Tag Archives: Dicembre Nero

Grecia: Attaccata sede di Syriza a Elefsina – Per un Dicembre Nero

Il 1° dicembre abbiamo distrutto la sede di Syriza nella città di Elefsina, contribuendo così in minima parte all’inizio del Dicembre Nero e rispondendo in questa maniera all’appello dei compagni prigionieri per un dicembre insurrezionale e combattivo contro lo Stato e il Capitale.

Facciamo appello anche a tutt* i/le compagn* perché si attivino, si organizzino, attacchino e diffondano Dicembre Nero in ogni città, in ogni quartiere di Atene e della periferia.

PER L’OFFENSIVA ANARCHICA CONTRO IL MONDO DEL POTERE

FORZA E SOLIDARIETÀ CON I/LE PRIGIONIER* ANARCHIC* COMBATTENT*

QUESTI GIORNI SONO DI ALEXIS

CI VEDIAMO SULLE BARRICATE

in spagnolo

Messico: Ordigno incendiario nel parcheggio del Palazzo della Delegazione di Xochimilco (in risposta al Dicembre Nero)

Artefacto-Xochimilco

La notte del 1° dicembre abbiamo deciso di infilarci nelle loro viscere di cemento, penetrare nei loro templi e fare un giro, e pieni d’amore per il caos e la COMPLETA distruzione di questo mondo abbiamo lasciato un ordigno incendiario nel parcheggio del Palazzo della Delegazione di Xochimilco
allo stesso tempo chiariamo la nostra posizione contro la civilizzazione e il progresso.

Non crediamo che il “sistema” cadrà a causa della perdita quantitativa delle loro vite o di cose materiali, ormai lo sappiamo – colpire dove fa male; e allo stesso tempo non crediamo nel potere del popolo né alle idee delle masse, ce ne liberiamo e diventiamo quelle cellule malate che provocano la morte del tessuto, della società e della civilizzazione

Ma gli attacchi per diffondere caos e terrore continueranno…
e ancor più quando si tratta di mostrare un caldo gesto vitale all’interno della loro statica routine quotidiana, e in questo caso dedicato a tutt* i/le compagn* che sono stat* assassinat*, incarcerat*, rapit*, ingabbiat* in tutto il mondo
questa è una risposta all’appello per un Dicembre Nero.

CONTRO LA CIVILIZZAZIONE E IL PROGRESSO

PER CHI È CADUTO E CHI È STATO RAPITO IN QUESTA GUERRA CONTRO L’ESISTENTE

CONTRO LE MASSE MORTE

PER UN DICEMBRE NERO

Cellula di distruzione Non Terrae Plus Ultra. (Il sogno che diventa realtà)

in inglese, spagnolo, greco

San Paolo, Brasile: la cellula Carlo Giuliani del M.I.A. si unisce col fuoco all’appello per un Dicembre Nero

MIA

— Rivendichiamo gli attacchi incendiari contro quattro banche nella città di San Paolo. Gli attacchi sono avvenuti nelle agenzie della Santander in Largo da Batata, uno nella zona Liberdade, e gli altri due in centro e nella zona periferica.—

Manifesto:
La cellula “Carlo Giuliani” del Movimento Insurgente Anarquista (M.I.A.)  rivendica i quattro attacchi incendiari che hanno distrutto quattro filiali bancarie nelle prime ore del 16 novembre 2015 nella parte centrale della città di San Paolo.

Il 15 novembre viene “commemorata” , fra virgolette grosse e ironiche, la proclamazione della repubblica. Abbiamo questo feticcio di commemorare date e personaggi storici che ricordano i nostri massacri e sottomissioni. Non commemoriamo l’insurrezione degli schiavi o la rivolta di Canudos, non celebriamo il passato epico di Marighella, Zumbi, João Cândido, Jesuíno Brilhante, Olga [Benário], o Espirtirina Martins. Contro ogni logica, beviamo la versione storica preconfezionata raccontata dai vincitori che continuano a dominarci.

La monarchia fetida e corrotta che parassitava il Brasile, deposta dopo la proclamazione della repubblica, non è in alcun modo diversa dall’elite che oggi come oggi parassita la tanto ammirata repubblica democratica. Banchieri, lobbisti, politici, corporativisti, amministratori delegati, speculatori e proprietari, tutti vermi che accumulano ricchezze enormi col sudore degli altri.

Repubblica, presidenzialismo, monarchia, o persino la democrazia sociale. Non esiste alternativa al capitalismo che sia più “umana” perché il problema è il capitalismo stesso. Finché ci saranno capitalismo, classi sociali e sfruttamento dell’uomo sull’uomo saremo oppressi e sfruttati.

Non credete alle soluzioni magiche proposte da demagoghi e opportunisti. Non c’è alternativa alla crisi capitalista che si staglia all’orizzonte. Impeachment, golpe, elezioni o qualsiasi altro palliativo non risolveranno i problemi strutturali che presenta lo Stato brasiliano. Solo l’organizzazione autonoma, libera e rivoluzionaria dei lavoratori, delle lavoratrici e dei giovani può assicurare la costruzione di una nuova società verso la libertà completa.

Lo ripetiamo: non è possibile essere pacifisti di fronte a una delle società più violente mai costruite nel corso della storia. Non ci illudiamo pensando che questa gigante piramide di oppressione gerarchica possa essere rovesciata o anche solo delegittimizzata con azioni pacifiche.

Continueremo ad attaccare con violenza la sovrastruttura della dominazione capitalista. Faremo della polvere da sparo e del fuoco la nostra sola voce davanti alle ingiustizie, per la costruzione e propagazione della guerrilla urbana anarchica che oggi comincia a emergere a San Paolo, Rio de Janeiro e Rio Grande do Sul, in parallelo con la lotta delle masse che emerge anche con nuovi soggetti rivoluzionari.

La lotta degli studenti di San Paolo contro la chiusura delle scuole pubbliche da parte del regime dittatoriale e militare di Geraldo Alckmin è eroica ed eccezionale. La nostra solidarietà più sincera, forza e compassione alle 19 scuole occupate, finora, da liceali. Continuate a resistere coraggiosamente. Non fatevi intimidire dagli attacchi della polizia, dei media o della magistratura. Il popolo è certamente con voi.

La nostra solidarietà va anche alla lotta femminista delle donne che hanno marciato a San Paolo e Rio de Janeiro contro quel rifiuto di Eduardo Cunha e l’intera massa reazionaria che al giorno d’oggi infesta la scena politica ed economica coi suoi marci programmi conservatori e teocratici. Continuate a combattere la buona battaglia; il popolo è anche con voi!

Le nostre condoglianze e la più sincera solidarietà alle vittime, le loro famiglie e tutti coloro che sono toccati dal disastro [alla miniera Germano vicino alla città] di Mariana [nello stato di Minas Gerais], perpetrato dal trio capitalista Vale, Samarco e BHP Billiton. Un avvertimento: le vostre azioni che provocano un danno irreparabile all’ambiente e le vite di migliaia di persone, per il vostro sporco guadagno, non resteranno senza risposta.

Inoltre vorremmo rendere onore allo Sciopero Generale che si è svolto in Grecia il 12 di questo mese, contro l’austerità, la povertà e la repressione imposti dall’elite finanziaria europea. La nostra solidarietà più sincera alla Cospirazione delle Cellule du Fuoco, specialmente ai/lle compagn* attualmente imprigionati in Grecia: Gerasimos Tsakalos, Olga Ekonomidou, Haris Hadjimihelakis, Christos Tsakalos, Giorgos Nikolopoulos, Michalis Nikolopoulos, Damiano Bolano, Panagiotis Argirou, Giorgos Polidoros [e Theofilos Mavropoulos].

Continueremo ad aumentare progressivamente i nostri attacchi man mano che aumenterà la nostra capacità operazionale. Nei mesi a venire aspettatevi nuovi atti di sabotaggio e azioni dirette.
Chiamiamo già da ora tutti gli anarchici e i comunisti a preparare materiale e attrezzarsi logisticamente per l’ultimo mese di quest’anno. Dicembre Nero viene organizzato da rivoluzionari di tutti gli angoli del mondo, alla ricerca di attacchi molteplici, continui e costanti, e se tutto va secondo i nostri piani sarà contrassegnato dal caos e l’energia rivoluzionaria che si occuperanno di San Paolo e di altri stati brasiliani.
Facciamo in modo che la pratica e l’azione diretta diventino l’evoluzione della teoria libertaria. In maniera autonoma e decentralizzata, in gruppuscoli affinitari, chiunque sia disponibile e organizzato può effettuare la propria azione.

Nessun passo indietro.

Guerra allo Stato e al Capitale!

Fonte: Cumplicidade | greco, spagnolo, inglese

Atene: Anarchia Combattiva/FAI-FRI rivendica un attacco incendiario per un Dicembre Nero

Ci assumiamo la responsabilità per l’attacco incendiario [del 23 novembre] contro l’agenzia delle Poste greche (ELTA) nel quartiere di Pefki. Abbiamo scelto quell’ufficio postale in particolare per mandare un messaggio simbolico di solidarietà con i prigionieri anarchici che in questo momento affrontano un processo alla corte speciale della prigione di Koridallos per una serie di casi di violenza anarchica, tra cui l’espropriazione della suddetta agenzia che abbiamo incendiato in attesa della decisione della corte.

Quest’attacco è la nostra risposta all’appello per un “Dicembre Nero” che hanno lanciato dalla prigione i nostri fratelli prigionieri Nikos Romanos e Panagiotis Argirou.

La logica politica di questa proposta, che appoggiamo nella sua totalità, è una scommessa aperta per rilanciare l’insurrezione anarchica, come anche un tentativo di creare una piattaforma informale che sia il punto invisibile di incontro e coordinazione di compagn* di tutte le trincee della lotta anarchica multiforme.

Non c’è molto da dire, adesso è l’ora dell’azione, della lotta multiforme, continua e incessante.

Forza e complicità con chi incendia la pace sociale e sabota la normalità sociale in Brasile, Cile e Messico, diffondendo il Dicembre Nero in tutto il mondo.

Forza e complicità con tutt* quell* che prendono le strade cercando di devastare le rappresentazioni della dominazione, lanciare pietre ai pulotti e bruciare i simboli del Potere.

Forza e complicità con tutt* i/le prigionier* anarchic* in ogni angolo del mondo.

Solidarietà significa attacco!

Per un Dicembre Nero!

Per l’offensiva anarchica contro il mondo del Potere!

Anarchia Combattiva / Federazione Anarchica Informale (FAI-FRI)

in spagnolo, inglese

Creta: iniziativa per Dicembre Nero dei/lle compagn* di Rethymno

creta

Un’iniziativa dei/lle compagn* di Rethymno, sull’isola di Creta, ha risposto alla proposta di un Dicembre Nero da parte del prigioniero anarchico Nikos Romanos e di Panagiotis Argirou, prigioniero anarchico della CCF. In più, volendo ravvivare il ricordo e le pratiche del Dicembre ’08, hanno invitato individualità e collettivi dell’isola a comunicare fra loro e coordinare le loro azioni in tutta Creta.

I compagni, fra le altre cose, dichiarano:

“(…) L’appello alla creazione di una ‘piattaforma di coordinazione informale’, che possa superare i preconcetti teorici all’interno dell’anarchia insurrezionale, propone qualcosa di nuovo in confronto alle recenti proposte. La base informale può essere terreno fertile perché ogni compagn* o collettivo che scelga di rispondere all’appello possa esprimersi e agire liberamente. (…)
Come individualità abbiamo notato che ultimamente la tendenza anarchica è quella di unire le forze in occasione di ‘eventi significativi’ e, sfortunatamente, si ritrova soltanto a tenerne traccia. Il risultato concreto è che ci troviamo impreparati, e le nostre azioni non ottengono i risultati sperati.

Cerchiamo di diventare, tutti noi, il detonatore di eventi, di creare le condizioni propizie, e invece di posizionarci sulla difensiva contro l’establishment creato dallo Stato e il Capitale, scegliamo di andare all’offensiva.
A Rethymno, l’interruzione della regularità sociale è un episodio raro. Attraverso le nostre azioni, cerchiamo di disturbare la legge divina della normalità retimniana.

Il primo tentativo di coordinazione e azione viene attuato nel contesto del ‘Dicembre Nero’. L’eredità del Dicembre 2008 è importante per l’anarchia. Centinaia di squat e occupazioni, gruppi di azione diretta, attacchi spontanei e organizzati, diffusione diretta del discorso anarchico, attraverso interventi nei mass media dell’addomesticazione, è tutto quello che rievochiamo e desideriamo reintegrare nelle pratiche quotidiane dell’anarchia. (…)

Per tutte le ragioni, obiettivi, azioni e aspirazioni sopra citate, scegliamo di essere al fianco di tutt* i/le compagn*, dentro e fuori le mura, che agiranno nel quadro del ‘Dicembre Nero’.
I fuochi di Dicembre ’08 possono essersi affievoliti, ma bruciano ancora dentro di  noi.”

in inglese, greco

Torreón, Messico: bancomat e telecamera a circuito chiuso sabotati

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Non riusciranno mai a integrarci nella loro routine; per noi la loro civilizzazione è una gabbia; per i loro lavori, le loro leggi, le loro regole di coesistenza sociale noi proviamo soltanto disgusto; il loro successo non ci interessa, né avere macchine o case “fornite di tutto” dove tenere la nostra “adorabile” famiglia e condurre una vita “felice”. Ci fa semplicemente venire la nausea…

Non ci sentiamo parte della massa sociale, e non ci interessa lottare per un qualsiasi suo miglioramento. La massa vive incatenata ai telefoni con mille e una funzione, ai televisori giganti, oggetti di cui non ha bisogno ma per cui si indebita fino al collo, incatenata alle droghe, incatenata ai lavori e agli studi per “essere qualcuno nella vita”… Si sente libera soltanto nel fine settimana, quando si ubriaca senza limiti. Rifiutiamo e odiamo assolutamente quello stile di “vita” che è giusto una vita da zombie. Non rappresentiamo nessuno, e nessuno ci rappresenta, siamo solo individualità caotiche, siamo un urlo selvaggio, siamo un ruggito che scuote l’alba.

Nella notte di lunedì 23 novembre 2015 abbiamo sabotato con della vernice 3 bancomat della Banamex, insieme a una telecamera di sicurezza della stessa banca. In più, anche un bancomat della BanRegio è stata sabotato con la vernice. Vandalizzare  la loro vita abitudinaria, mostrare il nostro disprezzo per il loro vero dio, il dio denaro. Preparare il terreno per Dicembre Nero quando i nostri zaini pieni di sorprese potranno essere ovunque, quando il nostro fuoco potrà accendersi in ogni momento, quando ogni telefono potrà ricevere delle minacce, a volte false, a volte no.

“Tic tac tic tac” Dicembre Nero si avvicina.

Finché la loro civilizzazione finirà

Per i/le nostr* cadut* e incarcerat*

Per l’anarchia

Per Dicembre Nero

– Individualità anti-sociali per la caduta della civilizzazione –

in inglese, spagnolo, greco

[Prigioni greche] Per una nuova posizione di lotta dell’insurrezione anarchica – Per un Dicembre Nero

“Odio l’individuo che china il suo corpo sotto il peso di una potenza sconosciuta, di un X qualsiasi, di un Dio. Odio tutti coloro che cedendo ad altri per paura, per rassegnazione, una parte della loro potenza di uomini non solamente si schiacciano, ma schiacciano anche me, quelli che io amo, col peso del loro spaventoso concorso o con la loro inerzia idiota. Li odio, sì, io li odio, perché lo sento, io non mi abbasso sotto il gallone dell’ufficiale, sotto la fascia del sindaco, sotto l’oro del capitale, sotto tutte le morali e le religioni; da molto tempo so che tutto questo non è che una indecisione che si sbriciola come vetro…”
–Joseph Albert (Libertad)

Ci sono momenti nella storia in cui la casualità di alcuni eventi può provocare delle variabili dinamiche in grado di paralizzare quasi interamente lo spazio-tempo sociale.

Era la notte di sabato 06 dicembre 2008 quando in pochi istanti c’è stato il culmine del conflitto tra due mondi. Da un lato la violenza insurrezionale, giovanile, entusiasta, spontanea e impetuosa; dall’altro l’apparato ufficiale e instituzionale dello stato che, legittimamente, reclama il monopolio della violenza attraverso la repressione.

No, non si è trattato di un ragazzino innocente e un poliziotto paranoico che si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma di un giovane compagno ribelle che ha attaccato una pattuglia, in una zona in cui gli scontri con le forze di repressione erano frequenti, e di un poliziotto che pattugliava quella stessa zona e, obbedendo all’idea personale di onore e reputazione della polizia, ha deciso di affrontare da solo gli agitatori. È stato un conflitto fra due forze opposte: da una parte l’Insurrezione, dall’altra il Potere, con i protagonisti principali di questo conflitto che rappresentavano il proprio campo.

L’assassinio di Alexandros Grigoropoulos da parte del poliziotto Epameinondas Korkoneas, e l’ampia sommossa che ne è conseguita, hanno causato un elettrochoc sociale potente, perché l’immagine di “pace sociale” ne è uscita distrutta e l’esistenza di questi due mondi contrapposti è diventata visibile nel modo più evidente, scatenando situazioni da cui non era facile tornare indietro, almeno non senza la creazione e la manifestazione di eventi la cui dinamica nessuno poteva più fingere di non aver notato, di non aver visto, di non aver sentito, di non aver preso in conto.

La rivolta del 2008 ha scosso una società che, per la maggior parte, approfittava ancora della benedizione consumistica e della cultura dello stile di vita occidentale, e ignorava le conseguenze insopportabili dell’incombente crisi economica. Ha causato imbarazzo, torpore e paralisi percettiva, poiché la maggioranza del corpo sociale era incapace di capire da dove saltassero fuori le tante migliaia di rivoltosi che creavano disturbi di tale portata.

All’indomani della rivolta, numerosi intellettuali, analisti politici, professori, sociologi, psicologi, criminologi, e persino artisti, approfittando tutti del loro prestigio e della loro notorietà professionale, hanno partecipato al dibattito pubblico, non solo per interpretare Dicembre ’08, ma anche per privarlo di senso, diffamandolo e condannando allo stesso tempo la violenza, da dovunque venisse, rendendo ben chiaro quale fosse il loro reale ruolo sociale.

C’è molto da dire su Dicembre ’08 e la sua eredità insurrezionale, come è stato manifestato attraverso decine di gruppi di azione diretta che si sono moltiplicati in maniera esplosiva in tutto il paese, creando un fronte di minaccia interna. Un periodo in cui l’azione diretta anarchica ha minato la normalità sociale quasi quotidianamente. Ma quello che vogliamo innanzi tutto è ricordare…

Ricordare cos’è stato Dicembre ’08 e come l’anarchia, assumendo un ruolo da protagonista, ha contribuito all’apparizione di situazioni dinamiche che hanno acquistato risonanza nel movimento anarchico internazionale.

Ricordare il momento in cui l’anarchia ha superato la paura dell’arresto, della prigionia e della repressione violenta, acquisendo così un’enorme fiducia in se stessa, passando ad azioni e gesti che fino ad allora sembravano impossibili; una fiducia che si è manifestata con l’intera gamma di azioni anarchiche multiformi, dai semplici interventi pubblici a ogni tipo di occupazioni, e dalle pratiche conflittuali spontanee alle azioni offensive più organizzate.

Vogliamo ricordare il nostro giovane compagno colpevole della propria spontaneità che ha pagato con la vita. In altre circostanze avremmo potuto essere al suo posto, poiché lo stesso entusiasmo insurrezionale ci pervade da allora, e tra l’altro, TUTT* dovremmo ricordare le nostre origini invece di esorcizzarle.

Vogliamo ricordare la bellezza del paralizzare lo spazio-tempo sociale attraverso corto-circuiti sociali piccoli o grandi.

Vogliamo ricordare quanto può diventare pericolosa l’anarchia, quando vuole…

Vogliamo rivivere i giorni in cui “morte non avrà dominio, i morti nudi saranno uno con l’uomo nel vento e la luna occidentale, e irromperanno nel sole fin che il sole cadrà” (versi parafrasati da un poema di Dylan Thomas).

* * *

“È così che impariamo l’umiltà.
Quante volte la gente è rimasta seduta
a casa e aspettato da sola,
aspettato che i compagni
tornassero?
La battaglia è pianificata
Ogni minuto conta
Ogni persona sa quello che deve fare
Sono state prese tutte le precauzioni.
Stanotte quanti guerriglieri stanno combattendo?
Stanotte la radio annuncia
che la polizia sta cercando di ricacciare
dalle strade centinaia di manifestanti.
Le pietre volano,
puoi sentire i canti, i vetri che si spaccano,
le sirene dietro il chiacchiericcio nervoso del cronista.
Le undici.
Non è ancora finita.
Quanti sono passati prima di noi?
Le linee risalgono
lungo la storia.
Quante ne restano ancora da fare?”
–La tribù dell’Aquila orgogliosa del Weather Underground

Partendo da una semplice osservazione, il bisogno imperativo di tracciare una strategia il cui nucleo sia l’azione anarchica molteplice che si scontri frontalmente col Potere e i suoi esponenti, siamo sicuri che il contributo di un’altra proposta teorica sull’organizzazione anarchica non sarebbe proficuo, se dovesse restare all’interno della struttura ristretta dell’inflessibilità ideologica. Se non tentiamo di sciogliere le nostre contraddizioni quotidiane attraverso azioni che siano complementari della lotta di liberazione nel suo complesso, siamo destinati ad annegare nella marea di introversione che pervade i circoli anarchici.

Crediamo che per elaborare una strategia – sui cui assi si incroceranno gruppi di affinità, lotta multiforme e insurrezione anarchica permanente – dobbiamo mettere alla prova nella pratica le nostre forze, il nostro slancio, le nostre capacità e i nostri limiti. In questo modo saremo in grado di  porre i fondamenti logici basati su reali esperienze di lotta e non su acrobazie teoriche. Viviamo l’inizio della fine del mondo come lo conosciamo.

Il tentativo da parte dello Stato di risolvere pacificamente i conflitti sociali è un lontano ricordo, come lo è la prosperità economica, e i modelli d’interventismo di stato nell’economia sono finiti in pattumiera – dato che ai giorni nostri la dominazione delle multinazionali e la possibilità del Capitale di oltrepassare i confini nazionali senza restrizioni sono state istituzionalizzate dai centri di potere dominanti. La narrazione storica degli stati-nazione che ha servito lo sviluppo capitalista per diversi decenni attraverso le economie nazionali sta collassando, la fascizzazione tecnologica crea infinite possibilità per la gestione delle emozioni umane, la complessità in continua crescita della struttura sociale destabilizza gli automatismi sociali e militarizza la vita sociale delle metropoli, le macchine per la digitalizzazione della vita tolgono vigore al complesso funzionamento critico del pensiero degli esseri umani e creano cimiteri di coscienze, le immagini dell’orrore umano vengono assimilate nella coscienza sociale e cessano di creare sentimenti al di là della sensazione di choc.

Ci troviamo nel processo di un aumento qualitativo della “guerra civilizzata”, in cui la felicità di uno convive col tormento di un altro; in questo nuovo ambiente fa la sua comparsa la specie di umani contemporanei, geneticamente atti ad accettare come ovvio un modo di vita malato, in un mondo degenere da cui ogni selvatichezza della natura è sparita a causa della rigenerazione urbana e le tendenze espansive delle condizioni artificiali della civilizzazione. Viviamo in mezzo a roditori industriali che vivono con una dieta controllata, in un ambiente controllato, e si trasformano in modelli sociali che dobbiamo seguire per sopravvivere.

In questo contesto l’anarchia acquista una possibilità strategica di incendiare tutte le forme di rappresentazione politica e di diventare un fronte di guerra aperta e non convenzionale contro la dominazione, che trasformerà la diversità e il pluralismo delle opinioni all’interno della comunità anarchica in un vantaggio e riunirà gli oppressi che decideranno di spezzare le catene della loro sottomissione ai centri di lotta creati. Spesso le osservazioni più importanti vengono dette nella maniera più semplice. Vogliamo vedere il mondo del Potere distrutto dalle mani armate di uomini e donne ribelli. Quindi superiamo gli schemi teorici, e riportiamo il peso del discorso al punto iniziale, al punto in cui il sasso lascia la nostra mano per finire sulla testa di un poliziotto, il punto in cui decidiamo di spezzare le catene della prigionia, il punto in cui le volontà sovversive si manifestano in maniera combattiva nelle strade, il punto in cui le lancette di un ordigno esplosivo si allineano per far esplodere la nebbia assassina dell’ordine legale.

Invertendoil flusso del dialogo predeterminato, non parliamo in anticipo del modo in cui agiremo, ma proponiamo la coordinazione dell’azione anarchica e una rete informale di progetti anarchici tramite la forza vitale dell’azione multiforme; in questo modo saremo in grado d’individuare i nostri errori e le nostre debolezze misurando allo stesso tempo le nostre capacità di arrivare a una valutazione critica che sarà la base della nostra strategia che favorirà l’azione anarchica frontale contro ogni autorità.

La nostra proposta di scommettere sulla formazione di un fronte anarchico insurrezionale molteplice è semplice; una campagna d’azione col nome di ‘Dicembre Nero’ che sarà il detonatore della ripresa dell’insurrezione anarchica, dentro e fuori le prigioni.

Un mese di azioni coordinate per conoscerci fra noi, uscire in strada e distruggere le vetrine dei grandi magazzini, occupare scuole, università e municipi, distribuire testi che diffonderanno il messaggio di ribellione, piazzare ordigni esplosivi contro fascisti e padroni, esporre striscioni su ponti e strade, sommergere le città di manifesti e volantini, far saltare le case dei politici, lanciare molotov contro la polizia, taggare i muri con slogan, sabotare il flusso tranquillo di merci in pieno periodo natalizio, saccheggiare l’ostentazione di abbondanza, organizzare attività pubbliche e scambiare esperienze e motivazioni su diversi temi della lotta.

Incontrarci nelle strade della città, e dipingere con le ceneri sugli orridi edifici di banche, commissariati, multinazionali, basi militari, studi televisivi, tribunali, chiese, associazioni benefiche.

Sconvolgere in mille modi la mortale normalità sociale delle droghe psicotrope, l’asfissia economica, la miseria, l’impoverimento e la depressione, regolando la nostra esistenza sui ritmi dell’insurrezione anarchica, in cui la vita assume un significato nella battaglia incessante contro la dominazione e i suoi rappresentanti. Incendiare la fragile coesione sociale e uscire in strada per strangolare per prima cosa il mostro dell’economia, prima che ci stermini attraverso i suoi meccanismi burocratici e i suoi killer in giacca e cravatta che riempiono i centri di comando della guerra economica.

Dicembre Nero non cerca semplicemente di trasformarsi in qualche giorno di rivolta; quello che vogliamo creare invece – attraverso l’azione anarchica multiforme e multilivello – è una piattaforma di coordinazione informale sulla cui base confluiscano gli impulsi sovversivi; un primo tentativo di coordinazione informale dell’anarchia, al di là del quadro predeterminato, che aspira a creare quest’esperienza di lotta per mettere in moto proposte sovversive e strategie di conflitto.

Questa nostra proposta è legata allo stesso tempo con eredità di lotta corrispondenti al di là dei nostri confini geografici; qualche mese fa, in Messico, un gruppo di compagn* ha attaccato l’istituto nazionale elettorale con un ordigno esplosivo, e chiamato a una campagna anti-elettorale multiforme e dinamica per un Giugno Nero, appello che è stato raccolto da una parte significativa del movimento anarchico. Seggi elettorali e ministeri sono stati travolti dalle fiamme, scontri con la polizia sono nati nelle strade delle città, sono state tenute riunioni pubbliche, e testi di propaganda anarchica contro le elezioni sono stati distribuiti. Un mosaico di attività molteplici, con riferimenti politici e punti di partenza diversi, con cui l’anarchia ha risposto al circo elettorale della democrazia, avendo come strumenti i principi di orizzontalità, coordinazione informale e insurrezione perenne; tali esperienze di lotta, in cui l’immaginazione collettiva e la determinaione creano fuochi di guerra liberatori nel nuovo ordine dele cose, dimostrano chiaramente che esiste una prospettiva per l’abolizione effettiva della nota pseudo-polarità tra legale e illegale, e allo stesso tempo rende la progettualità anarchica opportuna attraverso i fuochi dell’insurrezione.

La scommessa della sovversione rimane aperta; il destino di questa proposta si trova nelle mani dei/lle compagn* di tutto lo spettro di lotta che sceglieranno se vale la pena metterla in movimento.

“La prima notte in cella, pensieri della sua vita libera viaggiavano a velocità vertiginosa nei neuroni del suo cervello. Sapeva che la prigionia è la conseguenza logica dello scontro con un nemico che possiede una potenza di fuoco superiore a tutti i livelli.
Per chi ha sabotato i binari del treno del terrore appartenente a una realtà sociale che elimina in ogni modo possibile coloro che lo mettono in questione, le sbarre della prigione saranno una realtà; ma naturalmente questo non significa che questa realtà verrà accettata senza lottare.

Con questi pensieri in testa, chiuse gli occhi e sognò non che gli sarebbe piaciuto vivere fuori dalle mura ma l’incubo di molti anni di inerzia, attesa e corruzione dei propri istinti.

Il mattino seguente, affrontando per la prima volta la monotonia di una routine carcerale quotidiana e ripetitiva, era già stanco di essere paziente; l’aveva visto viaggiare senza scopo attraverso il labirinto della tolleranza nei primi segni di una vigliaccheria nascosta. Rinchiuse l’odio nella valigia delle emozioni intatte accanto all’amore per la libertà, e passò la chiave a un compagno, chiedendogli di lasciarla acanto alle tombe dei/lle compagn* assassinat* che sono caduti in battaglia contro il nemico.

Gli anni sono passati e l’unica cosa che la prigione è riuscita a fare è stato riempirlo di rabbia, renderlo impaziente per il dopo, fargli cercare un modo di applicare praticamente la guerra anarchica; a quel momento aveva realizzato che l’unica alleanza fattibile è col mondo delle possibilità.

Poche possibilità per convincere la maggioranza delle persone in questa società che la sua scelta non si trova tra la follia e un’impasse, ma abbastanza perché valga la pena scommetterci  per la grandiosa idea di distruzione. La grandiosa idea di una collisione frontale con il mondo delle ombre e i suoi sottomessi. La porta della prigione si apre, e ora sa cosa fare; tenere viva la memoria, non lasciare spazio all’oblio, non dimenticare mai i compagni lasciati indietro, riprendere il filo dell’insurrezione dove si era spezzato, versare il veleno dell’insubordinazione nelle reti riproduttive della società capitalista.

Per un’insurrezione anarchica permanente!
Nessuna tregua col Potere e i suoi burattini!”

Per un Dicembre Nero!

Per l’offensiva anarchica contro il mondo del Potere!

PS. L’11 dicembre di due anni fa il nostro fratello Sebastián ‘Angry’ Oversluij ha perso la vita durante l’espropriazione armata di una banca in Cile, ucciso dal tiro di un servo in uniforme del sistema. Crediamo che questo Dicembre Nero sia l’occasione per onorare la memoria del nostro fratello anarchico, unendo la memoria anarchica e abolendo di fatto confini e distanze.

Nikos Romanos

Panagiotis Argirou, membro della Cospirazione delle Cellule di Fuoco – FAI/IRF

in greco, inglese, spagnolo, portoghese

Appello internazionale per un Dicembre Nero

Noi, compagn* di origini geografiche e cammini di lotta diversi, che condividiamo lo stesso desiderio di diffondere l’offensiva anarchica, ci uniamo all’appello per un Dicembre Nero pubblicato dai fratelli prigionieri nelle carceri della democrazia greca.

Chiamiamo a ravvivare la memoria nera dei/lle nostr* mort* e tutt* quell* che sono caduti nella lotta per l’anarchia e la libertà.

Chiamiamo ad attivare la solidarietà combattiva con i/le compagn* che vivono l’esperienza dell’incarcerazione come consequenza del loro inflessibile atteggiamento di scontro con ogni forma di Potere, e con quell* che hanno intrapreso la difficile via della clandestinità.

Chiamiamo alla fine della fragmentazione dei nostri sforzi, che – da trincee diverse della stessa guerra – possono colpire il nemico dove più fa male.

Dalle attività di controinformazione alle azioni di propaganda col fatto, facciamo di questo mese un’opportunità per incontrarci, cospirare e sincronizzare le nostre forze in maniera informale, internazionale e insurrezionale, contro il mondo del Potere. Un’opportunità per sottolineare i punti che abbiamo in comune, ma anche le nostre diverse opinioni, in uno spirito di fratellanza e rispetto reciproco.

CON LA MEMORIA NERA DEI/LLE NOSTR* MORT* PER ACCOMPAGNARE I NOSTRI PASSI RIBELLI

COMPLICITÀ SOLIDALE CON I/LE COMPAGN* PRIGIONIER* E FUGGITIV*

GUERRA CON TUTTI I MEZZI CONTRO LA DOMINAZIONE

Anarchic* fuori dalle mura per un Dicembre Nero

in greco, inglese, spagnolo, portoghese, francese, tedesco