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Parigi, La Discordia : Scarabocchio ha scarabocchiato – bis repetita placent

Avremmo preferito non seccarvi ancora con peripezie di questo genere… Ma non avevamo fatto i conti col nostro amico scarabocchio, che ha colpito ancora una volta.

Lunedì 8 febbraio, arrivando alla biblioteca per la permanenza settimanale, abbiamo avuto la «sorpresa» (oddio, relativa!) di trovare dei nuovi messaggi. Stavolta hanno gettato un po’ di vernice sulle finestre e fatto due scritte per terra. Una diceva “Racistes Go Home” e l’altra era un’enigmatica firma (?) “La Fraction”. I nostri timidi artisti hanno anche scarabocchiato le A cerchiate dell’ultima volta (almeno le cose sono chiare!). Beninteso il tutto è stato ancora una volta pulito in poco tempo, e tutto il quartiere pensa ancora a un attacco dell’estrema destra (ma è davvero sbagliato?).
Scarabocchio può essere fiero di lui, il suo disegno è stato appeso nella prima elementare della scuola di fronte!

Stavolta quest’atto coraggioso è stato realizzato da tre individui, molto lenti, evidentemente poco esperti, e per niente attenti a quello che accadeva intorno a loro… Queste persone hanno (mal) utilizzato una pratica che non è insignificante, dato che si tratta di una pratica asimmetrica (la porta-aerei Charles de Gaulle non fa scritte sulle vetrine). Lungi da noi l’idea di cristallizzare o fare di certe pratiche un feticcio, ricordiamo comunque che i rivoluzionari, nel corso dei secoli, hanno riservato questo genere di pratiche al nemico, ai fascisti, al potere, al clero. E parliamo delle pratiche dell’asimmetria, non di questa stronzata banale e senza importanza che farà sensazione per tre ore nella vita dei nostri artisti, e che ne è l’espressione più patetica. I rivoluzionari, quando non sono d’accordo, si spiegano, non si mettono anonimamente della cacca nella buca delle lettere.

Tre individui che si sono dimostrati :

1- Incapaci di venire alla famosa discussione dei loro incubi (o in qualunque altro momento pubblico alla Discordia o altri luoghi anarchici e anti-religiosi della capitale) per esprimere il punto di vista della Frazione (Fraction Hexagone?) sull’islamofobia, oppure per difendere la loro indulgenza nei confronti dei gruppi islamici (UOIF, CCIF, PSM, etc.). Ma forse pensano che il dialogo col nemico non serva a niente? Allora perché «attaccare» una biblioteca anarchica invece che una banca, un luogo di culto, un commissariato o la permanenza di un partito? (anche stavolta nessun’altra degradazione è stata compiuta dai nostri tre intellettuali).

2- Incapaci di scrivere la minima critica argomentata di quello che li infastidisce tanto nel nostro pensiero imberbe. In effetti ancor oggi non abbiamo trovato la minima traccia di una critica fondata delle nostre posizioni anarchiche anti-religiose (o di quelle di altri rivoluzionari anti-religiosi). Non una sola, soltanto qualche minaccia di morte su internet, qualche provocazione anonima su twitter o facebook (ognuno ha i media che merita…) o dei commenti anonimi di un tenore mai incontrati nella vita reale, considerato anche non siamo dei clandestini e che discutiamo con un sacco di gente del giro, eppure: NIENTE! Come se la critica della critica del concetto d’islamofobia in realtà non esistesse che su internet (e debolmente) o tra mezzanotte e le quattro del mattino nel XIX° arrondissement di Parigi. Tutti potranno quindi concludere che queste degradazioni non sono che un’ammissione d’incapacità a difendere come si deve una posizione (tramite una critica argomentata o il confronto fisico con degli individui, non dei muri).

Gettando tre poveri barattoli di vernice sulla biblioteca, avete soltanto dimostrato la vostra debolezza teorica e analitica intrinseca. Per dirla in un linguaggio che capirete meglio: siete delle merde umane incapaci di difendere le vostre posizioni reazionarie con dignità e intelligenza. Ne concludiamo, cari bambini perduti del post-modernismo, che vi vergognate di voi stessi e delle vostre azioni (di cui non riuscite nemmeno ad assumervi la responsabilità pubblicamente, né a rivendicare o anche solo a spiegare). Le nostre posizioni le portiamo a volto scoperto, con nomi e indirizzi per accettarle pubblicamente. Un decimo di questo coraggio abbellirebbe la vostra mancanza di fantasia.

Gli stalinisti davano dei fascisti a tutti coloro che non erano d’accordo con loro, questi amici degli autoritari religiosi ci danno dei «razzisti», a noi che diciamo chiaramente tutto il nostro odio per ogni razzismo, ogni religione, ogni autorità. Le vecchie abitudini sono iscritte nei geni politici di questa gioventù confusa e incapace di sviluppare il minimo pensiero critico o rivoluzionario?

Continueremo a bestemmiare contro gli pseudo-radicali confusi e teo-compatibili, così come contro ogni dio e i profeti, a proposito dei quali citeremo ancora e sempre la canzone del Père Duchesne :
«Coupe les curés en deux Nom de Dieu / Fout les églises par terre Sang Dieu / Et l’bon dieu dans la merde Nom de Dieu… »
(NdT: Taglia i curati in due, per Dio / Abbatti le chiese, sangue di Dio / E il buon Dio nella merda, per Dio)

Approfittiamo di questa seconda meschinità per ringraziare tutt* coloro che si sono schierati dalla parte della Discordia, che in questo caso equivale a portare avanti una chiara posizione rivoluzionaria contro la compiacenza nei confronti della religione, qualsiasi religione, e in tutte le regioni del mondo. A chi ha ridacchiato, mantenuto un silenzio di comodo o manifestato delle scuse improbabili per distogliere lo sguardo va tutto il nostro disprezzo.

Ancora e sempre, contro ogni forma di potere,
contro ogni religione e ogni razzismo,
viva la rivoluzione e viva l’anarchia!

Alcun* bibliotecar* della discordia.

ladiscordia.noblogs.org
ladiscordia@riseup.net

Parigi, La Discordia : «Tags» sulla biblioteca anarchica La Discordia

Come previsto da tempo, martedì 26 gennaio si è svolto alla Discordia il dibattito intitolato «Islamofobia: dal racket concettuale al racket politico». Volevamo confrontarci con altre persone su un tema al crocevia della confusione attualmente diffusa tra condanna del razzismo e difesa della religione.

Le riflessioni comuni sono state interessanti, e la sessantina di compagn* che sono venut* (promesso, la prossima volta prenderemo una sala più grande e con più sedie!) hanno dimostrato che in molti si ritrovano in questa necessità della critica rivoluzionaria delle religioni, tutte le religioni, persino l’islam, che altri vorrebbero rifilarci come la «religione degli oppressi».

Eppure, arrivando martedì pomeriggio, abbiamo visto che la facciata della Discordia era stata taggata, probabilmente nella notte. Delle A cerchiate (grazie!) e degli insulti («fascisti» e «razzisti») particolarmente mal scritti e pensati con una bomboletta di vernice nera. Il tutto accompagnato da un foglietto di «rivendicazione» che affermava che diffonderemmo delle «teorie razziste e islamofobe» e che saremmo «la cinghia di trasmissione delle ideologie del potere», etc.
Insomma, non stiamo a ricopiare le stupidaggini che han fatto ridere tutti. Se volete leggerle passate a farvi una risata (o attaccare noi piuttosto che i muri) alla biblioteca durante le permanenze e le discussioni.
La risposta a questi insulti è stata il successo della discussione di martedì 26, ma anche quello di tutte le altre.

Per farla breve, i tags di insulti (difficilmente leggibili) sono stati cancellati in cinque minuti (a livello pratico non ci siamo ancora, ragazzi!), le A cerchiate restano! Anche i nostri vicini hanno riso delle vostre cazzate, tanto per dimostrare che le vostre prodezze non hanno assolutamente alcun impatto su niente e nessuno, a parte voi stessi e la vostra latteria rancida.

E ancora un’osservazione per i coraggiosi graffitari/umoristi: se non siete stati filmati dalla DGSI (direzione generale della Sicurezza interna) è perché abbiamo preso e distrutto la telecamera che ci sorvegliava (molto prima dell’emanazione dello stato di emergenza). Tutti potranno valutare la differenza tra chi se la prende (pateticamente) contro una biblioteca anarchica già minacciata dalla repressione e chi ha a che fare con problematiche più serie.

Nessun altro tag è stato trovato nel quartiere, né sulle banche, né sui commissariati, né le scuole che lavorano con la DGSI, né su chiese, sinagoghe o moschee. Un grande attacco rivoluzionario, quindi, contro degli anarchici. Se ci aspettavamo delle «attenzioni» di questo tipo (pensavamo a qualcosa di un po’ più «importante»), questo non ci frenerà in alcun modo nel nostro tentativo di elaborare, condividere e diffondere un discorso rivoluzionario chiaro, senza alcuna compiacenza con nessuna forma di potere, compresa la religione, e senza rimorsi nella critica dei compromessi dei politicanti di alcune frange dell’«ambiente», al contrario!

Un pensiero per quei «fascisti» di non credenti, da Téhéran a Saint-Denis, cui oggi si dà dell’«islamofobo» sia da parte di potenze temibili, sia della piccola borghesia universitaria arrivista francese che del razzismo non conosce che quello della propria classe, e che in una decina di anni per unica pratica non ha dimostrato che la capacità a scrivere un tag illeggibile sulla facciata di una biblioteca anarchica e d’organizzarsi con delle autorità religiose per… organizzare delle conferenze. Una pratica all’altezza del loro discorso.

Evidentemente, se si constata freddamente il trattamento riservato dallo Stato ai rivoluzionari atei da una parte, e alla sinistra razzialista/teocompatibile dall’altra, si capisce rapidemente chi può davvero essere qualificato come «cinghia di trasmissione delle ideologie del potere» : quelli che reprime abitualmente? O piuttosto quelli a cui offre delle cattedre nelle sue università e dei posti da dirigenti nelle sue istituzioni (in effetti, questa galassia è composta principalemente da universitari e dirigenti della media e alta borghesia, immigrata o meno).

Nessuna sorpresa quindi che il loro cuore di obiettivo politico non abbia rispetto né orecchie per questa casa chiusa post-moderna, come l’hanno provato tutte le recenti insurrezioni che non si sono curati dei ragionamenti contorti dei nostri pii universitari, dal Bahrein a Baltimora, passando per Durban.

Per finire, grazie a tutt* quell* che sono passati e che passeranno. Grazie anche a tutte le persone che hanno delle informazioni sui nostri artisti impegnati ma un po’ conigli, perché incapaci d’assumere le loro dichiarazioni di persona.

Facciamo appello a coloro per cui le idee e le pratiche rivoluzionarie contano, che siano anarchic* o no, a raddoppiare l’offensiva contro questa nuova reazione, e a esprimere la loro solidarietà con chi si ritrova nel mirino di questi reazionari New Born, prendendosi la loro parte di critica, e il poco coraggio di cui ha bisogno. E tagliando corto ai tentativi d’isolamento dei rivoluzionari anti-religione (quindi non è più un pleonasmo?).

Contro ogni forma di potere,
contro ogni religione e ogni razzismo,
viva la rivoluzione e viva l’anarchia!

Il 29/01/2016,
Qualche bibliotecari* della discordia.

Dispositivo di sorveglianza trovato, documentato e distrutto

Trovate altre foto qui.

panoramaA fine settembre abbiamo messo fine all’incertezza riguardo la presenza di un dispositivo di sorveglianza che aveva come obiettivo la biblioteca anarchica La Discordia nel Nord-Est di Parigi. Un dispositivo che si trovava nella scuola Montessori «Plaisir d’enfance» situata proprio di fronte alla biblioteca, al primo piano, in uno sgabuzziono che dava sulla finestra (il dispositivo aveva la forma di un «dossier di cartone»).

Martedì 6 ottobre abbiamo deciso di entrare nella scuola per contattare la direzione. Insistendo abbiamo finito per ottenere un appuntamento con la direttrice amministrativa e finanziaria della scuola. In un primo tempo questa ha negato, ma, messa alle strette, ha finito per riconoscere (a mezze parole) l’esistenza del dispositivo nella sua scuola (e quindi l’autorizzazione/collaborazione da parte della direzione). Dopo lunghe «negoziazioni» con lei e il suo superiore, e grossi sforzi per temporeggiare (per poter «chiamare il suo contatto»), abbiamo finito, dopo la fine delle lezioni, per ottenere l’accesso allo sgabuzzino. Prendendoci le nostre responsabilità abbiamo rapidamente deciso di appropriarci del dispositivo con la forza. Ci siamo quindi resi conto che tutti erano al corrente della sua presenza nella scuola. Siamo riusciti a uscire rapidamente nonostante qualche «resistenza». Il bullo della scuola è uscito per guardare dove andassimo per facilitare ancor di più (e una volta di più), il lavoro dei pulotti. Abbiamo d’altronde saputo che il dispositivo era lì almeno dalla seconda settimana di luglio 2015.

Considerazioni tecniche

Il dispositivo si presentava sotto forma di una scatola rettangolare, rumorosa (ventole) di circa 40x25x25 cm in plastica dura, collegato alla rete (senza pile). La scatola presentava un buco di circa 4 cm di diametro per la telecamera, ne uscivano tre cavi in fondo ai quali si trovavano due antenne a punta (probabilmente dei sensori sonori) e un terzo sensore piccolo e quadrato. Aprendo la scatola, abbiamo scoperto materiale tecnologico high-tech:
• Un routeur wifi con due carte SIM (Bouygues), un GPS, tre entrate cellulari, un’entrata stereo.
• Un processore.
• Un dispositivo telefonico con una SIM Orange (il che significa che i dati non erano immagazzinati ma trasmessi in diretta).
• Una telecamera con due livelli di zoom, regolabile a distanza.
• E materiale di altro tipo che non siamo riusciti a identificare (ma che potete trovare sulle foto scaricabili qui di seguito).
Mettiamo a disposizione un certo numero di foto invitando chi ha le conoscenze tecniche a condividerle: 1 et 2.

In conclusione

Questi dispositivi che hanno come scopo iniziale quello di sorvegliare, hanno anche come obiettivo secondario quello di farci paura e di insegnarci a darci noi stessi dei limiti. Ma non funziona. Non sono né la paura né la repressione che determinano le nostre pratiche, ma soltanto le nostre idee. Comunque è logico sospettare che questo tipo di «attenzioni» (tutto sommato piuttosto banali) toccherà ancora La Discordia come tutti gli altri luoghi considerati sovversivi dallo Stato.

Sappiamo per esempio che altri dispositivi di sorveglianza sono stati scoperti in questi ultimi anni in diverse località francesi (Montreuil, Cévennes, Lille, etc.). Ma lo sappiamo soltanto attraverso le nostre «conoscenze» mentre ci sembra importante rendere pubbliche queste informazioni perché possano essere utili a tutt*, piuttosto che rinchiudersi in riflessi di panico stupidi e controproduttivi.

Per la DGSI (Direction générale de la sécurité intérieure) e i loro amici: se cercate il vostro materiale lo ritroverete, a pezzi, a qualche metro di profondità nel canale dell’Ourcq, all’altezza della rue de Nantes. Buona pesca! (Da sempre sogniamo di vedere dei maiali galleggiare)

Libri, non poliziotti!

Qualche partecipante della biblioteca La Discordia.
ladiscordia (at) riseup.net

Nota Bene (08/10/2015) : Ci dissociamo totalmente dalla ripresa di questo comunicato da parte di siti o gruppi razzisti/razzialisti, complottisti e/o di estrema destra in generale (come quello, in questo caso, di Alain Soral). A volte i nemici dei nostri nemici sono anche nostri nemici. Per quando riguarda i giornalisti: non abbiamo assolutamente niente da dichiarare, perché come voi, abbiamo scelto il nostro campo nella guerra sociale, e non è lo stesso.