corazza che prende forma a seconda dei suoi interessi. Le sue leggi, manganellate e sentenze ci colpiscono in diversi livelli e in diverse forme.

Una delle molteplici finalità della repressione è rompere e spersonalizzare l’identità individuale e collettiva. L’identità ci aiuta a sostenere le idee, la sicurezza emozionale e quindi la nostra capacità di azione e reazione, dandoci consapevolezza delle svariate situazioni ed il nostro ruolo in esse. Proprio per questo é necessario condividere le reazioni personali ed elaborarle collettivamente nei gruppi di affinità per trasformarle in forza collettiva. Tutte e tutti abbiamo bisogno di affetti, luce, ombre, calore, valvole di sfogo, cura e conflitto.

Quando una persona viene arrestata la frustrazione e l’impotenza che ci invadono non sono facili da gestire, ci vogliono disorganizzati, passivi, distanti da chi è dentro. É di fondamentale importanza trasformare quei sentimenti in un dialogo attivo con chi sta dentro. Questa costante guerra ci fa male, è un dito nella piaga, ma dobbiamo usarla per creare ponti tra chi è nella gabbia piccola e opprimente del carcere e chi é nella gabbia grande e apparentemente confortevole che è la società.

Che la rabbia sia il carburante delle nostre azioni ma anche occasione per riflettere creando momenti di intimità, fiducia, convivialità, bruciando le paure che ci frenano.

Condividere analisi e sentimenti con chi ha già vissuto situazioni repressive, aiuta a costruire e rafforzare la lotta, la solidarietà, noi stessi.

Accettare il linguaggio del dominio, la sua violenza fisica e psichica, nel personale e nel sociale, altera i nostri valori rischiando di farli sparire ed inglobarci nel sistema.

È allora importante partire dalle esperienze traumatiche che derivano dalla repressione per elaborare modi per affrontarle, per esempio potenziando i processi di mutuo-appoggio, ricostruendo la rete dei gruppi sociali, la memoria, dando priorità al senso comunitario. Tutto ciò è un percorso non facile ma non impossibile.

Per questo è necessario affrontare la repressione e gli effetti che ha sulle nostre vite, in maniera collettiva, per creare consapevolezza e strumenti che possano darci forza.

* il 22 dicembre anche Lucio, come Francesco e Graziano, è stato trasferito nella sezione AS2 del carcere di Ferrara

[Svizzera/Italia] Breve aggiornamento sul caso di Costa, Silvia e Billy

L’Italia incrimina Silvia Costa Billy una seconda volta per i fatti svizzeri

In un precedente comunicato di aggiornamento avevamo scritto della definitiva chiusura del nostro caso in Svizzera dove la rincorsa ai ricorsi sulle macchinazioni da parte dei vari apparati di sicurezza statali italiani e confederati elvetici non avevano portato a nulla, se non che in tema di repressione la collaborazione poliziesca è sempre forte, soprattutto se i soggetti di interesse sono degli oppositori alla loro democrazia di oppressione.

Fin dal momento del nostro arresto in Svizzera con l’accusa di voler attaccare con esplosivo il nuovo centro di ricerche, allora in costruzione, di IBM e del Politecnico di Zurigo fiore all’occhiello per la ricerca nanotecnologica a livello mondiale, l’Italia ha fatto partire un’inchiesta in stretta collaborazione con la polizia elvetica volta a dimostrare l’esistenza di un’organizzazione sovversiva con finalità di terrorismo sul suolo italiano e ramificata anche in Svizzera.

Di fatto, con copione già noto, questo ha portato negli anni della nostra carcerazione ad una intensa attività spionistica in primis contro la rete di solidali che nel mentre si era creata e poi verso gli ambienti ecologisti radicali più attivi nelle varie battaglie fuori per seguire il nostro caso e per far uscire questioni come quella delle nanotecnologie che si sarebbero volute silenziate o ridotte ad un’unica voce, meglio se quella dei suoi promotori.

La Procura di Torino non contenta a quanto pare dell’esito svizzero che ci ha visto condannati per il fatto specifico e assolti per l’importazione di materiale esplodente e non contenta di non aver trovato alcuna organizzazione in Italia e neanche altrove, ha recentemente chiuso l’indagine tutta concentrata al 270 bis (associazione sovversiva con finalità di terrorismo) e ha chiesto invece il rinvio a giudizio per tutti e tre con le seguenti accuse: “art.110, 280 c.p. … perchè in concorso tra loro, a nome dell’ELF-Earth Liberation Front, movimento ispirato all’ecologismo radicale, per finalità di terrorismo, compivano atti diretti a danneggiare cose mobili o immobili altrui, mediante l’uso di dispositivi esplosivi o comunque micidiali”, art.110, 81,61 c.p. … perché in concorso tra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso… illegalmente detenevano e portavano in luogo pubblico, trasferendo dalla Valchiusella a Bergamo e quindi in Svizzera il seguente materiale esplosivo atto all’impiego… art.110, 648 c.p. … perché in concorso tra loro… conoscendone la provenienza delittuosa, ricevevano da soggetti rimasti ignoti il materiale per ordigni esplosivi… prevento di sottrazione illecita ai danni di una delle imprese rimasta non identificata che, autorizzata all’utilizzo di esplosivi.” Tutte le accuse contengono l’aggravante della finalità di terrorismo.

Come parte civile offesa avremo pensato di trovarci di fronte i tecno-nazi di IBM e invece la Svizzera si presenta con la sua eccellenza nella ricerca: l’Istituto Politecnico di Zurigo da sempre impegnato in ricerche nocive di cui le nanotecnologie sono solo la punta dell’iceberg.

In attesa che venga fissata a breve l’udienza preliminare che ci vede passare dalla posizione di indagati a quella di imputati ribadiamo la necessità di mobilitarci e costruire un’opposizione a queste frontiere delle tecno scienze che usano il mondo come l’allargamento del loro laboratorio.

In vista del processo ci troviamo a sostenere numerose spese legali, chiediamo a tutte e tutti supporto con iniziative benefit e donazioni al conto corrente postale intestato a Marta Cattaneo codice Iban: IT11A0760111100001022596116, specificare la causale: solidarietà a Silvia Billy Costa

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Grecia: Sull’arresto del compagno Antonis Stamboulos

Mercoledì 1° ottobre a Vyronas, quartiere di Atene, è stato arrestato il compagno anarchico Antonis Stamboulos. La polizia ha fatto irruzione in un garage – a loro dire un covo – e poi a casa dei suoi genitori a Maroussi, sua sorella a Thissio e in una casa a Kypseli affittata con un altro nome. In tutte le case non hanno trovato niente. Dicono che al momento dell’arresto Antonis Stamboulos aveva uno zaino all’interno del quale c’era un’agenda in cui, sempre a loro dire, c’era la mappa e il piano per un attacco a Marinakis (presidente dell’Olympiakos e ricco imprenditore). Su questo fatto i media hanno creato il solito spauracchio del terrorismo. Consensualmente il PM e procuratore hanno deciso il suo arresto. Il compagno si è rifiutato di parlare e, come ha detto l’avvocato, probabilmente lo farà quando avrà a disposizione tutti i documenti che lo riguardano e, nello specifico, di cosa esattamente è accusato dal momento che nell’accusa in realtà non compaiono neanche le cose menzionate dai media. Ad Antonis Stamboulos è stata formalizzata l’accusa di partecipazione a un’organizzazione terroristica e, secondo i documenti del caso redatti dall’antiterrorismo, figurerebbe come un membro di Lotta Rivoluzionaria (in stretto rapporto con Nikos Maziotis). Domenica 5 ottobre, giorno della convalida dell’arresto, anarchici e antiautoritari si sono radunati fuori dal tribunale. Inoltre, alcuni compagni hanno fatto due volantinaggi, uno a Vyronas dove è stato arrestato, e uno a Marousi fuori dalla casa dei genitori per rompere il clima di terrorismo creato dalla polizia e dai media.

Di seguito pubblichiamo il primo comunicato del compagno, che dal 6 ottobre ha iniziato uno sciopero della fame e della sete per protestare contro il suo trasferimento nel carcere di Larissa. Il 11 ottobre Antonis Stamboulos ha sospeso lo sciopero.

Sono stato arrestato il 1° ottobre, incappucciato e portato in una stanza per gli interrogatori dell’unità antiterrorismo. Dalle 5 del pomeriggio all’1 di notte, un gruppo di sbirri incappucciati – mentre ero ammanettato dietro la schiena – hanno preso con la forza campioni del mio DNA, le mie impronte digitali e (hanno provato) a farmi delle foto, mentre venivo deriso, soffocato, picchiato e minacciato di essere sottoposto a elettroshock, con la speranza che ciò mi avrebbe fatto collaborare. All’una di note ho visto per la prima volta gli sbirri senza cappuccino, che mi hanno comunicato di essere accusato di terrorismo. Fino alle 5 e mezza della mattina sono rimasto in una cella di un metro per tre, sempre ammanettato dietro la schiena. Il giorno dopo hanno provato a fotografarmi di nuovo.

Da parte mia non ho toccato né cibo né acqua dal primo momento e ho chiesto di vedere un avvocato. Dopo 24 ore di detenzione mi hanno permesso di nominare un avvocato e ho deciso di incontrarla solo per pochi minuti prima di essere portato dal pubblico ministero.

Ho condiviso questo con i compagni combattenti come una piccola esperienza di lotta.

Se l’atteggiamento dello stato nei nostri confronti è o non è tenero o duro – questo dipende sempre dalle circostanze – non può mai piegarci se siamo consapevoli della responsabilità che deriva dalla nostra posizione di anarchici nei momenti di avversità.

I tempi duri della lotta sono quelli che temprano la nostra coscienza con forza. In queste circostanze ciascuno di noi innalza gli ideali della società che stiamo lottando per costruire. Molto sangue è stato versato nella lotta per l’emancipazione dalla società classista, e tuttavia solo gli stupidi possono credere che piegheremo la testa di fronte agli abusi della polizia. Continuo ad essere contrario a fornire i miei dati personali agli scagnozzi dello stato per due ragioni. Il primo motivo è per coerenza ai mie valori, in quanto credo che ogni anarchico rivoluzionario non dovrebbe mai cedere di un centimetro al nemico di classe. In secondo luogo perchè sono consapevole della gravità del caso in cui sono implicato, quindi voglio proteggere i miei compagni e amici da i corvi che continuano a tenermi in prigione. Mentre i Clouseau di turno non erano in grado di scoprire il mio nome, non ero per niente disposto a darglielo. Nel momento in cui sto scrivendo, due giorni dopo l’arresto, la polizia mi ha “finalmente” identificato.

È chiaro che gli ufficiali della squadra antiterrorismo e specialmente i loro superiori politici speravano di fare uno scoop col mio arresto, perciò la fuga di notizie alla stampa che riguardava l’agenda contenente gli “orari precisi degli spostamenti”, gli obiettivi e cazzi vari. Ricamano la loro storia per rendere credibile il loro scenario; uno scenario in cui, alla fine, risultano sempre vincitori.

La polizia e i pubblici ministeri non hanno alcun diritto a sapere cosa ho fatto, chi sono e perché ero nel luogo dove sono stato preso; non è realmente la loro preoccupazione, ma la mia. Pertanto, non ho bisogno di difendermi di fronte ai guardiani della legalità borghese, ma solo di fronte al movimento rivoluzionario, i compagni e le persone che hanno scelto di non vivere come schiavi.

Credo che il primo comunicato con il mondo esterno sia necessario, dal momento che non mi illudo di non essere incarcerato preventivamente.

Per adesso, sono ancora nelle mani dei servi del capitale, ma il mio cuore batte ancora per la rivoluzione.

La lotta continua.
Lunga vita alla rivoluzione.
Lunga vita all’Anarchia.

Antonis Stamboulos (detenuto nella questura di Atene, 4 ottobre 2014)

Montevideo, Uruguay: Protesta presso l’ambasciata di Spagna

escrache all’ambasciata spagnola
giovedì 5 dicembre 2013, alle 18h (concentrazione in rivera y soca)

libertà per mónica e francisco
in prigione preventiva dal 17 novembre

Atene: Striscione solidale con i/le 5 compagnx arrestatx a Barna il 13 novembre

Lunedì, 18 Novembre, alcunx membri di Contra Info hanno appeso uno striscione nella piazza Exarchia (Atene), in solidarietà con i/le cinque compagnx arrestatx il 13 Novembre a Barcellona, accusati con la legge antiterrorista per le azioni dirette rivendicate dal Comando Insurrezionale Mateo Morral.

I/le compagnx, dopo che sono statx spostatx da Barcellona a Madrid, hanno trascorso quattro giorni in isolamento, finché finalmente sono passatx a disposizione giudiziale il 17 Novembre. Dopodiché Rocío Yune, X.X. e Gerardo Formoso sono uscitx in libertà con carichi giudiziali e il ritiro dei passaporti, mentre si è dichiarata la custodia cautelare senza cauzione a Mónica Caballero e Francisco Solar.

Lo striscione recita: “Libertà per x 5 compagnx arrestatx il 13/11 a Barcellona. Solidarietà e azione oltre ogni frontiera”.

Dalla nostra trincea controinformativa, inviamo tutta la nostra forza ai/le 5 compagnx perseguitatx e facciamo un appello perché si moltiplichino i gesti di solidarietà di fatto. Davanti alla repressione poliziesca, interstatale e dei media, non siamo dispostx a fare nessun passo indietro.

Fuoco alle carceri ! Fuoco alle frontiere !

Stato Spagnolo: Aggiornamento sui compagni arrestati il 13 novembre 2013

In 17 Novembre, a seguito della decisione dell’Udienza Nazionale a Madrid, è stata disposta la custodia cautelare (molto probabilmente FIES) per Mónica Caballero e Francisco Solar. Mentre i compagni Gerardo Formoso, X.X e Rocío Yune sono stati scarcerati dopo 5 giorni di detenzione in isolamento, il passaporto gli è stato ritirato e rimangono con l’obbligo di firma periodica nei tribunali.

I reati per i quali sono stati accusati sono :
– appartenenza ad un’organizzazione terroristica,
– attentati terroristi (collocazione dell’artefatto a Saragozza),
– cospirazione per la commissione di attentati terroristi (presunti progetti per un attentato al monastero di Montserrat a Barcellona).

Ricordiamo che la compagna Mónica è vegana (rimanendo tale anche durante la sua carcerazione in Cile nel 2010) ed è un punto da tenere presente nella sua quotidianità, dovunque si trovi.

Compagn* non dimenticate e non lasciamoli soli!
Libertà per Monica e Francisco!

Aspettiamo maggiori informazioni.

Cile: Estendendo i legami solidali. Scritti di alcunx giudicatx per il Caso Bombas in solidarietà con Francisco Solar e Monica Caballero

guerra-a-la-calleIl 13 novembre, sono stati detenutx da parte delle forze repressive dello Stato spagnolo, i nostri compagni Monica Caballero e Francisco Solar, accusatx del attentato esplosivo alla Basilica del Pilar in Spagna.

Davanti a questa situazione si scatena un uragano di parole pompose tra persone di entrambi i governi [cileno e spagnolo], congratulazioni dei fiscali e riciclati ministri degli interni.

Monica e Francisco sono stati detenutx nel mese di agosto 2010 nel cosiddetto Caso Bombas. entrambi affrontato con dignità e ribellione il processo nella sua contra, più di 9 mesi di prigione in regimi di alta e massima sicurezza, si rifiutarono del ricatto del fiscale, portarono avanti con il resto dei/le compagnx imputatx uno sciopero della fame di più di 65 giorni e affrontarono uno dei processi più lunghi , uscendo assolti e con le convinzioni intatte.

Il supporto della polizia e mediatico dell’accusazione che oggi affrontano x compagnx è sustentato sul processo giuridico del Caso Bombas, razzia scatenata contro gli spazi, ambienti e individualità anarchiche.

Ora i potenti cercano di riesumare il cadavere del Caso bombas, minacciando di aprire nuovi procedimenti contro di noi, davanti a questo siamo chiarx: rifiutiamo l’accusa, ma non negiamo chi siamo, le nostre idee, le nostre relazioni, il nostro passato, presente e futuro di lotta.

Non è esistita nè esiste nessuna associazione terrorista anarchica, non esistono leader informali, centri di potere o il finanziamento terrorista. Questi deliri investigativi solo cercano di incasellarci in logiche organizzative che nella pratica neghiamo. Disprezziamo i metodi del potere e davanti a questo, lo Stato ci identifica come x sospettatx di sempre e gli eternx colpevolx.

Al di là dei giri dei giudici, ministri degli interni, fiscali e giornalisti, restiamo fermi nella convinzione che il processo giudiziario avviato nel 2010 è stato una infamità che cercò di illegalizzare le relazioni di amicizia, perseguito spazi, scrisse posizione di vita e passati e presenti di lotta.

La complicità dello Stato spagnolo con il governo cileno rivela il volto terrorista di qualsiasi struttura di potere che mantiene la sua dominazione sulla base della sorveglianza e la paura.

Faciamo un forte appello alla solidarietà con Monica e Francisco, in quanto compagnx anarchicx, più in là di ogni parere giuridico come pure esprimiamo la nostra solidarietà con il resto dei/le rapitx per gli Stati di tutto il mondo.

Nonostante le distanze geografiche che ci separano oggi, ci mantiene unitx la convinzione di lottare contro il potere. È necessario avicinare realtà e sviluppare la solidarietà per rompere l’isolamento e la paura.

Monica e Francesco sono i/le nostrx compagnx e gli difenderemo delle campagne mediatiche e di polizia condotte da entrambi gli stati.

Perché tutti gli stati sono terroristi e tutte le carceri, centri di sterminio.

Solidarietà rivoluzionaria oltre ogni frontiera.

Alcuni Processatx per il Caso Bombas
13 Novembre 2013

fonte

Belgio: Seconda ondata dell’operazione “Ceneri”

Sabato 28 Settembre 2013

Come ricorderete, nella mattinata del 22 Maggio 2013, la sezione antiterrorista della polizia federale belga ha condotto una prima ondata di perquisizioni di domicili dove vivevano anarchici e compagni antiautoritari insieme ad altre persone; venne perquisita anche la libreria anarchica Acrata. Undici persone vennero arrestate e condotte negli uffici della polizia federale. Vennero rilasciati senza presentarsi davanti a un giudice.

Come parte di questa indagine, condotta dal giudice Isabelle Panou e denominata “Opération Cendres” (Operazione Ceneri), le accuse sono: appartenenza ad una organizzazione terrorista, cospirazione e atti incendiari.

Durante le udienze, è emerso che l’indagine si focalizza sulle lotte, rivolte e attività dal 2008 ad oggi, sui temi del carcere, della costruzione del nuovo centro detentivo per migranti a Steenokkerzeel, i trasporti pubblici (STIB/MTVB), le istituzioni europee e gli eurocrati, lo sviluppo della ferrovia regionale, la NATO, i meccanismi di deportazioni, gli ufficiali giudiziari e infine la costruzione della nuova maxi prigione a Bruxelles. Pubblicazioni come Hors-Service (“Fuori Servizio”) vengono prese di mira, e più in generale scritti, manifesti e quant’altro, distribuiti da anarchici e antiautoritari.

Questo mercoledi, 25 Settembre 2013, il giudice ha ordinato altre 5 perquisizoni tra Bruxelles, Lovanio e Gand. Intorno alle 6, l’unità antiterrorista ha sequestrato computer, hard disk, chiavette usb, portatili, volantini, locandine e documenti personali. In tre dei cinque domicili gli interessati della perquisizione erano assenti, e altre tre persone sono state arrestate per essere interrogate. Poi rilasciate qualche ora dopo l’essersi rifiutate di collaborare.

Cile: Confermata la libertà vigilata per Carla Verdugo

8733223131_e325039986_zIl 29 Agosto 2013 la difesa legale della compagna Carla Verdugo ha ottenuto tramite un “ricorso di fatto” l’inammissibilità riguardo all’intenzione della procura di privare Carla del beneficio della “libertà vigilata”.

Dopo vari mesi di custodia preventiva in base alla legge antiterrorista, il 10 Giugno 2013 Ivan Silva e Carla Verdugo sono stati condannati a 6 anni di libertà vigilata secondo la legge sul controllo delle armi. La procura si era appellata richiedendo la nullità del processo al fine di applicare la legge antiterrorista. Cosi ha deciso di chiedere l’annullamento della libertà vigilata per Carla, volendo punire la sua relazione sentimenale con Juan Aliste.

Con questa ultima istanza termina un processo carcerario e giuridico contro due compagni che con dignità hanno rigettato i ricatti della procura, dimostrando di essere decisi a continuare il cammino di negazione di questo mondo.

Adesso Carla e Ivan devono scontare 6 anni di libertà vigilata.

fonte

Illinois, Stati Uniti d’America: Settimana internazionale di solidarietà con “i NATO 5”

16-21 maggio 2013

Facciamo un appello ai/le compagni/e di tutto il mondo per diffondere informazione sul caso dei NATO 5 e raccogliere fondi per gli imputati, in occasione del primo anniversario dal loro arresto preventivo. Per favore leggete l’appello e cominciate a pianificare la vostra azione o iniziativa fin da oggi! Potete scaricare il nostro bellissimo poster per iniziative ecco e l’opuscolo di supporto qui.

Il 16 maggio 2012 i poliziotti di Chicago hanno perquisito un appartamento nel quartiere di Bridgeport a Chicago in uno dei soliti tentativi di intimorire le persone dal partecipare alle imminenti proteste contro il summit della NATO. Con le pistole spianate, i poliziotti hanno arrestato 11 persone dentro o intorno all’appartamento e le hanno velocemente fatte sparire nelle viscere dell’estesa rete di strutture detentive di Cook County, Illinois. Continue reading Illinois, Stati Uniti d’America: Settimana internazionale di solidarietà con “i NATO 5”

Atene: Detenzione pre-processo per i dimostranti del 12 Febbraio

Il 16 Febbraio 2012, solo pochi giorni dopo le proteste senza precedenti contro il secondo memorandum e i vasti scontri ad Atene e in altre città greche, i “segugi della polizia” dietro ordini dei loro superiori politici – che sono ovviamente in grande panico – hanno rilsciato foto e dettagli dei dimostranti (quattro locali e un immigrato), che erano tra gli arrestati del 12 Febbraio ad Atene. Inoltre, i poliziotti hanno chiesto ancora una volta ai cittadini di diventare spie.

Lo Stato inoltre ha fatto circolare foto del corteo ad Atene, chiedendo ai potenziali infami di fornire testimonianze anomime. Le foto sono state prima postate sul sito ufficiale della polizia greca e poi in altri blog affiliati, come anche in molti media di regime – il sito della polizia è stato prima manomesso, forse a cusa di un altro attacco diretto di Anonymous.

I volti dei dimostranti sono stati mostrati pubblicamente prima del processo. In altre parole, e secondo l’aggiornata legge antiterrorista, essi sono stati giudicati colpevoli a priori. Poco dopo il rilascio delle foto, nuove accuse sono state addossate a quattro di loro, le accuse sono state unite, e il magistrato “imparziale” e l’accusa hanno deciso la loro carcerazione pre-processo.

Ciò non ci sorprende. Questa è un’altra misura esemplare del sistema, un tentativo di terrorizzarci tutti, una plateale dimostrazione di forza delle autorità politiche, poliziesce, giudiziarie e dei media, nel contesto della moderna giunta greca. I nostri compagni sono detenuti senza “prove incriminanti”, perché hanno dimostrato la loro dignità e sono scesi in strada contro le misure di schiavitù. I nostri compagni non verranno lasciati soli. Un governo che manca completamente di alcuna legittimità sociale o anche “costituzional” ci sta minacciando tutti. Ma il consenso sociale è collassato. Siamo in guerra.

Rilascio immediato di tutti gli arrestati e proscioglimento di tutti gli accusati dopo le proteste nazionali! Nessuna tolleranza per i killer in uniforme e i mercenari di stato!

Roghi e incendi per tutti gli obiettivi connessi alla Grecia (ambasciate, consolati, ecc) e per tutti i mausolei del capitale. Supportateci adesso! Agite adesso!

La solidarietà è la nostra arma.

trad. ParoleArmate

Nuove disposizioni della legge “anti”- terrorismo

Ghiorgos Papandreou, Premier greco.

IL TOTALITARISMO MOSTRA DI NUOVO LA SUA FACCIA:

Il 26 Agosto 2010, in una sola seduta, il Governo Greco ha fatto passare il secondo più importante emendamento della legge sul terrorismo, o così chiamata legge “anti”-terrorismo del 2001 (il primo emendamento era stato apportato dal precedente governo di destra nel 2004), estendendo il suo campo di applicazione, in modo tale che ogni forma di resistenza contro il regime possa essere considerata terrorismo. Questa specifica legge (3875/2010) classifica come atto criminale terroristico qualsiasi dimostrazione, occupazione e danneggio di proprietà. Crimini, questi, per i quali i dimostranti di manifestazioni di massa sono già spesso accusati e persuguiti dalla giustizia. La differenza ora, è che dall’approvazione della legge in poi, coloro accusati di questi atti saranno portati davanti alla “giustizia” come terroristi.

La causa del rafforzamento della legge sul terrorismo è la promulgazione da parte della Grecia del Protocollo di Palermo, emanato nel 2000 durante un convengno delle Nazioni Unite, con il pretesto di affrontare il “crimine transnazionale organizzato”. Il protocollo introduce l’idea di “terrorismo” come il principale nemico del mondo moderno. Sebbene fossero passati 10 anni, nessun governo greco si era assunto la responsabilità per la sua ratificazione. Ora, il governo di George Papandreou non solo ratifica il protocollo in questione, ma introduce anche un secondo emendamento, che prevede maggior cambiamenti per la legge sui crimini e in particolare per il cosiddetto “anti”-terrorismo.

Le nuove dsposizioni sono state votate nel Parlamento Greco dal partito al potere PASOK e dall’opposizione NEA DIMOKRATIA (nuova democrazia). Il partito di estrema destra LAOS (popolo) ha invece votato contro questi emendamenti, chiedendo norme più restrittive sia contro il “nemico interno” che contro gli immigrati. Continue reading Nuove disposizioni della legge “anti”- terrorismo