Il giudice ha iniziato l’udienza leggendo la lista dei testimoni convocati dall’udienza scorsa. Lista che è parte di quella delle accuse, e contiene i nomi in modo disordinato, fatto che denota le intenzioni di condannare secondo le accuse stabilite, soprattutto per N. Maziotis, P. Roupa e K. Gournas. E’ importante dire che, sebbene N. Maziotis e P. Roupa abbiano richiesto le testimonianze di A. Kannelopoulou e P. Polihronou (caso Voulgarakis), essi non sono stati convocati dalla corte, anche se hanno testimoniato davanti agli interroganti. E ciò di proposito, perché questi due poliziotti testimoni hanno fatto una perquisizione dello spazio dove l’azione doveva accadere e dove venne ritrovato il meccanismo di controllo remoto. Quindi, collasserebbe il mito dell’antiterorrismo e dell’attacco alla cieca.
Appena il giudice ha finito di leggere la lista, ha parlato l’avvocato D. Vagianou, dicendo che “c’è una presunta indagine…”. Prima di finire la frase, il giudice l’ha interrotta dicendo “non presunta, c’è un’indagine!” “Si, per quanto è possibile investigare questioni che si stanno autodeterminando”, ha continuato, menzionando che il testimone L. Alexopoulos (già convocato a testimoniare dal giudice) è del caso dell’attacco alla caserma di Nea Ionias. “Se questo modo, ha detto D. Vagianou, velocizza e facilita il processo, prendiamo un testimone qui e uno li”, il giudice l’ha interrotta di nuovo, chiedendole a chi si riferisse, quando è ovvio che parlava di lui. Mentre gli avvocati sottolineavano che i testimoni-poliziotti del caso Voulgarakis andrebbero convocati, il giudice ha detto di non capire e ha detto che hanno pre-annunciato i testimoni. D. Vagianou gli ha ricordato che la lista dei testimoni non ha ordine, ciò significa che non li hanno convocati affinché i casi si risolvano uno ad uno, mentre il pubblico ministero Markopoulos non ha chiamato tutti i testimoni che hanno testimoniato davanti all’interrogante.
Il presidente ha continuato a interrompere l’avvocato, mentre lei chiedeva di interrompere l’udienza per soddisfare la richiesta di N. Maziotis e P. Roupa di mettere in ordine i testimoni in modo da risolvere un caso per volta, lui ha risposto che la corte esaminerà i presenti testimoni e per quelli assenti applicherà il codice penale, che significa presentazione forzata in aula. Non ha detto una parola sulla richiesta di N. Maziotis e P. Roupa di convocare i testimoni poliziotti del caso Voulgarakis.
Poi P. Roupa ha chiesto di parlare. Nella scorsa udienza c’erano state questioni non investigate nel caso Voulgarakis, ha detto. Su come è stata realizzata questa azione. Ha continuato dicendo che Voulgarakis ha detto varie bugie, che lui sapeva presumibilmente come era avvenuta l’azione. Abbiamo detto diverse cose, ma il modo con cui è stata fatta questa azione non è stato investigata. Questa azione è stata fatta con un controllo remoto, fatto che sarebbe dimostrato se i poliziotti che l’hanno trovato e lo hanno detto nelle prime testimonianze, venissero qui. Abbiamo richiesto la loro presenza, ha ricordato. Da parte nostra, ha sottolineato P. Roupa, dobbiamo dire che questa azione è stata fatta cosi per assicurare che nessuno rimanesse ferito per caso eccetot lui (Voulgarakis).
Da qui, per me, tutte le altre cose andrebbero investigate, ha detto P. Roupa, quelle che sono provocatorie come l’atteggiamento del giudice che trae conclusioni solo da una testimonianza che dice che c’era pericolo per i passanti (conclusione che non pubblicizzerà per ovvie ragioni a questo punto) e il non accettare di esaminare i testimoni-artificieri della squadra speciale dei crimini violenti (DAEEB).
Il presidente, ovviamente infastidito, l’ha interrotta molte volte, chiedendo come sapesse che lui aveva tratto delle conclusioni e del “perché non le avrebbe lette” (le testimonianze). Dopo diverse interruzioni, il presidente, rispondendo alla richiesta di P. Roupa, ha dichiarato provocatoriamente che saranno esaminati prima i testimoni dell’accusa e poi gli altri. Diventaovvio che è nelle intenzioni del giudice non convocare quelli del DAEEB, cosi che la corte possa ovviamente prendere una decisione secondo le accuse ufficiali. (e non solo per il caso Voulgarakis).
Altrettanto provocatorio è stato il pubblico ministero A. Liogas che ha chiesto a P. Roupa se lei afferma che l’azione è stata realizzata con un controllo remoto. La domanda ovviamente ha provocato P. Roupa, che gli ha risposto che non lo sta dicendo, ma che è come venne fatta l’azione. Mentre il pubblico ministero sa che con le prove esistenti del caso (come strutturato dal pubblico ministero Markopoulos) ci sarà di certo una condanna per tentato omicidio, si sono rifiutati fino a quel momento di convocare i testimoni del DAEEB, fornendo altri argomenti incoerenti. Il suo bersaglio nascosto è proporre la condanna di Maziotis, Roupa e Gournas secondo le accuse ufficiali.
Ciò che è stato detto me lo aspettavo e conferma che avete pregiudizi, ha detto N. Maziotis. Vi hanno dato l’ordine di concludere perché avete altre cose da fare! Ha concluso che l’organizzazione non fece l’azione per non colpire un poliziotto a caso al posto dell’infame G. Voulgarakis.
P. Roupa ha parlaoti di nuovo, visto il rifiuto del giudice alla richiesta di convocare i testimoni, il quale le ha detto che nella sua testimonianza chiarirà il modo in cui venne fatta l’azione del caso Voulgarakis. Questa risposta del giudice è stata cosi provocatoria da non poter rimanere impunita. Volete presentarci come un’organizzazione criminale che ha attacchi alla cieca, ha detto P. Roupa. Assediato dall’intervento continuo dell’avvocato D. Vagianou, N. Maziotis e P. Roupa, il pubblico ministero ha fatto un primo passo indietro, dicendo che sarebbe insensato mettere un meccanismo a tempo e che lui non dirà mai che Roupa mente ammenoché non venga fuori dagli atti processuali. Dite che è insensato, ma il presidente ha detto che sarà dimostrato nella mia testimonianza, ha detto P. Roupa, arrabbiata col giudice, il quale ha detto provocatoriamente: “Se la risolva con i suoi avvocati e ripeto ancora una volta che dovrebbe avere più fiducia in loro. Ecco cosa voglio dire.” Rispondendo a P. Roupa, che ha insistito nel convocare i testimoni del DAEEB per investigare la modalità dell’attacco contro Voulgarakis, il presidente ha detto di aver investigato il caso. Fino a quel momento il presidente non aveva voluto convocare i testimoni richiesti da N. Maziotis e P. Roupa. Ha dovuto convocarli sebbene, per il 24 Febbraio, ma non sappiamo se farà di tutto per portarli e se il DAEEB acconsentirà.
Alla dichiarazione del giudice, che ha cercato di creare divisioni tra accusati e avvocati difensori, ha risposto S. Fitrakis che con la sua dichiarazione ha dato il “colpo finale” al giudice e all’accusa, costringendoli ad accettare la richiesta di N. Maziotis e P. Roupa.
Ecco parte della sua dichiarazione: “Di Maziotis e Roupa, so qualcosa. E dei processi fatti con loro, so qualcosa pure. Cosa stanno chiedendo? Di convocare i poliziotti-testimoni e di esaminarli. Quando deve succedere? Mai? Non è necessario? E’ necessario? Lo è.
Perché come potete affiancare questi incidenti ai reati che gli affibiate? Potrete citare l’articolo 187A, ultimo paragrafo, anche se essi non hanno voluto uccidere e ostacolare le relazioni internazionali, o direte che ci fu una ritirata o nessun tentativo o che esso non è stato identificato. Quando succederanno queste cose? Da ora alla fine, ma gruppo dopo gruppo di incidenti, che ha senso giudicare nel loro proprio periodo. Dopo aver esaminato Voulgarakis, abbiamo esaminato l’altro poliziotto, che era li, e non esamineramo i tecnici, che hanno dato spiegazioni specifiche su che tipo di meccanismo fosse, che è importante per identificare il crimine.”
Ha concluso dicendo che gli accusati sanno cosa stanno dicendo e non c’è problema nella loro collaborazione. Dopo l’intervento di S. Fitrakis il giudice ha chiesto all’accusa una proposta sulla richiesta in particolare. L’accusa, al fine di non mostrare la sconfitta, ha detto: I due agenti andrebbero chiamati, ma molto probabilmente verranno chiamati senza motivo, senza che sia necessario. Dopo la paura il giudice ha detto che la richiesta di chiamare gli altri arrestati è stata accettata.
Dopo ciò, sono stati esaminati tre testimoni, ex poliziotti ora in pensione, sul caso della caserma di Nea Ionia. Uno era l’ex-capo, non testimone oculare, e gli altri erano una guardia e un agente in servizio. Il giudice senza successo ha cercato di estrarre un giudizio dai tre testimoni che sono stati messin in pericolo da questo attacco di Lotta Rivoluzionaria. Ma la guardia della caserma è stata categorica: “Se avessero voluto colpirmi l’avrebbero fatto, perché la maggior parte del tempo stavo in movimento fuori la postazione”. Ha inoltre chiarito che la granata cadde in un parco a distanza di 30 metri dalla caserma.
Il processo ricomincerà il 24 Febbraio alle ore 9. (Rinviato al 7 Marzo causa assenza degli avvocati)
Fonte: actforfree.nostate
Traduzione: ParoleArmate