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[USA] Fire Ant: Solidarietà con i/le prigionier* anarchic* #1

Fire Ant è una nuova pubblicazione il cui scopo è diffondere le parole dei/lle prigionier* anarchic* e creare solidarietà materiale per i/le nostr* amic* incarcerat*. Iniziata come collaborazione tra prigionier* anarchic* e anarchic* del Maine, Fire Ant cerca di raccogliere aiuti materiali per i/le prigionier* anarchic* e incoraggiare la comunicazione tra anarchic* da entrambi i lati dei muri.
Il numero #1 contiene scritti di Michael Kimble, Jennifer Gann, Eric King, e Sean Swain, e anche un testo in solidarietà a Marius Mason.

Se volete sostenere Fire Ant e ampliare gli sforzi di solidarietà con i/le prigionier* anarchic*, stampate e distribuite questa pubblicazione o fate una donazione al Fondo di Guerra dei/lle prigionier* anarchic* della Croce Nera Anarchica di Bloomington.

Potete contattare il collettivo The Fire Ant a questo indirizzo:

Fire Ant
PO Box 164
Harmony, ME 04942

PDF (in inglese) per lettura

in inglese, portoghese, tedesco

È uscito il quinto numero del giornale ecologista radicale «L’Urlo della terra»

In questo numero:

Monsanto-Bayer  matrimonio criminale
Ecologismo e transumanismo connessioni contro natura
Dove trans-xeno-femminismo, queer e antispecismo incontrano la tecnoscienza
Il cyborg: una metafora che si incarna, un dispositivo di potere e la fine di ogni liberazione
Vaccini: armi di distruzione di massa
G7 agricoltura: affari, controllo e dominio
Come sbancarsi la vita  la fondazione Mach in Trentino
Non una semplice isola
Loro hanno paura di noi perché noi non abbiamo paura di loro
La riproduzione artificiale dell’umano di Alexis Escudero – Ortica edizioni, 2016
Salti nella notte…
Disarticolare il mondo dell’autorità

EDITORIALE:
In tanti anni che lavoriamo su questioni come l’ecologismo, le nocività e la tecnologia, abbiamo sempre pensato che il punto di partenza, preliminare ad ogni percorso di lotta, fosse quello di chiarire, tra le varie posizioni critiche, chi questo sistema di sfruttamento lo vuole combattere e chi invece lo rafforza alimentandolo, costruendogli possibili scappatoie.

Parlando di nocività, per esempio, il lavoro svolto da gran parte dell’ambientalismo e da certo ecologismo è il caso sicuramente  più emblematico e significativo su come il sistema non solo abbia recuperato delle istanze, ma su come sia riuscito a intervenire e trasformare la realtà in nome di queste. Negli anni si è aggiunto anche l’animalismo e gran parte dell’antipecismo.

Abbiamo però dato per scontato che certi ambienti più sensibili con idee radicali verso le trasformazioni di questo mondo fossero perlomeno più fermi nel considerare e riconoscere certi processi come manifestazioni del potere. La scienza può forse essere considerata neutrale in questi tempi? Eppure in tante/i hanno posto dei seri dubbi sulla non neutralità.

In vari mesi di presentazioni del giornale, ma anche dei nostri progetti legati alla critica delle tecno-scienze, non avremmo  pensato di uscirne così sconfortate/i. Sconforto perchè è come se tutto un lavoro passato non fosse stato compreso fino in fondo. Ci siamo interrogate/i sul perchè di una simile situazione. Forse è per il modo con cui è stata criticata la tecnologia e un certo progresso in certi contesti senza andare a fondo nel problema, pensiamo al nucleare: basta soffermarsi solo sull’aspetto radioattivo delle scorie o su come questa tecnologia sia calata dall’alto? Per il primo aspetto potranno propinarci una “soluzione” per lo stoccaggio delle scorie e per il secondo aspetto potranno far diventare il nucleare una “partecipazione”: non potendone uscire bisogna imparare a conviverci e a cogestirlo insieme alle compagnie energetiche…

Aspetti parziali che non tengono conto della complessità di una nocività radioattiva, sociale, ecologica…

La critica alla tecnologia fatta solo ed esclusivamente perché questa è una manifestazione del potere, se può in un primo momento sembrare positiva, ha dei limiti perché di fatto ha portato a un allentamento del pensiero, a tanti slogan e luoghi comuni acritici.

Nel confronto, spesso anche scontro acceso, tra le varie posizioni, pensavamo di trovare convinte/i tecnofile/i solo tra i soliti ambienti di sinistra, fiduciosi nel progresso sempre e comunque, anche se nucleare o nanotecnologico. O in certi ambienti polverosi fermi con analisi ottocentesche che, anche se nel mentre siamo arrivate/i alla cibernetica e alle figlie in provetta, loro cercano ancora la borghesia… Invece abbiamo scoperto ambienti libertari difensori del transumanesimo, arrivando addirittura a distinguerne uno di destra e uno libertario-anarchico, tanto da ipotizzare di impossessarsi dei Big Data (i pseudo dibattiti sul transumanismo pubblicati su “Umanità Nova”).

Abbiamo visto dei contesti femministi, anche libertari, sostenere le tesi dello xenofemminismo e la riproduzione artificiale dell’umano, usando come motivazione tutti gli stereotipi degli ambienti accademici pro-scienza, arrivando a giustificare i più controversi processi della tecno-scienza, distruggendo così in un colpo solo anni di lotte di donne reali e non ancora metafore cyborg in attesa dell’ennesimo decostruzionismo.

Anche alcuni contesti antispecisti, quelli più impegnati nell’approfondimento teorico, sono caduti nel sogno transumanista di una tecnologia liberatrice.

In tutto questo ovviamente la natura non esiste più. Cancellato finalmente il selvatico, dentro e fuori di noi, si scopre che l’empatia tanto decantata nei volantini patinati era esclusivamente destinata agli animali creati dall’uomo nelle selezioni per l’allevamento o per la vivisezione…

Sicuramente abbiamo scoperto che l’intossicazione del sistema, con i suoi mezzi di dissuasione e propaganda di massa, non risparmia nessun contesto, nemmeno quelli critici. Forse allora sarà da questa critica che sarà necessario ripartire, ma dovremmo prima capire che direzione sta prendendo: se verso le braccia cyborg del dominio o verso una landa selvaggia dove la liberazione è ancora possibile.

Per contatti e richieste:
urlodellaterra@inventati.org
www.resistenzealnanomondo.org

3 euro a copia più spese di spedizione 1,30 euro
Per i distributori minimo 5 copie: 2 euro a copia più spese di spedizione 1,30 euro
Spese di spedizione per l’estero: 5,50 euro

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Vetriolo – Giornale anarchico – Numero 0 – inverno 2017

Cliccare sull’immagine per leggere l’editoriale in PDF

Abbiamo dato vita a questa nuova iniziativa editoriale nella convinzione che sia importante per l’anarchismo d’azione anche un nuovo sforzo teorico. Quello che siamo riusciti a mettere insieme è quindi un giornale sia d’agitazione che di analisi, che sia di critica e di confronto. Di critica, perché non riunciamo a ragionare con la nostra testa, irriducibili alle scuole, ma allo stesso tempo affamati di studio; di confronto, perché il fine della polemica per noi è la crescita qualitativa insieme a coloro che, discutendo e arrabbiandosi, sono disposti a fare un pezzo di strada con noi.

Questo nostro numero 0 è purtroppo incompleto. Manca infatti un articolo del compagno prigioniero Alfredo Cospito, sequestrato dalla censura del carcere di Ferrara. Un fatto grave, dal momento che agli sbirri e ai togati non basta più lo spionaggio, ma decidono di provare a tappare la bocca agli anarchici, pretendendo di stabilire ciò che è pubblicabile e ciò che non lo è. Questi sono gli eroi dell’antimafia, gli eroi della libertà democratica. Ci sono cose che non si possono scrivere. Oltre non si va. Un fatto grave, che a nostro  parere non ha suscitato la rabbia necessaria. Nel mondo del web una notizia come questa si mischia con le altre, scomparendo velocemente dalle home page dei blog, superata da altre notizie, in una sequenza indeterminata e non qualitativa. Anche per questo abbiamo scelto la carta stampata, per dare uno spazio, delle pagine, dell’inchiostro materiale alle nostre idee.

Ci rivolgiamo innanzitutto a chi non è “del mestiere”, agli incazzati. Non per operazioni di indottrinamento. Le nostre intenzioni sono assolutamente in mala fede. Non vogliamo costruire nulla, vogliamo solo che riparta l’attacco degli oppressi contro lo Stato e il Capitale.

Il fine insomma è il conflitto, l’azione. Su questo però non vogliamo essere superficiali, e siamo convinti che l’azione possa trovare arricchimento con la riflessione. Studiare, capire, polemizzare. E poi uscire.

Indice:
– Un giornale di denuncia o un giornale da denuncia?
– Operazione “scripta manent”
– La fogna dell’antimafia
– 13 anni fa…
– Il braccio “disarmato” dello Stato
– Dinamitare l’abitare
– La città foodora
– Natale al centro commerciale
– Frontismi
– Contro lo Stato, senza eccezione
– Perché quando sento parlare di “popolo” mi tocco le palle
– Grecia: arresto di due compagne di Lotta Rivoluzionaria e rappresaglia contro il figlio di Pola e Nikos

Costo: 2 euro.
Per i distributori: 1,50 euro.

vetriolo@autistici.org

Numero 2 della rivista anarchica quadrimestrale “I giorni e le notti”

È uscito il numero 2 della rivista anarchica quadrimestrale “I giorni e le notti”.

INDICE:
Editoriale
Anarchia e comunismo
Note sul comunismo anarchico
Violenza liberatrice o intangibilità della vita?
La determinazione qualitativa del gruppo
Colmare la misura

Editoriale:

Se c’è qualcosa di cui si può fare una quotidiana verifica empirica è che il discredito in cui è caduta la violenza rivoluzionaria ‒ discredito ottenuto con le bastonate e con il recupero della parte riottosa della società, non certo con le chiacchiere filosofiche ‒ è condizione di una profonda corruzione morale. La società non è mai stata così violenta e insieme così stupida da quando si è ampiamente introiettato il pregiudizio democratico in base al quale «violento è chiunque non rispetti le regole del dialogo civile» ‒ cioè da quando la violenza di classe si è fatta a senso unico.
«Senza una tipologia qualitativa della violenza, è impossibile pensare una violenza che non sia riducibile all’usurpazione praticata quotidianamente dal capitalismo».
Senza distinguere tra poveri e ricchi, tra guerra e resistenza, tra violenza dell’oppresso e violenza dell’oppressore, tra violenza puntuale e violenza indiscriminata, non solo non si trasforma il mondo, ma non si riesce nemmeno più a giudicarlo. La violenza dilaga ‒ con buona pace delle ipocrite lezioni di educazione civica ‒, ma nelle peggiori direzioni. Anche soltanto per ribadire alcune verità linguistiche serve oggi una «grande opera di demolizione urgente».
L’attuale sfacelo dei territori e delle coscienze può forse dare le vertigini. Ma senza quel senso di vertigine non è più dato pensare né agire.

Costo per copia 3 euro più le spese di spedizione.
Per i distributori 2 euro dalle tre o più copie più le spese di spedizione.
Per scriverci e richiedere copie: i giorni e le notti c/o Circolo Anarchico “Nave dei folli” – Via Santa Maria 35 – 38068  – Rovereto (TN).

rivistaigiornielenotti@autistici.org

BeznAchalie n°10, più inserto “A dispetto di tutto”

10-beznachalie
Cliccare sull’immagine per scaricare il PDF

Indice di questo numero:

-Premessa
– Il Crocicchio
– Oltre la frontiera
– Faccia a faccia col nemico
– Indirizzi aggiornati dei compagni detenuti
– Qualche parola x chiarire la situazione sul processo che mi vede imputato per istigazione a commettere atti di terrorismo
– Le nostre parole e le nostre idee. Sul processo del 28 settembre a un compagno di Genova.
– Insurrezione o rivoluzione?
– L’attimo e il tempo
– Attacco dunque sono
– Nulla è finito. Sulla necessità di accettare le nostre scelte in tutta la loro ampiezza. (Carceri spagnole) Francisco Solar
– Carcere, dall’ AS2 di Ferrara: uno scritto di Alfredo Cospito ai compagni greci. Un punto di vista.
– AS2 [Ferrara]: Comunicato dell’anarchico Alfredo Cospito sullo sciopero della fame

Inserto: John Olday – A DISPETTO DI TUTTO – ANARCHISMO E LOTTA ARMATA

È uscito il n. 7 di FENRIR, pubblicazione anarchica ecologista

fenrir7_coverÈ disponibile il numero 7 di FENRIR, pubblicazione anarchica ecologista di supporto ai/le prigionierx, azione diretta, aggiornamenti e analisi sulle lotte anarchiche e di liberazione animale, umana e della terra in tutto il mondo.

In questo numero:

-⁠⁠⁠ Editoriale
-⁠⁠⁠ Se non ora quando? Azioni dirette anti-autoritarie nel mondo
-⁠⁠ Foresta di Hambach (Germania) – Il conflitto contro RWE si intensifica
-⁠⁠ Un deposito per l’eternità. Sul progetto di istituire in Italia un deposito nazionale di scorie nucleari
-⁠⁠ Resistenza anti-nucleare in Finlandia
-⁠⁠ La totalità minacciata del mondo vivente
-⁠⁠ Ad ogni impero la sua distruzione: ingegneria genetica e biotecnologie
-⁠⁠ Il mondo in uno sputo
-⁠⁠ Stillicidio. Il patriarcato uccide ancora
-⁠⁠ In lotta permanente contro la società e i fantasmi della politica. Un’analisi critica del metodo insurrezionale
-⁠⁠ Notizie dal necromondo
-⁠⁠ Aggiornamenti sui/⁠⁠le prigionierx e sulla repressione di stato
-⁠⁠ Lettere dal carcere
-⁠⁠ Letture consigliate

Per ricevere una o più copie scrivici: fenrir@riseup.net

Aiutaci a distribuire “Fenrir”, se hai una distro o vuoi un po’ di copie, contattaci!

Il costo è di 3 euro a copia, oppure di 2 euro per ordini di 5 o più copie.

[Messico] : Riflessioni di Fernando Bárcenas Castillo a proposito del giornale anti-carcerario «El Canero»

libertadFernando Bárcenas Castillo è un giovane anarchico, musicista e studente all’Università di Scienze Umane, nella sede di Vallejo – città del Messico. Ha vent’anni ed è stato arrestato il 13 dicembre 2012 durante la protesta contro l’aumento del prezzo dei biglietti del metrò. È stato accusato di aver incendiato l’albero di Natale della Coca-Cola, e da allora si trova nella prigione Nord a Mexico. Nel dicembre 2014 è stato condannato a cinque anni e nove mesi di prigione per i reati di attacco alla quiete pubblica e associazione a delinquere, ha fatto appello ed è in attesa della decisione. All’interno della prigione Fernando ha organizzato diversi progetti di diffusione e informazione, per esempio delle fanzine e il giornale anticarcerale «El Canero».

Riflessioni sul giornale « El Canero » di Fernando Bárcenas
Prigione Nord di città del Messico, giugno 2016

Il progetto di «El Canero» è nato nelle ore di noia, di condivisione delle discussioni e delle riflessioni nelle celle d’isolamento, nella zona 3 del reparto di entrata, osservando la routine e capendo che dobbiamo sempre ricominciare da capo; è così che è nato il bisogno di ridare senso.

Cosa significava realmente lottare contro la dominazione e lo Stato?
Credere ciecamente nelle mie idee aveva davvero ancora senso?

Tante domande affollavano la mia testa e ho capito allora che dovevo trovare una forma per non ritrovarmi in preda all’angoscia e alla disperazione…
Dapprima ho cominciato a scrivere per iniziare un dialogo con me stesso, poi, quando ho concepito il modo di materializzare la mia libertà interiore, l’ho utilizzata come luogo di introspezione a partire da dove mi trovavo con i miei aguzzini, delle mie prigioni soggettive, dei miei atteggiamenti autoritari e di sottomissione, un luogo dove non avevo senso che cercando me stesso e che ha in effetti funzionato come strumento per riacquistare fiducia nella mia individualità unica e libera.

Poi sono venute le domande.
Aveva senso scrivere per sé?
Cosa serviva per spezzare le barriere dell’isolamento?
Le risposte infinite a queste domande mi hanno condotto a una sola risposta: «Scrivere!»
Se la libertà è indispensabile e apprezzata quanto la vita stessa, al punto che saremmo capaci di sacrificare la nostra vita piuttosto che sottometterla alla schiavitù e le catene, allora perché non battersi per diffonderla e fare in modo che altri possano sperimentare qui e adesso la sensazione di libertà e pienezza che ci procura e che percorre il nostro corpo ogni volta che evadiamo dal perimetro legale, della norma sociale?

Siamo attori della rivolta e per ogni atto deciso, ci accettiamo come esseri capaci di autodeterminarci, di riappropriarci delle nostre vie e avanzare in modo coerente verso la sperimentazione e la creazione di nuove forme di rapporti senza per questo trasformarci in istituzioni sociali. È per questo che all’interno come all’esterno delle prigioni fisiche dobbiamo riflettere e interrogarci: siamo soddisfatti di vivere sottomessi a tali condizioni? Abbiamo voglia di distruggere la realtà o vogliamo soltanto trasformarla? Ma soprattutto dobbiamo sapere se questa scelta siamo davvero noi a compierla, se è davvero la nostra.

Fernando Bárcenas
Prigione Nord della città del Messico

in francese

Zurigo, Svizzera: Sulle perquisizioni del 10 luglio

dissonanz

Ding Dong – È lo Stato

Domenica 10 luglio ci sono state di nuovo perquisizioni
domiciliari a Zurigo e San Gallo. Questa volta sono state tre. Da quel che abbiamo potuto sapere il mandato di perquisizione era autorizzato dalla Procura di Zurigo per “Incendio doloso, etc”. In una spiegazione un po’ più dettagliata del mandato di perquisizione era evidente che si trattava di un presunto *attacco incendiario all’antenna di telecomunicazione Waidberg, 8037 Zurigo*, avvenuto la notte della stessa domenica.

Mentre a Zurigo le perquisizioni sono state fatte da poliziotti in
divisa e in civile, le teste di cuoio San Gallesi hanno usato questo
momento per fare una sessione di allenamento: con ariete, passamontagna e mitra, decine di Wannabe-Hollywood-Cops hanno dato l’assalto per la perquisizione, costringendo i residenti a sdraiarsi a terra e controllando ogni stanza da cima a fondo. Oltre al risultato insoddisfacente per loro – in tutti e tre i casi se ne sono andati dai posti senza far scattare le manette – ancora una volta dimostrano con questa azione quello che la polizia è veramente: il braccio repressivo dello Stato, dotata di tutti i mezzi per difenderlo e per neutralizzare i potenziali nemici. E in questa categoria ricadono tutti quelli che non accettano di avere un’autorità incontestabile sopra le loro teste;
quelli che non accettano di essere tagliati fuori dalla ricchezza della società, che non accettano di essere alienati, isolati e sorvegliati attraverso la tecnologia, mentre ogni giorno viene sbandierata l’illusione di unità, felicità e illimitate possibilità.

Se il motivo scritto nel mandato di perquisizione dovesse riportare un evento realmente accaduto, è importante quindi difendere questo attacco che è stato diretto contro quelle strutture che aiutano a trasformare la nostra autonomia in una vita di schiavitù dettata dai segnali radio delle antenne.

Perché ogni incendio ha bisogno una scintilla…

[Ndt: in tedesco funkstation è l’antenna, e funken è scintilla… da qui il gioco di parole con scintilla/antenna]

Articolo tradotto dal giornale anarchico di Zurigo “Dissonanz” del 20 luglio 2016 Nr 32

Nota aggiuntiva: nel contesto delle perquisizioni domiciliari la polizia era alla ricerca di una persona specifica, senza successo. Fino ad oggi (29 luglio) non abbiamo ulteriori notizie riguardo l’arresto di questa persona. Auguriamo tanta forza al compagno per il suo cammino al di fuori delle grinfie dello Stato.

in inglese, portoghese, tedesco

Uscita della rivista anarchica quadrimestrale “I giorni e le notti”

INDICE

Editoriale i giorni e le notti
L’insurrezione nel pensiero e nella vita di Malatesta
Note su Malatesta
Per quanto riguardo le forme d’azione nell’insurrezione…
Sul gruppo anarchico locale
Contrappunti
Azione contro il mercante di donne Kirschner, a Colonia, e contro il consolato delle Filippine di Bonn – 8 marzo 1983 – Voi avete il potere. Noi abbiamo la notte!
Voi avete il potere, noi abbiamo la notte…
I tre errori di Clausewitz
Come apparecchiare il mondo. Note sulla tecnoscienza
Allungare il passo

EDITORIALE
I giorni e le notti
rivista anarchica

Da tempo ci diciamo, fra un po’ di compagne e compagni, che nella situazione attuale una delle cose più pratiche che possiamo fare è chiarirci le idee. Senza un chiarimento sugli orientamenti e sulle prospettive, si rischia di girare in tondo in preda a un attivismo privo di conseguenza. Allo stesso tempo, senza una forte tensione all’agire rivoluzionario ogni approfondimento teorico risulta lettera morta.
“Pensiero e azione”, questo binomio che l’anarchismo eredita e trasforma dall’etica e dalla cospirazione risorgimentali, in quel movimento storico che da Pisacane porta alla “liquidazione sociale” d’impronta antiautoritaria, è ancora il nostro motto.
Pensiero-e-azione, cioè ricavare le linee di condotta immediata dal sogno della rivoluzione, mantenendo alta e dritta l’asticella dell’ideale anarchico.

Questa rivista nasce dall’esigenza di un pugno di compagni di chiarirsi le idee, andando oltre la ripetizione di formule. Se la redazione di questa rivista sarà, almeno all’inizio, locale, non così il suo contenuto. Vogliamo tornare a parlare di insurrezione, espropriazione, rivoluzione, minoranze agenti e conflitti sociali, di anarchia e di comunismo. Sentiamo sempre di più i limiti di confronti e polemiche appiattiti su questa o quella lotta specifica, su questa o quella proposta d’intervento, chiusi nella facoltà d’immaginare e pigri nel forzare il senso del possibile. Vogliamo andare all’aria aperta, provare a pensare una prospettiva rivoluzionaria oggi, definendone se non altro i concetti di fondo.

Troppo spesso si usano espressioni quali rivolta, sommossa, insurrezione, rivoluzione come se fossero sinonimi. Troppo spesso si affoga nel generico ciò che dovrebbe essere precisato: intenti, analisi, strumenti, capacità da affinare, obiettivi da perseguire, conseguenze pratiche da trarre e da accettare. Troppo spesso la ricerca dell’affinità tra compagni è condizionata da partite troppo anguste, da sogni rattrappiti. Troppo spesso il perché e il come di un intervento specifico avrebbero avuto bisogno di criteri di giudizio più alti. Troppo spesso dal passato siamo riusciti a ricavare solo visioni agiografiche e formule imbalsamate. Troppo spesso ci siamo affidati a nuove suggestioni, effimere e superficiali come l’epoca da cui emergono.

Parafrasando Anders, potremmo dire: “Siamo antiquati, parliamo di rivoluzione sociale”. Perché il cambiamento violento delle condizioni date, l’insurrezione armata contro l’ostacolo materiale – lo Stato – che impedisce ogni trasformazione reale è ancora oggi l’unica strada possibile verso la libertà.

Negli ultimi anni sommosse e insurrezioni hanno squarciato il velo del “migliore dei mondi”, togliendo tanta polvere dagli scaffali dei classici rivoluzionari per farla cadere addosso a chi sosteneva che le barricate sono un romantico sogno dell’Ottocento. Ma non si tratta per noi né di “fare il tifo” a distanza, né di lanciarci nella mischia senza idee e senza progetti a ogni segnale di burrasca.

Il nostro orizzonte non è genericamente la rivolta e nemmeno l’insurrezione. Il nostro orizzonte è l’anarchia, che ha bisogno di condizioni oggettive e soggettive. Oggettive nel senso che ad aprire la strada all’anarchia è la rivoluzione sociale, di cui i tentativi insurrezionali – fino all’insurrezione vittoriosa – sono l’inizio possibile. Soggettive perché i tempi non maturano da soli, perché a cominciare sono sempre delle minoranze, perché gli anarchici – minoranza nella minoranza rivoluzionaria – possono arrivare pronti a certe occasioni soltanto con una prolungata “ginnastica” teorica e pratica, mentale e organizzativa, spirituale e tecnica. Non basta leggere Bakunin o Malatesta, Galleani o Novatore per tirar fuori le unghie al momento opportuno. Senza lotte e riflessione sulle lotte le unghie scompaiono, e nessun giuramento rivoluzionario le fa ricrescere in una notte. La lotta non ammette interruzioni.

Per saper provocare o almeno cogliere le schiarite improvvise che il cupo cielo della storia apre ai nemici dell’ordine costituito serve un ideale, cioè un’angolazione visuale più alta e ampia di quella a cui ci possono innalzare le lotte specifiche che portiamo avanti. Batterci, sì, ma senza chiuderci nelle singole battaglie. Chiarirci le idee per schiarire altre possibilità di azione. Siccome non siamo piume al vento, abbiamo dietro e sotto di noi un ricco bagaglio di idee e di esperienze che un certo modo di guardare la storia può ancora spalancare all’uso.
Per questo vorremmo ritornare, nei numeri della rivista, su figure, episodi, analisi, metodi e mezzi d’intervento del passato. Per imparare come certe scelte in certi momenti ridisegnino le mappe del mondo.

Due parole, infine, sulla struttura della rivista.
Non crediamo molto alle novità teoriche. Il grosso, in centocinquant’anni di storia del movimento anarchico, è già stato detto, spesso molto meglio di come sapremmo farlo noi. Si tratta di ripeterlo, con delle aggiunte, con delle note. Lo sforzo creativo – senza il quale tutto sarebbe banale ripetizione dell’identico – consiste soprattutto nel modo in cui una certa tradizione di pensiero e di organizzazione entra in rapporto con un contesto storico e sociale; nel modo in cui l’esperienza diretta dello sfruttamento (e delle lotte per distruggerlo) suggerisce e illumina idee, proposte, metodi, mezzi approntati nella e contro la storia.

Per questo nei numeri della rivista il grosso sarà costituto da testi del passato – più o meno lontano, più o meno recente – da commentare criticamente, intendendo per critica non tanto un giudizio su qualcosa di chiuso in se stesso, quanto la continuazione di ciò che nella teoria-esperienza giunta a noi vi è d’incompiuto. Lo stile della rivista sarà dunque la glossa, il commento, la nota, la postilla, l’aggiunta. Nei pochi testi teorici scritti ex novo (individualmente o collettivamente) cercheremo di affrontare alcune questioni che ci paiono urgenti.

Questa rivista dovrebbe servire a noi e, speriamo, ad affinare il dibattito fra compagni. Sappiamo per esperienza quanto le discussioni dipendano dalla qualità degli interventi introduttivi, dalla precisione e insieme dall’apertura problematica del filo da cui muove il confronto.
L’invito è dunque quello di suggerire testi teorici da commentare, con eventuali note critiche al seguito. Non volendo redigere una rivista-contenitore, precisiamo che pubblicheremo solo ciò che a noi sembrerà interessante (il che non significa per forza condivisibile in toto né omogeneo).
Quello che ci prefiggiamo non ha tempi immediati. Vogliamo contribuire a ricostruire un ponte tra passato e presente, tra idee e capacità organizzative, tra minoranza anarchica e movimento reale, tra lotte specifiche e prospettiva rivoluzionaria.

La lotta, come la vita, è fatta di giorni e di notti. La tensione, nei pensieri e nelle azioni, sospende e stravolge ogni separazione fra il tempo della veglia e quello del sonno. Tra sogno e realtà. Pensare di notte e agire di giorno, agire di notte e pensare di giorno, liberarsi notte e giorno risponde all’insopprimibile esigenza di sovvertire la vita diminuita e la sua insopportabile ripetitività.
La pagina è sempre pallida traccia, soglia che allude, mondo intravisto. Gli incontri reali avvengono altrove. Di giorno. Di notte.

Costo per copia 3 euro.
Per i distributori 2 euro dalle tre o più copie.
Per scriverci e richiedere copie: i giorni e le notti c/o Circolo Anarchico “Nave dei folli” Via Santa Maria 35, 38068 Rovereto (TN).

rivistaigiornielenotti@autistici.org
Per il pagamento delle copie utilizzare il numero postepay 5333-1710-0243-8949 intestato a Luca Dolce

Uscita del n. 1 di «Rizoma», pubblicazione aperiodica

RIZOMA

Nuovo bollettino anarchico in sostegno alle lotte contro l’ingegneria genetica e il mondo che la produce

Gennaio 2016 – numero 1 – pubblicazione aperiodica disponibile in tre lingue: italiano, tedesco e francese

Con questo bollettino vogliamo diffondere delle informazioni teoriche e pratiche sulla lotta contro gli OGM e il mondo che li produce, far conoscere e creare legami tra i diversi atti di resistenza contro le tecnologie di morte, favorizzare lo scambio, il dibattito e la critica sui mezzi d’azione e gli eventi che hanno luogo nel movimento. Per il fatto di vivere vicino a dei campi di sperimentazione sugli OGM, di centri universitari e di ricerca, di industrie agrochimiche, di società di commercio di materie prime, ci sentiamo tiratx in causa da vicino, per esserne toccatx direttamente e in solidarietà con le esistenze distrutte altrove sul pianeta.

Vogliamo nutrire un movimento ricco di tutte le forme di lotta emancipatrici e di tutti i mezzi necessari contro gli OGM e il loro mondo. Vogliamo una vita e delle modalità d’azione autonome e indipendenti dallo stato, dalle istituzioni e dagli/dalle espertx di ogni tipo, perché vogliamo un mondo liberato da ogni dominio e sfruttamento, ora.

Per scaricare il PDF cliccare qui.

Italia: Uscita del numero 6 di Fenrir

Fenrir6 OKÈ disponibile il numero 6 di FENRIR, pubblicazione anarchica ecologista di supporto ai/le prigionierx, azione diretta, aggiornamenti e analisi sulle lotte anarchiche e di liberazione animale, umana e della terra in tutto il mondo.

84 pagine formato A4.

In questo numero trovate:

-⁠ Editoriale
-⁠ Se non ora quando? Azioni dirette antiautoritarie nel mondo
– Max Stirner “La forza del singolo”
– Sversamenti di petrolio, disastri industriali
– Il sistema tecnico secondo Jacques Ellul
– La paura della libertà. Le nuove frontiere della connivenza cittadina
– Devastazione ecologica e scontro con il potere
– Visioni dal presente. La robotica applicata alla guerra
– Intervista a Sosyal Savas, collettivo anarchico dalla Turchia
– Esercizi di memoria rivoluzionaria: Ravachol
– Da Santiago ad Atene. Intervista inedita alla Cospirazione delle Cellule di Fuoco
– Lettere dal carcere
– Notizie dal necromondo
– Aggiornamenti sui/le prigionierx e sulla repressione di stato
– Letture consigliate

Per ricevere una o più copie scrivici: fenrir@riseup.net

Aiutaci a distribuire “Fenrir”, se hai una distro o vuoi un po’ di copie, contattaci!

Il costo è di 3 euro a copia, oppure di 2 euro per ordini di 5 o più copie.

E’ uscito il n°6 di “BeznAchAlie” + opuscoli sull’anarchismo in Cina

Scaricare la rivista in pdf.

In questo numero :

-introducion………………………..
-Introduzione………………….
-Anni Dieci:………………………………..
– Lettera agli editori………………………
-io…………………..
-Materiali di lotta contro la guerra e il mondo che la produce…………………
-Il Carmine va a puttane ……………………………………
-WELD ………………………….
-Sull’apologia della violenza ………………………
-Tristezze anarchiche, sui sabotaggi e i lamenti che ne…………….
-Onesti e canaglie…………………………
-Quale verità, quale giustizia? ……………………….
-No, vaffanculo, io non sono Charlie …………………….
-E’ più violento prenderle o darle? ……………………..
-UN TESTO DI NIKOS ROMANOS ………………………
-Grecia – Contro le carceri di tipo C………………………..
-SCRITTO DI FRANCISCO SOLAR SUL CASO PANDORA………………………
-Scritto di Monica Caballero sull’ultima ondata repressiva………………
-prigioniera in lotta Noelia Cotelo Riveiro………………
-Perquisizioni a Mentoulles e Cuneo………………
-REPRESSIONE IN U.K: TAGLIA E MANDATO DI CATTURA PER UN COMPAGNO…
-Comunicato dei prigionieri della sezione AS2 di Ferrara, 14 febbraio 2015…….

In aggiunto, potrete leggere L’anarchica He Zhen e un’opuscolo sull’anarchismo in Cina.

Uscita del numero 5 di Fenrir

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E’ disponibile il 5° numero di “Fenrir”, pubblicazione cartacea anarchica ecologista di supporto ai/le prigionierx, azione diretta, aggiornamenti e analisi sulle lotte anarchiche e di liberazione animale, umana e della terra in tutto il mondo. 72 pagine formato A4.

In questo numero trovate:

– Editoriale
– Se non ora quando? Azioni dirette antiautoritarie nel mondo
– Ricordando Angry
– Si vede più chiaramente al buio… Chiudere le centrali nucleari, staccare la spina al capitalismo e allo Stato
– Individualità tendenti al selvaggio
– Victor Serge, “L’individualista e la società”
– Sabotaggio amico del popolo?
– Tensione individualista e tensione sociale
– Bruno Filippi, “Il me faut vivre ma vie”
– Collasso
– Lettere dal carcere
– Dopo il carcere. Intervista con Jeffrey “Free” Luers
– Tensione sociale e intervento anarchico in Svezia
– Contorni della lotta contro la costruzione di una maxi-prigione a Bruxelles
– Notizie dal necromondo
– La rivolta degli smartphones
– Aggiornamenti sui/le prigionierx e sulla repressione di Stato
– Letture consigliate

Per ricevere una o più copie scrivici: fenrir@riseup.net

Aiutaci a distribuire “Fenrir”, se hai una distro o vuoi un po’ di copie, contattaci!

Il costo è di 3 euro a copia, oppure di 2 euro per ordini di 5 o più copie.

L’Urlo della Terra: Nuovo giornale ecologista radicale

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In questo numero:
L’ecologismo radicale e il selvatico   
Le conseguenze sociali e politiche dell’esposizione e dell’uso dei social network   
Memorie dal futuro: la singolarità tecnologica che viene   
Hambach la foresta che resiste: intervista      
Un’altra campagna è possibile…    
Attacco alla Bayer   
Repressione di stato: autorepressione di Nicole Vosper

Editoriale:
In tempi di social network, di relazioni frettolose e più in generale dove il senso delle cose sfuma in una moltitudine quantitativa, rilanciare con un giornale cartaceo può sembrare perlomeno fuori luogo o fuori tempo, secondo quale è lo spazio da dove facciamo partire il nostro sguardo.
Questo strumento non ha alcuna pretesa di essere la soluzione di una qualche mancanza, definita o indefinita, di un preteso movimento o contesto. Sicuramente non ci interessa riempire quel calderone dell’informazione alternativa, che per sua stessa costituzione non  può mai riempirsi per lo sconcerto dei suoi maggiori promotori. Intendiamoci, la controinformazione ha la sua importanza, ma pensiamo che questa non deve rimanere mera informazione e deve essere capita nei contesti dove va ad operare per poter essere successivamente agita nel vivo delle lotte. La consapevolezza critica non è da confondere con l’accumulo di informazioni. Nel pieno dell’informazione mai ci si è ritrovati così poco informati e spaesati come di questi tempi, dove la vecchia cassetta degli attrezzi non contiene strumenti utili e precisi, ma un calderone di attrezzi per tutti gli usi, anche quelli che non conosciamo. Dobbiamo ancora capire qual’è la relazione possibile tra ogni singolo strumento e quel determinato problema che ci troviamo ad affrontare.

Per affrontare i problemi che  di fronte a noi non vanno certo a diminuire, ma semmai si moltiplicano e convergono tra loro lasciandoci sempre indietro, di strumenti ne servono, non se ne può fare a meno se si vuole mettere insieme una progettualità, seppur limitata e circoscritta al momento. I tempi corrono con tutte le possibili esperienze che si possono fare e incontrare: tutti questi momenti e situazioni sono li a dimostrarlo, dotarsi di un progetto, che non è da confondere con le strategie, si rende fondamentale se si vuole essere per questo sistema qualcosa di più di un semplice fastidio occasionale.

L’urlo della Terra si fa sempre più lacerante, tanto che ormai sembra diventata l’abitudine. Questo urlo però non parla soltanto di un pianeta che muore sempre di più sotto i colpi della  civilizzazione, che si degrada e si impoverisce anche di senso insieme ai suoi abitanti animali e non. C’è anche una Terra che si ribella, che lotta e resiste nonostante tutta questa situazione. Di fatto quello che fa la differenza, che è immediatamente comprensibile senza tanti sofismi, è il non essere complici di quella distruzione e degradazione del vivente che è stata portata avanti fino adesso e di quella che verrà, che è decisamente più tenace e soprattutto irreversibile nelle sue conseguenze ultime.

La non collaborazione con questo sistema di morte non è abbastanza: la disobbedienza è di fatto tollerata perché recuperata o recuperabile, al contrario invece della conflittualità permanente, quella insuscettibile di ravvedimento che non trova soluzione ai problemi sedendosi allo stesso tavolo con chi sfrutta e bombarda nella nuova veste democratica.

Il nuovo tecno-totalitarismo non è solo quello dell’imposizione, ma soprattutto quello della partecipazione, della coesistenza: si è chiamati tutti e tutte a collaborare su base volontaria al proprio sfruttamento, perché un’altra possibilità non esiste. Di fatto l’alternativa è già inclusa nell’unico pacchetto che può contenere una centrale atomica insieme ad una centrale eolica che si fanno un’ottima compagnia in un bel prato verde. La de-responsabilizzazione si è diffusa largamente in ogni parte interessata, fino ad insinuarsi anche nelle nostre teste: la crisi ecologica e sociale non è causa nostra e neanche del sistema. Da una parte c’è chi con la crisi ne ha fatto il nuovo business, dall’altra c’è chi subisce tutte le conseguenze di un sistema al collasso che fa pagare a vite ed ecosistemi il proprio sfacelo. Niente si salva dalla megamacchina che tutto trita sotto il proprio sostentamento. Come quegli animali resi meri corpi che il dominio ha destinato a un’infinita catena di riproduzione e morte.

Affronteremo delle questioni che ci stanno particolarmente a cuore e che consideriamo della massima importanza come gli sviluppi, le diramazioni e convergenze delle tecno-scienze, la crisi ecologica e con essa la degradazione del vivente. Tratteremo le questioni da vari aspetti e vari sguardi per permettere di costruire un pensiero ed una critica radicale che possa essere una traccia per capire quello che sta avvenendo e soprattutto che non avviene nelle lotte.

Non pubblicheremo di tutto, cosa per altro poi abbastanza improbabile considerando l’esistenza di siti internet e bollettini che già svolgono l’importante lavoro della controinformazione. Punteremo su singoli aspetti:  uno scritto, un’azione che a nostro avviso possa essere utile per capire, per portare dei dubbi e degli interrogativi. Saranno infatti dubbi e interrogativi la nostra prerogativa e non le solite risposte facili e buone solo per fare degli slogan.

L’Urlo della Terra vuole essere una voce di quella resistenza che dura da generazioni e che unisce in un unico filo un Penan del Borneo a chi difende le ultime foreste in Europa, una contadina indiana che protegge la biodiversità dai semi terminator ad un falciatore di campi ogm di una moderna stazione sperimentale in Inghilterra…

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Intestato a Marta Cattaneo, specificare la causale L’urlo della Terra