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Grecia: Solidarietà dello squat Themistokleous 58 con la lotta nelle prigioni statunitensi

581-544x408fuckmc1-544x36358squat-544x408Dall’ala 58 della prigione all’aperto chiamata Atene mandiamo i nostri più calorosi saluti ai/lle ribelli delle prigioni U.$.A. e a tutt* coloro che agiscono in solidarietà con loro in tutto il mondo. Comprendiamo la vostra lotta per mettere fine alla schiavitù carceraria come un appello a mettere fine alla società carceraria nel suo complesso. Comprendiamo l’incarcerazione di massa dietro a tonnellate di cemento e acciaio come una riflessione sulla società di massa che ci ammanetta tutt* e come una conseguenza inevitabile del regno tecno-industriale che determina quotidianamente le nostre vite in tutti i modi possibili.

Sappiamo che i contesti possono essere diversi a seconda del posto e che a volte ci si perde nella parzialità delle nostre piccole o grandi lotte contro questa o quella espressione di dominazione e Potere.

Nonostante questo, crediamo che sia un’ottima opportunità per costruire la tanto necessaria intersezionalità, per alimentarla con una percezione senza confini della lotta per l’auto-determinazione e la liberazione totale dalle gerarchie e le autorità che ci incatenano tutt*.

Rendiamo onore a tutti i metodi di lotta utilizzati finora contro il sistema assassino del complesso carceral-industriale degli U.$.A., e siamo felici di sapere che almeno un secondino ha avuto quello che meritava. Mentre sbarre di acciaio e mura di pietra possono contenere fisicamente chi è in prigione, le recenti rivolte in tutti gli U.$.A. hanno dimostrato che non possono estirpare lo spirito combattivo degli/lle innumerevoli ribelli.

Come piccolo segno della nostra solidarietà, l’11 settembre abbiamo esposto uno striscione a Kamara, nel centro di Salonicco, che dice “Vittoria allo sciopero dei/lle prigionier* negli U.$.A. // Fuoco alla società carceraria” e il 20 settembre abbiamo partecipato con la Cellula di solidarietà dell’ABC e altr* compagn* a un blocco di due ore del McDonald’s del quartiere ateniese di Ilion, con uno striscione che diceva “Solidarietà con la rivolta delle prigioni U.$.A.”. Dopo il blocco abbiamo esposto lo striscione al 58 di Exarchia, dove è visto tutti i giorni da centinaia di passanti.

Finché lo sciopero continuerà, continueranno anche le nostre azioni. Tanto che le prigioni esisteranno, lotteremo per distruggerle.

Squat Themistokleous 58, Exarchia, Atene
th58@riseup.net

in inglese, greco

Rennes, Francia: Blocco contro l’aeroporto e il suo mondo, la sua linea ad alta velocità e la sua prigione

jailVenerdì 22 gennaio all’alba, alcune persone hanno deciso di bloccare la strada che attraversa il cantiere della nuova stazione Eurorennes e passa davanti all’entrata principale della prigione femminile.

È stata sparsa della spazzatura, versato dell’olio e il testo che segue è stato incollato sulle mura del carcere e la staccionata del cantiere.

Stamattina blocchiamo questa strada con l’aiuto di un po’ di bidoni della spazzatura rovesciati e di olio versato…

Perché, incastrata tra il cantiere megalomane del quartiere affaristico che è Euro-Rennes, la sua futura TAV e la più grande prigione femminile europea, rappresenta da sola la «città di domani» che viene sognata negli uffici di Rennes Métropole.

Perché non abbiamo gli stessi sogni.
Perché qualche minuto di ingorgo rimangono ridicoli in confronto alle ore, i mesi e gli anni passati nelle gabbie. Che quei pochi minuti possano permettere di sollevare la testa dal proprio quotidiano e rendersene conto.

Perché troviamo divertente immaginare un secondino che non riesce a tornare a casa dopo aver passato la notte a rinchiudere persone, come un dirigente dinamico che perde 120€ di TGV per andare alla riunione aziendale a Parigi.

Perché dall’altro lato della strada, Euro-Rennes butta fuori i poveri per costruire alberghi, uffici, cinema alternativi, loft e bar alla moda.

Perché le immagini create al computer che fioriscono sui pannelli giganti del quartiere danno un’idea precisa della popolazione corteggiata: giovani in completo e cravatta, bianchi, ricchi, che camminano a buon passo sui piazzali lisci.

Perché vogliono che tutta la città somigli a questo, e che ci fa vomitare.

Stamattina blocchiamo la strada.

Perché a pochi chilometri da qui, a Notre Dame des Landes, lo Stato e Vinci vogliono costruire un aeroporto.
Perché hanno deciso di espellere chi vi si oppone oggi come contanto espellere domani, coi loro aerei, chi non ha i documenti giusti.

Perché lo Stato impone ovunque i suoi progetti a colpi di soldi, a colpi di polizia e di propaganda mediatica schiacciando al passaggio come sempre i più poveri e gli indesiderabili.
Perché con lo stato d’urgenza si dota degli strumenti per sfogarsi un po’ più ancora.

Perché in questo momento un sacco di persone si mobilitano contro l’aeroporto e il suo mondo, moltiplicano le azioni, e vogliamo contribuire. Perché è possibile lottare, ovunque e direttamente, in modi diversi, in pochi o in tanti, contro le strutture istituzionali e le società che ci rovinano la vita.

Perché il mondo che costruiscono non è il nostro mondo, e non intendiamo lasciarli fare.

Perché siamo incompatibili, perché i nostri desideri fanno disordine e perché non molleremo!

Perché preferiamo mille volte un quartiere vivo in cui ci si incontra, ci si aiuta e si discute fra vicini in un terreno abbandonato durante una grigliata a una sfilata di trolley che trainano i loro completi sull’asfalto videosorvegliato.

Perché preferiamo mille volte degli spazi in cui si sperimentano modi di vivere, di abitare, di nutrirsi, di lottare e relazionarsi diversamente alla prospettiva di torri di controllo e di vasti hangar eco-labellizzati e i loro portici vigipirate.

Contro l’aeroporto e il suo mondo, la sua TAV e la sua prigione.

in inglese