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Amburgo: Bruciato furgone LIDL

28 agosto 2018

La politica aziendale del gruppo LIDL nei siti di produzione tessile in Asia può ben essere definita come schiavismo. La forza lavoro dex impiegatx vale poco e la loro vita addirittura nulla.

Su KIK si è scritto già tanto ma poco è cambiato. Poco importa se i salari aumentano un po e nel Bangladesh qualche fabbrica tessile di meno diventa una trappola di fuoco mortale. La mentalità dei super-padroni occidentali è ciò che li rende nostri nemici. Sono responsabili per delle condizioni di lavoro tipo colonialismo che, oggi, permettono solo ad alcune élite locali di partecipare allo sfruttamento della classe proletaria e del sottoproletariato. LIDL, KIK e altre ditte sono note per far sfacchinare chi lavora fino all’esaurimento e per sopprimere le proteste con dei picchiatori pagati.

Le zone di povertà di questo mondo sono costellate d’insurrezioni permanenti che del solito registriamo solo quando chi vi fugge subisce il massacro o l’internamento nei lager ai confini UE. I loro interessi si sovrappongono ai nostri quando attacchiamo alle spalle la bestia capitalista e ne sabotiamo la logistica.

Così la notte al 28 agosto ad Altona ci siamo permessx di bruciare un furgone LIDL. Non dipende da questo singolo furgone ma da tutte le vetture delle imprese che si occupano del funzionamento del sistema che, nel frattempo, bruciano ogni notte da qualche parte in Europa.
Con questo salutiamo lx prigionierx del G20 e tuttx lx altrx prigionierx non pentitx in tutto il mondo!

E non dimenticare – fare un disastro della visita di Erdogan il 28/29 settembre!

Sindacato danni materiali e distruzione di valori

Fonte: Indymedia (Tor)

Traduzione dal tedesco mc

Berlino: Attaccato furgone spedizioni di Amazon

Non abbiamo voglia di essere governabili tramite le informazioni – e nemmeno delle facce soddisfatte dei manager che sorridono beati pensando alle masse apatiche che nel Black Friday correranno nelle rivendite come dex zombi telecomandati.

In solidarietà con lx impiegatx di Amazon e come sostegno al Block Black Friday, nella notte al 23 novembre abbiamo attaccato in modi diversi 3 furgoni Express di rifornimento con le scritte “AZ Amazon” e “drs amazon” – fuoco, gomme forate, con la vernice e lasciando l’appello: “sciopero!”.

Ci fu questa notizia marginale nei media quando una volta ancora è stato arrestato un “terrorista” – Amazon ai clienti potenziali terroristi in cerca d’acqua ossigenata propone gli altri ingredienti per il gran botto – grazie all’algoritmo…
La scommessa fondamentale di Amazon e Co. mira al fatto che con i cicli feedback, i sensori, microfoni, le telecamere e i dati non è solo possibile generare del plusvalore ma che alla fine l’attacco tecnologico s’iscriva nel corpo e nell’agire. Così si crea un suono a due voci consistente nel consumo perenne e di chi lo pilota da un lato, e nel controllo ed ampliamento dall’altro: che siano le telecamere a rilevamento delle emozioni già in auge nei supermercati, gli smartphone come soccorso alla percezione, Google Home oppure le sinistre bambole spia nelle stanze dex bambinx.

Chi consuma le correnti globali di merci è apparentemente senza chiedere nulla ricompensatx con la registrazione delle emozioni e con una pubblicità personale pilotata. Mentre sui visi di tuttx coloro con intenzioni criminali diventa forse visibile la tensione prima dell’imminente taccheggio oppure per l’abbandono delle righe, del tran tran della standardizzazione.

In questo gioco Amazon rischia in primissima posizione. Così l’anno passato Amazon era la compagnia a livello mondiale con le più grandi spese per la ricerca. Già ora sono in atto delle fasi sperimentali con supermercati senza personale. “Amazon Go” punta al fatto che la clientela è registrata via App all’entrata, cosi come sono registrati i prodotti presi dagli scaffali – il cliente che lavora nel supermercato panottico. Così scoppia anche la bolla del settore dei servizi, il bacino di raccolta per l’innumerevole forza lavoro licenziata causa la razionalizzazione.

Così andiamo a finire con le persone in lotta che lavorano per Amazon, che già ora nella fabbrica panottica sono sotto la sorveglianza continua di una rete d’apparecchiature W-Lan installate nel magazzino merci.
Se lì si tratta anzitutto di una “ottimizzazione” dei cicli lavorativi, nel supermercato vigilato le cose sono due. Da un lato la riduzione dei costi: il cliente che lavora, che si serve da solo, che bravo bravo paga volontariamente non ha bisogno di una forza lavoro che lo serve. Dall’altro lato si tratta delle informazioni generate. Chi rimane quanto tempo davanti a quale scaffale? Quali emozioni si possono desumere dal modo di camminare? Da quando in poi questo bel shopping mi rende felice, se prima ero depresso e attraversavo lentamente la galleria?

Si tratta di molto più che solo marketing e Product-Placement, poiché i giganti online già ora generano un utile con la vendita e la pubblicità quasi uguale a quello con i dati personali che raccolgono diligentemente e che intessono nelle tecnologie che suggeriscono siano vitali per tutta l’umanità. Mentre lo sfruttamento della forza lavoro non è quasi più perfezionabile, i profitti ora si conseguono con i dati e le informazioni ottenute dal cliente – con la presa ed il comando dei modelli comportamentali umani e la produzione delle loro esigenze: Il cliente che lavora.

Non abbiamo voglia di essere governabili con le informazioni – e delle facce soddisfatte dei manager che sorridono beati pensando alle masse apatiche che nel Black Friday correranno nelle rivendite come dex zombi telecomandati.
Così pure noi partecipiamo a un’agitazione anche se in fondo insistiamo nell’acceso rifiuto del lavoro salariato e tentiamo di salvarcene reciprocamente.

Per noi il conflitto attorno a chi sciopera da Amazon rappresenta solo un ritaglio del problema gigantesco dei cambiamenti nel mondo del lavoro e dell’isolamento degli ambiti di lotta e di chi lotta.
E anche lx scioperanti intuiranno che tra dieci anni non ci sarà più né chi raccoglie né chi imballa le merci poiché già ora Amazon si dà da fare per gestire i magazzini con droni pilotati dall’intelligenza artificiale.

Tagliamo i cavi
Facciamo in modo di essere più che zero ed uno
I furgoni bianchi stanno sicuramente anche nelle vostre strade.

– Autonome Gruppen & Altri –

Fonte: Email

Traduzione dal tedesco mc, CH

Monaco di Baviera: Danneggiata stazione pacchi Amazon

22 novembre 2017

Azioni Payback contro Amazon – Amazon è una delle compagnie commerciali e IT più grandi del mondo. Non fa solo profitti con la vendita di merci ma anche raccogliendo massicciamente dati privati della clientela, pagando male le ditte subappaltatrici di consegna e con i controlli aggressivi dex impiegatx nei magazzini di spedizione.

Il controllo digitale dex impiegatx permette ad Amazon di perfezionare lo sfruttamento. Con la registrazione digitale del quotidiano dex loro clienti, Amazon vuole già calcolare i loro desideri e le loro necessità prima che lo sanno essx stessx – e offrirgli la merce corrispondente.

Da quasi quattro anni dex impiegatx Amazon lottano per un salario più altro e contro le condizioni deleterie di lavoro. Per il 24 novembre 2017 si mobilita a livello federale per delle azioni di protesta. In solidarietà con lx impiegatx Amazon in lotta abbiamo disattivato varie stazioni pacchi di Amazon a Monaco. Una logistica senza attriti è la premessa per il concetto di Amazon “Prime-Time”, vale a dire per una veloce fornitura della merce ordinata.

Rimaniamo imprevedibili!
Make amazon pay!

Fonte: Email

Traduzione dal tedesco mc, CH

Amburgo: Pietre a bottiglie con la vernice contro la Deutsche Afrika Linien (DAL) e consolato onorario sudafricano

9 giugno 2017

Per il genocidio non c’è prescrizione – perdono – dimenticare. Il 09 giugno 2017 abbiamo attaccato con pietre e bottiglie alla vernice lo stabile con la sede della DAL, del gruppo Essberger e del consolato ad Amburgo Altona.

Già nel 2003 la Herero People’s Reparation Cooperation tentava di querelare la repubblica federale tedesca ed i profittatori del genocidio perpetrato dai militari e colonialisti tedeschi contro i popoli Herero e Nama agli inizi del 20. secolo nella oggi Namibia. La querela era contro l’armatrice DAL, la Deutsche Bank e Orenstein + Koppel (Terex). DAL è erede giuridico della Woermannlinie che tra l’altro imbarcava le truppe tedesche per la Namibia per abbattere le insurrezioni Herero e Nama contro il dominio coloniale tedesco. Woermann, Orenstein + Koppel, la Deutsche Bank e anche la raffineria della Germania del nord d’Amburgo (oggi Aurubis) guadagnarono massicciamente sfruttando il lavoro coatto per la costruzione delle linee ferroviarie e dell’estrazione di rame e di diamanti. Circa l’80% dex Herero e il 60% dex Nama furono assassinatx dai tedeschi.

Falliti gli annosi tentativi di essere coinvolti nelle trattative tra BRD e Namibia, in gennaio 2017 rappresentanti Nama e Herero querelarono la Germania davanti a un tribunale USA per chiedere il pagamento di riparazioni. Prossima udienza: il 21/07/2017. Il governo federale comunicava tramite Polenz, il suo incaricato speciale per il dialogo con la Namibia, che a suo parere dall’impiego del concetto di genocidio non si poteva far derivare un obbligo giuridico. Dopo anni addirittura di rifiuto di ammettere il genocidio tedesco nell’attuale Namibia, si continua a rifiutare il pagamento di riparazioni.

Nel frattempo, il governo della Namibia prepara una querela presso la corte internazionale a Den Haag contro la Germania per ottenere il versamento di 28 miliardi di Euro. Anche in Tanzania ci sono dei tentativi per querelare la Germania per il suo genocidio nell’allora Africa Orientale Tedesca.
L’esproprio delle proprietà tra cui diversi palazzi e castelli dei proprietari della DAL, la famiglia Rantzau, porterebbe già alcuni milioni di Euro. A maggior ragione visto che il clan Essberger-Rantzau si è distinto nei passati anni ottanta con varie pratiche commerciali prive di scrupoli. Esempi: Essberger come vincente dell’arianizzazione nel 1937 rilevava a prezzo irrisorio l’impresa turistica ebrea Walter Bamberger. Nel 1945 nel porto di Amburgo gran parte del commercio con lo Stato apartheid Sudafricano era gestito dalla DAL. La sua direttrice Liselotte Rantzau-Essberger s’assumeva la direzione del Afrikaverein (associazione Africa) colonialrevisionista, che era un rigoroso sostenitore della politica apartheid. Oltre alla frutta, DAL in solita tradizione neocoloniale trasportava anzitutto l’uranio dalla Namibia occupata dal Sudafrica.
In gran ritardo è anche il cambio di nome delle strade di Amburgo dedicate ai criminali coloniali. In gennaio 2017, la Association of the Ovaherero Genocide negli USA (OGA) chiedeva al sindaco di Amburgo di farla finita con questo incubo coloniale. Finora nessuna reazione.

Mandiamo saluti militanti ax attivistx delle giornate di azione di Berlino contro il mondo dei G20. Nel fuoco delle giornate di azione c’è tra l’altro la G20 African-Partnership-Coonferenz che doverebbe svolgersi il 12 e 13 giugno a Berlino Schönberg. Nel loro appello, lx compas chiariscono che questa conferenza sicuramente non tratta di partenariato bensì di collaborazione con il regime dei confini europeo e l’apertura e lo sfruttamento di nuovi mercati. Non a caso i trattati conclusi dalla UE con il Niger e il Mali per impedire la migrazione sono definiti “partenariati di migrazione”. Chi non ci sta perderà aiuti finanziari e accessi al mercato. Nel tono della UE vuole dire: “Produzione e sfruttamento dell’effetto leva necessario mediante l’impiego di tutti i mezzi e strumenti del caso – anche della politica commerciale e dello sviluppo”.
(…)

Auguriamo ax compas berlinesi un buon successo e già ora attendiamo con gioia la loro visita di luglio. Magnifico che vi impegnate talmente nella mobilitazione! Lo stesso vale ovviamente anche per Brema, Lipsia, Francoforte, …

Ad Amburgo si dice Tschüss agli eredi della tradizione imperiale e un gran benvenuto a tuttx lx compas ribelli!

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, CH