Il saccheggio dell’America del Sud

Qualcosa sull’IIRSA…
(Interoceanica, Strada per l’Inferno)

Nei giorni 31 agosto e 1 settembre del 2000, in una riunione di capi di Stato dei paesi sudamericani, tenutosi a Brasilia, capitale della Repubblica federativa del Brasile, si è deciso di attuare l’IIRSA (Iniciativa para la Integración de la Infraestructura Regional Suramericana), un’iniziativa con un nome nuovo che tuttavia nasconde vecchi interessi.

L’obiettivo dell’Iniziativa per l’Integrazione Regionale dell’America del Sud è la costruzione di un’infrastruttura logistica (strade, canali, porti, aeroporti, oleodotti, centrali elettriche…) che apparentemente cerchi di connettere i paesi del Sud America creando una più efficace estrazione e distribuzione delle “risorse naturali”, dei prodotti e del denaro.

Vale a dire, promuovere il libero commercio, garantendo un saccheggio delle “risorse” del continente, che sia il piu’ economico possibile per le imprese a scapito dell’ambiente e degli interessi della popolazione.

Ciò che non è stato raggiunto con il fallito ALCA si sta’ cercando di ottenerlo con questa iniziativa che, pur avendo gia’ quasi undici anni, è ancora quasi sconosciuta alla maggior parte delle persone dei paesi coinvolti.

I suoi finanziatori e maggiori promotori sono il BID (Banca Inter-americana per lo Sviluppo), la CAF (Societa’ Andina per lo Sviluppo) e il FONPLATA (Fondo Finanziario per lo Sviluppo del Bacino del Plata) che generosamente vanno a prestare agli Stati i 70 milioni di dollari necessari alla realizzazione dell’iniziativa, permettendo che questi si indebitino ancor di piu’ per i prossimi anni e garantendosi introiti per il futuro.

Tuttavia, il debito che generera’ questa iniziativa non è che uno dei lati pericolosi di questo mega-progetto continentale.

L’America del Sud fu’ divisa in dieci corridoi, dieci macro-regioni strategiche in cui si stanno realizzando i piani di “sviluppo” che con l’IIRSA si intendono effettuare. Logicamente le strade e le altre vie di comunicazione si stanno realizzando in aree ricche di risorse naturali come petrolio, gas e acqua. L’obiettivo è sfruttare in maniera capitalista queste risorse che finora sono sottoterra o utilizzate solo parzialmente come per il caso dell’acqua che viene liberamente utilizzata dalle popolazioni che vivono vicine ad essa.

Con l’IIRSA si vuole promuovere la penetrazione del capitale e dell’industria in tutti gli angoli del continente. Gli interessi piu’ importanti sono quelli delle compagnie petrolifere, delle aziende agroalimentari e del biocombustibile, delle societa’ multinazionali dell’acqua e di un nuovo attore, le ONG conservazioniste, che si incaricheranno della gestione delle aree -protette che si creeranno attorno al deserto che lasceranno i mega-progetti, come cosi’ pure di ridurre i loro impatti ambientali.

Il miglioramento e la costruzione di vie di comunicazione permetteranno di raggiungere ed estrarre “risorse” da luoghi dove oggi non è conveniente lavorare, abbassare i prezzi del trasporto a vantaggio delle compagnie minerarie, aprire il cammino a nuovi regali di terre per le monocolture industriali in particolare i biocombustibili.

Solo come esempio, l’approvazione del canale navigabile Paraguay-Paranà (Brasile) ha portato investimenti milionari per la coltivazione della soia nelle terre vicino al fiume Paranà, producendo un’impoverimento del suolo e la contaminazione delle acque dovuta all’utilizzo dei pesticidi per la coltivazione intensiva di olio vegetale.

L’ IIRSA si realizzerà a costo dell’autonomia e della sopravvivenza delle popolazioni che vivono nei “corridoi strategici” soprattutto popolazioni indigene e piccoli agricoltori che saranno espulsi dai loro territori nel nome “dell’interesse nazionale” e del saccheggio della terra.

L’America Latina è l’area più ricca d’acqua nel mondo, questa è la “risorsa” naturale più importante per le grandi potenze economiche, con l’IIRSA si promuoverà la privatizzazione delle fonti d’acqua da cui si alimentano attualmente le popolazioni e verranno affidate a grandi multinazionali perchè le gestiscano. Con la giustificazione che ora la gestione è inefficace si consegneranno i bacini idrici alle ONG conservazioniste perchè migliorino la loro struttura e, quindi quando saranno pronte per essere sfruttate commercialmente, le consegneranno a multinazionali dell’acqua come Bechtel Co. , Suez/divisione ONDEO – Lyonnaise des Eaux – e Vivendi, Thames Water.

Cosi’ grazie all’IIRSA i popoli del Sud America dovranno pagare per veder perdere anche le loro fonti alla base della sopravvivenza, per diventare una fonte di profitto per le grandi imprese.

Uno dei più grandi progetti dell’ IIRSA è la costruzione di una strada che connette il Perù al Brasile, chiamata “Strada Interoceanica”. Si pretende che questa enorme strada passi per chilometri nella selva amazzonica, in particolare nelle regioni dove si usa chiamarla “Foresta Vergine” (soprattutto nella zona del Perù).

Gli avidi governi dei paesi interessati stanno presentando questa mostruosa lingua di cemento nel mezzo dell’Amazzonia come una via necessaria e fondamentale per lo sviluppo delle popolazioni. Non si dice che in verità servirà un traffico minimo, ossia che questa opera non sarà di fondamentale importanza come se ne parla perchè sarà usata da pochi, nè che sara’ necessario pagare un pedaggio, per di piu’ se non ci sarà traffico sufficiente affinche si ricavi quello che le imprese appaltatrici si aspettanno di guadagnare ogni anno, lo stato peruviano dovra’ accollarsi il pagamento della differenza alle imprese.

La strada inoltre passerà su tre aree protette, che sono fra le più importanti dell’Amazzonia per numero di specie animali e vegetali che li’ risiedono. Questo megaprogetto pregiudicherà il mantenimento delle biodiversità di quest’area, con l’unico obiettivo di garantire profitti per le imprese che lo vanno a costruire e gestire.

Questo si realizzerà attraverso la costruzione di citta’ lungo la strada prevista dal progetto, un’aumento della deforestazione non solo causato dalla costruzione dell’autostrada ma anche dal molto probabile incremento dello sfruttamento di legno legale o illegale (che è lo stesso marciume), e la vendita di terreni per la coltivazione di biocombustibile e altre monocolture.

In questa stessa zona vivono numerose popolazioni indigene molte delle quali hanno deciso di restare isolate dalla civilizzazione e che ora vanno ad essere sfrattate per lasciar spazio allo sviluppo dal quale volevano isolarsi e non parteciparvi (leggete l’articolo di Sabato 19 Marzo 2011, intitolato “Alcuni appunti su ‘I popoli indigeni che non hanno contatti con la civilizzazione’ e la loro importanza nella nostra lotta”).

E se qualche ecologista, o animalista, o difensore dei diritti degli indigeni vorrebbe protestare, li’ ci sono pronte le organizzazioni per la conservazione che hanno iniziato una nuova attivita’, con un doppio discorso, nel quale da un lato si parla del rispetto dell’ecosistema e delle popolazioni indigene che vi vivono, dall’altro però in fondo appoggiano i megaprogetti che distruggono la natura facendosi carico di garantire la sua sostenibilità. Queste disgustose organizzazioni, forti del loro riconoscimento a livello mondiale, esistono per garantire questi progetti distruttivi, comè il caso della “Strada Interoceanica”, dicendo che non avranno impatto sull’ecosistema, sostenendo la versione che un’autostrada nel mezzo della “selva vergine” è benefica per lo sviluppo della regione, che promuoverà la sua conservazione (visto che l’impatto sarà minimo sulle biodiversità della selva), e che migliorerà le condizioni di vita dei suoi abitanti.

Questo che non avrà un’impatto nella biodiversità e che porterà benefici alle popolazioni e allo sviluppo dell’economia dei paesi coinvolti, è più che chiaro che è una bugia, visto che ovviamente la depredazione degli ecosistemi naturali, il rumore generato dalle macchine che costruiranno la strada, e le popolazioni che vivranno al lato di essa, romperanno quell’armonia forgiata per millenni, e senza chiedere agli indigeni amazzonici del Brasile come sono state decimate le sue popolazioni, come la selva si e’ ridotta ad un livello allarmante causando un’estinzione incalcolabile di specie di flora e fauna, e pregiudicando il loro stile di vita.

Solo le imprese nazionali e transnazionali ne saranno beneficiate, e lo sviluppo industriale è la loro unica meta, pero’ queste industrie sono imprese solo di pochi individui che si arricchiscono con la depredazione, decimando la biodiversità e al tempo stesso le persone che vi abitano. Ovviamente sebbene le imprese fossero state statali o di qualche popolazione l’impatto sulla biodiversita’ sarebbe da ripudiare.

Per questo noi pensiamo che è necessario sviluppare e promuovere l’autorganizzazione individuale e popolare, senza gerarchie, perchè il potere non corrompa questa lotta.

Che sia praticata la solidarietà, il mutuo soccorso, l’azione diretta come forma nel prendere ciascuno il proprio biglietto per questa lotta, senza intermediari che limitino e demotivino, negoziando con coloro che non uccidono e condannano.

L’indignazione e l’azione che ognuno deve assumere come individuo per collettivizzare la ribellione fino a far cadere questo regime che ci opprime. Questa lotta non si deve limitare ad una regione o progetto industriale in particolare, ma partire da li’ cercando di generare una solidarietà che vada al di là delle frontiere, perchè così come il capitale si rafforza generando progetti in tutte le parti del mondo, noi dobbiamo smetterla di pensare in modo riduttivo ai problemi in modo che si generi la solidarietà, cercando di liberarci dall’imposizione del capitalismo e i suoi governi.

Contro l’IIRSA, lo Stato, i Governi e il Capitalismo,
per una forma di vita libera, rispettosa, solidale!

Saluti e Anarchia…

fonte: rompiendoelasfalto

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