Il nostro processo per Lotta Rivoluzionaria che è iniziato il 5 ottobre 2011, è una fase politica per difendere la lotta armata come parte inseparabile della lotta per la sovversione del capitalismo e dello stato, la lotta per la rivoluzione sociale.
La nostra strategia nel processo è dunque attaccare l’esistente regime criminale economico, sociale e politico con argomenti politici, senza accettare il ruolo di accusati ma diventando al contrario accusatori contro tutto ciò che questa corte rappresenta e compie. Il 5 ottobre, quando ci siamo presentati in aula per la prima volta mentre eravamo ancora in prigione, la compagna Pola Roupa ha fatto una dichiarazione politica ai giornalisti fuori il tribunale speciale di Koridallos dove ha detto che non è Lotta Rivoluzionaria ad essere processata ma i nostri accusatori, il vero criminale regime che ci imprigiona. Il 24 ottobre, nella seconda udienza, dopo la lettura delle accuse, abbiamo preso posizione riguardo ad esse, quando i giudici ci hanno chiesto perché stavamo facendo delle dichiarazioni politiche. Abbiamo detto che questo processo è un processo politico, che questa corte è una Corte Speciale messa su sulle speciali leggi antiterroriste con le quali vengono processati i nemici politici del regime, che questa corte è criminale e collabora con un regime criminale che sfrutta e opprime le persone, che nel banco degli accusati dovrebbero sedere ed essere giudicati colpevoli i membri dell’autorità politica, membri del governo, il primo ministro, i ministri e i deputati, i membri dello scorso governo, i membri dell’élite economica, gli uomini d’affari, i capitalisti, i membri delle organizzazioni finanziarie internazionali come i manager del FMI, la BCE, UE, che hanno imposto alla gente la dittatura dell’élite economica transnazionale cosi come quelli che proteggono il regime criminale : poliziotti e forze repressive statali.
Nelle udienze del 1 e 9 novembre sono state fatte delle obiezioni riguardo alla vaghezza delle accuse, l’oscuramento dell’informazione sul processo visto che la legge consente la copertura giornalistica del processo, il trasferimento del processo dalla corte di Koridallos ad una corte formata da giudici popolari. Sebbene ci si aspettava che le obiezioni sarebbero state rifiutate era una buona possibilità per noi trasformarle in dichiarazioni politiche, per mostrare la natura politica e l’azione dell’organizzazione, i motivi politici dietro le azioni dell’organizzazione, l’ipocrisia dello stato e del regime, vista la vaghezza delle accuse che sono state fatte senza alcuna prova reale. Siamo accusati, e ci aspettiamo di venire condannati, per tutte le azioni dell’organizzazione in base al dogma della responsabilità collettiva e sull’arbitrarietà mostrata da accuse che ritengono che l’organizzazione abbia una struttura gerarchica, cosi come l’oscuramento della pubblicità del processo visto che veniamo processati come criminali comuni (penali).
Oltre a tutto ciò ci sono motivi politici da parte dello stato che mira a presentare i combattenti rivoluzionari e presunti membri di Lotta Rivoluzionaria come criminali, depoliticizzando le loro azioni e processandoli in prigione in un asfissiante ambiente di sicurezza che svaluta il carattere pubblico del processo.
Lo stesso nelle udienze del 14 e 21 novembre. Era stata fatta una richiesta per l’esclusione del principale testimone dell’accusa, il capo del dipartimento del terrorismo interno e dell’antiterrorismo visto che, secondo la legge, chiunque abbia partecipato alle indagini preliminari non può testimoniare, come è successo con questo particolare testimone. Questa richiesta è stata un’opportunità per rivelare i metodi repressivi dello stato e come l’intera lista di accuse sia basata solo su un testimone, che è un poliziotto che ha anche organizzato l’intera operazione di polizia a nostro carico, e le considerazioni che lui ha detto. Il fatto che questo processo sia basata soprattutto sulla testimonianza di un poliziotto che è assente dalla maggior parte degli incidenti probatori che presenta è pioneristico per gli standard greci, e nessuno dei convocati dell’intera investigazione poliziesca contro di noi ha davvero preso parte all’investigazione o è capace di dare prove a nostro carico riguardo alle azioni dell’organizzazione.
Insomma, nessuno degli 87 testimoni chiamati dall’accusa (poliziotti, agenti, vittime dell’organizzazione come alcuni poliziotti e testimoni oculari) può produrre alcuna prova contro di noi. La nostra imminente condanna sarà basata sul dogma della responsabilità collettiva, sul fatto che abbiamo rivendicato la partecipazione nell’organizzazione, per la quale ci hanno arbitrariamente incarcerato con l’accusa ulteriore di aver gestito l’organizzazione cosi da poterci condannare per tutte le azioni dell’organizzazione, senza prove che dimostrino la partecipazione fisica a queste azioni ma l’accusa di una complicità morale, che significa che noi abbiamo ordinato queste azioni e che esse sono state realizzate dall’organizzazione. Questi metodi oppressivi sono il risultato di una speciale sezione antiterrorista e di leggi votate negli ultimi dieci anni in Grecia e delle nuove politiche oppressive importate dalla dichiarazione di “guerra al terrorismo”. Nonostante il fatto che ci si aspettava il rifiuto, questa obiezione è stata, come è successo, un’opportunità per fare interventi e dichiarazioni politiche contro i metodi oppressivi dello stato. Oltre a dichiarare le nostre posizioni politiche e fare interventi, il nostro atteggiamento contro le accuse non mira a chiedere clemenza riguardo alle condanne o a manipolare la corte che, in assenza di alcuna prova, può legalmente ottenere le condanne per le azioni dell’organizzazione. Al contrario, mostriamo che la corte è uno strumento politico del sistema che, per motivi solo politici, ha preso il compito preciso di realizzare un processo con condanne di molti anni decise in anticipo. Un altro evento pioneristico che avrà luogo in questo processo è la condanna basata sul dna come prova basilare di colpevolezza quando nessuno degli accusati ha accettato di darne un campione, avuti solo dalle indagini nelle case indirettamente collegate agli accusati. Una cosa mai successa prima in Grecia.
L’intera strategia della nostra presenza al processo mira a stigmatizzare la natura criminale del capitalismo, del mercato e dello stato, trasformando i nostri accusatori in accusati, mostrando la giustezza della lotta armata, la giustezza della sovversione e della rivoluzione sociale, e continueremo a farlo durante tutto il processo, intervenendo nelle testimonianze dei testimoni convocati dall’accusa a nostro svantaggio come poliziotti, ex ministro dell’ordine pubblico in quanto bersaglio dell’organizzazione e altri.
Per finire, crediamo che le testimonianze dei testimoni politici per la difesa, compagni che sono stati una volta membri di organizzazioni rivoluzionarie armate o che sono attivi in altre forma di lotte ma sempre nella stessa direzione, quella della sovversione e della rivoluzione sociale, i quali abbiamo contattato tramite l’appello internazionale di solidarietà fatto riguardo a questo processo, sarebbero anche un contributo.
I membri di Lotta Rivoluzionaria
Pola Roupa, Kostas Gournas, Nikos Maziotis
fonti: athens.indymedia, actforfreedomnow
trad. ParoleArmate