La mattina del 30 dicembre 2014, il compagno Nikos Maziotis è stato trasferito nelle prigioni di tipo C di Domokos – con l’intento di inaugurarle ufficialmente.
Come di riflesso, noialtri siamo usciti quella stessa notte e abbiamo vandalizzato con vernice e scritte l’edificio del Consiglio Legale di Stato-Ufficio Giudiziario di Veria, oltre a sabotare 4 bancomat.
Lotta, insieme ai compagni incarcerati, contro le carceri.
Corriamo verso la nostra uscita, mentre attorno a noi si sta giocando una caccia all’uomo a tutta velocità. Dietro di noi rimane una vita che è predeterminata, scolpita dalle mani della sovranità, con lo scopo di farci interiorizzare la sottomissione come condizione oggettiva, di legittimare moralmente sistemi di leggi e regole, di uniformare l’individuo a una logica statica di numeri. Di fronte a noi, il mondo delle nostre fantasie “utopiche” che può essere conquistato solo con la violenza. Una vita, una possibilità e scelte determinate.
Fissate il vuoto tra le nuvole e saltate, perchè la caduta non è mai stata una scelta più certa.
Venerdì 1 febbraio, insieme a un gruppo di compagn*, abbiamo condotto una doppia rapina, alla Banca Agricola e all’Ufficio Postale a Velventòs, Kozani. Secondo la nostra opinione è di qualche importante analizzare, fino a un certo punto, la parte operativa della rapina. Questo innanzitutto per sottolineare tutti gli elementi del caso, le scelte che abbiamo fatto, gli errori che abbiamo commesso e le ragioni che ci hanno portato a questi.
Quindi, quel venerdì mattina, abbiamo attaccato i due obiettivi divisi in due squadre. Il nostro scopo fin dall’inizio era di prendere i soldi da entrambe le casseforti, ed in effetti è andata così. Durante la nostra fuga, una serie di eventi sfortunati e una malgestione di questi hanno portato ad un’esposizione sia del nostro veicolo sia della nostra direzione alla polizia.
A causa della stretta che si era creata da parte della polizia, il compagno che guidava il furgone, che era stato esternamente trasformato per apparire come un’ambulanza, ha cercato vie d’uscita per la squadra che aveva condotto le rapine. Nel suo tentativo, ha fatto l’errore di passare tre volte di fronte a un veicolo degli sbirri, che si sono quindi insospettiti. È nato un inseguimento che lo ha portato, a causa della sua non familiarità con la zona in cui è finito, a raggiungere quattro vicoli ciechi tra le strade fangose delle cave, che è finito con l’accerchiamento da parte della polizia – e con la chiusura di ogni possibilità reale di fuga. Dopo avere dato fuoco al furgone, è stato arrestato. Seguendo questi sviluppi e mentre il nostro compagno con il veicolo per la fuga era già nelle mani degli sbirri, le nostre opzioni disponibili si erano estremamente ridotte.
Abbiamo quindi deciso di fermare il primo veicolo che passava, poiché questo garantiva una fuga più sicura per noi e i nostri compagni. La questione principale in questa condizione era che gli sbirri non venissero a sapere del nuovo veicolo di fuga dei nostri compagni – abbiamo quindi deciso di mantenere il guidatore nel veicolo con noi, fino a che non avessimo trovato un modo anche per noi di fuggire. È a questo punto circa che il nostro sentiero si è incrociato con quello di una macchina della polizia, che si è gradualmente trasformato in un inseguimento fino alla città di Veria, con la maggioranza delle forze di polizia disponibili nell’area alle nostre calcagna. Ovviamente non abbiamo pensato neanche per un momento di usare l’ostaggio come scudo umano (non avremmo avuto problemi, per esempio, se si fosse trattato del manager di una banca) – dopo tutto, la polizia non sapeva della sua esistenza. Alla fine, lui ha agito da scudo umano per gli sbirri, senza che loro lo sapessero – perchè la sua presenza è stata una delle ragioni per cui non abbiamo usato le nostre armi per fuggire. Poichè la nostra consapevolezza e il nostro codice morale non ci permettono di rischiare la vita di una persona a caso che si è trovata con noi contro il suo volere.
A questo punto vorremmo rendere chiaro che non avevamo delle armi solo allo scopo di spaventare, ma per usarle nella remota possibilità di uno scontro tra noi e gli sbirri. Quindi, la ragione per cui non abbiamo agito nella maniera corrispondente, allo scopo di fuggire, è stata la condizione in cui ci siamo trovati a causa di una serie di errori.
La sola opzione per una fuga a quel punto era la velocità – e il nostro tentativo di guadagnare terreno con il nostro veicolo dagli sbirri che ci stavano inseguendo. Ovviamente, la città di Veroia non si offre per qualcosa di questo tipo, e presto infatti ci siamo trovati intrappolati in una stradina, con il risultato del nostro arresto. Durante il nostro arresto, la sola cosa che abbiamo dichiarato è stata che la persona che avevamo con noi non aveva niente a che fare né con la rapina, né con noi. Nonostante questo, gli sbirri hanno continuato a picchiarlo, almeno finchè abbiamo avuto contatto visuale con lui.
Questa narrazione non è fatta per vantarci o auto-promuoverci, ma allo scopo di invertire il lascito degli arresti senza una lotta che le condizioni non ci hanno permesso.
Dopo un contatto dei solidali con i genitori di Andreas-Dimitris Bourzoukos, vogliamo informarvi di quanto segue:
Tutti gli arrestati sono stati trasferiti (da Kozani) al quartier generale della polizia di Atene (GADA) da Sabato sera tardi, 2 Febbraio.
La mattina della Domenica, 3 Febbraio, i genitori sono stati in grado di entrare in contatto con i loro figli, come hanno fatto anche i loro avvocati difensori. Fino ad allora, la polizia aveva negato tutte le rispettive richieste ripetutamente.
I genitori sono stati autorizzati a visitare gli arrestati solo per 15 minuti, al 12° piano del quartier generale della polizia di Atene.
In particolare, Andreas-Dimitris Bourzoukos è stato ammanettato ad una sedia per tutto il tempo della visita.
Egli ci ha informato che, mentre era ammanettato con le mani dietro la schiena nelle celle di detenzione di Veria, i poliziotti gli hanno messo un cappuccio sulla testa, lo hanno costretto a inginocchiarsi e lo hanno picchiarono per circa quattro ore sulla testa, sul volto e sullo stomaco, e alcuni dei suoi capelli sono stato strappati con la forza. Ciò è avvenuto senza alcuna resistenza da parte sua. Si intende che i poliziotti l’hanno anche minacciato per tutto il tempo e lo insultavano nel modo più volgare.
Le conseguenze della suddetta tortura sono state le seguenti: sangue nelle urine, forti capogiri, mal di testa, edemi sul suo viso, ematomi su entrambi gli occhi, così come lividi ed ecchimosi ovunque sul suo corpo.
I suoi genitori riferiscono che il suo volto era irriconoscibile e la sua voce era alterata da tutte le botte sulla sua mascella.
Durante questi tre giorni, gli è stato consentito di bere solo acqua in bottiglia, mentre i suoi genitori non sono stati autorizzati a dargli pacchi di alimentari confezionati e succhi di frutta.
Tutti i fatti di cui sopra non sono descritti, al fine di presentare come vittime qualsiasi degli arrestati, ma al fine di evidenziare le torture e le violenze che si praticano “legalmente” dagli apparati statali.
Nonostante tutto, Andreas-Dimitris Bourzoukos tiene forte e dignitoso, e il suo morale resta fermo.
Forza agli compagni arrestati. Cercheremo di condividere ulteriori aggiornamenti a breve.
C’è anche una lettera aperta di Pantelia Vergopoulou, madre di Andreas-Dimitris Bourzoukos, che denuncia inequivocabilmente le torture contro i quattro compagni e dichiara, tra l’altro, i seguenti:
“I meccanismi della persecuzione in Grecia seguono le torture legate agli standard delle prigioni di Guantanamo. Mio figlio, proprio come i altri tre arrestati, non è stato trattato come gli altri accusati di reati del codice penale, ma con particolare odio perché è un anarchico. Allo stesso tempo, i loro aguzzini nascosti dietro i cappucci rimangono intoccabili.
Fino a quando?
[…] Infine, essendo io stesso un medico (specializzata nella medicina d’urgenza pre-ospedaliera), segnalo che le prime ore che seguono i traumi sono fondamentali per possibili lesioni cerebrali ed ulteriori lesioni. La necessità elevata per l’esame immediato e le cure ospedaliere si riferisce a tutti gli arrestati che hanno subito abusi.
Tengo coloro che si occupano del caso principalmente responsabili per eventuali danni che possano essere causati.”
Tra le diverse azioni antifasciste che si sono svolte nei giorni scorsi, Ad Atene ed in altre città greche, in vista del Primo Maggio e delle elezioni truffa del 6 Maggio, c’è stata anche una demo antifascista nella piccola città di Veria, nella Grecia settentrionale, il 21 Aprile – data del colpo di stato in Grecia del 1967.
Alle 17:00 circa, gli antifascisti si sono riuniti in Piazza Dimarhiou a Veria, dove è stato allestito per il pubblico un sound system per la musica e per fare contro informazione. Alle 18:30, quasi 70 persone sono scese per le strade ed hanno marciato, attraverso il centro della città. I compagni antifascisti hanno distribuito testi a cantato slogan, mentre hanno scritto slogan sugli uffici del partito di estrema destra LAOS così come sulle filiali delle banche.
Dalle 09.30 A.M. del 25 Marzo (una delle due date celebrate come “giornata nazionale” da parte dello stato Greco, che impone parate militari e degli studenti nelle principali città in tutto il paese), si è tenuta una contro manifestazione nella città di Veria. La protesta, come in altre diverse città greche, è stata chiamata contro il regime democratico-dittatoriale nell’occasione dell’annuale parata nazionalista che include palchi per ufficiali e politici, bandiere nazionali, marce in uniforme, etc. Più di 150 maiali in uniforme hanno circondato la folla nel luogo del ritrovo – vicino al luogo della parata – ed hanno arrestato 29 compagni, membri del Ritrovo Autonomo Baruti (“polvere da sparo”). Secondo i rapporti, altri 3 manifestanti sono stati trascinati e arrestati dalla polizia per la strada. In questo momento, 29 compagni sono tenuti in custodia nel quartier generale di Imathia, a Veria, che era stato circondato dai poliziotti.
Le prime informazioni dicono che gli arrestati compariranno in tribunale domani, con l’accusa di resistenza alle autorità e con altre possibili accuse che il pubblico ministero può aggiungere. Va notato che diverse persone sono rimaste in custodia per casi precedenti e sono detenute nelle stanze dello stesso quartier generale della polizia, perchè le prigioni Greche sono cosi affollate che non possono veramente più accettare nessun nuovo detenuto!
Nel frattempo, un gran numero di unità della polizia, coadiuvate dalla presenza di un pubblico ministero e dai cani della polizia, hanno fatto irruzione nel Ritrovo Autonomo Baruti ed hanno perquisito l’edificio, situato al numero 21 di via Pyrrou. I poliziotti hanno sequestrato tutto ciò che c’era dentro (solo mobili, manifesti e libri, perchè non sono riusciti a trovare nulla per incriminare i compagni).
Lettera di alcune delle persone tenute dalla polizia nelle celle a Veria
Domenica, 25 Marzo, 2012, 21.38 (GMT+2)
Il regime d’emergenza imposto sulla maggioranza degli oppressi nella nel paese dalle banche e dallo Stato hanno lanciato un’offensiva a Veria con i loro pretoriani e detengono 32 persone dalle 10 del mattino.
Dopo 6 ore d’attesa nella stazione di polizia, 26 di loro sono stati accusati di resistenza, insulti verso le autorità e possesso di armi. Dalle 16.00 siamo tenuti nelle celle del regime. Contemporaneamente, la polizia ha fatto irruzione con i cani nel ritrovo autonomo della città.
LA LOTTA PER LA VITA E LA LIBERTA’ NON PUO’ VENIRE IMBAVAGLIATA O REPRESSA; PROSEGUE ALL’INFINITO !
Alcune persone dalle celle di detenzione di Veria
La massiccia presenza di forze di polizia a Veria è senza precedenti, dato che quasi 400 agenti di polizia hanno occupato la città, provenienti dalle regioni vicine.
Questo giro di vite contro gli appartenenti allo spazio autogestito è stato fatto pochi giorni prima della manifestazione programmata dal Baruti sull’autonomia, l’auto organizzazione e l’auto educazione, dal 6 al 8 Aprile, con varie attività nella Piazza Dimarhiou e all’interno del ritrovo (vedi qui la locandina dell’evento).
Solidarietà verso tutti gli arrestati e i perseguiti! Giù le mani dagli spazi liberi! Contro la violenza di stato!
Aggiornamento, 23.26 (GMT+2): Indymedia Athens riporta che gli arrestati trattenuti nel quartier generale della polizia a Veria sono un totale di 26 persone, che sono stati accusati di “resistenza e offese alle autorità”, nonchè “di detenzione di armi”. Già 10 di loro sono stati rilasciati dopo essere comparsi davanti al procuratore (5 persone alla volta). Si stima che tutti gli arrestati saranno rilasciati in poche ore. La data del processo è stata fissata per Maggio 2012.