INDICE
Editoriale i giorni e le notti
L’insurrezione nel pensiero e nella vita di Malatesta
Note su Malatesta
Per quanto riguardo le forme d’azione nell’insurrezione…
Sul gruppo anarchico locale
Contrappunti
Azione contro il mercante di donne Kirschner, a Colonia, e contro il consolato delle Filippine di Bonn – 8 marzo 1983 – Voi avete il potere. Noi abbiamo la notte!
Voi avete il potere, noi abbiamo la notte…
I tre errori di Clausewitz
Come apparecchiare il mondo. Note sulla tecnoscienza
Allungare il passo
EDITORIALE
I giorni e le notti
rivista anarchica
Da tempo ci diciamo, fra un po’ di compagne e compagni, che nella situazione attuale una delle cose più pratiche che possiamo fare è chiarirci le idee. Senza un chiarimento sugli orientamenti e sulle prospettive, si rischia di girare in tondo in preda a un attivismo privo di conseguenza. Allo stesso tempo, senza una forte tensione all’agire rivoluzionario ogni approfondimento teorico risulta lettera morta.
“Pensiero e azione”, questo binomio che l’anarchismo eredita e trasforma dall’etica e dalla cospirazione risorgimentali, in quel movimento storico che da Pisacane porta alla “liquidazione sociale” d’impronta antiautoritaria, è ancora il nostro motto.
Pensiero-e-azione, cioè ricavare le linee di condotta immediata dal sogno della rivoluzione, mantenendo alta e dritta l’asticella dell’ideale anarchico.
Questa rivista nasce dall’esigenza di un pugno di compagni di chiarirsi le idee, andando oltre la ripetizione di formule. Se la redazione di questa rivista sarà, almeno all’inizio, locale, non così il suo contenuto. Vogliamo tornare a parlare di insurrezione, espropriazione, rivoluzione, minoranze agenti e conflitti sociali, di anarchia e di comunismo. Sentiamo sempre di più i limiti di confronti e polemiche appiattiti su questa o quella lotta specifica, su questa o quella proposta d’intervento, chiusi nella facoltà d’immaginare e pigri nel forzare il senso del possibile. Vogliamo andare all’aria aperta, provare a pensare una prospettiva rivoluzionaria oggi, definendone se non altro i concetti di fondo.
Troppo spesso si usano espressioni quali rivolta, sommossa, insurrezione, rivoluzione come se fossero sinonimi. Troppo spesso si affoga nel generico ciò che dovrebbe essere precisato: intenti, analisi, strumenti, capacità da affinare, obiettivi da perseguire, conseguenze pratiche da trarre e da accettare. Troppo spesso la ricerca dell’affinità tra compagni è condizionata da partite troppo anguste, da sogni rattrappiti. Troppo spesso il perché e il come di un intervento specifico avrebbero avuto bisogno di criteri di giudizio più alti. Troppo spesso dal passato siamo riusciti a ricavare solo visioni agiografiche e formule imbalsamate. Troppo spesso ci siamo affidati a nuove suggestioni, effimere e superficiali come l’epoca da cui emergono.
Parafrasando Anders, potremmo dire: “Siamo antiquati, parliamo di rivoluzione sociale”. Perché il cambiamento violento delle condizioni date, l’insurrezione armata contro l’ostacolo materiale – lo Stato – che impedisce ogni trasformazione reale è ancora oggi l’unica strada possibile verso la libertà.
Negli ultimi anni sommosse e insurrezioni hanno squarciato il velo del “migliore dei mondi”, togliendo tanta polvere dagli scaffali dei classici rivoluzionari per farla cadere addosso a chi sosteneva che le barricate sono un romantico sogno dell’Ottocento. Ma non si tratta per noi né di “fare il tifo” a distanza, né di lanciarci nella mischia senza idee e senza progetti a ogni segnale di burrasca.
Il nostro orizzonte non è genericamente la rivolta e nemmeno l’insurrezione. Il nostro orizzonte è l’anarchia, che ha bisogno di condizioni oggettive e soggettive. Oggettive nel senso che ad aprire la strada all’anarchia è la rivoluzione sociale, di cui i tentativi insurrezionali – fino all’insurrezione vittoriosa – sono l’inizio possibile. Soggettive perché i tempi non maturano da soli, perché a cominciare sono sempre delle minoranze, perché gli anarchici – minoranza nella minoranza rivoluzionaria – possono arrivare pronti a certe occasioni soltanto con una prolungata “ginnastica” teorica e pratica, mentale e organizzativa, spirituale e tecnica. Non basta leggere Bakunin o Malatesta, Galleani o Novatore per tirar fuori le unghie al momento opportuno. Senza lotte e riflessione sulle lotte le unghie scompaiono, e nessun giuramento rivoluzionario le fa ricrescere in una notte. La lotta non ammette interruzioni.
Per saper provocare o almeno cogliere le schiarite improvvise che il cupo cielo della storia apre ai nemici dell’ordine costituito serve un ideale, cioè un’angolazione visuale più alta e ampia di quella a cui ci possono innalzare le lotte specifiche che portiamo avanti. Batterci, sì, ma senza chiuderci nelle singole battaglie. Chiarirci le idee per schiarire altre possibilità di azione. Siccome non siamo piume al vento, abbiamo dietro e sotto di noi un ricco bagaglio di idee e di esperienze che un certo modo di guardare la storia può ancora spalancare all’uso.
Per questo vorremmo ritornare, nei numeri della rivista, su figure, episodi, analisi, metodi e mezzi d’intervento del passato. Per imparare come certe scelte in certi momenti ridisegnino le mappe del mondo.
Due parole, infine, sulla struttura della rivista.
Non crediamo molto alle novità teoriche. Il grosso, in centocinquant’anni di storia del movimento anarchico, è già stato detto, spesso molto meglio di come sapremmo farlo noi. Si tratta di ripeterlo, con delle aggiunte, con delle note. Lo sforzo creativo – senza il quale tutto sarebbe banale ripetizione dell’identico – consiste soprattutto nel modo in cui una certa tradizione di pensiero e di organizzazione entra in rapporto con un contesto storico e sociale; nel modo in cui l’esperienza diretta dello sfruttamento (e delle lotte per distruggerlo) suggerisce e illumina idee, proposte, metodi, mezzi approntati nella e contro la storia.
Per questo nei numeri della rivista il grosso sarà costituto da testi del passato – più o meno lontano, più o meno recente – da commentare criticamente, intendendo per critica non tanto un giudizio su qualcosa di chiuso in se stesso, quanto la continuazione di ciò che nella teoria-esperienza giunta a noi vi è d’incompiuto. Lo stile della rivista sarà dunque la glossa, il commento, la nota, la postilla, l’aggiunta. Nei pochi testi teorici scritti ex novo (individualmente o collettivamente) cercheremo di affrontare alcune questioni che ci paiono urgenti.
Questa rivista dovrebbe servire a noi e, speriamo, ad affinare il dibattito fra compagni. Sappiamo per esperienza quanto le discussioni dipendano dalla qualità degli interventi introduttivi, dalla precisione e insieme dall’apertura problematica del filo da cui muove il confronto.
L’invito è dunque quello di suggerire testi teorici da commentare, con eventuali note critiche al seguito. Non volendo redigere una rivista-contenitore, precisiamo che pubblicheremo solo ciò che a noi sembrerà interessante (il che non significa per forza condivisibile in toto né omogeneo).
Quello che ci prefiggiamo non ha tempi immediati. Vogliamo contribuire a ricostruire un ponte tra passato e presente, tra idee e capacità organizzative, tra minoranza anarchica e movimento reale, tra lotte specifiche e prospettiva rivoluzionaria.
La lotta, come la vita, è fatta di giorni e di notti. La tensione, nei pensieri e nelle azioni, sospende e stravolge ogni separazione fra il tempo della veglia e quello del sonno. Tra sogno e realtà. Pensare di notte e agire di giorno, agire di notte e pensare di giorno, liberarsi notte e giorno risponde all’insopprimibile esigenza di sovvertire la vita diminuita e la sua insopportabile ripetitività.
La pagina è sempre pallida traccia, soglia che allude, mondo intravisto. Gli incontri reali avvengono altrove. Di giorno. Di notte.
Costo per copia 3 euro.
Per i distributori 2 euro dalle tre o più copie.
Per scriverci e richiedere copie: i giorni e le notti c/o Circolo Anarchico “Nave dei folli” Via Santa Maria 35, 38068 Rovereto (TN).
rivistaigiornielenotti@autistici.org
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