Si prega di diffondere la seguente dichiarazione con questi testi: i, ii e iii
Dichiarazione dell’occupazione Delta sugli eventi dello sgombero
Domenica 16 Settembre, 2012
UNA BREVE CRONACA
Il 12 Settembre alle 6.30 della mattina diversi dipartimenti della polizia sono stati mobilitati per lo sgombero dell’occupazione Delta. Unità repressive speciali antiterrorismo (EKAM) e squadroni della polizia antisommossa (MAT) si sono sfondate nelle stanze in cui i compagni dormivano, gettandoli sul pavimento mentre erano già stati ammanettati. Durante tutta questa operazione i compagni hanno subito una violenza sia verbale che fisica. Uno di loro si è trattenuto in modo da poter essere presente durante la perquisizione dei poliziotti nell’edificio anche se aveva la testa rivolta verso il muro, in modo di non poter vedere niente. In seguito, si è rifiutato di firmare il rapporto della perquisizione e della confisca. Qualche tempo dopo, tutti e dieci i compagni arrestati sono stati portati al quartier generale della polizia di Salonicco.
Nel frattempo, al di fuori, alcune persone si erano radunate vicino l’occupazione in solidarietà con coloro che erano dentro. Mentre si muovevano verso l’edificio, la polizia ha cercato di spingerli via, causando ulteriori tafferugli. I poliziotti hanno catturato quattro di loro, i quali dopo una lunga attesa sono stati rilasciati.
I dieci compagni che sono stati trasferiti alla questura sono stati condotti al piano seminterrato del palazzo dove rimasero per nove ore. Per molte ore non avevano alcuna idea riguardo le accuse che dovevano affrontare e non gli è stato permesso di chiamare nessuno. Quando sono stati trasferiti agli uffici della sede centrale, sono stati informati del fatto che sono stati accusati di disturbo della quiete domestica, mentre accuse di detenzione di armi e falsa testimonianza sono state mosse contro singoli imputati, così come la falsificazione di passaporto contro uno dei compagni. Più tardi, le accuse sono state aggravate dal pubblico ministero.
Nella loro apologia hanno negato qualsiasi collaborazione con la polizia ed hanno dichiarato che avrebbero parlato solo di fronte a un tribunale. Per i compagni che non conoscevano la lingua greca, la polizia abbia ostacolato il processo dell’interpretazione.
I nostri compagni hanno rifiutato continuamente di lasciare le loro impronte digitali, e nonostante il fatto che erano tenuti con accuse minori, il pubblico ministero ha ordinato esplicitamente che le loro impronte digitali venissero prese con qualsiasi mezzo, con qualsiasi violenza ritenuta necessaria, almeno che la polizia non rompesse le mani dei compagni. Uno dei compagni ha scritto nella relazione relativa che le sue impronte digitali sono state ottenute con l’uso della violenza. Non esiste una legge che prevede l’uso della violenza per ottenere le impronte digitali, ma il pubblico ministero e la polizia hanno usato la scusa che stavano applicando la disposizione relativa all’acquisizione obbligatoria di campioni di DNA.
Nello stesso giorno, al di fuori delle mura, un’assemblea di solidarietà è stata chiamata ed ha deciso un raduno di contro-informazione per più tardi nel pomeriggio – dove 150 persone sono state raccolte, distribuendo volantini riguardo lo sgombero, e leggendo testi attraverso altoparlanti- prima di un incontro al di fuori della Questura, il cui è stato reso impossibile dalla polizia, che aveva dato l’ordine di fermare la circolazione degli autobus pubblici per quasi tutto il centro della città intera, impedendo così un facile accesso.
Il giorno dopo, gli arrestati sono stati trasferiti al tribunale dove la polizia è stata ordinata dal pubblico ministero di negare l’ingresso ai compagni che sono stati radunati fuori in solidarietà sulla base del fatto che sono anarchici, nonché ai parenti degli imputati. Tuttavia, un gran numero di persone si sono radunate davanti al tribunale esprimendo la loro solidarietà con grida e canti. La richiesta dei compagni per il consueto rinvio di tre giorni del processo è stata respinta, e rimasero detenuti fino al giorno successivo. Quella notte un raduno abbia avuto luogo al di fuori del quartier generale della polizia, in cui hanno partecipato 70 persone che per venti minuti stavano gridando dei slogan continuamente. I dieci compagni hanno risposto con gli stessi slogan dalle celle, insieme con gli altri prigionieri comuni, provocando disordine all’interno dell’edificio.
Il giorno dopo, è iniziato il processo alle 14:30. Il segretario generale del Istituto dell’Istruzione Tecnologica “Alexandreio” di Salonicco, abbreviato come ATEI, abbia falsamente dichiarato che nel 2007, quando l’edificio Delta è stato occupato, all’interno di esso erano in funzione dei servizi dell’ATEI (precedente proprietario dell’edificio) che sarebbero stati ostacolati. Ma quando gli è stato chiesto dalla difesa quali servizi erano attivi lì e per quale date precise, ha cambiato la sua testimonianza dicendo che non c’erano proprio servizi al momento, ma l’edificio era in fase di manutenzione. Il testimone d’accusa successivo è stato un poliziotto che non era nemmeno nell’edificio al momento dello sgombero ma è venuto più tardi. Mentre lui non aveva alcun rapporto con il dipartimento d’immigrazione, ha dichiarato con certezza che il passaporto del nostro compagno Gustavo Quiroga è falso, il che sia una bugia. In seguito, i compagni hanno fatto una dichiarazione politica collettiva e, dopo alcune interruzioni il presidente della corte ha pronunciato la colpevolezza degli imputati, consegnandoli le seguenti condanne: disturbo comune della pace domestica, possesso congiunto di armi, falsa testimonianza, falsificazione di documenti, insubordinazione, violazione della legge sui fuochi d’artificio. Le pene detentive sospese sono le seguenti: le circostanze attenuanti di post-adolescenza sono state riconosciute per due compagne e sono state condannate a tre mesi di reclusione, quattro dei compagni hanno ricevuto otto mesi, uno di loro undici mesi e dieci giorni, un altro è stato condannato ad otto mesi e dieci giorni, e due altri hanno ricevuto nove mesi e sedici mesi di reclusione rispettivamente. La somma totale delle multe e stata di 7950€ e tutti loro hanno avuto tre anni di libertà vigilata.
DIFENDIAMO LE NOSTRE AZIONI, ANDIAMO AVANTI
L’occupazione costituisce una pratica sociale di rivendicazione radicale. L’edificio dell’occupazione ha una lunga storia in quanto tale. I dipendenti del vecchio “Albergo Delta” hanno effettuato un’occupazione del palazzo quando la sua amministrazione ha messo l’azienda ad uno stato d’arresto dei servizi. Dopo la loro lotta, hanno ottenuto alcune posizioni come personale ufficiale della ATEI. Più tardi, durante il periodo in cui l’edificio è stato utilizzato come dormitorio degli studenti, il collettivo studentesco “Praxis” ha occupato l’edificio nel 2004 con le seguenti richieste: l’ammissione di più studenti universitari, la manutenzione immediata dei locali e dei loro impianti (idraulici, fognature, riscaldamento e pittura), e un comitato di trasparenza per tutti i posti di ricovero assegnati. L’ATEI, abbia trascurando le richieste di quel collettivo con l’intenzione di privatizzare i dormitori, ed abbia deciso di non ammettere nuovi studenti, ottenendo il trasferimento temporaneo dei suoi abitanti, con la promessa di un fondo di alloggio. Alla fine quel fondo non gli è stato dato in pieno.
Dal 2005 al 2007 l’edificio è stato abbandonato dall’ATEI. Nel 2007 dopo la lotta degli studenti contro la legislazione in materia dell’istruzione che era stata passata a quel tempo, e dopo grandi assemblee, si è deciso dagli studenti combattenti e gli individui dello spazio libertario ed anarchico di riutilizzare l’edificio tramite un’occupazione, che l’avrebbe portato un passo più in là. Quello sarebbe usato per soddisfare non solo le loro esigenze, ma i loro desideri pure. Dopo aver abbandonato l’edificio per sette anni l’ATEI ha accusato l’occupazione Delta per un risarcimento di danni che gli studenti avevano denunciato molti anni fa. Quelli che hanno abbandonato l’edificio a l’hanno fatto decadere hanno accusato gli occupanti, che non solo hanno riparato dai danni il palazzo e l’hanno reso praticabile, ma hanno anche ospitato impegni politici, laboratori creativi fermandoci accanto alle classi inferiori. Era diventato uno spazio che promuoveva la solidarietà sociale come opposizione al cannibalismo sociale con caratteristiche anti-gerarchiche e anti-commerciali, e la lotta contro il capitalismo e il suo Stato.
Pertanto, dal momento che l’occupazione Delta era un impegno politico con iniziative multiformi, e faceva parte del movimento radicale, ha costituito un nemico critico per lo Stato. Attraverso lo sgombero, lo Stato ha trovato un modo per mostrare quanto bene può giocare il gioco del disorientamento della società, attraverso la creazione di uno spettacolo “a buon mercato”, ma molto ben retribuito. Uno spettacolo contrassegnato con video dall’invasione di ogni tipo di poliziotto nell’occupazione, filmato che è stato caricato sul sito ufficiale della polizia, con squadroni dell’anti-sommossa a guardia del perimetro dell’edificio per molti giorni. Una spettacolare operazione di polizia senza i risultati attesi, in quanto la polizia ha presentato come armi vari oggetti che avevano un uso specifico nella costruzione, come l’ascia che si trova nella lista dei beni confiscati, che era utilizzata per tagliare legna da ardere, qualcosa che è ovvio attraverso le immagini che i poliziotti hanno rilasciato, un’ascia tra segatura e sporcizia.
Tutto questo circo dell’assurdità ha attraversato l’occupazione, rompendo la maggior parte delle cose e prendendo un sacco di oggetti necessari e ridicoli per presentarli poi come prove. Questa operazione di polizia ha rapito i nostri compagni e li ha portati in giudizio sotto il comando del primo sinistro greco, Antonis Samaras, promuovendo la dottrina della tolleranza zero e l’impressione della lotta contro l’illegalità. Da parte nostra dobbiamo dire che non dovremmo prepararci per il totalitarismo, il totalitarismo è già presente nella sua forma più selvaggia. Se il primo ministro dichiara tolleranza zero nei confronti di tutti coloro che si oppongono agli interessi dei suoi riconosciuti capi capitalisti, le grandi aziende, i squali dell’evasione fiscale e il resto dei suoi maestri, noi dichiariamo tolleranza zero nei confronti delle condizioni di miseria, l’impoverimento brutale e la morte che questo capitalismo totalitario e lo Stato ci offre abbondantemente. Dichiariamo tolleranza zero alla soppressione che le occupazioni e i progetti anarchici ed auto-organizzati stanno subendo, e illegalità nelle nostre azioni verso la loro difesa.
Non siamo disposti a contrattare per le più elementari delle cose, il diritto dei cittadini alla casa resta non negoziabile indipendentemente dai attuali turbolenti tempi e i loro sforzi. Quando così tante persone sono spinte al suicidio per uscire dalla povertà, quando tanti senzatetto muoiono ogni inverno, e fino a quando queste condizioni si deteriorano, è impensabile avere edifici vuoti che stano per marcire nel centro della città, in mezzo a questa crisi, durante la redistribuzione della ricchezza dal basso verso l’alto. Dobbiamo cogliere l’occasione delle condizioni socio-politiche che questa crisi porta avanti, sulla base della solidarietà di classe tra gli oppressi e gli emarginati in tutto il mondo. Dobbiamo auto-organizzarsi, prendere le nostre vite nelle nostre mani, e costruire veri rapporti che diventeranno una minaccia per l’esistente, per il sistema in cui viviamo. Questa è la sfida che ci sta davanti: di prendere le nostre vite nelle nostre mani , ma anche di essere in grado di metterli nelle mani dei nostri compagni. Occupare è una pratica socialmente legittimata, e quando non si sta cercando di ospitare solo la propria testa, ma anche le nostre idee, si trasforma in un modo per attaccare la realtà dolorosa del capitalismo.
UN PROCESSO ORDINATO DAL PRIMO MINISTRO “SAMARAS”
(Chi ha parlato di un processo politico?…)
Per noi, il processo dei nostri compagni è stato l’inizio di un nuovo periodo vendicativo di opposizione tra lo Stato e coloro che marciano contro di esso, cercando di distruggere la sua facciata sociale. Senza vergogna, l’avvocato nominato dall’ATEI ha chiesto le pene più severe, in modo che potessero servire da esempio contro eventuali iniziative analoghe. Se si tiene presente il contesto socio-politico in cui tutto questo abbia avuto luogo, non è una sorpresa per noi che tutti i capi di polizia del nord della Grecia erano presenti in aula, e che altri compagni sono stati banditi non solo dall’aula ma anche dall’edificio. La povera scusa che il procuratore ha dato con una dichiarazione che abbia fato, dicendo che questo non era una processo di convinzioni politiche, nonostante il fatto che lei ha proposto che la condanna dovrebbe essere comune a tutti, “in quanto hanno condiviso tutto in comune, ed hanno preso decisioni in comune…” ci ha dimostrato un’altra volta la loro indegnità aberrante.
Siamo colpevoli per fracassare le mura dell’alienazione, per il gusto che nasce dalla auto-organizzazione e dalla vita collettiva, e per il nostro crimine continuo di marciare nei sentieri inesplorati della libertà. E con questo peso della colpa andiamo avanti.
Qualunque cosa dicano, l’occupazione Delta rimarrà!
Occupazione Delta, Salonicco
Originale in greco / in spagnolo