Dei graffiti sui muri dell’università di Cali [Università di Valle] in Colombia (eseguiti il 15 gennaio 2016).
Qualche anarchic* dell’università di Cali ha mandato la sua solidarietà alla ZAD di Notre-Dame-des-Landes:
in inglese
Dei graffiti sui muri dell’università di Cali [Università di Valle] in Colombia (eseguiti il 15 gennaio 2016).
Qualche anarchic* dell’università di Cali ha mandato la sua solidarietà alla ZAD di Notre-Dame-des-Landes:
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Ci uniamo al richiamo internazionale per mobilitazioni verso la liberazione del compagno Marco Camenisch! Quindi, questo 5 Febbraio siamo andati presso l’Ambasciata di Svizzera a Bogotà, in Colombia.
Marco è dietro le sbarre per più di 21 anni senza interruzione. Avrebbe dovuto già godere della liberazione condizionale, perché le leggi dello Stato svizzero prevedono che coloro che hanno completato 2/3 della loro pena detentiva devono essere liberati. Ma Marco è stato coerente in tutti questi anni, e non ha chinato la testa di fronte alle disuguaglianze e le nocività di questo sistema; ed è così trattato dalle autorità svizzere che vogliono esporre la loro intenzione più crudele e più precisa, vale a dire: Marco dovrebbe restare in carcere.
La ribellione di Marco e la coerenza con le sue idee sono troppo dannose o pericolose per la società opulenta Svizzera. La sua posizione radicale rimane intatta in tutti questi anni di lotta tenace contro questa società malata e velenosa.
Le prigioni sono un’espressione di una società basata sullo sfruttamento e l’oppressione. Le persone che si oppongono all’ordine costituito vengono incarcerate, etichettate come malate di mente, come ribelle, pericolose o nocive. La custodia è lo strumento appropriato utilizzato, con pene detentive che danno la possibilità di sbarazzarsi di coloro che svolgono la lotta, garantendo al contempo le leggi ipocrite, al fine di mantenere l’ordine.
È giunto il momento per tutti coloro che mantengono il nostro compagno incatenato di mettere bene in testa che Marco non è solo e la sua incarcerazione sarà sempre una fonte di fastidi e problemi per gli interessi economici che sono così cari allo Stato svizzero. E gli agenti e le strutture di questi interessi sono presenti anche qui davanti a noi, attraverso innumerevoli agenzie finanziarie e assicurative, o di aziende del settore dei trasporti e delle comunicazioni, o di industrie alimentari e farmaceutiche.
Per questo motivo, riteniamo che qualsiasi iniziativa di sensibilizzazione sia utile, in modo da agire direttamente contro tali interessi, fino a quando il grido di solidarietà giunga alle orecchie delle guardie carcerarie di Marco in questo momento decisivo per l’esito del suo caso.
Molto più alte di tutti i muri esistenti, molto di più larghe dalle frontiere che ci separano! Possano le nostre urla raggiungere qualsiasi posto!
Fino a quando Marco sarà libero! Contro lo Stato e il suo sistema carcerario!
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Venerdì 5 Ottobre 2012, in una giornata di solidarietà con gli occupanti sfrattati a Bogotá, circa 25 persone si sono riunite dalle 12:00 alle 02:30 di fronte a un edificio residenziale occupato all’angolo tra la 47° e la 7° strada, al fine di denunciare pubblicamente la situazione abitativa spaventosa in Colombia e per sostenere di fatto più di venti persone già sfrattate dalle loro case in altre località.
Lo stesso giorno, i detenuti che sono organizzati nella Croce Nera Anarchica–Dall’Interno (CNA-Desde Adentro, da una prigione di Bogotà) hanno dichiarato la loro solidarietà con gli occupanti sulla 47° strada.
Domenica 30 Settembre un gruppo di cinque famiglie avevano occupato l’edificio di cui sopra, che sia stato abbandonato per un decennio, e sono ora minacciati di sfratto. Tra loro ci sono sei bambini e una donna con più di 80 anni.
Nonostante la presenza di forze della polizia nazionale, che custodivano il locale 24 ore al giorno, impedendo l’ingresso e l’uscita libera ai nuovi veramente legittimi residenti, e nonostante le pressioni da parte del proprietario “legale” speculativo, che di recente aveva sigillato le porte, l’attività si è svolta in un clima di gioia e di fraternità, che abbia riunito le famiglie degli occupanti con studenti, giovani, insegnanti, lavoratori ed altri.
L’intervento è stato chiamato dal gruppo anarchico Bifurcación (precedentemente noto come Croce Nera Anarchica) e il gruppo libertario Vía Libre, ed è stato anche sostenuto dal Collettivo dell’Educazione Alternativa, la rivista Desde Abajo (“dal basso”) e il Gruppo Anarchico degli Studenti.
I manifestanti hanno scandito slogan come “Uno sfratto, un altra occupazione”, hanno distribuito centinaia di volantini e sventolato cartelli contro la speculazione immobiliare, a favore della lotta per un tetto dignitoso, e in difesa delle occupazioni, suscitando la simpatia dei passanti e degli autisti che hanno manifestato la loro spontanea adesione a questa lotta.
I manifestanti sono riusciti a raccogliere diversi chili di prodotti alimentari, coperte, pannolini ed altri oggetti utili per i residenti del palazzo. I partecipanti hanno rinnovato l’appello di solidarietà con gli occupanti, prendendo l’iniziativa per azioni future.
Fonti/altre foto: i, ii, iii, iv
Da Londra a Bogotá, Occupiamo il mondo!
L’educazione del personale militare, dal soldato fino ai più alti ranghi, trasforma necessariamente questi in nemici della società civile e delle persone.
—Mikhail Bakunin
Ancora una volta, lo scorso martedi 13 Dicembre, lo stato colombiano, a capo delle sue repressive forze militari, ha convocato migliaia di giovani tra le sue grinfie per incontrare le richieste della “democrazia”. File tortuose, lacrime di padri e madri sconsolate, tanta corruzione quanta solo lo stato ne conosce per rinforzare il suo apparato omicida è tutto ciò che possiamo pensare di questa giornata.
Per noi, libertari, il servizio militare – imposto o no – deve scomparire, come ogni altro apparato gerarchico e/o permanente politico-militare. Ma non possiamo avere due pesi e due misure; la rivoluzione che vogliamo (quella sociale) deve combattere il Capitale per la libertà, uguaglianza e giustizia, quindi non può diventare una lotta che rigetti la libertà sociale dell’individuo, né una gerarchica, una lotta che sacrifichi i mezzi per i fini. In ciò, c’è ciò che noi ci rifiutiamo di accettare sia nei confronti dello stato di destra che dell’oppossizione di sinistra il cui unico fine è il raggiungimento del potere.
Per questi motivi, dobbiamo considerare il militarismo come una naturale espressione violenta del capitalismo e dello stato, lo strumento col quale vengono represse le lotte sociali. Dobbiamo anche capire che esso è legalizzato e moralizzato dallo stesso governo che mostra la sua oppressione agli occhi della gente come un concetto che va oltre la fisicità (armi, soldari, infrastrutture militari, ecc) e si trasforma in un’attitudine violenta e discriminatrice indotta dalla borghesia (specismo, sessismo, razzismo, ecc), usate a loro volta per giustificare l’esistenza del “rinforzamento delle leggi” dello stato, completando cosi l’autodistruttivo ciclo del capitalismo.
Dunque, lo stato mette le sue armi nelle mani della gente (specialmente i giovani) al fine di sopprimere le persone e le lotte. E’ ovvio che il governo cerca di riempire le sue fila con giovani disoccupati senza educazioni, provenienti dai settori disagiati e persone vulnerabili. Per questo motivo la lotta antimilitarista deve essere anche la lotta di quelli che stanno in basso contro quelli che stanno al vertice.
Dobbiamo continuare la lotta per la completa abolizione del servizio militare obbligatorio, ma con una visione sempre focalizzata sulla scomparsa dell’esercito, della polizia e dello stato. L’obiezione di coscienza, come strumento antimilitarista, deve rimanere diffusa e supportata dall’anarchismo, sottolineando che essa è una delle tante forme di insubordinazione ad ogni governo e di lotta sociale nella quale ci troviamo. Invitiamo anche per un attivo – e non passivo – antimilitarismo libertario e, soprattutto, connesso con la lotta della gente, la lotta di classe… e la lotta per la libertà completa e integrale.
Colectivo Libertario Thrash Iria
Fonti: Portal Libertario OACA, Fear to Sleep | trad. Cenere
In Colombia, il servizio militare è obbligatorio per gli uomini di 18 anni.
Ci hanno sempre detto che le cose non possono cambiare, il mondo è così e non si può tornare indietro, e sforzarsi e lottare per il cambiamento è una perdita di tempo. Questo pensiero è solo l’ esempio di una mentalità colonizzata. Ci si rende conto come è la nostra società in cui è vietato il pensiero critico e l’ agire è un crimine. Questa è la logica in cui si muove il mondo e la nostra città non ne è immune, sempre ci dicono “non si può”, “se non lavori non mangi”, “non hai futuro”, “finirai senza un peso dove cadere morto” Ma la fiamma della resistenza accesa dai combattenti per la libertà perdura come il sole e ancora arde nei nostri cuori.
Nella città di Medellin, da moltii anni, differenti realta’ individuali e collettive svolgono attività politiche e culturali, incontri, fiere, conferenze e hanno creato vari spazi dove sono state messe in pratica le idee anarchiche, confluenza di azioni e cospirazioni che alimentano il sogno della rivoluzione e la ricerca di libertà all’ interno di un contesto violento e repressivo.
Questo cammino non è stato facile. La perseveranza e l’ essere uniti ci hanno permesso di continuare la lotta e rafforzarci come movimento. Così nasce la proposta di articolare nella città, a partire dalla diversità di pensiero e di azione anarchica, un progetto di organizzazione che permetterà l’autonomia di ogni collettivo e individuo. Il Coordinamento Anarchico locale realizzato con due chiari obiettivi da un lato rafforzare il movimento anarchico locale e dall’altro continuare ad agire con altre parti e organizzazioni sociali in resistenza. Continue reading Colombia: Un sogno collettivo che diventa realtà – Centro sociale e culturale libertario