Noi abbiamo rivendicato la responsabilità per la partecipazione politica nell’organizzazione Lotta Rivoluzionaria. L’abbiamo fatto consapevolmente per non posizionarci in relazione alla “storia” che ci è stata presentata qui dal testimone Papathanasakis – che ovviamente, è stata attribuita a lui -, i fatti che lui ha descritto e ciò che il DAEEB (squadra speciale dei crimini violenti) ha giudicato come prove sufficienti per procedere con gli arresti. Abbiamo scelto consapevolmente di non andare al processo e parlare delle conversazioni telefoniche, cellulari, le note presentate dal DAEEB, per distanziarci dall’investigazione realizzata dagli avvocati – e non solo da loro visto che fino ad ora almeno i giudici non hanno richiesto alcun esame significativo di questo testimone particolare – su ciò che su quanto ritenuto serio, reale, rilevante, sufficiente per procedere con gli arresti e le detenzioni.
Abbiamo scelto consapevolmente di non andare al processo per insultare la “condanna” generalizzata, stonata e confusa del testimone in particolare. Inoltre, come lui stesso ha spesso ripetuto, ognuno dei fatti che lui presenta di per sé non significano nulla.
E ovviamente, non ha nulla da dirci riguardo al’importanza della prova sostanziale di “colpevolezza” di ogni accusato e cosa importante, ha confessato che non ci sono prove né per le azioni né per l’accusa di “pianificazione” né per l’organizzazione stessa o le sue funzioni.
Crediamo che questa testimonianza non cambi nulla di quanto esistito fino ad oggi. Tutte le accuse continuano ad essere campate in aria e nessuna di esse è stata connessa con reali incidenti come invece loro sostengono.
Ma il fatto che noi abbiamo rivendicato la responsabilità politica per la partecipazione a Lotta Rivoluzionaria non significa che alcuna dichiarazione di Papathanasakis rispetto ad uno di noi tre debba essere presa come fatto. Lo stesso vale per gli avvocati. Il che significa che non può essere che mentre c’è un chiaro tentativo di contestare la sua testimonianza riguardo ad uno degli accusati, allo stesso tempo si prende per buona la sua testimonianza riguardo ad uno di noi che abbiamo rivendicato la responsabilità politica. Non accettiamo la legalizzazione in ogni modo di alcuna informazione della forza antiterrorista, ad esempio la presenza di uno di noi ad un incontro, irrilevantemente se l’abbiamo citati. Il nostro silenzio non significa e non deve essere interpretato come un’accettazione di qualunque incidente e narrazione.
Il fatto che abbiamo rivendicato la responsabilità politica non significa che accettiamo il lavoro dell’antiterrorismo, le prove e gli incidenti che presentano le accuse che ci assegnano.
Rivendicare la responsabilità politica non significa in ogni modo accettare le accuse o gli incidenti, prove e informazioni del meccanismo accusatorio. Nonostante il fatto che noi consideriamo ciò ovvio per chiunque, siamo obbligati dallo sviluppo del processo a intervenire per dire questi punti e chiedere che la nostra posizione sia rispettata.
Pola Roupa, Kostas Gournas, Nikos Maziotis