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Santiago, Cile: Immagini della marcia per la libertà dei/lle prigionier* il 1° dicembre

1-1-544x4082-2-544x4083-1-544x4084-1-544x4085-544x408Marcia per la libertà di tutt* i/le prigionier* rivoluzionar*, sovversiv*, antiautoritar* e ribelli del mondo organizzata il 1° dicembre ad Ahumada con Alameda, in pieno centro di Santiago del Cile.

Contro lo Stato il Capitale e il Patriarcato!
Abasso i muri delle prigioni!

in spagnolo, tedesco

Santiago, Cile: Presidio di fronte al consolato e ambasciata del Brasile per la libertà di Mauricio Hernández Norambuena

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Libertà per tutt* i/le prigionier* politicé, sovversiv* e antiautoritar* del mondo // Libertà per Mauricio Hernandez Norambuena
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Libertà immediata per tutt* i/le prigionier* politic* interzionalist* // Mauricio Hernandez N.

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Libertà per Mauricio Hernandez Norambuena / Detenuto dallo stato terrorista del Brasile da quasi 15 anni. Subisce un regime carcerario che viola i diritti umani. // Mauricio ha lottato contro la dittatura di Pinochet ed è stato un combattente internazionalista. Oggi conserva la stessa linea. Fa parte di chi non si arrende, che non cede sui propri principi. / Libertà per Mauricio e tutt* i/le prigionier* politic* rivoluzionar*, sovversiv* e antiautoritar* del mondo!!! / La solidarietà ci rende fort*, la lotta liber*

Venerdì 9 dicembre, dei/lle compagn* della Coordinazione Anticarceraria La Fuga e della Coordinazione di DD HH “Mauricio Hernández” di Santiago, Valparaíso e Concepción hanno manifestato davanti al Consulato e l’Ambasciata del Brasile in Cile reclamando la fine del regime carcerario e l’immediata liberazione del compagno Mauricio Hernández Norambuena.

in spagnolo

Austria: Poster in solidarietà con lo sciopero nelle prigioni statunitensi come contributo alla Settimana di azioni globali

apas-544x772Il poster «Contro la prigione! Contro la schiavitù!» è un piccolo contributo degli/lle anarchic* austriac* alla Settimana di azione globale dal 15 al 22 ottobre.

Inviamo la nostra solidarietà a tutt* i/le ribelli nelle prigioni!
Forza ai/lle prigionier* in sciopero negli Stati Uniti e altrove!

Testo del poster:

I/LE MIGLIORI SCHIAV* SONO QUELL* CHE CREDONO DI ESSERE LIBER*

Ogni istituzione che cerca di trasformarci in schiav* oppress* o ammanettat* è nostro nemico: fascismo, patriarcato, autorità, confini, lo stato e il capitale!

Contro la prigione! Contro la schiavitù!

La prigione è stata creata da un ordine sociale basato sulla dominazione e lo sfruttamento. Lo scopo è quello di creare una struttura per segregare, reprimere e isolare tutt* gli/le indesiderabil*. Ancora oggi i datori di lavoro accumulano capitale grazie al lavoro forzato nelle prigioni, e i controlli aumentano senza troppe difficoltà, mentre i politici parlano di libertà, uguaglianza e democrazia.

L’oppressione, sottile e violenta, è sempre innata alla società capitalista. L’accettazione di una vita avvilente tra gli/le sfruttat* e gli/le oppress* rende possibile la produzione capitalista. Una consapevolezza anti-nazionalista, il rifiuto della dittatura democratica e la lotta contro ogni aspetto inquinato della vita è perciò vitale.

Il punto di partenza di ogni lotta realmente esplosiva è prendere posizione, attaccare l’apparato di sfruttamento, esporre i governi cannibali, distruggere i confini militarizzati, intensificare i conflitti sociali e costruire delle strutture fertili per anarchic* e non-anarchic* con nemici comuni e bersagli comuni su scala globale.

Dato che non si tratta di una tattica rivoluzionaria per diffondere favolette, non possiamo possiamo semplicemente parlare di allontanarci da tutto questo. Dobbiamo posizionarci lungo le linee delle varie tendenze anarchiche. La lotta che vogliamo rafforzare include attacchi rivoluzionari e resistenza armata. E soprattutto vogliamo esprimere la nostra solidarietà con i/le prigionier* anarchic* e ribelli attraverso degli attacchi per la distruzione totale delle prigioni e della società carceraria!

SOSTIENI I/LE RIBELLI NELLE CARCERI!
FUOCO ALLE PRIGIONI!
LUNGA VITA ALL’ANARCHIA!

ANARCHIC* IN SOLIDARIETÀ CON LO SCIOPERO DELLE PRIGIONI CONTRO LA SCHIAVITÙ CARCERARIA

in inglese, tedesco

Appello internazione per nuove azioni di solidarietà con lo sciopero nelle prigioni statunitensi, 15-22 ottobre

o1522-sqNon sembra necessario riassumere quello che sta accadendo all’interno delle prigioni statunitensi dal 9 settembre. Scioperi della fame, sospensione del lavoro e rivolte si sono propagati in tutto il paese su una scala di cui probabilmente non siamo pienamente consapevoli. Alcuni sollevamenti ci hanno colto di sorpresa, come quelli in diverse prigioni della Florida, mentre altri si sono presumibilmente sviluppati in seguito ai recenti tentativi organizzati all’interno, come quelli a Kinross in Michigan o Holman in Alabama. Approssimativamente, oltre 20,000 prigionier*  sono stati coinvolt* in un modo o nell’altro. È enorme.

All’esterno, la solidarietà arde luminosa in tutto il mondo. Striscioni, graffiti, manifestazioni rumorose e altro hanno dimostrato che eravamo spalleggiat* da chiunque volesse partecipare allo sciopero. Ma c’è da dire che la maggior parte di queste azioni hanno avuto luogo durante il primo fine settimana. Ma questo sciopero carcerale — e più largamente la lotta contro le prigioni — non è cosa di una giornata o di una settimana. Non è iniziato il 9 settembre e non finirà tanto presto. Alcun* prigionier* potranno tornare al lavoro mentre altr* decideranno di smettere di lavorare per la prima volta. È più facile quando c’è una data definita per effettuare un’azione, per prendere lo slancio, ma non è abbastanza.

Quindi vorremo fare un appello per nuove azioni in solidarietà con lo sciopero delle prigioni e la lotta contro la società carcerale. Proprio in questo momento molte persone stanno organizzando delle campagne anti-repressione per i/le prigionier* in sciopero e si tratta di un lavoro necessario anche se non molto eccitante. Ma sarebbe un errore pensare questa lotta in maniera lineare — cioè un’unica ondata in cui manifestiamo all’apice e scriviamo lettere quando tutto precipita. Quant* prigionier* hanno sentito parlare dello sciopero soltanto dopo il suo inizio? Quant* sapevano ma non pensavano che la gente sarebbe stata davvero presente per sostenerl*? Tre settimane dopo l’inizio dello sciopero, alcuni detenuti di Turbeville, South Carolina si sono ribellati contro una guardia e hanno occupato il dormitorio. Come possiamo smettere mentre i/le detenut* rischiano ancora la loro vita per la libertà?

Proponiamo la settimana tra il 15 e il 22 ottobre per concentrare le azioni e ricordare a tutt* quell* che sono rinchius* dallo Stato che li sosterremo sempre. Lo ricordiamo ancora una volta, è importante non prendere queste date alla lettera. Nessuno vi dirà niente se effettuate un’azione il 23 ottobre, o a novembre, o persino nel 2017. E nessuno dovrebbe restare con le mani in mano aspettando che arrivi il 15. Dovremmo anche tenere a mente il veglione di Capodanno, che ha tradizionalmente visto delle manifestazioni rumorose fuori dalla prigione ogni anno, benché sia un’altra data arbitraria.

“Quando il tempo sembra lento e tranquillo ci lasciamo stagnare, ma l’immaginazione e la rivolta sono come i muscoli: meno li usiamo e più si indeboliscono. Possiamo respingere la noia di tempi  meno movimentati e puntare all’insurrezione. Le azioni di solidarietà e di lotta nella nostra sequenza temporale sono un modo di creare slancio e tensione quando non ce ne sono.”

– “Our Own Timelines” Anathema, Vol 2 numero 6

È innegabile che ci siano molt* compagn* fuori da realtà in cui è fattibile organizzare una protesta o una manifestazione rumorosa. Molt* di noi stanno ancora cercando qualche compagn* con la stessa mentalità, non parliamo poi di radunare una folla. Ma ci sono comunque occasioni di agire, che siano una o due persone che espongono uno striscione o incollano manifestini, o che ospitano una sessione per scrivere lettere o un evento informativo che possa aiutare a creare complicità future. Non è esagerato ripetere quanto sia importante scrivere lettere di sostegno e andare in visita alle prigioni, ma perché lasciar passare un’occasione per sviluppare le nostre capacità?

Se non altro dovremmo essere imbarazzati per il fatto che la città più attiva in termini di azioni di solidarietà con lo sciopero delle prigioni statunitensi sia Atene, in Grecia. Hanno già un enorme vantaggio, ma possiamo almeno cercare di dar loro del filo da torcere, no?

– Alcun* Inquiet* Incontrollabil*

Support Prisoner Resistance // It’s Going Down // IWW IWOC

in inglese, tedesco

Messico: Giornata di lotta in prigione; Luis Fernando Sotelo, Fernando Bárcenas e Abraham Cortés in sciopero della fame. Miguel Peralta Betanzos digiuna

Dal 28 settembre i compagni Fernando Bárcenas e Abraham Cortes, detenuti nel carcere preventivo Nord, Luis Fernando Sotelo, detenuto nel carcere preventivo Sud di Città del Messico e Miguel Peralta Betanzos, nel carcere di Cuicatlán nello stato di Oaxaca, hanno iniziato una giornata di lotta anti-carceraria all’interno della prigione.

I tre compagni a Città del Messico hanno dichiarato lo sciopero della fame, mentre Miguel ha iniziato un digiuno.

Qui sotto vi proponiamo il comunicato firmato dal compagno anarchico Fernando Bárcenas e da Abraham Cortés.

28 settembre 2016

Ai/lle compagn* ribelli

Ai popoli e le comunità sul piede di guerra

Agli/lle schiav* emancipat*

A chiunque sia interessato a queste posizioni e queste parole…

Oggi, per una liberazione totale, dichiariamo uno sciopero della fame a durata indeterminata come atto di autodeterminazione e d’incitazione a una rivolta generalizzata. Semplicemente perché non possiamo continuare ad assistere, giorno dopo giorno, al genocidio delle nostre comunità e dei nostri popoli.

In questa società esiste una realtà occulta; la democrazia è un colpo di stato che non nasconde i carri armati nelle crepe ma le sostituisce con le telecamere e i microfoni dei giornalisti. La democrazia governa col potere della sua propaganda ed è per questo che sosteniamo che la democrazia è la tecnica e la scienza che il potere utilizzano per non essere percepita come oppressione, il capitalismo ne è il capo e la democrazia il suo ufficio stampa.

È per questa ragione che non ci rivolgiamo né ai media né alle classi dominanti, noi parliamo e ci rivolgiamo ai/lle compagn* dell’immensa galera chiamata Terra, a chi come noi è figli* della guerra per il semplice fatto di essere nat* priv* di tutto.

Ma queste parole non hanno alcuna intenzione di strumentalizzare le forze ribelli e ancor meno di unirle sotto una bandiera qualsiasi, ma piuttosto di aprire un legame di comunicazione, uno spazio di sintonia di lotta e di tutto quello che può emergere da ogni parte come contestazione e atto di auto-determinazione.

Ci sembra, dal nostro punto di vista, che là dove c’è autorità esiste la prigione, ed è per questa ragione che la prigione è ben più che una semplice struttura fisica che ci si impone mediante l’immagine di mura e filo spinato. La prigione, secondo noi, è costituita dalla società intera mentre le prigioni fisiche non sono che l’espressione concreta dell’isolamento sociale che nutre e legittima il potere.

L’urbanismo (per esempio) è la rappresentazione stessa della carcerazione massiccia o, che è lo stesso, della fortificazione dello spazio urbano che si accompagna allo sterminio delle classi popolari più marginalizzate, e che si presenta oggi come parte integrante della fase storico-geografica finale del capitalismo tecno-industriale. (Sforzo finale di ristrutturazione in questa tappa di crisi in cui il solo modo di consolidare la propria dominazione è la guerra).

Ormai non possiamo più credere alle loro bugie perché il loro «fantastico mondo» non esiste attorno a noi; ci trattano come delinquenti, allo stesso modo in cui hanno chiamato selvaggi i primi abitanti delle Americhe, giustificando così il loro genocidio; quello che accade ogni giorno nei nostri quartieri è una guerra coloniale che cerca di tranquillizzare l’effervescenza rivoluzionaria dei nostri simili con tattiche vili come l’inondazione massiccio di droga e armi che implicano immancabilmente l’arrivo nei nostri quartieri e nelle nostre comunità di truppe di occupazione sempre più numerose. Tutto ciò è in relazione diretta con l’aumento della povertà e della carenza educativa e sanitaria nelle comunità e nei quartieri popolari. E che genera come risultato un aumento dell’indice di criminalità, che a sua volta giustifica la repressione da parte dell’apparato politico-militare dello Stato, con la prigione che diventa un monumento al massacro, immensa discarica sociale dove si elimina tutto quello che non piace o che disturba il sistema capitalista…

Attualmente nel paese ci sono 226mila prigionier* e benché le prigioni siano sovrappopolate, il tasso di criminalità non cala, al contrario aumenta o resta stabile. Di conseguenza il problema non sono le 226mila persone detenute ma la società tecno-industriale che ha bisogno di giustificare questo massacro.

La prigione è un’azienda che legittima la guerra contro i poveri e protegge dallo sterminio la società basata sull’accumulazione capitalista.

E qual è il pretesto per condurre in maniera nascosta questo intervento? Basta che i quartieri siano devastati dal crimine, le rapine, i furti, gli omicidi e gli scontri, «le strade non sono sicure», e allora i sindaci e i consigli municipali si trovano d’accordo con i residenti che chiedono «più protezione», senza prendersi la briga di analizzare il contesto di questa sporca guerra.

È evidente che le vittime della piaga della droga sono responsabili dei crimini che avvengono nei quartiere, non lo si può negare. Ma prima di reclamare disperat* «una maggiore protezione della polizia» ricordiamoci piuttosto chi ha imposto questa piaga nei nostri quartieri e comunità. Sarebbe meglio ricordarsi a chi, alla fin fine, giova la dipendenza delle persone alla droga; sarebbe meglio ricordarsi che la polizia è una truppa di occupazione inviata nelle nostre comunità dalla classe dominante, non per proteggere la vita dei poveri ma piuttosto per proteggere gli interessi e la proprietà privata dei capitalisti.

La polizia, i politici e i dirigenti delle grandi aziende sono contenti di vedere i/le giovani proletar* cadere vittime di questa piaga, e per due ragioni, la prima perché il traffico di droga è un’impresa che economicamente rende moltissimo, la seconda è che si rendono conto che finché possono tenere i/le nostr* giovani agli angoli delle strade a «smazzare» per una dose, non dovrenno preoccuparsi di vederci condurre un’efficace battaglia di liberazione.

La polizia non può risolvere il problema, perché fa parte del problema stesso, allo stesso modo le istituzioni del sistema non possono risolvere i problemi sociali, economici e politici del popolo, perché sono loro stessi che li creano e se ne nutrono. La «guerra contro le droghe» non è nient’altro che una dottrina controrivoluzionaria incaricata di conservare e rafforzare la dominazione, lo sfruttamento, l’imprigionamento delle classi sociali più oppresse del proletariato.

Siamo i/le sol* a poter sradicare questa calamità dalle nostre comunictà ed è per questo che invece di collaborare con questa società malata e decadente abbiamo deciso di viverne ai margini per costruire un mondo con le nostre mani, ed è una cosa che passa necessariamente dall’organizzazione rivoluzionaria del popolo.

Libera uno spazio, oKkupa, armati e prenditi cura delle persone che ti sono vicine.

Se ci saranno più azioni di questo tipo, frammentarie e disordinate, senza alcun centro, ma che si riferiscono a mille centri, ognuno auto-determinato, allora ridurle a una formalità e la recuperazione da parte del sistema tecnologico saranno molto più difficili.

Viviamo un’epoca tecnologica in cui il capitalismo si ristruttura attraverso le applicazioni tecnologiche del sistema di controllo sociale e tutto questo ha cambiato il mondo in maniera determinante.

La realtà virtuale di falsi bisogni si è già imposta, gli interessi del proletariato sono stati frantumati in mille pezzi e si perdono nei meandri della realtà virtuale. La democrazia stessa è una di queste realtà virtuali, come tutte le altre.

È evidente che un sistema di questo tipo non può essere tutelato che attraverso la trasformazione degli abitanti del territorio in agenti del sistema, nessun’altra struttura repressiva saprebbe garantirne meglio la difesa.

È per questo che lo stato/capitale tecnologico/moderno non può essere distrutto sul territorio che dall’ascesa generalizzata dell’insurrezione.

Quindi la risposta non si trova nelle teorie, ma concretamente nell’esigenza e la necessità degli/lle esclus* del sistema, i/le ribelli, e per finire nel linciaggio sociale che sono il frutto naturale di una società divisa tra privilegiati da una parte e schiavi dall’altra.

Anche la rivolta è un evento naturale che non è stato appena scoperto dagli/lle anarchic* né gli/le altr* rivoluzionar*.

Ma questa rivolta non è direttamente riconducibile ai vecchi programmi e manuali «rivoluzionari»,  la rivolta dei nostri giorni è atomizzata, disordinata, un fine in sé.

Per noi ribelli sociali, la rivolta è un rifiuto totale delle ideologie tanto che fanno parte del sistema che ci opprime.

Col metodo basato sulla pratica dell’azione diretta, nel conflitto permanente e l’auto-organizzazione delle lotte, senza l’accettazione di alcun moderatore, allora sì che enormi possibilità di sbocchi insurrezionali restano aperte.

Da questo punto di vista, è chiaro che l’anarchia non è un’ideologia ma una forma concreta di opposizione a quello che esiste, per ottenere la sua distruzione totale e definitiva.

Quindi siamo per la ribellione permanente, per l’insurrezione generalizzata, unico modo di rendere impossibile la manifestazione di un potere centralizzato.

Lanciamo questo grido di guerra come forma di difesa della lotta dei/lle prigionier* statunitensi e allo stesso modo di solidarietà con i/le compagn* afro-american* che come noi vivono il genocidio della droga.

Solidarietà con i popoli e le comunità ribelli.

Solidarietà totale col compagno Luis Fernando Sotelo Zambrano.

Per la liberazione totale! Per la distruzione della società carceraria!

Tre anni dopo l’incarcerazione di Abraham Cortés Ávila, il 2 ottobre 2013.

Fernando Bárcenas.
Abraham Cortés Ávila.

Fonte in spagnolo: Croce Nera Anarchica del Messico

in spagnolo, francese, portoghese

Atene, Grecia: Striscione in sostegno alla lotta contro la schiavitù carceraria in America

Inviamo la nostra totale e aperta solidarietà con la lotta dei/lle prigionier* in America contro la schiavitù, e come risposta all’appello a sostegno e solidarietà alla loro resistenza abbiamo esposto due striscioni in centro ad Atene, Grecia.

uro1-544x396Lotta contro la schiavitù carceraria. Fino alla demolizione di ogni gabbia. Fino alla morte dell’autorità.

uro2-544x293Sostegno alla resistenza nelle prigioni USA, contro la schiavitù e lo sfruttamento dei/lle prigionier*. Fratelli/sorelle, in questa lotta non siete sol*!

Unione di individualità anarchiche Uroborus

in inglese

Prigioni USA: Tenete d’occhio Holman

Servizio da Holman | 27 settembre 2016

Verso mezzanotte un prigioniero è stato pugnalato, mentre dormiva, da un altro prigioniero. I disordini sono avvenuti dopo che colui che aveva commesso l’atto è corso fuori dal dormitorio. Gli sbirri hanno lasciato entrare il prigioniero nel dormitorio-C dopo che i prigioneri alloggiati in quello stesso dormitorio avevano detto loro di non lasciare entrare nessuno. I prigionieri sono corsi dietro al responsabile dell’attacco, sono corsi fuori dal dormitorio, hanno circondato uno sbirro che era uscito dalla cabina di controllo, gli hanno chiesto di aspettare prima di fare qualsiasi cosa e hanno giusto portato il ferito in infermeria.

Quello che vedete in questo breve video è un gruppo di prigionieri infuriati che vedono gli sbirri come facilitatori della violenza che scoppia fra loro.

Qui Mike dalla prigione Holman.

via Anarchy Live!

holman-544x408Lo Stato non riesce a domare i/le ribelli delle prigioni | 29 settembre 2016

Viene riferito che settimana scorsa, alla prigione, dopo aver assistito al funerale dello sbirro pugnalato il 1° settembre e morto in seguito alle ferite, il Coordinatore regionale Grantt Culliver ha dichiarato a diversi prigioneri che il 1° ottobre avrebbe fatto venire alla prigione Holman di Atmore, Alabama, il CERT, l’unità speciale d’intervento del dipartimento carcerario, che rimarranno per i successivi novanta giorni per perquisire la prigione alla ricerca di ogni coltello e cellulare, e che smonteranno la prigione pezzo per pezzo finché non avranno trovato tutte le armi e i telefoni.

Si tratta di un tentativo di intimidazione e una mossa per ristabilire l’autorità e il controllo totale. Controllo sugli esseri umani che stanno resistendo e dicono fanculo l’autorità! Umani che non accettano più il discorso secondo cui sono inutili e che lo stato ha il diritto di punirli e utilizzare la violenza senza che gli venga restituita. Non permetteremo più a queste enormi ingiustizie di passare inosservate.

Vogliamo che tutt* voi che vivete nella prigione all’aria aperta chiamata mondo libero teniate d’occhio quello che accade qui. Sappiamo che gli sbirri sono incazzati per la morte del loro collega per mano di un prigioniero e per la resistenza spuntata nell’ultimo anno, e hanno intenzione di schiacciare la resistenza. Tenete d’occhio Holman e continuate a mostrare la vostra solidarietà attraverso l’azione diretta.

Né dio, né padrone! Morte allo stato! Lunga vita all’anarchia!

via It’s Going Down

 in inglese

[Agrinio, Grecia occidentale] Squat Apertus: Solidarietà con la lotta contro la schiavitù nelle prigioni statunitensi

sept9th-544x249Il funzionamento delle prigioni statunitensi dipende fortemente dal lavoro dei/lle prigionier* stess*, mentre molte prigioni sono ormai privatizzate. Inoltre il lavoro carcerale viene sfruttato dalle multinazionali (Honda, McDonald’s, Victoria’s Secret, Starbucks, etc.). Lo stipendio che i/le prigionier*/lavoratori-trici ricevono varia dal magro all’inesistente. In più la sorveglianza, le condizioni di detenzione inumane, la disciplina, i diversi metodi di tortura etc sono tradizionalmente la prima scelta per far funzionare senza intoppi le prigioni.

I/Le prigionier* statunitensi, che vivono e capiscono di essere sfruttati, hanno partecipato a diverse mobilitazioni nel corso di questi anni, collegando spesso le loro lotte all’oppressione delle donne e dei minori in altre prigioni, e con i/le migranti nei numerosi centri di detenzione in tutti gli Stati Uniti.

Dal 9 settembre i/le prigionier* in tutto il paese, sapendo che le strutture carcerali non possono funzionare senza di loro, hanno cominciato ad astenersi dal lavoro per mettere “fine alla schiavitù carcerale”.
La sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici nelle prigioni statunitensi non è che un anello della lunga catena della schiavitù moderna. Una catena che inizia con gli/le schiav* modern* (migranti “invisibili”), manodopera infantile, prostituzione forzata, e arriva fino alle condizioni dell’impiego stipendiato “formale” moderno (lavoratori disoccupati, precari, mercato nero, non assicurati, flessibile, a tempo determinato, etc.). Queste zone di schiavitù sono mattoni importanti del capitalismo. Gli eserciti di schiavi moderni producono quantità enormi di valore aggiunto per il capitale, presupposto della sua espansione. E gli “inferi” capitalisti delle prigioni statunitensi sono un pezzo invisibile ma enorme del puzzle capitalista. Non è una coincidenza che l’istituzionalizzazione della reclusione, fondata sulle ceneri delle “streghe” bruciate dall’Inquisizione, per disciplinare corpo e mente, coincida con l’inizio del metodo di produzione capitalista…

Nello stesso momento, le detenute della prigione di Koridallos hanno dato il via a delle proteste (dal 26 agosto 2016) denunciando il sovraffollamento e chiedendo delle condizioni di vita umane, assistenza medica completa e sostegno nutrizionale per i/le prigionier* sieropositiv*. Non possiamo far altro che essere solidali con le lotte per la dignità remunerata dei/lle prigionier* ovunque sulla Terra, considerando che la resistenza alla barbarie della reclusione è parte integrante delle lotte sociali e di classe che si svolgono ovunque.

CONTRO LA RIORGANIZZAZIONE, LE RESTRIZIONI DI SICUREZZA E LA PRIVATIZZAZIONE DELLE PRIGIONI

LA STRADA VERSO LA LIBERTÀ PASSA SULLE ROVINE DI TUTTE LE PRIGIONI

9 Settembre 2016

Squat Apertus
Spazio sociale libero Agrinio
apertus.squat.gr

in inglese

Atene, Grecia: McDonald’s, l’approfittatore carcerale, bloccato in piazza Syntagma

mcd-001-544x408mcd-002-544x408mcd-003-544x327mcd-004-544x408Lo striscione dice: Da Koridallos a Lucasville, combatti contro la schiavitù carcerale” / “Solidarietà con la lotta dei/lle detenut* US contro la schiavitù

Sabato sera, 10 settembre 2016, il McDonald’s in piazza Syntagma è stato bloccato per due ore in solidarietà con la lotta contro la schiavitù che è cominciata nelle prigioni americane il 9 settembre.

McDonald’s è una delle compagnie chiave che sfruttano il regime di schiavitù imposto ai/lle prigionier* negli Stati Uniti, un regime che assicura al colosso multinazionale ulteriori profitti.

Durante il blocco, durato due ore, abbiamo distribuito diversi testi ai passanti, in greco e in inglese, e lanciato volantini. Abbiamo concluso la nostra azione senza incidenti quando i/le manifestanti degli hot spots (campi migranti) e gli squat che alloggiano migranti sono arrivati a Syntagma. Abbiamo raggiunto la manifestazione cantando slogan in solidarietà con i/le migranti.

Assemblea di solidarietà con la lotta dei/lle prigionier* contro la schiavitù

in inglese

Barcellona: McDonald’s riverniciato in solidarietà con lo sciopero nelle carceri statunitensi

barna1-544x408barna2-544x408barna3-544x408barna4-544x408Nelle prime ore del  settembre alcun* anarchic* di Barcellona sono andati al McDonald’s in Travessera nel quartiere di Gràcia per mostrare la nostra solidarietà ai/lle compagn* incarcerat* in sciopero negli Stati Uniti.

Una piccola azione con cui intendiamo manifestare che la solidarietà tra oppress* non conosce frontiere o nazioni.

Abbiamo anche approfittato di questa occasione per indicare questa multinazionale come responsabile dell’assassinio e dello sfruttamento di innumerevoli esseri umani e non-umani, rendendo chiaro che non permetteremo loro di continuare il  lavoro criminale senza incontrare la resistenza degli/lle oppress*.

Contro tutti i poteri!

Morte allo Stato e ai suoi falsi avversari.

in inglese, greco, spagnolo

[Prigioni statunitensi]: Proclamazione di sciopero per il 9 settembre 2016

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Questo è un appello all’azione contro la schiavitù negli Stati Uniti

Con una sola voce che esce all’unisono dalle celle d’isolamento, che riecheggia nelle camerate e nei bracci delle carceri dalla Virginia all’Oregon, noi prigionier* di tutti gli Stati Uniti promettiamo di mettere fine alla schiavitù nel 2016.

Il 9 settembre 1971 i prigionieri hanno preso il controllo di Attica, la prigione più conosciuta dello stato di New York, e l’hanno fatta chiudere.
Il 9 settembre 2016 daremo il via a un’azione per far chiudere le prigioni in tutto il paese. Non chiederemo soltanto la fine della schiavitù carceraria, ma smetteremo noi stess* di essere schiav*.

Continue reading [Prigioni statunitensi]: Proclamazione di sciopero per il 9 settembre 2016

Messico: Il prigioniero anarchico Fernando Bárcenas chiama alla solidarietà rivoluzionaria con lo sciopero nelle prigioni statunitensi

Mexican-Prison-Riot-544x318Lettera aperta ai/lle compagn*.

Nota: L’uso della parola prigione in questo testo fa riferimento a tutti gli ambienti artificiali che ci addomesticano per inserirci di forza nel sistema di produzione capitalista; è un contributo per approfondire la riflessione di tutti gli esseri viventi in mano alle potenze economiche e al progetto tecnologico…

Compas, vi saluto con amore ribelle, perché queste parole di guerra possano arrivare fino a voi; saluto anche i giorni di rivolta che vengono, mentre le idee sbocciano nei campi come fiori che non dovremmo smettere di curare.

Non sappiamo se vinceremo, ma quello che sappiamo è che non occuperanno i nostri sogni e le nostre vite…

L’unico momento davvero libero è quando lottiamo per la libertà, perché preferiamo morire che accettare questo stile di vita, e senza rendercene conto siamo già liberi, perché niente occupa le nostre menti tranne il solo desiderio d’incendiare la realtà…

Ma cosa si nasconde dietro questa guerra distruttiva, dietro la cupa oscurità dello spirito umano? Non sono forse il riflesso e la manifestazione poetica di esseri umani che si riappropriano della propria vita e influenzano attivamente l’organizzazione della vita quotidiana?

Se ogni persona che si vanta della propria “libertà” si rendesse conto della propria condizione, sarebbe l’inizio dell’ultima guerra, la nostra ultima opportunità.

Ho imparato che la possibilità di una reale forza capace di opporsi e negare il capitalismo vengono rivelati nel corso della vita quotidiano delle persone.

Sono semplici connessioni tra idee e azioni; non vogliamo essere gradevoli alle moderne masse consumatrici, ecco perché credo che una vera forma di auto-organizzazione può esistere solo tra le persone più colpite ed emarginate, che vivono quotidianamente una guerra condotta dall’istinto e dai sentimenti più che dalla ragione…

E una coscienza selvaggia e incontaminata, non troppo manipolata dal sistema educativo, è sempre più aperta alle posizioni anarchiche…

E per gli/le altr*, che intuiscono istintivamente, e si sentono portati verso la disobbedienza, si tratta soltanto di provocare la “scintilla” che accenderà la fiamma…

Ma in generale per far riflettere un* prigionier*, per esempio, consideriamo che le semplici parole non sono abbastanza, perché si tratta di qualcun* che vive la guerra quotidianamente e che conosce il panorama molto meglio di noi e non accade attraverso le parole, ma ad azioni e comportamenti reali, che siano in linea con quello che pensiamo e diciamo.

In molti questionano le “tattiche” o “metodi” come se fosse una gara, e con questo non voglio dire che dovremmo isolarci ed evitare la critica cosciente, ma il contrario; l’unico  problema è che ci trasciniamo dietro, come collane, le influenze borghesi che hanno storicamente contaminato le forme d’organizzazione di coloro che si definiscono libertari…

Radicalmente contrario, non penso sia necessario razionalizzare tutti gli aspetti della vita. La rivoluzione sociale si costruisce giorno dopo giorno, senza manuali o dogmi, sia nella vita sociale sia nell’ombra, e non perché uno debba essere rivoluzionario per decreto, ma perché la parola rivoluzione per me, e per quanto ne so per molti altri, significa avere un ruolo attivo in questa guerra, ma sempre a modo nostro, e per questo non possiamo continuare a chiudere gli occhi di fronte a nessuna dottrina o ideologia scientifica o religiosa, dato che  l’istruzione e la conoscenza vengono acquisite nelle trincee popolari, nella sperimentazione, nella confusione, nella spontaneità, non vogliamo avere obiettivi o norme, perché vorrebbe dire condannarci all’ignoranza e la schiavitù…

Il problema delle grandi civiltà che sono esistite finora è che hanno tutte basato la loro visione del mondo sulle scienze esatte e quantificabili…

L’umano sente una tale angoscia di fronte all’insignificanza della propria esistenza a causa dell’abbandono assoluto del vivere nel regime carcerale delle città e delle prigioni che cerca rifugio  e sollievo cercando di imporre un “ordine” fittizio alla vita; si consacra a cercare di capire tutti e riduce tutto al proprio mondo e alla propria taglia. Se ci concentrassimo più sull’approfittare della nostra vita splendida troveremmo il sollievo a tutti i mali creati in noi dall’addomesticamento della cività, e tutte le guerre catastrofiche che l’esser umano ha portato sulla terra cercando ingenuamente di spezzare l’ordine naturale della vita avrebbero potuto essere evitate…

Ed è per questo che in questa guerra imposta, in cui viviamo e soffriamo della schiavitù e della miseria per mano dei pochi che in nome del capitale si sono arrogati il diritto di dirigere la nostra esistenza, non è ancora troppo tardi per tealizzare che i secoli di storia che hanno preceduto ci hanno insegnato che qualsiasi sia la forma di governo è sempre la stessa storia; la giustificazione del diritto di limitare e di punire per sfruttare…

Anche il più primitivo degli organismi viventi sa in modo istintivo che se non è capace di adattarsi all’ambiente finirà con lo scomparire. E la questione è: l’essere umano sarà capace di adattarsi ale condizioni di vita artificiali che gli impone l’ambiente tecno-industriale?

Nella natura selvaggia e in noi stessi esistono gli ingredienti che rendono possibile la vita come la conosciamo ed è per questo che è assurdo pensare di possedere tutte le risorse naturali e materiali che ci circondano. È una visione coloniale e antropocentrica di vedere la vita ed è per questo che il riprodurla condurrà a breve alla creazione del principio di autorità e potere, con la schiavitù e la guerra come conseguenza…

La nostra partecipazione alla guerra dev’essere quindi radicalmente diversa dai metdoi di guerra imperialisti… Non è la guerra per la guerra, non è la guerra fine a se stessa ma la nostra difesa selvaggia…

È un appello alla solidarietà rivoluzionaria contro la schiavitù e lo sterminio impostoci dal saccheggio economico… in America del nord, America latina, Medio-oriente, Europa e tutti i luoghi raggiunti dalla civilizzazione, all’interno delle prigioni messicane, che sappiano che ci prepariamo, ma le azioni lo dimostreranno…

In guerra a fianco dei/delle nostr* fratelli e sorelle prigionier*, schiav* degli Stati Uniti, che stanno organizzando e coordinando per il 9 settembre 2016 uno sciopero nazionale nelle prigioni dell’America del Nord e con tutt* gli/le altr* prigionier* e schiav* nelle prigioni esterne…

Finché non saremo tutt* liber*.

Fernando Bárcenas Castillo

in inglese, francese

Alabama, USA: Il compagno anarchico Michael Kimble piazzato in isolamento dopo l’ultima rivolta alla prigione di Holman

Il 1° agosto 2016 alla prigione Holman in Alabama è scoppiata una sommossa dopo una lite in cui sono stati feriti diversi detenuti e almeno un secondino. I prigionieri si sono barricati nel dormitorio-C, che ospita 114 detenuti, appiccando il fuoco e resistendo alla squadra antisommossa (CERT) arrivata per reprimere la rivolta. Luce e acqua sono state tolte e l’intera prigione messa sotto massima sicurezza. Questa è solo l’ultima di una serie di rivolte nella prigione di Holman. Nel marzo 2016, il direttore è stato pugnalato quando mise piede nel dormitorio-C, e i prigionieri si sono ribellati più volte, appiccando incendi, erigendo barricate etc.

mmmain-544x408Qui sotto una lettera del compagno anarchico Michael Kimble, messo in isolamento dopo l’ultima sommossa alla prigione di Holman; ricevuta l’ 8 agosto 2016 da Anarchy Live!:

Rivolta continua

In questo momento scrivo dalla cella d’isolamento dopo essere stato denudato, ammanettato, schiaffeggiato e piazzato qui dal CERT (squadra antisommossa) lunedì 1° agosto 2016 verso le 23:45 circa. Oggi è mercoledì e non mi hanno dato i miei oggetti personali (scarpe/ciabatte, sapone, deodorante, abiti, spazzolino, etc.) né ho ricevuto la notifica d’inchiesta sul perché sono trattenuto in isolamento entro le 72 ore.

Suppongo che mi trattengano perché implicato nella rivolta (sommossa) scoppiata il 1° agosto 2016 verso le 15:06 pm. All’inizio si trattava di una rissa tra prigionieri, ma si è inasprita diventando rivolta contro i secondini quando hanno cercato di intervenire dopo che era stato detto loro a più riprese che la situazione era sotto controllo.

I secondini non hanno ascoltato e sono stati buttati fuori dal dormitorio-C, diventato un luogo di autonomia e resistenza contro gli agenti di custodia. Sono stati appiccati degli incendi, prese delle centraline.

Faccio parte della decina di prigionieri che sono stati messi in isolamento.

Quindi se non avete direttamente mie notizie è perché tutte le mie cose, comprese le lettere, gli indirizzi, i numeri di telefono, sono stati distrutti o persi. Ho dovuto chiedere in prestito il materiale per scrivere per fare uscire questo messaggio.

in inglese, greco

Exarchia, 4 agosto: Serata informativa “Contro la schiavitù carceraria” allo squat Themistokleous 58, con un compagno della Croce Nera Anarchica (ABC) di Portland

EN_04.08CONTRO LA SCHIAVITÙ CARCERARIA | AGAINST PRISON SLAVERY | CONTRA LA ESCLAVITUD CARCELARIA | ΕΝΑΝΤΙΑ ΣΤΗ ΣΚΛΑΒΙΑ ΤΗΣ ΦΥΛΑΚΗΣ

Il 9 settembre 1971 alcuni prigionieri hanno preso il controllo di Attica, l’inferno più conosciuto dello stato di New York, e l’hanno chiuso.
Il 9 settembre 2016 dei prigionieri in lotta sospenderanno il lavoro e daranno il via ad altre azioni per la chiusura delle prigioni in tutti gli Stati Uniti, e per fare pressione perché la schiavitù carceraria abbia definitivamente fine.

Che le fiamme della solidarietà si diffondano in tutto il mondo!

Presentazione & discussione sullo sciopero dei prigionieri con un compagno della Croce Nera Anarchica di Portland (USA)

Giovedì 4 agosto alle 20h alla terrazza dello squat anarchico al 58 di via Themistokleous, Exarchia, Atene

Squat Themistokleous 58 | Cellula di solidarietà anarchica Croce Nera Anarchica [Grecia] | Rete di traduzioni di contro-informazione Contra Info

in inglese, greco, portoghese

Cile: Propaganda solidale con Juan Aliste, Freddy Fuentevilla e Marcelo Villarroel

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A 8 anni dall’inizio della caccia… Oltrepassando i contesti, sempre nemici dello stato. Orgogliosi di essere in guerra! Juan, Freddy e Marcelo liberi!

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A 8 anni dall’inizio della caccia…

Salutiamo iconoclasticamente i compagni Juan Aliste, Freddy Fuentevilla e Marcelo Villarroel al compiersi degli 8 anni della caccia giornalistico-poliziesca e giuridica dopo la morte del Cabo Luis Moyano durante uno scontro armato in seguito a un’espropriazione bancaria.

Riconosciamo l’aiuto dei compagni, sempre attivi nell’intensificazione della Guerra Sociale, riprendiamoci l’orgoglio e la dignità che tanto per strada come in prigione sa marcare le distanze col nemico… Nessuna rinuncia, nessun passo indietro.

SIAMO AMORE IN GUERRA!!!
CON SOLIDARIETÀ IRRIDUCIBILE!!!
VIVA L’ANARCHIA!!!

18 ottobre 2015

in spagnolo, portoghese